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Autore: riccardoIII    19/03/2017    13 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima aveva dato sfogo alla sua rabbia.

-Temo di non aver capito, Preside-
Dal tono della sua voce Sirius dedusse che Fenwick avesse capito abbastanza da sapere di essere stato incastrato. E la cosa sembrava non piacergli per nulla.
Silente, tuttavia, non sembrava essersi minimamente scomposto. Continuava a sorridere amabilmente e i suoi occhi luccicavano dietro agli occhialetti a mezzaluna.
-Ti stavo giusto spiegando, Benjamin, di come ho deciso qualche anno fa di mettere insieme le bacchette migliori del Mondo Magico per dare un contributo… Come dire… “Esterno” al Ministero in questa guerra contro Voldemort-
Le sopracciglia del giovane professore si corrugarono più di quanto già non fossero, dandogli un cipiglio da aquila incaz… Ehm, parecchio furiosa.
-Si, Signore, fino a qui l’avevo seguita. E avevo anche capito la parte in cui questo gruppo di volontari si dava il nome “Ordine della Fenice”. Quello che non avevo compreso è che questo gruppo paramilitare è formato da una banda di ragazzini che mi ha usato, col suo consenso, tenendomi all’oscuro di ogni cosa-
Una mano di Silente si sollevò per bloccare le accorate proteste che stavano già sorgendo dalle labbra dei ragazzini.
-L’Ordine, Benjamin, non è una banda di ragazzini. Loro- fece il Preside, indicando con un cenno i sei scalpitanti studenti che se ne stavano in piedi lanciando occhiate di fuoco al loro insegnante, -Sono i membri più giovani del nostro gruppo. Non negherò di aver approvato il piano che hanno messo in atto mesi fa, coinvolgendoti a tua insaputa, ma a mia e loro discolpa posso dirti che il nostro fine ultimo era quello di valutare la tua fedeltà per proporti un ingresso a pieno titolo nell’organizzazione. Non sei stato chiamato ad occupare la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure solo perché mi occorreva un insegnante; secondo i miei progetti quest’anno mi sarebbe servito per conoscerti meglio e valutare se fosse il caso di parlarti della nostra associazione segreta. Quando i ragazzi hanno avuto l’idea di coinvolgerti nel loro piano di spionaggio ho pensato che fosse solo un modo più rapido e sicuro per sondare la tua fedeltà. Diciamo che gli ultimi eventi hanno chiarito piuttosto bene a quale fazione tu abbia scelto di appartenere in questa guerra e quanto siano saldi i tuoi principi, anche se ad essere sincero non ne avevo mai dubitato. Ricordo piuttosto bene gli anni in cui eri uno studente in questa scuola e la tua rapida carriera al Ministero mette in chiaro quanto le tue capacità siano indubbie, senza contare che mi eri stato caldamente raccomandato parecchio tempo fa da qualcuno in cui ripongo la mia piena fiducia. Sono questi i motivi che mi hanno spinto ad anticipare i tempi ed è per questo che ho chiamato qui stasera i membri dell’Ordine presenti a scuola, quelli con cui hai lavorato fianco a fianco negli ultimi mesi. Perché tutti insieme possiamo spiegarti cosa significhi prendersi la responsabilità di far parte di un gruppo come il nostro e illustrarti i rischi che potresti correre in modo che tu possa scegliere in piena coscienza cosa fare-
Il professore fissò Silente negli occhi per un minuto buono senza fiatare; poi lanciò una breve occhiata a ciascuno dei presenti, prima di riportare gli occhi sul preside.
-Vorrebbe quindi farmi credere che tutti gli altri studenti coinvolti non sanno di lavorare per lei?-
-Tecnicamente gli studenti non lavorano per me, Benjamin. Non hanno la più pallida idea del fatto che la signorina Evans e i signori Black, Lupin, Minus, Potter e Stebbins siano in combutta con me, e sarebbe il caso che la situazione non cambiasse, per la loro sicurezza e per quella di tutti i membri dell’Ordine della Fenice. Come tutti qui dentro sanno, la nostra arma migliore è la segretezza e per questo devo chiederti di giurare di non riferire ad anima viva, morta o a spiriti non umani dell’esistenza dell’organizzazione-
Fenwick sbuffò e Sirius si lasciò sfuggire un ghigno che rovinò l’espressione di stizza che si era cucito addosso qualche istante prima.
-Davvero, Preside, ha bisogno che io le dia una risposta? Sa già a chi va la mia lealtà, credo di averlo più volte dimostrato come lei stesso ha appena detto, e anche se non dovessi voler prendere parte alla sua “Lega della Giustizia” non si aspetterà sul serio che io vada a rivelare i suoi segreti al mondo intero-
Inaspettatamente le parole di Fenwick vennero accolte con un risolino da Lily e un ghigno da Peter; Sirius spostò gli occhi dall’una all’altro, inquisitore, e anche il resto dei presenti li osservò interdetti. Tutti a parte Fenwick, ovviamente, che pareva compiaciuto per la reazione che i due avevano avuto. Resosi conto di tutta l’attenzione che aveva insolitamente attirato Peter tentò di schermirsi con una lieve gomitata nelle costole della ragazza, che sbuffo una nuova mezza risata prima di spiegarsi.
-“La Lega della Giustizia”… Sul serio non l’avete capita? I Supereroi che combattono i cattivi coi loro superpoteri? Lanterna Verde, Batman, Flash, Wonder Wom… Non avete mai letto i fumetti Babbani?!-
-I fumetti? E cosa diavolo dovrebbero essere?!-
Sirius lanciò un’occhiata a James, che aveva ancora la bocca aperta, prima di fare la domanda che gli premeva di più.
-E chi sarebbe l’uomo pipistrello?-
Lily pareva scandalizzata e confusa insieme.
-Sono… Come diavolo faccio a spiegarvelo?-
-Sono storie raccontate grazie a disegni e piccole parti scritte che spesso non sono altro che le parole o i pensieri dei protagonisti. I personaggi che ha menzionato la signorina Evans sono solo alcuni dei componenti della “Lega della Giustizia”, ovvero un gruppo di persone con capacità fuori dal comune che si alleano per salvare il mondo dai cattivi. E Batman, signor Black, è in effetti l’unico tra loro ad essere un comune uomo, senza alcun superpotere-
-Intende un Babbano?- fece Chase, scrutando Fenwick con aria assorta; il professore prese un grosso respiro.
-Nessuno di loro è un mago, signor Stebbins. Hanno solo… Delle doti particolari, diciamo. Flash, ad esempio, è velocissimo, e Lanterna Verde è un alieno, ovvero proviene da un pianeta diverso dalla Terra-
-Quindi… Non sono maghi, ma hanno dei… Poteri?- chiese James, ancora stordito.
-Esatto- rispose Fenwick, che pareva parecchio preso dall’argomento, -Vedi, non sono come noi. Noi possiamo fare molte cose diverse con la magia, ad esempio mettere in movimento un oggetto senza toccarlo, o trasfigurare una pietra in una bottiglia, o in un animale, o viceversa. La maggior parte dei supereroi, invece, ha una dote speciale o qualcuna di più, ma non è capace di controllare più o meno tutto come noi facciamo con la magia. Wonder Woman ha una forza sovrumana ed è anche molto veloce, ma non può evocare o controllare delle fiamme, o rendersi invisibile. Anche se tecnicamente spostandosi alla velocità della luce poi risulta invisibile…-
Sirius stava proprio per dire che preferiva la sua bacchetta alla superforza, e grazie tante, quando qualcuno tossicchiò. Tutti, studenti e professore, si voltarono verso Silente infastiditi dall’essere stati interrotti, ma quasi immediatamente li colse l’imbarazzo per essersi estraniati così facilmente.
-Sono sempre piuttosto entusiasta di imparare nuove cose sul mondo babbano, professor Fenwick, e sono piuttosto lusingato dal fatto che tu abbia paragonato la nostra piccola… Associazione ad un gruppo di combattenti che sembra essere quantomeno straordinario, ma credo che abbiamo finito per perdere il filo del discorso originario-
Fenwick tossicchiò, evidentemente piuttosto stupito di sé e della facilità con cui aveva perso il controllo.
-Si, ehm… Certo, professore. Vogliamo tornare al punto?-
Gli occhi del Preside luccicarono.
-Non avrei saputo dirlo meglio. Dunque, se non erro stavi giusto dicendo che avresti mantenuto il nostro segreto, giusto?-
-Direi che è esatto, si. Anche se mi piacerebbe molto sapere chi è che mi ha così “caldamente raccomandato” per usare le sue parole, Preside-
Silente non perse nemmeno un grammo della sua aria divertita.
-Questa particolare informazione temo di non poterla ancora divulgare, ma forse prima o poi lo saprai. Per il momento, come ben potrai immaginare, non posso rivelarti le identità di tutte le persone coinvolte o i piani che abbiamo messo in atto. Sarebbe un rischio raccontarti troppo considerato che l’Ordine della Fenice lavora nel più totale riserbo e tu non hai ancora accettato di far parte del nostro progetto-
Fenwick scrutò l’espressione di Silente per qualche secondo, e Sirius fu quasi sul punto di interrompere quel silenzio nuovamente teso per fare una domanda che gli era appena sorta alla mente.
-Mi domando, dunque, come mai ha deciso di convocare loro- fece, indicando con un gesto del capo i ragazzi, -Che essendo i più giovani, deboli e inesperti dovrebbero essere protetti più di chiunque altro-
La mano del Preside si sollevò a bloccare le proteste ancor prima che Fenwick finisse di parlare, e anche prima che Sirius, James e gli altri potessero far altro che aprire la bocca in un’espressione disgustata. Fenwick poteva anche essere un ottimo acquisto per l’Ordine, ma Sirius continuava a trovarlo parecchio irritante, soprattutto per quella sua brutta abitudine di farlo sentire un mocciosetto impertinente.
-Non dovresti sottovalutare questi ragazzi, Benjamin. Avrai intuito ormai che il piano per tenere sotto controllo la situazione qui a scuola è stato ideato da loro, quando il sistema di controllo che avevano approntato l’anno scorso è stato bypassato dai soggetti a rischio. Sono stati loro, prima che io gli rivelassi di avere già dei progetti su di te, a proporre il tuo nome come aggancio per stabilire la tua fedeltà. La maggior parte di loro lavora per l’Ordine da più di un anno, ormai, anche se sono effettivamente dei membri da sei mesi circa; questo non gli ha impedito di lottare ad Hogsmeade, l’anno scorso, e durante l’estate hanno dato lo stesso contributo di tutti gli altri membri. Hanno dimostrato il loro valore, le loro intenzioni e il loro impegno e di sicuro non possono definirsi deboli o inesperti visto quanto hanno affrontato fino ad ora. Non è mio compito proteggerli più di quanto faccia con qualunque altro membro dell’organizzazione.
La signorina Evans e i signori Stebbins, Lupin, Black, Minus e Potter sono qui questa sera perché è giusto che, avendo avuto loro l’idea di coinvolgerti nel loro sistema di sorveglianza ed eventualmente anche nell’Ordine, siano qui per prendersi le loro responsabilità e raccontarti in prima persona cosa può significare entrare a far parte della resistenza attiva-
L’ennesimo cenno della mano rugosa ed elegante di Silente verso il gruppetto di studenti invitò Fenwick a spostare lo sguardo su di loro, che tutto ad un tratto si ritrovarono in perfetto silenzio.
Sirius scambiò un’occhiata di sottecchi con suoi amici, scoprendoli interdetti quanto lui da quell’inaspettata evoluzione della situazione. Davvero il Preside si aspettava che fossero loro a parlare?
-Quando abbiamo avuto il nostro primo incontro le abbiamo rivelato di aver raccolto informazioni su di lei- cominciò James, avendo intuito che nessuno degli altri era intenzionato a cominciare; per quanto fosse più che tentato dall’idea di rimbeccare Fenwick per tutte le volte in cui li aveva trattati da bambinetti nell’ultima mezz’ora, Sirius ritenne più saggio tacere, almeno per il momento. Non aveva dimenticato cos’era accaduto l’ultima volta in cui aveva preso l’iniziativa di cominciare un discorso importante col professore di Difesa Contro le Arti Oscure, e a giudicare dallo sguardo ammonitore che James gli aveva dedicato l’amico non aveva una memoria più corta della sua.
Fenwick, comunque, annuì in risposta a quell’affermazione e James si sentì legittimato a continuare.
-Come avrà immaginato le abbiamo le avute da alcuni membri dell’Ordine, contattati ancor prima di rivolgerci al Preside per avere la sua approvazione per il nostro piano. Quando abbiamo esposto tutto al Professor Silente, tuttavia, abbiamo scoperto che non solo lui conosceva tutti i dettagli che noi avevamo scovato sulla sua vita, cosa che non ci ha stupiti più di tanto considerato che l’aveva assunta per insegnare qui e credo che servano ottime referenze per diventare un docente in questa scuola; il professor Silente ci ha anche rivelato di essere del tutto intenzionato ad ammetterla nell’Ordine quanto prima. Questo non ha fatto altro che darci maggior sicurezza nel nostro proposito di coinvolgerla-
-Le sue origini, il suo evidente interesse per la cultura Babbana, le sue scelte lavorative e il modo in cui ha agito fino ad oggi sia in questa scuola che fuori da qui… Tutta la sua storia non fa altro che avvalorare le tesi che lei sia più che interessato ad annientare Voldemort- continuò Lily con espressione seria, ignorando il paio di brividi che scossero le spalle di qualcuno nella stanza quando pronunciò quel nome, -E noi non vogliamo far altro che darle modo di combattere su più fronti, in maniera più efficace e diretta, a volte aggirando la burocrazia paralizzante e la corruzione del Ministero della Magia-
-Per quanto giovani, tutti qui dentro abbiamo vissuto le atrocità della guerra sulla nostra pelle e abbiamo deciso di rimboccarci le maniche perché essa possa finire, a qualunque costo- proruppe Remus, le mani strette a pugno e il viso scolpito dalla determinazione.
-E siamo tutti convinti che ciascuno di noi ha un contributo da dare, se lo vuole, per quanto piccolo possa sembrare- fece Peter, raddrizzando le spalle con un moto di decisione piuttosto insolito per lui. Fenwick li osservava ancora, apparentemente catturato dalle loro parole, e Silente pareva davvero compiaciuto dietro alle dita intrecciate su cui aveva posato l’adunco naso.
-Io sono l’ultimo arrivato, sono stato contattato solo quest’anno, e non ho lottato ancora come hanno fatto loro, ma sono disposto a mettere al servizio di questa causa la mia intera esistenza. Ho tutta l’intenzione di farlo, perché se ci teniamo fuori da questa guerra forse potremo sopravvivere, ma soffriremo. Perderemo. E abbiamo già perso tanto, troppo. Non ho intenzione di lasciarmi strappare anche la libertà di decidere come vivere e come morire-
Chase aveva lo stesso sguardo di fuoco che aveva riservato, mesi e mesi prima, ad un Piton accasciato sul pavimento del sotterraneo contro il quale l’aveva mandato a sbattere. Sirius ghignò apertamente e pensò che fosse davvero arrivato il suo momento di entrare in scena.
-Quindi, alla fine, sta tutto qui. Lei non vuole che Voldemort vinca questa guerra? Non lo vogliamo nemmeno noi, e perciò ci siamo uniti all’Ordine della Fenice. Si sta chiedendo quanto può essere pericoloso? Lo è, indiscutibilmente, moltissimo. Quando e se Voldemort scoprirà della nostra esistenza ci darà la caccia, vorrà i nostri pensieri, i nostri ricordi, il nostro dolore e per ultime le nostre teste, perché noi abbiamo osato sfidarlo. Cercherà le nostre famiglie, punterà a distruggere ogni cosa a cui teniamo. Vorrà polverizzarci-
Gli occhi scuri e profondi del professore gli stavano scavando dentro; il suo viso era una maschera di concentrazione mentre lo ascoltava elencare tutti i motivi per cui avrebbe dovuto chiamarsi fuori da tutto. Ma Sirius non aveva intenzione di addolcire la pozione: Fenwick aveva bisogno di tutte le informazioni per decidere cosa fare, aveva bisogno che qualcuno gli parlasse di quanto fosse pericolosa quella faccenda proprio come Charlus e Moody avevano fatto con lui e James. Era necessario essere spietati perché non ci sarebbe stato spazio per i ripensamenti.
-Ma se riuscissimo a farcela… Il premio che ci aspetta, la vittoria, la salvezza per i nostri cari e per noi… Be’, alla fine si tratta solo di questo: ha il fegato per rischiare tutto, qualsiasi cosa lei abbia, pur di sconfiggere i Mangiamorte e distruggere Voldemort? Ha le palle di schierarsi e lottare davvero, sul campo e non, pur di avere il futuro che vuole per sé, per i suoi amici, per la sua famiglia, per il Mondo Magico e per i Babbani senza nome che muoiono ogni giorno?-
Un coro oltraggiato di “Sirius!” esplose nella stanza, ma lui non calcolò affatto i restanti presenti; il suo sguardo era fisso sul professore, la cui espressione era passata da attenta a sbigottita alla menzione degli attributi maschili. Poi però un lieve sogghigno si aprì sul bel volto del docente che tanto faceva spasimare le sue studentesse.
-Direi che se avessi meno palle di lei, signor Black, non saprei davvero come potermelo perdonare-
 
Sirius camminava per i corridoi del castello, quel martedì sera, da solo; lui e James avevano lasciato l’aula di Babbanologia appena la lezione era terminata, ma Sirius si era defilato quando James aveva proposto di passare a prendere Lily all’uscita di Storia della Magia. Quei due avevano decisamente bisogno di passare un po’ di tempo da soli, e lui aveva altrettanto bisogno di non guardarli mentre si sbaciucchiavano contro le armature. Così, adducendo una fame da Moony, aveva detto all’amico che sarebbe andato avanti; solo che non aveva davvero così tanto appetito da precipitarsi al tavolo di Grifondoro prima ancora che fosse apparecchiato con gli ottimi manicaretti degli elfi, mentre la nicotina gli mancava abbastanza da fare una sosta al bagno in disuso del secondo piano, davanti al quale si era ritrovato casualmente a passare, per fumare una sigaretta in pace prima di affrontare la Sala piena del vocio degli studenti che gli avrebbe fatto quasi certamente insorgere un bel mal di testa.
Si diede un’occhiata intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi, dopotutto quella era pur sempre una toilette per signore, e poi spinse la porta di legno su cui il cartello “Guasto” era affisso fin dal primo giorno di scuola di Sirius; a giudicare dalle condizioni in cui versava e dalle scritte che generazioni di studenti avevano vergato sopra l’avviso, probabilmente quel gabinetto era caduto in disuso parecchio tempo prima. Mentre si lasciava cadere seduto per terra con le spalle posate contro il muro accanto ai lavandini pensò distrattamente che avrebbe dovuto ricordarsi di chiedere a Charlus se quel bagno fosse stato utilizzabile ai tempi in cui lui frequentava ancora la scuola, per capire quantomeno se avesse mai funzionato davvero per qualcosa che non fosse fumare in segreto o appartarsi con qualcuno; a quel pensiero una morsa ferrea strizzò il suo stomaco e tutta la tensione che aveva cercato di arginare fino a quel momento eruppe, concretizzandosi nell’esplosione della boccetta d’inchiostro che Sirius scagliò contro la porta del cubicolo che aveva avuto la sfortuna di trovarsi di fronte a lui.

Il giorno prima lui e James avevano ricevuto una lettera da Charlus, solo che non si trattava del solito resoconto settimanale il cui scopo era sostanzialmente quello di tranquillizzarli circa la salute fisica e psichica del genitore. Charlus si era sì impegnato a rassicurarli, ma per un motivo ben preciso: per la prima volta da quando Dorea era stata rapita all’Auror era stata affidata una missione segreta, ed era partito ormai da circa diciotto ore.
L’idea di non sapere dove Charlus si trovasse, se fosse da solo, quando sarebbe tornato… L’idea di dover restare in attesa di notizie che sarebbero giunte solo al termine dell’incarico che gli era stato affidato aveva fatto raggelare Sirius. Gli sembrava una situazione così simile a quella che avevano vissuto a novembre, quando Dorea era stata rapita e a loro non era rimasto altro da fare se non aspettare, da farlo sentire quasi divorato dall’ansia.
Sapeva, coscientemente, che la situazione non era nemmeno lontanamente terrificante e fuori controllo quanto lo era stata quella che aveva portato alla morte di Dorea, però… Però comunque non avrebbero saputo nulla fino al ritorno di Charlus, comunque lui avrebbe rischiato la vita e sinceramente Sirius ne aveva abbastanza di notti insonni passate ad aspettare di avere notizie, di sapere a cosa avrebbe dovuto prepararsi questa volta.
Sbatté con forza la nuca contro il muro e abbandonò le gambe in una posa scomposta sulle piastrelle di rivestimento del pavimento, perfettamente pulite nonostante il disuso in cui quella stanza era caduta. Dopo aver chiuso gli occhi per il tempo che gli servì a calmarsi prese un respiro ed estrasse le sigarette dalla tracolla dei libri, ne prese una dal pacchetto e la accese con un colpo di bacchetta; poi aspirò il primo tiro e buttò fuori una nuvoletta di fumo mentre lasciava ricadere di nuovo la testa contro la parete, anche se meno violentemente.
Il fatto che James l’avesse lasciato andare via da solo, pur sapendo benissimo che non era la fame a spingerlo ad isolarsi, serviva solo a testimoniare una volta di più la profonda conoscenza che l’amico aveva di lui, dei suoi sentimenti. E ovviamente anche il fatto che James stesso non fosse così tranquillo come cercava di dare a vedere.
Se Sirius si era aspettato che crollasse, dopo aver letto la lettera del padre, si era sbagliato di grosso; James si era risistemato gli occhiali sul naso, aveva detto che a suo padre avrebbe fatto bene ricominciare davvero a lavorare piuttosto che star seduto dietro ad una scrivania e poi aveva tentato un sorriso abbastanza convincente da tranquillizzare un po’ Lily. Da allora in poi non aveva più menzionato la questione e Sirius aveva colto un solo momento di debolezza: l’aveva sentito sospirare pesantemente, la notte precedente, quando James doveva aver pensato che i suoi compagni di stanza fossero ormai tutti addormentati. Evidentemente non aveva immaginato che anche Sirius aveva avuto serie difficoltà a prendere sonno o forse, più semplicemente, sapeva di non aver davvero bisogno di mostrarsi forte anche con lui.
Riaprì gli occhi e raddrizzò la testa quando, dopo essere arrivato a quasi metà sigaretta, un rumore improvviso lo riscosse dai suoi pensieri cupi. Aveva passato abbastanza tempo ad occupare abusivamente quel bagno da sapere che era la tana del fantasma di una ragazza raccapricciante: non solo era orribile, ma pure sgradevolmente lamentosa. Se Mirtilla Malcontenta avesse deciso di risalire lo scarico in quel momento lui sarebbe fuggito a gambe levate: non voleva davvero averci niente a che fare, e di sicuro non voleva averci niente a che fare in quel momento.
Ma il rumore non era quello dello scarico; era quello dei cardini della porta che cigolavano.
E un secondo dopo averlo capito Sirius si ritrovò a fissare due occhi di metallo sbarrati dalla sorpresa; due occhi che conosceva fin troppo bene.
Regulus Black era appena giunto a disturbare il suo momento di autocommiserazione privato in un bagno squallido ed infestato, e non aveva avuto nemmeno la decenza di farlo da solo: incurante della paralisi momentanea che aveva colto il suo accompagnatore una ragazza si fece strada spalancando completamente la porta e superando Regulus velocemente e in maniera piuttosto furtiva, prima ancora che uno dei due Black riuscisse a muovere anche un solo muscolo.
-… Sai, non fai che ripetermelo di continuo che non dobbiamo rischiare di essere beccati insieme! E poi cosa fai? Ti fermi nel bel mezzo di un corridoio che sta per essere sommerso dalla calca dei ragazzini diretti a cena, lasciandomi fuori allo scoperto, perché Mirtilla sta di nuovo schiacciando i suoi bruf…-
Gli occhi azzurri della Corvonero che Sirius identificò rapidamente come un Prefetto del sesto anno si posarono infine su di lui e lei smise di cianciare all’istante, rimanendo congelata a fissarlo come se fosse stato un Erumpet in un negozio di abiti da cerimonia.
Lo sguardo di sirius passò un paio di volte dalla ragazza a Regulus, mentre un sorrisino si formava sulle sue labbra per l'assurdità della situazione che si era venuta a creare.
Sul serio, non c’era qualcosa di terribilmente ridicolo e simbolico nel fatto che un confronto tanto drammatico dovesse avvenire in un cesso fuori uso da secoli?
-Bene bene, cosa abbiamo qui? State cercando un posto per sbaciucchiarvi un po’? Perché ne esistono di più romantici di questo, posso garantirvelo… Così come posso garantirvi che schiacciarsi i brufoli non è la cosa peggiore che Mirtilla abbia fatto qui dentro-
La Corvonero sbiancò alle sue parole, irrigidendosi ancor pipù di prima, e Sirius sogghignò al suo indirizzo prima di riportarsi alle labbra la sigaretta e aspirare un lungo tiro fissando Regulus dritto negli occhi. Il più giovane dei fratelli Black stringeva tra le dita l’impugnatura della sua bacchetta ma non l’aveva ancora sfoderata e Sirius, dal canto suo, non fece nemmeno finta di voler mettere mano alla propria.
-Questo è un bagno per ragazze, Sirius- ringhiò Regulus con voce bassa e stizzosa.
-Si, credo di saperlo piuttosto bene, ma in fondo non ho mai frequentato troppo i posti in cui ci si aspetta che io debba stare. Tu invece, Regulus… Non credo che sia nel tuo stile incontrarti in segreto con una ragazza, specie in un posto inusuale come questo-
-Io sono un Prefetto-
A Sirius non sfuggì la nota di insofferenza sempre più marcata nella voce dell’altro, e nemmeno la contrazione delle sue dita attorno alla bacchetta, ma continuò a star seduto per terra e a fumare come se nulla fosse. La Corvonero, dal canto suo, spostava gli occhi dall’uno all’altro con un’espressione esageratamente allarmata per essere soltanto stata beccata ad appartarsi con un ragazzo. Doveva essere terribilmente bacchettona, o terribilmente preoccupata per la sua reputazione.
Purosangue. Bah.
-Non sapevo che quella spilla rendesse asessuati. Sono piuttosto convinto che se io non posso stare qui a causa dell'anatomia del mio corpo, Reg, non puoi starci nemmeno tu. Ti ho visto nudo abbastanza spesso da poter dire con certezza che non sei una ragazza. E, in più, ho la netta sensazione che sarebbe alquanto imbarazzante per voi se si venisse a sapere che frequentate posti del genere, infrangendo le regole, quando dovreste dare il buon esempio; al contrario nessuno si stupirebbe di sapere che il Black indisciplinato si rifugia qui per fumare e far piangere la padrona di casa commentando il suo aspetto fisico e la sua abitudine ai piagnistei. Non mi spaventa certo l'idea di una punizione. Non ho una reputazine da studente modello da difendere, io-
Una smorfia di puro orrore attraversò il viso della ragazza e Sirius seppe di averci visto giusto: era terrorizzata all’idea che lui potesse andare a raccontare a qualcuno di averla beccata in quel posto insieme a Regulus. E perfino il Serpeverde aveva perso per un secondo la maschera di gelido distacco con cui lo stava affrontando in favore di un più reale timore di essere svergognato davanti ai professori che cercava con tanto impegno di ingraziarsi. Chissà, magari la sua accompagnatrice era perfino fidanzata con qualcun altro… O magari era Mezzosangue? Walburga l'avrebbe adorata.
Carico di soddisfazione per aver zittito Regulus cogliendolo in fallo, non smise di infierire.
-Ma poi, davvero consideri così poco importante la tua amica da portarla in un posto così disgustoso? Credo sia piuttosto… Beh… Degradante? Andiamo, nemmeno io ho mai portato una ragazza qui dentro…-
La Corvonero a quell’ennesima provocazione parve perdere la sua aria smarrita e fece per reagire; prima che la sua mano riuscisse ad afferrare la bacchetta, però, Regulus stese un braccio per fermarla con aria risoluta e sprezzante.
-Vattene, Baddock. Qui ci penso io-
Lei, con le guance chiazzate di rosso per la rabbia, spostò lo sguardo indignato su di lui e Sirius continuò a godersi la scena, spegnendo il mozzicone contro una piastrella.
-Stai scherzando, vero? Ci ha minacciati! Noi siamo Prefetti! E non possiamo rischiare che vad…-
-Taci, Baddock, ora. Ti ho detto di andare a cena. Questo è un mio problema- ringhiò ancora una volta Regulus, estraendo la bacchetta e puntandola contro Sirius che sogghignò compiaciuto.
Doveva ammettere che quest’incontro con Regulus si stava rivelando molto più divertente di quanto avesse immaginato. Di sicuro più divertente dell’ultimo scambio di opinioni che avevano avuto prima di essere interrotti da Lord Voldemort, giusto qualche mese prima.
-Come mai la chiami per cognome, Regulus? Cos’è, non è degna nemmeno che il pupillo della Casata Magnificente dei Black usi il suo nome di battesimo?-
La Baddock sembrò sul punto di ribattere al posto di Regulus, ma lui la spinse indietro con forza e staccò gli occhi furenti da quelli del fratello giusto il tempo necessario per incenerirla. Un paio di secondi dopo i due Black erano rimasti soli a scrutarsi in cagnesco, ai due capi opposti del bagno, anche se Sirius non si era ancora mosso dal pavimento.
-Cosa diavolo ci fai qui?-
Sirius mise su un’espressione pensierosa.
-Intendi a Hogwarts o in questa graziosa toilette nello specifico? Perché, beh, mi sembra che in ogni caso non sia troppo difficile intuire quale sia la risposta giusta-
Regulus digrignò i denti e strinse ancor di più la presa sulla bacchetta.
-Non giocare con me, Sirius. Non sono stupido-
-Ah, non lo sei? Strano. Nessuna persona intelligente sceglierebbe di appartarsi in questo posto con una ragazza, anche se dubito che una persona sana di mente si apparterebbe con quella ragazza in un posto qualsiasi. Merlino, è orribile. Sono certo che tu possa avere di meglio. Dopotutto mi somigli abbastanza…-
L’incantesimo che partì dalla bacchetta di Regulus venne deviato da Sirius, che aveva agito con la solita rapidità per parare la fattura dopo aver estratto la propria bacchetta in un lampo. Prima che il più giovane si rendesse conto anche solo di cosa era successo si ritrovò disarmato e Sirius sogghignò al suo indirizzo, alzandosi in piedi lentamente.
-Attento, Regulus. Il tuo papà non ti ha insegnato a non scontrarti con avversari più forti di te? Non dovrebbe essere questo il momento in cui strisci a rintanarti nel tuo buco, prima di farti male?-
La furia distorse i lineamenti raffinati di Regulus in una maschera sfatta.
-Io non striscio. E di sicuro non temo te-
Sirius avvertì le proprie labbra stirarsi a scoprire i denti mentre si avvicinava lentamente, con la cautela di una fiera a caccia, all’altro ragazzo.
-E fai male, Reg. Ti ricordi com’è finita l’ultima volta che hai cercato di combattermi?-
Di sicuro lui lo ricordava fin troppo bene.
-NON chiamarmi in quel modo!-
Sirius ghignò, cattivo, la rabbia che premeva per uscire da ogni poro mentre i ricordi di quella notte ad Upper Flagley lo assalivano.
Battaglia. Urla. Mantello da Mangiamorte. Regulus che combatteva contro James. Regulus che avrebbe ucciso James.
-Te lo dico io com’è finita, piccolo Regulus. Con te che ti nascondevi dietro le sottane del tuo caro maestro! Dimmi, Reg…- mormorò suadente, ormai ad un millimetro dalla sua faccia, -Come sta Voldemort?-
Sirius non lo vide nemmeno caricare il pugno, sentì solo il dolore sordo sbocciare e fiorire sulla sua mascella. Le bacchette gli caddero di mano e rotolarono via, lontano, mentre un montante affondava nello stomaco di Regulus che boccheggiò per un secondo, prima di rifilargli una ginocchiata tra le gambe e spedirlo a terra con una spinta brusca.
Poi furono solo calci, pugni, e rabbia.


 
Note:
bentrovati, se ci siete ancora :)
Il mio pc ha deciso di morire dopo cinque anni di onorata carriera, portandosi dietro buona parte dei miei lavori. Ho avuto il nuovo computer da meno di una settimana ma avevo già qualcosa di scritto e mancavo da molto, quindi ho cercato di darmi una mossa. Spero che il risultato di questa maratona di scrittura finita alle cinque del mattino sia abbastaza soddisfacente.
In realtà non ho molte note per questo capitolo, a parte il riferimento ai fumetti. Per chi non la conoscesse la Lega della Giustizia è nata dall'universo DC Comics negli anni '60, quindi con i tempi ci siamo. Ho fatto riferimento ai componenti della prima Justice League, quella appunto degli anni '60, ma non sono un'esperta e se ho sbagliato qualcosa vi chiedo scusa e accetto i suggerimenti, come al solito.
Fenwick è un Mezzosangue, quindi ho immaginato che potesse conoscere i fumetti come anche Lily e Peter, che sono cresciuti l'una nel mondo Babbano e l'altro a cavallo dei i due mondi. Remus non ha molta occasione di rapportarsi con altri bambini dopo essere stato morso e prima di Hogwarts e quindi ho immaginato che per lui sarebbe stato più complicato venire a contatto con una cosa così babbana come i fumetti.
L'idea di un Fenwick nerd mi intriga troppo ;)
Volevo anche avvertirvi che qualche tempo fa ho pubblicato l'ultima delle tre OS premio per la questione spia, che in realtà è un rimaneggiamento di una mia vecchia shot. Se a qualcuno dovesse interessare la trovate, come sempre, tra le storie della serie "La Chiave di Volta".
Grazie per aver letto e per la pazienza.

 
   
 
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