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Autore: Lady I H V E Byron    19/03/2017    0 recensioni
Dieci gruppi di amici, con i loro piccoli gesti di quotidianità, insegneranno al mondo cosa sia l'amicizia.
Titoli usati:
-Suggerimento
-Pagliaio
-Morse
-Definizione
-Ricreazione
-Strega
-Eclissi
-Concerto
-Mimo
-Medaglie
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note dell'autrice: so che loro due non erano proprio amici, ma mi era venuta un'idea...


 
Definizione



-Se non sono troppo indiscreto, mia signora… Dove si trova vostro figlio?-
-Mio figlio? Sarà sicuramente fuori a praticare scherma, come al solito…-
Il salotto stava cominciando ad essere troppo pieno. Chiunque avrebbe sofferto di claustrofobia in mezzo a tanta gente, sebbene letterati e non frivoli e pettegoli nobili.
Nel cortile di una casa nobiliare si poteva finalmente respirare.
Un giovane di circa trent’anni, dai capelli ricci e biondo scuro, stava scambiando colpi di fioretto con un suo coetaneo, davanti lo sguardo di altri giovani, parando e attaccando con abilità. Con un rapido e altrettanto aggraziato fendente riuscì a disarmarlo, facendo volare la spada nella sua mano libera, per poi puntarla, insieme a quella che già brandiva, al suo avversario.
Aveva un’aria soddisfatta sul suo volto.
Il suono di un applauso lo fece voltare.
-Davvero ammirevole. Sono colpito.-
Il giovane si illuminò appena scoprì a chi apparteneva quella voce.
-Herr Goethe!- salutò, con un inchino –E’ meraviglioso rivedervi. Immagino non siate venuto solo per l’ennesimo salottino di mia madre…-
L’uomo accennò una risata, scuotendo lievemente la testa.
-Beh, dopo un po’ ambienti del genere ti fanno venire il mal di testa… Ma poi vi ho visto qui fuori e non ho potuto fare a meno di notare la vostra abilità nella scherma. Permettete…?-
Quella mano protesa in avanti poteva significare solo una cosa: il giovane sorrise lievemente.
-Certamente.- accettò, lanciandogli il fioretto che aveva rubato al suo precedente avversario.
Goethe la roteò un poco, prima di mettersi in posizione di combattimento.
-Sapete…- proseguì l’altro –L’altro giorno ho letto la vostra “Teoria dei colori”. E l’ho trovata interessante, oserei dire…-
-Davvero? Vi ringrazio. Che ne dite di parlarne mentre combattiamo?-
Senza indugio, il più anziano sferrò il primo attacco, rapidamente parato dal più giovane.
Tra gli scambi dei colpi, con stupore dei presenti, riuscirono persino a discutere, esattamente come se fossero seduti intorno ad un tavolo, di fronte ad una tazza di tè.
-E quindi cosa avete dedotto, alla fine?-
Il biondo deviò l’ennesimo colpo con una naturalezza senza pari.
-Che, nonostante la vostra offerta sia molto allettante e che mi onora alquanto collaborare con un uomo come voi, Herr Goethe, non credo che sia la mia materia.-
-Tuttavia, avete accettato.-
-Tanto vale fare un tentativo, no?-
Goethe ridacchiò a quella frase, mentre parava un colpo.
-Voglio rivelarvi un’altra cosa, Herr Goethe…- aggiunse il giovane –Ho intenzione di scrivere un trattato filosofico, in futuro.-
-Un altro? Ricordo che la vostra tesi di dottorato mi ha alquanto sorpreso. Di cosa parlerà questo nuovo trattato?-
-Del nostro mondo. Il mondo come volontà e rappresentazione.-
-E qual è la vostra definizione di mondo?-
-Esattamente come spiegava Kant, noi possiamo vedere, conoscere il mondo, attraverso i nostri sensi. Questo non porterebbe a pensare che, in fondo, il mondo sia una nostra rappresentazione? Una rappresentazione del nostro cervello? Esso varia a seconda di chi lo percepisce, esattamente come fosse un sogno. Non tutti hanno lo stesso sogno, no? Quindi non può esserci un solo modo di percepire il mondo, ma molteplici, voi lo percepite in un modo, io in un altro e così via… E’ come se qualcosa ci impedisse di vedere il mondo come è, come un velo di fronte ai nostri occhi che ci mostra solo quello che NOI vogliamo vedere…-
Un ultimo scambio di colpi.
Quelle pronunciate dal giovane erano parole quasi confuse, ma, in fondo, avevano una sua logica.
Goethe aveva abbassato la guardia, riflettendo non sul cosa aveva appena udito, ma sul come; l’altro, tuttavia, non sembrava intenzionato a colpirlo.
Era rimasto anche lui immobile.
-Siete un giovane dalla mente brillante, Arthur.- commentò l’anziano, sorridendo e alzando la testa -Sono sicuro che farete grandi progressi in futuro…-
   
 
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