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Autore: MaDeSt    21/03/2017    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

NEW PLACES, NEW FRIENDS

Il viale di pietra che stavano percorrendo ad una certa altezza si sdoppiava in altre due direzioni, una a destra e l’altra a sinistra, che permettevano di passeggiare nei giardini tutt’attorno alle torri protetti dall’alto muro di pietra grigio-azzurra e conducevano all’altro cancello per accedere al distretto del Corvo - l’altro adiacente a quello della Magia. Loro proseguirono per la via più ampia, quella che conduceva agli enormi portoni d’ingresso al momento nascosti da una delle alte torri, ma quando l’ebbero finalmente aggirata videro Mike Andrew e Jennifer già fermi sui gradini che li attendevano saltellando impazienti.
Affrettarono un po’ il passo per raggiungerli più in fretta e quando furono tutti riuniti finalmente le porte si aprirono a loro proprio come per magia, senza che nessuno da dietro le tirasse. Nemmeno un meccanismo.
L’edificio dentro cui stavano per entrare, sebbene di notevoli dimensioni, pareva minuscolo se confrontato con la mole delle due torri che lo affiancavano; esse non erano direttamente costruite sulla parte centrale della struttura, piuttosto solo collegate da un corridoio. La facciata era rettangolare, ma sopra di essa si ergeva un muro alto e spesso che terminava in una forma triangolare; centrato in quel muro vi era un enorme rosone in marmo bianco e splendente diviso in undici parti: una parte centrale circolare e dieci spicchi, in ognuno dei quali era raffigurato un simbolo e dieci diversi colori brillavano dove la pietra era bucata.
Quando furono entrati le porte si richiusero da sole quasi senza rumore e si ritrovarono in un’enorme sala a tre navate. Quella principale era la più larga e al centro si ergeva una statua di Aendail, uguale a quelle che avevano già visto durante la seconda prova, ma molto più grande e con le braccia sopra la propria testa, le mani a coppa reggevano un globo di luce grigia che illuminava tutto lo spazio. Le navate secondarie, separate da slanciate colonne bianche, parevano totalmente vuote.
Cominciarono a percorrere la navata centrale a passo lento, guardandosi intorno a bocca aperta e talvolta girando su loro stessi per abbracciare ogni cosa con lo sguardo. Superata la statua, che notarono solo ora in realtà si trovava al centro di una sorgente d’acqua delimitata da un basso muretto su cui ci si poteva sedere, videro che c’era un’altra porta da varcare, in fondo alla stanza.
Andrew prese la mano di Susan per farsi guidare da lei mentre ammirava la statua con occhi rapiti, e smise solo quando la porta che li avrebbe condotti nella nuova stanza si richiuse dietro di lui. Allora si concentrò sul nuovo ambiente che era, se possibile, ancora più grande del precedente: largo quanto tutte e tre le precedenti navate e lungo almeno quattro volte tanto, le pareti a destra e a sinistra erano intervallate da porte di dimensioni quasi normali incassate in archi a tutto sesto, mentre la parete opposta mostrava un solo uscio, e la porta - anch’essa incassata in un arco simile - sembrava essere grande quanto quella che avevano appena superato. Ai quattro angoli della stanza partivano delle scalinate che portavano al piano superiore. Salivano in una lieve spirale che permetteva loro di riempire tutto lo spazio della sala senza mai incontrarsi, magari avvicinandosi fino a che lo spazio che le separava non superava mezzo braccio di lunghezza, ma sempre rimanendo divise. L’unica altra decorazione presente era un’ampia fontana al centro della stanza, anch’essa attorniata da un basso muretto bianco, e la sua acqua sembrava risplendere di luce propria.
Solo quando si avvicinarono scoprirono che in realtà era illuminata da sotto, incisi nelle mattonelle della base c’erano dei simboli che brillavano di una luce grigio chiaro, erano gli stessi dieci simboli presenti sul rosone esterno e si presentavano nel medesimo ordine.
Mike si lasciò sfuggire un lungo fischio incapace di esprimere a parole ciò che pensava mentre guardava le scale slanciarsi con grazia sopra la sua testa.
«Bene, siamo dentro!» esclamò Andrew a bassa voce, per paura che rimbombasse tra le pareti «E ora? Non c’è nessuno!»
«Ci sono così tante porte...» disse Susan pensierosa guardandosi intorno.
«Io direi di sederci alla fontana, prima o poi arriverà qualcuno!» propose invece Layla.
Jennifer si sedette immediatamente imitata da Mike, ed entrambi guardarono dentro l’acqua ma cercando di evitare la luce emanata dai simboli. Andrew si sedette ed immerse una mano nell’acqua fresca, quindi osservò il pilastro dalle strane forme da cui sgorgava l’acqua.
Non ebbero il coraggio di scambiarsi più di qualche parola mentre aspettavano, finché con un rumore lieve ma pur sempre udibile, dato che la stanza era praticamente vuota, una porta di quelle che si affacciavano sul lato destro si aprì e ne uscì una giovane donna vestita in modo strano anche per Eunev: gli era capitato solo un paio di volte di vedere gente camminare per le strade con giubbe aperte e pantaloni a sbuffo tenuti stretti in vita da una fascia colorata. I suoi abiti avevano colori sgargianti tendenti all’arancio, salvo la fascia che era di un intenso verde foresta. Sopra a tutto indossava un pesante mantello nero, perché chiaramente non era abituata a quel clima.
La giovane li guardò con curiosità e, qualunque cosa stesse per fare, l’accantonò per avviarsi verso i sei ragazzi. Al che Mike Jennifer e Andrew si alzarono e l’attesero con pazienza; le sue scarpe parevano di un tessuto leggero, quasi velluto o tela, e non facevano rumore sulla pietra blu del pavimento.
«Buongiorno.» li salutò con voce acuta.
«A te.» le rispose subito Layla «Stavamo aspettando che qualcuno ci dicesse qualcosa, ma sei la prima persona che vediamo...»
«Oh, ma certo. È normale, gli insegnanti stanno tenendo lezione ora.» disse lei, tirandosi i lucidi capelli neri da un lato «O correggendo compiti. O riposando per insegnare la notte.»
«Ma credevo che le lezioni non fossero ancora cominciate...» borbottò Andrew.
«Sì infatti, ogni giorno arriva gente nuova per iscriversi. Ma a quanto pare ci sono degli studenti entrati l’anno scorso che ancora non hanno terminato il percorso di studi. Alcuni dicono che non siano normali studenti ma aspiranti arcimaghi.»
«E tu?» domandò Mike curioso e perplesso.
«Io devo ancora essere assegnata a una classe, proprio come voi. Siete qui per studiare?» sembrava eccitata e speranzosa.
«Sì, siamo qui per studiare.» le confermò Jennifer.
«E speriamo di cominciare il prima possibile.» aggiunse Susan, poi si presentò tendendole una mano.
La giovane la strinse subito: «Molto piacere, io sono Deala.» era alta all’incirca quanto Layla, la sua pelle era scura e i suoi occhi lo erano ancor di più, aveva un fisico minuto e slanciato «Lì ci sono gli appartamenti per chi come noi ancora non ha una classe o per chi ancora non ha scelto la propria specializzazione.» continuò indicando la porta da cui era uscita senza tuttavia guardarla.
«Quindi... dovremo stare lì fino a che non avremo una classe?» domandò Andrew incerto.
Deala si mise le mani sui fianchi con aria pensierosa: «Immagino di sì. In ogni caso all’ora di cena farò in modo di presentarvi agli insegnanti o a un arcimago.»
«Molto gentile.» le sorrise Susan con gratitudine.
«Puoi dirci qualcosa mentre aspettiamo la cena? Riguardo la scuola magari. L’hai esplorata? Da quanto sei qui?» le domandò Mike curioso.
«Io sono qui dal primo giorno del mese. In questi tredici giorni sono arrivate trentuno persone oltre a voi. Non ho potuto esplorare molto perché l’accesso alle torri è riservato a chi studia, però posso mostrarvi il cortile se volete! O le stanze. Negli alloggi degli insegnanti, sopra di noi, è meglio non entrare senza dei validi motivi. Dove volete andare?»
«Aspetta, quindi il mese di Aendail è cominciato da così tanto?» esclamò Andrew incredulo.
«Già, e noi che abbiamo festeggiato il mio compleanno oggi, con tredici giorni di ritardo!» annuì Mike con il broncio «Potevo tranquillamente festeggiarlo a...»
Jennifer lo interruppe tirandogli una gomitata per evitare che nominasse gli elfi o la loro città, perché era certa che stesse per farlo. E infatti il ragazzino la guardò dapprima offeso e poi lentamente la sua faccia mutò in un’espressione di panico misto a sollievo.
«Direi che una passeggiata nel cortile la possiamo fare.» disse Layla per sviare il discorso, anche lei avendo capito la situazione, e Jennifer annuì entusiasta immaginando che ci fossero anche lì molte piante strane da osservare.
Deala annuì e con un gesto invitò i sei ragazzi a seguirla, quindi si avviò verso la parete opposta all’ingresso, quella che mostrava una sola porta di notevoli dimensioni, ma non ripresero a parlare finché furono fuori. Come al solito le porte si spalancarono da sole - altrimenti troppo pesanti da muovere - e si ritrovarono in uno spazio aperto apparentemente circolare: era così ampio che era difficile a dirsi. Le torri si ergevano tutt’intorno a questo enorme spazio, di altezze differenti. Probabilmente al centro del cortile c’era quello che sembrava un campanile alto poco più delle mura che li tenevano all’interno dell’aia. Ed esattamente com’era all’esterno, il cortile era percorso da serpeggianti vialetti di pietra blu o grigia o bianca che si perdevano sinuosi in mezzo a piccoli boschi o aiuole piene di fiori invernali, ma anche di esotici arbusti e rovi. La gran parte era ciononostante in via d’appassimento o già priva di foglie, essendo l’inverno cominciato.
«Che meraviglia!» esclamò Jennifer con gli occhi che le brillavano.
«Già. Qui di solito gli studenti vengono tra una lezione e l’altra, tempo permettendo, per ripassare o studiare insieme ad amici che hanno scelto altre materie.» spiegò Deala rabbrividendo dal freddo.
«Quindi potremmo trovare qualcuno? O sono tutti a lezione ora?» domandò Andrew.
«Credo che gli astronomi al momento siano liberi. È una materia perlopiù notturna per ovvie ragioni.» si fermò per indicare delle panche di pietra sotto ad alcuni alberi, implicitamente proponendogli di fermarsi lì a continuare la chiacchierata, e Mike e Susan annuirono in risposta «Ma non ho visto molti studenti a essere sincera, solo Specialisti che a quanto pare non hanno una scadenza delle lezioni e possono continuare a studiare per anni. Gli studenti di rango inferiore credo stiano aspettando l’inizio dei corsi come noi.»
«Sono salici piangenti?» domandò Jennifer una volta che tutti ebbero preso posto. Rabbrividirono a contatto con la pietra gelida.
Deala rise: «Non chiederlo a me, vengo da Melonas e non ho ancora cominciato gli studi. Dove vivo io non ci sono molti alberi, sapete. Perlopiù pini marittimi e arbusti. Voi di dove siete invece?»
«Di Darvil.» rispose Susan.
«Dove si trova?»
«Ehm... a nord. Molto a nord.»
«Nord-ovest.» precisò Cedric, parlando per la prima volta.
E infatti Deala lo guardò sorpresa sussurrando: «Pensavo fossi muto.» facendo scoppiare a ridere tutti gli altri.
«No, è solo molto timido.» sorrise Layla guardando il ragazzo di sbieco, e lui si limitò a scuotere le spalle.
«Che segno siete?» domandò l’altra curiosa «Io sono del Falco.»
«Davvero? Anche io!» esclamò Jennifer entusiasta.
«Io del Cervo!» rispose Susan.
Mike alzò la mano e sorrise: «Corvo!»
«Dama.» disse Layla con un sorriso appena accennato.
«Cavallo!» fece Andrew con enfasi.
«Non ne abbiamo uno uguale!» rise Deala divertita.
Cedric di nuovo scosse le spalle e rispose noncurante: «No. Io sono un Lupo.»
«Sì, un lupo solitario.» commentò Layla a mezza voce lanciandogli un’occhiataccia.
«Avete già in mente in cosa specializzarvi?» domandò la donna dalla pelle scura, cambiando rapidamente argomento.
«Non sappiamo nemmeno cosa si studi qui!» protestò Mike.
«E perché siete venuti?» chiese, sembrava confusa.
«Tu sei qui per partire da zero? Come hai passato le prove?»
«Ammetto che è stata dura... so leggere poco e non ho mai usato la magia, ma evidentemente il cancello ha percepito qualcosa in me che mi ha lasciata passare... No, non l’ho mai usata ma fin da bambina avevo il desiderio di apprendere.»
«Forse ha percepito la tua passione.» propose Layla.
«Forse. Voi l’avete già usata?»
«Si è... come dire, presentata a noi senza preavviso.» balbettò Jennifer non sapendo che altro dire.
«E abbiamo scoperto che è pericoloso usarla senza conoscerla, perciò abbiamo preferito venire qui.» completò Layla.
«Tu quindi hai già qualche idea?» le chiese Andrew, riproponendole la domanda che lei aveva fatto a loro.
«Oh sì! Io credo che mi lancerò principalmente sull’alterazione della materia! La manipolazione degli elementi del Mondo. Mi ha sempre affascinata come l’acqua possa diventare sia aria che ghiaccio, e voglio imparare a dominare questa sua caratteristica. Non so quale materia dovrò scegliere per fare ciò però... o Elementi o Manipolazione.»
«Si può scegliere solo una materia?» domandò Susan preoccupata.
«Non credo... forse da un minimo di una a un massimo di tre o quattro, dipende da quanto ci si voglia ammazzare di studio!» rise.
«E quante sono in totale?»
«Dieci.»
La ragazzina rimase a bocca aperta e Layla sussurrò: «Come i simboli sul rosone.»
«E nella fontana.» aggiunse Andrew.
«Sapete già usare la magia quindi? Potreste farmi vedere qualcosa?» domandò Deala speranzosa.
I ragazzi si guardarono tra loro e alla fine Jennifer disse indicando Cedric e Layla: «In realtà solo loro l’hanno già usata. Ma solo lui l’ha usata consapevolmente.»
«Allora voialtri che ci fate qui?»
«Sappiamo di avere la dote ma non abbiamo ancora usato la magia.» tagliò corto Mike.
«Capisco.» si arrese lei, capendo che non avrebbero provato a fare magie senza prima aver studiato.
«Sai quali siano le materie?» le chiese Andrew.
Lei prese un’aria pensierosa e guardò in alto: «Mmh alcune le so. So per certo Astronomia, Elementi, Manipolazione, Alchimia, Biologia... ho parlato con alcuni studenti durante i pasti. Mi è sembrato di aver sentito parlare di Evocazione... ma non saprei dirvi altro. So che alcune, tra cui Manipolazione ed Evocazione, si basano anche e soprattutto sugli elementi, perciò non capisco cosa si studi effettivamente in Elementi che non si studi nelle altre... Sono così curiosa!»
Cedric indicò la torre più alta e stretta e domandò: «Quella è Astronomia immagino?»
«La più alta, vero? Sì, credo sia ovvio. È la costruzione più alta di Eunev, in modo che si possano scrutare i cieli indisturbati.» rispose Deala.
«Andremo a studiare Astronomia Cedric?» domandò Mike tutto contento «Così mentre guardiamo il cielo giochiamo a individuare disegni nelle stelle, come da bambini!»
Lui sorrise imbarazzato guardando di sottecchi la torre, sorpreso che improvvisamente avesse deciso dopo tanti anni di tirare fuori la questione della loro vecchia amicizia, e ribatté: «Giochi o no, credo che io andrei a studiare lì ugualmente.»
«Ti piace l’astronomia?» domandò Deala.
«Mi ha sempre affascinato.»
«Io credo che andrò su Biologia o Alchimia.» disse subito Jennifer «Pensate quando tornerò a casa quanto sarà orgogliosa mia madre! Saprò più cose di lei senza dubbio!»
«Oh sì, c’è anche Storia. Quella è obbligatoria per tutti.» continuò la giovane donna «Non l’avevo considerata perché non si sceglie. Ma credo che dopo un po’ si possa decidere di non studiarla più, quando si sceglie una specializzazione. Ho sentito parlare di prove terribili, che non tutti superano...» per un attimo rabbrividì e sembrò costringersi ad accantonare in fretta il pensiero.
«Prove per cosa?» domandò Susan preoccupata.
«Credo per avanzare di rango, sapete... prima di scegliere in cosa specializzarsi. Bisogna dimostrare di essere pronti.»
«Sembra logico.» commentò Cedric.
Videro un gruppo di studenti, tutti vestiti con tuniche nere dai tagli differenti, passare piuttosto vicini a loro discutendo e gesticolando animatamente. Uno di loro, che indossava sopra la tunica una casacca dai bordi dorati e con un simbolo simile a uno scudo al centro del medesimo colore, rise quando gli altri si zittirono. Poi il gruppo sparì dalla loro vista.
«Cos’era quel simbolo?» domandò Andrew «Perché lui aveva la casacca con un solo simbolo e gli altri no?»
«Perché lui ha passato le prove e si sta specializzando, credo.» rispose Deala.
«Quante materie puoi scegliere per specializzarti?» domandò Layla.
«Credo due al massimo.»
Notarono che il cortile stava cominciando a popolarsi; in un’aiuola priva di piante qualcuno aveva steso una coperta e vi si erano seduti in cinque, due di loro avevano con sé dei libri ma tutti sembravano al momento presi in un’accesa conversazione. Attraverso i lunghi rami degli alberi videro un altro gruppetto passeggiare lungo il viale di pietra, tutti indossavano una casacca dai bordi e dal simbolo verdi. Videro anche una coppia di due donne - non sembravano ragazze - dalle vesti nere e la casacca dai bordi e dal simbolo rosso fuoco.
Deala le indicò ed esclamò: «Ecco quello è il simbolo degli Elementi! Una fiamma rossa!»
Un gruppo di tre ragazzi e due ragazze si avvicinò a loro, probabilmente con l’intenzione di sedersi a quelle panchine senza sapere che erano occupate. Stavano ridendo spensierati ma smisero appena videro loro già seduti, che li guardavano, e scusandosi se ne andarono in cerca di un altro posto.
Trovandosi così vicini notarono che sulle casacche di tutti i membri del gruppo c’era un simbolo rosa che ricordava una mano aperta.
«Sembra un posto molto tranquillo.» commentò Layla «Mi riesce difficile credere che ci troviamo ancora in una città come Eunev.»
«Hai ragione, sembrano tutti così spensierati e allegri!» assentì Susan con un filo d’invidia.
«Quindi tu saresti in classe con noi?» le chiese Layla sperando in un sì; le piaceva Deala.
«Beh non lo so. Gli studenti in attesa di essere smistati saranno tanti a fine mese credo, forse formeranno sei classi.» rispose la giovane donna scrollando appena le spalle.
«Mi è sembrato di capire che non siano in molti a presentarsi per studiare.» disse Mike.
«Non ancora. Ma siamo solo al quindicesimo giorno d’apertura. In realtà la scuola non ha pochi studenti. Certo la magia è una cosa che spaventa molti ed è un dono raro, ma qui si presenta anche chi vuole magari studiare le piante o il cielo, non per forza praticare incantesimi. È un luogo di pace dove si viene per apprendere.» disse con un sospiro «Forse è anche a causa della guerra in corso che la gente preferisce rimanere a casa e non viaggiare... banditi, ladri, trafficanti, profughi... potrebbe essere pericoloso.»
«E tu come sei arrivata fino a Eunev?» le domandò Jennifer.
«Ho viaggiato con mio padre e mio nonno. Ma ho dovuto attendere di essere adulta per poter lasciare casa e inseguire i miei sogni.» disse con amarezza.
«Sei venuta subito qui senza fermarti in locande in città?»
«Ovvio! Girano brutte voci su questa città. Mia madre non voleva nemmeno che venissi. Però mi piace, è strana e... beh enorme. L’architettura è particolare, come se racchiudesse tutta Dargovas!»
«Vero. Hai visto anche un po’ di Melonas qui? Noi non abbiamo visto molte persone vestite come te.» disse Andrew.
«No infatti, ma ho visto alcune case dall’architettura simile, sì. Voi?»
«Neanche un po’.» rise Mike «Credo che il nostro villaggio sia troppo insignificante. Chi mai da Darvil verrebbe a vivere a Eunev portando con sé le proprie tradizioni? No, noi siamo gente cocciuta e sedentaria.» quelle parole fecero ridere tutti e attirarono alcuni sguardi di studenti curiosi che passavano vicini.
Un altro ragazzo, non vestito di nero e dall’aria spaesata e quasi triste, li vide e camminò rapido nella loro direzione, poi quando fu abbastanza vicino chiese il permesso di sedersi con loro. Indossava una giubba di buona fattura e un paio di pantaloni che gli lasciavano le gambe scoperte dal ginocchio in giù e calzava un paio di scarpe che all’origine dovevano essere state aperte e poi, trovandosi in un clima inadatto, le aveva modificate chiudendole con della tela. Aveva capelli scuri, pelle ambrata e occhi color nocciola.
«Ciao Vill!» lo salutò Deala, poi spiegò: «Lui è un altro che aspetta di poter essere assegnato a una classe.» e infine presentò al giovane i sei ragazzi di Darvil.
«Io vengo da Vonemmen.» spiegò Vill «Ultimamente quel posto è un inferno. Sono grato di essere venuto qui, non m’interessa quanto tempo dovrò aspettare.»
«Cosa sta succedendo a Vonemmen di grave?» domandò Susan ingenuamente.
Lui scosse le larghe spalle: «Gli Spettri stanno dando di matto. A volte la gente sparisce e ricompare nei panni di non-morti. È così che ho scoperto di avere il dono, per scappare da uno di loro. La mia famiglia non ha esitato, mi hanno comprato un cavallo e mi hanno praticamente buttato fuori di casa, ansiosi che fuggissi. Almeno avevo una scusa.»
«Dev’essere terribile, mi dispiace.» sussurrò Jennifer addolorata.
«Preferisco non pensarci. Mi chiedo cosa li trattenga ancora là... gli ho proposto di raccogliere tutto l’oro e fuggire, ma non hanno voluto. Beh... credo sia meglio che mi parliate del vostro villaggio sperduto.» tagliò corto cercando di sorridere.
«In realtà non c’è molto da dire.» disse Mike, dopodiché si lanciò in una breve ma accurata descrizione del villaggio e di tutte le avventure che aveva vissuto, escludendo, naturalmente, i draghi.
Vill aveva diciassette anni e parve sorpreso che loro avessero scoperto la magia in così giovane età, ma non volle indagare; sembrava un tipo piuttosto riservato, forse perché a lui stesso non piaceva condividere le proprie esperienze. Faceva poche domande ma si mostrava molto aperto di mente e interessato a ciò che gli altri dicevano. Rispettarono la sua richiesta di non parlare di Vonemmen anche se morivano dalla voglia di fargli domande riguardo gli spettri; erano una razza misteriosa ai loro occhi e lui a quanto pareva li conosceva.
«Tu sai già cosa studierai?» gli chiese Mike.
Vill ci pensò su a lungo, ma infine disse: «Credo che studierò Elementi o Alchimia. O forse entrambe. Ma anche Telepatia mi incuriosisce.»
«Telepatia?» fece Layla sorpresa.
«Oh sì!» esclamò Deala «Ecco una di quelle che non ricordavo! Dev’essere davvero interessante.»
«Forse nel mio caso sarebbe meglio imparare Difesa e Guarigione... qualcosa che possa portare aiuto alla mia città.» continuò Vill.
«Guarigione? So già cosa studiare!» disse Jennifer con un largo sorriso «Guarigione, Alchimia, Biologia. E se devo aggiungerne una quarta... vedrò.»
«Credo che tu possa evitare Alchimia, puoi sempre imparare da tua madre.» le disse Mike «E lanciarti invece su qualcosa che non conosci, come Manipolazione magari! Io credo che seguirò te Deala. Da ciò che hai detto sembra molto intrigante.»
«Mi farà piacere.» rispose lei con un sorriso.
«Penso che i primi mesi studieremo le basi di tutte le materie, giusto per capire quali ci potrebbero interessare da approfondire e quali invece potremmo scartare.» disse Vill.
«Penso che abbia più senso così, sì.» annuì Layla.
«Sarà difficile organizzare tutte le classi e le materie in modo che ogni studente possa partecipare a tutte le lezioni delle materie che ha scelto.» disse Cedric pensieroso.
«Per questo è sconsigliato sceglierne più di tre.» disse Vill «Naturalmente si può, ma più materie si studiano più è difficile seguire le lezioni, potrebbe capitarti di dover scegliere tra due o più materie tenute nella stessa ora.»
«C’è un modo di recuperare le lezioni perse?» chiese Andrew.
«Beh... nelle ore che hai libere, se trovi un insegnante di quella materia che non sta tenendo lezione, si può trovare una stanza. Basta che gli riassumi l’ultima lezione che hai tenuto e credo che si possa combinare qualcosa, sì. Altrimenti ci sono i libri.»
«C’è un luogo comune in cui si possa studiare che non sia una delle torri?» chiese Layla.
«Che io sappia no. Magari c’è un seminterrato da qualche parte.»
«E c’è qualcuno che possa insegnarci a leggere?» domandò Susan in imbarazzo.
Vill la guardò forse incredulo, ma cercò di non farla a sentire a disagio rispondendo: «Non ne sono sicuro, ma potrai sempre chiedere agli insegnanti.»
Ora che conoscevano tutte le materie che ci sarebbero state discussero di cos’avrebbero potuto scegliere o cercarono di conoscersi meglio, finché si fece sera; il sole cominciò a nascondersi dietro i tetti delle case più alte e cominciò a scendere il vero freddo, insopportabile per Deala e Vill che venivano entrambi da luoghi caldi quasi desertici.
Il cielo fece in tempo a farsi scuro prima che tutti gli studenti si fossero riuniti nell’immensa sala da pranzo, che i ragazzi scoprirono essere lunga e larga quanto la stanza delle scale e della fontana: tutte le porte sul lato sinistro si aprivano sulla sala in cui ora loro sedevano a uno dei lunghi tavoli che la riempivano.
Era un ambiente dal soffitto altrettanto alto, illuminato lungo tutto il perimetro da bracieri incastrati nel muro in modo che nessuno potesse accidentalmente ustionarsi, ma anche da torce appese a un’altezza sufficiente perché nemmeno i più alti o anziani potessero urtarle con le loro teste.
Per quanto numerosi, tra studenti e insegnanti, alcuni tavoli rimanevano vuoti o non del tutto occupati. Tutti vociavano entusiasti producendo un baccano quasi assordante, i tavoli degli insegnanti stavano ai due lati estremi della sala da pranzo e disposti perpendicolarmente rispetto ai loro, seguendo i lati corti del perimetro. Prima che Deala si alzasse per condurli al tavolo degli insegnanti più vicino ebbero modo di conoscere e parlare con due ragazze che con tutta probabilità si sarebbero trovate in classe con loro per i primi mesi, e persino con uno studente che si era fermato un attimo a presentarsi, sicuro di non aver mai visto le loro facce prima.
Deala si schiarì la gola e gridò per farsi sentire: «Signora Kir?»
Una donna di mezz’età si volse sentendosi chiamare, i lunghi capelli che cominciavano a tingersi di grigio raccolti in una coda, gli occhi piccoli e acuti, un naso importante e un lungo abito che pareva leggero di colore blu, coperto sulle spalle da un pesante scialle di lana scuro.
Si avvicinò e con voce gentile ed entusiasta esclamò: «Porti al mio cospetto nuovi volti... Deala, giusto?»
«Sì signora. Sono arrivati oggi!»
La donna portò il mento vicino al petto nascondendo del tutto il collo quasi inesistente e li guardò a uno a uno come una volpe avrebbe guardato un pollaio gremito di galline, batté le mani ed esclamò: «Bene! Molto bene! Falli sedere con te e dopo cena portali ai nostri alloggi, faremo in modo che vengano registrati! Vi do il benvenuto giovani.» dopodiché li congedò con rapidi gesti delle mani invitandoli a sedersi proprio mentre un considerevole numero di uomini e donne - probabilmente addetti al personale che manteneva pulite le stanze e che serviva o cucinava per tutti - passavano con dei vassoi sulle spalle, per poi posarli a intervalli regolari sui tavoli in modo che ogni studente potesse prendere ciò che voleva dal vassoio.
«Chi era?» domandò Susan quando si furono nuovamente seduti, sempre a voce alta per farsi sentire.
«La signora Kir? Oh lei è una persona fantastica, è tra gli insegnanti di Manipolazione!» le rispose Deala «Spero di capitare nella sua classe!»
«Magari insegna alle matricole che presto saremo.» sorrise Layla.
C’era una così ampia scelta di pietanze che non persero tempo a indagare cosa vi fosse sui vassoi, si limitarono a prendere dei piatti a caso anche per non dare fastidio agli altri studenti per troppo tempo. Era tutto delizioso e ai loro gusti insolito, talvolta insipido o talvolta all’opposto speziato. Troppo per Susan, che fece cambio di piatto con Mike mentre Deala rideva divertita, abituata a una cucina più saporita ancora. C’erano pietanze per ogni gusto e palato di Dargovas, dai piatti nordici ricchi di patate e burro ai piatti mediterranei conditi con olio, insalate, macedonie di frutti di ogni tipo, dolci e torte salate e piatti di pesce dei paesi in riva al mare. Tutto sommato ebbero piacere nel provare così tanti sapori nuovi.
Per tutta la durata della cena ebbero l’impressione di trovarsi in una calda locanda sovraffollata, mancava solo la musica dei bardi o i giochi dei menestrelli. Quando ebbero finito uscirono, e la sala della fontana parve fredda e buia a confronto. Si sedettero sul basso muretto e passarono il tempo a osservare gli studenti lasciare a poco a poco la sala da pranzo per dirigersi chi alle torri e chi nelle sale degli studenti comuni, per tutte le matricole.
Gli insegnanti uscirono per ultimi e mantenendo un tono di voce basso, subito dirigendosi verso le scale. Solo allora Vill li salutò per andare a dormire e Deala si alzò correndo dietro la signora Kir, seguita dai sei ragazzi. Si mantennero a distanza per non disturbare gli insegnanti, ma Kir fece loro l’occhiolino per fargli capire che li aveva visti.
Quando furono arrivati in cima la donna salutò i colleghi e fece loro cenno di seguirli, anche Deala si unì a loro ma rimase fuori dallo studio in cui li condusse, ad aspettare. Fece loro cenno di entrare e l’insegnante richiuse la porta quando furono tutti dentro, quindi si avviò a passo lento verso la scrivania e si sedette aprendo un voluminoso libro e girando le pagine in cerca dell’ultima su cui era stato scritto.
«Prego, sedetevi.» disse Kir, ignorando il fatto che non ci fossero abbastanza sedie per tutti.
In tacito accordo Cedric e Layla decisero di rimanere in piedi e far sedere gli altri, che quindi presero posto mentre i più grandi si portavano alle loro spalle, lei poggiando le mani sullo schienale della sedia di Susan.
«Eccoci qui. Prendo penna e inchiostro...» disse Kir, sembrava parlare più a se stessa che a loro, o forse era per cercare di metterli più a loro agio. Sistemò il calamaio in una posizione più comoda, poi li guardò e riprese: «Avrei bisogno dei vostri nomi, provenienza, età, ed eventuali esperienze con la magia prima degli studi.»
Uno alla volta i ragazzi risposero alla domanda, qualora mancasse una precedente esperienza con la magia non dissero nulla, ma alla donna non sembrava importare; d’altronde avevano passato le prove, il che voleva dire che erano sufficientemente qualificati. Annotò tutto sul libro in un’ordinata tabella. Poi gli chiese cosa si aspettassero dalla scuola e sulle prime non seppero cosa rispondere.
Jennifer ruppe il ghiaccio dicendo: «Vorrei poter aiutare mia madre in quanto guaritrice del villaggio.»
Kir annuì, questa volta senza scrivere nulla ma piuttosto soffiando sull’inchiostro perché si asciugasse: «Voi altri? Non avete ancora le idee chiare?»
Mike Andrew e Layla scossero la testa in risposta, quasi vergognandosi.
«Oh non preoccupatevi, se avete il talento sarà solo questione di tempo prima che lo capiate. Ci sarà sicuramente qualcosa che v’intrigherà più di altro. Qualcosa in cui eccellerete, che vi costerà meno fatica. La quota d’iscrizione è di cinquanta monete d’oro.»
Jennifer sbiancò ed esclamò: «A testa?»
Kir le rivolse uno sguardo che pareva insinuante e calcolatore a un tempo: «Mia cara, la scuola va mantenuta. Ti sarai accorta che è una struttura piuttosto grande.»
«Sì, certamente, ma... noi non disponiamo di tutto quell’oro!» protestò.
Andrew pensò al sacchettino di monete che gli aveva lasciato la madre, nel quale c’era una sola moneta d’oro e cinque d’argento, ed erano i risparmi di una vita. Immaginò che per i canoni di Eunev cinquanta monete d’oro non dovevano essere nemmeno tante.
«In effetti forse no, se venite da Darvil.» fece la donna ora mortificata «Ma non possiamo fare eccezioni ragazzi, mantenere questa struttura, nonché occupare un intero distretto, ha un costo elevato. E ultimamente non riceviamo tanti studenti quanti erano un tempo.»
Riscuotendosi in fretta dallo stupore, Cedric scosse la testa: se quello fosse stato l’unico modo per entrare nella scuola e far sì che la magia non li uccidesse non potevano fare altro che accettare le condizioni.
Quindi disse di getto: «Io sono di Eunev. In parte.» si corresse immediatamente, avendo appena dichiarato di venire da Darvil «Posso provvedere alle spese, non ci saranno problemi.»
«Ma...» cominciò Jennifer.
«Va fatto.» tagliò corto lui, e la ragazzina distolse lo sguardo imbarazzata.
Kir gli rivolse un’occhiata sospettosa, ma dopo un lungo silenzio sembrò andarle bene e con una scrollata di spalle chiuse il libro e si alzò.
Andrew sgranò gli occhi e domandò: «Tutto qui?»
La donna lo guardò con un sorriso forse malizioso: «Ti aspettavi qualche altra prova, ragazzo?»
«Beh... forse, io... meglio così.» concluse infine balbettando.
Lei ridacchiò: «Seguitemi ora, vi mostrerò le stanze libere.»
Avviandosi verso l’uscio, Susan non riuscì a trattenersi e chiese: «Abbiamo parlato con alcuni ragazzi che attendono di essere assegnati, quanto manca alla fine del mese?»
«Già sapete che comincia con l’inizio del mese di Zeigah? Molto bene, non me lo aspettavo da studenti di Darvil. Il mese di Aendail terminerà in sedici giorni.» disse aprendo la porta, Deala sentì la risposta per metà e il suo viso s’illuminò.
«E tra quanti mesi potremo scegliere le nostre materie?» chiese Mike mentre scendevano le scale.
«Per i Novizi è fisso un mese di apprendimento generale. Farete due mesi come Ammessi e se supererete gli esami passerete a tre mesi come Apprendisti. Qualora superaste anche gli esami da Apprendisti avrete davanti tutto il tempo che vorrete da passare come Specialisti, e se proprio vi dimostrerete molto portati per una materia vi verrà proposto di intraprendere il percorso per diventare Arcimaghi. Dopo ogni esame potrete decidere di interrompere il percorso di studi e riprenderlo in un secondo momento, dovrete aspettare il mese di Zeigah perché i Novizi comincino l’anno e man mano potrete unirvi alle lezioni degli Ammessi dal mese di Maerah o alle lezioni degli Apprendisti dal mese di Huunvod, in base al vostro rango. La scuola resterà sempre aperta una volta che sarete iscritti.»
«E non dovremo più pagare?» domandò Jennifer ansiosa.
In risposta Kir scosse la testa.
«Grandioso!» sussurrò Andrew entusiasta.
Finito di scendere le scale Kir disse: «Domani mattina potrete andare dai sarti a farvi prendere le misure per le vostre vesti da Novizi, che riceverete prima dell’inizio del vostro corso.»
«Finalmente!» disse Deala tutta contenta «Sono andata a farmi prendere le misure undici giorni fa, spero non abbiano perso le mie vesti!»
La donna rise aprendo una delle porte sul lato destro della sala principale con scale e fontana, conducendoli attraverso i corridoi che separavano le piccole camere singole: «Se hai lasciato il tuo vero nome le ritroverai, ragazza.» dopo un po’ si fermò e disse: «Ecco qui, le camere dalla duecentotrentadue alla duecentotrentasette sono vostre. Per i bagni seguite questo corridoio fino in fondo, destra le femmine sinistra i maschi. Spero abbiate una lieta permanenza in queste stanze finché non passerete al grado successivo di Ammessi. Ora vi auguro una buona notte.» concluse con un sorriso e si volse per tornare sui suoi passi.
Susan d’impulso domandò: «Domani oltre che dai sarti dove potremmo andare? In generale in questi giorni.»
«Ovunque vogliate eccetto le torri, il seminterrato e gli alloggi degli insegnanti.» rispose lei senza fermarsi né voltarsi.
Quando la donna fu sparita dietro a una curva Deala letteralmente esplose di gioia, lanciando un grido acuto e saltellando sulle punte dei piedi con le braccia alzate sopra la testa: «Non vedo l’ora! Non vedo l’ora! La mia stanza è la duecentonove se mi cercate! Meraviglioso! Meraviglioso!» e così dicendo corse via.
Cedric ridacchiò sotto i baffi e commentò: «Che tipa.» poi ognuno si scelse la stanza e si chiusero dentro.
Non erano ampie, perché ce ne stessero il maggior numero possibile affiancate: c’era spazio per un letto attaccato alla parete di fondo, appoggiato alla testata c’era un armadio nascosto da un divisorio, in modo che si potessero cambiare in tranquillità; una scrivania alla parete sinistra, le mensole sopra la scrivania erano occupate da numerose candele integre, fogli di pergamena vuoti, penne e boccette d’inchiostro; sulla destra stavano un contenitore in metallo e cilindrico contenente torce pronte all’uso e un piccolo braciere infossato tra la parete di destra e il pavimento. Un tappeto copriva gran parte del pavimento di pietra. Dal soffitto piuttosto alto pendeva una sorta di candelabro che sosteneva un magico globo di luce grigia piuttosto tenue, che non dava fastidio alla vista ma era sufficiente per illuminare tutta la stanza. Non c’erano finestre.
Si chiesero come poterlo spegnere per dormire, dopodiché a turni si recarono ai bagni e infine si riunirono nella stanza scelta da Mike per discutere animatamente di tutta la giornata prima di tornare ognuno nella propria e provare a riposare in attesa della giornata successiva.

  
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