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Autore: mellybelly123    23/03/2017    1 recensioni
Una ragazza con un grande sogno, che percorre con tenacia la sua strada per realizzarlo. E su quella strada incontrerà lui, un dio chirurgo dagli occhi verde prato che travolgerà la sua vita. Ma chi sa che alla fine non sarà proprio la vita di certezze di MDBrown a essere stravolta dalla dolcezza di Margaret.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Capitolo 3

 

Quante volte avevo osservato quelle mani muoversi sicure, facendo scorrere fili da sutura tra le dita, impugnando il bisturi e incidendo la pelle con movimenti precisi, decisi, perfetti. Erano il loro luogo naturale. Le sue mani erano nate per stare su quel tavolo operatorio. Lui, era nato per stare su quel tavolo operatorio.

E io avevo immaginato un'infinità di volte quale potesse essere la sensazione di toccarle, anche solo di sfiorarle, sperando che con quel contatto potessero insegnare tutto quello in cui loro erano così abili.

Le avevo seguite con gli occhi, sutura dopo sutura, taglio dopo taglio, guanto dopo guanto.

Erano nate per stare su quel tavolo operatorio.

Ma adesso erano sui miei fianchi. E le mie erano intrecciate nelle sue. E quello non era il loro posto naturale.

 

Le avevo staccate appena avevo realizzato la situazione, come scottate da quel contatto ardente. Improvvisamente il mio corpo, che era completamente abbandonato a quelle carezze, si era irrigidito e mi si era formato un fastidiosissimo nodo nella gola che mi impediva di formulare un qualsiasi discorso di senso compiuto.

 

Complimenti Margaret, veramente complimenti.

 

- Mc Murry!

Era decisamente sorpreso quanto me da quella costatazione. Non c'è rabbia nel suo tono, solo stupore. Non riuscivo a capire se fosse invece deluso dal fatto che quel collo appartenesse alla studentessa che solo quella mattina lo fronteggiava con la macchia di inchiostro sul naso e l'aria impertinente. Senza contare che il fatto che ricordasse il mio nome mi fece andare in confusione più di quanto non lo fossi già.

- Dottor Brown.. io..

Le sue mani non si erano ancora mosse.

- … io.. mi dispiace.

Stavo palesemente boccheggiando, mentre lui continuava a fissarmi con lo sguardo perso e le sue mani non volevano più staccarsi dalle mie spine iliache.

Sembrava durasse un'infinità, quel gioco di sguardi spauriti che correvano in direzioni opposte per poi scontrarsi e ricominciare la corsa, ancora.

E poi lui si staccò. Potevo sentire il freddo lasciato dalle sua mani che non mi stavano più bloccando, ma chissà come mai io non riuscivo a fare un passo. Non ero più legata ma ero comunque immobilizzata da quella situazione surreale.

- No..io.. mi disp.. ehm. Mi scusi.

E se n'era andato, lasciandomi come la più stupida delle stupide, con la bocca spalancata e gli occhi ancora sbarrati. MDBrown aveva balbettato e si era scusato. Con me.

 

Mi girai e li trovai, gli stronzi.

- Si può sapere per quale cazzo di motivo non mi avete detto niente? Siete rincoglioniti o cosa?? Non ci credo, non ci credo! Che figura di merda!!

- Dai Margie calmati! Non è successo niente! Stai facendo na tragedia per niente eh

- Io mi devo calmare?? Ma tu sei cretina Caro! Non so se l'hai notato, ma quello a cui mi stavo strusciando e che mi leccava il collo era MDBrown!

- Si ok! Ma non mi sembra comunque una tragedia!

- Bhè insomma Caro…

Ally! Finalmente qualcuno di sensato!

- Tesoro forse dovremmo uscire di qui

- Si decisamente!

 

L'aria fresca mi stava facendo riprendere dal turbinio di emozioni che mi aveva travolto, stupore, vergogna, incazzatura, eccitazione. Ero un cocktail di sensazioni e rischiavo di scoppiare da un secondo all'altro.

- Va meglio?

- No che non va meglio! Cazzo stavo facendo la zoccola con MDBrown!

- Non stavi facendo la zoc..

- Tu non stai capendo! Io con quello devo averci a che fare da qui alla laurea e, se Dio volesse, per tutta la specializzazione!

- Ho capito Margie ma non è successo niente di irreparabile

- Caro ha ragione, Margie! Io capisco che tu ora voglia solo sotterrarti o scomparire per la vergogna ma per fortuna nessuno dei due è andato troppo oltre. Alla fine tu non sapevi fosse lui e lui non sapevi fossi te.

 

Apprezzavo lo sforzo che i miei amici stavano facendo per farmi riprendere da quella situazione ma ero letteralmente sconvolta. Avrei voluto correre via e fermarmi solo quando fossi stata nel sicuro della mia cameretta, con i poster del corpo umano appiccicati alle pareti e le foto con i volti sorridenti delle mie persone.

 

- Andiamo a casa, vi prego!

 

Eravamo nella macchina di Caro e la testa mi girava come una giostra, potevo addirittura sentire i bambini ridere felici e le mamme urlargli di tenersi con entrambe le manine al loro cavallino.

Ero spacciata. Con che faccia sarei andata nel suo reparto a richiedere la tesi. Avevo preso 30 in quella materia ma non sarebbe servito a nulla. Avrei dovuto rinunciare a tutti i miei progetti perché ero una cretina, e pure zoccola.

 

- Tesoro. Ti senti un po' meglio?

Mi girai a guardare Steeve. Sembrava davvero dispiaciuto e preoccupato per me. Caro guidava ma era nervosa, lo riconoscevo dalla presa che aveva sul volante e Ally se ne stava seduta dietro, senza dire una parola, ma lanciandomi occhiate furtive per capire il mio stato d'animo.

E adesso mi sentivo anche in colpa per essere stata così stronza nei loro confronti. Loro, che mi avevano regalato una bellissima serata, avevano abbandonato i loro impegni, le loro ore di studio e di riposo in piena sessione estiva per festeggiare me. E io adesso me la prendevo con loro per cosa? Perchè avevo fatto la stupida con un ragazzo in discoteca?

 

- Si, avevo solo bisogno di andare via da li. Grazie

Ci fu un attimo di silenzio, in cui nessuno apriva bocca e il silenzio dell'abitacolo era spezzato solo dal rumore delle macchine nell'altra corsia.

- Bhè amore, non posso proprio più trattenermi. Ti sei lisciata e baciata quel figone di MDBrown. Ti invidiavo un sacco!

Scoppiammo tutti a ridere e improvvisamente tutto quello che era successo mi sembrava meno tragico.

In fondo anche lui si era lanciato su di me senza sapere chi fossi. E io ero una ragazza di 23 anni, che ha tutto il diritto di lasciarsi andare in discoteca di venerdì sera con gli amici. Soprattutto se la mattina ha collezionato un 30 all'esame di chirurgia generale.

 

Un passo dopo l'altro percorrevo quel corridoio come se fosse la mia strada verso il patibolo, con le mani che non la smettevano di torturare la camicia, che una volta era bella stirata e precisa. Rendendomi conto dello scempio che stavo compiendo sui miei abiti, avevo deciso di passare a torturare l'orologio, facendomelo girare e rigirare attorno al mio polso sottile.

Eccola, la sua porta. Professor Uberth. Respira Margaret, respira.

Batto le mie nocche sulla porta.

- Avanti

Cazzo, muoio! Respira…

Apro la porta negli ultimi secondi della mia espirazione, che si blocca di colpo nel vedere chi avessi di fronte. Il mio respiro era sospeso a mezz'aria e le mie gambe non stavano rispondendo ai miei stimoli motori.

- Buongiorno Miss, posso esserle utile in qualcosa?

- No.. ehm.. cioè..

Lo vedevo, quello sguardo spazientito del Professor Uberth. Stavo balbettando e lui mi stava disprezzando.

Mi schiarisco la voce.

- Mi dispiace Professore, non volevo assolutamente disturbarla mentre è impegnato in una conversazione. Se me lo permette, aspetterò qua fuori quando sarà libero.

Il suo sguardo sorpreso passo da me all'uomo che sedeva di fronte a lui, che non aveva mai smesso di fissare la nuova arrivata con curiosità e un pizzico di rancore. O forse non era rancore?

-Io e il professor Uberth non stavamo tenendo nessuna conversazione importante, MISS. Altrimenti non crede che non avremmo risposto “avanti”?

Brutta faccia del cazzo! Ma chi ti ha interpellato? E perché sei ovunque??

- Si Miss, la prego, si accomodi e mi dica.

Ok Margie, buttati. Peggio di così non puoi andare.

Prendo posto accanto a MDBrown con molta riluttanza e decido deliberatamente di ignorarlo. Prendo un bel respiro e

- Buongiorno Professore, sono Margaret Mc Murry, una studentessa dell'ultimo anno. Amo molto la sua materia e avrei il grande desiderio di poter fare la mia tesi con lei.

Avevo detto quasi tutto d'un fiato. Ma ormai mi ero lanciata e adesso si trattava solo di aprire il paracadute al momento opportuno per evitare di sfracellarmi al suolo.

Lui mi guardo con uno sguardo inquisitore, mi scrutò a lungo (veramente molto a lungo) e sospirò.

- Immagino abbia fatto l'esame di Chirurgia Generale, non è così?

- Si certo. Ho sostenuto l'esame all'appello scorso.

- Ecco si, si. Mi sembrava un volto già visto. Ma non è stata interrogata da me, o sbaglio?

- No Professore, ha ragione. Mi ha interrogata il Dottor Brown.

Silenzio.

Silenzio.

- Bhè Matthew! Mi vuoi dire qualcosa sull'esame della Signorina Mc Murry o cosa?

MDBrown era nel suo mondo. Era letteralmente in trance, preso in un vortice di pensieri e sensazioni dal quale non era riuscito a tirarlo fuori nemmeno Uberth. I suoi occhi erano fissi sul collo di quella giovane studentessa e le sue dita accarezzavano le sue labbra dischiuse.

Non me ne ero resa conto fino a quel momento. E' una cosa che mi viene spontanea, quando sono nervosa mi accarezzo il collo. Non l'ho mai trovata una cosa seducente o provocatoria. Semplicemente scarico la tensione. Appena mi rendo conto della situazione, interrompo immediatamente in miei movimenti. Sembra essere il segnale adatto perché MDBrown improvvisamente torna in se. Il suo sguardo torna ad essere duro e freddo, si sistema sulla sedia e si rivolge ad Uberth.

- Miss Mc Murry ha sostenuto l'esame con me. E' andato bene, per quanto fossi sorpreso, anzi no, direi piuttosto allibito, dal fatto che una come lei, piuttosto disorganizzata e distratta, ritardataria poi, potesse fare una prova così buona… in questa materia.

- Quindi quanto le hai segnato sul libretto Matthew?

- 30

Lo aveva davvero sorpreso. Sentire quel numero uscire dalle labbra di MDBrown era una sorpresa anche per il Professor Uberth.

- Bhe Mc Murry deduco che non mentiva quando diceva che la materia le interessa molto. Vorrebbe fare la chirurga nella vita?

SI. LO VOGLIO.

- Si, Professore. E' la mia più grande aspirazione.

- E perché?

E perché non sparisci dalla faccia della terra? E perché non hai un tuo studio in cui stare o dei pazienti da salvare?

- Perchè, cosa?

I miei occhi incontrarono i suoi. Volevo trasmettere la sicurezza di cui normalmente sono padrona, ma in quella stanza le mie sicurezze mi avevano abbandonato. Erano saltate giù dal carro mentre varcavo quella porta.

- Perchè vuole fare il chirurgo?

- Lei mi ha appena chiesto perché sono quello che sono.

- Come scusi?

- Mi ha appena chiesto perché voglio fare il chirurgo. Io le dico che voglio essere un chirurgo. E non c'è una motivazione precisa. E' così perché lo sento e basta. Non c'è niente altro che mi dia le stesse emozioni che provo quando vi osservo in sala operatoria. Sento di dover essere questo e basta.

Mi stava ancora fissando. Ma questa volta il suo sguardo era indecifrabile, ci scorgevo troppe emozioni contrastanti e non ci stavo capendo più niente.

Si lasciò sfuggire una risata.

- Emozioni. Le donne e i sentimenti… Si prepari ad abbandonare questa idea romantica della chirurgia MISS. Le principesse non durano due ore in un mare di squali.

E se ne era andato, lasciandomi sconvolta dalla durezza delle sue parole.

- Mc Murry, non ci faccia caso. Il Dott Brown è un ragazzo molto sicuro di se e consapevole della sua bravura. A volte si lascia prendere un po' troppo la mano. Mi sembra una ragazza sveglia e molto determinata, e, visto che credo di non aver mai visto un 30 del Dott Brown, deduco che sia anche molto preparata. Sono felice di poter esaudire questo suo desiderio. Se vuole fare la tesi con me, non ho assolutamente niente in contrario. La avviso che sarà un lavoro molto duro, faticoso e intenso. Se lei se la sente, bene.

Stavo esplodendo. Ero al settimo cielo. No che settimo! Al decimo, al ventesimo. Mi ero lanciata ma anziché scendere a terra stavo volando sempre più in alto, leggera come un palloncino ad elio, che va su, su e sempre più su.

- Lei non immagina nemmeno quando io sia felice in questo momento Professore. La ringrazio davvero molto per l'opportunità che mi sta dando. Non la deluderò.

- Molto bene. Passi domani pomeriggio alle 15.00 nel mio studio che le fornirò i dettagli e penseremo a quale progetto lavorare. Signorina la avverto, non sarà facile.

- Certo, Professore. A domani.

Mi alzi, mi congedai stringendogli la mano.

Stavo uscendo dalla porta, pronta a correre e saltare e lui mi richiamò

- Mc Murry?

- Si, Professore?

- Le emozioni sono importanti. Amare il proprio lavoro è il primo passo per poterlo fare davvero bene. Non si lasci intimorire, non provi vergogna per i suoi sentimenti. Se li tenga stretti.

Stavo sorridendo.

Uberth mi stava sorridendo.

La vita mi stava sorridendo.

   
 
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