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Autore: arangirl    26/03/2017    1 recensioni
Clarke Griffin sta vivendo il giorno più bello della sua vita, il giorno in cui finalmente sposerà il suo migliore amico e fidanzato dai tempi del liceo, Finn. Clarke non ha mai avuto dubbi sul suo futuro, e sposare Finn, costruire una famiglia con lui, ha sempre fatto parte dei suoi piani. O almeno così credeva prima di incontrare per sbaglio, camminando verso l'altare, uno sguardo verde smeraldo destinato a cambiare la sua vita per sempre.
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Imagine Me and You AU
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Finn Collins, Lexa, Raven Reyes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Clarke, cosa stai facendo?”
                       
 


Clarke inspirò profondamente prima di rivolgere di nuovo lo sguardo verso Octavia, cercando di apparire il più normale possibile “In che senso Octavia?”
 
 


La ragazza scosse la testa, quasi sconcertata dalla faccia tosta dell’amica, e Clarke capì di non avere molte speranze: Octavia la conosceva fin troppo bene. “Che cosa stai facendo con Lexa?”
 
 


“Siamo amiche… Volevo farle vedere i miei disegni.”
 
 


“Sì, e già che c’eri le stavi per dare un bacio molto amichevole, vero?” Octavia la guardò negli occhi, e Clarke sentì le sue difese cominciare a spezzarsi lentamente; eppure non riusciva ad ammetterlo, persino davanti alla verità.
 
 


“Non è come sembra Octavia, davvero.”
 
 


Octavia le prese la mano in un gesto che voleva essere rassicurante, ma Clarke non riusciva a trarne nessun conforto, non in quel momento. “Clarke, ti conosco da anni. Siamo sempre state buone amiche, le migliori amiche. Ci sei sempre stata per me anche quando ero a pezzi, quando mi sembrava impossibile andare avanti. Ora lasciami fare lo stesso per te. Non sei più la stessa da un po’ di tempo, e non sto parlando solo di stasera. C’è qualcosa che non va, e se vuoi parlarne, io ci sono.”
 
 


La ragazza sospirò profondamente, sentendosi sull’orlo delle lacrime. Si sentiva così in colpa che le riusciva difficile persino guardare l’amica negli occhi.
 
 


“Non lo so cosa mi sta succedendo Octavia. Prima ero così sicura, così certa su quello che volevo. E adesso… adesso sta andando tutto a rotoli. La mia vita, il mio matrimonio… Mi sembra che nulla mi appartenga più, mi sembra di non essere più me stessa.”
 
 


Octavia annuì lentamente, senza mai lasciarle la mano “E’ per colpa di Lexa?”
 
 


Clarke scosse la testa “Lei… lei non ha fatto nulla. E’ quello che mi spaventa di più; lei non ha dovuto fare niente ed io… mi è bastato guardarla per mettere in discussione tutto questo, tutta la mia vita. Quando sono con lei… è in quel momento che mi sento davvero me stessa.”
 
 


Octavia rimase in silenzio allora, cercando parole che Clarke già aveva intuito “Dovresti parlarne con Finn.”
 
 


Clarke scosse la testa allora, staccando la mano dalla presa dell’amica “Non posso fargli questo. Lui mi ama… mi ama così tanto. E lo amo anch’io. E’ il mio migliore amico, mio marito… ho scelto lui, e non posso tornare indietro adesso. Non posso fargli una cosa del genere.”
 
 


“Ne sei sicura? Sai che voglio bene a Finn… Ma ne voglio di più a te. E voglio che tu sia felice. Vederti così, è una sofferenza per tutti Clarke, soprattutto per Finn. Bellamy mi ha detto che è molto preoccupato per te.”
 
 


Clarke abbassò lo sguardo sulle mani che teneva strette in grembo, sconcertata all’idea che Finn potesse aver capito che qualcosa non andava.  Ma come aveva detto poco prima, Finn era il suo migliore amico; sapeva sempre quando c’era qualcosa che non andava in lei.
 
 


“Sarò felice Octavia, non preoccuparti.” Clarke si asciugò le lacrime che erano silenziosamente scese sul suo volto “Parlerò con Lexa, sistemerò tutto. Per favore non dire niente a nessuno, nemmeno a Raven.”
 
 


Octavia annuì “Sai che non lo farei mai. Ma Clarke, sei sicura? Sei davvero disposta a rinunciare a Lexa?”
 
 


Clarke la guardò confusa “Perché me lo chiedi? Come potrei scegliere lei rispetto a tutto quello che ho costruito con Finn?”
 
 


“Perché ho visto come la guardavi prima, nel tuo studio. Non ti ho mai visto guardare nessuno così, nemmeno Finn. Pensaci bene Clarke.”
 
 


“Non c’è nessuna scelta Octavia.” Clarke scosse la testa, rimettendo in moto la macchina; la conversazione finiva lì “Domani parlerò con Lexa. Qualsiasi cosa ci fosse tra noi… finisce qui.”
 
 


Octavia non disse nulla, limitandosi a stringerle il braccio un’ultima volta prima di uscire dalla macchina.
 
 

*
 

 
Lexa entrò in casa sbattendo la porta, furiosa con se stessa per essersi trascinata in una situazione del genere. Aveva sempre detestato i tradimenti con tutto il suo cuore e pochi minuti prima l’unica cosa che l’aveva fermata dal diventare l’altra donna, l’amante, era stato l’intervento causale di qualcun altro.
 
 


Era sempre stata una persona che sapeva controllarsi, in grado di gestire se stessa e i suoi sentimenti, anche nei momenti più difficili, eppure le era bastato un attimo per lasciarsi andare con Clarke, per perdere completamente la ragione.
 
 


Un rumore la distolse per un attimo dai suoi pensieri, ma non ci fece troppo caso; probabilmente era solo Gustus che si muoveva con la sua innata grazia da gatto sovrappeso.
 
 


Ma quando vide il micio accanto a lei che faceva sonoramente le fusa, i suoi sospetti si fecero più preoccupanti. Dimenticate l’ansia e la tristezza per il momento, prese l’ombrello da dietro la porta e si avvicinò al salotto con circospezione.
 
 


Se qualcuno era entrato in casa sua con l’idea di rubarle qualcosa, avrebbe passato dei brutti cinque minuti, di questo era sicura; ma quando girò finalmente l’angolo entrando nel salotto il suo timore fu sostituito da esasperazione nel vedere chi c’era davanti a lei.
 
 


“ANYA” La sorella sussultò e si staccò da Raven, che stava baciando sul divano, il suo divano.
 
 


“Oh, Lexa… non ti aspettavo a casa così presto…” Anya arrossì imbarazzata e spense la televisione mentre Raven si staccava da lei. “Evidentemente… Che cosa diavolo ci fate qui Anya?” Era davvero troppo stanca per sopportare anche quello.
 
 


“Bè volevamo vedere un film e la tua televisione è molto più grande così ho pensato…”
 
 


“No Anya, tu non pensi mai, è questo il tuo problema. Pensi solo a fare quello che vuoi e credi che io, che tutti, alla fine ci adegueremo a quello che vuoi tu. Io sono stufa Anya, stufa di sopportare te e i tuoi comportamenti infantili.” Lexa si sentiva improvvisamente arrabbiata, furiosa, e anche se una parte di lei tentava di ricordarle che la colpa non era di Anya, non riuscì più a trattenere il fiume di parole che sentiva crescere dentro.
 


 
“Lexa ma… cosa ti succede?” Anya sembrava sconvolta nel vederla così, ma nemmeno questo riuscì a calmarla. “Succede che ne ho abbastanza Anya. Abbastanza di te che ne approfitti in ogni situazione, abbastanza di non essere considerata...”
 
 


A quel punto anche la sorella sembrò scaldarsi, perché si alzò in piedi, andandole incontro “Sei sicura che stai parlando di me, Lexa? Che questo non ha niente a che vedere con i tuoi problemi sentimentali?”
 
 


“Come… come osi?” lo sguardo di Lexa passò prima su Raven per poi tornare su Anya, stupita e ferita che Anya avesse tirato fuori l’argomento davanti ad un’estranea “Tu non sai niente Anya, niente. Hai passato anni a dirmi come dovevo comportarmi per superare il mio lutto, fregandotene di capire se ero pronta, se era davvero quello che volevo. E adesso mi vieni a parlare dei miei problemi? Come ti permetti?”
 
 


Raven, che si era fatta piccola piccola in un angolo della stanza, a quel punto fece per uscire “Ti aspetto fuori, Anya.” Anya la fermò con un gesto della mano “Vengo con te Raven. E’ inutile cercare di parlare con qualcuno che non vuole starti a sentire.”
 
 


Anya superò Lexa lanciandole uno sguardo di fuoco, ma solo quando Lexa sentì la porta sbattere violentemente alle sue spalle si concesse di muoversi, camminando lentamente verso il divano, sedendosi con un sospiro che aveva trattenuto da quando la sorella le era passata accanto.
 
 


Gli occhi le pizzicavano e sentiva il volto in fiamme, ma non voleva, non poteva mettersi a piangere in quel momento. Si sentiva così stanca, così sola, che per un attimo le sembrò di non riuscire a respirare. Per pochi attimi aveva creduto di poter essere di nuovo felice, serena, ma le era scivolato tutto dalle mani ancora prima che potesse rendersene conto.
 
 


Rimase fino a notte fonda a fissare le foto davanti a lei, quelle che solo qualche ora prima Clarke aveva guardato, toccato, incapace di muoversi, incapace di fare altro se non continuare ad esistere minuto per minuto, cercando di non cadere completamente a pezzi.
 
 
 
*
 


La notte non riuscì a portare altro a Lexa se non più dubbi e tormenti di quelli della sera prima. Provava qualcosa per Clarke? Questo ormai era dolorosamente ovvio. Clarke provava qualcosa per lei? Su questo era quasi certa di non avere dubbi ormai. C’era una qualche probabilità per loro di stare insieme? A questo Lexa non sapeva come rispondere, perché non dipendeva da lei.
 
 


Era Clarke ad avere in mano il loro futuro, così come quello del suo matrimonio, e a Lexa non restava altro da fare che rimanere a guardare, sperando per il meglio. Ma era davvero sicura di sapere qual era il meglio? Voleva davvero essere la causa dell’infelicità di Finn e la fine del matrimonio di Clarke? Non avrebbe mai pensato di poter essere quel genere di persona.
 
 


Rigirandosi per ore nel letto senza trovare pace, con i pensieri che turbinavano inquieti come un mare in tempesta, decise alle quattro del mattino che ne aveva avuto abbastanza. Si alzò esasperata, desiderando solo di lasciarsi i suoi stessi pensieri alle spalle, e decise di camminare fino al negozio di fiori.
 
 


Le strade di Londra erano stranamente calme ed eteree a quell’ora, e a Lexa ricordarono immediatamente i giorni del suo primo internato dopo la laurea, quando la sua carriera di avvocato era ancora agli inizi e si doveva alzare a orari improponibili per studiare e sistemare tutti i casi che le avevano assegnato.  
 
 


Si ricordò con un sorriso triste di come a qualsiasi assurdo orario si svegliasse, Costia si alzasse con lei per prepararle il caffè mentre lei si vestiva, per darle un bacio prima che lei uscisse. Anche se il dolore per la sua perdita si era attenuato, Lexa non riuscì a reprimere il forte senso di nostalgia; Costia non era stata solo il suo primo amore, ma anche la sua migliore amica. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poterle parlare ora, chiederle consiglio.
 
 


Che cosa avrebbe pensato di lei vedendola in questa situazione? Lexa scosse la testa mentre camminava lentamente per le strade deserte; Costia le avrebbe detto di seguire il suo cuore, o qualcosa del genere, era sempre stata una ragazza romantica, al contrario di Lexa. Ripensò a come amasse intrecciare corone di fiori per lei, e ammirarla con un sorriso quando aveva finito di sistemagliele nei capelli. Le sembrava ancora di poter sentire il suo tocco mentre la sfiorava, la sua voce sussurrata mentre le diceva con un sorriso quanto le piacesse vederla felice.
 
 


Una lacrima solitaria le scese sul viso al ricordo, mentre realizzava che avrebbe voluto fare lo stesso per Clarke. Avrebbe voluto intrecciarle i capelli con i fiori che tanto le piacevano, nonostante le sue mani non fossero mai state capaci come quelle di Costia; voleva dire a Clarke quanto era bella quando era felice; che quella era l’unica cosa importante.
 
 


Si rese conto di essere arrivata al negozio con un sospiro, e cercò di lasciar andare i suoi pensieri, compreso il volto sorridente di Costia, che ancora una volta l’aveva aiutata a capire meglio se stessa.
 
 


Eppure, nonostante il suo rinnovato stato d’animo, nulla avrebbe potuto prepararla all’arrivo di Clarke, che entrò nel suo negozio qualche ora dopo, con uno sguardo in volto che fece capire a Lexa che non era stata l’unica ad aver avuto una notte tormentata.
 
 


Le sorrise nonostante tutto, perché nonostante capisse benissimo quanto poteva essere sbagliato, il solo vederla era riuscito a spazzare via tutte le preoccupazioni che l’avevano assalita dopo la notte precedente.
 
 


“No” Clarke scosse la testa, senza riuscire a guardarla negli occhi, muovendosi agitata nel suo negozio “Non sei felice di vedermi. Non puoi. Non voglio che tu sia felice di vedermi.”
 
 


“D’accordo…” Lexa appoggiò il vaso di fiori che stava spostando quando Clarke era entrata, confusa e felice allo stesso tempo per la presenza dell’altra ragazza.
 
 


“Sono qui perché non so cosa sta succedendo.” Clarke si passò la mano tra i capelli dorati, lo sguardo confuso “Io provo qualcosa per te Lexa…” Quelle parole, nonostante Lexa le avesse già immaginate, ebbero l’effetto di un uragano dentro di lei. Prima che potesse dire qualsiasi cosa, prima che potesse dire a Clarke che anche lei provava le stesse cose, la ragazza la fermò con un cenno della mano.
 
 


“Qualcosa che non posso assolutamente provare. Io sono sposata… sono sposata.” Ripeté, più a se stessa che a Lexa “Ho un marito. Un uomo fantastico, che non ha sbagliato niente e…”
 
 


Un uomo attempato scelse esattamente quel momento per entrare nel negozio, in volto un sorriso gentile mentre guardava le due ragazze, completamente ignaro di quello che aveva appena interrotto.
 
 


“Scusi, può aiutarmi? Vorrei fare un orto di erbe aromatiche…”
 
 


Clarke la guardò per un attimo sconvolta prima di girarsi ed entrare nel retro del negozio, lasciando Lexa da sola con l’inopportuno cliente. Non sapendo che fare, Lexa si limitò a raccogliere qualche piantina tra quelle che il signore stava elencando e mettergliele in mano, spingendolo poco delicatamente verso l’uscita.
 
 


“Ecco, offre la casa! Vada…” Chiuse la porta del negozio in faccia all’uomo e prese un respiro profondo prima di seguire Clarke nel retro, immaginando già quale tipo di discorso l’attendeva.
 
 


Quando entrò nel piccolo locale in cui era solita tenere i fiori non ancora del tutto sbocciati, Clarke le dava la schiena, ma Lexa riusciva a vedere ugualmente il leggero tremore che la percorreva interamente; si domandò quanto coraggio le fosse servito per presentarsi da lei quel giorno, e ancora, se lei ne sarebbe stata in grado. Nonostante la situazione si trovò ad ammirare Clarke ancora di più, ad aggiungere nel suo cuore un’altra ragione per cui Clarke era così speciale.
 
 


“Tu mi capisci?” Clarke si girò finalmente a guardare, lo sguardo terribilmente triste “Mi devi capire. Io non posso… non posso assolutamente fare questo. Quindi qualunque cosa ci sia tra di noi, va fermata, e va fermata subito.” Il tono di Clarke si era fatto quasi glaciale mentre diceva un discorso che Lexa capì, doveva aver provato e riprovato prima di presentarsi lì come una furia.
 
 


“E’ finita.”
 
 


Non era mai cominciata. Non ne avevano avuto l’occasione, ed era questo che a Lexa bruciava più di tutto.
 
 


Clarke le passò accanto con decisione, e Lexa riuscì a sentire distintamente il suo profumo quando le sfiorò il braccio, lasciandola sola, confusa e senza parole nel retro del suo negozio.
 
 
 
*
 


Clarke fece un passo verso l’uscita prima di fermarsi, senza fiato. Che cosa stava facendo?
 
 


La parte razionale di sé, quella che Octavia aveva risvegliato la sera prima con le sue parole la stava implorando di uscire da quel negozio, di correre via prima di mandare tutto a rotoli.
 

 

Eppure ogni altra cellula del suo corpo la spingeva a tornare sui suoi passi, da Lexa. Dovevano essere passati pochi attimi, ma a Clarke sembrò un tempo lunghissimo, un tempo troppo lungo da passare senza Lexa tra le sue braccia.
 
 


Si girò e rientrò nel retro, osservando con malcelata meraviglia il modo in cui il sole si rifletteva sui capelli di Lexa. Era lì, bellissima e confusa, e Clarke sapeva di non aver mai desiderato altro nella sua vita come in quel momento desiderava lei.
 
 


Lexa si girò sentendo i suoi passi, e fu un movimento così naturale per entrambe andarsi incontro che Clarke non riuscì a capire come avesse potuto pensare anche solo per un attimo di evitarlo. Le loro labbra s’incontrarono come se l’unico scopo della loro esistenza fosse quell’esatto momento, e Clarke lasciò andare un sospiro di sollievo quando sentì la mano di Lexa circondarle il volto, stringerla più vicino che poteva.
 
 


Le labbra di Lexa erano morbide e delicate sulle sue, il suo profumo di fiori freschi che sembrava essere ovunque mentre i loro corpi erano sempre più vicini, e Clarke si perse completamente in quel momento, migliore di qualsiasi fantasia avesse mai immaginato.
 
 


Quando cercò di avvicinarsi di più a Lexa, inciamparono entrambe sui fiori che occupavano quasi tutto il piccolo stanzino e finirono per caderci sopra. Sentì Lexa sorridere sulle sue labbra, ma nessuna delle due lasciò andare.
 
 


Clarke lasciò che le sue mani vagassero per un attimo sul corpo di Lexa prima di stringersi con delicatezza sul tessuto della sua felpa, cercando di toglierla senza interrompere il bacio. Lexa però si staccò da lei, guardandola con quei suoi enormi occhi verdi pieni di felicità, togliendosi la felpa di dosso con un movimento fluido per poi tornare a baciarla ancora e ancora, mentre le mani di Clarke sfioravano i suoi boccoli castani, e quelle di Lexa la stringevano a sé accarezzando i suoi fianchi.
 
 


Clarke emise un gemito soffocato quando sentì Lexa aprire leggermente le labbra per chiederle un permesso che Clarke la aveva già implicitamente concesso. Il bacio si fece più profondo, più sensuale di quanto Clarke avesse potuto immaginare, risvegliando in lei un calore che non aveva mai sentito, così vivo che pensò che si sarebbe consumata lì, in quel momento, se non fosse stata capace di toccare la pelle di Lexa, di sentirla vicino a lei, di essere sua completamente.
 
 


Cercò di cambiare posizione, ma il brusco movimento fece cadere Lexa su un mazzo di rose, e la ragazza si alzò con uno scatto “Ahia!” Clarke si spostò subito, guardandola preoccupata “Che cosa succede?”
 
 


Lexa continuava a ridere mentre con una mano si stringeva la spalla “Le rose… mi hanno punto!” Clarke cominciò a ridere a sua volta, per l’assurdità della situazione, per la corrente di emozioni che si sentiva dentro, semplicemente per la felicità incredibile che provava.
 
 


“Che male…” Lexa scosse la testa che Clarke le accarezzò il viso, sistemandole qualche ciocca di capelli spettinati; stava per avvicinarsi di nuovo quando entrambe sussultarono nel sentire la porta del negozio aprirsi.
 
 


Lexa le sorrise “Un altro cliente…” Clarke appoggiò la fronte contro la sua, il fiato corto e un sorriso stampato in volto prima di sentire l’unica voce che avrebbe potuto riportarla alla realtà.
 
 


“C’è nessuno?” Finn.
 
 


Gli occhi di Lexa si spalancarono per un attimo, la felicità di poco prima dimenticata.
 
 


“Lexa? Lexa sei nel retro?”
 
 


Questo sembrò risvegliarle entrambe dallo shock, perché Clarke allontanò le mani da quelle di Lexa e lei si alzò, andando verso la porta.
 
 


“Non… non entrare Finn. Arrivo.” Lexa uscì nel negozio, ma Clarke riuscì a sentire chiaramente cosa si stavano dicendo lei e il marito.
 
 


“Scusami stavo… stavo facendo l’inventario. Stavo contando i… sai… Ciao”
 
 


“Ciao” La voce di Finn sembrava normale, e Clarke sperò con tutto il cuore che non riuscisse in qualche modo a leggere nel volto di Lexa quello che stavano facendo.
 
 


“Che cosa vuoi Finn?”
 
 


“Ehm… comprare dei fiori, che altro?”
 
 


“Sì… certo.” Persino da lì Clarke riusciva a sentire il sorriso forzato di Lexa, e lentamente tutto quello che avevano appena fatto, così bello e sincero un attimo prima, perse ogni colore.
 
 


“Non sono per me, sono per Clarke…” La voce di Finn sembrava triste, e Clarke cercò di ricordarsi se nell’ultimo periodo gli fosse successo qualcosa, magari a lavoro, ma in quel momento non riusciva a venirle in mente nulla, come se nelle ultime settimane avessero vissuto separati invece di dormire nello stesso letto.
 
 


“Ultimamente è un po’… non lo so. Ma sai come dicono, niente è più confortante di un mazzo di fiori perciò…”
 
 


“Assolutamente.” La voce di Lexa si era fatta piccola piccola, quasi un sussurro che Clarke faticò a riconoscere “Cosa le piace?”
 
 


“Sai cosa le piace.” La frase di Finn fu seguita da un silenzio imbarazzante, finché il ragazzo non continuò “I gigli, le piacciono i gigli.”
 
 


“Sì, certo…” Sentì Lexa lavorare in silenzio per qualche minuto prima che Finn parlasse di nuovo “E ieri, alla partita, ti sei divertita?”
 
 


“Sì… sì certo, è stato molto interessante.” Solo il pensiero della sera precedente faceva venire la nausea a Clarke, come se i bei momenti che aveva passato con Lexa si fossero trasformati in cenere.
 
 


“E Clarke… Clarke per caso ti ha parlato di me?” Finn aveva quasi balbettato, cosa che Clarke non gli sentiva fare dai primi anni dell’università, quando il ragazzo era ancora terrorizzato dagli esami orali e andava in panico sotto pressione.
 
 


Quando Lexa rimase in silenzio, lui continuò “Scusami io… non so cosa sta succedendo. Probabilmente sto sbagliando qualcosa. Se lei magari… se lei ti avesse detto cosa sto facendo o cosa non sto facendo io potrei smettere. O cominciare a farlo. E torneremo come prima… possiamo tornare a stare come prima.”
 
 


In quel momento Clarke capì che non poteva più rimanere lì. Ogni parola di Finn era come una pugnalata al cuore, e lei si sentiva semplicemente schiacciata dal senso di colpa. Uscì di nascosto dalla finestra, cosa che non aveva fatto dai tempi del liceo, e cominciò a correre, inseguita dalla vergogna che provava per se stessa.
 
 


Come aveva potuto fare una cosa del genere a Finn? Era stata troppo debole, troppo sciocca pensando di riuscire a resistere, e si odiava per questo.
 
 


“Clarke… Clarke aspetta.” La voce di Lexa risuonò come un richiamo lontano nella sua mente, ma non poteva evitare di sentirla avvicinarsi, di sentire la sua mano sul polso, che la implorava di fermarsi.
 
 


“Lexa, ti prego.”
 
 


“Dimmi qualcosa…” Clarke cercò di liberarsi, continuando per la sua strada “Che cosa vuoi che ti dica? Ho sentito quello che ha detto, ero seduta lì dietro e ho sentito tutto, lui pensa perfino che la colpa sia sua.”
 
 


“Allora trova una soluzione!” Clarke si fermò, girandosi a guardare Lexa, consapevole di avere gli occhi lucidi, la gola chiusa dall’emozione “Quale?”
 
 


“Dimmi di sparire.” Clarke rimase impassibile per un attimo, incapace di parlare, il cuore che si spezzava nel vedere le emozioni nel volto di Lexa “Dimmi che è quello che vuoi e mi allontanerò e non mi farò più vedere.”
 
 


“Tu vuoi questo?” Clarke avrebbe voluto essere più forte, dirle di sì, ma in quel momento la sua voce uscì come un sussurro, l’idea di separarsi da Lexa improponibile nella sua mente come smettere di respirare; non poteva essere forte, non in quel momento, e si rese conto che Lexa lo stava facendo al posto suo.
 
 


“Io voglio te.” La voce della ragazza era chiara e cristallina, così diversa dal caos che Clarke sentiva dentro, e riuscì a farle capire che anche lei lo voleva, voleva Lexa, e quello che avrebbero potuto avere insieme. Ma non era possibile, non in quel momento, in quella vita.
 
 


“Lexa…” la voce di Clarke era piena di rimpianto “Lo so…” La ragazza scosse la testa, evitando il suo sguardo.
 
 


“Non posso…” Ormai l’aveva detto così tante volte, nella sua testa, a lei, che quelle parole sembravano prive di significato. Non poteva, ma nel suo cuore l’aveva già fatto. “Lo so…”
 
 


Lexa alzò la mano, quasi a voler stringere la sua, ma si fermò “Ce la faremo. Staremo bene.”
 
 


Era una bugia, e lo sapevano entrambe. Clarke allungò la mano per finire quello che Lexa aveva iniziato, e si ritrovò di nuovo tra le sue braccia, mentre Lexa le baciava delicatamente la guancia, stringendola a sé come se fosse l’ultima volta: con una fitta di dolore Clarke capì che probabilmente lo era.
 
 


“Non dimenticarmi.” La voce di Lexa era roca e spezzata, come si sentiva Clarke in quel momento. Come avrebbe potuto dimenticarla? L’avrebbe portata con sé per il resto della sua vita. “Non avrò altri ricordi che te.” Ed era terribilmente vero; ancora prima che Lexa la lasciasse andare per allontanarsi, camminando lentamente e senza guardarsi indietro, Clarke capì che non avrebbe mai amato nessuno come amava Lexa e che, nonostante questo, doveva lasciarla andare. 








Note: Ciao a tutti! Come potete vedere ancora una volta sono un disastro con gli aggiornamenti, mi dispiace... Io ci provo ma ci sono sempre altre mille cose da fare! Comunque questo è un capitolone, finalmente la tanto attesa scena del bacio! Purtroppo c'è ancora un pochino di angst da sopportare prima del lieto fine, ma penso di concludere in altri due capitoli al massimo. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ho tagliato delle scene del film che non mi piacciono moltissimo per metterne altre scritte da me, spero che non si sia perso il senso della storia! Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate, la vostra opinione mi aiuta sempre a migliorare! Alla prossima!
  
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