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Autore: LanceTheWolf    27/03/2017    0 recensioni
Korra è tornata a combattere sul fronte del Regno della Terra, con lei alcuni dei compagni di sempre. Una figura sconosciuta è stata in grado di mettere sotto il suo controllo alcuni dei vecchi nemici del passato e questo comporta la necessità di schierare in battaglia vecchi e nuovi amici. A Città della Repubblica continuano le selezioni per i nuovi Furetti di Fuoco.
Genere: Azione, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Iroh, Korra, Lin Beifong, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Avatar: Storia dell’erede perduto'
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Cap. XLIV: Attacco al Treno
-Quinta parte-


“Ecco finalmente il laboratorio.” Pensò Korra dopo aver messo al tappeto gli occupanti di quel nuovo enorme vagone.
Era un po’ bruciacchiata, non c’era che dire, ma al di là di quel centro di ricerca su rotaie si trovava l’alloggio del capo di quella ‘baracca’.
Si sentiva fremere. Fin lì era stato anche troppo facile: le sembrava impossibile che fosse da solo, ma presto se ne sarebbe accertata.
Il compagno al suo fianco aspettava un suo cenno per agire.
Un profondo respiro ed eccola tendere i muscoli per dare il via a quel nuovo spettacolo, quando alle loro spalle… -Allora, chi di voi due mi ha quasi fritto le natiche? Fortuna che sono un tipetto coriaceo, altrimenti…- Era la voce di Bolin.
-Ancora qui? Speravamo di trovarvi già a torchiare il grosso bastardo che ha messo su questa follia! - L’arroganza di Lin l’avrebbe riconosciuta tra mille.
Si voltò sorridendo. –Che domande, vi aspettavamo, non è evidente? Non volevamo mica togliervi il piacere di farci da spalla! –
-Sì, come no! - Commentò la donna mentre Bolin le parlava sopra, dicendo: -Ehi, ehi, ‘eroina’. Abbassa la cresta, io non sono la spalla di nessuno. -
-Tecnicamente essendo uno dei cavalieri del…- Intervenne Iroh immediatamente interrotto.
-Ok, ok, ho capito! La signora qui presente…- Aggiustò il tiro il ragazzone della terra indicando Lin. -…Non è la spalla di nessuno, intesi! – Poi, assottigliando lo sguardo e fissando il generale, aggiunse: -Sei tu che m’hai bruciacchiato, vero? -
-Direi che abbiamo cose più importi a cui pensare e, ma… è una mia impressione o siete completamente fradici? - Cambiò abilmente discorso il generale.
-Già, nessuna impressione. Siamo zuppi fin nelle ossa. Eizo ha fatto davvero un buon lavoro. Le tubature sono saltate e la pressione, inondando l’hangar, ha mandato in tilt tutte quelle robe tecnologiche. Armature, armi e altre diavolerie che non ti sto a dire. – Spiegò il dominatore della lava
-Uhm… grazie agli spiriti avevate inclinato il treno altrimenti…-
-Altrimenti cosa? -
Iroh stava per rispondere al ragazzo dagli occhi verdi, quando Lin… -Forza muoviamoci! Non siamo qui mica per fare un pic-nic. - Disse, superando Bolin con una spallata.
Korra si limitò ad annuire più determinata che mai, ora che anche il resto dei suoi amici era lì con lei.


Eizo aveva svolto il suo compito: come da programma la prima cosa che aveva fatto era stato manomettere l’impianto antincendio per permettere all’Avatar e ai suoi di entrare nel treno. Aveva sigillato l’unica derivazione che conduceva l’acqua al di fuori di quell’hangar e bloccato, con i comandi manuali, i bocchettoni del getto, per poi dedicarsi al sabotaggio del deposito armature. Quando i sensori avevano captato un aumento esagerato del calore e del fumo in quel magazzino, dovuto allo scontro elementare, avevano attivato l’erogazione dell’acqua che scorrendo nelle tubature senza trovare alcuna via di sfogo aveva aumentato la pressione al punto tale che quell’impianto provvisorio era finito con il collassare su se stesso, esplodendo. I macchinari e le armi cominciarono così a dare segni di mal funzionamento e a bloccarsi. In quel momento, preciso come un orologio, l’esercito del nord, guidato dal generale Monraq, faceva il suo arrivo proprio dall’ingresso principale e in un attimo quel poco che ancora funzionava era stato bloccato nel ghiaccio.
“Tanti cervelli tutti insieme e nessuno che avesse pensato a fare quei cosi a tenuta stagna. Divertente!” Pensò Eizo, mentre osservava in basso, da una trave della costruzione, il generale Monraq avere tutto sotto controllo.
“E’ l’era dell’Avatar dell’acqua, sciocchi! Se avete intenzione di esserle nemici dovreste almeno avere l’accortezza di non bagnarvi.” Ridacchiò tra sé e sé spostando lo sguardo su quel treno diventato ormai il fantasma malridotto dello splendore scuro che era stato meno di un’ora prima.
Gli oblò erano progettati in modo che non si potesse guardate all’interno. Ma le sue frecce nel clou dell’attacco avevano infranto i vetri dei primi vagoni per permettergli di fare quello che sapeva fare meglio: osservare ed essere pronto a intervenire. Aveva usato frecce esplosive da contatto, che non solo erano parse agli occupanti di quel bestione di metallo dei colpi sfuggiti ai dominatori del fuoco, ma non superando quel limite, infrangendosi e disintegrandosi contro il vetro, non avevano rischiato di far saltare in aria Avatar e amici.
Vide il suo comandante e Lin raggiungere l’Avatar e il Generale Iroh. Mancava poco. E se qualcosa fosse andata storto lui era pronto a scagliare le sue frecce che fossero servite ad attaccare o a mandare segnali.
All’arrivo del Generale Monraq, il suo comandate aveva dichiarato che lasciava il controllo di quella postazione nelle sue mani in modo da poter raggiungere l’Avatar. Il generale si era limitato ad annuire per poi ordinare di perlustrare la zona.
Le truppe dell’unione guidati dai suoi compagni erano ancora fuori. Avevano avuto il compito di tenere a bada le truppe esterne aprendo un varco all’esercito del Nord. Quei cosi metallici non avevano speranza contro quei dominatori, e suo era stato il compito di fornirgli le cartucce da sparare…
“Ehm… l’acqua da spar… ahhh!!!” Pensò con lo sguardo fisso su quel che accadeva nel treno: gli scienziati e il grosso delle guardie del vagone laboratorio erano convogliate tutte nel vano successivo. Li vedeva sudare freddo mentre fissavano la porta coscienti di cosa da un momento all’altro sarebbe piombato su di loro.
Impugnò la sua arma e incoccò quattro frecce. Tese l’arco e schioccò la lingua imitando il gemere della corda rilasciata.
Ahhh! Quanto sarebbe stato facile per lui eliminarli, ma… non era il protagonista della storia! Trattenne a stento una risata a quell’ultimo pensiero. Abbassando il suo arco.
“Basta giocare!” Si disse. La verità era che quelli come lui coprono le spalle e non accelerano i tempi, il rischio altrimenti era che se le cose fossero sfuggite di mano nessuno sarebbe stato pronto a metterci una toppa.
La voce di Hayato che chiedeva la stima della situazione al Generale del Nord voleva solo dire che le truppe dell’unione avevano finalmente varcato anche loro quell’uscio.
Fuori tutto era finalmente calmo. Mentre l’esercito del Generale Monraq rimaneva all’erta le forze dell’Unione cominciavano a far un po’ di pulizia: per prima cosa cominciarono a radunare i prigionieri rendendoli impossibilitati a nuocere ulteriormente. Anche se nemici la maggior necessitava di cure e l’Avatar aveva già predisposto che ne avessero. La seconda cosa era occuparsi dei morti. Non era mai piacevole accatastare i corpi, ma qualcuno doveva pur farlo.
Eizo non aveva mai amato quella parte del far pulizia; non gli piaceva vedere quelle che, fino a pochi momenti prima, erano persone a tutti gli effetti, trattate come sacchi della spazzatura e, grazie agli spiriti, la sua missione gli stava evitando quello spettacolo, attento solamente a quanto accadeva nel treno.
“Cosa avrà da blaterare il comandante invece di intervenire?” Pensava, vedendo Bolin agitarsi fisicamente conversando con il Generale. “Ma davvero stanno perdendo tempo in chiacchiere?” non sapeva se esserne divertito o cosa. Ma no, sicuramente avevano trovato qualche cosa che non collimava con il piano originario e stavano valutando il miglior modo per irrompere nell’altro vagone.
L’altro vagone… quell’uomo sul fondo del vagone, seduto tranquillamente a quella sorta di pannello comandi, che dava le spalle al resto dei presenti. Era così tranquillo… troppo tranquillo, mentre premeva una serie di tasti davanti a lui. Non gli piaceva…
-Zak! E non ci sei più bello! Non dovresti sentirti tanto al sicuro. - Disse sottovoce, socchiudendo l’occhio sinistro e accennando a scagliare una freccia invisibile, quando il gruppo di Korra guadato dalla signora Beifong sfondò quell’ingresso con la grazia che solo quella donna, e il suo piede destro, possedevano. Pensò divertito.
-Uno. - Cominciò a contare. -Due. Tre. Quattro. - Ghignò compiaciuto. –Quattro secondi. Niente male davvero! - Commentò infine vedendo al tappeto tutti gli ostacoli umani che si frapponevano tra l’Avatar e il suo obbiettivo.
Purtroppo però quel sorriso divertito sulle labbra dell’arciere si spense di colpo: quell’uomo in camice bianco era ancora seduto come se nulla di quanto stesse accadendo lo tangesse minimamente. Vide la sedia girevole ruotare e mostrare l’uomo che battendo le mani si beffava dell’Avatar e dei suoi uomini per nulla intenzionato ad alzarsi al cospetto dell’unica Maestra di tutti gli elementi.
-Fottuto bastardo! - Sibilò a denti stretti, questa volta davvero tentato di fargli saltare la testa.    


 
   
 
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