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Autore: WeArePerfectlyImperfect    27/03/2017    3 recensioni
Nel mondo di Abby il caso non esiste.
Tutto è predetto dai marchi (o Scottature), simboli, simili a cicatrici, che si trovano sul palmo della mano di qualsiasi essere umano.
Ogni marchio ha un significato ben preciso e ha un solo gemello, una sola Metà.
Se trovi la tua metà allora trovi la tua anima gemella, il tuo vero amore... Se non la trovi però?
O se la trovi ma scopri che il destino sta davvero incasinando la tua vita facendoti incontrare la persona sbagliata? E se non fosse Amore? Abby se ne renderà conto quando incontrerà Lui, stronzo, pericoloso e completamente inadatto a lei, eppure con il marchio reclamato dal suo.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo3- Ballo in maschera
 
Era passata una settimana da quando Bree aveva trovato la sua metà, e io non avevo ancora trovato il coraggio di parlare a qualcuno di quello che avevo sentito e provato in quel momento, nemmeno a mia nonna.
Cosa c’era che non andava in me?
«… Non è vero Abby?» sentii una voce chiamarmi e tornai sulla terra e con la testa sulle spalle. Mi trovavo in mensa, e stavo mangiando con Bree e una sua amica della sua classe di matematica.
«Cosa?»
«Tutto bene Abby?»
«Sì, scusa ero solo distratta… Dopo ho un test di storia e sono solo tesa…» mentii, non me ne fregava davvero niente del test di storia.
«Storia della simbologia o tradizionale?» mi chiese Vicky, l’amica di Bree
«Simbologia.»
«Vai tranquilla allora, è semplice, l’ho avuta lo scorso semestre.» mi sorrise
«Meno male grazie!» sorrisi stanca e poi aggiunsi «Cosa stavi dicendo Bree comunque?»
«Oh, le stavo solo raccontando come erano andate le cose con Adam…» ogni volta che pronunciava il suo nome nei suoi occhi si accendeva una luce mai vista prima.
«E tu Abby? Chi è la tua Metà?» vidi Bree lanciare un occhiataccia a Vicky, ma feci finta di niente e risposi tranquillamente «Non l’ho ancora trovata.»
«Oh…»
«Scommetto però che accadrà presto!» si intromise Bree «E a tal proposito, c’è una festa sabato, è un ballo in maschera, ed è organizzato dalla casata reale! Siamo tutti invitati a quanto pare!» era tutta elettrizzata all’idea.
«Non so…» non ero mai stata una persona da feste, tanto meno per quelle organizzate dalla casata reale. Qualcosa mi diceva che le facevano solo per entrare sempre di più nelle grazie dei sudditi. E questo mi era sempre suonato una cosa abbastanza ipocrita.
«Sarà la tua occasione Abby! Me lo sento!»
Ero davvero indecisa, non volevo offendere Bree, ma allo stesso tempo lei ci sarebbe andata con Adam e io avrei fatto il reggi candele e…
«Ciao tesoro!» parlando del Diavolo… Adam arrivò proprio in quel momento e diede un leggero bacio sulle labbra alla mia amica «Oh Adam, diglielo tu a Abby che deve venire alla festa con noi!»
«Certo che devi venire, ci divertiremo!» e mi sorrise, uno di quei sorrisi che ti fanno girare la testa. Lo so che era sbagliato, ma continuavo a sentire qualcosa per lui, qualcosa che non riuscivo a definire. Come potevo dire di no a quel sorriso? Abby ripigliati, è la Metà della tua migliore amica!
«Io… Non ho un vestito, e nemmeno la maschera.»
«Tranquilla, i miei hanno un negozio di costumi in centro, sei la migliore amica di Bree e quindi sei anche mia amica, posso prestarti tutto ciò che vuoi!» mi sorrise Vicky. Perché doveva essere così gentile?! Le sorrisi e poi guardai Bree. Stava battendo le mani, come una bambina a Natale.
«Va bene, verrò.»
 
«Abby sei stupenda!» mi gridò Bree appena ci trovammo all’entrata. Sorrisi e feci un inchino, facendo ridere la mia amica e la sua Metà.
«Grazie, anche voi non siete per niente male!» ed era davvero vero, erano stupendi entrambi, Bree con quel vestito stile impero color tortora e Adam con una giacca a doppio petto blu, era davvero incredibile.
Ci mettemmo in fila per l’entrata, la fila scorreva a rilento per via dei controlli che avevano rafforzato.
«Stanno davvero controllando ogni persona che entra per cercare il principe Bloomwood?» chiesi incredula «Perché dovrebbe mai imbucarsi in una festa come questa?»
«Io avevo sentito che l’avevano preso al confine…» disse Bree
«Non è vero! Chi te l’ha detto? Il lattaio?» la prese in giro Adam
«Che cretino che sei. Non me l’ha detto il lattaio…»
«E allora chi?» continuò ad incalzarla lui
«…L’ho sentito oggi dal parrucchiere.»
«Ahh allora sì che adesso le cose cambiano.» Adam si mise a ridere. Lui era davvero incredibile quando scherzava, feci scorrere il mio sguardo sulla sua bocca… sulle sue labbra…
Mi riscossi. “Basta Abby. Basta.”
Arrivammo davanti alla guardia che controllava «Poggiate la mano sul lettore di Marchio, se è stato reclamato, altrimenti dovete andare in quella fila per il riconoscimento sanguineo.» continuava a ripetere.
Ingegnoso, sapevo che ogni Marchio reclamato era registrato in un database, ma effettivamente non avevo mai pensato che alla nascita ci registrassero anche tramite il nostro sangue. Mi misi in coda per quello sanguineo, mentre Bree e Adam rimasero in coda per quello tramite la Scottatura.
«Metti il dito qua, Cara.» una signora anziana mi sorrise e mi indicò un una macchina con un piccolo buchino. Non appena appoggiai il dito un ago mi perforò il polpastrello, fu talmente veloce che non ebbi nemmeno il tempo di accorgermene.
«Abby Pevensie?» mi chiese la donna dopo aver fissato per qualche secondo uno schermo collegato con la macchina.
«Sì, sono io.»
«Bene, puoi andare Cara. Il prossimo!»
Entrai nella sala, mi guardai un po’ attorno e vidi i miei amici aspettarmi alla fine della scalinata «Abby!»
Scesi i gradini velocemente e andai da loro «Eccomi, scusatemi, ci si metteva un po’ di più da noi.»
«Non fa nulla, andiamo a prendere da mangiare.» ci avvicinammo al buffet: c’era ogni sorta di cibo su quei tavoli, c’era solo l’imbarazzo della scelta, iniziai a riempirmi il piatto «Posso davvero morire felice dopo oggi» dissi ad Abby, ma per mia sfortuna non fu l’unica a sentirmi.
«Stai sfogando le tue frustrazioni sul cibo, sfigata?» mi voltai e mi trovai Diana davanti.
«Non sono affari tuoi.»
«Mi chiedevo no… Come ci si sente ad essere rimasta l’ultima? Persino la tua amica sfigata ha trovato la Metà. Devi essere così gelosa di lei…» si mise a ridere forte, perché tutti la sentissero.
«Torna da John, che sicuramente ti starà cercando.» dissi glaciale
«Certo… Torno dalla mia Metà, perché io posso farlo. Tu al massimo tornerai dal Cortile.» rise di nuovo della sua stessa battuta e poi se ne andò.
Raggiunsi Bree e Adam al nostro tavolo «Perché devono esistere persone come Diana?!» mi lamentai.
«Cosa ha fatto questa volta?»
«Esiste, ecco cosa ha fatto.» addentai un pezzo di pane e lasciai cadere la conversazione.
In quel momento una dolce melodia si diffuse nell’aria, la band aveva iniziato a suonare e coppie stavano andando verso il centro della pista da ballo, guardai Adam e Bree, sembravano facessero finta di nulla, ma sapevo che entrambi avrebbero voluto ballare.
«Andate. Non preoccupatevi di me…»
«Ma no, possiamo stare qui con te!» disse la mia amica, non troppo convinta.
«Davvero, ho il cibo a tenermi compagnia.» sorrisi, lei guardò la sua Metà e poi entrambi si alzarono «Un ballo e siamo da te!» mi disse ancora lei, e poi sparirono alla mia vista, inghiottiti dalle persone.
Iniziai a guardarmi intorno, devo ammettere che avevano fatto davvero un gran bel lavoro con le decorazioni. Era tutto perfetto, le luci erano soffuse al punto giusto e distribuite in punti strategici. L’atmosfera era rilassata e piacevole, tutti si stavano divertendo e non c’era niente che non andava, come se tutti i problemi per quella sera fossero spariti.
Sentii delle risa,  mi voltai e un gruppo di ragazzi attirò la mia attenzione, erano appena entrati probabilmente, perché erano in piedi in cima alle scale, stavano guardando la sala e ridendo per qualcosa o qualcuno. Uno dei quattro indicò il buffet e poi disse qualcosa a agli altri che sembrarono annuire. Iniziarono a scendere la gradinata, indossavano tutti la maschera e sembravano tutti molto sicuri di sé. Uno dei quattro era rimasto un po’ più indietro, sembrava cercare qualcuno nella sala, magari la sua Metà, fino a quando non spostò lo sguardo nella mia direzione, legando un secondo il suo sguardo con il mio.
Bastò quel secondo, quel piccolissimo, fottutissimo secondo per cambiare la mia vita.
Mi morsi l’interno della guancia per non urlare, mi alzai di scatto facendo cadere la sedia, ma non me ne preoccupai. Abbassai lo sguardo sul palmo della mia mano sinistra.
Stava brillando.
“Sentirai le farfalle nello stomaco e non capirai più nulla.” Così mi aveva detto Bree, ma io non sentivo farfalle nello stomaco, ma più macigni, pesanti una tonnellata, che non mi facevano respirare e che mi schiacciavano il petto.
“Il marchio ti brucerà un po’, ma niente di così tremendo.”, il dolore che sentivo non era bruciore, era come se qualcuno mi avesse appena pugnalato la mano e trapassato da parte a parte, e come se non fosse ancora abbastanza, stavano rigirando la lama, cercando di farmi davvero un buco. Era lancinante e mi face lacrimare gli occhi, mi strinsi il polso con l’altra mano e cercai di non urlare. Mi sbilanciai in avanti e mi dovetti appoggiare al tavolo per rimanere in piedi. La vista era offuscata per il dolore, ma nessuno sembrava accorgersi di quello che stava accadendo.
“Capirai all’istante che lui è tutto ciò che hai sempre desiderato. Sarà un colpo di fulmine.” Davvero non riuscivo a capire, perché non mi sentivo come Bree mi aveva descritto? Come mai mi sentivo così… Così male?
Anche il suo palmo si era illuminato, potevo intravedere la luminescenza da dove mi trovavo. Lui iniziò ad avanzare verso di me, io invece rimasi al mio tavolo, cercando di darmi un contegno, ma sapevo che non sarei riuscita a fare nemmeno un passo. Più quel ragazzo si avvicinava a me, più il mio marchio pulsava in modo doloroso e intenso. Stavo impazzendo, per un attimo pensai davvero di prendere il coltello presente sul tavolo e strapparmi via il marchio dalla mano. Riportai lo sguardo sul ragazzo e i nostri occhi si incatenarono di nuovo: occhi color smeraldo spiccavano da sotto la maschera.
Ci separavano solo più pochi metri l’uno dall’altro, una forte rabbia iniziò ad impossessarsi di me, mi resi conto di odiare quel ragazzo con tutta me stessa. Se si fosse avvicinato anche solo un centimetro di più non sarei riuscita a controllare le mie azioni.
Strinsi la mano a pugno, ero pronta. Che si avvicinasse pure, l’avrei ucciso.
Poi ad un tratto lui si fermò di colpo, guardò qualcosa alle mie spalle, corse dai suoi amici e li trascinò via.
Come tutto era apparso, scomparì, così, in un attimo.
Il dolore cessò e la mia mente finì di essere offuscata da pensieri violenti. Mi guardai la mano che stavo ancora stringendo a pugno. Ero davvero pronta a colpire una persona senza nemmeno conoscerla? Cosa diavolo mi stava succedendo?
Calmati Abby, per l’amor del cielo, CALMATI.
 
 
Hello folks!
Ecco a voi il terzo capitolo di “It must be destiny”. Cosa ne pensate? Finalmente siamo arrivati ad un punto di svolta, anche Abby ha trovato la sua Metà yuhuuu ma come mai quella sua strana reazione?
Stay tuned se volete sapere tutto il resto hahahahaha
Ringrazio le due anime pie che hanno recensito (grazie, siete sempre così carine! Mi fa davvero piacere che mi diciate sempre cosa ne pensate!), ringrazio chi ha inserito la storia tra le seguite e le ricordate (<3 <3) e ringrazio ovviamente tutti i lettori silenziosi che continuano a seguire.
Alla prossima,
WeArePerfectlyImperfect
   
 
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