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Autore: arashi17    28/03/2017    4 recensioni
"Park Jimin gli era piombato tra capo e collo alla stessa velocità dello sbattere le palpebre. Era stato irreversibile tentare di correre ai ripari, Min Yoongi semplicemente quella mattina aveva aperto gli occhi e si era visto in casa propria la fonte più pura di ossigeno esistente al mondo. Solo questo, davvero nulla di speciale."
*YOONMIN*
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hot Chocolate






 

I tavolini di uno dei bar accanto all'università quella mattina erano brulicanti di studenti più del solito, e Namjoon insieme ad Hoseok e Jimin avevano deciso di farci una capatina prima dell'inizio delle rispettive lezioni; Jin aveva dovuto declinare l'invito a causa di una febbre improvvisa, e Yoongi stava probabilmente ancora dormendo beato nel suo letto caldo. Park Jimin stava ancora rimuginando sul loro risveglio insieme avvenuto oramai una settimana prima, ed un sorriso radioso gli si disegnò lungo le labbra piene. Non stava prestando molta attenzione al discorso dei suoi amici seduti attorno al tavolino, continuando a fantasticare e sporcarsi la punta del naso con la panna sulla sua cioccolata, e non fece neanche caso alle rapide occhiate che i presenti gli indirizzavano, preoccupati per una sua qualsiasi reazione, ma all'ennesimo sorriso sognante di Jimin, fu Namjoon che si prese la scomoda briga di infrangere le sue speranze.

“Tu cosa ne pensi, Jimin?”

“Hm? Scusate, ero sovrappensiero.”

“Riguardo Yoongi hyung e la ragazza con cui sta uscendo...”

“...”

Le labbra di Jimin, ancora sorridenti, si aprirono e si chiusero leste portandosi via anche quello stralcio di sorriso che si ostinava a indossare da giorni. Non aveva smesso un attimo di distendere la bocca e mostrarsi sinceramente felice, come avrebbe potuto non reagire in quella maniera se al loro risveglio sul divano, Min Yoongi era arrossito e, abbassando il volto aveva sorriso dolce, come a fargli capire che andava tutto bene e gli aveva solo fatto piacere aver dormito con lui. Come poteva non sprizzare allegria e gioia per tutta la settimana successiva? Anche se dopo quel momento magico non c'erano più state interazioni significative tra di loro a causa dello studio costante, sapeva in cuor suo di aver mosso un passetto in più per poterlo abbracciare ancora.

Allora di cosa diavolo stavano blaterando in quel tavolo? Cosa significava quella frase tanto folle? C'era una ragazza nella vita di Yoongi, ma tutti i sorrisi e gli sguardi più profondi li indirizzava a lui? Non capiva affatto, non riusciva minimamente a comprendere cosa stessero dicendo i suoi amici, non voleva proprio capirla una cosa del genere.

“Ji- Jimin, è tutto okay?”

Balbettò Hoseok sporgendosi sul tavolino in direzione del più piccolo, ma Jimin si ritrasse contro la spalliera della sedia e interpose una barriera invisibile tra se stesso e gli amici in sua compagnia.

“Non sapevo che si vedesse con qualcuno... da quanto?”

“Più di un mese ormai. Credevo ne sapessi più di noi, a dire il vero.”

Jimin abbassò lo sguardo tetro, scosse la testa affermando di non saper nulla, e si alzò congedandosi dagli amici per correre a lezione. Naturalmente non entrò mai in aula quella mattina decidendo di camminare per qualche ora senza una precisa destinazione. Doveva sbollire, ripristinare le idee e i pensieri, capire come muoversi e comportarsi, cercare di non apparire patetico. Più si imponeva di darsi una calmata e respirare, più la voglia di urlare e picchiare a sangue quella ragazza misteriosa si impossessava di lui, facendolo rabbrividire di se stesso e dei suoi pensieri raccapriccianti. Osservò le sue mani più piccole di qualsiasi altro ragazzo della sua età, e tremò all'idea di far del male a questa donna per mera gelosia, lui, che non aveva mai ucciso neanche una zanzara. Rimase in disparte dal mondo e dalla vita per tutto il giorno, spense il cellulare e dimenticò anche di mangiare e bere; immaginava che quella reazione fosse parecchio esagerata, ma non se ne curò poi tanto: per mesi e mesi aveva illuso se stesso, aveva creduto possibile e concreta una storia d'amore che presto o tardi gli avrebbe riempito le ore di assoluta felicità e non vedeva l'ora che tutto questo arrivasse. Poi, in un attimo, il suo castello dei desideri si era sfracellato al suolo e tutte le sue convinzioni erano svanite. Come poteva non esagerare nella sua tristezza se addirittura Yoongi non era nemmeno interessato ai ragazzi? Come poteva calmarsi e restare lucido se aveva scambiato sguardi e gesti di pura gentilezza e amicizia in qualcosa di molto più grosso? Decise quindi, di piangere a dirotto accucciandosi ad una panchina nascosta dalle tenebre della sera, lasciando che la rabbia, la tristezza e la voglia omicida scappassero dal suo cuore e gli permettessero di tornare ad essere il solito Park Jimin, ed una volta prosciugato di ogni emozione, ritornare sui suoi passi verso casa, ma quando le lacrime finirono e le chiavi dell'appartamento aprirono il portone mostrandogli la cucina e i suoi due coinquilini in piedi, tutta la tristezza tornò prepotente a picchiargli sul cuore.

“JIMIN, DOVE CAZZO ERI FINITO!”

L'urlo di Namjoon lo fece sobbalzare sul posto e si perse a fissarlo spaventato. Sul loro tavolo vigevano sparsi i cellulari e le agende dei ragazzi, così come il tabacco e i pacchetti di sigarette semi vuoti. Yoongi e Namjoon apparivano preoccupati e frenetici, camminavano attorno al tavolo con sguardi spenti, e il puzzo del fumo aveva ricreato una piccola nuvola di nebbia nella stanza. Yoongi afferrò il proprio cellulare e dal modo di parlare capì che aveva chiamato Hoseok per comunicargli che era tornato, che stava bene ed era a casa davanti a loro adesso.

“Sono... sono stato a lezione fino a tardi...”

“Non raccontare cazzate! Non hai seguito nessuna lezione da 'sta mattina. E sono le undici di sera!”

Ancora una volta, Namjoon alzò la voce e Jimin si rannicchiò nelle sue spalle chinando il viso. Non si era nemmeno reso conto di quanto fosse tardi e continuò ad ascoltare i richiami del coinquilino più alto per altri minuti senza reagire o affrontare un contatto visivo, proprio come un bambino colpevole di qualche marachella, ripetendo in sussurri sconnessi quanto gli dispiacesse essersi comportato tanto sconsideratamente.

“Nam... adesso calmati un attimo. Ci parlo io.”

Yoongi scambiò qualche parola con Namjoon e parve tranquillizzarlo spronandolo a sedersi sul divano, poi si avvicinò a Jimin avvolgendogli un braccio attorno alle spalle e lo costrinse a seguirlo in camera loro. Fu assurdo come, per la prima volta da quando lo conosceva, Park Jimin odiò la sensazione della sua pelle contro il proprio corpo.
 

***
 

Marzo era giunto spazzando via un Febbraio pieno di emozioni contrastanti che avevano segnato in bene e in male il fragile cuore di un Jimin innamorato e quello di uno Yoongi incasinato fin nel midollo.

Era da troppo tempo che Jimin non postava una foto degna sul suo profilo Instagram e, mentre tentava invano di memorizzare le stupide nozioni del libro da studiare, lo scatto perfetto gli si parò davanti agli occhi. Nella terrazza oltre la loro cucina, Kimchi scorrazzava frenetica nell'inutile tentativo di acchiappare una bellissima farfalla dai colori caldi. I raggi del sole di mezzogiorno illuminavano l'ambiente e facevano luccicare il pelo bianco della gattina e Jimin non perse l'occasione di aprire la fotocamera del suo telefono e avvicinarsi alla scena con la più estrema cautela.

Un solo passo falso e tutto sarebbe saltato in aria, quindi si mise accovacciato allo stipite della porta finestra scattando diverse foto, e si avvicinò di più quando la farfalla si posò sul nasino rosa della sua gatta. Stava decisamente scomodo in quella posizione, ma avrebbe sopportato di tutto per quello scatto perfetto, quindi mise a fuoco lo schermo del telefono e cercò di non tremare nonostante tutti i muscoli in tensione gli rendessero quasi impossibile la cosa.

“Ehi, Jimin, tocca a te buttare la spazzatura oggi. Dopo butta anche ques-”

Sbem.

Nel frangente di un istante, tutto il siparietto che Jimin aveva messo su, era sfatato: Kimchi era corsa sotto il tavolo spaventata, la farfalla svolazzava sulla ringhiera del balcone affianco, il cellulare di Jimin riverso poco distante sul pavimento e tutto lo stendibiancheria con i panni ad asciugare era malamente crollato su di loro.

Min Yoongi non aveva di certo visto Jimin accucciato in dubbia posizione appena oltre la porta finestra e ci si era catapultato contro incapace di bloccare l'impatto. Uno sopra all'altro, coperti da biancheria intima e magliette al profumo di lavanda, mentre il sole raggiungeva il suo picco e Kimchi lentamente si avvicinava circospetta al cellulare del proprio padrone sfiorandolo con la zampa.

Jimin si rese conto che quelle tra i suoi capelli fossero le dita slanciate di Yoongi, solo dopo aver realizzato di essere sotto di lui. Le sue dita gli parvero leggere e rilassanti come le zampe della sua gatta, gli procuravano un leggero solletico mentre gli accarezzavano la testa e non riuscì a non innamorarsene incondizionatamente ancora una volta. Alzò lo sguardo con tutto il coraggio che vigeva al suo interno e si scontrò con gli occhi sgranati di uno Yoongi scioccato quanto lui, arrossendo per quella vicinanza bestiale che riusciva a mescolare i loro respiri e farlo sudare freddo per il panico. Aveva mai visto così da vicino Min Yoongi? Certo che no, come avrebbe potuto anche solo sperare di potersi avvicinare tanto? Eppure adesso poteva notare quanto fosse perfetto quel viso che aveva imparato ad amare giorno dopo giorno, o quanto fosse buono e caldo il respiro della persona che gli faceva sballare il cuore solo esistendo. Il suo hyung prediletto gli parve bello come un fuoco caldo in una giornata invernale, e si aggrappò con violenza alla sua schiena quando anche l'ultimo briciolo di equilibrio decise di abbandonare la sua stabilità. Corpo contro corpo, petto contro petto, adesso sì che erano uniti e chiunque li avesse visti in quella postura avrebbe sicuramente pensato a qualche scenario malizioso, non sarebbe potuto sembrare altro che quello.

“Stavo provando a fare una foto...”

“Devi stare attento, scemo...”

Le labbra di entrambi si mossero leggere e soavi, e più che un insulto, quello di Yoongi apparve come un consiglio spassionato e delicato, mentre i loro sguardi si facevano più intensi e Jimin iniziava a tremargli contro. Quando notò che il volto del maggiore stava per annullare ogni distanza, il cuore gli cominciò a sfondare il torace, il sangue lo invase ribollendo nelle vene e l'adrenalina lo fece scattare.

“S-scusa hyung! Stai uscendo con una ragazza, non- non dovresti lasciarti andare.”

Spinse via Yoongi in un solo colpo e si rimise goffamente in piedi pronunciando quelle parole senza il coraggio di guardare il suo interlocutore negli occhi, ma a Yoongi non sfuggì l'imbarazzo e la tristezza che coloravano quel visetto paffuto. Aveva combinato un gran bel casino solo per nascondere la propria omosessualità a Namjoon, ma con Jimin aveva tutt'altre intenzioni. Jimin doveva essere suo, perché ora che stavano per baciarsi aveva dovuto rovinare ogni cosa tirando fuori quello stupido discorso? Possibile che Jimin non avesse capito nulla? Possibile che proprio a Jimin, i suoi sguardi e le sue attenzioni non avessero mai comunicato niente? Si passò una mano sul viso rialzandosi per mettere apposto il macello combinato e camminò fin dentro la propria stanza, superando un Jimin coperto dalle lenzuola come un piccolo fagottino. Sospirò e si sedette al bordo del letto, cercando la sua testolina scema sopra le coperte pesanti e, quando la trovò, cercò di accarezzarla facendosi coraggio.

“Hai ragione tu, Park Jimin. Non dovrei lasciarmi andare. Ma tu non dovresti neanche permetterti di guardare le persone con quegli occhi.”

Gli aveva mormorato tutto contro l'orecchio coperto, infuocando le lenzuola e le gote del piccolo con la sua voce rauca e suadente per poi alzarsi e uscire di casa in direzione dell'appartamento di Hoseok. Era stato lineare e conciso: Jimin avrebbe fatto perdere il senno a chiunque con quello sguardo sconvolgente, era ora che se ne rendesse conto, e che si rendesse conto di quanto lo uccidesse con la sua sola esistenza.

 

***
 

“Scusa, Seulgi noona, hai davvero un amico così scemo?”

La risata imponente di Jimin si riversò in ogni angolo della mensa universitaria disturbando la clientela più prossima al loro tavolo, intenta a mangiare e studiare i più svariati argomenti. La sedia di Jimin dondolò un po' all'indietro, spinta dagli spasmi del ragazzo preso da un attacco di ridarella e Seulgi, nonostante stesse ridendo con gusto a sua volta, si vide costretta ad afferrargli un polso per tirarlo verso il tavolo prima che si potesse far male.

“Jiminnie, non ridere! Vorrei vedere te nella sua situazione. E poi è divertente.”

Ripristinato l'ordine momentaneo, gli intimò di prendere la situazione con la dovuta serietà, per poi ridacchiare ancora a causa dell'espressione ludica di un Jimin ormai andato. Era da quando aveva saputo di Yoongi che non si lasciava andare a qualche minuto di spensieratezza e, seppur quel discorso non facesse davvero tanto ridere, a lui era apparso come la barzelletta più comica del mondo. Si diede nuovamente una calmata e, asciugandosi le lacrime, riprese il discorso.

“È fin troppo divertente! Quindi, tu fai finta di essere la sua ragazza e lui fa finta di essere etero?”

“Beh, ci ricaviamo entrambi. Io faccio ingelosire il mio ex che non mi doveva lasciare, e Yoongi oppa tiene a bada il suo amico.”

La ragazza dai lunghi capelli castani spiegò con sarcasmo la situazione puntualizzando quanto il suo ex ragazzo avrebbe dovuto rosicare nel vederla con la sua nuova presunta fiamma, ma notò immediatamente un cambiamento repentino del volto di Jimin che impallidì seduta stante e gli si seccò la gola. Seulgi arcuò un sopracciglio e attese una qualche reazione dell'altro, sperando che non stesse succedendo qualcosa di strano.

“Come- come hai detto che si chiama...?”

Un bisbiglio senza fiato. Jimin ci aveva messo tutto se stesso nel far uscire una voce normale che non desse preoccupazioni e dubbi, ma proprio quando ne aveva più bisogno, venne tradito da se stesso. Tutto sommato, Seulgi decise di ignorare la stranezza e continuare il discorso con noncuranza.

“Chi, Yoongi oppa? Min Yoongi. Ci siamo conosciuti tramite dei colleghi in comune lo scorso anno e da allora siamo in ottimi rapporti. Lo aiuto con piacere, anche se non penso stia facendo la giusta mossa.”

“Come mai?”

Cercò di mostrarsi disinvolto dandosi un tono raddrizzandosi sulla sedia e risucchiando le ultime gocce di coca cola ormai del tutto sgasata. Seulgi lo guardò un istante e si imboccò un pezzetto di Red velvet che aveva scelto come dessert.

“Mi ha detto che gli piace uno dei suoi coinquilini. So che uno di loro è l'amico a cui nasconde di essere gay, quindi ad esclusione credo si tratti del ragazzo con cui divide la stanza. Non pensi sia inutile fingere ancora con la storia delle fidanzate false?”

Le unghie smaltate di un lucente bianco perla risaltarono nella cascata di capelli nel momento in cui Seulgi li fece ricadere alle sue spalle, si leccò le labbra dalle briciole di torta e annuì alla sua stessa frase, convinta più che mai di essere nel giusto. Poi voltò la forchetta verso Jimin e cominciò a ondeggiarla riprendendo il ragionamento.

“Insomma, se ami una persona dovresti fare di tutto per farti notare da lei, no? Sono anche così vicini e intimi, potrebbe nascere qualcosa di bello tra loro, e invece quell'oppa cretino deve fare il prezioso. Non fraintendermi, capisco le sue paure, ma a questo punto sono totalmente inutili.”

Seulgi serrò le labbra in una smorfia nell'osservare Jimin intento a succhiare l'aria nel bicchiere ormai vuoto, e accartocciarlo nella mano senza che se ne rendesse conto. Non sapeva se preoccuparsi di quei comportamenti strambi o lasciar correre, quindi aspettò per diversi secondi una risposta da parte dell'amico e continuò ad osservarlo curiosa.

“Jiminnie? La coca cola è finita da un pezzo.”

“Ah- sì! Sì, giusto.”

Trattenne una risatina a quella reazione tanto innocente e pensò che Jimin fosse troppo tenero e sbadato per questo mondo. C'era sicuramente qualcosa che lo aveva turbato nelle sue parole, magari conosceva Yoongi, o il ragazzo di cui era innamorato, o magari conosceva qualcuno nella medesima situazione e non aveva saputo consigliare nulla di decente, ma non se la sentiva di indagare oltre: Jimin era già abbastanza strano così, non serviva impensierirlo maggiormente. Quindi prese il suo cellulare e si scattò una foto postandola subito come storia su Instagram, per poi correre accanto a Jimin e farlo alzare per un selfie insieme.

“Avanti piccoletto, un bel sorriso!”

Seulgi lo incitò per ripristinare il buon umore dell'amico sapendo perfettamente quanto amasse quella app, e poco dopo essersi messi in posa, scattò la fotografia. Era venuta dannatamente bene nonostante Jimin non avesse sorriso, ma decise di perdonarlo solo perché era comunque preso una meraviglia. Fu nel momento in cui inserì un filtro modificando la luminosità, che Jimin la bloccò.

“Fammi un favore, noona. Non caricare questa foto per il momento. Ti offro tutte le torte che vuoi, ma tienila per te!”

L'espressione sul volto del ragazzo dai capelli grigi ormai sbiaditi si riempì di mille sfumature diverse che lasciarono per un istante Seulgi incantata: di colpo, Jimin apparve radioso, la brillantezza nel fondo dei suoi occhi risultò tattile e bellissima, il ghigno divertito modellava un viso furbetto che la diceva lunga su ciò che il ragazzo avesse pensato in quei pochi istanti. Perché sì, Seulgi conosceva Park Jimin come le proprie tasche e sapeva che quella testolina colorata aveva appena tramato qualcosa. Ghignò a sua volta dondolandosi a destra e sinistra, decretando se stare al gioco o meno.

“Uhm... peccato, era una bella foto e avrei preso un casino di likes! Ma ti perdono solo per le torte.”

“Seulgi noona, ti adoro! Adesso devo scappare, grazie per la chiacchierata! Ci vediamo in giro.”

Si inchinò con uno scatto e corse via sorridente continuando a salutare Seulgi, che raccolse la borsa e si incamminò verso le sue aule. Una notifica la avvisò di aver ricevuto un nuovo messaggio da parte di Yoongi e improvvisamente un lampo di genio le illuminò tutta la situazione: il ragazzo che piaceva a Yoongi altri non era che il suo caro amico Jimin e qualcosa le suggerì che al suo piccoletto preferito, quell'oppa scemo piacesse parecchio. Ridacchiò divertita declinando l'invito di Yoongi per quella sera con una scusa banale e posò il cellulare nella borsetta sperando di regalare una serata intima ai suoi amici con quel gesto. Bastava davvero poco, e sarebbero stati tutti felici.

“E poi dicono che le complicate siamo noi ragazze...”

Alla fine, quella sera non era successo nulla di particolare: Yoongi si era chiuso nello studio intensivo in vista dell'imminente esame e non aveva avuto nessuna intenzione di interagire con la specie umana. Namjoon e Jimin avevano allestito la cucina in una sala giochi e cinema degne dei migliori studenti universitari squattrinati ed erano stati felici del fatto che Yoongi, seduto al tavolo poco distante da loro, non prestasse attenzione e avesse deciso di metter su le cuffie e concentrarsi sulla musica. In questo modo, i due coinquilini avevano avuto campo libero e, dopo una sessione di sfide ad un gioco di corse automobilistiche, avevano inforcato i popcorn e i cuscini e si erano dati alla nuova puntata del drama che stavano mandando in onda in quel periodo.

“Yah! Do Bong Soon, riempilo di botte!”

Jimin scalciò il piede allontanando una sedia per sbaglio in preda all'adrenalina del momento. I commenti alle varie scene del film si susseguivano animati in uno scambio di battute concordanti fino ai titoli di coda e al trailer della puntata successiva. Dopo quello, ripresero a lanciarsi sfide e cantare al karaoke sgolandosi quasi del tutto. All'una passata, Namjoon annunciò la sua ritirata e lasciò la cucina per andare a dormire, mentre Jimin catalizzava la sua attenzione tutta su Yoongi. Non aveva fatto caso che si fosse addormentato sui libri e arrossì nello scattargli una foto caricandola su Instagram e taggandolo, dandogli una buonanotte pubblica accompagnata da una cascata di cuoricini colorati come descrizione. Lo avrebbe odiato l'indomani, ma poco gli interessava al momento: aveva una perla tra le mani e aveva deciso di condividerla gentilmente con il mondo prima di richiamarlo lieve per permettergli di poter riposare nella comodità del letto. Gli accarezzò i capelli avvicinandosi al suo viso e gli sussurrò di risvegliarsi tre o quattro volte, all'ennesima volta, Yoongi mugolò addormentato e si lasciò trascinare dal minore fin dentro al suo letto, crollando immediatamente in un sonno profondo.

“Ti amo, hyung...”

Confessò con dolcezza disarmante il piccolo Jimin accucciato accanto al letto del maggiore, e glielo ripeté ancora e ancora continuando ad accarezzargli il viso e i capelli in ribellione contro il cuscino. Lentamente, Yoongi distese il viso e rilassò i muscoli cedendo la sua anima a Morfeo, e a Jimin parve che anche un lieve sorriso stesse prendendo vita sulla bocca del coinquilino, proprio dopo aver pronunciato ogni ti amo.

 

***
 

“Perché non esci un po' con la tua ragazza? Dopo un esame fallito è la miglior soluzione.”

28 Marzo, non una data qualsiasi, bensì il giorno del totale fallimento di Min Yoongi. L'esame per il quale aveva sgobbato mesi interi senza bearsi della frivolezza delle serate spensierate con gli amici, l'esame per il quale aveva rinunciato ad avvicinarsi maggiormente a Jimin e farlo suo, quello stesso esame per il quale aveva mandato a puttane addirittura il compleanno di Hoseok e il suo, rituali indiscussi di una vita intera, era andato male, malissimo, e non aveva potuto che rifiutare quel voto imbarazzante e ritornarsene a casa con la coda tra le gambe. Aveva fatto suo il letto di Namjoon portandosi dietro Kimchi per liberarsi dello stress accumulato e giocarci assieme, sfrattando l'amico e confinandolo sul pavimento senza alcun rimorso.

“Non mi va di uscire.”

Secco e visibilmente irritato, Yoongi si guadagnò un piccolo graffio sul dorso della mano da una Kimchi giocosa e Namjoon strabuzzò gli occhi, incredulo di aver udito tali parole. Fu inevitabile urlare a Jimin ancora chiuso in bagno, per richiamare la sua attenzione.

“Cos'è? Avete litigato? Jimin, prendi le birre, qui c'è anche un cuore infranto!”

“Namjoon, piantala. Non ho il cuore infranto e non voglio bere.”

“Che succede? Ecco le birre.”

In pochi secondi, Park Jimin fece irruzione nella camera di Namjoon e consegnò le birre fra le mani dei coinquilini per poi sedersi sul letto, poco lontano da Yoongi. Un grattino sulla testolina della gatta gli venne spontaneo.

“Ji- Jimin... non senti freddo?”

Fu l'unica frase che Yoongi riuscì a balbettare non appena lo vide arrivare fasciato dai soli boxer e il sangue gli ribollì nelle vene schizzandogli al cervello. Lo fissò estasiato, scrutando ogni muscolo e ogni curva in bella vista e desiderando di poterlo far suo su quel letto nell'immediato, ma si dovette trattenere, o avrebbe probabilmente rovinato ogni cosa. Non fu difficile, comunque, ritornare con la testa sulla Terra, dato che il discorso intrapreso dei suoi due amici riprese ad irritarlo.

“Yoongi hyung, ci sono venti gradi e sono le otto di sera! Comunque, che succede?”

“Lo hyung ha rotto con la sua ragazza.”

Ripeté Namjoon scolandosi una lunga sorsata di birra. Yoongi roteò gli occhi annoiato.

“Oooh... sarai triste, hyung. Immagino fosse una bella ragazza.”

Prese parola Jimin ed un tono sarcastico manipolò quella voce solitamente tenera e bambina. Lo stava bellamente prendendo in giro, visto e considerato che sapeva ogni cosa della presunta relazione del suo hyung e si divertì a continuare lo scherno, desideroso di osservare da vicino ogni sua minima reazione.

“Piantatela, non ho rotto con nessuno e non sono depresso.”

“Eppure è un po' che non uscite. Non dirmi che sei tu che vuoi rompere! Jimin, devi sapere che lo hyung è famoso per lasciare sempre tutte le sue fidanzate!”

Yoongi aprì la bocca per ribattere a tono, ma Jimin lo paralizzò con la risposta seguente. Possibile che proprio lui avesse centrato tutta la situazione?

“Perché mai dovrebbe? Non sarà che sei innamorato di un'altra persona! Perché a quel punto sarebbe un gran bel casino.”

“Ho capito, me ne vado a letto.”

A quel punto, Jimin gonfiò le guance e ghignò malefico. Aveva fatto centro, lo aveva disintegrato e si era vendicato dei momenti tristi che gli aveva fatto trascorrere, e si sentì pienamente soddisfatto quando lo vide scavalcare il letto e andarsene dritto dritto in camera loro. Namjoon terminò velocemente la birra e si rialzò massaggiandosi il sedere. Annunciò di voler passare da Jin e Hoseok per continuare la serata con altre birre in compagnia e Jimin annuì declinando l'invito. Circa una mezz'ora dopo, Park Jimin restò solo in cucina e, preso un grosso respiro, si avviò verso la propria stanza chiudendo a chiave la porta. Yoongi era ricurvo nel letto, il buio totale aleggiava fra di loro e con estremo silenzio si intrufolò sotto le coperte del suo hyung facendolo sussultare.

“Jimin- che cazzo stai-”

“Shh...”

Gli impose il silenzio soffiando dolcemente sulle sue labbra e Yoongi raggelò sul posto, incapace di intendere e di volere. Percepiva il calore di quel corpo ben definito, la morbidezza della pelle ambrata del più piccolo, le curve generose che metteva in bella vista, e azzardò a posargli una mano sul fianco, quasi più per reggersi che per il semplice desiderio di toccarlo. Jimin gli accarezzò la mano e lisciò tutta la schiena del maggiore sollevandogli un poco la canottiera, delineò la spina dorsale lievemente in risalto sulla schiena magra, saggiò poi il petto del maggiore sfiorando i capezzoli che si indurirono di colpo e discese lungo l'addome, facendo così scomparire la mano all'interno dell'intimo di Yoongi.

“Jimin... che diavolo...”

“Yoongi hyung, non si dicono le bugie...”

Aggrottò le sopracciglia confuso per poi rilassarle quando le labbra maestose di Jimin non cominciarono a lasciargli candidi baci appassionati lungo le guance e il collo, mentre la sua manina avvolgeva il suo sesso e lo modellava con carezze e spinte sensuali. Si ritrovò a non capir più niente nel giro di pochi istanti, solo un miscuglio di emozioni scatenate e la voglia palpabile di baciare Jimin e saltargli addosso. Ciononostante, non riuscì a muovere un dito se non per stringere con irruenza il fianco del ragazzo dai capelli chiari, graffiandolo appena ad ogni movimento più violento della mano che gli stava regalando sensazioni magiche. I respiri di Jimin contro il suo collo erano quasi più intensi e piacevoli della sega che stava ricevendo, e si lasciò andare del tutto godendosi il miracolo del momento ed ansimando ogni sensazione provata contro l'orecchio di Jimin, arrossendo e imbarazzandosi di se stesso per risultare tanto vulnerabile e spoglio. Perché Jimin lo aveva denudato di ogni certezza, lo aveva reso schiavo della sua persona senza pronunciare una sola sillaba e tutto sommato a lui andava bene così, perché tanto, se si trattava di Park Jimin, a lui sarebbe andato perfettamente tutto.

Quando l'orgasmo giunse, Yoongi si permise, tra gli ansimi folli, di leccare sconnesso la guancia di Jimin, percependo un brivido lungo tutto il corpo del ragazzo. Poco dopo, Jimin sfilò la mano dal sesso del coinquilino e se la portò alle labbra, leccandola e ripulendola con intenso piacere, fissando negli occhi Yoongi ancora sconvolto. Gli sorrise dolce, abbassando lo sguardo d'improvviso imbarazzato, e sussurrò una leggera buonanotte muovendosi per abbandonare quel letto, ma la mano di Yoongi lo bloccò in tempo e, con la voce rotta dall'imbarazzo, osò fare una richiesta.

“Resta... con me... Jiminnie...”

Gli occhi del minore si spalancarono inumidendosi e si accucciò al suo petto, stringendolo appena e ricevendo l'abbraccio più bello e intenso di tutta la sua vita. Sapeva che Yoongi provasse qualcosa nei suoi confronti, ma quella era stata la prima vera volta che gli aveva visto abbassare ogni muro e lasciarlo invadere il suo mondo. Gli regalò un bacio sul petto e in tutta risposta, Yoongi lo avvolse a sé, allargando le dita tra i suoi capelli e carezzandoli, depositandoci leggeri baci ogni tanto.

Nessuno dei due pronunciò parola, ma entrambi pensarono che quella giornata iniziata malissimo, fosse terminata nel più splendido dei modi.

 

***

 

“Perché solo il loro treno ci sta mettendo tanto?”

Min Yoongi sbuffò ficcandosi le mani nelle tasche dei jeans strappati e calciò un sassolino oltre i binari, stanco di attendere sotto il sole cocente di inizio Settembre, il treno che avrebbe portato nella capitale Kim Taehyung e Jeon Jungkook, i migliori amici di Jimin che avevano deciso di iscriversi all'università dopo il diploma e condannare le loro semplici vite.

Ad un anno esatto dal primo incontro con Jimin, Yoongi poteva affermare che la sua vita non fosse cambiata di una virgola: stessi amici idioti, stessi coinquilini rompiscatole, stessa routine e stesso amore incondizionato per Jimin. Ci pensò un attimo e sbuffò ancora.

“Avanti, Yoonginnie, non lamentarti, sono solo dieci minuti di ritardo.”

Rispose ridendo Jimin, adesso con un bel color cioccolato in testa, e gli si avvicinò per sistemargli l'orlo della maglia come al solito piegato, facendo arrossire quello che ormai da mesi altro non era che il suo ragazzo. Namjoon li osservò scoppiando a ridere per l'imbarazzo di Yoongi e cominciò a fare stupide battutine insieme ad Hoseok e Jin seduti sulla panchina alle loro spalle.

“Non è capace nemmeno di sistemarsi i vestiti da solo!”

“Cosa pretendi da uno che fa fare il primo passo al suo ragazzo più piccolo?”

“Perché non vi fate una passeggiata lungo i binari voi tre?”

Hoseok fece il verso a Yoongi dopo aver ascoltato la risposta acida del migliore amico e riprese a scompisciarsi dalle risate guardando l'espressione infastidita ed esasperata della loro vittima, sollevando un gran chiasso di risate e versi discutibili. Anche Jimin scoppiò a ridere contagiato dalla risata dei suoi hyung e Yoongi lo mandò a quel paese dopo avergli rifilato un'occhiataccia. Quando credette che la situazione fosse tornata alla normalità, una voce squillante sempre più vicina riecheggiò nelle orecchie di tutti i presenti.

“Uh, guardate! Il mio ex ragazzo!”

Seulgi ghignò divertita mentre tutti i ragazzi ricominciavano a ridere al ricordo di quel periodo ingarbugliato e complicato e Yoongi decise bellamente di ignorarli giusto qualche istante, unendosi alle risate poco dopo, incapace di trattenersi. In fondo, non era davvero infastidito da quelle prese in giro, anzi era grato che tutto si fosse sistemato e che ora fossero lì a riderne spensierati. Dopo la notte di Marzo trascorsa a stringere Jimin tra le proprie braccia, aveva dovuto chiarire ogni cosa un po' a tutti, sopprimendo l'imbarazzo e le paure. Alla fine, Namjoon gli aveva dato una pacca sulla spalla confidandogli di aver sempre saputo del suo segreto, rassicurandolo e fortificando ancor di più la loro amicizia, Seulgi lo aveva abbracciato forte facendogli promettere di prendersi cura del suo piccolo Jimin e di non creare più casini, e Hoseok e Jin avevano semplicemente sorriso, fieri che dopo anni e anni di segreti, Yoongi avesse finalmente trovato il coraggio di accettare la propria natura.

“Ecco il treno! Eccoli, sono lì!”

Jimin scattò verso le porte del vagone dove aveva adocchiato gli amici, e saltò addosso ad entrambi una volta scesi dalle scalette. Li aiutò con le valige avvicinandosi poi al gruppetto di amici pochi metri più in fondo e, passando le braccia attorno alle loro vite, fece le dovute presentazioni.

“Allora, lui è Taehyung, questo invece è Jungkook. Loro sono Namjoon hyung, Hoseok hyung, Jin hyung... Seulgi noona la conoscete già fin troppo bene, e lui è Yoongi, il mio ragazzo.”

A quell'ultima affermazione, Yoongi trattenne il fiato e percepì il cuore scoppiargli nel petto. Jimin lo aveva presentato al mondo come il suo fidanzato con una semplicità spavalda, tanto disarmante da fargli tremare la terra sotto i piedi, e si sentì bene, dannatamente bene. In un lampo, tutti i ricordi del loro primo incontro gli balenarono in testa e non poté che sorridere al ricordo del primissimo istante in cui lo vide.

Park Jimin gli era piombato tra capo e collo alla stessa velocità dello sbattere le palpebre. Era stato irreversibile tentare di correre ai ripari, Min Yoongi semplicemente quella mattina aveva aperto gli occhi e si era visto in casa propria la fonte più pura di ossigeno esistente al mondo. Solo questo, davvero nulla di speciale.

“Hm, sì, piacere mio. Sono Min Yoongi, il suo ragazzo.”  






Non sense:
Buon pomeriggio a tutti :3
Ci avreste mai creduto di rivedermi qui dopo pochi giorni con un nuovo aggiornamento? Sono emozionata, non capitava da una vita che fossi puntuale x°°D
Eccoci giunti al termine di questa mini storiella scemotta, mi mancherà devo ammetterlo. Ho cercato di far interagire molto di più tutti i personaggi e dare una piccola scena anche a Seulgi, che per chi non la conoscesse è un membro delle Red Velvet <3 spero l'abbiate trovata piacevole e che questa bellissima patatina mancherà anche a voi.
Che dire, alla fine è Jimin che si vede costretto a prendersi di coraggio e fare il primo passo, se avessimo aspettato Yoongi chissà adesso quanti secoli fossero passati xD 
Nulla, spero vi sia piaciuta anche quest'ultima parte e che vi abbia rallegrato la giornata e spero di leggere le vostre recensioni. 
Una nota a parte va alla mia dolce metà, Maria, che oggi fa il compleanno e pensò ormai si sia annoiata a leggere i miei auguri ovunque x°D Questa storiella scema è un piccolo regalino per te, ho pensato fosse carino far fidanzare i nostri due scemini proprio nel giorno del tuo compleanno <3 Tanti auguri!
Un bacione a tutti, grazie di seguirmi, alla prossima storia!
Grace

 

   
 
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