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Autore: VIVIENNE BLACKGAN    28/03/2017    0 recensioni
McKenzey ad un certo punto della sua vita è arrivata a una conlusione: non avrebbe mai amato nessun ragazzo fino a perdere il controllo di sé stessa.
Isabelle non avrebbe mai immaginato che nella vita si potessero veramente avere due amori.
Zach si destreggia tra la vita che gli spetta e quella che gli è piombata addosso da un momento all'altro.
Chris non si è mai ribellato e mai avrebbe immaginato di doverlo fare per qualcosa di cui nemmeno lui è certo.
James lo ha sempre saputo, ma se lo è sempre negato in quanto perennemente insicuro.
Cisco ha sempre avuto tutto dalla vita e non lascerà di certo che lei lo rifiuti.
Together è la storia di questi ragazzi, delle loro famiglie, delle loro avventure, le loro paure, le prime esperienze... Together è un mix di passioni, dolori, sorrisi, amori, rancori. Together è un cocktail tutto da provare.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CAPITOLO VII

 

I DAWSON

 

«Non ero a conoscenza del fatto che mia figlia se ne andasse a spasso con non uno, ma ben tre ragazzi» il mio ex marito mi lancia un'occhiata di traverso.

«Lo dici come se fosse andata a letto con tutti e tre, papà»

«Modera i termini figliolo. Tua sorella non va a letto proprio con nessuno. N E S S U N O» Matthew fa letteralmente lo spelling della parola mentre io e Viv ci lanciamo un occhiata d'intesa.

Come immaginavamo, Matthew ci ha trascinati tutti alla casa di Christopher Dubois per controllare la sua amata stella e conoscere una volta per tutte questi suoi nuovi amici.

Amici.

Al solo pensiero mi vien da sorridere. Mia figlia, l'inarrivabile, la sempre scontrosa, la sfegatata di libri; la ragazza che sa di essere bella, sa di avere potenziale, sa come ottenere ciò che vuole. Lei, che oltre alla sua famiglia aveva solo Isabelle e a cui non importava affatto di avere una schiera di amici che le riempisse il cellulare di messaggi. Mia figlia si è creata un gruppo, ha degli amici del cuore. E io sono così contenta di tutto ciò.

«Io vado nell'area giovani. Qui rischio di invecchiare di dieci anni tutti in un colpo solo» annuncia Thomas uscendo dalla cucina con le mani in tasca e fischiettando allegramente.

«Forse dovrei...»

«Tu non devi fare proprio nulla, caro. C'è Thomas che, al massimo, la controlla» Viv fa una smorfia avvicinandosi a lui sulla sedia a rotelle e dandogli una pacca sul braccio.

«Sì, ma magari avrà bisogno di aiuto nel caso scoppi una rissa» ribatte ancora Matthew appoggiandosi all'isola attaccata alla cucina.

Io sto controllando il riso sui fornelli, mentre Viv si è spostata verso il tavolo e sta sistemando il sushi su un vassoio. Matthew ha il compito di controllare il pesce misto che sta friggendo poco lontano da me.

Ci siamo presentati alla porta di casa di Christopher dopo che Matthew ha ben pensato di raggiungere la figlia senza darci modo di replicare. La scusa che ha usato è stata quella del "se poi va veloce in macchina per riuscire ad arrivare a casa in tempo e fa un incidente?", ma nessuno di noi ci ha creduto. Lo sappiamo tutti che la più prudente alla guida è proprio lei e che anche se fosse in ritardo non si azzarderebbe mai a superare i limiti di velocità. Quindi la ragione più plausibile di quella decisione è che lui voleva, una volta per tutte, conoscere questi nuovi fantomatici amici della sua adorata stella. Quindi alle sei di sera siamo andati a prendere il necessario per fare una cenetta mista tra giapponese e cinese, a base di riso alla cantonese, pesce misto fritto, sushi a volontà, involtini primavera e salsa di soia con l'aggiunta della grigliata fortemente voluta da Thomas. Per dolce, invece, abbiamo optato per il gelato fritto che preparerà poi McKenzey visto che è l'unica a saperlo fare, Dio solo sa come.

«Qui l'unico che vuole far scoppiare una rissa sei tu, Matthew» gli dico portandogli un cucchiaino con del riso e facendo lo stesso con Viv. «Dite che può andare?»

«É perfetto come sempre!» sorride entusiasta Viv riporgendomi il cucchiaio e buttandosi a capofitto nella preparazione di un po' di insalata.

«Io non indico risse. Sono una persona pacata e composta. Comunque buono!» annuisce ridandomi il cucchiaio che lascio cadere nel lavandino, accanto a quello di Viv.

«Ma se ti sei presentato ai miei amici con un "Matthew Dawson, professione giudice, alias: se tocchi mia figlia faccio passare la tua fedina da bianca a nero cenere"» McKenzey irrompe in cucina ridendo. Si avvicina a un mobiletto e comincia a tirare giù i piatti che impila uno sopra l'altro sull'isola.

«É mio dovere di padre proteggere la mia unica figlia femmina» Matthew le si avvicina dandole un bacio sulla tempia.

«Ed è spaventando i miei amici che lo fai?» McKenzey lo guarda di sottecchi appoggiando le mani sull'isola.

«Pensavo non fossi interessata alle amicizie, soprattutto quelle maschili» ribatte lui ricambiando lo sguardo.

Lei si limita a fissarlo, poi sposta lo sguardo verso di me che ricambio in una muta frase che aleggia solo tra noi due, e infine prende i piatti e comincia a uscire dalla stanza.

«Bé, a volte le cose cambiano, papà»

Lui fa una smorfia e poi mi lancia un'occhiataccia chiedendomi: «Cos'era quello?»

«Oh, andiamo, pensi che McKenzey non abbia mai avuto delle storie?» gli chiedo prendendo un grosso piatto ovale e cominciando a metterci dentro il riso alla cantonese ormai pronto.

«Questo lo so! Ma non è andata a letto con nessuno vero?»

«A bé, chi lo sa» Viv alza le spalle e gli ricorda che deve controllare il pesce.

Scuoto la testa ridacchiando, afferro il piatto che stranamente non scotta e mi dirigo verso la sala da pranzo che si trova nella stanza accanto al salotto. È lì che trovo James e Zacharia intenti a mettere sul tavolo bicchieri e bevande. Si sente un leggero odore di grigliata, probabilmente proveniente da fuori dove si trova Christopher che si è gentilmente offerto di preparare la carne.

«Non mi dica che quello è riso alla cantonese!» esclama Zacharia i quali occhi si illuminano alla vista dell'enorme piatto.

«Fatto con le mie stesse mani. E comunque dammi del tu» rispondo appoggiando il piatto in mezzo al tavolo.

«Non lo farei mai, con tutto il rispetto. Sua figlia mi farebbe decapitare per "troppe confidenze con sua madre"»

«E farebbe anche bene» aggiunge James guardandolo divertito.

Io lo osservo per un momento, mentre cerca di schivare un pugno da parte di Zacharia. È un bel ragazzo, James, davvero uno schianto di ragazzo in realtà e in questi due mesi ho avuto anche modo di conoscerlo abbastanza bene. Sempre attento a McKenzey, con quel pizzico di stronzaggine che con mia figlia devi avere per forza. Divertente, alla mano sempre sorridente e gentile. Ed è anche un playboy, a quanto ne so, un playboy irrimediabilmente innamorato di mia figlia. Vede solo lei, e io mi domando se le ragazze sempre diverse che ha se ne siano accorte.

«A proposito di confidenze, James stai con Melissa ora?» gli chiedo inclinando di poco la testa di lato.

Melissa la stronza Smith è la figlia di Beatrice la troia Taylor che è la mia ex migliore amica, attualmente mamma single in fissa, ancora, col mio ex marito. Quanto la vorrei prendere a schiaffi ogni volta che civetta con lui davanti a Viv. Ma io dico: un po' di rispetto no eh?

«No, perché?» James si volta a guardarmi e sembra davvero sincero, quindi decido di credergli anche perché se anche stessero assieme di certo non potrei costringerlo a lasciarla solo perché la reputo un brutto partito. Non sono mica la madre di James.

«Semplice curiosità. Ho visto che ti stava appiccicata prima che se ne andasse e quindi ho pensato che forse vi frequentate» scrollo le spalle e sorrido ai ragazzi.

«Mh, no no»

«Ma cosa siete, amici?» ci domanda Zacharia spostando lo sguardo da me a James e noi ci mettiamo a ridere per la sua faccia da ebete.

«Lo conosco solo un po' più di te» rispondo sempre ridendo.

«La carne è pronta!»

Mi volto e mi ritrovo davanti Thomas e Christopher con in mano piatti pieni di costolette, bistecche, hamburger, wurstel e altra carne. Li appoggiano sul tavolo, uno in una metà del tavolo e l'altro nell'altra.

«Ed ecco anche il pesce fai da Matthew. Vi leccherete i baffi dalla bontà» irrompe Matthew tenendo in equilibrio non due ma ben quattro piatti stracolmi di pesce.

«Ma se hai solo preso il pesce e lo hai gettato nell'olio» gli dice Thomas alzando gli occhi al cielo.

«E voi avete preso la carne e l'avete messa su una griglia» ribatte Matthew appoggiando i piatti sul tavolo.

«Touché- Christopher lancia uno sguardo a Thomas che gli rimprovera di non averlo difeso.

-Sushi e insalata in arrivo!»

Viv, scortata da Isabelle fa la sua entrata in scena. James si muove subito e va a prendere la teglia con su il sushi mentre Isabelle le toglie l'insalata dal grembo e la appoggia sul tavolo.

«Dov'é quella baldracca di mia sorella?»

«Ti sto preparando una bambola vodoo» ed infine ecco McKenzey che in mano ha i tovaglioli e le posate.

«Bene. Chiappe ancorate alla sedia, figlioli. È tempo di abbuffarsi!» esclamo battendo le mani e tutti si mettono a sedere pronti per la cena.

 

Se c'è una cosa che non mi sarei mai immaginato, è quella di potermi ritrovare a tavola, per cena, non avendo come unico rumore quello dei miei pensieri. Ora, invece, sono a tavola e sto animatamente parlando con altre otto persone, mi sto gustando un splendida cena e non sento la voglia di tornare in fretta e furia in camera mia.

I Dawson sono fantastici, letteralmente. Sono così alla mano e così aperti da farti dimenticare di essere in compagnia dei genitori di una tua amica. Ti sembra semplicemente di essere a tavola con un gruppo di amici più grandi e casualmente sposati. E a me questa cosa piace. Mi piace la semplicità con cui McKenzey parla con loro del più e del meno; mi piacciono i bisticci tra lei e suo fratello; mi piace la complicità che gira tra Vivienne e Caroline; e mi piacciono gli sguardi truci che Matthew riserva a me, James e Zach ogni volta che scherziamo con sua figlia. Mi piace l'aria di famiglia che gira e cavolo non voglio che finisca.

«Allora... escludendo Zacharia che sembra sinceramente preso da Isabelle, chi tra voi due vuole portarsi a letto mia figlia?» Matthew alterna lo sguardo tra me e James con aria di sfida.

«Cominciamo...» Vivienne si passa una mano sul viso scuotendo la testa.

«Matthew!» sbotta Caroline sbattendo la forchetta nel piatto ormai vuoto.

«Io vado a fare il gelato fritto» McKenzey si alza con nonchalance e con lo sguardo di chi non è stata minimamente toccata dalle parole del padre.

«No. Tu te ne resti seduta e ascolti» la ferma il padre. In tutta risposta lei alza gli occhi al cielo e si siede svogliata.

«Nel caso James dovesse negare, tu di' che sei tu così la finiamo prima» Thomas si è avvicinato a me sussurandomi queste parole all'orecchio e io non riesco a trattenere una risata.

«Quindi sei tu!»

Mi volto di scatto verso il padre di McKenzey che mi fissa. Mi guardo attorno e intercetto Vivienne, Caroline, McKenzey e Isabelle che annuiscono decise e sul fianco sento un paio di gomitate da parte di Thomas.

«Ehm...no»

Dai Dawson si leva un coro di sbuffi, seguiti da McKenzey che sbatte ripetutamente la fronte contro il tavolo, Thomas che mi fulmina con lo sguardo e Caroline che si lascia scivolare sulla sedia. Isabelle scoppia a ridere, Zacharia la guarda confusa e James è a metà della sua missione “nascondiamoci sotto il tavolo”.

Il padre di McKenzey continua a fissarmi, poi guarda anche James che subito si immobilizza e gli rivolge un sorriso tirato e infine guarda la figlia che ha appena smesso di darsi all'autolesionismo.

«Non ci credo» scuote la testa incrociando le braccia al petto.

«Le assicuro signore che...» cerco di spiegarmi ma vengo subito fermato.

«Non dirmi che non ti è mai passata per la testa l'idea di poter combinare qualcosa con mia figlia» lui alza un sopracciglio senza smettere di guardarmi.

«Con tutto il rispetto, ma c'è una scuola intera che vorrebbe combinare qualcosa con sua figlia» non riesco a trattenermi dal dirlo non per cattiveria, ma perchè devo. E penso di aver sbagliato visto che il silenzio che improvvisamente scende sulla sala è oltre i limiti dell'inquietante.

«Mai dire una cosa del genere a un padre» sussurra Zacharia non riuscendo a nascondere un po' di divertimento.

«Quindi ho una scuola intera da sbattere dentro. Buono a sapersi»

«Papà, lo sai vero che so perfettamente difendermi dai ragazzi? E poi non si dice “combinare”» McKenzey fa le virgolette con le dita seguite da una smorfia.

«Sono una persona educata io e non mi importa se ti sai difendere. Io devo indagare, scoprire e mozzare le gambe a tutti quelli che hanno un qualcosa di sinistro»

«Che in poche parole sarebbe: che nessuno si avvicini a mia figlia» ribatte Caroline passandosi una mano tra i capelli.

«Esatto» Matthew annuisce con vigore e il tutto lo fa sembrare un bambino che fa i capricci. Se non fosse per la paura di finire con le gambe spezzate, mi metterei a ridere.

«Allora dovrebbe andarlo a dire a Brandon, lui si che è un cattivo ragazzo» interviene allora James con un sorrisetto furbo sulle labbra.

«Non è vero!» ribatte McKenzey puntando un dito contro James.

E improvvimamente, senza che io me ne renda conto, l'attenzione si sposta da me a James che è intento ad elencare tutti i motivi plausibili e immaginabili per cui il padre di McKenzey dovrebbe evitare a quest'ultima di frequentare il sopracitato Brandon. E così comincia una discussione che vede il padre di McKenzey che cerca in tutti i modi di ottenere il numero del ragazzo, Caroline che lo incita a smettere, Vivienne che ha deciso di adottare la tattica del “vi ignoro” e sta portando via il suo piatto vuoto; James che tiene lontano con un braccio McKenzey, Zacharia che rincara la dose con lui e Isabelle che difende a spada tratta la sua amica.

Sento strisciare la sedia accanto alla mia e sposto lo sguardo verso Thomas che sembra voler sparecchiare. Fa per prendermi il piatto, ma io scuoto la testa e mi alzo a mia volta.

«Vengo con te prima che mi venga un mal di testa assurdo» gli dico seguendolo in cucina. Incontriamo anche Vivienne che sta tornando di là con una bacinella piena di frutta.

Thomas le rivolge uno sguardo strano, ma bello. È uno sguardo protettivo, pieno d'amore e di affetto, ma allo stesso tempo è uno sguardo che nasconde un dolore sopito, un dolore col quale si è imparato a convivere.

«Vuoi molto bene a tua madre, vero?!» gli domando poco dopo aver appoggiato il mio piatto nel lavandino. Anche lui fa lo stesso e poi si va a sedere sull'isola, con le gambe a penzoloni.

«Lei è il mio cuore» risponde lui semplicemente.

Io sorrido appoggiando il bacino contro il piano cottura.

«Lei è una delle persone più forti che io conosca. Non tutti superano una morte e una perdita motoria così come ha fatto lei, con un figlio da crescere» continua guardandosi le scarpe e i capelli allora gli ricadono sul viso in morbidi ricci rosso scuro.

«E tu sei fiero di lei»

Thomas annuisce rialzando lo sguardo e rivolgendomi un sorriso smagliante.

«E sono fiero della mia nuova famiglia. Non pensavo che sarei mai tornato a essere felice. Non pensavo che mi sarei affezionato a Matthew, ne tantomeno di poter essere accettato da Caroline e McKenzey nel giro di un paio di sguardi» continua a sorride con lo sguardo di uno che sta ricordando e ciò che vede lo rende felice.

«È sempre così in casa vostra? Voglio dire, siete sempre così affiatati?» gli domando pensando alla monotonia che rappresenta la mia famiglia, con la sua formalità che regna da sempre e la poca voglia di vivere che ultimamente hanno sviluppato i miei genitori. L'ultima cosa avvincente che io e mio padre abbiamo fatto è stata rimettere in piedi il gadzebo, ma anche in quel caso non ci sono stati più di un paio di sorrisi.

«Essere sempre affiatati è il nostro motto» mi risponde sorridendo e alzando lo sguardo verso il soffitto. «Essere uniti, esserci sempre, dirsi tutto in faccia. Sono i nostri motti» si ferma un attimo prima di ricominciare a parlare. «Mio padre mi manca sempre e costantemente. Non sento quel sordo dolore al petto che sentivo nei primi mesi e non mi sento più soffocare, ma sento comunque la mancanza della sua presenza. Solo che ora lo ricordo col sorriso sulle labbra, mentre la mia famiglia mi ronza intorno tra un bisticcio e l'altro. Io adoro i Dawson e adoro essere uno di loro. Adoro Caroline e McKenzey si è rivelata essere la sorella minore che non ho mai immaginato volessi avere. Matthew è il nostro filo conduttore, colui che ha reso tutto questo possibile. Ha dato a me e a mia madre non solo un famiglia: ci ha ridato la vita» conclude riabbassando lo sguardo e tornando a guardarmi. Potrei scommettere di tutto sul fatto che si stia trattenendo dal piangere.

«Sei stati fortunato allora» gli dico e solo in quel momento mi rendo conto del fatto che ci conosciamo da due ore al massimo, ma già Thomas sembra fidarsi di me. «Io non posso dire la stessa cosa anche se non ho perso nessun membro della mia famiglia»

«È per questo che mi hai fatto quelle domande?» inclina leggermente la testa di lato osservandomi con gli occhi socchiusi.

«Già» annuisco abbassando lo sguardo.

«E come sono i tuoi genitori?» mi domanda balzando giù dall'isola e mettendosi accanto a me.

«Freddi, troppo seriori e fissati con l'educazione. Sì, penso di aver reso il concetto» annuisco guardandolo.

Lui scoppia a ridere e automaticamente viene da sorridere anche a me.

«Ecco spiegata la strana contentezza che ostentavi a tavola. Cominciavo a chiedermi se avessi mai cenato in famiglia» mi dice tra una risata e l'altra.

«Bé, non ho mai cenato così...» scrollo le spalle ripensando alle cene a casa mia.

Un tavolo lungo, mio padre a capotavola, io difronte a lui e mia madre nel mezzo, alla destra di mio padre. Un paio di "come è andata la giornata" e il resto della cena passa in compagnia di un rigoroso silenzio. Poi, quando tutti hanno finito, ci si alza uno alla volta e ognuno torna al proprio angolo di casa: io in camera mia, mia madre nella sua stanza per la lettura e mio padre nel suo studio a ultimare alcuni progetti prima di andare a letto.

Non una mosca che vola se non una delle solite melodie di Beethoven o di Mozart.

La pacca sulla spalla di Thomas mi ridesta dai miei pensieri.

«Per quel che vale, gli amici di mia sorella sono anche amici miei» si ferma pensieroso per poi fare una smorfia. «Rettifico: gli amici simpatici di mia sorella sono anche amici miei e quando vuoi, se vuoi liberarti dalla noia di casa tua, puoi venire da noi. Tanto abbiamo le case praticamente attaccate quindi se non trovi qualcuno in una, trovi qualcun altro nell'altra» mi sorride stringendomi leggermente la spalla e poi mi lascia andare uscendo dalla cucina. Sulla soglia appare McKenzey tutta trafelata che annuncia al fratello che il padre è fuori di testa e che ha deciso di disconoscerlo come tale. Thomas in tutta risposta si mette a ridere, le scompiglia i capelli e dopo averle avvolto un braccio attorno alle spalle la porta fuori con sé dicendole qualcosa che non riesco a sentire.

 

Matthew ha continuato a tormentare la povera McKenzey anche dopo che abbiamo salutato i suoi amici pronti per tornarcene a casa. È stato davvero divertente il modo in cui ha preso in braccio mia sorella, l'ha piantata sul sedile del passeggero, le ha messo la cintura e si è poi messo alla guida chiudendo le portiere dall'interno. Io, mia madre e Caroline abbiamo quindi preso la macchina di McKenzey e li abbiamo seguiti a ruota osservando le loro teste che si muovevano e McKenzey che ogni due per tre alzava le braccia al cielo.

«Povera cara. Non deve essere per niente facile avere un fratello e un padre iperprotettivi» commenta mia madre scuotendo la testa sconsolata.

«Io non sono iperprotettivo» ribatto con uno sbuffo.

«Affatto» Caroline scuote la testa scrollando leggermente le spalle. «Hai solo cambiato i tuoi turni al lavoro in modo tale da poterla portare a scuola e poi tornare a prenderla da quando hai scoperto che ha il ciclo. Hai convinto tuo padre che era meglio non lasciarla andare al mare da sola con Isabelle perché non si poteva mai sapere cosa sarebbe successo e quindi ti sei offerto di andare con loro. Quando McKenzey è tornata a casa furiosa a causa di Melissa, hai quasi convinto tuo padre a fare un'ingiunzione restrittiva nei confronti di Melissa, un'ingiunzione che prevedesse che la suddetta stesse lontana da McKenzey per la distanza che c'è tra l'America e l'Australia» ferma la macchina in prossimità di un semaforo rosso per poi rivolgermi uguardo attraverso lo specchietto retrovisore. «E la spii dalla finestra di camera tua ogni volta che la mattina va a scuola con James» conclude per poi rimettere in moto appena scatta il verde.

«Questo è il dovere di ogni fratello. Non c'entra nulla con l'essere iperprotettivi e poi io stasera ho pure suggerito a Chris di negare pur di non scatenare il finimondo. Quindi non sono affatto iperprotettivo» appoggio la schiena al sedile e incrocio le braccia al petto.

Ok, forse la spio ogni tanto, forse in passato la accompagnavo a scuola perché non mi fido degli ormoni maschili, ma cavolo mia sorella è passata dall'essere bella ad essere una bomba ad orologeria e non voglio nemmeno immaginare in che modo perverso l'abbiano notato anche gli altri ragazzi.

Ammetto anche di aver fatto a pugni con alcuni ragazzi che si sono approfittati di lei, nonostante lei non me l'abbia mai chiesto, ma ora mi sono leggermente calmato. O meglio, la tengo d'occhio ma in modo più discreto, osservandola e contando fino a cento prima di decidere se è il caso di iniziare una spedizione punitiva. So bene che McKenzey non chiede mai aiuto perché sa cavarsela benissimo da sola, ma è più forte di me: provo un forte senso di protezione nei suoi confronti, soprattutto da quando ho saputo come è rimasta orfana.

Nonostante il lungo tragitto, ci mettiamo davvero poco per arrivare a casa. Parcheggiamo entrambe le auto nel vialetto di casa nostra, ovvero mia, di Matthew e di mia madre.

Matthew e McKenzey escono dalla macchina come delle furie e entrano in casa allo stesso modo. Io aiuto mia madre ad accomodarsi sulla sua sedia a rotelle e poi la spingo in casa seguito da Caroline.

Una volta entrati, Caroline chiude la porta dietro di sè a chiave e lascia cadere le chiavi dell'auto sul tavolino che si trova proprio accanto alla porta. Io, nonostante le sue proteste, spingo mia madre fino alla sua camera da letto. Sua e di Matthew, ovviamente. Si trova al piano inferiore della villa a due piani che Matthew anni fa, poco dopo essersi lasciato con Caroline, aveva comprato per non dover rompere completamente i rapporti con Caroline e soprattutto per non doversi separare dalla figlia che tanto aveva voluto. All'inizio dormiva in una delle stanze di sopra, ma poi, dopo aver conosciuto mia madre e averle chiesto se voleva andare a convivere con lui, ha trasferito il tutto in una delle stanze inferiori per poter agevolare mia madre.

«Se le imponessi di non uscire martedì, dici che mi ascolterebbe?» domanda a mia madre una volta che mi fermo con lei proprio davanti a lui. E' seduto sul letto e appena ci avviciniamo prende per mano mia madre che accenna una risatina.

«Dico che se hai intenzione di farlo allora preparati per denunciare la scomparsa di tua figlia» e sempre ridacchiando mia madre si dirige verso la cabina armadio, la apre e ci si fionda dentro alla ricerca di un pigiama nuovo.

Matthew quindi si volta verso di me e mi rivolge un sorriso radioso che io interpreto come un “so che posso contare su di te quando si tratta di tua sorella”. Scuoto la testa, mi volto ed esco dalla camera dicendo: «Scordatelo. Io al momento mi limito a spiarla e ha partire in quarta solo se sono certo che il tipo in questione sia un ba... cioè, una persona inaffidabile». E così dicendo gli faccio un cenno con la mano e salgo le scale fischiettando. Mentre salgo le scale senza fretta, immagino mia madre riemergere dalla cabina armadio con in mano il suo pigiama; lo appoggia sul letto accanto a un Matthew pensieroso e comincia a cambiarsi a partire dalla parte superiore. Una volta arrivato il momento dei pantaloni Matthew, sempre intento a pensare a come evitare che McKenzey esca martedì, la prende in braccio e la fa sedere sul letto. Le sfila delicatamente i pantaloni mentre lei gli accarezza i capelli ascoltandolo in silenzio mentre borbotta qualcosa su un provvedimento giudiziario. Poi le infila i pantaloni, cosa che potrebbe fare lei da sola ma a volte capita che lo faccia lui, e infine la fa sdraiare nella sua parte del letto. A questo punto si cambia anche lui e si sdraia accanto a lei, la prende tra le braccia, smette di escogitare piani, e comincia a darle baci su baci, la fa sentire la più bella del mondo, la culla e la osserva finchè non si addormenta. Solo allora, lui chiude gli occhi e si lascia trasportare via dalle braccia di Morfeo.

Entro in camera mia e ci trovo McKenzey seduta a terra in un pigiama di Stitch intero, il cappuccio con tanto di orecchie è tirato su, i capelli lasciati liberi sulle spalle le ricadono sul viso. Ha le gambe incrociate e su di esse vi è appoggiato un libro di quelli che lascia tatticamente in camera mia “per ogni evenienza”, così come i pigiami e un suo set di bellezza in miniatura in un angolo del mio bagno. Non riesco nemmeno a contare quante volte la sua roba nella mia stanza ha fato infuriare le mie conquiste. Una volta, stufo di come un paio di libri o un rossetto trovato in bagno potessero rovinare una nottata tra le lenzuola, ho messo tutta la sua roba in una scatola. Sono uscito di casa in boxer seguito dall'ennesima ragazza che mi stava urlando contro quanto porco fossi, ho raggiunto casa di McKenzey e dopo un paio di forti colpi la porta mi è stata aperta da Caroline che ha squadrato prima me e poi la ragazza dietro di me, che si era prontamente messa addosso una vestaglia. Ha trattenuto una risata e con voce squillante ha chiamato mia sorella che è scesa di sotto. Le ho messo in mano la scatola e poi me ne sono tornato a casa mia ignorando le lamentele di quella vecchietta rompipalle di Stacy che minacciava di chiamare la polizia per “nudità in luogo pubblico”. Solo lei si inventa frasi del genere...

Nemmeno dieci minuti dopo, la mia adorabile sorellina si è fiondata in casa mia, ha salito le scale di corsa e, proprio mentre la ragazza con cui stavo mi stava chiedendo scusa in una maniera davvero appagante, lei è entrata in camera mia sbattendo la porta e ha rimesso le sue cose al suo posto. Si è voltata verso di noi, ha lanciato addosso alla mia ragazza la scatola e mi ha fulminato con lo sguardo dicendomi: «Non ti azzardare mai più a mettere tua sorella in secondo piano rispetto a una delle tue ragazze» e poi è uscita dalla stanza scendendo le scale con la grazia di un'intero branco di mammut.

«Che libro stai leggendo stavolta, sexy nerd?» le chiedo entrando e chiudendomi la porta alle spalle.

Lei alza lo sguardo su di me e mi mostra il libro che ha in mano.

«Lei alla fine non si suicida sotto un treno?» mi siedo accanto a lei prendendo il libro in mano.

«Già, ma rimane comunque un libro bellissimo» commenta lei riprendendosi il libro e alzadosi da terra per appoggiarlo sulla mia scrivania.

«La Knightly di certo è gnocca nel film» sospiro io con una nota di ammirazione nella voce. Lei accenna una risata guardandomi poi va a stendersi sul mio letto.

«Vero. Infatti per me lei è perfetta per ruoli come quelli... vedi la Duchessa o Lizzy in Orgoglio e Prejudizio» scosta le coperte finendoci sotto e coprendosi fino alle spalle.

Dopo un po' mi alzo, vado in bagno, mi cambio e torno in camera. Spengo la luce, mi sdraio accanto a lei e le prendo una mano nella mia stringendola.

«Tutta sexy la mattina e poi la sera ti nascondi dentro pigiami assurdi in compagnia di un libro» le dico sorridendo.

«Non mi nascondo affatto. Pensa a quante oche in meno ci sarebbero se facessero tutte come me» puntualizza lei sistemandosi meglio sul cuscino.

«Meno oche e più ragazzi innamorati» rispondo passandomi la mano libera tra i capelli.

«E i ragazzi innamorati che centrano?» mi domanda con un'espressione perplessa. Le sopracciglia aggrottate, la smorfia della bocca, lo sguardo confuso... è così buffa quando fa così.

«Bè, se fossero tutte più come te, ci sarebbero più ragazzi innamorati. Prendi Isabelle, lei è riuscita a far innamorare di lei uno come Zach» scrollo le spalle per quanto posso.

«Uno come Zach? Lo conosci da tre ore al massimo» mi lancia un'occhiataccia. Lei odia quando si tirano conclusioni affrettate su una persona che si conosce da poco e tendenzialmente evita di giudicare una persona senza conoscerla.

«Mi sono bastate per intuire che si è fatto passare tutte le ragazze della sua età della scuola» le rispondo guardandola negli occhi. «Mi sbaglio?!»

Lei non ribatte all'inizio, sostenendo il mio sguardo solo come lei sa fare, senza mai cedere. Dopo svariati minuti si limita semplicemente ad aggiungere: «Non solo della sua età»

Mi lascio andare ad una leggera risatina. Vorrei dire altro, fare un altro esempio, ma decido di tenere il tutto per me. Chiudo gli occhi e uguro la buonanotte alla mia apparentemente ingenua sorella.

 
   
 
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