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Autore: Syerra    29/03/2017    2 recensioni
"Tsubasa respira e cerca di mantenere il controllo” gli sussurrò in un orecchio Taro, il capitano si mosse sconnessamente sulla sedia, vide che anche gli altri compagni della Nankatsu guardavano meravigliati la donna di fronte a loro. Chi si sarebbe mai immaginato che il medico sportivo sarebbe stata la loro ex compagna di scuola.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il treno era in orario, non essendo l'ora di punta riuscì a trovare un posto dove sedersi senza che ci fosse nessuno intorno. Dopo essersi sistemata si mise le cuffie alle orecchie e guardò fuori da finestrino. Non sapeva come sentirsi, non aveva preso un brutto voto, un 27, eppure sapeva che avrebbero potuto prendere di più se quell'idiota di Kamamura avesse fatto la sua parte, quello era il brutto di lavorare in gruppo. Sistematicamente quando si formavano i team di lavoro vi erano due che trainavano il carro, due che cercavano di stare al passo, ma con scarsi successi e un fannullone che non faceva nulla, per questo prediligeva lavorare da sola. Quando il professor Takeda aveva visto il loro progetto aveva storto un po' il naso, aveva capito fin da subito che non ne era convinto, fece un paio di domande ad ognuno e poi decretò il voto. Aveva notato lo sguardo malevolo che Suo aveva lanciato allo scansafatiche e le sussurrò
“Per colpa di quel deficiente non abbiamo preso il massimo”
“Poteva andare peggio” ed effettivamente era così, perché gli altri gruppi avevano preso decisamente meno.
A fine esame il professore le chiese di rimanere, gli fece segno di seguirlo e si ritrovarono nel balconcino vicino alla scala antincendio. L'uomo si accese una sigaretta e fece un paio di tiri prima di parlare “Il vostro progetto non era male, ma se foste stati più accurati avreste preso di più” -Certo se Kamamura avesse dato una mano- pensò, ma si morse la lingua, non voleva essere una di quelle studentesse che si lamentava e faceva la spia
“Ascolti signorina Mitsui lei ha un buon potenziale, le sue idee e i disegni sono buoni, ma manca qualcosa” sulla sua faccia apparve un'espressione poco convinta, non capiva dove volesse parare, aveva seguito le linee guida e ci aveva messo del suo, ma doveva anche accettare e confrontarsi con le idee degli altri
“Mi scusi professore, ma non capisco se secondo lei sono brava o faccio schifo”
L'uomo spense la sigaretta, prese dalla ventiquattrore un quadernino e penna, strappò uno dei fogli e dopo averci annotato qualcosa glielo diede
“Compito per le vacanze, guardi le opere di questi due autori, ne riparleremo al rientro”
Lo guardò stupito, fece un inchino e se ne andò verso la stazione.
Tirò fuori dalla borsa il maledetto foglio, vi erano due nomi scritti Renzo Piano e Zaha Hadid, forse il professore voleva che fosse meno schematica e rigida. Accese il cellulare, le arrivarono due messaggi di chiamate perse da Hiro, provò a contattarlo ma ora era lui che lo aveva spento o occupato.

 

I ragazzi erano usciti ad allenarsi, Soichiro insieme a Keitaro li avevano invitati al campetto vicino alla scuola, i due bambini non stavano nella pelle, avrebbero giocato insieme ai loro beniamini. Nel frattempo Sanae stava lavorando nel piccolo studio vicino all'entrata, mentre Yayoi e Yoshiko preparavano un dolce per quella sera. La calma fu interrotta dal suono del campanello, la Signora Misugi si affrettò ad aprire pensando fossero i ragazzi che avevano dimenticato qualcosa. Invece si trovò alla porta un ragazzo alto, leggermente muscoloso, coi i capelli e gli occhi neri come la notte
“Ciao Yayoi come stai?”
La ragazza ci mise un po' ad inquadrarlo, solo quando le sorrise capì che era Hiroaki. Il ragazzo stava cercando Hitomi, ma non riusciva a trovarla al telefono
“E' in università, dovrebbe rientrare a momenti, che ne dici di prendere un te con noi mentre l'aspetti”.

Sentì le risate provenire dalla cucina, vi trovò Sanae con le ragazze e Hiro, non si ricordava di avere un appuntamento con lui
“Come è andata?”
“Bene 27, ma dovevamo vederci?”
“No, ma ti devo dare una notizia, però non so come la prenderai”
“In che senso?”
“Potresti prenderla bene o male. Sai che mi ero iscritto a quel concorso fotografico dove in palio vi era la possibilità di esporre le proprie opere nella galleria di Tokio la Taka Ishii Gallery e di partecipare in uno stage con il grande Nango?! L'ho vinto”
Hitomi abbracciò di slancio l'amico complimentandosi, non capiva perché dovesse essere una brutta notizia
“Vedi lo stage non inizierà in autunno, ma dopodomani. Devo partire con lui all'alba, andremo nell' Hokaido, perciò non potremmo fare il nostro viaggio”
Negli occhi della ragazza passò un piccolo lampo di delusione, che venne immediatamente sostituito dall'espressione felice e orgogliosa mentre cercava di fare la seria per riprenderlo
“Sei fuori di testa se rifiuti, è un'opportunità unica. Il nostro viaggio può aspettare”
Hiro tirò un sospiro di sollievo, sapeva che Hitomi avrebbe compreso. Le diede un bacio a stampo ricordandole che era una vera amica e che si sarebbe sdebitato prima o poi.
“Sai qual'è stata la foto che ha preferito di più?”
“Quella del tramonto, è bellissima”
Il moro scosse la testa e iniziò a ridacchiare “No, quella in cui ci sei tu. Ha detto che sembri una sirena e che ho immortalato la tua essenza”
L'amica divenne rossa come un peperone, ricordava benissimo quella foto, a causa di Hiro si era beccata un gran raffreddore, sperò che le altre non avessero sentito e invece iniziarono a tampinare Hiro per vedere l'oggetto del crimine
“Mi spiace non l'ho qui con me e mi hanno fatto promettere di non farla vedere a nessuno, ma posso farvi vedere questa”
Tirò fuori il cellulare e fece vedere una foto in cui Hitomi sembrava una vera fotomodella, era in piedi davanti a uno sfondo bianco, indossava un abito verde scuro e lungo, una mano sul fianco e l'altra sui capelli, mentre con uno sguardo magnetico guardava la fotocamera
“O mio Dio, falla sparire subito”
“Perchè?! Sei stupenda!”
Hitomi tentò ancora una volta di far sparire la foto, ma le ragazze non glielo permisero e alla fine lasciò perdere bevve il suo te.

Dopo cena arrivò Hiro, il ragazzo era riuscito a convincere Hitomi ad uscire con lui e gli altri per festeggiare la sua vittoria e l'inizio delle agogniate vacanze per l'amica. Le ragazze gli fecero un sacco di complimenti, di fatto quella sera Hiro era davvero affascinante, indossava un paio di jeans stretti, una maglia a maniche corte nera con lo scollo a v che risaltava la leggera muscolatura, i capelli erano tirati su col gel ed emanava un profumo buonissimo. Alle parole delle ragazza tutti i ragazzi iniziarono a incuriosirsi, si girarono verso il nuovo arrivato che si presentò
“Ma voi siete Misugi e Matsuyama, è da una vita che non ci si vede”
“Già, come stai?”
Hikaru stava letteralmente squadrando il ragazzo, era geloso marcio di sua moglie,non gli piaceva che avesse fatto tutti quei complimenti a quello li e poi da quando quel ragazzino mingherlino era diventato una pertica!
Poco dopo li raggiunse Hitomi, la ragazza indossava una tutina blu elettrico sbracciata e con i pantaloncini corti, per l'occasione aveva indossato un paio di sandali col tacco, sulle labbra vi era un rossetto rosso, le stava benissimo non sembrava per nulla volgare e infine aveva raccolto i capelli in una coda di lato. Genzo si lasciò imbambolare dalla sua figura, era bellissima, ma ciò che lo colpì più di tutto fu il suo profumo, un mix floreale che gli era entrato fino al cervello. Per l'ennesima volta si dovette imporre l'autocontrollo
“Non sono un po' troppo corti quei calzoncini?”
“No Jun stanno bene così. Non aspettatemi alzata, buona serata”
vane furono le proteste del numero ventiquattro della nazionale che tentò di dare un orario di rientro alla ragazza.

Si era svegliata a causa della forte luce che proveniva dal lucernario, di solito non le dava fastidio, ma quella mattina la trovava insopportabile, forse a causa del leggero mal di testa che aveva. La sera prima si erano dati alla pazza gioia, era da tanto che non beveva così. Si alzò tentando di non svegliare Hiro, ormai era un'abitudine che si fermasse da lei a dormire quando alzava un po' troppo il gomito “Mia nonna mi romperebbe le palle” questa era la giustificazione che dava.
Anche Hiro era cresciuto in una famiglia complicata, la madre era una donna buona ma incapace di fare la madre, tanto che quando al lavoro ebbe la proposta di un trasferimento lo accettò di buon grado senza pensare al figlio e lasciandolo alle cure della nonna materna. Mentre il padre un alcolista incallito, non lo vedeva ormai da ben tredici anni. L'unica figura familiare che era sempre stata accanto al migliore amico era la nonna settantacinquenne, buona come un pezzo di pane e che adorava il nipote e lei. Ogni volta che andava a casa della nonnina le faceva trovare un bel piatto di frittelle di mele e una tazza di te caldo.
Con riluttanza arrivò in cucina, sentì Hikaru prenderla in giro per il suo aspetto, di fatto aveva una faccia assonnata, tanto che per risposta gli grugnì un “non urlare”.
Dopo essersi versata una bella tazza di caffè, cercò di mandar giù un paio di biscotti, ma questi le formarono un pastone in bocca che fece fatica a deglutire. Il numero dodici della nazionale le si sedette vicino e cercò di prenderla in giro
“Hikaru lasciala in pace”
gli scherni del ragazzo finirono quando vide un Hiro assonnato sedersi di fianco all'amica bonfonchiando un buongiorno. Matsuyama rimase a bocca aperta, poi si fece coraggio e chiese al ragazzo dove si fosse fermato a dormire
“In mansarda con Hitomi”
“Nel-nello stesso letto?”
“Sì”
La semplicità con cui lo disse lasciò un attimo intontito Hikaru, non immaginava che Sanae permettesse ai due ragazzi di dormire insieme, aveva capito che non erano una coppia, eppure condividevano lo stesso letto. La mente del difensore iniziò a viaggiare con la fantasia facendo diventare il suo viso pallido nonostante l'abbronzatura.
Vedendo la sua perplessità e il modo con cui lo fissava Hiro chiese quale fosse il problema
“Che avete dormito insieme”
“E allora? Non è mica la prima volta”
sembrava che al giocatore della nazionale stesse per scoppiare un embolo
"Hikaru non è successo niente, tra me e Hiro non potrà esserci mai nulla”
“Certo, tra due diciannovenni che condividono lo stesso letto in preda agli ormoni non potrà succedere nulla, ma mi prendete per scemo!?”
I due ragazzi a quelle parole iniziarono a ridere, facendosi venire le lacrime agli occhi
“Ahahha non gli hai detto nulla?”
“Effettivamente no”
Vedendosi preso per i fondelli Matsuyama si innervosì di più, non capiva cosa ci fosse di tanto divertente, soprattutto perché anche Yoshiko stava ridendo
“Dunque come posso dirtelo, emm al sottoscritto non piace il calcio, ma mi piace vedere undici ragazzoni in calzoncini che corrono dietro al un pallone”
Hikaru perse la sua faccia arrabbiata e assunse quella pensierosa, sembrava non aver capito appieno il senso, poi fece la sua espressione più stupita e infine imbarazzata.
“Perciò tu sei gay?”
“Ebbene sì, sono un omosessuale fatto e finito”
“Ah, bene, cioè nessun problema”
Hiro non si stupì della reazione del ragazzo, quando qualcuno veniva a conoscenza della sua sessualità si sentiva in imbarazzo, lo guardava un po' con scetticismo e appena capiva che non era un pericolo lo trattava come se nulla fosse.
Solo Hitomi aveva avuto una reazione diversa, ci aveva messo ben un anno a trovare il coraggio per dirle che era gay e lei come se niente fosse aveva alzato le spalle e gli aveva risposto “Rimani sempre Hiro”. Era stata la prima volta in cui si era accettato completamente, senza sentirsi -Ma sei sicuro? Forse è una fase- oppure ancora peggio “Checca, finicchio, invertito”.
Uscì dal flusso dei suoi pensieri quando vide Genzo Wakabayashi entrare in cucina in tutto il suo splendore, l'uomo indossava degli abiti sportivi, dai pantaloncini della tuta spuntavano le gambe toniche, la maglietta bianca a maniche corte era attaccata ai pettorali scolpiti a causa del sudore e e mentre stava bevendo un bicchier d'acqua un rivolto dispettoso uscì dalla bocca tracciando la mascella mascolina e finendo sull'attaccatura della maglietta, non aveva mai visto un ragazzo sudato così sexy, poteva benissimo essere un fotomodello. Con la coda dell'occhio notò con piacere di non essere il solo ad averlo notato.

 

Dopo aver prese abbondantemente in giro Hikaru, lei e Hiro si avviarono a casa del ragazzo, le serviva qualche momento di pace, non era abituata ad avere così tanta gente in casa, per di più un uomo tanto bello come Genzo Wakabayashi.Mentre il migliore amico preparava la valigia si stese sul letto, lo guardò mentre riponeva con cura gli abiti nel borsone. Ogni tanto il ragazzo si girava verso di lei con in mano un capo chiedendogli se era il caso di portarlo o meno. Quando la meticolosa scelta dei vestiti finì i due si ritrovarono sdraiati uno accanto all'altro, rimasero in silenzio per qualche minuto ognuno chiuso nei propri pensieri, tra loro spesso non erano necessarie parole e non erano quei silenzi imbarazzanti.
“Mi spiace, per colpa mia la vacanza è saltata”
“Fa niente, Kobe non scappa mica”
“Andrai a con gli altri?”
“Sì, non ho voglia di rimanere a sorbirmi il caldo”
“Già, li potrai raffreddare i tuoi bollenti spiriti in mare”
“Cos- Cosa diavolo stai dicendo?!”
ah come amava prendere in giro la sua migliore amica, diventava subito rossa dalla vergogna scaldandosi come un toro
“Ti ho visto come sbavavi quando hai visto Wakabayashi”
“Ma che diavolo stai dicendo?”
“Ti dico che stavi letteralmente sbavando, sembravi così eccitata”
“Non ero di certo la sola”
“Allora lo ammetti”
Sentendosi presa sempre più in giro Hitomi lanciò in faccia il cuscino all'amico
“Non è colpa mia se è gnocco”
“Molto gnocco mia cara”

Lasciò Hiro intento a finire di prepararsi per il grande viaggio, la nonna le aveva chiesto di fermarsi a cena, ma Sanae le aveva fatto promettere di tornare, immaginò che dovesse parlarle di qualcosa.
Appena entrò sentì un buon profumo arrivare dalla cucina, vide le ragazze intente a cucinare gli Okonomiyaki e gli Yakitori. Tentò di arraffare qualcosa, ma Yayoi picchiettandole la mano con il cucchiaio di legno, le disse di aspettare per non rovinarsi l'appetito. Così si sedette sul divano di fianco a Jun che era intento a scontrarsi all'x-box contro Hikaru, ovviamente il gioco in questione era fifa. Senza farsi notare sbirciò nella direzione di Wakabayashi. Il ragazzo era intento a guardare la partita - è davvero bello- con uno sbuffo sconsolato scosse la testa, doveva assolutamente stargli alla larga il più possibile, insomma non voleva fare la figura dell'idiota. Sicuramente il portiere era abituato alle ragazze di una certa portata e non si sarebbe mai accorto di lei. Certo tutti gli dicevano che era molto bella, ma qui stavamo parlando di un uomo che era abituato ad uscire con delle modelle o starlet della televisione.
Si riscosse dai suoi pensieri quando Yoshiko li chiamò tutti a tavola.
Anche Soichiro era a casa quella sera, la cosa iniziò a farla insospettire. Erano ormai due giorni che il nipote “viveva” a casa di Keitaro e ci sarebbe rimasto ancora volentieri. Per tutta la durata della cena Hitomi rimase in allerta, come se da un momento all'altro dovesse arrivare una grande notizia bomba. E fu così, vide Ozora portare a tavolo una bottiglia di champagne, quella per le grandi occasioni che Sanae teneva in cantina, notò lo sguardo di intesa con la cognata e capì.
Sanae si alzò in piedi guardando lei e Soichiro iniziò a parlare
“Ecco non so da dove cominciare… Soichiro e Hitomi sapete quanto vi voglio bene e so quanto voi ne volete a me… vorrei chiedervi di provare a dare lo stesso affetto anche a un'altra persona che è entrata a far parte della mia vita…. Questa persona è Tsubasa”
“State insieme?”
“Sì”
Hitomi non era una stupida, aveva capito la situazione fin da subito, il tarlo del dubbio le insinuato il secondo giorno. Aveva visto come quei due si guardavano e aveva notato come Tsubasa trovasse ogni possibile scusa per sfiorare Sanae.
“Congratulazioni, sono felice per voi. Ben venuto in famiglia Tsubasa Ozora”
Sanae fece un leggero sospiro di sollievo, le mancava solo di sapere cosa ne pensasse suo figlio. Il bambino aveva abbassato la testa, non riusciva a guardarlo in faccia. Appena lo toccò Soichiro alzò il viso di scatto, con gli occhi pieni di lacrime e tremava leggermente
“Io non voglio quello li , voglio che rimaniamo solo io, te e la zia. IO NON LO VOGLIO UN ALTRO PAPà”
Sanae tentò di abbracciarlo, ma Soichiro la scansò via e corse su in camera sua. Nella stanza calò il gelo, nessuno si aspettava una reazione simile dal bambino, in quei giorni sembrava adorare Tsubasa. Sanae scoppiò a piangere, immediatamente il capitano le fu vicino per confortarla, anche se non sapeva bene cosa fare.
“Vado a parlargli”
Ma Hitomi lo bloccò “No Tsubasa, vado io, vedrai che lo calmo”
Come si aspettava trovò la stanza chiusa a chiave, sarebbe stato inutile chiedergli di aprirla, quando ci si metteva Soichiro era più gnucco di lei. Doveva essere un tratto distintivo dei Mitsui. Così si sedette di contro alla porta e iniziò a parlare, ben sapendo che l'avrebbe sentita.
“Credo di capire come tu ti senta. Quando tuo papà portò a casa la tua mamma mi arrabbiai tantissimo, non capivo perché cavolo volesse portare nelle nostre vite un'altra persona. Pensavo che le nostre vite erano così perfette, solo io e lui…. Però poi ho capito che in realtà Hideaki mi avrebbe sempre voluto bene, anche se ne voleva anche alla tua mamma.
Vedi Soichiro tra qualche anno entrambi diventeremo grandi, ci innamoreremo e avremo la nostra famiglia e anche se cercheremo di darle tutto il nostro affetto la mamma si sentirà sola. Credo che lei meriti di essere felice con Tsubasa, insomma ha fatto così tanto per noi”
“Ma io non voglio un altro papà!”
“Tesoro la mamma non ti sta dicendo che devi sostituire il tuo papà con Tsubasa, e nessuno potrà mai sostituilo, vedrai che non ti dimenticherai mai di lui. E non dovresti neanche avercela con te stesso se ti affezionassi a Tsubasa. Poi nel caso volessi parlarne con qualcuno ti prometto che io ci sarò sempre. Che ne dici di dare una possibilità al capitano?”
Ci fu qualche minuto di silenzio, sapeva che suo nipote era combattuto, poi la serratura scottò e Soichiro uscì dalla porta come un fulmine e la abbracciò forte
“Davvero zia non dimenticherò il mio papà e la mamma mi vorrà sempre bene?”
“Certo tesoro mio, te lo prometto”
Per una volta Tsubasa non sapeva davvero cosa dire e fare, vedere Sanae in quelle condizione gli struggeva il cuore. Fin dall'inzio sapeva che non sarebbe stato facile farsi accettare dal piccolo Mitsui.
Yayoi e Yoshiko tentarono di consolare l'amica, dandole un po' di forza
“Vedrai che si calmerà e andrà tutto bene”
“Si ha solo bisogno di metabolizzare la notizia”
Sapeva benissimo cosa sarebbe successo se Soichiro non lo avesse accettato, la storia con Sanae sarebbe finita, perché lei era stata cristallina, prima di tutto suo figlio. Si stava già vedendo mentre Sanae lo metteva alla porta, quando entrarono nella stanza Hitomi mano nella mano con il bambino. Il piccolo lo fissò con imbarazzo, poi spostò lo sguardo sulla zia stringendole di più la mano e riportò l'attenzione su di lui
“Benvenuto in famiglia Tsubasa”
Il capitano rimase per qualche secondo imbambolato, gli sembrò che il cuore stesse per scoppiare, al colmo della felicità di avvicinò a Soichiro e portandosi alla stessa altezza del bambino lo abbracciò leggermente a se
“Grazie”
“Però se farai del male alla mia mamma te la vedrai con me”
“Certo”
Sanae gli si avvicinò contenta, il figlio lasciò la presa su Tsubasa e abbracciò la mamma, con occhi pieni di lacrime, ma questa volta di felicità, guardò la cognata
“Grazie"
La ragazza le sorrise a sua volta, si avvicinò alla bottiglia di champagne
“Non stavamo festeggiando un nuovo amore?! Chi beve con me?”


 


Ed ecco la fine di un alro capitolo, spero vi sia piaciuto. Ha fatto la sua comparsa Hiro, io lo adoro forse perchè ho preso ispirazione da un mio caro amico. Spero di leggere le vostre opinioni, ovviamente ringrazio tutti coloro che leggono la mia storia.
Un abbraccio e al prossimo capito

   
 
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