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Autore: Robin Stylinson    30/03/2017    1 recensioni
«Sei un'incendiaria, Allen. Ed io il tuo protettore.»
Il Demonium era segnato dalla "Diciannovesima" profezia. Tutto era nelle mie mani e avrei fatto il possibile per salvarmi da Enkeli ma soprattutto da Harry perché quando ti innamori di qualcosa di cui hai paura, capisci che niente e nessuno potrà salvarti all'infuori di te stessa.
Genere: Sentimentale, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Muoviti!» Eileen stava urlando per camera mia mentre cercava di alzare le tapparelle. Lentamente la luce iniziò a filtrare dalla finestra.
«Chi ti ha fatto entrare?» borbottai mentre aprivo lentamente gli occhi. Svegliarsi la mattina era sempre una cosa difficile per me. Lo era sempre stata, odiavo essere mattiniera. Mi stropicciai gli occhi con le mani e mi stiracchiai. Ero ancora sotto le lenzuola color crema mentre Eileen scorrazzava di qua e di là mentre cercava di raccattare i miei vestiti da mettere in valigia.
«Si può sapere perché non hai fatto la valigia?!» mi rimproverò lei. In meno di cinque minuti quasi tutto il mio vestiario estivo era in valigia. C’era stato tutto. A forza, ma c’era stato tutto. «Per fortuna che ci sono io, se no chissà quando saresti arrivata!»
«Chi ti ha fatto entrare?» Ero ancora stordita e capivo la metà delle cose che diceva.
«Tua madre. Alza il tuo bel sederino dal letto che viene tardi!» Tutta quella fretta. Non capivo. «Harry e il suo amico sono già arrivati. Siamo sempre le ultime, veloce.»
«Chi? Cosa? Quando?!» mi alzai di scatto dal materasso sgranando gli occhi. «Cosa hai detto?! Il suo amico? Non bastava solo lui?!» oh, perfetto. Non solo in casa c’era una sottospecie di animale, ora anche il cucciolo!
«Beh…» la mia migliore amica era quasi sulle scale. Stava per scendere per mettere la valigia in macchina «Non poteva venire da solo. Tranquilla, staranno sempre fuori, non ti preoccupare.» La sua voce si faceva sempre più lieve e lontana. «Veloce, ti aspetto in macchina.»
Quale macchina? Eileen non aveva una macchina, non l’aveva mai avuta. Non feci obbiezioni e controvoglia poggiai i piedi sul tappeto della camera.
 
 
*
 
 
Eravamo arrivate alla famosa villetta di quel candido color bianco e a quanto diceva la mia migliore amica, Harry era già in casa con l’amico. La cosa mi spaventava. Eileen aveva detto che era cambiato, anche se in fondo non volevo crederci, annuii alla sua affermazione.
Avevamo parcheggiato la mini nera proprio davanti al cancello di casa. Scendemmo dall’auto e iniziai a dirigermi verso l’entrata. Il vialetto era composto da grandi sassi lisci mentre il contorno di esso era ciottolato. Il davanti dell’abitazione era piuttosto carino. Non c’erano fiori nel giardino, era il tipico prato inglese senza erbacce.
Avevo raggiunto la porta dell'abitazione in fretta. Mi fermai un secondo a pensare, presi un bel respiro e suonai il campanello.
Non rispose nessuno.
Suonai una seconda volta ma capii che probabilmente i ragazzi erano già fuori casa, come aveva detto Eileen.
«Non c'è nessuno in casa.» mi girai e feci segno alla ragazza mora di lanciarmi le chiavi.
«Prova a vedere se è aperto» rispose prontamente lei mentre cercava di aprire il baule dell'auto.
Girai il pomello con molta forza ma non si aprì.
«È chiuso» urlai mentre provavo un'altra volta, per essere sicura.
«Vieni ad aiutarmi con le valige che poi apro io.»
Tornai indietro quasi trascinando i piedi. La mia valigia sarebbe pesata un quintale con tutte le cose che ci aveva messo Eileen.
Arrivata all'auto presi il trolley e a fatica lo trascinai sul vialetto mentre seguivo la mia migliore amica. Aprì la porta senza nessuna difficoltà. Entrai di fretta e furia buttando la valigia a terra. Con un gesto veloce sbattei la porta beccandomi un’occhiataccia da Eileen.
A quanto pareva in casa non c'era nessuno. Il salotto che ci accoglieva era molto raffinato: sulla sinistra un sofà a tre posti, bianco, mentre ai suoi piedi era disteso un enorme tappeto grigio chiaro. Sulla destra invece c'era la cucina. Assomigliava a quelle famose cucine americane con il tavolo centrato nella stanza sul quale era posto il lavello. Era enorme, i lati erano di marmo mentre il piano era di legno bianco. I fornelli, il frigorifero a due ante e i vari mobiletti erano posti dietro di esso, tutti rigorosamente bianchi.
Nell'aria aleggiava una fragranza per ambienti al melograno, era molto dolce e intenso. Sembrava quel dolce aroma che ti travolgeva appena entravi in un negozio di profumi.
Iniziai a guardarmi attorno. Mi accorsi che la cucina dava su un altro giardino. La porta che divideva essa dal cortile era di vetro e si poteva vedere la piscina.
Sentii qualcuno scendere le scale ma ero troppo presa da quel paradiso di casa per dargli attenzione.
«Hey, Eileen!» esclamò qualcuno.
La sua voce. Appena la sentii un brivido mi percorse la schiena.
Mi girai di scatto e appena i miei occhi incrociarono i suoi di un colore verde scuro come quello mimetico, mi mancò il respiro. Il cuore prese a battere all’impazzata e arrossii.
Harry.
Non capivo che mi succedeva. Non era mai capitato, eppure quel ragazzo mi aveva provocato una strana reazione, era come avere le farfalle allo stomaco.
Lo scrutai in un secondo da capo a piedi. Aveva i capelli corti, mossi e con il ciuffo all’indietro. Erano castano scuro, come quelli della sorella. Aveva un bel fisico. Portava un paio di bermuda grigio scuro che gli arrivavano fino al ginocchio mentre per coprirsi il petto, aveva una maglietta bianca. Girava per casa con un paio di converse bianche, come le mie.
La mia attenzione cadde su due particolari: una piccola cicatrice che passava per il sopracciglio sinistro e un braccialetto di cuoio. Era di un filo sottile ed era avvolto al polso destro per quattro volte con inserito un ciondolo rotondo. C’era inciso qualcosa, ma non capivo cosa fosse.
Mi resi conto che lo stavo fissando, iniziai a guardarmi in giro come se nulla fosse e mi passai una mano nei capelli mentre abbassavo lo sguardo a terra per l’imbarazzo.
«Allen? Sei cambiata dall’ultima volta.» disse lui. Aprii lentamente le labbra per rispondere, presi un bel respiro ma non uscì niente. Mi girai verso la mia amica ancora con la bocca aperta cercando di farle capire con lo sguardo che la presenza di suo fratello mi turbava.
«Ci aiuti a portare di sopra le valige? Sono abbastanza pesanti.» disse Eileen a suo fratello. Mi si congelò il sangue.
«Va bene.» rispose prontamente lui prima di dirigersi verso di me per prendere il mio trolley. Lo sollevò senza problemi, mi diede un’occhiata veloce senza dire nulla e si incamminò verso le scale.
Feci per seguirlo ma Eileen mi bloccò con un braccio. Aspettò che Harry fosse salito al piano superiore prima di bisbigliarmi qualcosa.
«Ma che ti prende?»
«Non lo so. Mi ha fatto venire i brividi.» abbassai lo sguardo sui miei piedi.
«Allora?» la voce di Harry arrivava da sopra «Dove la metto la valigia?» si sentì il tonfo che fece il trolley mentre lo appoggiava per terra.
«Ora arriviamo» urlò Eileen.
La aiutai a prendere la valigia e, piano piano, salimmo anche noi le scale.
«Tu dormirai in quella stanza, Allen.» disse la mia migliore amica indicando una camera verso la fine del primo piano «Hai anche il bagno in camera.»
Il corridoio era piuttosto stretto. Appena salite le scale, sulla sinistra, c’era una camera piuttosto spaziosa. La porta era aperta e si poteva vedere l’interno. Era tutto di un colore panna, molto ordinata e con una porta finestra che dava sul cortile. Un po’ più avanti vi era un’altra stanza ma l’uscio era chiuso così da non poter sbirciarci dentro. Era la camera di Eileen. Si capiva dal fatto che sulla porta c’era stampata la sua iniziale con un colore rosa pallido. Sempre sulla sinistra del corridoio, invece, c’era un bagno. Non era molto grande. Dopo i sanitari c’era la penultima camera, probabilmente ci avrebbe dormito l’amico di Harry.
Arrivammo all’ultima stanza, posta proprio di fronte a noi.
«Spero ti piaccia.» ancora quella voce bassa e roca. Mi dava i brividi sentirlo parlare.
«S-si» riuscii a balbettare una risposta affermativa per miracolo.
«Okay Allen.» entrai in quella che sarebbe stata la mia camera per svariato tempo mentre Eileen iniziò a parlare «Ti lascio sistemare le cose» aveva chiuso la porta dietro le sue spalle lasciando che suo fratello rimanesse fuori «e tra poco meno di due ore si cena, va bene?»
«Ehm, okay. Devo vestirmi in un modo particolare?»
«Certo che no, ma vestiti in modo carino. Ti presenterò Louis, l’amico di mio Harry.» fece per uscire quando, prima che la porta si richiudesse, tornò indietro «Dopo mangiato andiamo a fare un giro tutti e quattro insieme.» mi fece l’occhiolino e uscì senza fare rumore.
Ora avevo un paio d’ore per me stessa. Potevo fare quello che volevo. Potevo rilassarmi sotto la doccia oppure fare un pisolino.
Non sapevo che cosa scegliere, così optai nel sistemare gli indumenti nell’armadio. Presi la valigia e la appoggiai a fatica sul letto matrimoniale. Aveva le lenzuola bianche candide con un copriletto nero, come il guardaroba.
Mentre sistemavo i vestiti mi cadette l’occhio sulla porta finestra che avevo alla mia sinistra. Mi avvicinai ad essa e spostai leggermente le tende.
Nessuno mi aveva mai detto che dietro la villetta c’era un bosco. Sembrava più una piccola foresta. Gli alberi erano molto fitti e le chiome non lasciavano intravedere molto ma era comunque terrorizzante. Era molto scura e cupa e avrei potuto giurare che al suo interno ci fossero degli strani animali carnivori come lupi o cose simili. Alzai per un attimo gli occhi al cielo. Dei grandi nuvoloni stavano scemando verso nord, proprio sopra quei vecchi alberi.
Mi appoggiai al vetro della finestra e vidi le foglie muoversi. Strizzai gli occhi e mi avvicinai un attimo di più per vedere meglio.
Ero intenta a fissare gli alberi quando un fulmine precipitò sopra il bosco facendo volare via uno stormo di uccelli usciti dalla chioma dell’albero più grande. Il lampo fece un gran rumore da spaventarmi. Con uno scatto veloce allontanai il mio busto dalle tende, ma non ero troppo distante da vedere le creature volare. Erano neri ma non erano corvi. Erano centinaia.
Feci un gran respiro e mi girai verso destra, verso la valigia, per poi rigirarmi alla finestra ma intravidi qualcosa. Mi rigirai di nuovo verso il trolley e puntai gli occhi verso la porta. Ero sicura di aver visto qualcuno fissarmi. L’uscio era socchiuso eppure qualcuno era li, prima. Inclinai la testa leggermente verso sinistra pensando che qualcosa non andasse. M’incamminai verso la porta ma prima che potessi toccare il pomello per aprirla, essa sbatté. Non c’erano correnti d’aria quindi non poteva essere stata una folata di vento. Era come se qualcuno l’avesse voluta chiudere di proposito, in modo troppo energico perché passasse inosservato.
Sentii una dolce fragranza. Era molto fresca e non troppo speziata. 
  
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