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Autore: Il_Genio_del_Male    02/04/2017    6 recensioni
Jongin cura la Posta del Cuore di un noto settimanale.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Kai, Kai, Nuovo personaggio, Sehun, Sehun
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Quei fagiani maledetti'
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Dalla rubrica A Cuore Scoperto del settimanale Non mi dire!, n. 13 02/04/2017.

 

 

Carissimo Kai, anche se non ti conosco affatto (sigh) sei il solo che possa aiutarmi.
Io e la mia ragazza, J, stiamo insieme da qualche mese e avremmo deciso di arrivare in terza base… cioè, di fare sesso per la prima volta. Ci sentiamo pronte; onestamente, anzi, mi stupisco di come siamo riuscite finora a tenere a bada i nostri ormoni!
J è uno schianto, non so se hai presente il tipo: circondata da amiche e ammiratori, intelligente, rappresentante d’istituto, dolce, bella come un angelo e persino ricca. (E sexy.) Il pacchetto completo, insomma. Da quando sto con lei sono una persona diversa. La mia migliore amica M ed il suo ragazzo Y dicono che J mi ha trasformata, da figlia segreta di Satana quale ero, in un gigantesco marshmallow arcobaleno. Benché reagisca sempre prendendoli a scappellotti, non posso negare che abbiano ragione.
Tuttavia, o forse proprio perché J è tanto importante per me, se da un lato non vedo l’ora di infilarmi nei suoi slip dall’altro ho una fifa blu che non mi fa dormire la notte. Sarebbe la mia prima esperienza di tipo sessuale, non ho mai… hai capito, no? Ho paura di combinare un casino, di non piacerle, di non soddisfarla. Non voglio sembrare un’imbranata, ma è esattamente così che mi sento. J non sa che sono vergine, non abbiamo ancora affrontato l’argomento faccia a faccia. Mi vergogno troppo a rivelarglielo…
Urge un consiglio dei tuoi!
Un bacione, spero di leggere una tua risposta al più presto.
K.

 

 

«Tenerissima K, ti ringrazio per la fiducia che riponi in me. Immagino che, in un certo qual senso, discutere di argomenti così delicati con un perfetto estraneo sia più liberatorio e forse anche più facile che con una persona cara. Vero è, però, che ci vuole del fegato a parlare di intimità sulle pagine di un giornale.
Non mi sembri una ragazzina sprovveduta, né particolarmente timida. Descrivi la tua bella come una persona davvero incantevole, perciò perché averne paura? La sincerità è il fondamento di qualsiasi relazione. Se la ami, se ti fidi di lei, prima di passare all’azione dovresti aprirle il tuo cuore.
La prima volta non è uno scherzo per nessuno; credo che metterla al corrente della tua inesperienza gioverebbe molto al vostro rapporto. Così lei saprà di essersi conquistata la tua fiducia e potrà iniziarti al magico mondo del sesso nel migliore dei modi, con la dovuta accortezza.
Buona fortuna!»

 

 

Caro Kai, giunti a questo punto temo di non starti particolarmente simpatico e me ne dispiaccio.
Ma poiché non è da me rifiutare una sfida, eccomi di nuovo qui a infestare la tua rubrica.
La mia storia ha inizio sette anni fa, quando ero un fresco neolaureato in Scienze Politiche ventiquattrenne. Stavo con un ragazzo di nome Jongin, che studiava per diventare giornalista, ed eravamo felici.
I miei genitori, due tradizionalisti vecchio stampo, non vedevano di buon occhio che perdessi il mio tempo con quello che definivano “un incidente di percorso” invece di accasarmi e sfornare nipotini a ripetizione. Ma giacché ero maggiorenne e vivevo con il mio compagno, si limitavano ad una silente disapprovazione.
Finché tutto non è andato a rotoli. Ero stato invitato ad una festa. Avevo chiesto a Jongin di accompagnarmi, ma quella sera avevamo litigato per un motivo futile che nemmeno ricordo. Alla festa ci andai con animo alterato. Ero infastidito dalla lite, di malumore. Ce l’avevo con lui perché era sempre così irragionevole quando si impuntava su qualcosa. In mezzo alla confusione, alla musica assordante del locale, in mezzo alla folla tra cui non riuscivo a distinguere un solo viso amico, d’un tratto mi sentii molto solo. Iniziai a bere. Una ragazza mi abbordò.
Due mesi più tardi riuscì a rintracciarmi a lavoro e mi annunciò di essere incinta: il padre del nascituro ero io. Il test del DNA le diede ragione.
I miei genitori colsero la palla al balzo e mi dissero che avrei dovuto comportarmi da uomo d’onore, sposando la ragazza e allevando con lei nostro figlio. Ma c’era Jongin, ancora all’oscuro di tutto. Quando venne a sapere la verità, seppi di essere un uomo finito. Non intendo dire che provò ad usare violenza contro di me; non lo avrebbe mai fatto, era una persona troppo pacifica. Eppure la sua reazione fu addirittura più violenta di una sfuriata o di un pestaggio: smise di parlarmi. Si trincerò in un silenzio ostinato, con il preciso scopo di allontanarmi da sé. I suoi occhi persero quella luce segreta, discretamente maliziosa, che me li faceva amare. Si dimostrò impassibile di fronte alle mie suppliche. Gli dissi che non avevo alcuna intenzione di giocare all’allegra famigliola con una persona di cui non sapevo nulla, che non significava nulla per me. Non volevo diventare padre di un bambino concepito per sbaglio, frutto di una ripicca e della sbornia.
Lui, in tutta risposta, non mosse un solo muscolo del viso. Ignorò le mie lacrime, le mie urla, persino le accuse che -da schifoso vigliacco- gli mossi. Solo quando gli gridai in faccia che non mi amava abbastanza da combattere per me, che anzi non mi aveva mai amato, si lasciò sfuggire un sorriso muto, il più triste che abbia mai visto. Sorridendo, toccandomi per l’ultima volta, mi spinse fuori dal nostro appartamento e dalla sua vita.
E’ una piccola storia squallida, lo so. La donna che ho sposato è stata mia moglie per circa un anno, giusto il tempo di veder nascere il bambino. Non ha protestato quando le ho proposto il divorzio e un sostanzioso assegno di mantenimento per il piccolo. Adesso abbiamo un rapporto civile e vedo mio figlio ogni mese.
Ma lo strazio di aver perso l’uomo che continuo ad amare nonostante tutto non passa. Sette anni dopo io sono ancora qui, una bestia ferita con il cuore in mano. In attesa. Jongin, mi rivolgo direttamente a te. Se dovessi leggere queste pagine, te ne prego: fatti vivo. Scrivimi. Il mio indirizzo e-mail è sempre lo stesso. Non ti ho dimenticato e so che nemmeno tu l’hai fatto.
Tuo per sempre,
Sehun

 

 

«Che storiella commovente, degna del patetismo tipico dei romanzi dickensiani! Una sviolinata molto toccante. Se questo Jongin non ti ha mai ricontattato, un motivo c’è: mi stupisce anzi che tu non l’abbia ancora capito.
Coda di paglia? Ai posteri l’ardua sentenza.»

 

 

 

 

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