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Autore: Whatshername    02/04/2017    1 recensioni
"Io sono Serena Attilio, Nata da un Diciotto, Khaleesi del grande studio disperato, la Non Passata, Madre degli Appunti Rubati, Ultima del Suo Corso, Principessa del Velo Pietoso, Signora dei Voti Bassi, Distruttrice di Neuroni…"
"Regina dei Cretini?" suggerì Daniele ridendo.
"Non potrei mai usurpare il tuo titolo" ribattei io dandogli una sonora pacca sul braccio che fece più male a me che a lui.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Capitolo due: Un subconscio proprio scemo

 

Seduta a gambe incrociate sul letto di Elena fissavo il mio ventaglio di carte con aria sconsolata. Avevo già perso le due partite precedenti e la prospettiva di essere sconfitta di nuovo mi rendeva particolarmente irritata.

« Ma il detto non dovrebbe essere “sfortunata al gioco fortunata in amore” o una cosa così? » domandai scartando un inutile due « perché io sono sfigata in entrambi? »

« Vuoi che ti lasci vincere? » propose Elena allegramente attaccando carte qua e là.

Stupida scala quaranta.

« No, ma se vinci tu vorrei che ti lasciassi picchiare, sarebbe piuttosto liberatorio. »

E fu a quel punto che il mio cervello fece bip e si spense.
Non so cosa accadde, forse andò in cortocircuito o in sovraccarico. Forse semplicemente non ho mai avuto un cervello. Fatto sta che commisi un grosso, enorme errore.

« Elena, credo… forse… insomma magari potrebbe quasi piacermi Daniele » buttai lì piuttosto atterrita dal fatto che lei avesse solo due carte in mano. Due carte che appena ebbi finito di parlare si ritrovarono a svolazzare per la stanza perché la Ele, presa da un attimo di follia pura, le aveva lanciate via.

I suoi occhi erano diventati enormi, così sgranati che temevo le sgusciassero via dalle orbite.

« Lo sapevo! Ll'ho sempre pensato che stareste troppo bene insieme… » e io vedevo il suo cervello riempirsi di immagini di me e Daniele in abiti da matrimonio. 

Con un certo orrore cercai di placarla mentre lei ciarlava a macchinetta « Elena, santo cielo- »

« I vostri sguardi! Il modo in cui scherzate sempre… »

Mentre lei saltellava sul posto io mi accasciai sul letto aspettando che qualche calamità naturale ponesse fine alle mie sofferenze; un fulmine magari, o un pezzo di intonaco dritto sul cervelletto…

« Elena. Basta. Smettila o ti lancio giù dal letto di testa. »

Una vita passata a guardare serie tv su omicidi vari e ora che dovevo far fuori qualcuno l'unica arma che avevo era un mazzo di carte. Forse avrei potuto tentare di decapitarla, ma sarebbe stato troppo impegnativo… non erano particolarmente taglienti quelle carte.
« Okay, hai ragione, scusa. Quindi? Cosa si fa? » chiese con un sorriso terrificante, come quello del clown di American Horror Story.
« Quindi cosa? Cosa vuoi fare, andiamo avanti a giocare e via. Tanto stai per vincere. »
Lei mi fulminò « Intendo con Daniele. Glielo dirai? »
Io roteai gli occhi « Certo, poi andrò ad affogarmi in bagno. No che non glielo dirò, sei matta? Sai come reagirebbe? Entrando in modalità Spedii Gonzales e scappando via a gambe levate urlando “andale andale”. »
Di questo ero abbastanza sicura, e non ero per niente pronta a dire addio ad un amico per una cosa stupida come una cotta. Che poi più che cotta mi sentivo carbonizzata ma questo è un altro paio di maniche.
« Non è detto. Ho sempre pensato che tra voi fosse tutto un po' ambiguo, sarebbe dovuto scattare qualcosa all'inizio però non è mai troppo tardi... »
« Certo che lo è, guarda l'orologio: segna le è troppo tardi e un quarto, quindi possiamo andare avanti come se io non avessi mai aperto bocca? »
« No, taci. Devo riflettere. Escogitare un piano d'attacco. »

« Capitano Ele, giuro che se non la smetti ti spoilero tutto il Trono di Spade. Faccio sul serio. »
Ma lei ormai stava entrando nella versione “Elena psicologa” e quando questo accadeva c'era ben poco da fare « Senti, se me l'hai detto è perché tu a livello conscio o subconscio vuoi che io ti aiuti in questa cosa. E questa cosa si chiama Daniele. Quindi smettila di essere disfattista e dimmi cosa vuoi veramente. »
« A parte Tom Hiddleston nudo nel mio letto, intendi? Non voglio niente, Ele, che ansia… volevo solo togliermi questo peso, dirlo ad alta voce, metabolizzare la cosa e andare oltre. »
Elena inarcò un sopracciglio spettinato « Non credo funzioni esattamente così, sai? »

Mugugnai qualcosa di incomprensibile anche a me stessa, cercando di cacciare via l'immagine del sorriso di Daniele dalla mia testa. Chi gli aveva dato il permesso di entrare nella mia testa poi...

La Ele rimase in silenzio per più di dieci secondi, quindi la guardai per accertarmi che stesse ancora respirando.
Mi stava guardando fin troppo seriamente.
« Che c'è? »
« Ora capisco un sacco di cose » disse con intensità « I tuoi sbalzi di umore quando c'è lui. O meglio, quando non c'è lui. Le lezioni saltate… »
Non sapendo cosa dire a mia discolpa bevvi un sorso di coca cola direttamente dalla lattina.
Non ero mai stata abile a nascondere le mie emozioni quindi era ovvio che qualcuno si accorgesse dell' improvviso malumore che ogni tanto mi prendeva quando Daniele si congedava troppo presto dalle nostre sessioni di studio o dalle serate al bar.
« Mi passerà » fu tutto ciò che riuscii a tirare fuori.

Elena mi guardò come se fossi una cicca masticata spatasciata sul marciapiede.
« Senti, parliamone un attimo. Perché sei così convinta di non avere neanche una chance? »

« Perché conosco Daniele, e lo dovresti sapere anche tu. Non vuole una relazione, e sicuramente non la vuole con me. Gli serve una ragazza che lo faccia capitolare dal primo incontro e con me non è successo. Non credo nemmeno mi veda in quel senso. »
« Io credo di sì, invece. O almeno, credo ci abbia pensato. Magari se tu facessi la prima mossa... »

« No. Non voglio rovinare la nostra amicizia per questo, e sono sicura che se glielo dicessi nessuno dei due riuscirebbe più a comportarsi con naturalezza. »

« Quindi il tuo piano è soffrire in silenzio? »

« Sto ancora limando i dettagli ma sì, a grandi linee sì. » borbottai testardamente.
« In qualità di tua migliore amica e consigliera universale non posso permettertelo. »
« In qualità di persona che sta per essere fatta a pezzi e infilata in un congelatore però puoi smettere di parlarne? Voglio solo distrarmi un po', dimenticarmi della sua esistenza e tornare ad essere felice e spensierata. »

*

Felice e spensierata un cazzo.
Sessione di esami. Bocciature imminenti. Laurea irraggiungibile.
Avevo così tanti appunti sparsi sul tavolo davanti a me che avrei potuto costruirci un castello. Se solo spiaccicarci la fronte sopra permettesse di apprendere per osmosi...
« Daniele, fallo di nuovo e ti lancio giu dalla finestra. » minacciai mentre lui avvicinava pericolosamente l'evidenziatore azzurro al mio braccio.
Ormai ero già tutta evidenziata visto che aveva passato le ultime due ore a scarabocchiarmi allegramente ogni punto raggiungibile, ma c'è un limite a tutto.

« Shh, non distrarre l'artista. » mi zittì lui, facendomi qualche altra linea azzurra addosso.
« Artista un cavolo... » borbottai prendendo il libro di filosofia medievale e colpendogli il braccio.
« Ahia! Non ce n'era affatto bisogno! » si indignò lui, scarabocchiando furiosamente con l'evidenziatore sui miei appunti.

« Ma io ti squarto, cretino! » sbottai alla fine, dopo che lui mi ebbe macchiata anche una guancia, al feci scattare la vendetta.
Quando Elena ci raggiunse, dopo il termine della sua lezione di psicologia, ci trovò esausti. Io ero più simile ad un puffo radioattivo e Daniele era più rosa neon che altro.
« Insomma avete studiato tanto. » commentò con un sospiro rassegnato.

« Lo studio è sopravvalutato, ho deciso di mollare tutto e andare in miniera. » dichiarai con una certa convinzione, visto che non sarei mai riuscita a passare l'esame di linguistica e sarei rimasta bloccata al primo anno per sempre.

« Io pensavo di prostituirmi invece. » annuì Daniele, sfogliando le pagine del suo libro totalmente a caso.

« Ma sono l'unica qui che conta di laurearsi? »
« Sì, Ele, e probabilmente sarai anche l'unica a riuscirci. » mugugnai stanca e abbacchiata.

Faceva così freddo che stavamo con i giubbotti addosso, ma ogni volta che Daniele sorrideva il mio cuore prendeva fuoco e l'inverno era solo là fuori.

Da quando avevo confessato la mia stupida cotta ad Elena mi sembrava di non riuscire a pensare ad altro, era come se si fossero rotti gli argini del fiume Daniele e questi avesse inondato il mio cervello sommergendo qualunque altro pensiero.
Non mi ero mai sentita così frustrata in vita mia, soprattutto quando -come in quel momento- Daniele si metteva a messaggiare senza sosta con chissà chi e una totalmente irrazionale e piuttosto patetica gelosia prendeva il sopravvento su di me.
« Possiamo smettere di far finta di studiare e andare a casa? » domandai più che altro perché ormai mi stavo immaginando una trentina di scenari in cui io mi dichiaravo e lui mi diceva che anche lui mi aveva sempre amata e avremmo vissuto felici e contenti per sempre.

« Non so, penso ci sentiremmo in colpa per il resto del weekend senza riuscire a godercelo. »
« E allora studiamo... » suggerii, in un momento molto poco da me.
Così poco da me che Daniele smise addirittura di scarabocchiare e mi fissò con aria molto sorpresa.
« Potrei quasi offendermi per questa reazione esagerata, lo sai? »
« Scusa, ero semplicemente scioccato. Non ti ho mai sentito dire quella parola che inizia per “s” e finisce per “tudiare”. »
Per l'ennesima volta nella mia vita levai alto il dito medio « Se hai finito di distrarmi, ho un esame da preparare. » sbottai in un altro scatto poco da me riprendendomi il libro in un gesto irritato.
Lui si limitò a borbottare un “lunatica” e tirare fuori il suo ipod, conficcandosi le cuffie nelle orecchie.


Angolino di Sara
E anche il secondo capitolo è andato, spero vi abbia strappato almeno un sorriso. A presto!

   
 
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