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Autore: Emmastory    03/04/2017    3 recensioni
Anche se il tempo continua a scorrere, le cose nell'un tempo bella e umile Aveiron sembrano non cambiare. La minaccia dei Ladri è ancora presente, e una tragedia ha ora scosso l'animo dei nostri amici. Come in molti hanno ormai capito, quest'assurda lotta non risparmia nessuno, e a seguito di un nobile sacrificio, la piccola ma coraggiosa Terra sembra caduta in battaglia, e avendo combattuto una miriade di metaforiche e reali battaglie, i nostri eroi sono ora decisi. Sanno bene che quest'assurda e sanguinosa guerra non ha ancora avuto fine, ma insieme, sono convinti che un giorno riusciranno a mettere la parola fine a questo scempio, fatto di sangue, dolore, fame, miseria e violenza. Così, fra lucenti scudi, affilate spade e indissolubili legami, una nuova avventura per la giovane Rain e il suo gruppo ha inizio. Nessuno oltre al tempo stesso sa cosa accadrà, ma come si suol dire, la speranza è sempre l'ultima a morire.
(Seguito di: Le cronache di Aveiron: Miriadi di battaglie)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo XXXII

Fragile come vetro

Incredibile, era tutto semplicemente incredibile. La mattina si era tramutata in pomeriggio, Samira stava malissimo, e di Terra e Chance ancora nessuna traccia. I minuti si susseguivano inesorabili, ed ero così tesa da poter vedere e sentire le pulsazioni delle vene di entrambe le mie mani. Ero preoccupatissima, e cosa ancor peggiore, non lì sentivo più. Né le grida di Terra, né i latrati di Chance. “Che gli era successo? Dov’erano? Perché non tornavano?” domande che mi ponevo senza sosta, torturandomi psicologicamente. “Stanno bene, Rain, ora calmati.” Mi ripeteva Stefan, con gli occhi incatenati ai miei e la sua mano sempre nella mia. “Non posso, non ci riesco.” Rispondevo ogni volta, certa di stare per raggiungere la più completa isteria. Mi costava ammetterlo, ma era la realtà. Ne avevo passate decisamente troppe per riuscire a star calma in una situazione di quel genere. In quel momento non solo la mia migliore amica rischiava la vita, ma a peggiorare le cose c’era l’assenza di Chance e Terra, importanti per me tanto quanto la pura aria che respiravo. Con i pugni chiusi e stretti, quasi mi conficcai le unghie nel palmo della mano, ma non ci badai. Nervosa come mai prima, continuavo a guardare fuori dalla finestra, ma di loro nessun segno. Intanto, mille dubbi cominciavano a prendere possesso della mia mente, e la povera Samira peggiorava sempre di più. Faticava a parlare ed esprimersi, e perfino a respirare. Con le scarse possibilità che aveva di farlo, ci diceva che il dolore si era spostato dall’addome al cuore. Al suono di quella parola, Soren scattò in piedi, e lasciando per un attimo il fianco dell’amata moglie, si decise. “Ora basta, andrò anch’io.” Dichiarò, in tono solenne. “No, non farlo.” Piagnucolò Samira, con voce fievole e quasi inudibile. “Ti prego, resta con me.” Continuò poi, mentre la sua voce sembrava minacciare di scomparire per sempre. Guardandola, Soren non fece che annuire, e poco dopo, vide la sua amata chiudere gli occhi. A quanto sembrava, il dolore le aveva fatto perdere i sensi, ma reagendo prontamente, Stefan appurò che ci fosse ancora un battito. “Soren, ascoltami. Lei sta bene, hai capito? Sta bene. Resta con lei, d’accordo?” gli disse, stringendo poi con lui una sorta di patto orale, al quale l’amico non osò opporsi. Annuendo, rimase accanto alla moglie per tutto il tempo, parlandole dolcemente. Sull’orlo di una vera crisi di nervi, mi avvicinai alla porta, che solo allora, e per la gioia di tutti noi, si spalancò, donandoci quindi una nuova speranza. Finalmente, Terra e Chance erano tornati,e per pura fortuna, non erano soli. Entrambi i suoi nonni erano con  lei, e la dottoressa Janet aveva sellato e preparato il suo cavallo per un’emergenza come questa. “Portatela da me, andremo in ospedale.” Ordinò, attendendo che obbedissimo. A quelle parole, Soren reagì in fretta, e sollevando di peso l’amata, la caricò sul dorso di quel possente animale, che subito dopo, si voltò nitrendo fiero, e dando inizio alla corsa verso l’ospedale. Non disponendo di mezzi nostri, fummo costretti a seguirli correndo, e nonostante la fretta, non dimenticai Rose. Correndo, la tenni fra le braccia per tutto il tragitto, e quando finalmente arrivammo, non potei far altro che guardare la mia povera e innocente amica soffrire, esanime e quasi priva di vita, in un letto d’ospedale, suo unico giaciglio data la situazione. La sera scese lenta, e con il suo arrivo, pregammo tutti insieme. Fra tutti noi, il più determinato fu Soren, che inginocchiato davanti al letto dove la moglie riposava, teneva le mani giunte, e facendolo, guardava le stelle. “Ti prego, non portarmela via, Dio. Non ora. Non è pronta per Te.” Sussurrò, versando calde e amare lacrime su quelle bianche lenzuola. In quel momento, le mie emozioni ebbero la meglio su di me, e avvicinandomi, lo imitai, pregando anch’io per un’amica la cui salute era divenuto nel tempo cagionevole e fragile come vetro.
   
 
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