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Autore: trenodicarta    04/04/2017    1 recensioni
Simone e Viola si avvicinano, lui le offre la sua amicizia e lei la accetta con diffidenza. Lei nasconde una storia tormentata e lui un segreto doloroso. Lei è ferita, lui è l'ultimo che possa guarirla. Il loro rapporto si fortifica ogni giorno sempre di più, fino a quando Viola non scopre la vera identità di Simone, da quel momento ogni sua certezza si distrugge, di nuovo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 14

Sembrava tutto perfetto: c'era silenzio, pace, calma. Per la prima volta dopo molto tempo Viola si sentì al sicuro, tra le braccia di Simone che dolcemente le accarezzava i capelli corvini. Vi era talmente tanta quiete che a Viola quasi dispiacque porre fine a quel momento, sussurrando lieve: - Ho un regalo per te. - 

Il petto di Simone vibrò sotto di lei in una spontanea risatina. - Credevo che mi avessi già dato il mio regalo. - Rispose con evidente malizia, facendole un'occhiolino eloquente.

- Stupido... - Si limitò a commentare la ragazza, mentre si tirava su a sedere, liberandosi poi dal lenzuolo che la copriva per poter liberamente uscire dal letto e aggirarsi per la stanza. 

Il poliziotto fece scorrere lo sguardo lungo la schiena nuda della ragazza, osservandola attento mentre quest'ultima trafficava con la propria borsetta lì vicino. La curiosità cominciava a stuzzicarlo, per questo si sporse leggermente nella speranza di poter intravedere un indizio, ma tutto ciò che vide fu Viola stringere tra le mani qualcosa.
Silenziosa la donna ritornò a sedersi al suo fianco, tra le lenzuola morbide del letto, prima di schiudere le proprie mani e lasciare una scatoletta rossa tra quelle di Simone. Inutile dire che quest'ultimo incuriosito non perse tempo ad aprire l'oggetto rivelandone il contenuto: una coppia di chiavi. Le sue labbra proruppero in un lieve "Oh", mentre le afferrava facendole tintinnare.

- Se sono le chiavi della tua cintura di castità direi che è un po' troppo tardi. - Scherzò lui, rivolgendole uno sguardo a metà tra il divertito e il perplesso, non essendo sicuro di capire quale fosse il motivo di quel regalo. 

- Sono le chiavi di casa mia. - Spiegò Viola, roteando gli occhi al cielo davanti al poco intuito di Simone. - Così la smetterai di suonare al citofono quando litigheremo. - Aggiunse poco dopo, rivelando una smorfia affabile. - Non ti sto chiedendo di convivere. Ti sto solo dicendo che mi fido di te e voglio che tu tenga le chiavi di qualcosa a cui tengo molto. Sei il primo a cui io dia le chiavi di ingresso del mio appartamento, nemmeno Riccardo le ha mai avute. - 

Simone strinse quello speciale oggetto tra le proprie mani, prima di sussurrare: - è il più bel regalo che io abbia mai ricevuto. -

- Certo che lo è, te l'ho fatto io! - Si pavoneggiò a quel punto la ragazza, scuotendo i capelli castani e prorompendo in una sincera risata.

Quel breve momento di allegria svanì dal suo volto poco dopo, quando si rese conto che aveva ancora una promessa da mantere: prima di andare a letto con lui aveva giurato di raccontargli cosa la preoccupasse così tanto, era giunto il momento di farlo.

- Il tuo patrigno mi ha parlato. -  

Simone alzò il viso di scatto, osservandola sbalordito. Era sconvolto da quella notizia e soprattutto dal modo in cui Viola gliel'aveva comunicata. Forse effettivamente era stata troppo diretta, ma non vi erano molti altri modi per dire qualcosa del genere.

- Che cosa? Quando? -

- L'ho incontrato mentre cercavo la mia borsa a casa di tua madre. - 

In quel momento a Simone fu tutto chiaro: ecco il perchè del malumore di Viola in seguito alla festa. Luigi doveva averle parlato, dicendole Dio solo sa quali cattiverie... il poliziotto serrò la mandibola, nervoso. Non ce l'aveva con Viola, nemmeno con Luigi, ce l'aveva con se stesso: il suo patrigno si era avvicinato a Viola sotto il suo naso, nella sua stessa casa, senza che lui potesse impedirlo. 

- Che ti ha detto? -

- Nulla di importante per me. - Si limitò ad affermare lei, non volendo nemmeno ripensare alle crudeli accuse che le erano state rivolte.

A Simone quella risposta bastò per comprendere che qualsiasi cosa dovesse averle detto Luigi, doveva essersi trattato di qualcosa di doloroso, dal momento che la ragazza non desiderava nemmeno ripeterlo.

- Non ha importanza Simo, davvero. - Insistette lei, posandogli una mano sulla spalla nel tentativo di convincerlo a desistere.

Sembrò esserci riuscita, poichè il poliziotto sorrise e annuì, dimostrando di volerle dare ascolto per una volta. - è ora di cena, andrò a prendere una pizza. Che ne dici? -

Quell'improvviso cambio di discorso insospettì Viola, alla quale sembrò strano che il poliziotto si fosse lasciato così facilmente alle spalle ciò di cui stavano parlando in precedenza. In seguito però pensò che fosse meglio così, non era il caso di rovinare quel momento di serenità discutendo ancora una volta di questioni legate al passato.

- Certo, perchè non la ordiniamo a telefono e ce la facciamo portare? -

- C'è un posto qui che fa delle pizze spettacolari, purtroppo non le consegna a domicilio. - Si limitò a rispondere con cautela Simone, mentre si rialzava dal letto per potersi rivestire. - Andrò a prenderle io. -

- D'accordo... -

- Tranquilla, ci metterò poco. - Era una normale ed innocente frase, eppure a Viola sembrò quasi una minacciosa promessa.

 
***

L'odore di patatine fritte e pomodori si era diffuso nell'abitacolo in poco tempo. Simone diede una veloce occhiata alle pizze ancora calde poste sul sedile accanto al suo. 
Si sarebbero raffreddate, dal momento che Simone aveva intenzione di fare una veloce tappa prima di tornare da Viola. 
Parcheggiò davanti all'appartamento in cui lui si era trasferito dopo la separazione da Elisa. 
Fu tentato per un attimo di mettere in moto e andarsene a casa, seguendo il consiglio di Viola e lasciando perdere, stava quasi per farlo...quando lo vide uscire per gettare la spazzatura. Spalancare la portiera e andargli incontro fu un gesto automatico a quel punto. 

- Ehi! - Gridò, attirando l'attenzione di Luigi, che con espressione sorpresa si voltò ad osservarlo. 

- Simone, che cos... -

Non ebbe modo di domandare il motivo della sua visita, nonostante potesse immaginarlo, poichè Simone lo aggredì con le proprie parole: - Che cosa le hai detto? -

Ovvio, era venuto lì a difendere la sua ragazza, o qualsiasi cosa fosse Viola per lui. Luigi gli rivolse un'occhiata carica di disprezzo, prima di dargli le spalle per incamminarsi verso l'ingresso.

- La verità. - Sentenziò, senza nemmeno voltarsi a guardarlo in faccia.

- Quale verità? Quella di quello stronzo di tuo figlio? - 

Luigi si bloccò, voltandosi lentamente verso il figliastro. Quest'ultimo era il ritratto della rabbia, con i muscoli contratti, i pugni serrati e lo sguardo carico d'odio. 

- Sei accecato dai sentimenti che provi per quella ragazza. - Sibilò il patrigno, con tono quasi compassionevole. - Le hai mai chiesto cosa sia accaduto davvero quella sera? Le hai chiesto se per caso sia stata lei stessa a provocare tuo fratello? - 

Se fino a quel momento Simone era riuscito a fatica a contenere la propria ira, non appena udì quelle parole, divenne la furia in persona. Afferrò Luigi per il colletto della camicia, sputandogli addosso le seguenti parole: - Non ti azzardare. - I loro visi erano a pochi millimetri l'uno dall'altro. - Non ti azzardare ad accusarla di qualcosa. -

L'uomo lo osservò, impressionato dal rancore che riusciva a leggere negli occhi e nella voce di Simone. L'aveva visto in quelle condizioni molte volte da ragazzino, era sempre stato un tipo facilmente irritabile, ma quella volta fu diverso. Per un secondo, o forse anche di più, Luigi temette per la propria incolumità. Rimase in silenzio, rendendosi conto che se avesse proferito un'ulteriore parola, probabilmente avrebbe rischiato grosso. 

- Ehi, che sta succedendo? - Un passante incuriosito dalla scena fece qualche passo verso di loro. - Devo chiamare la polizia? -

Simone si voltò ad osservare quello sconosciuto. - Non si preoccupi, la polizia è già qui. - Il tono minaccioso che il ragazzo utilizzò costrinse l'altro a fare qualche passo indietro. 

- Va tutto bene, non si preoccupi. - Intervenne Luigi, non volendo ulteriori sceneggiate.

Il passante, in parte tranquillizzato, rivolse un ultimo sguardo diffidente a Simone, prima di ritornare alla propria passeggiata. Solamente quando si fu del tutto allontanato Simone riprese a parlare. 

- Ti ricordi quella notte? - 

- Simone io... - 

- Parlane, voglio che tu mi dica esattamente cos'è accaduto.  - 

Luigi socchiuse appena gli occhi, rivivendo chiaramente davanti a sè la scena atroce di quella sera. Pur non capendo quale senso avesse farlo, cominciò a parlare...

Riccardo non rispondeva al telefono quella sera, l'avevo incontrato pochi giorni prima, era sconvolto, irascibile, temevo gli fosse accaduto qualcosa. Sono andato a casa sua e... ciò che ho visto non potrò mai scordarlo. 
La porta era aperta, sono entrato e ...li ho visti. 
Riccardo doveva averla già colpita numerose volte, c'era molto sangue a terra, ho dovuto faticare a distinguere il corpo di Viola. Era ferita, aveva perso i sensi. 
Riccardo stava per colpirla ancora con quel dannato coltello ma io ho gridato: - Riccardo! -

Era come se fosse in trance, con quegli occhi spalancati e tinti di follia. Non sembrava più lui, era come se un diavolo si fosse impossessato del suo corpo. Non appena mi vide gettò a terra il coltello continuando a ripetere "Voleva lasciarmi, voleva andarsene". 
Dopo qualche secondo è tornato in sè, gridava che gli dispiaceva, capisci? Lui era addolorato! Si era pentito! Se fosse stato davvero malvagio non si sarebbe mai pentito di tutto ciò. 
Gli ho detto di andarsene. Mi sono poi reso conto che quella ragazza respirava ancora, sussurrava di aiutarla e io... ho chiamato i soccorsi e me ne sono andato prima che arrivassero.

Simone lo lasciò andare lentamente, provando un dolore immenso al petto nell'immaginare la scena particolareggiata che Luigi gli aveva appena descritto. Aveva costretto l'uomo a parlare di quella sera nella speranza che si rendesse conto di quale mostro avesse cresciuto, ma l'effetto fu ben altro...

- Poi sono venuto da te e ti ho chiesto aiuto, ma tu... - Quella volta fu Luigi a rivolgere uno sguardo d'accusa a Simone. - Tu l'hai arrestato, anzichè aiutarlo! - 

Boom. 
Luigi cadde all'indietro dinnanzi al pugno che ricevette in pieno viso. Il sangue cominciò a fuoriuscire dal naso certamente rotto dopo quel colpo, che fu forte a tal punto da provocare qualche sbucciatura sulle nocche del poliziotto.

- Manda un messaggio a Riccardo da parte mia. Digli che se proverà ad avvicinarsi a Viola di nuovo, sarà lui a ritrovarsi un coltello nel fianco. - Si abbassò sul proprio patrigno, il quale ancora a terra tentava inutilmente di tamponare il sangue con la manica della propria camicia. - Ma stavolta farò in modo che nessuno chiami i soccorsi. - Aggiunse poco dopo, con decisione. - Ovviamente l'avviso vale anche per te, stai lontano da mia madre e da casa nostra. -

Si rialzò lento, voltandosi per ritornare alla macchina. 

- E tu credi di essere diverso da Riccardo? - Gli gridò Luigi. - Non sei meno violento di tuo fratello. - 

Simone chiuse gli occhi per un breve istante. 
Monica gli aveva rivolto le stesse parole settimane prima. 
Sei uguale a tuo fratello gli aveva detto.

- Lui non è mio fratello. - Sussurrò, prima di risalire in macchina.

   
 
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