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Autore: _cara_catastrofe_    05/04/2017    1 recensioni
Due perfetti sconosciuti, diversi ma perfettamente compatibili l'uno con l'altra. Due vite diverse, una sola storia: un amore che riuscirà a superare la distanza, il razzismo, le differenze culturali di due paesi molto diversi ma allo stesso tempo simili.
Lei è Livia (21 anni di Asti), lui Akal (23 anni di Tirana).
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 3: Akal
 
Mi sveglio presto, ancora intontita dal viaggio, scendo dal letto e raggiungo la cucina, mi fa ancora strano non trovare mia madre mentre prepara il caffè e mi saluta con un sorriso chiedendomi come ho dormito.
Apro il frigo e rammento che non c’è nulla dato che devo ancora fornirlo di cibo. Così, mi preparo e scendo al bar sotto casa per fare colazione per poi dirigermi al lavoro.
Entro nel bar e vengo subito avvolta da un forte aroma di caffè caldo e briockes calde. Vedo persone in piedi al bancone, chi invece è seduto al tavolino mentre mangia qualcosa e legge il giornale, chi si appresta perché deve portare i figli a scuola e chi chiacchera tranquillo.
Mi avvicino al bancone e vedo il barista di schiena mentre traffica preparando il cappuccino ad un cliente. Ha i capelli neri e indossa una camicia bianca che fa notare due spalle muscolose e la schiena ampia. Poi si gira
“Buongiorno” fa lui sorridendo
“Buongiorno” rispondo io “un caffè macchiato per favore” continuo facendo ‘uno’ col dito indice
“Arriva subito” risponde e inizia a preparare il latte
Intanto che aspetto, noto con la coda dell’occhio che mi sta guardando finché
“Scusa, posso farti una domanda?”
“Si certo” rispondo
“Non sei di qua vero, non ti ho mai vista e noto un accento italiano” continua lui mentre asciuga con uno straccio dei bicchieri da succo di frutta
“Eh già, sono italiana ma starò qua per circa sei mesi” rispondo
Annuisce e mi allunga la tazza fumante, la camicia è tirata su lasciando scoperti gli avambracci, noto una lunga cicatrice lungo tutto l’avambraccio destro.
“Ecco il caffè macchiato”
“grazie” rispondo arrossendo e inizio a bere
Continua ad osservarmi curioso
“E poi, una bella ragazza come te me la sarei sicuramente ricordata” continua sorridendo.
Arrossisco un po.
Finisco di bere e poi guardo l’orologio attaccato al muro, ‘forse è meglio se vado’ penso.
Saluto il barista e dopo aver pagato esco e mi dirigo a lavoro. Indosso un pantalone classico nero e una camicia bianca, il trucco non è troppo esagerato e i capelli li lego in una coda in modo che non mi diano fastidio durante la giornata.

Il colloqui va bene, il datore è gentile ed è contento di avermi nel suo team. E’ il classico datore, testa calva, alto, occhi verdi e pelle chiara e fisico magro.
Inizierò tra tre giorni e non vedo l’ora.

Esco e vado a fare la spesa altrimenti stasera digiuno, poi mi dirigo nuovamente a casa, carica di buste in entrambe le braccia. E’ sera ormai e percorrendo la strada di casa vedo il barista del bar mentre abbassa la grata del locale.
Si volta e mi riconosce
“Ehi” fa sorridendo “come è andata la giornata?” continua come fossimo vecchi amici
“Ehi ciao, si, tutto bene” rispondo con il fiatone dato il peso delle buste
“Ti do una mano” fa lui notando la mia fatica e in un nano secondo mi toglie le buste dalle mani e se le prende tutte
“G-grazie” arrossisco
lui sorride.
Mi accompagna fino sotto casa
“grazie mille, sei stato molto gentile” arrossisco
“Non c’è di che, è sempre un piacere aiutare una bella ragazza” fa lui facendomi diventare ancora più paonazza
“Comunque io sono Akal” fa lui allungando la mano dalle notevoli dimensioni
“Livia” rispondo io stringendo la sua
Rimaniamo un po in silenzio, di quei silenzi davvero imbarazzanti, come quando sei  al pranzo di Natale con i parenti e non hai più argomenti di cui parlare così ti limiti a guardare per aria aspettando che a qualcuno venga un’ idea per rompere quel silenzio.
“Ci vediamo allora” Fa lui sbloccandomi dai miei pensieri e dopo un veloce bacio sulla guancia mi saluta con la mano e si allontana.
“Ciao” rispondo al saluto scuotendo a destra e a sinistra la mia mano destra e rimanendo imbambolata guardandolo allontanarsi e la sua schiena farsi sempre più piccola mentre si confonde tra i passanti.
Poi finalmente mi sblocco, prendo le buste ed entro in casa.
Mentre preparo una frittata continuo a pensare a quel ragazzo
‘Akal, è proprio un bel nome’ penso
Mangio e dopo aver chiamato i miei avvertendoli che il colloquio è andato bene, li saluto e mi metto a dormire.


Ed eccoci arrivati alla fine del terzo capitolo. Spero vi sia piaciuto e spero che la ff vi piaccia. Io ci sto mettendo davvero tutta me stessa per questa storia e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, cosa posso migliorare, cosa mi piace e cosa non tanto.
Mi farebbe piacere ricevere alcune recensioni così da capire il vostro pensiero e sapere come migliorarmi.
Grazie per l'attenzione e al prossimo capitolo :)
_cara_catastrofe_ 



 
   
 
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