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Autore: cin75    08/04/2017    4 recensioni
Dalla storia:
“Oddio…oddio che ho fatto…..che ti ho fatto…Mio Dio!…Mio Dio!!…perdonami…Jensen….Jensen ti prego…..perdonami, amore mio!!” fece cercando di accarezzarlo o solo sfiorarlo.
Ma Jensen si scostò con un gesto intimorito, quasi come se avesse timore che ciò che era accaduto potesse ripetersi.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un ora dopo, Jensen e Jared erano nello studio di Misha. Il medico aveva bisogno di capire alcune cose. Capirle parlando con la coppia e non solo con il singolo interessato.

“Allora come è andata ?!”

“Avevamo bisogno di parlarci e di dirci ciò che ci siamo detti!” rispose Jensen.

“E cosa vi siete detti?!” ed era normale che il medico dovesse sapere.

“Avevo bisogno di sapere di lui. Di ciò che aveva fatto dopo che io sono rimasto qui, di cosa ha pensato, chi gli era stato vicino. Se qualcuno si prendeva cura di lui, come qui si sono presi cura di me.” rispose Jared, guardando il compagno seduto al suo fianco.

“E hai avuto le tue risposte!?!”

“Sì e hanno fatto male!” disse ancora.

“Jared…” sussurrò sorpreso Jensen.

“Perché?!” chiese pacatamente Misha.

“Perché per quanto so di stare bene adesso, di aver cancellato quello che ero diventato, so che non potrò mai cancellare quello che ho fatto a Jensen. Ciò a cui l’ho costretto. Sia fisicamente che psicologicamente. Lui mi amava e io l’ho ferito in una maniera che non meritava. Lui può anche aver trovato la forza di perdonarmi, ma io non credo di essere ancora così forte da perdonare me stesso.” confessò e per la prima volta da quando si erano rivisti, non riuscì a guardare Jensen negli occhi.

Ma quello che gli disse il compagno, risanò l’ennesima ferita.

“Posso aiutarti io a trovare quella forza. Anzi, no. Sarò io quella forza. E poi hai torto su una cosa!”

“Su cosa?!” domandò il medico.

“Io non ti amavo, Jared.” lo spiazzò Jensen.

“Ma…io…” balbettò il giovane sorpreso da quell’affermazione.

“Io ti amo.” dichiarò con quella stessa forza che aveva appena promesso di essere.

Jared , emozionato e colpito da quelle tre semplici parole che credeva di non meritare ancora, non riuscì a rispondere. Ma la sua mano istintivamente volò sulle sue labbra per coprirle in un gesto di commozione e forse per affievolire alcuni timidi singhiozzi.


“Va bene. Va bene così.” fece compiaciuto Misha. “ Ora…” disse , poi, dando un ultimo sguardo alle carte che aveva davanti. “..se vi dicessi che mi sono consultato e confrontato con alcuni miei colleghi e che riteniamo che Jared possa lasciare la struttura, quale sarebbe la vostra reazione?!”

Jared spalancò la bocca, completamente sopraffatto dalla sorpresa e non sapeva cosa dire perché preso decisamente di sorpresa. Jensen , invece, reagì in maniera assolutamente diversa.

Il biondo scattò in piedi e a grandi passi si affrettò a raggiungere la porta dell’ufficio del medico, pronto ad uscire.

“Jensen….dove vai?!” chiese il medico stupito , mentre anche Jared lo guardava completamente basito da quella reazione.

“Vado a prendere le sue cose dalla sua stanza!” fu la risposta.


 

Un paio di giorni dopo, il giusto tempo burocratico e Jared lasciava , con piena soddisfazione di Misha, il Crossroad Rehab.

Un ora dopo, era di nuovo a casa sua , con Jensen.

“Sei a casa, Jared. Sei di nuovo a casa e stai di nuovo bene!” fu il benvenuto del maggiore.

“Io non so cosa dire, Jensen. Non che non sia felice. Ma sto provando talmente tante emozioni in questo momento che faccio fatica a …” e sul serio non riuscì a dire altro.

“Ok! Va’ tutto bene, piccolo. Ci riprenderemo la nostra vita. Giorno dopo giorno. Emozione dopo emozione. Verità dopo verità. Piccoli passi, ok?” lo incoraggiò sorridente, Jensen, mentre gli accarezzava il viso emozionato.

“Ok!” fece con la voce tremante , il giovane.

Quando arrivò la sera, Jensen si appisolò sul divano e quando Jared lo carezzò, svegliandolo, per invitarlo ad andare a letto, l’altro non si oppose.

“Sono sfinito. Vieni anche tu?!” chiese assonnato.

“Tra un po’. Ho voglia di godermi ancora ….questo!”

“Ok!” comprese. “Ma non fare tardi. Anche tu sembri stanco!” si raccomandò il maggiore.


Ma Jared non era stanco. Jared era spaventato.

 

Qualcosa allo stomaco aveva iniziato a fargli male , quel pomeriggio stesso, quando era entrato in camera da letto per sistemare le sue cose tolte dal borsone.

Quel letto…il cuscino…quella parte di parquet…quel corpo abusato…quello sguardo ferito…quella lacrima ignorata.

Un nodo alla gola sembrò quasi soffocarlo e fu talmente forte la sensazione di malessere che non riuscì nemmeno a finire quello che stava facendo. Era scappato da quella stanza.

E quando in quella fuga aveva quasi travolto Jensen, lo aveva abbracciato.


 

Ehi!! tutto ok?!”

Mi sei mancato!” si giustificò. Mentendo. “Mi sei mancato immensamente.”

Mi sei mancato anche tu. Ma adesso sei qui. Hai mantenuto la tua promessa e sei tornato da me. E d’ora in poi tutto andrò bene. Te lo giuro. Tutto andrà bene!” lo rassicurava Jensen, mentre ricambiava con forza quell’abbraccio con cui Jared lo teneva stretto a lui.


 

Jared, davvero voleva stare bene. Ancora. Di nuovo. Ma quando , quella sera, Jensen se ne andò a letto , il giovane , più tardi, lo aveva seguito e non appena aveva messo piede nella stanza, in penombra come quella maledetta sera, quelle immagini tornarono furiose davanti ai suoi occhi e ci rinunciò, andando di nuovo verso il divano.

Lì, si sedette e abbandonò la testa tra le mani.

Forse non era pronto. Forse aveva ancora bisogno di stare alla Crossroad. Forse….


“Jared?!”

 

Il giovane sussultò.

“Sei ancora qui?! Non riesci a dormire?!” chiese dolcemente preoccupato, Jensen.

“Mi dispiace ….non volevo svegliarti!” si scusò.

“Non mi hai svegliato tu. Avevo sete.”, rispose. “Perché non vieni a letto? Hai l’aria stanca, piccolo!” fece Jensen sedendosi accanto a lui e accarezzandogli dolcemente la testa.

“Non posso..” sussurrò Jared.

Una cosa che Misha gli aveva sempre detto era: “Sii sempre sincero. Con gli altri. Con te stesso. Nascondere ciò che si prova e si sente, non fa che distruggere ciò che si ama. E’ per nascondere… che sei finito qui, Jared!

“Non puoi cosa, Jared? Parla con me, ti prego.” fece con calma, Jensen.

“Non posso entrare nella stanza. “

“La nostra camera da letto?” chiese perplesso, guardando appena la stanza nominata.

“Io…io l’ho fatto nel pomeriggio ed è stato come tornare a quella sera. Ho provato a dirmi che era il passato. Ho guardato te che mi sorridevi e speravo che potesse bastarmi. Ma stasera , quando volevo venire a letto e sono entrato, è stato di nuovo come un pugno nello stomaco.”

“Jared…”

“Ogni volta che entro lì dentro ti vedo a terra, rivedo quello che ti ho fatto. Penso al male che ti fatto e non riesco a perdonarmelo, a sopportarlo e non riesco a capire come fai tu a sopportare di avermi ancora vicino. Toccarmi…Dio!! dove hai trovato il coraggio di baciarmi??!” fece disgustato da se stesso.


Un attimo dopo, Jensen lo stava baciando. Ancora!!


Gli teneva le mani intorno al viso. Le sue labbra lo possedevano dolcemente, esercitando una dolcissima supremazia.

Jared, in un primo momento aveva cercato di sottrarsi. Nella sua mente addolorata , non voleva sporcare ancora Jensen. Ma poi il compagno, lo strinse ancora a se. Lo baciò ancora. Con più dolcezza, con più passione e il giovane si abbandonò e lasciò che Jensen e le sue labbra vincessero su tutta la linea.

Quando vide che non c’era più lotta, Jensen si allontanò piano dalle labbra di Jared e poi dal suo viso, così da potersi di nuovo guardare.

“Ti sopporto ancora perché ti amo. Ti tocco ancora perché ti amo. Ti bacio ancora perché ti amo. E faccio tutto questo perché so che la persona di cui mi sono innamorato cinque anni fa è qui e si lascia baciare da me. Ricordi cosa ti dissi quando ti portai al centro di recupero?!” gli chiese senza astio e sempre con infinita dolcezza.

Jared annuì, perso nel verde brillante che luccicava negli occhi del compagno.

“Ti dissi che odiavo la persona che mi aveva fatto del male. E sapevo che non eri tu, perché, il mio Jared, il Jared che mi amava e che spero ancora mi ama…”

“Sì…sì…ti amo!” sussurrò appena ma con decisione.

“Il Jared che mi ama doveva tornare da me. Doveva tornare ad amarmi come solo lui sapeva fare. E lui è tornato. Tu sei tornato e io non ti lascerò mai più andare via. Mai più!!”

“Ma io non…”

“Se è solo quella stanza che può fermare ciò che meritiamo, allora venderemo questa casa.” affermò con una innocenza disarmante.

“Cosa?...No!!! tu…tu adori questa casa, Jensen!”

“Io adoro l’idea di dividere una casa con te, amore mio. Non mi interessa che sia questa o un'altra o che sia questa città e dall’altro capo del mondo. Ciò che voglio è stare con te. Ed è quello che vorrei ancora, se è quello che ancora vuoi tu!” disse sperando in una risposta altrettante decisa.

Jared lo abbracciò, forte, quasi da farlo male. Anche se questo male era un dolore completamente diverso.

“Io non ho mai voluto altro dalla vita. Stare con te, amare te.” gli disse stretto in quell’abbraccio.

“Possiamo farlo, Jared. Possiamo farlo di nuovo e per sempre.”

“Per sempre!!” poi con il viso ancora nascosto nell’accogliente incavo del collo di Jensen, Jared sussurrò un sincero: “Perdonami!”

Jensen , udendo quella timida richiesta, si scostò dal compagno. “Io ti amo e non devo perdonarti più nulla.”

“Jensen, ma..”

“Quello che è successo è anche colpa mia, Jared e anche io devo prendermene la responsabilità!”

“Jensen , ma cosa dici? Non è…”

“Sì, che lo è.” Ribadì con dolce fermezza il maggiore, accarezzando il viso di Jared che sembrava preoccupato. Che era preoccupato. “Se quando ho capito che prendevi quelle schifezze, invece di fare la parte di quello saggio e paternalista, di fare il broncio come un moccioso viziato, ti avessi preso a pugni fino a fartele sputare una per una, non saremmo arrivati al punto in cui siamo arrivati.” Confessò.

“Jensen tu non potevi immaginare che io sarei potuto… che avrei potuto...”

“No, non potevo immaginarlo. Ma questo non doveva impedirmi di agire invece di sperare che tu te ne rendessi conto da solo. Perché nessuno se ne rende conto da solo, Jared.” e poi stringendoselo di nuovo forte a sé, il maggiore sorrise quando sentì Jared ricambiare con forza il suo abbraccio. “Ricominciamo Jared. Perdoniamoci ogni errore e riprendiamoci tutto quello che stavamo per perdere. Io ti amo e ti amerò per sempre.”

Jared a quelle parole lo strinse con più forza, non riuscì ad impedirselo e in quel tenero entusiasmo non potè che confermare ogni parola detta da Jensen.

“Sì. Ricominciamo dall’inizio, Jensen. Riprendiamoci la nostra vita, il nostro amore come solo noi possiamo fare. Amandoci completamente. Ti amo anche io e ti amerò per sempre!”


 


 

Circa un mese dopo, Jared e Jensen, dormirono per la prima volta nella loro nuova casa. Fino a quel momento, il divano della loro vecchia abitazione era stato il loro talamo d’amore.

Anche l’amore, quello fisico, era gradatamente ritornato a ristabilire il loro equilibrio. Amarsi , anche in quella maniera, era stato come riscoprirsi. Riconoscersi. Riappartenersi. Raggiungere insieme quell’appagamento così intimo, li aveva , di nuovo, resi uno parte dell’altro, ristabilendo quel loro legame così speciale fin dentro le loro anime.

Avvicinarsi di nuovo fisicamente era stato quasi un ballo timido, impacciato, teneramente innocente.

Poi le mani, carezzevoli, avevano ricordato ogni punto delicato. Le labbra avevano riassaporato ogni sapore, ogni brivido della pelle. Fin quando, tutto ritornò ad essere naturale. Meravigliosamente naturale tra loro.

Jensen si muoveva piano sul corpo di Jared, come per assaporare ogni movimento, ogni respiro. Ogni ansito e ogni fiato spezzato dal piacere che entrambi stavano provando. Poi fece qualcosa che Jared non si sarebbe aspettato.

Non in quel momento. Non in quella loro “prima volta”.

Jensen si fermò e piano abbandonò il corpo del compagno.

“Jensen? Cosa….” ma non finì perché vide Jensen che con movimenti delicati e sensualmente lenti, si spostava da lui, lo invitava a socchiudere leggermente le gambe e con pochi gesti si poneva cavalcioni sul suo bacino.

Jared provò un improvviso panico. Erano bastati pochi gesti per invertire le loro situazioni, ma dopo quello che era successo tra loro, non avrebbe mai immaginato che Jensen gli concedesse un tale privilegio.

Jensen lo guardò e il suo volto era incredibilmente dolce.

“Stiamo ripartendo da zero. La fiducia tra di noi fa parte di questo nuovo inizio.”

“Jensen, io…”

“Amami Jared. Amami come mi amavi, come mi hai sempre amato. Io ne ho bisogno. Tu ne hai bisogno!” e lentamente spostandosi impercettibilmente verso il basso, lasciò che la virilità di Jared lo completasse, facendoli gemere entrambi.

“Oddio!!” si ritrovò ad esclamare il più giovane mentre Jensen con movimenti ritmici e lenti completava dolcemente quella loro unione.

Jared gli portò le mani prima sulle cosce contratte accanto ai suoi fianchi in tensione, risalì fino ai fianchi di Jensen, accarezzandoli con dolce forza. Proseguì carezzando il ventre del compagno, i pettorali, il torace affannato, le spalle contratte. Una carezza leggera seguì il profilo del collo del compagno e poi le sue mani scesero lungo le braccia di Jensen fino a raggiungere le mani poggiate sul suo stesso torace.

Con un movimento rapido, Jared, si tirò su. Aiutò Jensen a spostare le gambe in modo che il biondo potesse incrociarle dietro la sua schiena, così da ritrovarsi completamente seduto sul suo bacino di Jared. Completamente riempito della sua mascolina presenza.

Non ci furono movimenti bruschi fra i due, o ansia, o passionale frenesia ma solo un lento e dolcissimo dondolarsi. Le mani che carezzavano le schiene contratte alla ricerca di maggior contatto possibile. I bacini che si contraevano sensualmente uno contro l’altro, uno verso l’altro. I respiri affannati. I loro nomi ripetuti a fior di labbra. Sorrisi appena accennati. Il piacere che incombeva su di loro, impaziente di esplodere e donare di nuovo quella pace che da tempo non regnava più tra loro.

Erano di nuovo insieme. Erano di nuovo tornati uno dall’altro.

La promessa era stata mantenuta e non avrebbero permesso a niente e nessuno di spezzare quel giuramento.


 

 

“Ti salverò da ogni malinconia, 
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te... 
io sì, che avrò cura di te.”

(La cura, F. Battiato)
 





N.d.A: Un immenso grazie a chi ha letto e seguito l'intera storia. Uno ancora più grande a chi ha avuto la meravigliosa cortesia di recensirlo.
Baci, Cin.

 


 

   
 
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