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Autore: DestinyHopeL    10/04/2017    0 recensioni
Alyssa Sepe è una normalissima adolescente, studia e come tutte le ragazze della sua età ha un sogno. Il suo liceo non è del tutto convenzionale, considerato un istituto, le da molteplici possibilità di far avverare proprio quel sogno: scrivere sceneggiature e nel frattempo fotografare il mondo. La sua vita s'intreccia con quelle di Sam e Sere sue inseparabili amiche, un ragazzo che sembra voler tornare al passato con tutte le sue spiacevoli conseguenze e Ivan, presuntuoso, fastidioso e testardo, legato a lei dalla sua stessa passione: la fotografia. Alyssa si troverà costretta a scegliere tra passato e presente, tra una passione bruciante e un amore consumato ma mai del tutto sopito
Dal testo:" «Che c'è non hai dormito pensando a me 'sta notte?» sul suo viso compare un ghigno ed io vorrei tanto farglielo sparire a suon di pugni. «certo che ne faccio di incubi ma mai di così orribili, non preoccuparti se avessi sognato te a quest'ora sarei come minimo all'inferno altro che notte insonne!»... «beh, avrei altri metodi per farti perdere il sonno, e alla fine sì che finiresti all'inferno» dice in un sussurro ed io rabbrividisco maledicendomi.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Chapter VII

-There is no end to a bad luck
 

 

«Allora? Vuoi per piacere, dirmi cosa cavolo è successo ieri ?» addento il mio toast con la marmellata e nel frattempo mi guardo intorno, perfettamente conscia di star cercando una persona in particolare. Di Marika e Sam neanche l'ombra, Sere continua a marcarmi stretta perché la sera prima dopo aver sganciato la bomba l'ho lasciata a bocca asciutta. Continuo a ignorarla persa nei miei pensieri, affonda un cucchiaio nei suoi cereali e continua a guardarmi. La sala è stracolma di studenti assonnati che girano intorno al buffet, indecisi su cosa mangiare. Guardo fuori dalla finestra, affaccia sulla strada e mi vedo ancora lì nel pieno della notte, le labbra di Ivan sulle mie. «Dai Aly, mi dispiace averti lasciato così ma come potevo saperlo?» Assottiglio lo sguardo e la guardo in cagnesco «Ti avrò chiamata un centinaio di volte...» Il mio umore non è dei migliori, per di più continuo a farmi domande inutili su quello che alla fine è stato solo un bacio.

«Lo so...è che Luca, beh mi  piace... ero distratta». Sospiro e faccio per parlare ma proprio in quel momento un sorridente Roberto, fin troppo sorridente per i miei gusti, si accomoda al nostro tavolo con un cornetto e un cappuccino.

«Ho saputo che una certa persona è stata pestata ieri sera...» ed ecco che il suo sorriso si trasforma in un vero e proprio ghigno, io sbuffo «Proprio piccolo quest'albergo» alzo gli occhi al cielo. Sorseggio il mio caffè, i due di fronte a me m'inchiodano con lo sguardo. «Che dite aspettiamo Marika e Sam? Così non mi ripeto...» Mi rassegno e i loro volti s'illuminano. La mia vita è appena diventata una soap opera.

Dopo aver varcato la soglia dell'associazione Esmovia, e aver inalato quell'insopportabile profumo di mele, sento una pressione addosso, quasi palpabile. Sguardi corrono da me a Lore, da Lore a Ivan e così via. Tutti continuano a bisbigliare, e la lezione di Spagnolo non è mai stata così interessante. Durante la pausa, ci informano che la seconda parte di lezione la svolgeremo all'aperto.

Il mercato è stracolmo nel centro della città e a coppie di due dovremmo informarci sui prezzi dei vari prodotti e annotarli su di un taccuino, rigorosamente in spagnolo ovviamente. Sere fa praticamente metà del lavoro, ed io mi limito a scrivere i prezzi e a fare qualche domanda di tanto in tanto. I Negozianti sono gentilissimi e sorridono quando spieghiamo loro che quella è un'esercitazione. Per un momento dimentico la questione Ivan e Lore e mi perdo nei racconti di quelle persone gentilissime.

«Alyssa, giusto?» Sere mi lancia un'occhiata, una domanda inespressa. Il ragazzo biondo fa capolino dalla piccola bancarella. «Lucas» dico sorpresa e lui sorride. Mi volto verso la mia migliore amica che è a dir poco stupita «Lui è Lucas, era sul nostro volo» dico presentandoglielo. «Serena» Lui le stringe la mano e lei sembra al quanto ammaliata dai suoi profondi occhi azzurri.  «Che ci fai qui?» chiedo sospettosa, se la ride bellamente «Secondo te? Ci lavoro!»

Mi rilasso per un secondo e lui deve accorgersene perché il suo sorriso s'allarga, mi chiedo come possa una persona sorridere così. Non c'è che dire Lucas è molto attraente, alto pelle ambrata, biondo occhi azzurri, sembra esser uscito direttamente da una scatola di Barbie. Serena ci osserva sospettosa. «Allora, come va con il tuo ragazzo?» per un momento devo essere sembrata al quanto incredula per poi ricordare tutta la messa in scena messa in piedi sull'aereo. Mi dipingo uno dei miei migliori sorrisi finti sulle labbra -e per migliori intendo che fanno proprio schifo, purtroppo non so fingere e tutto ciò che penso mi si legge in faccia.- «Benissimo! Ci sentiamo spessissimo...» Lucas se la ride e ancora una volta si prende gioco di me, dovrò rinunciare alla mia carriera d'attrice nata. Sospiro, «sai...» Inizia lui e nel frattempo Serena quasi sbava, incantata. «Quel ragazzo, Ivan, mi pare?» Aggrotto la fronte e  divento seria lo fisso in attesa. «Non ha fatto altro che guardarti per tutto il viaggio, poi ti ha scattato qualche foto. Quando abbiamo parlato, ha solo finto di dormire» Mentre il biondo sembra soddisfatto io non so che dire, e resto in silenzio. Lo guardo incredula «Ah, davvero? Noi dobbiamo raggiungere gli altri, mi dispiace... magari ci becchiamo in giro e ne parliamo con calma.»

Faccio per andare via di lì il più in fretta possibile, Lucas si fa improvvisamente serio, si sporge e mi abbraccia cogliendomi di sorpresa «Certo, spero di vederti quanto prima, Alyssa» sussurra al mio orecchio soffiando una risata. Resto congelata sul posto quando si allontana e mi accorgo che non è me che sta guardando. Non mi volto perché sono sicura di sapere chi ci sia alle mie spalle. Afferro Sere che nel frattempo si è chiusa in un assurdo mutismo e mi dirigo verso l'uscita del mercato. «Mi vuoi spiegare chi è quel tizio?». Purtroppo riacquista la sua loquacità fin troppo presto, inondandomi di domande, "cosa, come, quando, dove, perché. Una volta uscite all'aria aperta le spiego brevemente la questione.

«Cioè fammi capire, quel tipo ci prova con te e tu non fai niente?» Alzo gli occhi al cielo esasperata e mi porto una mano al viso, teatrale. «Quel tipo non ci stava affatto provando, voleva solo divertirsi a mettermi in difficoltà» ma lei non sembra per nulla convinta, io mi guardo intorno, Sam ci raggiunge e nel frattempo aspettiamo gli altri. «Alla fine non mi hai raccontato nulla» Lancio una gomitata alla mia migliore amica che improvvisamente si fa seria. «Perché non c'è nulla da raccontare, in realtà abbiamo parlato moltissimo, ma nonostante Marika sia una persona fantastica, con la mente ero altrove». Mi rabbuio perché credevo che fosse la persona giusta per far uscire Sam dal suo periodo buio, o quantomeno a distrarla un po'. Istintivamente l'abbraccio forte e lei ricambia la mia stretta. Non perdo però le speranze, il viaggio è appena cominciato, sicuramente troverò il modo di distrarla in qualche modo

Roberto e Luca ci prendono in giro facendo battute maliziose, battute alla quale siamo più che abituate.

Una volta in albergo decido che oltre a una doccia ho bisogno di dormire. Così dopo cena me ne resto in camera nella mia bolla di solitudine. Parlo con Ale e gli racconto le mie disavventure in Spagna. Nonostante il mio umore non sia dei migliori riesce comunque a farmi ridere e a distrarmi. Interrotta dal bussare insistente della porta, corro ad aprire convinta che Sam abbia dimenticato sicuramente qualcosa.

Lorenzo, con la sua solita aria da "niente può toccarmi" m'inchioda con lo sguardo, mi sta studiando, cerca di capire quello che provo. Tasta il territorio, io non riesco a guardarlo in faccia, alla mente mi affiorano quelle orribili parole ripetute come in un loop infinito e straziante. Gli lancio un'occhiata di sfuggita, curiosa di leggere qualcosa sul suo volto. Ha Il labbro gonfio e spaccato e per un attimo mi fa pena. Il suo sguardo vaga indisturbato per la stanza, sembra cercare qualcuno. «Che c'è? Non sei con il tuo salvatore?» il sarcasmo trasuda da ogni parola.

L'istinto di richiudere immediatamente la porta è molto forte, ci provo inutilmente consapevole di essere molto più debole di lui, infatti se la richiude alle spalle poco dopo e mi guarda oramai consapevole dell'odio che provo per lui.

«Cosa vuoi?» sospiro rassegnata. E ho quasi paura perché continua a cambiare atteggiamento, mi confonde. Abbassa lo sguardo, sembra pentito. Stringe forte i pugni come a volersela prendere con se stesso.

«Scusarmi.»  spalanco gli occhi e mi acciglio scettica, incrocio le braccia al petto e lo fisso per un po' « hai un modo di scusarti molto singolare, te l'hanno mai detto ?». Tutt' ad un tratto s'infervora, e mi afferra per le spalle. Indietreggio sorpresa e spaventata. «Ci sto provando, a dire e a fare la cosa giusta ! Ma tu con quel tuo tono da vecchia acida non mi rendi per niente le cose facili!»

Scoppio a ridere, una risata isterica per quanto finta, lui stringe la presa evidentemente infastidito. «Tu non hai la minima idea di cosa sia, la cosa giusta!» sputo fuori con tutta la rabbia trattenuta. Si rilassa per un secondo e assume quell'aria da cane bastonato, mi chiedo come abbia fatto ad innamorarmi di una persona evidentemente disturbata. Lo spingo via approfittando di quell'attimo di distrazione. «Non le voglio le tue scuse» il mio tono è innaturalmente calmo, stride con tutta la rabbia e la frustrazione che in realtà ho dentro. La mia calma apparente non regge, intaccata da quella nota stonata che sono le mie lacrime, che silenziose rigano le mie guance. «Vattene via.» Sussurro in quello che sembrerebbe un lamento.

Sono stanca, confusa e arrabbiata, vorrei essere uscita con le altre.

Lorenzo decide di confondermi ancora di più, mi attira a se stringendomi nella morsa di un abbraccio. Cerco di liberarmi, mi divincolo come un pesciolino nella rete ma è troppo forte. «Scusa,scusa,scusa...scusa» sembra disperato, fa scivolare la mano lungo tutta la schiena in una lieve carezza. Per un momento mi rilasso, ma le sue parole sono un vortice nella mia testa. Scoppio in uno di quei pianti devastanti, scossa dai singhiozzi mi stringo nella sua stretta. «Mi dispiace...» sussurra al mio orecchio. Lo allontano bruscamente e vedo un guizzo di rabbia attraversargli il volto per un attimo. Mi strofino gli occhi con le dita asciugando le lacrime che continuano a scorrere sul mio viso. «Vattene via» sospiro. Non sa cosa dire, rimane in silenzio, solo mi fissa indeciso sul da farsi. Vuole dire qualcosa, dischiude le labbra per un attimo per poi serrarle in una linea sottile e dura. «Mi dispiace» ripete ancora una volta rassegnato per poi chiudersi la porta alle spalle. «Anche a me» sussurro più a me stessa che a lui.

La settimana passa lentamente, tra le lezioni di Spagnolo e le varie visite guidate in giro per la città. Lorenzo sembra essersi rassegnato, non m' infastidisce né mi parla, continua ad osservarmi da lontano con il solito sguardo colmo di sensi di colpa. Io continuo ad ignorarlo dedicando tutte le mie attenzioni a Sam, Sere e Marika. La macchina fotografica sempre tra le mani, la mia cura da qualsiasi male. Ivan mi lancia qualche occhiata di tanto in tanto, i nostri sguardi s'incrociano, vorrei per un attimo essere dentro la sua testa. È freddo e distaccato, poi corre in mio aiuto e torna ad essere distaccato. Io non sono da meno dopotutto, sono scappata come la peggiore delle codarde. Mi chiedo se Lucas dicesse sul serio sulla questione delle foto.

La domenica siamo tutti riuniti in terrazza, i professori ci smisteranno nelle varie aziende. Sono in fibrillazione, spero di ritrovarmi con le mie amiche. Quando arriva il mio turno sono felice di appurare che sono con Sam e Marika. Sere è con Roberto e Luca e alla fine non è poi così male.

Il lunedì Irene, la rappresentate di Esmovia ci accompagna all'agenzia Fotografica pubblicitaria Abad per il colloquio di lavoro. Ci mostra la strada da percorrere per le restanti tre settimane. L'agenzia si trova nei pressi della "Mercadona", in un piccolo palazzetto al terzo piano. Jose Luis Abad, il nostro datore di lavoro e capo, sembra un uomo esigente ma simpatico, indossa una camicia a fiori azzurra e un pantalone verde militare. Avrà all'incirca quarantacinque anni, i primi capelli bianchi e la barba folta. Al suo fianco Pilar la sua assistente ci sorride, è molto giovane e sbarazzina, i capelli rosso vivo. Indossa un vestito a fiori azzurro e un paio di Vans dello stesso colore dei suoi capelli. Il colloquio non dura molto e nonostante le difficoltà con lo spagnolo ce la caviamo egregiamente, durante le ultime domande lo squillare di un cellulare interrompe Jose a metà del suo discorso. Irene dopo essersi scusata risponde, aggrotta le sopracciglia, inizia a parlare uno spagnolo frenetico, Marika sembra riuscire a capire sicuramente più di me e Sere. «Hanno messo dei ragazzi di Fotografia nel settore sbagliato, li trasferiranno qui perché a quanto pare è l'unica azienda rimasta». Mi si gela il sangue nelle vene perché come già detto, alla sfiga non c'è mai fine, ma ne sono più che certa quando Lore ed Ivan fanno il loro ingresso nella stanza, alla mia di sfiga non c'è mai fine!


Salve ragazze!
è da un po' che non aggiorno questa storia, mi stavo concentrando nella scrittura di "I've found freedom in your eyes".
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento. Aspetto i vostri commenti con ansia, baci Lucia.
  
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