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Autore: Najara    14/04/2017    8 recensioni
Lena è a cena con Jack Spheer, si è vestita per piacergli, forse si è vestita così per fargli capire cosa ha perso lasciandola. La cena, però, viene interrotta dall'arrivo di Kara e Mike e gli eventi prendono una piega che, di certo, Lena non aveva sospettato quando aveva scelto quel particolare capo d'abbigliamento: un abito rosso che le sta a meraviglia.
Un piccolo "missing moment" anticipato. (Storia ispirata alle foto promozionali riguardo l'episodio 2x18.)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel vestito rosso

 

 

Parte I: Il ristorante

 

Jack gli sorrideva, Lena percepì un brivido e sorrise a sua volta. Era un bel uomo, intelligente e affascinante, un uomo per cui aveva provato un sentimento forte che li aveva legati per molto tempo. Il suo invito a cena l’aveva elettrizzata, così come il sapere che sarebbe venuto a National City. Rivederlo avrebbe rivangato vecchi sentimenti e non era così sicura di non volere che succedesse.

Aveva indossato un abito provocante, rosso come la passione che un tempo provava per lui, un abito che parlava di promesse, mostrava e nascondeva, un abito che le stava divinamente e lei lo sapeva.

Era consapevole che lui amava i capelli sciolti, ma quella sera li aveva raccolti mettendo in mostra il collo e impreziosendo l’ovale del suo viso con due orecchini d’oro che cadevano oscillando appena a ogni suo movimento. Si era vestita così per sedurlo, si era vestita così per piacergli, forse si era vestita così per fargli capire cosa avesse perso lasciandola.

Però, ora che era lì e lo ascoltava parlare, con il suo elegante e raffinato accento inglese, non riusciva a fare a meno di pensare che avrebbe di gran lunga preferito essere a cena con qualcun altro.

Sorrise ad una sua battuta e prese il bicchiere di vino rosso davanti a lei, bevendone un gran sorso. Doveva smetterla di pensare a lei, doveva smetterla o avrebbe rovinato la sua serata.

“Lena!” Si voltò e fissò gli occhi proprio su di lei, sbatté le palpebre sorpresa, chiedendosi come fosse possibile che fosse lì: lo aveva desiderato e lei era arrivata? Poi notò il modo in cui stringeva al braccio dell’uomo che aveva accanto e provò una fitta di bruciante fastidio nel ventre.

“Kara… cosa…?” Disse, perdendo la sua abituale abilità oratoria.

“Io e Mike, passavamo di qua e vi abbiamo visti! Così… ehm… ci siamo detti: ehi, perché non andiamo a salutare Lena?” Il tono della ragazza era forzato, le sue guance erano leggermente rosse e stringeva troppo il braccio del ragazzo che, a sua volta, aveva le mani in tasca, l’aria imbarazzata e leggermente tesa.

“Oh…” Mormorò, era stata educata a leggere le emozioni nelle persone davanti a lei, addestrata a coglierle e a capirle eppure quello che vedeva non poteva essere ciò che credeva...

“Miss Danvers, dico bene?” Intervenne Jack, salvandola dall’imbarazzante situazione.

“Sì, mi dispiace se abbiamo interrotto la vostra cena d’affari.” Kara calcò sull’ultima parola e Lena la guardò con un secondo sussulto di sorpresa, vide gli occhi della donna sfuggirle e notò subito le sue guance arrossire ancora. Oh! Affermò questa volta nel silenzio della sua mente: Kara era entrata di proposito per…? Interrompere la sua cena? Era possibile?

“Nessun disturbo.” Affermò Jack, lanciandole un’occhiata, forse chiedendosi come mai fosse tanto silenziosa.

“No, certo che no. Lo sai che mi fa sempre piacere vederti.” Si riscosse lei, intercettando gli occhi di Kara e sorridendole. Aveva parlato al singolare escludendo volutamente il ragazzo che le stava accanto. “Perché non vi sedete un momento?” Chiese e quasi sentì il fastidio di Jack per quell’interruzione alla loro cena.

“Certo, molto volentieri.” Kara le sorrise di riflesso e si scostò dal ragazzo come se improvvisamente non volesse più essere associata con lui. Stava vedendo cose che non c’erano?

Jack si alzò per scostarle la sedia accanto alla propria, come voleva l’etichetta, ma Kara lo anticipò afferrando quella accanto a Lena e si sedette, sembrava aver perso l’iniziale imbarazzo.

“Mike.” Disse allora il ragazzo tendendo la mano a Jack che la prese con un sorriso.

Mike degli interni. Risuonò nella mente di Lena come un flash, improvvisamente ricordava il giovane: perché Kara non le aveva mai parlato di lui? Forse perché non era importante? O forse perché era riservata? Vi erano tante cose che Kara non le diceva, ne era consapevole.

“Jack Spheer.” Si presentò l’uomo, poi gli indicò la sedia libera e riprese la propria.

“Quindi, Mr. Spheer, resterà molto a National City?” Chiese, Kara, appoggiando le mani sul tavolo e fissando l’uomo con un sorriso.

Lena inarcò un sopracciglio. Solo lei aveva sentito una nota aggressiva nella voce solitamente dolce di Kara?

“Non lo so ancora, miss Danvers, dipende da molti fattori.” L’uomo prese il bicchiere di vino e lanciò un sorriso a lei. Lena sentì quasi fisicamente il fastidio di Kara. Si voltò a guardarla e incrociò i suoi occhi. Per un istante fu sicura di vedere del fuoco brillare in essi, presto mascherato.

“Il suo sembra un lavoro interessate, Jack.” Intervenne Mike e l’uomo fece un sorriso sarcastico.

“Sì, salvare l’umanità inventando una tecnologia capace di curare ogni malattia si può definire un lavoro interessante. E lei, di cosa si occupa?”

“Oh, faccio il barista.” Affermò il ragazzo. “Salvo una vita ogni volta che servo una birra a un uomo stanco!” Lena vide le mani di Kara diventare bianche sul tavolo, le stava stringendo troppo. Che fosse infastidita da… alzò gli occhi e osservò il suo sguardo. No, Kara non era infastidita dal tono leggermente arrogante di Jack e neppure dall’evidente idiozia del suo accompagnatore. Cos’era allora?

“Lei scrive un blog, non è vero, miss Danvers? Mi chiedo come siate diventate amiche, lei e Lena…” Eccolo lì, gli occhi di Kara brillarono di nuovo di fastidio: era gelosa! Quel pensiero attraversò la mente di Lena scioccandola e scuotendola, finalmente, dal suo silenzio.

“Kara è la migliore persona che io conosca, ha saputo stare al mio fianco anche quando tutto mi dichiarava colpevole, ha saputo guardare al di là del mio nome e ha visto me, per quello che sono. Spero di non deluderla mai.”

Jack accusò il colpo, l’aveva lasciata quando il nome dei Luthor era diventato sinonimo di atrocità e follia, solo perché non poteva sopportare di essere associato in alcun modo a lei, all’epoca lo aveva compreso, gli affari erano affari, ma questo non significava che Kara non si fosse dimostrata migliore di lui.

Con un sorriso Lena si volse verso Kara e incontrò il suo sguardo felice e luminoso, le guance leggermente rosse per il complimento, le labbra incurvate in un sorriso timido.

“Tu meriti ben di più che la mia fiducia e la mia amicizia, vorrei che tutti ti vedessero come ti vedo io.” Parole dolci, dette con il tono sincero, pacato e leggermente emozionato che a volte Kara usava con lei. Lena sentì il suo cuore accelerare. Poteva sperare… poteva osare…?

“Desiderate il dessert, signori?” La cameriera arrivò, posizionandosi tra le loro sedie e interrompendo il loro sguardo. Lena abbassò il volto, conscia di essere leggermente rossa in viso.

“Oh, non credo che…” Iniziò Jack, ma Lena lo precedette.

“Kara devi assolutamente provare il fondant au chocolat, qua lo fanno divinamente.” Jack inarcò un sopracciglio infastidito, mentre Kara si illuminava, come succedeva sempre se si parlava di cibo.

“Quello con il cuore caldo e fondente e l’esterno duro, ma croccante?” Chiese con entusiasmo.

“Quello.” Affermò Lena e non riuscì ad impedirsi di sorridere. “Io prenderò il cheesecake al caramello.”

“Tu prendi il dolce?” Chiese sorpreso Jack, lei distolse lo sguardo dalla cameriera e lo guardò, ma prima che potesse parlare Kara intervenne.

“Lena prende sempre il dolce.” Affermò, sicura. “Anche se, effettivamente, ogni volta, lo lascia quasi tutto a me…” Kara corrugò la fronte rendendosi conto per la prima volta di quella strana costante e non notò il leggero rossore che colorò le guance di Lena. Come dirle che prendeva il dolce solo per poi condividerlo con lei?

La cameriera guardò verso Mike e Jack. Il ragazzo ordinò del gelato, mentre Jack prese un caffè ristretto.

La donna si allontanò e loro rimasero un istante in silenzio.

“Cosa stavamo dicendo?” Chiese allora, Jack, cercando di rompere l’imbarazzo.

Si ritrovarono a parlare del pericolo delle nuove tecnologie e, ovviamente, degli alieni. Sembrava che Kara non riuscisse a non scaldarsi ogni volta che si toccava l’argomento. Mike interveniva raramente e sembrava piuttosto perso tra le elaborate considerazioni di Jack e Kara, che, neanche a dirlo, non si trovavano d’accordo su nulla. Da parte sua, Lena, non si espose, preferendo osservare il fervore di Kara e la passione che metteva nel perorare la sua opinione: era bella, mio dio, quanto era bella.

“I vostri dessert, signori.” La cameriera posò sul tavolo i piatti e poi si allontanò.

Kara dimenticò la discussione e affondò il cucchiaino nel dolce. Lena, un sorriso sulle labbra, pregustò la scena. Ed eccola: quell’espressione.

Gli occhi di Kara brillarono non appena il cioccolato fuso e caldo si riversò lentamente nel suo piatto. La ragazza si portò alle labbra il dolce e chiuse gli occhi nell’assaporarlo.

“Wow!” Affermò riaprendo gli occhi e fissando lo sguardo su di lei. “Avevi ragione, è delizioso.”

“Sapevo che ti sarebbe piaciuto.”

“Piaciuto? Perché non siamo venute qua prima?” Chiese ed era come se si fosse dimenticata che non erano sole, come se all’improvviso fossero semplicemente loro due, durante una delle loro uscite.

“Se ti piace tanto verremo ancora.” Le assicurò Lena.

“Così, uscite spesso assieme?” Chiese Jack, interrompendo il loro scambio.

“Oh, sì, Kara annulla la metà dei miei appuntamenti per uscire con Lena.” Dichiarò Mike e Jack alzò un sopracciglio, mentre Kara arrossiva un poco.

“Lena non ha molto tempo libero…” Si giustificò la ragazza e lei dovette sorridere di nuovo.

Con la forchetta sbocconcellò un poco il suo dolce, mangiandone un boccone o due.

“Sono contento che tu abbia trovato una così buona amica, qua, a National City.” Affermò Jack e poi fece un gesto che la lasciò spiazzata, si allungò e posò la propria mano sulla sua. Lena si irrigidì, ma non tolse la mano, farlo sarebbe stato un gesto scortese e Jack era… non sapeva cosa fosse Jack, sapeva cos’era stato, ma ora…

Alzò lo sguardo e si ritrovò a guardare Kara, la ragazza aveva la forchetta bloccata a metà percorso, tra il piatto e la bocca.

Allora distolse lo sguardo da lei e lo fissò in quello di Jack, un solo secondo e l’uomo capì di aver osato troppo, ritirò la mano e tentò un sorriso.

“Sì, sono stata molto fortunata.” Affermò, poi si voltò verso Kara, che aveva la testa bassa ora, il volto in fiamme.

“Trovare Kara è sempre una fortuna.” Dichiarò allora Mike e allungò a sua volta la mano.

Sembrava che i due ragazzi avessero deciso che era il momento di marcare il territorio. Lena si preparò a dover sopportare quella sgradevole visione, ma Kara fu più rapida di lei, fingendo di non aver notato il gesto spostò la sedia avvicinandola drasticamente alla sua, sorprendendola. I loro occhi si incontrarono e Kara le sorrise.

“Ti dispiace se assaggio anche il tuo dolce? Ha l’aria invitante…”

“Serviti pure.” Riuscì a dire, ma aveva la gola secca e il cuore che batteva troppo veloce.

Kara, l’innocente, dolce, inesperta e timida Kara le aveva appena posato una mano sulla coscia.

Le dita della ragazza sembravano fatte di fuoco tanto quel contatto era bruciante. Quel tipo di bruciante che vorresti non finisse mai.

Kara fu sul punto di interrompere il contatto, probabilmente conscia che un solo secondo in più e, quel gesto, non avrebbe più potuto apparire come un contatto casuale e spontaneo, dettato dalla loro assidua frequentazione, no, un solo secondo in più e, quell’azione, sarebbe diventata estremamente intima. Lena però non glielo permise, decisa abbassò la mano e la fermò, inchiodando le dita di Kara, lì, sulla sua gamba.

Il cuore le batteva veloce, ma sapeva come controllare le emozioni, lo faceva da una vita, sul suo volto non apparve nulla di più di un delicato rossore. Vide Kara trangugiare a vuoto e poi voltarsi verso i due uomini al tavolo con loro. Lena la imitò: stavano parlando di Supergirl, entrambi ignari.

Strinse la mano di Kara per un secondo ancora, poi lasciò la presa: stava a lei, ora, decidere. Per un istante temette il peggio, ma Kara riprese il controllo di sé prese la forchetta e si preparò un boccone di torta, tutto ciò mentre la sua mano rimaneva lì, leggera e delicata, posata sulla sua gamba.

“Ti piace?” Chiese Lena e dovette trattenersi dal ridere quando vide Kara quasi strozzarsi, non voleva essere un doppio senso, ma la ragazza evidentemente lo aveva interpretato in quel modo.

“Io… era da tanto che…” Mormorò. Lena addolcì il sorriso, i loro occhi corsero a guardare le labbra una dell’altra.

“Non ho mai inteso il perché di questo fanatismo per i supereroi. Noi umani dovremmo bastarci, possiamo bastarci.” Affermò Jack, voltandosi verso di lei e, chiaramente, chiedendole di intervenire nella discussione. Lena, con uno sforzo, distolse lo sguardo da Kara e osservò l’uomo.

“I supereroi devono essere fonte di ispirazione, non invidia. Il genere umano può prenderli come esempio… e poi sono molto più umani di quanto credi.” Jack fece una smorfia a quelle parole che non si aspettava da lei e che contradicevano il suo punto di vista.

“Non ricordo che ti piacesse così tanto Superman quando abitavi a Metropolis.”

“Perché non ho mai conosciuto Superman come conosco Supergirl.” Rispose tranquilla Lena, ma la mano di Kara su di lei era ben più che una distrazione.

“Immagino che, lei, miss Danvers, sia una fan della supereroina, ho letto un paio d’articoli in cui la cita come fonte.”

Supergirl fa ciò che può e ciò che deve per rendere questa città più sicura.” Affermò Kara, ma Lena si rese conto che il suo tono non conteneva il solito entusiasmo nel parlare della ragazza d’acciaio. Era come se Kara fosse… distratta. Sorrise divertita e si spinse un poco in avanti, facendo scivolare la mano di Kara più in alto sulla sua gamba. Non la guardava, ma percepì un fremito nelle dita che la toccavano, poi lentamente, quasi con timore, la mano di Kara scivolò in una lenta carezza verso il ginocchio. Lena sobbalzò quando la sentì arrivare alla sua pelle e poi risalire, con estrema lentezza lungo la sua coscia, sollevando il suo abito rosso. Fu improvvisamente molto felice che la lunga tovaglia la nascondesse.

Supergirl non è sola.” Stava dicendo Mike, mentre Jack la paragonava a Superman, ma lei li ascoltava appena, le sensazioni che le stava dando Kara erano infinitamente superiori a qualsiasi cosa avesse mai provato.

“Kara, non credi che io abbia ragione?” Chiese Mike e la mano si fermò. Era così vicina a… era lì, nel suo interno coscia, immobili, ma vicinissima a…

“Ehm… sì, certo…” Lena alzò gli occhi rendendosi improvvisamente conto del mondo attorno a sé. Kara era rossa in viso.

“Miss Danvers, non sarà allergica a qualcosa?” Chiese allora Jack spostando l’attenzione dal ragazzo a Kara.

“Ehm… forse… io…”

“Allergica? Tu non puoi essere allergica a…” Incominciò Mike e Kara si sollevò in piedi con un sobbalzo. Lena provò un terribile senso di perdita non appena la sua mano non fu più su di lei.

“Sì, ecco, fa caldo qua dentro… vado un istante…” Si allontanò dirigendosi decisa verso le toilette. Un solo istante e Lena fu in piedi.

“Credo che la seguirò.” Affermò e, senza aspettare risposte, si voltò inseguendo la ragazza.

 

 

 

Note: Eccovi la prima di due parti di una piccola storia ispiratami dalle, lo avrete intuito, foto promozionali del prossimo episodio, il 2x18.

 

Cosa ne pensate? Ho ribaltato i ruoli classici dando a Kara un po’ più di intraprendenza del solito… stona? A me sembra che Lena in quell’abito farebbe perdere la testa a chiunque! ;-)

Cosa succederà ora? Kara sarà semplicemente volata via o Lena potrà parlare con lei?

Vedremo nella parte II!

  
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