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Autore: DarkYuna    14/04/2017    1 recensioni
"Inarca le sopracciglia, livida in viso, sta per dare sfogo alla furia e il malcapitato è il sottoscritto. Se è in fase premestruale posso iniziare a scrivere il mio necrologio. Migé avrebbe potuto cantare al funerale o magari Linde, un’Ave Maria Heavy Metal, con chitarre distorte e voci roboanti."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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14.
*Un bacio prima di morire*








 
A quanti è capitato di vedere una persona e pensare “io con lei ci passerei tutta la vita?” immagino a tanti, anche a più di quanto si possa credere, sembra una frase banale, ridondante, stucchevole, esageratamente estrema per essere presa sul serio. Lo credevo anche io, specialmente per il sottoscritto che non riesce a mantenere un rapporto stabile per più di due anni, figuriamoci se sono mai riuscito a fare una simile previsione a lungo termine.
 
 
Eppure nella vita ci si sbaglia, e di grosso per giunta.
 
 
Perché adesso, in questo letto fitto d’amore, testimone di come è possibile fondere la propria anima attraverso il corpo, studio accorto e silenzioso Amelia dormire al mio fianco, ed ho un pugnale piantato nel centro del cuore sanguinante: io con lei, non ci posso passare la vita. Ma è esattamente ciò che bramo.
Buffo come cerchiamo di ottenere proprio quel che non possiamo avere.
 
 
Lei si volta nella mia direzione, sorride allettata, stropiccia gli occhi assonnati e sembra l’inizio di una favola. L’orologio segna le dieci di sera inoltrate, sono più di otto ore che siamo a letto.
Mi fissa a lungo, non dice niente, la bocca pian piano lascia il posto ad un’incurvatura afflitta, è bloccata in pensieri tetri a cui non ho libero accesso.
<< Secondo te com’è morire? >>, chiede, ed è la prima volta che affrontiamo il discorso, con nessuno dei due che cerca di rendere meno amara la pillola all’altro. Riesco a scorgere il panico negli occhi di grano.
 
 
Le prendo la mano tra le mie, stringo forte, bacio le nocche e la tengo sul cuore.
<< Ho letto che è come addormentarsi, dopo una lunga giornata stancante… quasi non ci si accorge di niente. >>, mento oscenamente, ho talento in questo, tutta la mia vita è stata una menzogna. Sono disposto a tutto per cancellarle via la paura.
 
 
Distoglie lo sguardo, nuovamente assorta nel suo mondo, la bocca si dischiude e ricomincia a parlare, senza mai incontrare i miei occhi.
<< Come si dice “ti amo” in Finlandese? >>, interroga atona, sono più che sicuro che lo sappia, ma non ha l’aria di scherzare, quindi ho il beneficio del dubbio, ed evito le battutine da coglione.
 
 
<< Minä rakastan sinua. >>, espongo calcando la “r”, con tono intimo, baritonale ed intuisco che non ho solo tradotto il modo più famoso al mondo per esprimere i propri sentimenti, ma che io quel “ti amo”, lo provo per davvero. << Non lo sapevi? >>.
 
 
A quel punto sorride furba, la recita è stata scoperta.
<< Certo che lo sapevo! >>, afferma birbante. << Credi che, dopo un decennio che ti seguo come artista, non abbia imparato una cosa così importante nella tua lingua? Ma quando mi ricapiterà più sentirtelo dire?!? >>. Non è certa che due mesi siano abbastanza per sfociare in un “ti amo” vero e non detto per pura pietà.
 
 
Scuoto la testa, rassegnato ad essere imbrogliato da una ragazzina che ha preso totalmente il mio cuore.
<< Mai dire mai. >>. Però non lo dico, ho troppo sgomento per confermare ciò che sento, ma non ce n’è bisogno, sono già fottuto.
 
 
<< Io ti amo. >>, lei lo dice, con una voce forte, chiara, intrisa di passioni indelebili. È meno vigliacca di me. Se la situazione fosse stata diversa, se avesse avuto più tempo, non me l’avrebbe confessato ora e se l’ha fatto, non è sicura di arrivare alla fine dei due mesi, ogni istante, potrebbe essere l’ultimo. << So che non è lo stesso per te, Ville. E non voglio che sia lo stesso, perché sarebbe una bugia. Ed hai promesso di essere sincero, così come lo sono io, dicendoti che ti amo. >>.
 
 
Scivolo più vicino, le accarezzo teneramente il viso, è così evidente ora la sua malattia. Come ho fatto a non accorgermene prima?
<< Sono sincero quando dico che sono innamorato di te, Amelia. Forse non è amore al tuo medesimo livello, ma so che sono legato a te in modo indissolubile e il solo pensiero che… >>, la voce viene a mancare, il tono non è dei più felici, stavolta non piango e mi costa cara, << … è come se mi stessero strappando via il cuore dal petto. >>.
 
 
<< Resterò con te anche dopo, Ville. >>, è un modo come un altro per rinfrancarmi, ma non sarà così, dopo non la vedrò più, toccherò più… non ci sarà più niente dopo. << Smetti di tormentarti, voglio che questi mesi siano i più belli per entrambe. >>.
 
 
Storco il naso, sforzo un sorriso pienamente fasullo, è per rasserenarla. Ho bisogno di parlarne con qualcuno, sto per esplodere, domani mattina ci saranno delle decisioni fondamentali da prendere, Seppo capirà: l’uscita del Cd è posticipata. Anelo donare ad Amelia quello che le avrei dato negli anni, lo concentrerò tutto in una volta.
 
 
<< Voglio presentarti alcune persone. >>, asserisco, è entrata nel mio mondo e adesso deve essere il mio mondo. Migé dovrà farsela piacere, senza “se” e senza “ma”. << E poi voglio mostrarti Helsinki. >>.
 
 
Flette le sopracciglia, mi guarda come se fossi uscito di senno e forse lo sono davvero, perché la realtà d’improvviso appare capovolta.
<< Conosco già Helsinki. >>.
 
 
<< Sì, ma non come voglio mostrartela io. >>. Metto una mano sul cuore e l’altra la tengo aperta a mo’ di giuramento. << Prometto niente malinconie. >>.
 
 
Le dita mi vezzeggiano, tracciano svolazzi fiabeschi sul petto, si perdono tra i tatuaggi, risalgono su per i rovi del braccio, fin tra i capelli scarmigliati.
<< Prometti che sarai tu felice, perché io lo sono già. >>. Un piccolo bacio sulla bocca, come la brezza marina estiva al mattino, breve e che lascia una traccia permanente. Ne voglio di più.
 
 
<< Farò del mio meglio. >>, altra bugia. Ho così paura del domani, che mi sto aggrappando a lei, neanche fossi un naufrago alla deriva.
 
 
Ticchetta l’indice sul pomo d’Adamo, indecisa se proseguire sulla linea della schiettezza o evitare per non peggiorare la situazione. Ha le iridi intrecciate alle mie ed un contatto visivo che ha del prodigioso, rabbrividisco per il trasporto che vedo in essi, non è nulla di prettamente fisico, il corpo non centra niente.
 
 
<< Se avessi potuto, avrei voluto avere dei figli con i tuoi occhi. >>.
 
 
In precedenza questi discorsi mi avrebbero fatto fuggire a gambe levate, mentre adesso, una piccola parte di me, sperduta, oscura e che non sapevo di possedere, ambisce ardentemente l’identica cosa. Non ho mai voluto davvero dei marmocchi che urlano per casa, una moglie, un nucleo familiare che dipenda da me, eppure è un smania prepotente a tal punto che cancella ogni altra aspirazione.
Di nuovo rincorro ciò che non sarà mai mio.  
 
 
<< Oh, sono sopravvalutati. >>, la butto lì per farla sorridere. Ogni volta che ci riesco, la reputo una piccola vittoria personale. << Sarebbero stati meglio con i tuoi: così caldi, accoglienti e… >>. La sua frase risuona nelle orecchie, “se avessi potuto” ha detto, non era un modo per farmi un complimento diretto, cerca di indicare altro.
 
 
<< Non posso averne, Ville. Però avrei voluto… >>. Non termina la frase, ha già confessato abbastanza per un giorno solo, ma preferirei che continuasse, che dicesse tutto ciò che le passa per la testa e non ometta niente.  Le cure l’hanno resa sterile e a questo punto mi pare da deficienti aver messo il preservativo per fare l’amore con lei, d’altronde non posso essere più mortale della malattia stessa.  
 
 
<< Anche io avrei voluto… con te. >>. E sono così franco da fare schifo.
 
 
È colpita, non si aspettava una simile risposta. Poi si lascia andare ad un sorriso aperto, quasi divertito.
<< Avrei voluto vederti a cambiare pannolini. >>, nonostante stiamo parlando di dolore, un futuro che non le è concesso e di un evento funesto, riesce a ridere in faccia alla morte. Non avrei la stessa forza.
 
 
Scrollo le spalle, poggio le testa sul suo cuscino, avverto il profumo dei capelli e il calore della pelle, fissiamo il soffitto, come se vi fosse uno schermo che trasmette un discreto film romantico.
<< Ho a che fare con gente psicopatica da quando ho iniziato a cantare, cosa vuoi che sia cambiare dei pannolini? >>. Ridiamo complici, condividiamo il momento dilettevole, ci scordiamo temporaneamente del resto.
 
 
<< Promettimi una cosa, Ville. >>, aggiunge, ora seria. << Promettimi che non ti fermerai, una volta che non ci sarò più. Promettimi che vivrai la vita fino in fondo, che sarai più sincero con te stesso, che non ti negherai niente e che ti innamorerai di nuovo. >>. È consapevole di chiedermi la luna, che è anche troppo perfino per uno come me. Ho faticato ad innamorarmi di lei, figuriamoci se ci riuscirò ancora, dopo averla persa.
 
 
<< Non siamo in un film, Amelia, dove lui si ricrea una vita. Io non sono come gli altri. Non puoi pretendere questo, okay? >>. Il cervello si avvita vorticoso in una sequela di immagini che non riesce a tollerare. Ho di nuovo il respiro mozzato nei polmoni. Scalcio via le coperte, siedo affranto, ho una strana adrenalina che non mi permette di stare fermo, balzo in piedi, infilo i pantaloni del pigiama e divoro il pavimento a gran falcate. La stanza mi si è stretta addosso, come una camicia di forza.
 
 
<< Non fare così. >>, prega affranta. Si è pentita di avermi detto la verità.
 
 
A quel punto sbotto, fuori controllo, non riesco a sopportare la situazione.
<< E come devo fare, Amelia?! Dimmelo tu, perché io non so cosa cazzo fare?! Non so cosa cazzo dire, come cazzo comportarmi, che cazzo devo inventarmi perché tu non muoia! >>. Porto le mani alle tempie, per segnalare che è una circostanza più grande di me, che non posso rassegnarmi a questo destino, mi rifiuto. Impreco in finlandese, esordisco con numerose bestemmie nella mia lingua, lei si puntella sui gomiti, deve aver già assistito a tale reazioni, perché non si scompone, attende solamente che la sfuriata cessi. << E non guardarmi così, diamine! Dimmi qualcosa, qualsiasi cosa! >>.
 
 
È paziente, come una mamma davanti ad un figlio capriccioso.
<< Cosa vuoi sentirti dire, per stare meglio? >>.
 
 
Scuoto la testa, gesticolo energicamente, sono un concentrato deflagrante composto da un miliardo di pensieri diversi e nessuno raziocinante che possa sedarmi. Ha quegli occhi grandi da bambina, che mi spezzano a metà, perché una ragazza così giovane deve morire? Ho pensieri egoistici: perché proprio lei? Dov’è la giustizia in questo cazzo di mondo?
 
 
<< Dimmi come devo fare per non farti morire! Dimmi che c’è una speranza, dimmi che posso salvarti. Dimmelo, ti prego! >>. Non è amore, ma ne sono pericolosamente vicino. Non sopravvivrò un solo giorno senza di lei, come sarà il resto di questo schifo, quando resterò solo?
 
 
Dischiude le labbra rosee, è sul punto di dire qualcosa, poi desiste, sistema meglio la coperta sul seno e si siede. Batte la mano sul letto.
<< Vieni qui, Ville. Calmati e vieni qui. >>.
 
 
Punto un dito a mo’ di avvertimento.
<< Non dirmi di calmarmi. >>.
 
 
Scuote leggermente la testa, si apre in un risolino divertito.
<< Questa frase dovrei dirla io o sbaglio? >>.
 
 
Perdo un briciolo di rabbia angosciata.
<< Continuiamo ad invertirci i ruoli io e te. Adesso mi tocca fare la parte della donna con una sindrome premestruale al maschile. >>.
 
 
<< Dovrei avere qualche assorbente da prestarti. >>, gioca, riuscendo a trasformare il mio dispiacere ancora una volta. Non vuole farmi soffrire, però è inevitabile. Invita a sedermi accanto a lei di nuovo e l’assecondo. Prende le mie mani. << Cercherò di resistere fin quando potrò, Ville. È l’unica promessa che posso farti. Adesso ho qualche motivo in più per resistere. >>.
 
 
Un nodo penoso si attanaglia in gola, se non mi libero, finirò per soffocare nelle mie stesse lacrime. Vorrei dirle tante cose, le parole periscono nella bocca, sono all’inferno con un angelo, alla fine le fiamme la divoreranno ed io non potrò fare niente.
<< Perché proprio io? >>.
 
 
A quel punto le sopracciglia si rilasciano, le pieghe sulla fronte si appianano e gli occhi sono un concentrato puro di calore. Scuote le spalle, come a minimizzare.
<< Non lo so… è il mio cuore che ha deciso, non io. E quando i miei amici mi hanno proposto di trascorrere ad Helsinki gli ultimi mesi, è stato come ricevere il miracolo che tanto speravo. >>.
 
 
Smetto di respirare, curvo le spalle, metto su una gobba che farebbe invidia al “Gobbo di Notre Dame”, del famoso cartone animato. Mi guarda come se il tanto agognato miracolo fossi io.
<< Io non posso perderti. >>, riconosco a mezza voce e vengo assalito selvaggiamente dall’autenticità delle parole. Sono stato di merda dopo che ha provato a lasciarmi per evitarmi un dolore più grande, al resto non riesco nemmeno a pensare.
 
 
Fa’ male. Fa’ mancare il respiro. Fa’ morire dentro.
 
 
Mi accarezza, allevia, il contatto è di una dolcezza disumana, spezza il cuore già frantumato e sono alla deriva. Non sono in grado di fare alcunché, mi sento totalmente inutile, come la pioggia su un fiume.
Grava il palmo aperto sul petto, lì dove giace l’heartagram che cancella il frutto di un amore finito, di cui porto ancora le cicatrici indelebili.
<< Non fin quando vivrò qui. >>, dice, ma è una frase che per me non ha senso, anzi, mi fa incazzare parecchio. Voglio che viva al mio fianco, non nel mio cuore. Le detesto le frasi fatte, quelle che sembrano nascondere un grande significato, ma che invece sono vuote ed inutili. << Tu mi hai già salvata, Ville. Non credo che potesse esserci null’altro a questo mondo che io volessi, se non te. >>.
 
 
La contemplo in quegli occhi grandi come l’oblio, il fuoco si è attenuato, ma non si è spento, sono io ad alimentarlo. Ho salvato lei, ma chi salverà me, dopo? L’attiro angoscioso tra le mie braccia, nell’unico posto in cui posso garantirle un po’ di sicurezza, potrei proteggerla da tutto… non dalla morte stessa.
Respiro il profumo della pelle nuda, dopo esserle stato dentro e diviene quasi un dolore fisico la concezione di dovermi separare da lei adesso, figuriamoci nel fatidico momento. 









Note: 
Dai, anche per questo mese vi ho elargito la mia personale dose di agonia. 
Dopo questi due capitoli dove Ville ha "digerito" la notizia, dal capitolo prossimo le cose saranno un susseguirsi veloce di eventi. Concentrare quello che sarebbe accaduto in una vita, in poco tempo, non sarà cosa facile. 


Ringrazio come sempre chi legge, chi commenta e chi fa il fantasmino. 



La storia può presentare errori ortografici.

Un abbraccio.
DarkYuna   
 
 
  
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