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Autore: Mary Evans    15/04/2017    1 recensioni
E se Harry avesse avuto una sorella?
E se lui venisse rapito la notte del 31 Ottobre?
E se Elizabeth Potter credesse di essere l’unica bambina sopravvissuta?
Storia scritta a quattro mani da me e fenice cremesi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Harry Pov

Avevo iniziato da poco il mio allenamento mattutino quando sentii la voce di mio padre chiamarmi. 
Con uno sbuffo uscii dal bosco e gli andai incontro, a passo lento, con quell’andatura arrogante che tanto mi distingueva dagli altri ragazzi del villaggio. 
Vidi mio padre incrociare le braccia al petto e guardarmi con rimprovero. 
«Dovresti tagliarti i capelli, lo sai?» mi disse contrariato. 
Alzai gli occhi al cielo. 
Avevo deciso da qualche mese di portare i capelli piú lunghi rispetto al taglio corto a cui mi aveva abituato mio padre. Adesso quando li bagnavo mi arrivavano alle spalle, ma poiché avevo dei capelli indomabili alla fine sembravano sempre più corti di quello che erano in realtá, quindi tutto quel fastidio da parte sua secondo me era davvero ingiustificato. 
Alzai la mano destra e me li scompigliai, ghignando alla vista della sua smorfia. 
«Mi hai chiamato solo per questo?» gli domandai un po’ scocciato, e lo vidi immediatamente cambiare espressione. 
Mi mise un braccio intorno alle spalle e ci incamminammo insieme verso casa. 
«Andiamo nello studio che dobbiamo parlare.» mi disse con espressione seria, e lo seguii senza replicare. 
Conoscevo quel suo modo di fare, lo assumeva sempre quando stava per dirmi qualcosa di importante. 
Giunti nel suo studio personale, vidi sulla scrivania un mucchio di carte sulle quali spiccava una busta da lettere vergata con inchiostro verde e un timbro recante l’immagine di un leone, un serpente, un corvo e un tasso. 
Ci sedemmo ai due lati della scrivania proprio davanti a quelle carte, e aspettai che mio padre si decidesse finalmente a parlare prima di iniziare a coltivare false speranze. 
Lo vidi sospirare e incrociare le mani davanti a lui, e inconsciamente trattenni il fiato. 
«Figliolo, ormai hai quattordici anni. Come ben sai, fin dalla tua nascita ti sono stato accanto per permetterti di migliorare e adempiere a quella dannata profezia che é stata scritta per te senza rimetterci la pelle. Adesso hai un fisico forte e atletico, molto piú di quello dei tuoi coetanei, sai tramare pozioni di livello Auror, sei abile in Trasfigurazione e Incantesimi, capace in Erbologia, e sei bravissimo nei duelli con la bacchetta e nei combattimenti corpo a corpo. 
Sei un ottimo mago, e un’ottima persona e puoi soltanto migliorare. Sono orgoglioso di averti come figlio. Ed é proprio perché ho fiducia in te che ho deciso di farti frequentare, da quest’anno, la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, approfittando del fatto che dovró andare in missione…» 
Non lo lasciai finire e mi buttai addosso a lui stringendolo in un abbraccio soffocante sussurrando un «Grazie papá» prima di staccarmi da lui e correre nella mia stanza. 
Da un cassetto con il doppio fondo cacciai una foto molto vecchia che si muoveva. 
Ritraeva un uomo che somigliava a me, solo che indossava degli occhiali rotondi, e una donna dai lunghi capelli rossi con i miei occhi verdi. In braccio avevano due neonati dagli occhi verdi, solo che uno aveva dei ciuffetti neri, e l’altro, che era una bambina, aveva dei ciuffetti rossi al posto dei capelli. 
Sorrisi, accarezzando con un pollice la figura della bambina. 
Andando ad Hogwarts, forse avrei potuto riunirmi finalmente con la mia gemella. 


Elizabeth Pov

«Elizabeth Lilian Potter! Scendi immediatamente!» 
La voce di mia madre mi riscosse dal torpore in cui ero caduta. 
Mi ero appisolata sui compiti delle vacanze… di nuovo. Dovevano proprio smetterla di farli così noiosi… 
«Arrivo, Mamma!» 
Scesi le scale lentamente, cercando di ricordare cosa avessi potuto fare di così terribile da farla arrabbiare. 
La vidi in cucina con le mani sui fianchi, e subito misi su la mia migliore espressione da cucciolo bastonato.
 «Non credere di fregarmi, ragazzina, mi sembrava di averti detto che non potevi giocare a Quidditch in giardino finché non avevi finito i compiti delle vacanze! Credevi davvero che non me ne sarei accorta?!» 
«Ma, mamma, abbiamo il campionato! Come possiamo vincere se non mi alleno!» cercai di protestare. 
Immediatamente vidi comparire sul suo volto un sorrisetto che non prometteva niente di buono, almeno per me. 
«Non credo che dovrai preoccuparti del Campionato di Quidditch quest’anno, quindi hai tutto il tempo per studiare, tesoro.» 
Si allontanó ridendo della mia espressione esterrefatta ed io iniziai a rincorrerla. 
«Cosa vuoi dire che non dovró preoccuparmi del Campionato? Mammaaaaaaa!!» 




Il Binario 9 ¾ era affollatissimo, come tutti gli anni. Gli studenti piú grandi non sopportavano tutta quella confusione, ma tra loro ce n’era uno che la trovava affascinante. 
Un ragazzo di quattordici anni dagli stupefacenti occhi verdi. 
Camminava tra la gente incurante degli sguardi sorpresi che gli venivano rivolti al suo passaggio, soprattutto femminili. 
Salì subito sul treno, come gli aveva suggerito di fare suo padre, e si mise a cercare uno scompartimento vuoto per non essere disturbato. 
Indossó immediatamente l’uniforme scolastica e sistemó il baule prima di sedersi e rilassarsi contro il finestrino. 
Gli era dispiaciuto che suo padre non fosse riuscito ad accompagnarlo, ma si rendeva conto che la sua missione segreta aveva la precedenza. Ci era solo rimasto male del fatto che si fosse rifiutato di condividere con lui i dettagli di quella missione, ma sapeva che sarebbe riuscito a cavargli qualche informazione prima o poi, quindi doveva solo portare pazienza. 
Il treno inizió a muoversi, e l’euforia per quella nuova avventura, Hogwarts, lasció presto il posto alla sonnolenza. 
Non era riuscito a dormire per l’eccitazione. 
Aveva insistito tanto per poter andare ad Hogwarts, e adesso finalmente il suo sogno si era realizzato… 
Si era reso conto fin da subito che mettersi a cercare la sorella gemella in mezzo a quel caos sarebbe stata un’impresa impossibile, quindi aveva preferito salire sul treno e aspettare il suo arrivo ad Hogwarts per far partire la ricerca. 
Distrattamente, vide passare fuori il suo scompartimento una ragazzina bionda con indosso un paio di occhiali strani, e ringrazió mentalmente suo padre per le rune che gli aveva insegnato, che tra le altre cose gli permettevano di avere una vista perfetta. 
Ricordando gli avvertimenti del suo vecchio riguardo la sua cicatrice, evocó su di sé un fascino che la nascose agli altri, e per sicurezza scompiglió i capelli in modo da fargli coprire la fronte. 
Il Mondo Magico avrebbe dovuto prepararsi perché Harry Evans stava per arrivare... uno sbadiglio interruppe le sue riflessioni e si sistemò meglio nel mantello della divisa… ma poiché un mago stanco é un mago morto, era meglio riposarsi un po’. 

  
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