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Autore: Grimilde Deveraux    15/04/2017    1 recensioni
INTERATTIVA - ISCRIZIONI APERTE SEMPRE
Cosa accade quando si mettono insieme le menti più pericolose e perverse del mondo magico e le si lascia rinchiuse per troppo tempo?
Saints Peak è un posto sicuro da cui sembra impossibile fuggire e Paul Dallfort era incaricato di mantenere l'ordine, era perché ora è morto e serve qualcuno che lo rimpiazzi.
Genere: Dark, Erotico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
Capitoli:
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10.

Lo schiaffo arrivò prima di quanto credesse e lo costrinse ad allontanarsi di colpo per poi trovare il coraggio di alzare gli occhi su Adelyne che lo fissava con gli occhi sbarrati:<< Che cosa fai? Che cosa ti salta in mente? Whit che cosa… >> non sapeva dire se Dely fosse più terrorizzata, arrabbiata, spaventata o semplicemente morisse dalla voglia di lanciargli contro qualche fattura, sapeva solo che orami era arrivato al limite e quando se l’era trovata davanti non aveva più saputo resistere e così l’aveva fatto. Il problema ora stava nel darle una spiegazione!

 

<< E quella chi era Steven? >> il ragazzo si voltò di scatto verso la strada trovandosi davanti Vivienne Cotton con la sua figlia più grande per mano:<< Vivienne… >> la donna si avvicinò lungo il vialetto della casetta dei Murray:<< Steve >> lo salutò poi fredda:<< Non è come pensi, è un’amica, ci siamo conosciuti al festival, è la segretaria del sorvegliante e… >> << E tu ti ricordi quello che mi hai detto su Madeline vero? >> Steve annuì:<< Certo che me lo ricordo, non è cambiato niente da quando ne abbiamo parlato >> la donna non aggiunse altro ma poco prima di tornare verso casa aggiunse:<< La cosa migliore che puoi fare quando ami qualcuno è essere onesto Steve, l’amore non serve a niente se non c’è l’onestà >> e rivolgendo quella frase forse anche a sé stessa Mrs Cotton tornò verso casa lasciando il suo assistente con le chiavi di casa in mano e il pensiero che avesse fatto qualcosa di immensamente sbagliato.

 

<< Che cosa ci facciamo qui? >> e Charlotte guardò la cantina dalle pareti di nuda roccia fiocamente illuminata:<< Hai detto che non ti interessa che cosa abbia fatto e che sei pronta ad affrontare qualsiasi cosa >> commentò la voce di lui leggermente roca:<< Sì, è così >> lo vide annuire piano avvicinandosi ad una cassa di legno poggiata su un tavolo di acciaio:<< Ok, allora vieni qui >> e senza nemmeno voltarsi allungò una mano aspettando che lei gliela prendesse mentre con l’altra apriva la cassa:<< Che cosa stai facendo? >> ma non appena gli fu abbastanza vicino Charlie vide che cosa conteneva la cassa:<< Ma sono…sono… >> << Sono coltelli >> poi girandosi appena verso di lei con un mezzo sorriso aggiunse:<< Solitamente li uso per affettare la carne, ma in alcune occasioni… >> non continuò la frase ma Charlotte sapeva bene che cosa stava per dire:<< Me lo stai dicendo per spaventarmi? >> lui scosse il capo:<< Te lo sto dicendo per capirmi >> poi prendendo un trincante affilato chiuse la scatola tornando a guardare lei:<< Sai perché quando sono arrivato qui ho deciso di fare il macellaio, honey? >> Charlotte scosse la testa e, sempre tenendo in mano il coltello lui si voltò avvicinandosi a quella che aveva tutta l’aria di essere una cella frigorifera:<< Perché il mio bisogno di uccidere e di sentir scorrere il sangue era più forte di qualsiasi altra cosa, sono nato con l’impulso di uccidere e non provo nulla quando faccio del male se non piacere e soddisfazione >> poi girandosi di scatto e puntando il coltello verso Charlotte continuò:<< Ho passato la mia vita a fare del male alla gente e ci ho anche guadagnato, ho fatto del mio più grande difetto la mia fonte di sostentamento e non me ne pento, ho ucciso più persone di quante ricordi e non ho un solo rimorso >> credeva che l’avrebbe vista spaventarsi o almeno fremere o innervosirsi, invece Charlotte era ferma e tranquilla:<< E me lo stai dicendo perché? >> << Perché come ti ho già detto una volta io non sono il tipo da fiori o stronzate romantiche >> lei sorrise:<< Ho sempre odiato fiori e cioccolatini >> << Potrei impazzire un giorno, potrei impazzire del tutto e magari tu ne faresti le spese, potrei prendere questo coltello e… >> impallidì lui stesso quando sentì la mano fredda di Charlotte sulla sua e vide la ragazza portarsi il coltello alla gola:<< Fallo >> << Cosa? >> << Un giorno potresti prendere questo coltello e farmi del male, perché quel giorno non potrebbe essere oggi? >> ma cos’era impazzita?

La guardò negli occhi mentre la mano si stringeva ancora di più attorno al manico del coltello e la lama cominciava a premere appena sulla sua pelle chiara:<< Tu sei pazza >> le mormorò con una voce che a malapena riconobbe come propria:<< Ci vuole un pazzo per capirne un altro >> gli ricordò non distogliendo gli occhi dai suoi e fissando quegli occhioni azzurri Arsen seppe che era perso.

<< Tu non sai cosa potrei diventare >> lei sorrise alzando l’altra mano e poggiandola sulla sua guancia:<< So che voglio te Hakob >> << Non sono un buon investimento >> lei sorrise di nuovo alzandosi in punta di piedi:<< Mi piace rischiare >> entrambi sentirono appena la lama del coltello che cadeva a terra in mezzo a loro mentre la bocca di Arsen si chinò sulla sua sfiorandole le labbra:<< Sei il mio inferno honey >> lei colmò l’ultimo pezzo che li separava:<< Qualcuno ti ha detto che l’inferno è un brutto posto? >>

 

<< Ehi…è tardi dove sei stata tesoro? >> e la voce dolce di Amelia l’accolse quando Maddie con un gran sorriso in viso varcò la porta di casa:<< Ciao mamma >> poi guardando Caleb che stava finendo di apparecchiare aggiunse:<< Ciao papà >> l’uomo sorrise avvicinandosi alla figlia e baciandole la fronte come quando era bambina:<< Ciao piccola, vai a cambiarti, è quasi pronto >> Maddie annuì e quando si staccò da suo padre che ancora la teneva abbracciata i suoi capelli sfiorarono il viso di Caleb e per un istante l’uomo fu avvolto da un lieve profumo di tabacco e whisky, una specie di misto acre e allo stesso tempo profumato, fu solo un istante ma gli sembrò di aver già sentito quel profumo prima solo non ricordava dove.

Una volta in camera sua Maddie aprì l’armadio alla ricerca di qualcosa di più comodo da mettere del vestito che aveva indossato quel giorno e che si era sporcato un po’ di terra dopo quella splendida cavalcata.

Si fermò per un attimo a guardare il suo guardaroba e si perse nei ricordi di ciò che era successo…

 

Quando Ethan le aveva preso la mano si era sentita come una principessa, quando il signor Cook le aveva messo le braccia attorno alla vita per prendere di nuovo le redini del cavallo qualcosa dentro di lei si era accesso, non sapeva che cosa le stava succedendo e pensando a Steve si sentiva dannatamente in colpa, ma Ethan era così gentile, così perfetto e sempre presente al momento giusto, se non fosse stato per la loro più che evidente differenza di età probabilmente ci avrebbe pensato seriamente.

Gettandosi a faccia in giù sul letto e soffocando un urlo frustrato sul cuscino Madeline cercò di non mettersi a piangere: era una pessima fidanzata se faceva pensieri del genere, era una pessima ragazza se le bastava così poco per mettere in dubbio la sua relazione con Steven, ma era troppo tempo che non stavano un po’ da soli e doveva ammettere che le mancava il suo dolce Romeo dal cuore d’oro e il sorriso smagliante; senza pensarci troppo prese un pezzo di pergamena e scarabocchiò in fretta poche parole, prendendo poi la bacchetta trasformò il foglio in un piccolo aeroplanino che indirizzò fuori dalla finestra.

 

<< Vivi…va tutto bene? >> Vivienne alzò gli occhi su William che la guardava preoccupato dall’altro lato del tavolo:<< Cosa? >> Will Cotton lanciò un’occhiata ai suoi figli che stavano cenando in mezzo a loro e anche gli occhi di Vivi seguirono i suoi:<< Sì, va tutto bene…sono solo stanca >> Will annuì bevendo un po’ di vino, avevano deciso molto tempo prima che non avrebbero mai fatto scenate davanti ai loro figli e avevano sempre mantenuto quel proposito anche se Vivi sapeva bene che, una volta rimasti soli, sarebbe scoppiato l’inferno.

<< Buonanotte mamma, buonanotte papà >> e la piccola Emma sorrise mentre suo padre le baciava amorevolmente la fronte, David era crollato tra le braccia di William poco prima cercando di restare il più sveglio possibile:<< Buonanotte carotina, sogni d’oro >> le mormorò il padre con un sorriso mentre la bimba stringeva al petto il suo peluche preferito e si girava nelle coperte cercando una posizione comoda.

Mentre guardava suo marito prendersi cura dei loro bambini il cuore di Vivienne si strinse: che cosa diavolo le era saltato in mente di tradire Will? Certo lui lo aveva fatto con lei, ma dopo la nascita di Emma le cose si erano un po’ complicate e doveva ammettere che il carattere decisamente impossibile di suo padre, pace all’anima sua, e il suo odio per il genero non aveva certo facilitato la loro unione.

Tuttavia William era un uomo, un padre e un marito meraviglioso, gli aveva perdonato quel primo tradimento e le scappatelle che erano seguite ogni dannata volta, ma poi aveva fatto il suo stesso errore…come poteva ergersi a giudice o pretendere qualcosa da lui quando si era comportata al suo stesso modo? Anzi lei era anche peggiore di lui dal momento che non sapeva se il figlio che aveva in grembo era dell’uomo che le aveva messo l’anello al dito o del fascinoso, magnetico e passionale Dottor Ben Wolf.

Aveva sbagliato e lo sapeva bene, ma Ben era comparso nella sua vita al momento giusto, lei aveva bisogno di sentirsi amata e coperta di attenzioni e lui era stato lì, pronto ad esaudire ogni suo desiderio e capriccio…era stato così facile cadere tra le sue braccia e cedere a quelle labbra che volevano le sue.

Chinando lo sguardo sul proprio polso Vivienne rimase immobile a guardare il bracciale di perle bianche che si era messa quella mattina, a Will aveva detto di averlo trovato in un vecchio portagioie di sua madre, la verità era che quello era stato il primo regalo che Benjamin le aveva fatto; chiudendo gli occhi e appoggiandosi al muro per un attimo Vivienne ripensò a quel loro primo incontro quando il dottor Wolf era diventato prima Benjamin e poi solamente Ben.

 

<< La signora Vivienne Cotton >> e la voce calda di quel giovane uomo in giacca e cravatta le aveva fatto venire immediatamente i brividi:<< Dottor Wolf >> lo aveva salutato entrando nel suo studio mentre Sarah Hornigold ne usciva e quella pettegola di Macy Dawson alzava gli occhi dal suo giornale per guardarli:<< Venga signora Cotton, prego si accomodi >> aveva replicato Ben cortesemente poi guardando miss Dawson aveva aggiunto:<< Dieci minuti e sono da lei Macy >> la donna aveva sorriso sciogliendosi davanti a quei modi da galantuomo ed era tornata a guardare il Settimanale delle Streghe.

<< Allora signora Cotton, perché è venuta? >> Vivi aveva abbassato la testa arrossendo:<< Non so se ho fatto bene a venire, insomma non sono cose di cui…però ormai è tanto che va avanti e io non… >> Ben era rimasto in silenzio mentre lei straparlava poi ad un tratto Vivienne aveva sentito le mani calde di lui sulle proprie:<< Sono un medico signora Cotton, sono abituato a sentire di tutto qui dentro e le prometto che qualsiasi cosa mi dirà sarà protetta dal segreto professionale >> lo aveva guardato in silenzio per un attimo, quello che doveva dire era così intimo e personale che si vergognava perfino a pensarlo, figuriamoci andarlo a dire a qualcuno ad alta voce…erano cose private tra lei e suo marito, era una cosa di cui doveva parlare con Will, non con il medico del paese e…

<< Mi scusi non sarei dovuta venire, ho sbagliato e le sto facendo perdere tempo… >> e alzandosi di scatto dalla poltroncina imbottita Vivi quasi aveva urtato Benjamin arrossendo e facendo per avvicinarsi alla porta, aveva poggiato la mano sulla maniglia quando la voce di lui e la sua mano su un braccio l’avevano bloccata di nuovo:<< Capisco che non sia piacevole parlare di queste cose signora Cotton e forse io non sono la persona a cui dovrebbe dirlo, ma sono un medico e le posso assicurare che è del tutto naturale non provare nulla in certi momenti di intimità quando si hanno problemi di coppia >> si era girata quasi scioccata a quelle parole, lui come diavolo sapeva che…:<< Saints Peak è un piccolo paese Mrs Cotton e a Macy Dawson piace parlare >> << Non è un comportamento molto professionale il suo se dà credito ai pettegolezzi >> Ben aveva sorriso:<< Non l’ho fatto, mi sono solo trovato al Beacon pub al momento giusto, ora lei è qui e ho semplicemente fatto due più due >> che poi quella fosse solamente una parte della verità Vivienne non lo sapeva ma era bastato quello e poco altro per farla cadere nella rete che Ben le aveva tessuto attorno ed ora, a quasi tre anni da quel primo incontro lei non sapeva più che cosa fare.

 

<< Allora? Che cos’hai? >> la voce di Will la riportò alla realtà e alla loro camera da letto:<< Come? >> gli domandò tornando al presente e cercando di non fargli capire che era dannatamente turbata:<< Sei strana Vivi, troppo perché io possa continuare a fare finta di niente >> la donna alzò gli occhi al cielo e prese fiato per un istante, doveva trovare il modo di cambiare discorso, non era pronta ad affrontare quello che stava succedendo:<< Sto bene Will, sono incinta è normale che abbia sbalzi d’umore e cose del genere, non ti preoccupare >> lui le si avvicinò prendendole le mani con le proprie e un brivido percorse la schiena di Vivienne quando sentì quella pelle ruvida sfregare contro la propria:<< Ti ho già vista incinta due volte signora Cotton e il massimo dei tuoi sbalzi ormonali è stato mandare al diavolo il cameriere di Caleb perché non ti aveva portato la zuppa che avevi chiesto >> Vivienne fece spallucce:<< Beh stavolta è diverso, fattene una ragione Will >> non voleva essere così brusca ma davvero non sapeva che fare…alzò gli occhi per guardare lui e quando lo vide sorridere il suo cuore e la sua mente andarono in tilt per un istante:<< Che cos’hai da ridere ora? >> William le strinse ancora di più le mani attirandola a sé:<< Ecco, questa è la donna che ho sposato, mi chiedevo dove fosse finita la mia leonessa in questi mesi >> sentendo il corpo di Will che reagiva naturalmente alla sua vicinanza Vivi non poté fare a meno di sorridere:<< Forse dove tu hai lasciato i tuoi doveri di marito >> commentò poi ripensando all’atteggiamento che Will assumeva ogni volta che lei era incinta, si sentiva brutta e goffa ogni volta che lui la guardava e il fatto che la evitasse peggio della peste per quanto riguardava la loro vita sessuale non aiutava di certo:<< Vi…sai che io non…non lo faccio perché… >> lei alzò gli occhi fissandosi in quelli del marito:<< Io non so perché lo fai Will, non so che cos’hai in testa perché non mi dici più niente >> lasciandole le mani e sedendosi sul letto William Cotton alzò gli occhi guardando sua moglie:<< Forse dovremmo parlare Vivienne, ci sono cose che non ti ho mai detto e credo sia venuto il momento di vuotare il sacco >> lei rimase a guardarlo leggermente intimorita, non l’aveva mai visto così serio e un po’ cominciava ad avere paura di cosa avrebbe dovuto dirle.

 

Quando vide il piccolo aeroplanino entrare dalla finestra e atterrare sul tavolino da caffè davanti a lui Steven sorrise, allungò una mano aprendolo e leggendo le poche righe scritte velocemente da quella delicata mano che lui conosceva fin troppo bene, sorrise di nuovo e piegando il foglietto se lo mise in tasca alzandosi per prendere la giacca.

 

<< Ciao >> Madeline alzò gli occhi trovandosi davanti il viso amorevole di Steve:<< Ciao >> lo salutò poi mentre le sue guance si imporporavano, era più forte di lei ma da quando avevano fatto l’amore quell’unica volta nel retro del negozio di Vivienne Cotton non riusciva più a guardarlo senza pensare a quale magnifico fisico si nascondesse sotto quella camicia di cotone chiaro:<< Mi sei mancato >> commentò poi alzandosi in piedi ma Steve la raggiunse prima che potesse muovere un solo passo:<< Anche tu mi sei mancata >> replicò allungando una mano per accarezzarle una guancia:<< Siamo stati entrambi un po’ sopraffatti dagli eventi ultimamente >> e la sua mano scivolò sulla pelle liscia di Maddie mentre ripensava a quanto si era sentito stupido e geloso di vederla insieme ai suoi compagni di classe che non facevano mistero di provare qualcosa per lei, soprattutto Lex Barron, doveva fare qualcosa per mettere in riga quel ragazzino, doveva…ma poi abbassò gli occhi e guardando Maddie tra le proprie braccia capì che la sola cosa che voleva la stava stringendo a sé e non gli serviva altro.

<< Vieni, voglio portarti in un posto >> commentò poi ripensando a quello che aveva preparato già prima del festival ma che poi una serie di malintesi ed inconvenienti gli avevano impedito di fare:<< Dove andiamo? >> lui sorrise:<< È una sorpresa, coraggio vieni >> e prendendola per mano cominciò ad incamminarsi lungo Main Street:<< Steve ma se qualcuno ci vedesse…se… >> lui la guardò sorridendo e avvicinando il viso a quello di lei:<< Che vedano, non mi interessa >> anche Maddie sorrise, era bello per una volta non nascondersi dietro gli enormi cespugli del fondo del parco per poter stare insieme, era bello stringere la mano di Steven in mezzo ad una strada senza preoccuparsi di chi potesse vedere o di cosa gli altri potessero pensare.

 

<< Theo…Theo vuoi mangiare qualcosa? >> la voce di Okami lo riscosse dal libro sugli Occamy che stava leggendo steso sul letto della camera facendogli alzare la testa e guardare il suo compagno con aria scettica:<< Uhm? >> domandò poi fingendo di non aver sentito:<< Vuoi qualcosa da mangiare? Sto preparando un po’ di riso e… >> Theo tornò a guardare il libro:<< No grazie ora non ho fame, mangerò qualcosa più tardi >> commentò poi asciutto e senza guardare Okami; sentì la porta chiudersi e fece un sospiro cercando di tornare a leggere quando il materasso che si abbassava accanto ai suoi piedi gli fece alzare di nuovo gli occhi:<< Allora? >> domandò il giapponese calmo:<< Allora cosa? >> rispose Theo atono:<< Allora mi vuoi dire che cos’hai? Sono giorni che mangiamo separati, che dici di non aver fame e ti presenti in cucina quando io ho finito e mangi peggio di un Troll di montagna a digiuno da mesi >> << Non capisco cosa vuoi dire, ho delle cose da fare e quando ho tempo mangio qualcosa >> Okami sbuffò piano ma mantenne comunque il suo contegno:<< Ok, mettiamola così allora: sono giorni che non mi tocchi >> si sentiva un po’ stupido a dire cose del genere ma davvero voleva risolvere quella situazione, non poteva andare avanti molto se Theodore ce l’aveva con lui a quel modo.

<< Ecco ti ho toccato, sei felice? Possiamo smetterla ora? >> commentò l’altro dopo aver allungato una mano e averla rapidamente posata sulla sua coscia:<< Come scusa? Mi prendi per un idiota? >> << Hai detto che sono giorni che non ti tocco, beh ora ti ho toccato no? >> Okami respirò di nuovo, doveva stare calmo, arrabbiandosi non avrebbe risolto nulla, arrabbiandosi avrebbe detto cose di cui sicuramente si sarebbe pentito, lo sapevano entrambi e lui non voleva…si bloccò un istante a quel pensiero: entrambi sapevano che quando lui si arrabbiava dava voce a tutto quello che gli passava per la tesa senza filtri, non c’era modo di fermarlo finché non si fosse calmato e lo sapeva lui proprio come lo sapeva Theo. Dio quel ragazzo era diabolico!

<< Non ci riuscirai >> commentò allora con un sorrisetto soddisfatto e l’aria accigliata di Theo glielo allargò ancora di più:<< Non riuscirò a fare cosa? >> << Non mi farai arrabbiare solo per farmi parlare >> commentò soddisfatto del proprio autocontrollo:<< Pensi che volessi fare questo? >> << Sappiamo entrambi che era quello che volevi >> << Tu vaneggi >> << Davvero? >> Theo annuì chiudendo poi il libro e poggiandoselo in grembo:<< Ci sono modi più piacevoli e divertenti per estorcerti qualcosa caro mio e non ho bisogno di farti arrabbiare o di simili trucchetti >> << Ah davvero? >> << Sì, davvero >> replicò Theo secco:<< Quindi per te non è un problema continuare così >> << Con l’astinenza dici? >> era iniziata la battaglia ed entrambi stavano sfoderando le loro armi peggiori, restava solo da vedere chi avrebbe vinto:<< Sì, proprio con quella >> con tutta la naturalezza possibile Theo si passò una mano sul viso per poi farla scivolare sul collo e un po’ più in giù sul petto slacciandosi uno dei bottoni della camicia:<< Beh non saprei…tu pensi di potercela fare Okami? >> domandò poi fissando l’altro negli occhi nello stesso modo che di solito usava quando lo voleva:<< Stai giocando sporco >> replicò l’altro deglutendo:<< Nessuno ha mai parlato di giocare pulito mi sembra >> << Vuoi la guerra? >> Theo sorrise:<< Vuoi giocare a chi cederà prima? >> << Sai che sarai tu, io so controllarmi al contrario di te >> il sorriso di Theo aveva un che di diabolico:<< Non dicevi che era il mio non sapermi controllare che ti piaceva tanto? >> deciso a non cedere e a non dargliela vinta Okami sbuffò alzandosi e lasciando la stanza sbattendo la porta; Theo tornò a leggere il suo libro con un sorrisetto soddisfatto: aveva vinto la battaglia.

 

Whit l’aveva baciata…Whitaker l’aveva baciata…suo fratello Whitaker Quincey l’aveva baciata!

Che cavolo gli stava succedendo? Perché Whit avrebbe dovuto fare una cosa simile? Era sparito subito dopo il suo schiaffo e lei dal canto suo, forse ancora scossa per ciò che era successo, non si era preoccupata di sapere dove stesse andando, ma ora…ora era quasi mezzanotte e da quella mattina Whit non si era più fatto vivo, cominciava ad essere preoccupata per lui.

Cercando di non piangere abbassò gli occhi e sfiorò con le dita l’invito che Carter le aveva spedito quel pomeriggio, purtroppo per via di alcune questioni legate al consiglio Hornigold era stato costretto ad aiutare sua nonna e non era potuto passare a darglielo personalmente; da una parte meglio perché se l’avesse vista in quello stato e se avesse saputo che era colpa di Whit, stavolta sarebbe davvero finita male.

Tornò a leggere le poche righe sul foglio anche se le lacrime le rendevano la vista offuscata: era l’invito al brunch d’estate di Sarah Hornigold, era l’evento dell’anno dopo il festival, il momento in cui tutti loro si riunivano nel giardino della grande villa coloniale e, lei sorrise a quel ricordo, era stato al brunch di un anno prima che lei aveva conosciuto Carter e avevano cominciato a frequentarsi.

Dalle poche righe che lui aveva aggiunto di suo pugno Dely capì che quell’occasione sarebbe stato il loro ufficiale debutto in società come futuri marito e moglie, sarebbe stato lì che lui l’avrebbe presentata come la futura signora Hornigold e, per quanto ciò che stava succedendo con suo fratello le spezzasse il cuore, la sua vita con Carter la rendeva davvero felice.

 

<< Ma dov’è? Dove diavolo l’ha messa! Ah maledetto Cotton! Un po’ di ordine qui dentro mai! >> e continuando a cercare in mezzo a migliaia di piccole boccetta contenenti tute le pozioni che lui e William avevano nel corso del tempo, possibile che quel dannato bastardo del suo amico ed ex comandante avesse nascosto o eliminato l’unica che in quel momento gli serviva?

<< Che tu sia maledetto Cotton! >> e continuando ad imprecare Whit gettò un paio di pesanti libri a terra fermandosi quando uno di essi si aprì e fece scivolare fuori un paio di appunti scritti a mano dal suo amico.

Si chinò per raccoglierli scorrendo velocemente la lista di ingredienti e mentre continuava a legger un grosso sorriso gli si dipinse sulla faccia:<< Che tu sia benedetto Cotton >> poi poggiando il foglio sul tavolo cominciò a cercare gli ingredienti per la pozione sperando di avere a disposizione tutto quello che gli serviva!

 

<< Ma dove mi stai portando? >> e Maddie continuò a guardarsi intorno quando Steven si fermò accanto ad una vecchia casa abbandonata e con la bacchetta mormorò un debole alohomora facendo cigolare piano la porta e facendo segno a Maddie di seguirlo.

<< Steven… >> lui la guardò da sopra la spalla:<< Non aver paura, andrà tutto bene tranquilla >> poi sorridendo tornò a guardare davanti:<< Ti prometto che ti piacerà >> << Io non ho paura, vorrei solo sapere dove… >> ma il resto delle sue parole si bloccarono quando lui arrivò in un piccolo salottino impolverato che dava su un immenso terrazzo debolmente illuminato dalla luce della luna:<< Vieni >> << Che cos’hai fatto? >> e Madeline lo seguì fuori e quando uscì all’aria aperta una piccola folata di vento le girò intorno facendo poi accendere alcune candele poste tutto intorno al terrazzo che illuminavano un piccolo angolo in stile arabo pieno di cuscini e riparato dall’esterno da un drappo color cremisi:<< Ma cosa… >> << Ho pensato che ci serviva un posto nostro, dove poter stare insieme >> poi avvicinandosi e prendendola tra le braccia aggiunse con un sorriso:<< Mi sono un po’ stufato di vivere insieme a mia sorella e ho parlato con mrs Hornigold, questa casa è una delle sue tante proprietà, mi ha detto che sarebbe disposta ad affittarmela per una cifra ragionevole >> << Affittarla? Sei sicuro? >> lui annuì e chinò la testa per baciarle la punta del naso:<< Sì, sono sicuro e poi…l’anno prossimo tu avrai diciassette anni >> << Sì, lo so >> il sorriso di Steven si allargò ancora di più:<< E allora quando succederà potrei anche prendere tutto il mio coraggio e venire a parlare con tuo padre >> << Con papà? A parlare di cosa? >> di nuovo lui sorrise e di nuovo si chinò per baciarla ma Maddie lo fermò:<< Di cosa Steve? >> il cuore le si fermò in gola ancora prima che lui parlasse, si vedeva dalla sua faccia che era una cosa a cui teneva molto e ormai aveva imparato a conoscerlo:<< Beh sa come funziona miss Ascott…un gentiluomo deve chiedere al padre la mano della donna che vorrebbe sposare >>

 

<< Qualcuno ti ha detto che l’inferno è un brutto posto? >>…

Girandosi a guardare la donna che era sdraiata sul divano nel retro della macelleria Arsen sorrise: no, decisamente l’inferno non era un brutto posto.

Non era successo niente di trascendentale tra lui e Charlotte in quella giornata…niente a parte una lunga serie di baci che gli avevano fatto desiderare di non lasciarla più andare.

Era diventato succube di quelle labbra e di quella donna, era diventato schiavo di quello sguardo azzurro e di quel sorriso malizioso…Charlotte lo capiva a livelli che nemmeno Caleb era mai riuscito a scalfire, certo il suo amico aveva visto il peggio di lui quando da Auror gli dava la caccia e il meglio quando era arrivato lì e aveva cominciato a fare da padre ad Annika, ma nessuno, nessuno nel mondo a parte i suoi genitori – che a causa di quello lo avevano internato – nessuno aveva mai visto la sua follia allo stato primordiale e l’aveva accettata come aveva fatto Charlie.

La guardò ancora per un attimo cercando di resistere alla voglia di passare una mano in quei serici fili d’oro, non voleva svegliarla visto che si era addormentata da poco, ma aveva così tanta voglia di toccarla, di sentire quella pelle morbida sotto le dita, cercando di resistere si girò per alzarsi dal divano quando Charlie, ancora addormentata, si voltò dalla sua parte allungando una mano per afferrare lui:<< Arsen… >> era solo un sussurro, un piccolo sussurro ma era comunque il suono più bello del mondo, quasi quanto Niky quando lo chiamava papà.

Rimase fermo a guardarla incapace di muovere un solo muscolo, quell’attimo di assoluta perfezione era così irreale che aveva paura di romperlo:<< Che cosa mi hai fatto? Che cosa mi hai fatto miss Murray >> mormorò con un filo di voce sfiorandole una guancia leggermente arrossata; Charlie reagì nel sonno a quel tocco mentre un piccolo sorriso le si apriva sulle labbra regalandole un’espressione estatica:<< Arsen…ti amo Arsen… >> aveva sempre gli occhi chiusi e probabilmente stava sognando, ma quello che aveva appena detto gli fermò il cuore: lo amava? Lo amava davvero o era solo una stupida fantasia? Dio come si poteva amare uno come lui? Un mostro del genere? Un essere tanto malvagio che nemmeno i suoi genitori lo avevano voluto?

Stava per spostarsi di nuovo quando un airone argentato gli comparve davanti parlando con la voce roca di Caleb:<< Ci vediamo al ristorante tra un’ora, vai a prendere Van Pelt e non fare tardi >>

 

Un messaggio molto simile a quello giunto ad Arsen era arrivato anche a casa Cotton, purtroppo però il patronus aveva svegliato anche Vivi oltre a Will e infatti la donna ora stava guardando, con aria molto contrariata e nervosa, suo marito che si rivestiva e preparava per l’incontro.

<< La puoi smettere di guardarmi così Vivi? >> << Così come? Andiamo Will avevi promesso…niente più bugie >> a quelle parole l’ex ufficiale Cotton si maledisse mentalmente: sì Vivienne aveva ragione e lui le aveva promesso che non le avrebbe più mentito, ma che razza di uomo sarebbe stato se avesse rivelato a sua moglie l’unica cosa in grado di metterla in pericolo di vita?

<< Senti Vivi non è il momento di parlarne ora…non è il caso e soprattutto non è niente di importante o di cui tu ti debba preoccupare >> << Certo come no! Caleb Ascott ti chiama a rapporto nel bel mezzo della notte, tu corri da lui e non devo preoccuparmi? E osi dirmi che non è niente? >> << Abbassa la voce >> cercò di calmarla Will:<< Sveglierai i bambini >> le ricordò poi dal momento che Emma e David dormivano nella camera affianco e che le pareti non erano così spesse come sembravano:<< Dimmi che cosa sta succedendo >> lo minacciò la moglie a voce bassa ma non per questo meno tagliente:<< Non è niente di importante te l’ho già detto >> poi prendendo una giacca aprì la porta della camera scendendo le scale e uscendo.

 

Seduto accanto alla finestra del soggiorno e ancora arrabbiato per andare a dormire come se niente fosse, Okami se ne stava a guardare fuori dalla finestra le strade di quella noiosa e semideserta cittadina…niente in confronto a Londra o a tutte le altre grandi città dove lui e Theo erano stati da quando si erano conosciuti o che lui aveva visitato da quando aveva lasciato il Giappone…

Non appena ripensò a casa sua e alla sua famiglia tutti i ricordi e il dolore lo invasero; era cominciato tutto da lì, per anni aveva cercato di dimenticare, di rimediare, di cancellare quello che era successo…era colpa sua e quello non sarebbe mai cambiato, ma doveva esserci un modo per rimediare, doveva esserci un modo per tornare indietro e aggiustare tutto…

Sorrise amaramente pensando che solamente dopo aver incontrato Theodore si era sentito per un po’ in pace con sé stesso e con il mondo, ma poi era stato lo stesso amore di quel ragazzo incredibile a far riaffiorare i demoni e ora la sola cosa che poteva fare era venirne a capo.

L’avrebbe fatto da solo, ma per il bene di entrambi.

Fece per alzarsi e tornare in soffitta per lavorare ancora un po’ al suo progetto quando un paio di ombre scure dall’altro lato della strada attirarono la sua attenzione: chi poteva andare in giro per quel paese di timorati di dio a quell’ora di notte?

 

<< Come mai questa chiamata Cal? >> e Will, ancora nervoso per la discussione con sua moglie, si sedette al tavolo al centro del locale incrociando le braccia sul petto:<< Mi dispiace per l’alzataccia ma dobbiamo stare attenti e di giorno non è prudente incontrarci >> Will annuì poi lanciò un’occhiata in tralice ad Arthur che era in piedi accanto ad Arsen che si stava avvicinando al tavolo:<< E lui che ci fa qui? >> domandò poco dopo Cotton dal momento che fino ad allora erano stati solamente loro tre:<< Arthur è qui su mia richiesta Will e poi ci darà una mano >> << Lui? >> tornò a dire l’ex militare sempre più perplesso:<< Sì William, lui >> e con quella frase secca Caleb decretò chiuso il discorso:<< Ora parliamo di cose serie: domenica di sarà il brunch degli Hornigold >> a quelle parole Arsen e Arthur si sedettero tranquilli e Hakob allungò una mano per prendersi da bere mentre Will si alzò di scatto imbestialito facendo cadere la sua sedia all’indietro sul pavimento:<< Cioè mi hai fatto venire qui per parlare di uno stupido brunch? Mi hai fatto venire qui per parlare della festa di una pomposa vecchia decrepita? >> Caleb non si scalfì nemmeno e bevve un sorso di cognac:<< Siediti e lasciami finire >> << Cal sai che mi fido di te, ma… >> << Appunto, ti ho mai dato motivo di pensare il contrario? >> gli occhi di Will gli diedero la risposta che voleva senza che lui aprisse bocca:<< Lasciami spiegare >> poi tornando serio Caleb Ascott continuò:<< Sai meglio di me che Sarah inviterà praticamente chiunque a quel brunch >> << Sì ma non vedo come… >> Ascott continuò come se non fosse stato interrotto:<< Chiunque compreso il sorvegliante di Saints Peak e i suoi collaboratori >> finalmente a quelle parole William capì:<< E così la casa e l’ufficio di Cain saranno… >> << Vuoti e a nostra disposizione >> in un attimo il vecchio soldato dentro di lui si risvegliò e Will poggiò i gomiti sul tavolo guardando serio l’amico:<< Che cos’hai in mente? >> << Se sparissimo tutti insieme qualcuno noterebbe la nostra assenza, ma sarà una lunga giornata e se a turno uno di noi facesse un giro nessuno lo noterebbe >> Arsen annuì:<< Sì, potrebbe funzionare, dobbiamo dividerci la casa di quel bastardo in modo da non controllare più volte nello stesso posto >> << Ho già fatto un paio di visitine alla casa quando il vecchio Paul era in vita possiamo escludere qualche stanza >> commentò Will:<< Signor Ascott io… >> cominciò Arthur che, per quanto volesse andarsene da lì sapeva bene che la sua condizione mentale, lo limitava molto:<< Tranquillo Arthur, avrò bisogno del tuo aiuto ma al momento opportuno in modo da non correre rischi >> Van Pelt annuì e rimase lì ad ascoltare quei tre uomini che, come vecchi malavitosi di altri tempi, sedevano attorno al tavolo a progettare il colpo del secolo.

 

Stesa sul suo letto intanto Madeline non riusciva a chiudere occhio o a togliersi quel sorriso felice che aveva stampato in faccia: Steven voleva sposarla…sì certo quando avesse raggiunto la maggiore età e con la benedizione di suo padre, ma voleva sposarla!

Si girò a pancia in giù afferrando il proprio cuscino in un abbraccio stritolatore: non aveva dubbi su come sarebbe andato quel colloquio tra Steve e suo padre, certo forse all’inizio Caleb avrebbe fatto un po’ la voce grossa e il sostenuto, ma ci avrebbe pensato Amelia ad addolcirlo…in fondo anche sua madre aveva più o meno la sua età quando l’aveva conosciuto e quando si erano sposati; dio i suoi genitori erano la coppia migliore che avesse mai conosciuto e il suo sogno era sempre stato quello di trovare un uomo che la guardasse e la amasse come Caleb faceva con Amelia e, non voleva dirlo troppo a voce alta per scaramanzia, ma con Steven Murray l’aveva decisamente trovato!

 

Erano circa le tre e mezza quando Amelia sentì il corpo di Caleb sdraiarsi accanto a lei:<< È andato tutto bene? >> lui le baciò la nuca circondandole poi la vita con un braccio:<< Sono abbastanza ottimista >> commentò poi asciutto, era inutile fingere che il loro fosse un piano perfetto e che tutto sarebbe andato bene, ma visto chi lo stava aiutando sentiva che potevano farcela:<< Cominci a dubitare di te Auror? >> lo prese in giro facendo per girarsi verso di lui, ma la mano di Caleb glielo impedì:<< Dormi sweetie, è tardi e domani sarà una lunga giornata >> << È sabato, non abbiamo niente di speciale da fare >> Caleb rise piano:<< Un uomo non può nemmeno organizzarti una sorpresa senza che tu rovini tutto? >> poi alzandosi leggermente per baciarle una guancia aggiunse:<< Dormi tesoro >> e con un piccolo sorriso Amelia si strinse a lui addormentandosi stretta in quell’abbraccio che anche nelle notti più fredde l’aveva tenuta al caldo e al sicuro.

Immobile con gli occhi sbarrati Caleb rimase sveglio ancora un po’ a pensare…poteva succedere di tutto da quel momento in avanti e quindi voleva godersi gli ultimi momenti di gioia con sua moglie nel caso tutto fosse andato storto, aveva promesso ad Amelia molti anni prima che le avrebbe dato la vita felice che meritava; all’epoca per lei e per Madeline la scelta migliore era stata Saints Peak, una piccola prigione dorata…ora il profumo della libertà, soprattutto per le sue due regine era diventato ormai un richiamo irrinunciabile.

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Mi scuso con voi per la prolungata assenza ma un po' il lavoro un po' le idee su questa storia da mettere insieme ci ho messo più tempo del previsto...
So che il capitolo non è dei più lunghi ma è solamente un momento di passaggio per quello che sta per accadere, c'è un brunch in programma e, come è d'obbligo in ogni tragedia che si rispetti, non c'è festa o cena senza drammi o disastri quindi...
Il caro Abel/Ethan al momento non ha ancora messo in atto il suo piano ma non per questo non sta macchinando vendetta e, forse con l'aiuto di qualche abile e scaltra sorella, riuscirà nel suo intento molto presto...
Spero di riuscire ad arrivare dove voglio (e di conseguenza ad aggiornare il prima possibile) per ora vi dico solamente a presto...
   
 
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