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Autore: Mirajade_    17/04/2017    2 recensioni
1851 - Il regime autoritario di Napoleone III mira al dominio assoluto sulla Francia.
Libertà di stampa limitata e oppositori perseguitati; gente sotto il controllo maligno di esseri demoniaci conosciuti come Akuma, controllori e controllati dalle forze del Secondo Impero.
Un gruppo di rivoltosi, i Miracolanti, capaci di usare al loro piacimento gli Akuma che risiedono nei Miraculous, cospirano un piano contro l'imperatore; tra tutti spicca la figura di Marinette, giovane diciassettenne dal potere unico come pochi.
Le sue prime missioni da Miracolante saranno pericolose eppure, in mezzo a creature e mostri provenienti dall'inferno si ritroverà faccia a faccia con Chat Noir un ragazzo misterioso e superbo che farà di tutto per smascherarla con pessimi risultati, ritrovandosi solo immerso in un amore senza uscita.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II
 
As your glance met my stare
But your heart drifted off
Like the land split by sea
Run to you - Pentatonix

-Il vostro parasole, mademoiselle- Amandine le porse l’utensile di stoffa bianca rivolgendole uno sguardo materno; i capelli castani ormai sbiaditi incorniciavano il viso stanco solcato da qualche ruga superficiale, segno del tempo che passava e Marinette sorrise tristemente quando ne ammirava i lineamenti saggi: il lavoro le aveva portato via la vita non potendo realizzare magari sogni nascosti.
-Amandine- prese tra le mani il parasole percependo il corpetto stretto comprimerle l’addome –Non hai mai  voluto qualcosa di meglio di… tutto questo?- le chiese.
La badante esibì un’espressione stranita –Che intendete, mademoiselle?-
-Una famiglia, dei figli, un marito… qualcuno su cui contare quando non avrai più le forze per farcela da sola-
-Marinette- Amandine le si era avvicinata accarezzandole un braccio lasciato scoperto dall’abito –Averti accudito e cresciuto come figlia mia, mi ripaga di tutto- il parasole cadde sul pavimento pulito della camera da letto emettendo l’unico suono percepibile nella stanza, quello della stoffa sulla pietra.
La corvina strinse forte la presa sulle spalle della badante, piegandosi quanto bastava per poterla abbracciare, percependo già lacrime di sale calde scivolare sulla pelle impallidita da una spolverata di cipria.
Pianse silenziosamente nascondendo il viso nell’incavo del collo della donna che con una dignità che confaceva a una donna della sua età cercava in tutti modi di frenare l’impulso delle lacrime –Non piangere, bambina mia- le accarezzò la chioma scura –Sei forte e riuscirai a fare strada, ed io ci sarò sempre fino al giorno in cui mi seppelliranno, lo prometto-
Si separarono quanto bastava per far si che la badante potesse accarezzare il viso di Marinette, umido di lacrime ma al contempo felice di sapere la devozione e l’amore che Amandine provava nei suoi confronti.
-Esibite un bel sorriso, mademoiselle o non riuscirete a far colpo su qualche bel giovine stasera-
-Sta sera incontrerò solo akuma, Amandine, non vedo su chi dovrei fare colpo-
La badante non rispose si limitò ad uno sguardo furbo di chi la sapeva lunga, riprendendo poi il parasole caduto sul pavimento e porgendolo nuovamente alla corvina guardandola uscire dalla stanza con la classica grazia di chi aveva passato una vita sotto regole di buona educazione e bon-ton.
Approfittò per afferrare lo spolverino che riponeva sempre su qualche mobile e iniziare a spolverare qualche cornice appesa al muro o statuetta di ceramica soffermandosi sul piccolo dipinto che raffigurava la donna dagl’occhi giocondi che era la madre di Marinette rimembrando il giorno dopo la morte di quest’ultima, quando Marinette aveva riportato alla luce il cadavere della madre.
-È una donna meravigliosa, madame- sospirò al quadro – Spero di star svolgendo adeguatamente il compito che mi avete affidato-
“Prenditi cura della mia bambina, Amandine, te ne prego”
***

L'aria era umida, satura di pioggia e fumo, il classico sentore di Parigi nelle giornate di primavera. Marinette ne percepii distrattamente l'aria fresca sulla pelle, impegnata nella solita passeggiata col padre intento a raccontarle qualcosa su una nuova cioccolateria aperta da poco.
-Vorresti andarci?- chiese facendo cenno ad un uomo e alla sua dama per salutarli.
La corvina roteò il manico del parasole nella mano, se l'avessero​ vista sua madre o Amandine sarebbero partite i rimproveri - Scusate padre, sono sovrappensiero per la missione e non riesco a pensare ad altro-
Tom sorrise dolce - Andrà tutto bene, Mari. Con la preparazione di Nathan riuscirai far fronte a qualunque problema-
-A proposito... penso sia meglio avviarci verso casa, voglio essere puntuale per l'incontro-
-Hai ragione- attraversarono la strada facendo attenzione alle pozzanghere ed ai bambini di strada intenti a rincorrersi e giocherellare tra le pozzanghere.
Tom rise sommessamente -Ricordo quando anche tu amavi uscire di casa per giocare per strada-
-E ritornavo a casa sporca di fango e terra-
-Tua madre non aspettava altro che infilarti nella vasca- risero, rimembrando ricordi felici, poi Marinette deviò discorso, quasi a scappare da quei stessi ricordi.
-Non mi avete ancora detto cosa nasconde monsieur Gerstae-
L'uomo assunse un espressione seria,fin troppo - Non mi sembra corretto nei confronti di Nathan, figlia mia.-
Marinette sbuffò.
-La sua é la storia di un uomo fuggito dalle ombre della sua famiglia- proseguì suo padre - Sua moglie e i suoi figli morirono durante un incendio-
-Pover uomo-
-Quando lo incontrai la prima volta fu durante una serata di gala. Si era presentato ubriaco come pochi, provando atteggiamenti troppo azzardati con tua madre- sorrise -Eppure dopo un battibecco di sguardi ci ridemmo sopra. Forse é cosí che si misura una possibile amicizia-
-Corteggiando la dama di altri e vedere la reazione del consorte, un po' rischioso, non credete?- 
Tom rise.
-E perché avete spezzato i rapporti? Non l'ho mai visto prima di una settimana fa- chiese Marinette
-Partí per Londra quando avevi pochi anni, é ritornato qualche mese fa; sfortunatamente non avevo avuto occasione di presentartelo-
Proseguirono per il marciapiede quando, proprio davanti casa loro, intravidero una vistosa carrozza parcheggiata. I cavalli bianchi sembravano usciti da una fiaba: lunga criniera bionda e struttura fiera.
La carrozza era di un legno chiarissimo, quasi bianco, dalle tendine color lavanda e gli intarsi dorati sulle ruote e sul bassofondo della cassa; sulla porticina un enorme intarsio rappresentante una C faceva sfoggio in tutta la sua ricchezza ed eleganza.
Il cocchiere, vestito egregiamente, si inchinò davanti a padre e figlia pronunciando in tono solenne e basso -Monsieur e Mademoiselle Dupain, mademoiselle Bourgeois ha voluto offrire un accompagnamento per l'invito di mounsieur Gerstae-
Marinette rimase stranita e perplessa: Chloé Bourgeois? La stessa egocentrica e viziata che non aveva fatto altro che deriderla?
-Ringrazia da parte nostra buon uomo. Marinette sarà subito da voi- il cocchiere annuì prima di congedarsi -È stato gentile da parte di Chloè venirti a prendere, no?-
“Gentilissima , se solo non avesse il carattere che si ritrova, potrei tollerarla” era quello che Marinette avrebbe voluto dire in tutta sincerità, ma non era né il momento né il luogo giusto per esternare certe opinioni, limitandosi quindi ad un –Molto, spero di riuscire a costruire un rapporto stabile con lei-
-Eh già- la assecondò Tom –Infondo sarete colleghe per tutta la durata della missione-
Dall'apertura di luce, Marinette intravide la figura seduta di Chloè. Ancora non riusciva a credere che le si fosse presentata davanti casa .
Chiuse il parasole porgendolo poi al padre, scoccandogli un bacio a livello della guancia –Porgo i vostri saluti a mounsier Gerstae?-
-Va bene, figliola. Buona giornata- e la vide dirigersi in postura perfettamente eretta verso la carrozza con l’abito dai toni biancastri capace di illuminarle la chioma bluastra.
Il cocchiere l’aiuto a salire ritrovandosi così faccia a faccia con la ragazza dai boccoli biondi tirati indietro in un acconciatura complessa e vistosa fatta di riccioli ammucchiati come un mazzo di rose.
All’interno della carrozza si respirava l’aria artificiale del profumo di quest’ultima impegnata a sventolarsi con un ventaglio dal pavese di tela color cioccolato, perfettamente in tono con l’abito sobrio, per quanto sobrio potesse essere un abito indossato da Chloè.
-Allora?- chiese indispettita –È educazione salutare e magari ringraziarmi per esserti venuta a prendere-
Marinette si morse la lingua: non la tollerava, non ci riusciva, ma si disse di provare a fare qualche sforzo.
-Grazie Chloè, è stato molto cortese da parte tua-
-Va già meglio- disse per poi lasciare cadere il ventaglio in un gesto puramente volontario  e ripescarlo con mano agile –Sentiti onorata-
-Per cosa, scusa?-
Chloè sgranò gli occhi sorpresa quasi indignata – Ti ho appena assicurato che potremmo diventare amiche; linguaggio del ventaglio, cara. Ti consiglio di impararlo se vuoi trovare un qualsivoglia marito o amico, e poi è altamente elegante e regale, degno di una regina-
Marinette alzò lo sguardo sulla tettoia della carrozza​ –Non pensavo di starti simpatica-
-Infatti no- chiuse l'apertura di luce alla sua sinistra con la tendina –Ma se voglio riuscire nella missione tanto vale far finta-
-E non pensi che adesso che me lo hai detto, non avrò più voglia di far parte del tuo gioco?- la corvina era stranita, fin troppo. Quella ragazza era una delle più perfide e ingenue che avesse mai conosciuto. Non era la prima che incontrava qualcuno dall'atteggiamento schietto quasi cattivo  ma Chloé lo era in modo sciocco.
-E perché mai non dovresti? Ci guadagni anche tu. È un enorme privilegio avermi come amica, sappilo-
Marinette non disse nulla semplicemente cambiò argomento non volendo far sfociare quella discussione nel ridicolo –Perché pensi ci abbia invitato monsieur Gerstae?-
-Nathan?- ripetè l’ape – Non so cosa la sua mente perversa possa pensare-
Marinette storse lo sguardo ripensando ai modi gioviali dell’uomo ma rispettosi al contempo, nulla che potesse sfociare in una strana perversione –Che intendi?-
-È l’informatore della compagnia. Conosce persone, akuma, gente in ogniddove. Come pensi che si acquisti la loro fiducia? Se sono uomini, molto raro, qualche bevuta e una giocata; se sono donne, beh… ti lascio immaginare. E non fa distinzione né di età né di razza-
-Strano non lo facevo così… sfrontato-
-Sfrontato è a dir poco, Ladybug. Fa di tutto per ottenere informazioni, ha persino adottato Josee quando non era altro che una marmocchia e noi non aleggiavamo neanche nel pensiero dei nostri genitori. Il perché é ovvio: con l'aspetto di quella donna aveva un passaggio tra gli akuma assicurato- iniziò a sventolarsi velocemente girovagando con lo sguardo sulle strade ciottolate di Parigi, dal profumo del pane e dell’erba bagnata.
Un luccichio aveva attraversato le iridi di Chloè -Ma mio padre si fida di lui affidandogli molti incarichi dal ceppo importante, quindi è abbastanza fiducioso e adeguato-
La carrozza si arrestò lasciando una Marinette con l’amaro in bocca e dalle infinite domande incastrare tra neuroni e sinapsi. 
La giovane Bourgeois scese aiutata dal cocchiere che si apprestò ad aiutare una Marinette ancora stordita dal viaggio.
La villa color pesco di monsieur Gerstae non aveva niente a che vedere con la sua sobria dimora o l’enorme e pomposa abitazione di Chloè.
Priva di giardino, la casa, si mostrava austera ed elegante dai tetti sporgenti color fumo in una via di soli lampioni e negozi di stoffe e profumi. In un spazio di ciottoli proprio dietro il cancello che dava sul giardino faceva sfoggio un alberò privo di foglie e dalla maestosità strabiliante.
Una casa spoglia, priva di buon gusto e triste per Chloè ma per Marinette era meravigliosa, un abitazione perfetta per passare giornate di calma senza il trambusto assordante delle carrozze o della gente.
-Sei rimasta pietrificata, Ladybug? Troppa sciatteria in una casa?- rise la bionda avviandosi senza indugio verso il cancello semi-aperto attraversandolo con grazia.
Ladybug, strano ma le piaceva quel nomignolo affibbiatole dalla Bourgeois. Ragazza viziata che aveva sempre fatto parte di quel mondo: forse era dovuto al fatto che fosse figlia del gran capo, non seppe dirlo, infondo era inusuale incontrare gente come Tom e Sabine Dupain-Cheng, genitori fin troppo protettivi nei confronti della figlia, che si erano sempre limitati a qualche racconto su akuma e miracolanti privo di dettagli e approfondimenti, come se avessero sempre mostrato a Marinette un' immagine sbiadita.
La ragazza raggiunse l’ape che non aveva perso tempo nel dare ordini ad una cameriera già indaffarata nel pulire un enorme vetrinetta che racchiudeva brillanti e gioielli, posta in un atrio piccolo da cui si diramavano altre due stanze.
-Zenzero e noce moscata- stava dicendo Chloè –E non aggiungere zucchero, lo sai che mi piace amaro, Rose- la cameriera annuì energicamente correndo subito per le cucine con in mano ancora lo spolverino grigio, rischiando di cadere sulla gonna del vestito più volte –Ho sempre detto che dovrebbero cambiare servitù- sibilò
-Non cambi mai, vero Chloè?- le due ragazze si voltarono verso quella che sembrava essere un salone dal grande camino acceso e dai mobili rustici color fondente; con andatura lenta e calcolata Josee si era avvicinata salutando Marinette con uno sguardo d’intesa. Un vestito sgonfiato color menta le risaltava la magrezza demoniaca ricordando una donna deperita da mesi.
-Perché dovrei? I miei sono solo ottimi consigli-
-Potresti risultare inopportuna, sai?- ghignò benevola la donna lasciando la giovane miracolante spiazzata con la gote arrossata; in un attimo aveva preso a sventolarsi freneticamente
 –Seguitemi, Nathan arriverà a minuti. È di sopra con… come aveva detto di chiamarsi?- si portò un dito artigliato alle labbra con espressione pensante –Ah, si. Sebastian-
-È stato invitato anche lui?- chiese Marinette prendendo posto in un divano dal tono bordeaux.
-Si. Prendete questa mattinata come una preparazione mentale di quello che incontrerete questa sera- sorrise divertita, prendendo un vassoio di porcellana con sopra un servizio da thè su cui spiccavano disegni di lavande
-Non ho bisogno di preparazione- si elogiò Chloè –Mio padre mi ha detto tutto quello che c’è da sapere sugl’akuma-
-Puoi anche andartene, se la metti così, non sentiremo la tua mancanza- esibì un sorriso pieno risultando alquanto inquietante causa le fauci. Marinette intuì che il rapporto tra le due, era sempre stato conflittuale nonostante la giovane miracolante, secondo una buona etichetta, doveva mostrarsi più rispettosa a chi mostrava più anni di lei –Tu Marinette?- la richiamò Josee –Sai qualcosa sugl’akuma? So che Tom è stato molto criptico riguardo quest’argomento-
-Poco se non nulla- rispose immaginando già le risatine della ragazza al suo fianco che stranamente non aveva aperto bocca.
-Con certi splendori in casa la gente non potrà che invidiarmi- Nathan entrò nella stanza seguito dalla figura alta e robusta di Sebastian con in mano quello che sembrava un scrigno.
-Il solito adulatore- commentò Josee; nel frattempo la cameriera Rose era ritornata con una teiera fumante tra le mani, affrettandosi a versare il contenuto nelle tazzine.
Nathan prese posto in una poltrona passando in rassegna i volti dei giovani con le iridi di ghiaccio soffermandosi su Marinette.
-Sai cosa sono gli akuma?- chiese serio e pacato, ricevendo un gesto di assenso.
-Esseri provenienti dall'inferno venuti per controllare e possedere le menti umane-
-Ma non sono tutti simili- continuò l'uomo -Conosciamo solo tre tipi di akuma: gli akuma, gli akuma-difetto e gli akuma-miraculous- spiegò, prese una tazzina di tè bollente e bevve un sorso - Come saprete gli akuma sono immortali, sono l'incarnazione del male, non possono avvicinarsi né alla luce né a luoghi sacri... beh... gli akuma-difetto sono l'esatto opposto di loro: solitamente predicano il bene, sono mortali e possono esistere alla luce del sole, semplici umani se non avessero il potere di possedere un uomo o creatura che sia-
Gli occhi gli si illuminarono , ma non era emozione o sentimento, no, Marinette li aveva visti illuminarsi come stelle nella notte ed erano stati bagliori puri.
Akuma-difetto? Mai sentiti, aveva sempre conosciuto i demoni come gruppi di esseri maligni, non conosceva quella "distinzione".
Sebastian porse lo scrigno inciso al miracolante che si apprestò ad aprirlo e mostrare il contenuto: anelli. Anelli dalle pietre preziose incastonate lungo l'oro; cinque anelli per la precisione. Marinette rimase strabiliata di uno con rubino incastonato, luminoso e vivace, sembrava avere vita propria come se pulsasse.
-Tra tutti, però, esistono sette demoni catastrofici, i sette principi dell' inferno, i sette peccati capitali, i sette akuma -miraculous- Nathan posò la tazzina su un piattino - Sono cosí potenti che questa dimensione non può contenere la loro vera forma; possono divenire qualunque cosa loro desiderano- indico con un gesto della mano lo scrigno aperto, alzando le sopracciglia -Sfortunatamente la compagnia é riuscita a recuperarne solo cinque-
-Papà mi ha tenuto all'oscuro di queste meraviglie?- quasi urlò Chloé afferrando scaltra un anello dalla gemma nera, fece per metterselo ma Sebastian afferrò prontamente l'anello.
-I miraculous vivono di sangue- disse - Se lo indossi rimarrai legata a lui per sempre- girò l'anello mostrandone un interno fatto di aghi e spuntoni -Rischi che la vita ti si accorci ma ottieni un immenso potere demoniaco- lo ripose nello scrigno, volse uno sguardo d'intesa a Nathan; i suoi occhi di ghiaccio vagarono per la stanza fino a fermarsi sulla figura slanciata di Josee.
-E nessuno li ha mai indossati?- chiese Marinette.
-Si, ma i portatori non raggiunsero mai i venticinque anni-
Chloé rise mestamente coprendosi le labbra colorate con il ventaglio.
***

Era successo velocemente e improvvisamente.
Marinette vestita di rosso scarlatto per la serata a Villa Agreste, aveva preso posto nella carrozza di Chloé occupata interamente dall'abito dozzinale di quest'ultima.
-Hai le mani così pallide e nude- aveva detto -Dovresti adonarle- un sorriso che nella penombra della carrozza sembrò cattivo -Una Miracolante rischierebbe qualsiasi cosa, sai? Ne sei consapevole?-
-Non ho paura del rischio- e qualcosa l'aveva morsa sul medio, le aveva azzannato la carne e non aveva intenzione di staccare via le fauci.
Sentí il sangue affluirle alle mani violentemente, il respiro mancarle.
-Scusami Marinette- aveva detto Chloé, un tono realmente dispiaciuto -Ma mia madre é stata condannata all'inferno e devo riprendermela- la corvina intravide l'anello, il rubino rosso -Ma sono troppo codarda ed egoista- 
Lacrime involontarie che solcarono le gote di Marinette.
Non pensarci, farà male per poco, il tempo di nutrirmi.
Un demone le stava parlando, un demone era nella sua testa, un demone stava bevendo il suo sangue attraverso quell'anello lasciandola senza parole e respiro. Chloé, ad ogni goccia bevuta dall'akuma, assumeva un'espressione sempre piú preoccupata -Marinette?-
La tua anima é pura; il tuo sangue delizioso.
-Marinette-
Marinette
-Marinette!- aveva iniziato a sventolarle il ventaglio sul volto  spingendole contro un' aria che non riusciva a respirare - Ti prego non svenire, è poco elegante e non sono pronta per queste situazioni-
la corvina sembrò annuire.
-Stai bene? Ti sei ripresa?- altro gesto d'assenso -Tolgo l'anello-
Non farglielo toccare, soffriresti solamente.
Marinette ascoltò la voce leggiadra nella sua mente, scostando infastidita la mano da quella della bionda.
-Sei completamente pazza!- urlò la corvina mandando al diavolo buone maniere e compostezza, avvertendo l'anello pulsare -Sei una stupida bambina viziata!- continuò.
Poi risentì le parole di Nathan "Non raggiunsero mai i venticinque anni".
La carrozza si fermò e lei non perse tempo: si catapultó fuori, un groviglio allo stomaco e un demone che cercava di tranquillizzarla; davanti a lei Villa Agreste acclamata da musica di violino e akuma sotto spoglie umane.
-Ladybug- 
-Non... parlarmi- aveva detto intimidatoria - Non farmi pensare a quello che hai appena fatto, devo pensare alla missione- si asciugò velocemente una lacrima.
Proseguí spedita sul ciottolato, tra le mani un invito accartocciato, non si accorse nemmeno di averlo dato al maggiordomo prima di entrare nell'enorme dimora, brulicante di akuma.
Un ragazzo con le corna rosse lucide e gli occhi da insetto le rivolse uno sguardo interessato insieme a lui altri invitati avevano ammirato la figura di Marinette.
Gente dalla pelle bluastra o dalle squame; corna che fiorivano da capelli morbidi; code o spuntoni che bucavano abiti pregiati e pomposi. Marinette era tentata alla fuga, furono forse quei pochi akuma dall'aspetto umano a rassicurarla.
Fiutano la paura, Marinette. Calma il tuo animo inquieto.
-Chi sei?- sussurrò -Qual è il tuo nome?-
Sono la quinta principessa infernale, l'avarizia. Il mio nome è Tikki.
Marinette inspirò: troppe informazioni in una sola volta e doveva cominciare ancora ad entrare nel vivo della missione, cosa che a Chloé era riuscita facile, intenta a sorridere e intavolare discorsi con un gruppo di giovani akuma dalle fattezze maschili.
-Una bellezza cosí particolare. Che fortuna trovare un cosí bel corpo da possedere- il ragazzo dalle corna rosse; da vicino Marinette ne sentí la puzza di zolfo. Quando prese coscienza delle sue parole si affrettò in una risposta dal retrogusto amaro -Beh, gli umani sono i nostri contenitori tanto vale che siano di bellezza particolare- ma Marinette sapeva che quelle parole erano frutto di un demone impiantato a forza nella sua mente.
Il demone rise e bevve un sorso da un calice che teneva saldo tra le mani -Siete nuova suppongo, non vi ho mai visto-
-Mi hanno informata su queste riunioni- un urlò di gioia si levò da un altra stanza; alcuni akuma sussurravano qualcosa che sembrava ricordare "Ha vinto una mano".
-Mi permettete di presentarvi la casa?-
Marinette esibì un classico sorriso sforzato; quasi ebbe ribrezzo quando tastò la pelle lucida e gelida dell'akuma.
-Sarebbe un onore- 
Marinette vagò tra oro e stoffe pregiate, abiti costosi e l'odore intenso e acre dell' inferno.
-Che ne pensate?-
-Ehm...- silenzio 
-Della casa- l'akuma sorrise rivelando canini neri, affilati come lame di rasoio -Sapete il proprietario gode di un certa fama nel regime e della fiducia di Napoleone III-
Il regime alleato con l'inferno, infondo c'era da aspettarselo: solo la malignità poteva sottomettere la mente e il cuore di milioni e piú francesi.
Doveva scoprire altro.
Intravide tra gli invitati un figura femminile, giovane e coperta di soli stracci; il viso deformato in una situazione di puro terrore.
Umani
Non seppe capire se la principessa infernale fosse disgustata o impietosita, ancora faceva fatica a comprendere di avere un akuma impiantato nella mente.
-Siete interessata al gioco?- chiese il demone ma non aspettò risposta -Mademoiselle lasciate che vi presenti mio cugino- poco dopo Marinette intravide tra le folla un ragazzo.
Statura alta, fisico atletico stretto in un completo nero, frac e pantaloni eleganti,e occhi capaci di sciogliere come acido, incorniciati da una semplice mascherina color pece. 
Un verde perfetto e luminoso.
-Nathaniel- una voce calda capace di entrare sottopelle, un sorriso appena accennato.
-Chat Noir, non sapevo di incontrarti sta sera-
-Nulla da fare- alzò le spalle spostando poi lo sguardo sulla figura della corvina che si ritrovò ad avvampare e scostare lo sguardo altrove, gesto altamente maleducato per una signorina come lei.
-Incantato- disse solamente lui quando l'akuma chiamato Nathaniel l'aveva presentata come la nuova arrivata.
Chat Noir afferrò saldamente la mano della ragazza, percependo attraverso un guanto di pelle nera una tale energia da eccitargli i nervi. Baciò delicatamente il dorso, perdendosi in un oceano soleggiato che erano le iridi della ragazza.
-É un piacere fare la vostra conoscenza Monsieur- squadrò il pavimento ai suoi piedi, si disse che stava risultando talmente stupida e impacciata e percepiva le risate genuine di Tikki.
É solo un ragazzo Marinette.
"Un akuma, a dirla tutta. Questa mia reazione é sbagliata, sconcertante se non volgare".
Tikki rise e Marinette fu certa che quelle parole pensate non erano altro che frutto di una rigorosa educazione dedita a raffigurare gli akuma come mostri. Eppure Chat Noir sapeva mostrare un sorriso con occhi e labbra che sapevano renderlo umano come pochi, capace di sciogliere la corazza di buone maniere della corvina.
-Cugino, non ti dispiace se chiedo un ballo a mademoiselle....-
-Mar... ehm Ladybug- forse Chloé non era stata poi così inutile: il soprannome affibbiatole la stava aiutando.
Nathaniel sorrise aspro, riversando con un solo sguardo un odio viscerale verso il cugino; si allontanò non emettendo parole mentre Marinette afferrava tremolante la mano, guantata di pelle, di Chat Noir.
La sala da ballo le sembrò lontana anni luce mentre percepiva il calore bollente del ragazzo attraverso l'arto.
-Non mi convincete, per nulla- disse l'akuma -Non avete nè l'aspetto né l'energia di un akuma. Chi e cosa siete mademoiselle?-
Marinette rimase pietrificata assimilando a pieno le parole.
Come aveva fatto? Era stata scoperta? L'avrebbero uccisa o peggio posseduta?
Balbettò parole incomprensibili. Chat Noir la guardava con certa intensità da lasciarla nuda se non scuoiata.
Poi un urlo.
E tra demoni e sangue, Marinette la vide: la ragazza vestita di stracci in ginocchio davanti ad un akuma da una decina di bulbi oculari sulla fronte. Rideva, sguainando le fauci rosse come il sangue.
Afferrò il collo della ragazza, sollevandola e imprimendole polpastrelli e unghie sulla guance. 
Dalla bocca spalancata del demone si levò un fumo denso e nero.
Marinette non crebbe ai suoi occhi.


Little Wonderland
Salve gentehh :3
Chiedo umilmente perdono per l'enorme ritardo con cui ho pubblicato il capitolo ma il mio PC mi ha letteralmente abbandonata e sono stata costretta a scrivere sul telefono e inserire il codice HTML a mano. In ogni caso, spero che il capitolo vi piaccia e perdonatemi per eventuali errori, mi assicurerò di sistemarli.

A_M.J
   
 
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