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Autore: MaDeSt    18/04/2017    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

CARROT, LADY'S MANTLE AND BUGLOSS

La mattina seguente indossarono il secondo cambio delle loro vesti da Novizi e passarono una buona ora dopo aver fatto colazione a vagare a zonzo per la scuola con le vesti sporche fra le braccia, in cerca di qualcuno che potesse dirgli dove lasciarle. Alla fine incontrarono un Apprendista che gli disse di lasciarle in un cesto accanto alla porta della propria stanza accompagnate da un foglietto con scritto il numero della camera alla quale riconsegnarle.
Storsero il naso appena lo studente si allontanò, sperando che in quella scuola nessuno fosse portato ad atti di bullismo o da branco, altrimenti avrebbero potuto rubargliele e farle sparire da qualche parte. Ma alla fine Cedric li convinse a metterle nel cesto numerato e portarli manualmente negli alloggi della servitù per sicurezza, chiedendo poi che le riconsegnassero nella giusta stanza dopo cena.
Quando arrivò l’ora della prima lezione della seconda settimana - per loro Storia - si diressero direttamente alla torre bianca e salirono fino al terzo piano per poi entrare nella loro aula. Qualcuno era già seduto al proprio banco, lo stesso che aveva occupato l’ultima volta. Susan infatti fu l’unica a scambiarsi di posto, con Cedric per l’appunto, ma l’ingresso di Velia non le diede il tempo di ringraziarlo: prese subito un’aria tetra e la tenne d’occhio di nascosto mentre la giovane prendeva posto.
Stava scherzando con Irea, un giovane dal corpo massiccio e lo sguardo assente, i capelli castani come gli occhi, il quale rideva con la testa rivolta all’indietro e poi andò a sedersi accanto a lei. Velia non tardò a notare lo scambio di posto.
Ignorando completamente Cedric che sedeva tra lei e Susan rivolse a quest’ultima un sorriso derisorio e disse con voce canzonatoria: «Cosa c’è, ti sto antipatica? Perché non vuoi più sederti accanto a me?»
Attirò anche l’attenzione di Layla che guardò Susan lasciando perdere il discorso che Jennifer stava facendo a Mike, ma rimase in silenzio con aria pensierosa.
Susan invece si sentì bruciare dalla rabbia e fece tutto il possibile per tenere lo sguardo fisso sulla cattedra, chiedendosi per quale motivo una volta tanto che Cedric avrebbe dovuto fare lo scontroso se ne stava zitto a pensare a tirare fuori i suoi appunti, come totalmente incurante dell’astio che si era creato tra le due. Lo guardò con la coda dell’occhio e gli pestò il piede per attirare la sua attenzione.
«Ahi! Che c’è?» fece lui a mezza voce, interrompendo i suoi affari per guardarla.
La ragazzina indicò alla loro destra con un movimento della testa appena percettibile e tremò sentendo Velia e Irea ridere di nuovo.
Allora Cedric seguì la direzione da lei indicata e vide Velia appoggiata alla spalla di Irea, entrambi stavano guardando Susan e ridevano di lei, ma appena si accorsero dello sguardo del ragazzo si concentrarono su di lui. Dopo un attimo di silenzio Cedric scosse piano la testa e con una debole scrollata di spalle li guardò come a chiedergli cosa ci fosse di tanto divertente.
In tutta risposta Irea rise di nuovo e l’altra gli rivolse uno sguardo ora sprezzante oltre che divertito: «La ragazzina bionda ha mandato avanti la cavalleria? Non ha il fegato di parlarmi per conto suo?»
Fu a quel punto che, per la felicità di Susan, Cedric prese un’aria torva e ribatté freddo: «Non ti riguarda. Fatti gli affari tuoi.»
Ma Velia non fece altro che sorridere studiandolo meglio con l’aria di chi ha accettato una sfida, poi ridacchiò e con un atteggiamento altezzoso che irritò sia Susan che Layla tornò a scherzare con Irea, a bassa voce per non farsi sentire e quindi palesemente ridendo o di Susan o di Cedric.
Però il ragazzo non se ne curò, gli bastava che avesse smesso di fissarli, e rivolse a Susan uno sguardo interrogativo chiedendole implicitamente se fosse soddisfatta. La ragazzina fece una smorfia e gemette tornando a guardare la cattedra, e per fortuna Erbil arrivò pochi attimi dopo per cominciare la sua lezione.
Furono tre ore inaspettatamente interessanti, l’insegnante parlò di come i primi uomini fossero riusciti a impossessarsi di gran parte del continente respingendo gli Orchi e costringendo gli Elfi a rifugiarsi nelle più remote foreste del nord e dell’ovest. Una sottospecie nata dall’unione di quelle due razze abitava ora in cunicoli sotto gli immensi monti di Jeradokel - la regione all’estremo est - o sotto la catena montuosa della regione ora conosciuta col nome di Shiraleddar, perché occupata dagli Spettri. Nacquero così quattro distinte regioni: tutto il nord, separato dal resto del continente dalla Foresta, divenne patria degli Elfi delle Lune e delle Foreste; l’estremo est divenne la patria degli Elfi del Sole, separata dal continente dal fiume Rimer; la parte del continente racchiusa tra i fiumi Berst e Serf rimase abitata dagli Orchi e ben protetta, quindi nonostante fosse giunta la voce che gli Orchi l’avessero ormai abbandonata nessun Umano si era spinto nell’arido deserto a controllare per tentare una nuova conquista; il resto di Dargovas invece divenne terra Umana.
Le domande furono numerose, soprattutto riguardanti la grande guerra che aveva visto la scomparsa da Dargovas di quasi tre razze; era durata più di duecento anni e gli Umani avevano potuto sopraffare Orchi ed Elfi solo grazie al loro numero. Gli Umani stessi si erano quasi estinti durante quella guerra, ed era stato il periodo della storia conosciuta in cui c’era stato a Dargovas il maggior numero di draghi. Con la ripopolazione del continente apparentemente le creature magiche erano migrate nel continente più a nord-est, un arcipelago di isole che formava una spirale, quasi in comunicazione con la regione Jeradokel.
Erbil concluse la lezione dicendo che la volta successiva avrebbero parlato della guerra che invece aveva visto la nascita delle regioni di Dargovas.
Mentre rimettevano a posto ognuno i propri appunti - come al solito i più giovani avevano più che altro scarabocchiato sulle pergamene - sentirono una voce alle loro spalle domandare: «Mi spieghi cosa ci fai insieme a questi marmocchi incapaci di scrivere?»
Tutti e sei si volsero all’unisono e scoprirono che a parlare era stata la ragazza castana dagli occhi grigi e si era rivolta a Cedric; era alta quasi quanto lui, il che era tutto dire, e doveva avere quindici o sedici anni, un fisico ben proporzionato, e un ghigno di scherno perennemente stampato in viso.
Dal momento che il ragazzo, come tutti gli altri, si limitò a osservarla con sguardo torvo, la ragazza riprese: «Sono Velia, da Enedar. Tu saresti...?»
«Cedric.» rispose lui asciutto finendo di mettere via le proprie cose senza smettere di guardarla.
«Piacere di conoscerti. Cedric da Eunev, immagino.» lui di nuovo non rispose e Velia continuò: «Allora, che ci fai con questi qui? È palese che non siano Eunevi dato che nemmeno sanno leggere, come ti sei affezionato a loro?»
«Non sono affari tuoi.» ribadì irritato.
E lei ridacchiò divertita: «Come siamo scontrosi! Sono solo curiosa!» gli si avvicinò con aria innocente, le mani dietro la schiena, e gli sussurrò: «Non sarai un Amico del Corvo forse?»
Il ragazzo si ritrasse stizzito, avendo finito di mettere via tutte le proprie cose, poi si allontanò per lasciare l’aula facendo cenno agli altri cinque di imitarlo, senza dire una parola.
«Come vuoi, faremo una chiacchierata qualche altra volta!» lo salutò Velia alzando la voce, al che lui non rispose e anzi sospirò infastidito.
«Che ti ha detto?» chiese Andrew trotterellandogli dietro per stare al suo passo mentre scendevano le scale a spirale per uscire in cortile.
«Niente.» tagliò corto lui «Una cosa stupida.»
«Sarebbe?» lo punzecchiò Layla guadagnandosi un’occhiataccia «La cosa stupida sembra averti infastidito parecchio.»
«Sì beh, non tutta Dargovas è come Darvil. Anzi direi che Darvil è una piacevole eccezione, e perché lo dica io vuol dire che è vero.» ribatté lui.
«Ce ne siamo accorti.» commentò la più grande lasciando intendere che si riferisse a quanto poco Eunev le fosse piaciuta «Quindi che succede fuori Darvil che t’infastidisce?»
Cedric di nuovo le rivolse un’occhiata torva, ma le rispose: «In realtà questo è successo anche a Darvil, ma perché prendersela con me era il passatempo preferito di tutti.»
Layla girò gli occhi: «Questo cosa?»
Lui sospirò: «Mi ha velatamente dato dell’Amico del Corvo.»
Mike sobbalzò incredulo e d’istinto esclamò: «Non dovresti dirlo ad alta voce!»
Cedric scosse le spalle: «Probabilmente hai ragione, è solo che ormai ci ho fatto l’abitudine.»
«E perché l’ha fatto?» domandò Jennifer irritata «Nemmeno ti conosce, ti ha solo dato un’occhiata! Credimi, di tutte le cose che si possono dire di te di certo quella è l’ultima.»
Il ragazzo rise: «In realtà sarebbe tra le prime, se vogliamo essere fiscali. Di certo non fa piacere essere insultati senza un vero motivo, ma credo si riferisse al fatto che faccio tutto con la mano sbagliata.» guardò Jennifer con eloquenza, avendo usato le stesse parole che aveva pronunciato lei mentre erano in viaggio verso Hayra’llen.
E infatti la ragazzina sorrise imbarazzata e distolse lo sguardo dai suoi occhi: «Beh, sei effettivamente baciato dalla sfortuna, ma non sei una persona cattiva. Quell’insulto non ha senso, tu non faresti del male a nessuno.»
«Ti ringrazio per la fiducia.» ribatté l’altro divertito, tuttavia dicendosi che lui era in grado di fare del male eccome, e senza neppure provare una briciola di rimorso se necessario.
«Ma quindi pensi che non dovrai farti vedere da nessuno mentre scrivi, altrimenti cominciano a insultarti?» domandò Andrew preoccupato.
E Cedric scosse le spalle con noncuranza: «Come ho detto, sono abituato. Non me ne frega niente, che dicano quel che vogliono. Se arrivano a pensare male di me solo perché scrivo in modo diverso sono loro quelli con dei problemi.»
A quelle parole Andrew non riuscì a trattenere una risata che attirò l’attenzione di un paio di studenti poco più in basso, ma se non altro nessuno fece domande, mentre Jennifer esclamò un’approvazione battendo le mani.
Col freddo che c’era ormai decisero di passare il tempo chiusi tutti insieme nella stanza di Jennifer al caldo dei bracieri, e ripensando alla lezione non poterono fare a meno di chiedersi come mai gli elfi li avessero ospitati sebbene secoli prima gli Umani avessero quasi sterminato la loro razza - o se non altro si erano dimostrati arroganti nel voler costringere tutte le altre razze a farsi da parte per lasciare loro tutta Dargovas.
«Forse perché l’ha chiesto Garandill.» disse Layla scrollando le spalle.
«Ma se anche l’avesse chiesto lei, ci avrebbero mostrato dell’ostilità no?» intervenne Andrew «Invece a me sono sembrati sinceramente gentili!»
«Forse perché usano il cervello.» si lasciò sfuggire Cedric pensando ad alta voce, e Jennifer rise.
«Forse. Ma è strano che un popolo così longevo si lasci alle spalle situazioni di quel genere solo perché un drago ha chiesto che si facesse così.» concluse Mike, ancora pensieroso, sperando che l’ultima offerta di Tygra rimanesse sempre valida.

La lezione di Evocazione dopo l’ora di pausa al contrario non fu interessante. Wolgret parlò di nuovo del legame tra mago e creature evocate senza spingersi nei dettagli perché ancora non conoscevano gli elementi, perciò ritenne che sarebbe stato inutile.
Quindi tra i ragazzini di Darvil Cedric fu l’unico ad ascoltare veramente la lezione, mentre Susan e Layla discutevano a voce bassissima di Velia; accanto a Cedric ora c’era Noumea, ma la nuova avversaria di Susan sedeva a due posti da lei e continuava a volgere occhiate sprezzanti alla propria sinistra.
Dopo cena fecero in modo di trovarsi ognuno nella propria stanza e i servitori, puntualissimi, consegnarono loro in mano le vesti lavate e rassettate insieme al cesto e al bigliettino col numero della stanza.

Il giorno successivo dopo pranzo si ritrovarono nella loro aula di Elementi, dove Allia li introdusse a essi denotandone per ognuno le caratteristiche, i punti di forza e di debolezza. Disse loro che i quattro elementi spazio, tempo, luce e oscurità erano fuori dalla portata della maggior parte dei maghi - non solo Umani - mentre aria acqua terra e fuoco, ognuno con i propri elementi derivati, erano estremamente più facili da manipolare. Il fuoco in sé non aveva elementi secondari, ma conoscendo esso si poteva manipolare anche il calore o il magma; i derivati dell’aria erano vento ed elettricità; l’acqua aveva ghiaccio e vapore, garantendo anche un certo controllo su neve, pioggia, umidità e basse temperature; legati alla terra c’erano le piante, le rocce, i metalli e i minerali compresi i cristalli e le pietre preziose. Alcuni degli elementi potevano fondersi tra loro, come elettricità vento e acqua potevano dare vita a una tempesta, oppure il vapore poteva essere considerato anche come secondario dell’aria.
La lezione vide presto la sua fine e il campanile suonò mentre Allia ancora parlava e gli studenti scribacchiavano furiosamente.
Dopo la pausa la lezione di Astronomia fu più rilassante, dal momento che dovettero limitarsi a fissare il soffitto e le pareti dell’aula per studiare il firmamento, mentre Auselion parlava con voce pacata indicando le stelle delle quali pronunciava il nome.
Mentre scendevano le scale per andare al refettorio per cena, Jennifer disse con un sospiro preoccupato: «Spero non si aspetti che ci ricordiamo tutti quei nomi!»
«Tantomeno la posizione!» assentì Mike annuendo vigorosamente.
Lo stomaco di Andrew brontolò e tutto il gruppo, compresi Deala, Noumea, Gaule e Ovittalia, rise allegramente.

Nella lezione di Alchimia della mattina dopo passarono subito al sodo: Elsi disse di aver speso un tempo sufficiente la settimana prima a spiegare cosa fosse l’alchimia, come praticarla e quali fossero i rischi. Volle invece cominciare già con la pratica, dicendo che nelle prossime lezioni avrebbe spiegato loro come preparare tre pozioni - e quindi avrebbero anche studiato gli ingredienti necessari.
Batté le mani due volte per chiudere la breve introduzione e gli disse di lavorare a coppie condividendo il calderone che li avrebbe separati, quindi passò di banco in banco a riempire fino a un quarto il calderone che avrebbero usato con dell’acqua tramutata dall’aria. Allo stesso modo accese anche un fuoco sotto ognuno di essi. Mentre gli studenti preparavano le pergamene per gli appunti o gli strumenti necessari a preparare le pozioni, Elsi andò agli armadi e tirò fuori un numero considerevole di scodelle e ingredienti di vario tipo.
«Oggi prepareremo una pozione che permette di vedere al buio.» disse, e intanto passava a distribuire gli ingredienti alle coppie «Vi guiderò passo per passo, fate esattamente come dico e andrà tutto bene. Eseguite e memorizzate, perché potrebbe capitarvi di rifarla e non ci sarò io ad aiutarvi. Non temete, è una pozione semplice.»
I ragazzi guardarono gli ingredienti con perplessità, riconoscendo che c’era la possibilità di usare le carote. E due tipi di foglie diversi che non riconobbero.
Ma Elsi rispose alla loro implicita domanda: «Gli ingredienti necessari alla preparazione di questa pozione sono carote, foglie di alchemilla rossa e foglie di buglossa. Ora seguitemi con attenzione, per favore.» scese il silenzio mentre gli studenti si preparavano a scrivere la procedura per non dimenticare neanche un passaggio «Pestate le foglie di buglossa nel mortaio per cominciare. Quando cominciano a perdere la loro linfa blu filtratela con lo scolino dentro una ciotola.» dopodiché si zittì, lasciando loro il tempo di eseguire l’ordine con calma.
Andrew era in coppia con Mike e Jennifer con Layla. Loro cominciarono subito a dividersi i lavori perché, non sapendo scrivere, non dovettero perdere tempo a prendere appunti. Susan era in coppia con Cedric e mentre lui scriveva lei cominciò a pestare due foglie di buglossa, spesso sbirciando i movimenti di Jennifer che già aveva esperienza con quella pratica. Andrew Layla e Cedric ebbero il compito di scolare la linfa per poi restituire il pestello al compagno. L’acqua nel calderone aveva cominciato a bollire.
Una volta che tutti ebbero pestato abbastanza foglie da riempire la ciotola di linfa, l’insegnante - che nel frattempo passava tra i banchi a controllare - riprese parola: «Bene così, tutti quanti. Ora aggiungete la linfa all’acqua nel calderone, aiutatevi con le spatole. Perfetto, ora dividetevi il compito di spelare e tagliare le carote, in pezzi piccoli. Più piccoli saranno più facile sarà il passo successivo.» quindi passò a distribuire una caraffa d’acqua a ciascuna coppia.
Dal momento che non specificò il numero di carote da spelare immaginarono che fossero contate. Quindi si divisero i compiti, Elsi ricordò ad alta voce di tenere anche d’occhio il calderone e mescolare la miscela ogni tanto, e quando tutte le carote furono pronte tagliuzzate in piccoli pezzi nella ciotola continuò la lezione.
«Prendete una manciata di carote e una foglia di alchemilla, mettetele insieme nel pestello e pestate. Aggiungete un dito d’acqua e pestate ancora, fino a ottenere una poltiglia. Aggiungete quindi la poltiglia alla miscela nel calderone, e ripetete il processo finché finirete le carote.»
Questa volta ognuno prese il proprio pestello appena finì di scrivere, per velocizzare il compito facendolo in due.
Una volta che tutte le ciotole di carote furono svuotate la donna riprese: «Ora mescolate fino a che diventi omogenea, quindi spegnete il fuoco.» attese che tutti i fuochi furono spenti e concluse: «Mescolate la miscela finché si addensa. Se avete fatto tutto bene dovrebbe assumere un colore blu acceso. Quando siete sicuri che il colore sia giusto smettete di mescolare e lasciatela riposare.»
Le tre ore di lezione erano praticamente terminate, il tempo era letteralmente volato, ma nessuno sembrava voler lasciare l’aula. La stragrande maggioranza dei ragazzi guardava dentro il calderone, talvolta tossendo a causa dei vapori esalati dalla mistura che ancora ribolliva ed evaporava. Elsi gli diede il permesso di trattenersi anche dopo che il campanile ebbe suonato la fine della lezione, per assistere all’analisi del contenuto di tutti i calderoni: l’insegnante li travasò uno a uno in ampolle di vetro e gli studenti poterono notare quanto si fosse ridotta di volume; se prima il liquido occupava un quarto di calderone, ora occupava a malapena due bicchieri.
Elsi sigillò ciascuna ampolla con un tappo. Il colore del blu variava non poco, praticamente non ce n’era una uguale all’altra. Ma Elsi disse che tutte si avvicinavano al blu che avrebbe dovuto avere la pozione perfetta, decretandole tutte quindi accettabili, dopodiché indicò loro quella che più si era avvicinata all’obiettivo: l’avevano preparata Noumea e Leudren, entrambi provenienti da Eunev. Il ragazzo in effetti somigliava spaventosamente a Cedric, ma aveva un fisico più robusto ed era più adulto, mentre la ragazza aveva sì capelli neri e occhi azzurri, ma lineamenti più delicati.
Quando il resto della classe li applaudì complimentandosi per il loro lavoro Noumea arrossì e si fissò le punte dei piedi, mentre Leudren le mise una mano su una spalla sorridendo soddisfatto, chiaramente compiaciuto di quelle lodi.
Si avviarono verso la torre di Manipolazione con passo rapido vociando entusiasti: quasi a tutti era piaciuta la prima lezione pratica dell’anno. Jennifer naturalmente era fuori di sé dall’eccitazione, non vedeva l’ora di proseguire gli studi della materia, come molti altri. Mike e Andrew invece non sembravano particolarmente entusiasti, risposero ai saltelli della ragazzina con una smorfia.
La lezione di Manipolazione andò praticamente di pari passo con quella di Elementi. Kir spese tutte e tre le ore ad analizzare i quattro elementi fondamentali e tutti i loro derivati in modo approfondito, ma da un punto di vista molto più fisico che magico: voleva che i suoi studenti capissero a fondo la natura degli elementi, cosa indispensabile se li si voleva trasformare in qualcos’altro.
Dopo la solita cena abbondante si riunirono tutti in camera di Cedric, così lui non avrebbe dovuto trasferire gli appunti in un’altra stanza, ma più che ripassare discussero animatamente della giornata trascorsa, e alla fine rientrarono ognuno nella propria camera per andare a dormire chiedendosi cosa avrebbe riservato loro quella seguente.

I più giovani ne rimasero delusi, sia da Telepatia che da Difesa, perché entrambi gli insegnanti passarono tutte le ore di lezione a leggere dai libri passaggi che spiegavano le materie; sapevano che avrebbero dovuto fare l’intero mese di sola teoria, ma la lezione di Alchimia aveva risvegliato in loro la speranza di poter fare un po’ di pratica, soprattutto in Difesa dato che Gawdi aveva già lasciato intendere che fosse una materia relativamente semplice.
Invece gli venne dato da leggere e portare compiti scritti la volta successiva.
Dopo cena, riuniti in camera di Andrew, il ragazzino sbottò: «Noi sappiamo già tutto di Telepatia, grazie ai draghi! A cosa serve fare i compiti?»
«Gli insegnanti questo non lo sanno, e ad ogni modo non sappiamo proprio un bel niente.» ribatté Layla con le braccia incrociate sul petto.
«Sappiamo eccome! Abbiamo fatto pratica con Ouin!»
«Hai imparato a riconoscere la magia per impedirle d’agire senza che lo chiedessi, non a usarla.»
«Ma Telepatia non è magia.» rimbeccò lui imbronciato.
«Se sei tanto bravo coraggio, prova a entrare nella mia mente!» esclamò Jennifer irritata.
E Cedric sbuffò: «Smettetela di fare i bambini, tanto a voi toccherà solo ascoltare quello che io leggerò, e possibilmente memorizzarlo. Siamo finalmente dentro questa dannata scuola, ora dobbiamo fare ciò che va fatto.»
Layla annuì senza guardarlo, trovandosi d’accordo con lui su tutto, e invece fissò Andrew quasi con aria di sfida. Il ragazzino sbuffò irritato e si arrese, invitandoli poi a lasciare la sua stanza.

Ma anche il giorno dopo non andò tanto diversamente, nonostante Houl, l’eccentrico insegnante di Guarigione, parlasse sempre in un modo che riusciva a coinvolgere tutta la classe tenendoli costantemente attenti. Non gli diede compiti scritti, ma gli diede da leggere e disse che forse la lezione seguente avrebbe interrogato qualcuno.
Nell’ora di pausa cercarono il libro che gli aveva dato da leggere Houl e fecero appena in tempo a trovarlo prima di dover correre a lezione di Biologia.
Dalca li fece sedere invece che ai banchi sull’erba in diversi cerchi attorno a lui, e lesse dal suo libro i nomi di tutte le piante curative conosciute dagli Umani, come le voci di un dizionario, ognuna con la propria descrizione e che genere di effetto benefico avesse.
Gli diede il medesimo libro da leggere e gli consigliò di lavorare in gruppo perché non ce n’erano più di cinquanta copie nell’intera struttura, dopodiché disse loro che il compito per la settimana successiva consisteva nello scegliere una sola di queste piante curative e spiegare come l’avrebbero usata e perché l’avessero scelta tra tante.
«Tutti questi compiti cominciano ad accumularsi...» si lamentò Susan.
Cedric si espresse in un lungo sospiro come lasciando intendere che avesse ragione mentre con lo sguardo scorreva rapidamente gli scaffali della libreria, ma avevano la sensazione che il libro che stavano cercando non l’avrebbero trovato lì: erano entrati nella prima libreria che avevano trovato nella torre marrone, in cerca di una copia di quel tomo prima che sparissero tutte; le altre classi avevano già avuto quella lezione perché loro erano gli ultimi della settimana a frequentarla.
«Sarà nascosto da qualche parte, dove nessun altro studente abbia ancora cercato.» disse Jennifer appoggiata a uno scaffale, perché nonostante il ragazzo stesse cercando da diverso tempo ancora non l’aveva trovato «Si sta pure facendo buio.»
«Hai controllato là in alto?» gli domandò Layla alzandosi sulle punte dei piedi per indicare gli scaffali più alti.
«Ho controllato.» le rispose Cedric senza nemmeno considerarla. Cercò ancora finché fece troppo buio per poter leggere i titoli senza una qualche fonte di luce in mano e infine arretrò mettendosi le mani sui fianchi con aria pensierosa. Quando d’un tratto gli venne un’idea ed esclamò: «Nessuno avrà preso il libro del maestro! L’ha messo nell’armadio.»
«Ma non puoi prendere quello!» protestò Mike «Gli serve per fare lezione!»
Cedric si volse a guardarli e ribatté con un sorriso beffardo: «Noi eravamo l’ultima classe a tenere questa lezione.»
«Ma non puoi sapere se la prossima sarà simile o completamente diversa!» lo rimproverò Layla.
E lui scosse le spalle: «Sono sicuro che avrà una copia per sé, altrimenti non avrebbe lasciato quella alla portata di tutti, nella nostra aula.» il campanile suonò l’ora di cena e senza attendere una loro risposta Cedric corse via esclamando: «Tenetemi un posto a tavola!»
Layla scosse la testa borbottando qualche cosa che di certo non erano complimenti, poi si mosse e tutti i più giovani la seguirono per scendere le scale mentre il più grande al contrario saliva per recuperare il libro di Dalca dalla loro aula.
A cena Deala e Vill si sedettero al tavolo con loro e la donna di Melonas riuscì a convincere Mike ad assaggiare una specialità della sua zona: polpa di granchi neri in salsa di alghe rosse. Il ragazzino non andava matto per il pesce, e di certo non si aspettava che fosse piccante, perciò tossì e si lamentò per tutto il pasto mangiando pane insieme a ogni boccone per smorzare il pizzicore, mentre il resto della tavolata lo prendeva in giro eccetto Vill che si limitò a sorridere.
Cedric li raggiunse inaspettatamente tardi, ma gli avevano tenuto un posto come richiesto e spiegò che aveva impiegato così tanto perché aveva dovuto cercare una torcia già accesa da portarsi dietro per non prendere il libro sbagliato.
E Deala sgranò gli occhi esclamando: «L’hai trovato? Vi dispiace se mi unisco a voi?»
«Niente affatto!» disse subito Susan prendendosi il suo dolce dal vassoio.
Vill sembrò doversi tirare fuori le parole di gola con la forza mentre domandava a mezza voce: «Vi disturba se mi unisco? Dalca ha detto che è meglio fare gruppo, perciò...»
«Tranquilli, non c’è problema. A Cedric farà piacere non essere l’unico a saper leggere e scrivere.» disse Jennifer scoccando al ragazzo un’aria divertita alla quale lui per una volta non si mostrò infastidito, e Layla e Andrew risero mentre il povero Mike ancora boccheggiava incapace di liberarsi del piccante.

Decisero a malincuore di passare i loro due giorni liberi dedicandosi ai compiti, perché si erano accumulati, e si dissero che dalla settimana seguente avrebbero usato le ore libere per studiare o scrivere - o meglio dettare cosa scrivere a Cedric - in modo che magari avrebbero avuto almeno un pomeriggio completamente libero da passare coi piccoli draghi.
Passarono praticamente entrambe le giornate in uno scompartimento del seminterrato insieme a Deala e Vill, dove nessun altro li disturbò nonostante videro Velia passare e riservargli una risata derisoria. Tuttavia Susan fu l’unica a farci caso e imbronciarsi, e dovette affrettarsi a farsela passare per ascoltare i tre più grandi che a turno leggevano e discutevano ciò che avevano appena letto.

  
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