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Autore: deminamylove    20/04/2017    1 recensioni
Spesso la vita ti illude, facendoti credere che tutto ciò da te desiderato si avveri. Eppure, purtroppo, nulla dura per sempre, né un'amicizia, né un amore. O forse tutto ciò è falso? Forse la chiave di tutto è saper aspettare? Chissà.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Demi Lovato, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La baciavo e intanto continuava a piangere, senza lamentarsi, in un silenzio quasi inquietante. Avrei tanto voluto staccarmi per assicurarmi stesse bene, ma era più forte di me. Avevo bisogno di quelle labbra, avevo bisogno di lei. Il bacio continuò per un po’, dolce e lento. Quando ci staccammo, la guardai negli occhi. Sembrava essersi estraniata da questa realtà, puntava quelle pupille nelle mie talmente intensamente che non riuscivo a leggervi nulla, né cosa pensasse, né cosa sentisse. L’unica cosa che fece dopo qualche minuto fu distendersi nuovamente sul letto d’ospedale, iniziando a fissare il soffitto, senza dare alcun segno, e questo mi fece star male. Io, che le avevo detto che l’amavo, dopo tanto che avevo finalmente trovato il coraggio, ero costretta a subirmi quel così odioso silenzio. Non capivo se ciò che provavo in quel momento fosse odio, rabbia o tristezza. Fatto sta che tutto quello che volevo fare era andarmene via da quella stanza. Ad un certo punto si girò a guardarmi, con delle lacrime che ancora scorrevano piano sul suo viso, e mi sorrise lievemente, prendendomi la mano. La circondò con le sue ed iniziò ad accarezzarla, giocando con le dita, ed io in quel momento mi sentii così piena d’amore.
“Quando potrò uscire da qui?” chiese improvvisamente, senza smettere di fare quello che stava facendo.
“Non lo so.. non troppo, tranquilla” le risposi.
“Okay..” disse, senza cambiare tono di voce. La sua apatia mi metteva i brividi “..stanotte vuoi dormire qui, vicino a me?” aggiunse, alzando finalmente lo sguardo. Sembrava così indifesa e debole che era impossibile dirle di no.
“Ma certo tesoro..” detto questo mi avvinai al letto, scostai le coperta e mi affiancai a lei. Tuttavia, quando allungai un braccio per abbracciarla, la sentii irrigidirsi sotto il mio tocco. Non era mai successo. Feci per staccarmi, delusa, quando la sentii pronunciare un “no..” talmente lieve ed impercettibile che feci finta di non sentire. Ero stanca della sua confusione in testa. Chiusi gli occhi dopo aver fissato il vuoto per non so quanto tempo, senza guardarla e dirle nulla. Dopo poco percepii dei spostamenti nel letto, un braccio circondarmi il bacino ed una testa poggiarsi sul mio petto. Aprii leggermente gli occhi per guardarla: era quasi scheletrica. Il suo polso era talmente sottile da riuscire a circondarlo di gran lunga con pollice ed indice; la sua mano, appoggiata sulla mia pancia, era talmente affusolata e piccola da sembrare così invisibile nella mia quando le intrecciai insieme. Provò a stringerla forte, ma non ci riuscì. E così ci addormentammo.
 
Fu un periodo di alti e bassi quello in ospedale. Era diventata talmente instabile di umore che in alcuni momenti era davvero insopportabile.
“Ti prego, no..” furono le sue parole dopo l’ennesima volta che tentai di darle un bacio.
“Posso sapere cosa ti prende?! Cosa ti ho fatto?! Cosa pretendi da me?! Io non ce la faccio più!” le urlai quel giorno, quasi in lacrime, allontanandomi verso il centro della stanza.
“Per favore, non avvicinarti.. “ mi disse spaventata quando dopo qualche minuto tornai indietro, avanzando pericolosamente verso il letto. Senza ascoltarla tolsi totalmente le coperte dal letto, scoprendola, e ci salii a cavalcioni posizionandomi sopra di lei guardandola dritta negli occhi. Dovevo avere uno sguardo da disperata.
“Ti prego..” ora le lacrime uscirono davvero “dimmi che mi ami.. dimmi che vuoi che io sia qui con te, perché è da quando ti ho confessato di amarti che sembra il contrario”. Lei però taceva, ancora spaventata da quel mio gesto. Tremava come se davvero avesse paura di me. Stavo per sentirmi male.
“Lo sai che ti amo.. che ti amo da quando ci siamo viste per la prima volta” disse, dopo un tempo che sembrava non terminare mai. Quelle parole mi fecero calmare, così mi sedetti accanto a lei.
“Allora mi dici qual è il problema?” le chiesi, con più dolcezza e stringendole delicatamente una mano appoggiata sul materasso del letto. A quel contatto, come ormai era norma, tremò leggermente.
“Per favore, puoi prendermi la coperta per terra?..” mi chiese lei, chiudendosi sempre più su se stessa come se avesse freddo, ma la verità era che sembrava estate tanto facesse caldo in quella stanza. Perché faceva così? Perché non si apriva con me? Fui certa dell’intesa di queste domande nei suoi occhi, ma tutto ciò che ricevetti fu uno sguardo pietrificato ed un insopportabile silenzio. Emisi un respiro di rassegnazione, abbassando gli occhi dal suo volto al suo corpo. Indossava un camice azzurro, e tutto ciò che riuscivo a vedere erano le sue braccia ossute tese sopra le gambe piegate e raccolte, altrettanto magre. Quella vista provocò una rabbia talmente forte in me da farmi stringere forte il lenzuolo in un pugno. Il mio viso si contrasse, non volevo che il mio amore stesse così, volevo la Mary di prima.
“Dammi la coperta” ripeté lei, con voce un po’ più alta.
“Perché?” le chiesi, inizialmente sorpresa dall’insistenza, poi, come d’un tratto, tutto mi fu chiaro.
“Dammela”
“Temi il mio giudizio?” in quel momento il suo sguardo ebbe un fremito.
“Ti prego, dammela..” io continuavo a guardarla intensamente, finché non mi mossi avvicinandomi a lei. Iniziai a baciarle il lato sinistro del collo, lentamente, accarezzando quello destro con la mano. Lei continuava ad essere contratta, specialmente a quel contatto così inaspettato. Poi le presi il braccio ed iniziai a baciarglielo partendo dalla spalla, arrivando fino alla punta delle dita, e risalendo. Nel frattempo cercai di raggiungere l’altro con la mano, ma quando sfiorai la fasciatura sul polso, lei scoppiò.
“Scusami..” iniziò improvvisamente a piangere, gettandosi completamente su di me per abbracciarmi. Io la strinsi forte a me, come se fosse l’unica cosa che avessi al mondo “scusa se ho causato tutto questo!” continuava a piangere e a cercare conforto in me. Finalmente ero riuscita a farla sfogare, a farla aprire con me.
“Amore mio, non scusarti..” le davo piccoli baci sulla testa e dolci carezze sulla schiena.
“Ho rovinato tutto..” continuava, tranquillizzandosi, tuttavia, sempre di più.
“Non hai rovinato proprio niente, io sono qui e ti amo tanto.”
“Ti amo anch’io..” ricambiò lei, prima di staccarsi quel po’ che bastava per baciarmi. Sentivo quelle labbra così bisognose che non mi staccai  per chissà quanto tempo. Mentre la baciavo la premetti leggermente verso il letto per stenderci e continuammo così, stese una di fronte all’altra. Quando i nostri visi si allontanarono definitivamente, la feci girare e le circondai il bacino da dietro.
“Sei la mia piccola.” Le dissi piano all’orecchio. A quelle parole lei si sistemò meglio contro di me, ormai priva della paura del suo corpo, della paura che io potessi lasciarla per esso, e si addormentò.
Il ritorno a casa proseguì tranquillo. Mary doveva utilizzare una sedia a rotelle per potersi muovere, ancora priva di forze, ma a parte questo stava bene. Era dimagrita talmente tanto che ormai i vestiti che aveva prima non le andavano quasi più, così le proposi di andare a fare shopping. Speravo davvero tanto che il nuovo guardaroba fosse una soluzione momentanea e che avesse preso peso il prima possibile. Lei accettò, anche se con poco entusiasmo. Quando ci ritrovammo per le strade della città, fu davvero difficile muoversi con una sedia a rotelle e tutti i paparazzi che ci circondavano ogni volta che adocchiavamo un negozio in cui entrare. Nonostante ciò, riuscimmo ad intrufolarci in un negozio che frequentavo spesso, dove ormai ero di casa e fu davvero utile l’aiuto delle commesse per tenere fan e paparazzi al di fuori di esso.
“Salve signorina Lovato” subito si avvicinò una delle ragazze che lavorava lì. Era davvero carina, e alla sua vista lo sguardo di Mary si rabbuiò “in cosa possiamo esserle utile?” continuò la giovane. Doveva avere circa 25 anni.
“Salve, mi servirebbe qualcosa per la mia amica” le risposi cortesemente, riferendomi a Mary. A quel punto la commessa abbassò lo sguardo per guardarla. L’espressione sul suo volto cambiò, come disgustata da ciò che vedeva. Quando mi riguardò, quasi sconcertata dalla mia richiesta, io la osservai duramente per farle capire che doveva togliersi quella smorfia dal volto.
“Faccio da sola” a quel punto parlò Mary, appoggiando le mani sulle ruote della sedia ed allontanandosi da me.
“Non si permetta mai più” sussurrai alla ragazza, mentre inseguivo il mio amore. Aiutai Mary nel camerino ad infilarsi maglie, ma soprattutto pantaloni. Anche la taglia più piccola che avevano risultava larga per lei e questo non faceva altro che chiarire ulteriormente la mia consapevolezza di quanto fosse diventata magra e far aumentare la mia preoccupazione e questo lei lo notò ed iniziò silenziosamente a piangere.
“No amore non piangere, vedrai che troveremo qualcosa..” provai a consolarla.
“Ti prego, portami a casa..” rispose lei, iniziando a singhiozzare.
“Troveremo qualcosa che ti vada bene, non fare così..”
“Sono orribile..” iniziò a dire, guardandosi lei stessa le sue gambe nude, piene di lividi. Erano diventate talmente fragili e delicate che un qualsiasi tocco più deciso le provocava dolore.
“Ehi, guardami” le dissi, abbassandomi alla sua altezza per guardarla negli occhi “sei bellissima.”
“Smettila!” a quel punto iniziò ad urlare e a piangere ancora più forte. Provai a baciarla per farle capire che per me era davvero bellissima, qualunque fosse la sua condizione fisica, ma lei si scansò. “Ti prego, portami a casa..” continuò. A quel punto, senza dire più nulla, la aiutai a rivestirsi ed uscimmo dal camerino. Senza dirle nulla mi allontanai da lei, le presi qualche paio di tute e qualche felpa, le taglie più piccole che c’erano, e senza farle provare nulla andai al bancone per pagare. Lei rimase in silenzio, persa nella sua depressione. Quando uscimmo dal negozio, i paparazzi erano ancora lì, e per di più aumentati
“Signorina Lovato, chi è quella ragazza?”
 “Ora sta prestando servizio verso l’ospedale?
“Fa da balia ai pazienti in ricovero?”
A quelle domande così inappropriate non feci altro che prestare il mio silenzio, leggendo sul volto di Mary tutta la sofferenza che queste le provocavano. Quando tornammo a casa, posai tutto doveva capitava, borsa e giubbotto, e portai Mary in bagno. Magari un bel bagno le avrebbe fatto scaricare la tensione. Lei rimase in silenzio tutto il tempo, mentre io le preparavo la vasca e dopo poco iniziai a spogliarla. Fatto ciò la presi in braccio, senza alcuna fatica, e la posizionai all’interno dell’acqua calda. Iniziai a lavarla, ma a quel punto lei mi guardò per farmi fermare.
“Entri anche tu?” mi chiese con degli occhi così tristi e teneri che era impossibile dirle di no. Senza pensarci troppo su, iniziai a spogliarmi, con il suo sguardo fisso su di me. Quando mi ritrovai totalmente nuda davanti a lei, pensai alla prima volta in cui mi aveva vista in questo stato, in quell’albergo, per portarmi un asciugamano. Allora appena mi vide scappò via, rossa in volto per l’imbarazzo. Ora era tutto diverso, nel suo volto non c’era imbarazzo, non c’era gioia, solo un disperato bisogno di avermi lì, vicino a lei. Così, con molta delicatezza, entrai nella vasca, dietro di lei, allargando leggermente le gambe per farla posizionare al loro interno, presi una spugna ed iniziai a lavarla dolcemente. Non c’era nulla di spinto nei miei movimenti, solo un tocco così leggero per la troppa paura di farle del male. Rimanemmo così, non so per quanto tempo, finché non l’abbracciai alla fine da dietro.
“Ci sono io con te ora, e ci sarò sempre.” Le sussurrai all’orecchio, e a quelle parole la sentii finalmente rilassarsi tra le mie braccia.
 
Spazio autrice: salve a tutti, saranno due anni che non continuo questa fan fiction e sinceramente non saprei neanche dirvi il perché. Comunque eccomi qui con un nuovo capitolo, spero vi piaccia, soprattutto a quelli che seguivano già questa ff J alla prossima.
  
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