Film > The Amazing Spider-Man
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Autore: Marvel Architect    24/04/2017    0 recensioni
Cosa è successo a Peter Parker dopo la morte di Gwen in " The amazing Spiderman 2 " ?
Che ne è stato del piano di Harry Osborn ormai dietro le sbarre di un manicomio?
La città ha ancora bisogno di eroi dopo l'ultimo scontro tra i due vecchi amici?
Come sarebbe andata se la saga di " The amazing Spiderman " non fosse finita?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Osborn, Peter Parker, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Gustav entrò nell'ascensore, premette il pulsante e, mentre l'ascensore scendeva, si pulì la giacca dalla polvere con una secca scrollata.
L'ascensore arrivò al piano stabilito, nel rifugio creato dal padre di Harry, e Gustav uscì sorridendo dal mezzo andando incontro ai suoi nuovi uomini.
Mac Gargan, quello che a breve sarebbe diventato qualcos'altro, era in difficoltà, su un letto, aiutato dall'uomo migliore che Gustav aveva in quel momento: Rhino.
Russo, criminale di piccolo taglio, e completamente pazzo ma fedele se eri capace di garantirgli qualcosa che gli serviva.
Gustav gli aveva dato l'armatura e gli aveva promesso che insieme avrebbero schiacciato il ragno: l'accordo era concluso.
I due scagnozzi stavano ancora litigando quando Gustav li fermò battendo le mani: " Buoni ragazzi, state buoni e mettetevi i vostri costumi: è arrivato il momento di prendere l'ultimo uomo che ci manca ".

Da quando Peter si era scontrato con il Dr. Kafka era diventato estremamente debole e tutti i suoi riflessi erano rallentati.
L'uomo l'aveva avvicinato, l'aveva toccato e utilizzando i suoi guanti sembrava che gli avesse succhiato via l'energia vitale.
Peter si era alzato frastornato, aveva ritrovato l'equilibrio a tentoni e appena ci era riuscito si era rimesso subito in marcia seppur debole.
Peter non era riuscito a fare nulla di particolare, per via della stanchezza, e così, appena aveva visto una figura in nero entrare in una finestra di un appartamento, aveva deciso di intervenire: doveva levarsi la stanchezza di dosso in un modo o nell'altro.
Al buio il ragazzo iniziò a muoversi in silenzio, per fare un sopralluogo, e appena trovò la figura in nero china su dei cassetti di una camera da letto, iniziò subito con i suoi soliti sfottò: " Hai perso la chiave per entrare, amico? ".
La figura in nero istintivamente alzò la testa e poi attaccò subito il ragno con un calcio alle gambe.
Peter saltò all'indietro e, ricaduto sui suoi piedi, attaccò con una serie di pugni l'avversario.
Quello, in poche mosse, schivò i pugni dell'eroe e con una singola mossa lo buttò a terra: Peter non si era ancora ripreso dall'attacco di Kafka.
Il ragazzo, ancora frastornato, si rivolge alla figura: " Chi diavolo sei? ".
Quella rispose: " Chiamami Gatta Nera, tigrotto ".
Con un occhiolino la figura in nero si svelò essere una donna e con un singolo calcio in faccia mise a dormire l'Uomo ragno.
Peter, con tutte le difficoltà del caso, appena ripresosi uscì dalla casa e ritornò nella sua tana scoprendo, tramite la televisione, che Gargan era appena stato liberato da una serie di personaggi "bizzarri" a detta della giornalista che si stava occupando del servizio.
Qualcuno si era messo contro di lui, questo fu l'ultimo pensiero di Peter prima di cadere in un sonno profondissimo.
 
Felicia è stanca ma soddisfatta.
Felicia torna a casa e si leva la maschera.
Felicia si riempie un bicchiere di vino e, seduta sul divano, decide di ripensare a tutto quello che è successo.
Non era passato molto tempo da quando il suo datore di lavoro, il giovane Harry Osborn, per colpa di una qualche malattia, almeno così dissero i giornali, era impazzito e, tramite un siero sperimentale, era diventato un mostro.
Non era passato molto tempo da quando l'uomo ragno, sempre colpa dei giornali, aveva deciso di metterlo in gabbia.
Felicia non sapeva da che parte stare, non l'aveva ancora capito: Harry si era sempre comportato bene con lei ma non si poteva negare che era impazzito; inoltre, aveva fatto una cosa imperdonabile.
Aveva ucciso una povera ragazza.
Anche lei lavorava alla Osborn e Harry aveva comunque deciso di ucciderla.
Perchè?
Felicia avrebbe deciso come muoversi quando sarebbe arrivato il momento: lo sapeva.
Lei, in qualche modo, sapeva sempre qualcosa del domani.
Da prima di entrare alla Osborn, da prima di aver compiuto la maggiore età, sapeva che avrebbe fatto qualcosa di grande, sapeva che sarebbe stata grande.
Suo padre, oh lo sapeva di suo padre: l'aveva sempre saputo.
Probabilmente era proprio per suo padre che lei aveva ficcanasato nella Osborn, in quella sala segreta e si era appropriata di quella tuta speciale.
Non aveva idea di che cosa potesse fare ma, in qualche modo, era attratta da essa in maniera particolare.
In breve tempo Felicia scoprì le caratteristiche della tuta, scoprì che poteva diventare invisibile e che poteva scalare i muri dei palazzi senza problemi.
Felicia scoprì che poteva fare tanto, davvero tanto solo indossandola.
Felicia Hardy non era più solo Felicia Hardy: aveva deciso di chiamarsi la Gatta Nera.
Da li il passo per diventare una ladra di appartamenti fu molto breve.
Felicia finì di sorseggiare il suo vino e, d'un tratto, le luci si spensero.
Tutte le luci della città fecero lo stesso.
 
Le luci si spensero in tutta la città e Gustav sorrise come non aveva mai sorriso prima: Harry poteva anche essere pazzo ma non aveva sbagliato un colpo da quando aveva ideato il suo piano.
Tutto ciò che aveva detto aveva funzionato così come quest'ultima mossa: per svegliare un mostro bastava pungolarlo con un bastone abbastanza grande.
Electro dormiva da quando si era scontrato con il Ragno.
Il ragazzo era riuscito a metterlo k.o., pensava di averlo eliminato ma nessuno può eliminare l'energia vera e propria: si può solo fermare, per poco.
Electro era stanco, spossato, ma un movimento giusto l'avrebbe potuto svegliare in qualsiasi momento: Gustav riuscì proprio in quell'intento.
Il braccio destro di Harry Osborn fu l'unico a non muoversi quando il mostro in blu uscì fuori dalle rovine della centrale elettrica distrutta qualche tempo prima.
Tutti gli altri indietreggiarono ed Electro ruggì come un leone tenuto per troppo tempo in gabbia.
I Sinistri sei avevano finalmente preso forma.
  
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