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Autore: EmsEms    26/04/2017    0 recensioni
"Tutto bene, tesoro?" Chiese gentilmente la signora Oikawa, affacciandosi da dietro lo schienale del divanetto.
"Sì.." pigolò Oikawa, prima di riacquistare colore e aggiustarsi il colletto inamidato. La sua gola si era fatta secca tutta d'un tratto.
"Sì" affermò con tono più deciso, evitando di incontrare gli occhi del generale.
"Allora vieni qua e presentati al signore" lo apostrofò la madre, agitandosi inquieta sul posto.
Oikawa non aveva bisogno di presentarsi al 'signore', perché lo conosceva già. Oh, se lo conosceva.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Tetsurou Kuroo, Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ritoccato sulle note di “An der schönen, blauen Donau” di Johann Strauss (Sohn), ecco il secondo capitolo di questo simpatico sgorbio anglosassone.
 

La seguente fic è stata betata da Shikayuki, che si è sacrificata per questa (ig)nobile causa e di conseguenza si è dovuta sorbire i miei schifi. Grazie ShIwa, sei preziosa <3
 

Scusate se non ho ancora risposto alle recensioni, rimedierò presto! Ovviamente il discorso riguarda anche le recensioni che mi sono state lasciate alle altre storie, e a cui ancora non ho risposto per pesaculismo cronico... Abbiate fiducia, la risposta arriverà *^*
 

Grazie a chi legge, mette la storia fra seguite, ricordate o preferite, mi riempite di gioia gente <3

 

 

* * *

 

 

Quella notte Oikawa non riuscì a prendere sonno. Si rigirò convulsamente nel letto, finché non optò per scendere dall'alto materasso e misurare la stanza ad ampie falcate. A renderlo così inquieto era l'idea che avrebbe passato il giorno seguente in compagnia del generale. C'era la possibilità che Naoko si aggregasse alla loro scampagnata, ma Tooru temeva che avrebbe declinato l'offerta, adducendo come scusa la sua poca destrezza nel cavalcare. Se Naoko si fosse unita a loro, Oikawa avrebbe passato la giornata a prendersi gioco di Ushijima, ma trovandosi senza complice, non poté che vedere quella passeggiata a cavallo alla stregua di una tortura. Fra una congettura e l'altra, l'alba arrivò senza che Tooru avesse chiuso occhio. Il signor Oikawa lo accolse a colazione con un freddo cenno del capo. Probabilmente era ancora arrabbiato per il suo atteggiamento apertamente polemico nei suoi confronti, pensò Oikawa.

"Buongiorno" salutò Ushijima, sbucando da dietro Oikawa e cogliendolo ancora una volta impreparato. Ci si sarebbe aspettati da un uomo della sua statura che un qualche rumore precedesse il suo arrivo, eppure aveva il passo così leggero, che nemmeno il suono dei tacchi degli stivali ne annunciava la venuta.

"Buongiorno" ripeté Tooru, cercando di ricacciare indietro il rossore che si era arrampicato fino alla punta delle sue orecchie. Il padre di Oikawa ripose il giornale che stava leggendo ed accolse calorosamente Ushijima, invitandolo a consumare la colazione con loro. Naoko, che aveva subito espresso il desiderio che il fratello sedesse accanto a lei, si sentì sollevata quando Ushijima si sistemò accanto al signor Oikawa. Naoko e Tooru avevano vissuto un'infanzia piuttosto solitaria, a causa del numero ridotto di cugini e dell'avversione dei loro genitori per i chiassosi figli dei vicini. Di conseguenza avevano sviluppato un attaccamento l'uno all'altra che spesso si palesava come un'alleanza spietata contro chiunque si mostrasse ingiusto nei loro confronti, a partire dai loro proibitivi genitori. Quando furono puniti per aver alzato troppo la voce, i due escogitarono un espediente tanto semplice quanto astuto: un codice segreto che consisteva nel disegnare tratti e punti, ognuno corrispondente a una lettera dell'alfabeto. Fu così che, nel disegnare ghirigori con l'indice sopra il dorso della mano del fratello, Naoko riuscì a ottenere informazioni circa ciò che era avvenuto la sera prima. Tooru rispose con la stessa clandestina trovata, raccontandole con la sola punta dell'indice cosa sarebbe successo quel giorno. Naoko si lasciò sfuggire una risata: non riusciva proprio ad immaginare il fratello a cavallo in compagnia del generale. Sebbene Tooru fosse senz'altro più abile a cavalcare di lei, avrebbe sicuramente sfigurato se messo a confronto con un uomo dal portamento militare quale era il signor Ushijima.

"È una splendida giornata" osservò la signora Oikawa, scrutando l'orizzonte oltre la finestra della sala da pranzo.

"Perfetta per uscire all'aperto" continuò la donna, alludendo alla possibilità che Naoko e il generale potessero fare una passeggiata lontano da occhi indiscreti. Evidentemente suo marito non le aveva comunicato i suoi piani, e Oikawa fu lì lì per tirare un sospiro di sollievo, quando il signor Oikawa dichiarò che Ushijima avrebbe fatto un sopralluogo dei loro terreni quel pomeriggio.

Una volta che ebbero finito di mangiare, Oikawa dovette tornare in camera per cambiarsi ed indossare un abbigliamento più consono all'attività che avrebbe occupato gran parte della sua giornata. La sua mise da equitazione era stata lavata e stirata dai servitori, che erano stati senza ombra di dubbio avvertiti da suo padre la sera stessa in cui quest'ultimo aveva espresso il desiderio che Tooru scortasse il loro ospite in quella visita forzata. Svoltato l'angolo in fondo al corridoio, Oikawa si imbatté in Ushijima. All'iniziale sorpresa si andò a sostituire una certa irritazione: a quanto pare suo padre aveva alloggiato il generale nella stanza che si trovava in fondo al corridoio dell'ala attigua alla sua, e adesso avrebbero dovuto scendere la rampa di scale insieme. Tooru non poté fare a meno di notare come l'ospite sembrasse a suo agio nella sua divisa da equitazione, e quanto quest'ultima gli donasse, abbracciando perfettamente le sue gambe.

"A lei piace cavalcare?" Si azzardò a domandare Ushijima mentre scendevano le scale. Oikawa, che stava lottando contro il desiderio di fissare il suo sguardo su ogni piccolo dettaglio della figura atletica del suo interlocutore, messa in risalto dai capi attillati, si aggrappò al corrimano, in cerca di un qualsivoglia supporto materiale.

"No. I cavalli non mi piacciono, sono creature imprevedibili... E poi sono troppo alti." Il generale emise uno strano suono, a metà fra l'ascesso di tosse e il rantolo strozzato. Quando si voltò verso di lui, Oikawa scoprì che quello strano verso era niente di meno che la sua risata, bassa e rauca. Era riuscito a far ridere il generale, e la cosa lo rese stranamente fiero.

"Scusi è che... Quello che ha appena detto... Sembra l'opinione di un bambino..." Oikawa arrossì violentemente: come al solito quell'uomo non aveva mezzi termini, ed ogni cosa che usciva dalla sua bocca sembrava non essere filtrata da nessun tipo di buona maniera. Non era del tutto sbagliata la deduzione del generale, in fin dei conti. Oikawa era caduto da cavallo da piccolo, e per poco non era stato schiacciato dai pesanti zoccoli dell'animale. Quell'esperienza lo aveva traumatizzato al punto che, oltre a lasciargli una lunga cicatrice sulla schiena, gli aveva impresso nella testa una profonda paura per i cavalli. Dovendosi però spostare molto spesso, e non avendo sempre a disposizione una carrozza, Oikawa aveva dovuto mettere da parte questo ‘puerile capriccio’ (come soleva chiamarlo suo padre), e venire a patti con l’idea che avrebbe dovuto avere a che fare con gli odiati quadrupedi più spesso di quanto realmente desiderato.

"Ha ragione però. I cavalli sono animali nobili ma, sebbene siano molto intelligenti, si possono spaventare per un nonnulla" osservò il generale, quando si accorse di essersi fatto involontariamente scherno della sua 'guida'.

"Sa, non deve necessariamente fare lo sforzo di parlare. Non l'ha fatto a Bath, non vedo perché dovrebbe farlo ora." Solo quando ebbe formulato la frase, Oikawa si accorse di quanto risentimento quest'ultima esprimesse. Era vero che il generale non era stato di molte parole e che innumerevoli sue domande erano finite senza risposta per colpa dell'indisposizione del signor Ushijima, ma era anche vero che per tutta la durata del ballo, quest'ultimo lo aveva cercato, mentre Oikawa lo aveva ostinatamente rifuggito. C'era la probabilità che si fosse fatto un'idea di lui troppo affrettata: d'altronde avevano conversato veramente una volta sola. Il generale rimase in silenzio, sovrappensiero. Tooru ignorava a cosa Ushijima stesse pensando, ma, chiuso nella sua ottusa testardaggine, non addolcì quell'affermazione con una parola gentile o un sorriso. Il buonumore che la risata del generale aveva suscitato in lui, fu ricacciato in un angolo remoto insieme alle poche buone impressioni che gli aveva fatto il generale quella mattina. In men che non si dica si ritrovarono ai piedi delle scale senza aver scambiato più nessuna battuta.

"Eccovi! Ho fatto sellare i cavalli, è tutto pronto per la vostra passeggiata." Oikawa, che aveva ormai la stessa voglia di cavalcare con il generale di Naoko, che se ne stava in un angolo del salotto con un libro in mano, fingendo di essere troppo impegnata per augurare al signor Ushijima una buona giornata, si dovette trascinare fino alle scuderie in un altro penoso silenzio. Ushijima era tornato più serio che mai, ed Oikawa sentiva uno strano sentimento pungerlo all'altezza del petto, che molto somigliava al senso di colpa. Quando arrivarono a destinazione, ad Oikawa non lo sorprese il fatto che suo padre avesse tirato fuori il migliore dei suoi cavalli per il generale. Questa ostentazione della loro ricchezza non piacque ad Oikawa. Ushijima non era stupido, e conosceva già le mire dei suoi ospiti. Era chiaro come il sole che i padroni di casa si stessero sforzando al massimo per mostrargli la vastità del loro patrimonio. Volevano indurlo a credere che sposare Naoko fosse la migliore manovra finanziaria possibile, non tenendo conto dell’opinione della ragazza, totalmente irrilevante per loro.

Oikawa prese le redini del suo cavallo e, dopo essersi portato sulla sinistra dell'animale, tentennò un attimo, cercando di non far trapelare il suo iniziale timore. In preda a mille preoccupazioni, non si accorse che Ushijima si era spostato accanto a lui, finché non sentì le sue mani afferrarlo per una gamba.

"C-cosa sta facendo?" esclamò atterrito Oikawa, guardandosi subito intorno per assicurarsi che nessuno li avesse visti. Fortunatamente i pochi stallieri che si affaccendavano nelle scuderie erano troppo occupati per fare caso a loro.

"La stavo aiutando."

"Non ho bisogno di essere aiutato."

Il generale annuì lentamente, sguardo fisso sull'indispettito 'cavaliere'. Alla fine il generale si decise a montare in groppa al suo cavallo, in un unico, fluido movimento e i due partirono al trotto.

 

La giornata, come si era premurata di specificare la signora Oikawa, era senz'altro una delle migliori che si fossero avute negli ultimi tempi. Il sole brillava alto nel cielo, abbracciando con i suoi raggi le verdi colline che circondavano Thornfield Hall. Gli uccelli cantavano e di tanto in tanto si potevano sentire i muggiti delle mucche che brucavano nei campi e le voci indistinte dei contadini che lavoravano alle dipendenze degli Oikawa. Ushijima alternava momenti in cui si limitava a seguire Oikawa a momenti in cui incitava il suo cavallo ad andare allo stesso passo del cavallo di quest'ultimo. Tooru si limitava a spiegare di quale chiesa fosse il campanile che svettava in mezzo alle case del villaggio più vicino, o a che anno ammontasse la costruzione della suddetta chiesa. Alle poche domande che poneva Ushijima, cercava di fornire una risposta esauriente, senza prolungarsi in digressioni futili. Quando arrivarono nei pressi di un bosco, Oikawa aveva già illustrato l'intera genealogia degli Oikawa e si stava apprestando a concedersi una pausa di meritato silenzio quando Ushijima osservò che 'stava per piovere'.

"Non dica sciocchezze... Il tempo è bellissim-" Oikawa fu interrotto da una goccia, che gli piombò dritta sulla fronte. Alzando lo sguardo si accorse che una coltre di nubi minacciose stava avanzando verso di loro e di lì a poco avrebbe coperto il sole. Tooru fece prontamente dietro-front, ma non fecero a tempo ad uscire dal bosco, che uno scroscio d'acqua si abbatté su di loro. Un lampo squarciò il cielo pochi attimi dopo, seguito dal fragoroso rombo di un tuono. Oikawa sentì i capelli sulla sua nuca rizzarsi, quando il suo cavallo scartò di lato, impaurito. Improvvisamente si ricordò di una vecchia rimessa che si trovava a mezzo miglio da lì, e fece cenno ad Ushijima di seguirlo. Arrivati in riva ad un fiume, che si trovava nel bel mezzo del bosco, Oikawa scorse la vecchia struttura di legno coperta di edera, e non poté fare a meno di sentirsi sollevato. L'idea di aver trovato rifugio in così poco tempo distese i suoi nervi, e una volta che ebbero legato i cavalli, fu il primo a fiondarsi dentro al vecchio magazzino. Ushijima si chiuse la porta alle spalle e i due rimasero per un attimo a fissarsi, zuppi di pioggia e col fiato corto per la galoppata.

"Dove siamo?" Chiese Ushijima, mentre Oikawa si dirigeva con sicurezza verso un angolo della capanna.

"Una vecchia rimessa per le barche. Mio padre si ripromette sempre che la farà buttare giù, ma continua a scordarsene" spiegò Oikawa, accucciandosi davanti a un vecchio baule. Un sorriso gli illuminò il volto quando scoprì che c'era ancora tutto quello che ci aveva messo una manciata di anni prima. Quando si voltò verso Ushijima per mostrargli il suo bottino, si accorse che quest'ultimo aveva cominciato a svestirsi senza tante cerimonie.

"Cosa sta facendo?" si ritrovò a balbettare Oikawa, ringraziando ancora una volta l'ambiente poco illuminato dove si trovavano, perfetto per nascondere la sua espressione.

"Se ci teniamo i vestiti addosso, prenderemmo sicuramente un raffreddore. È meglio toglierli e farli asciugare" spiegò semplicemente il generale sbottonandosi la giacca. Oikawa emise un sussulto, e si focalizzò sul tirare fuori le candele, il necessario per accenderle e due coperte. Una volta che si fu rialzato, si avvicinò al suo compagno di sventure, incerto sul da farsi. Alla luce delle candele, che si era preso la briga di accendere prima di muovere un passo verso di lui, poté intravedere la schiena solida di Ushijima mentre quest'ultimo si sfilava la camicia. Oikawa si sentì scuotere da un brivido. Faceva terribilmente freddo in quel vecchio deposito, ma Tooru dubitava che fosse quella la motivazione per la quale era rabbrividito.

"Tenga..." mormorò alla fine, porgendo una delle due coperte che aveva trovato nel vecchio baule. Il generale si girò verso di lui ed accettò di buon grado la coperta, asciugandosi i capelli con un lembo di essa. Oikawa rimase immobile, occhi attratti suo malgrado dallo spettacolo davanti a sé. Il paragone con il corpo di Kuroo fu automatico, ed Oikawa si ritrovò a fissare spudoratamente i muscoli ben definiti a meno di un metro da lui. Il suo compagno di università era decisamente più snello e asciutto. Più volte Oikawa aveva scherzato sul fisico androgino di Kuroo, paragonandolo a quello sinuoso di una donna, ma il corpo del generale era completamente un'altra storia. Nessuna clavicola sporgente, nessun filo di grasso in più. Sebbene avesse avuto anche lui l'età di Oikawa, quel tempo era ormai lontano e non aveva lasciato nessuna traccia sulla sua costituzione.

"Non ha freddo?" domandò Ushijima, strappandolo dalla sua fantasia, che stava ormai viaggiando senza redini che potessero trattenerla.

"Io... Sì..." farfugliò Oikawa. Se il generale si era accorto del motivo per cui si era imbambolato, aveva avuto la cortesia di non fare nessun tipo di allusione. Oikawa staccò con riluttanza gli occhi dal petto dell'altro e si voltò verso una delle pareti, alla ricerca di un minimo di privacy. Nonostante si fosse girato, Oikawa poteva comunque sentire il suo sguardo su di sé, grave ed intenso come sempre. Una volta che anche Tooru si fu sfilato la camicia, invitò con un gesto Ushijima a prendere posto accanto alle candele. Mentre il generale si sistemava sulle assi del pavimento, Oikawa fece tappa al baule e ne estrasse una bottiglia polverosa. Dopo averla sommariamente pulita con il bordo della sua coperta, tornò dall'altro, per trovarlo seduto composto, schiena diritta e mani in grembo. Fuori la tempesta infuriava, battendo violentemente contro le piccole finestre che si aprivano sul bosco.

"Cos'è?" chiese Ushijima, quando Oikawa gli offrì la bottiglia.

"Whisky" fu l'unica spiegazione che Tooru diede al suo pedante ospite. Il generale stappò la bottiglia ed attese che Oikawa si sedesse. Quest'ultimo prese posto a un metro da lui, raggomitolandosi su sé stesso. La sua vita era trascorsa tranquillamente finché il generale non era riapparso da dietro le quinte, entrando in scena nel momento più inaspettato. Oikawa adesso si ritrovava a dover recitare una parte per la quale non era preparato, e le sue capacità d' improvvisazione non si erano dimostrate di alcun aiuto. Ed è così che era finito a spartire una bottiglia di whisky con un uomo per il quale nutriva una pessima opinione. D'altronde Oikawa non poteva che pensarla così sui militari. Li trovava sgradevoli palloni gonfiati, se non peggio. Spesso dietro l'uniforme si nascondevano dissoluti libertini, che in terre lontane coltivavano promesse che non avrebbero mantenuto una volta tornati in patria, o viceversa. Ushijima richiamò l'attenzione di Oikawa porgendogli la bottiglia, dopo aver preso un sorso.

"Cosa ci facevano tutti questi oggetti qua, se mi è concesso chiedere?" domandò il generale, con il suo caratteristico tono di voce calmo, pacato. Oikawa buttò giù un sorso di whisky prima di rispondere. Visto che la pioggia continuava a scrosciare con violenza, e il temporale non dava segni di volersene andare, Oikawa non si tirò indietro: in un modo o nell'altro, avrebbero dovuto passare il tempo. Una vocina dentro di sé gli suggeriva passatempi di diversa natura, ma Oikawa era risoluto nel non cedere alla tentazione di darle ascolto.

"Questo posto...è come una specie di rifugio per me. Ogni tanto ho bisogno di allontanarmi dal mondo, di prendere in mano un libro e passeggiare nella foresta, lontano da Thornfield Hall, da Oxford, da Londra... " Ushijima rimase in silenzio ad ascoltare Tooru che, sguardo perso nel vuoto, aveva cominciato a battere i denti per il freddo.

"Lei non può capire..."

"Capisco invece" ribatté Ushijima, fronte corrucciata. Se Tooru avesse conosciuto più a fondo il generale, avrebbe riconosciuto in quella sua espressione una manifestazione di disappunto. Ma per Oikawa era ben difficile distinguere le emozioni quando si trattava di lui. Non era riuscito a 'leggerlo' a Bath, e c'erano poche probabilità che ci riuscisse in quel momento.

"Non le sembra strano che un uomo preferisca la solitudine alla vita mondana?"

"Affatto" rispose prontamente Ushijima, mentre Oikawa buttava giù il secondo sorso di whisky.

"Lei legge?" Chiese Tooru, una volta che il piacevole calore dell'alcol si fu fatto strada dentro di lui, scaldandolo almeno un po' ed incoraggiandolo a porre domande personali al generale.

"A che genere di lettura si riferisce di preciso?"

"Alla più nobile" dichiarò Oikawa, scioccato dall'ingenuità del suo interlocutore. Ushijima sembrava ancora in alto mare, dunque Tooru si decise a concedergli almeno un indizio. "Byron, Shelley....?"

Il generale scosse la testa, storcendo lievemente il naso al primo nome.

"Ha sentito parlare di Byron?" Ancora una volta le labbra del generale si incresparono in una smorfia. Oikawa si infiammò, e gonfiando il petto, eruppe in una serie di sbuffi indignati. "Lei è proprio come padre, sa? Scommetto che si è fatto un'idea dell'uomo senza aver letto le sue poesie. Lo crede un depravato? Un pazzo, forse? Beh, può muovere tutte le critiche che vuole sulla sua vita personale, ma la sua opera è squisita, e nulla mi farà cambiare idea."

Ushijima inarcò un sopracciglio, confuso dalla tirata del giovane seduto davanti a lui. Era diventato così rosso di rabbia, che il generale ritenne opportuno afferrare la bottiglia che stava sventolando sotto il suo naso e sfilargliela di mano.

"Ho conosciuto Byron" spiegò Ushijima, arrestando così il fiume di parole che Oikawa stava riversando su di lui. Tooru si zittì immediatamente e i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa.

"Davvero?"

"Sì. Ho letto la sua opera e l'ho conosciuto in un salotto londinese" concluse Ushijima, fronte aggrottata e folte sopracciglia che adombravano i suoi occhi bruni. "I suoi versi sono sublimi, è un dato di fatto incontestabile. Ma Lord Byron in persona fa mostra di sé stesso come di un immortale, si nutre della fama e temo che ne verrà consumato a sua volta."

Oikawa era convinto che il generale fosse completamente sordo alla poesia, ma a quanto pare si era sbagliato. Forse si era fatto un'idea di Ushijima distorta dal suo desiderio di farne un nemico. Perché in verità Oikawa aveva paura. Nell'arco della sua vita non aveva mai incontrato nessuno che fomentasse emozioni così violente in lui. Si sentiva attratto irrimediabilmente da quel generale dal temperamento così ombroso, quasi scorbutico, e contemporaneamente sapeva bene che, in quelle circostanze, era necessario che reprimesse i suoi desideri. I suoi genitori avevano invitato il generale affinché approfondisse la conoscenza di Naoko e chissà, forse anche sua sorella si sarebbe interessata al generale, una volta conosciuto meglio.

"In poche parole, pensa che il suo ego superi di gran lunga il suo talento poetico."

"Non ho detto questo" ribatté Ushijima.

"Ma lo ha pensato. Le si legge in faccia che lo disprezza."

Il generale non rispose, punto sul vivo. Oikawa si stava comportando in maniera assolutamente sgarbata con lui, accusandolo di pensare ciò che Ushijima non pensava affatto.

"Lei crede di conoscere cosa si cela nell'animo delle persone con un solo sguardo" notò Ushijima. "Ed è qua che si sbaglia" aggiunse, tono sfumato dall'amarezza. "So cosa pensa di me. Pensa che il mio titolo sia frutto del prestigio della mia famiglia, che riponga maggiore importanza nel denaro che negli affetti, ma non è così."

Oikawa aprì la bocca per ribattere, ma Ushijima non gli diede tempo di proferir parola.

"Crede che io sia capace di sposare Naoko per la sua dote, ben sapendo che non provo nessun sentimento per lei."

Stavolta Tooru fu costretto a tacere dalla sua coscienza. Tutto ciò che il generale aveva appena detto era vero, e questo era un dato di fatto inconfutabile.

"Perché, non è così che stanno le cose?"

Il boato di un tuono, seguito dal nitrito dei cavalli fu l'unica risposta che Oikawa ricevette. Ushijima si alzò, facendo scivolare la coperta sul pavimento, e si incamminò verso il punto in cui aveva steso i suoi vestiti. "Non può uscire, sta piovendo a dirotto. Si bagnerà di nuovo." Ushijima continuò a dargli le spalle, ma si immobilizzò al suono tenue della voce di Oikawa. Tooru si sentiva in colpa per quello che aveva detto, o meglio, quello che Ushijima aveva estrapolato dal suo comportamento. Tutti i suoi pregiudizi su di lui, le sue supposizioni, erano uscite allo scoperto, e Oikawa si sentiva improvvisamente vulnerabile.

"Il fatto è che... A Bath...Il suo complimento... Io..." farfugliò Oikawa, dita che avevano preso nuovamente a tremargli. Stavolta non era il freddo a fargli venire i brividi, ma la confessione che gli stava montando nel petto. Nonostante l'alcol lo avesse aiutato ad abbattere le barriere dell'inibizione, Oikawa non riuscì a finire la frase. Fu Ushijima a rovesciare completamente la situazione, tornando sui suoi passi ed inginocchiandosi davanti a lui. Tooru socchiuse le labbra per dire qualcosa, una qualsiasi cosa, ma era già troppo tardi. Sentì le dita di Ushijima scivolare fra i capelli alla base della sua nuca e i loro respiri confondersi. Il generale si tuffò sulla sua bocca come un naufrago affamato si sarebbe avventato sul cibo miracolosamente ritrovato nel relitto della nave. Era un bacio nuovo per Oikawa, disperato, sofferto.

"Aspetta" mormorò Tooru, frapponendo una mano fra le loro labbra ed arrestando l'impeto con il quale Ushijima si era fiondato su di lui. Era la prima volta che si rivolgeva al generale dandogli del 'tu', ma la maschera della cortesia si era infranta in mille pezzi ormai. "Non posso... Naoko..." Ushijima circondò la vita di Oikawa con un braccio e lo strinse a sé.

"Non sono venuto fin qui per lei. Sono venuto per te" sussurrò il generale. Oikawa sentì la testa leggera per un momento. Ci mancava solo un capogiro!

"Ma i miei genitori…"

"Non mi hanno invitato loro. Sono venuto di mia spontanea volontà." Oikawa si sciolse nel respiro caldo di Ushijima contro il suo orecchio, alla sua voce profonda, che vibrava dall'emozione. Forse il generale lo stava illudendo, ma Tooru non aveva più le forze per combattere contro la tentazione, non quando la sapeva ricambiata. Ushijima tornò a guardarlo dritto negli occhi, carezzando con il pollice la guancia dove aveva riposato il palmo della mano che non teneva fra i suoi capelli.

"Ha smesso di piovere" osservò Oikawa, quando un raggio di luce filtrò oltre il vetro delle finestre, imperlato di gocce di pioggia. Rimasero un attimo così, abbracciati ad ascoltare il battito dei loro cuori, in attesa che l'altro parlasse. Alla fine il generale lasciò andare delicatamente la vita di Oikawa e si alzò nuovamente in piedi. Tooru rimase a sedere sul pavimento irregolare del capanno, confuso dal comportamento contraddittorio del generale. Si aspettava che Ushijima si forzasse su di lui, che lo prendesse in quell'esatto istante. Dentro di sé ci aveva quasi sperato: in quel modo avrebbe saziato la sua curiosità, placato la sua fame, estinto ogni dubbio. E forse quella strana attrazione se ne sarebbe andata, e sarebbe potuto tornare ad odiarlo.

"Unirmi all'esercito è stato l'unico modo di sfuggire alle continue pressioni dei miei genitori. È vero che fin da subito sono entrato fra le sfere più alte, grazie al nome della mia famiglia, ma la strada che ho scelto è stata l'unica via di salvezza per uno... come me. Può darmi del codardo se vuole, dell'assassino o dell'egoista, ma alla fin fine io sono come lei, alla ricerca di un modo per fuggire lontano dall'Inghilterra, da questa società spietata."

Ushijima non aveva bisogno di fornirgli nessun'altra spiegazione. Entrambi erano a conoscenza del rischio che correvano ogni giorno a causa della loro 'perversione', punibile per legge.

"Mi dispiace se le ho mancato di rispetto. Non succederà mai più" concluse Ushijima, infilando la manica della camicia ancora umida di pioggia. Oikawa si alzò a sedere, occhi bassi per la vergogna di aver giudicato il generale un mostro insensibile.

 

Ripercorsero il sentiero che avevano fatto all'andata, stavolta senza soffermarsi ad osservare il paesaggio. Oikawa amava l'odore che si sprigionava dai campi dopo che la pioggia li aveva battuti, ma preso com'era dal senso di colpa, non fece neanche caso a ciò che lo circondava, lasciando che il cavallo ritrovasse da solo la strada per Thornfield Hall. Ushijima dietro di lui si era chiuso di nuovo in sé stesso, e il silenzio regnava sovrano. Tooru non vedeva l'ora di arrivare a casa per potersi confidare con Naoko. Non c'era nessuno che conoscesse il suo cuore come sua sorella.

  
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