Chapter 7 – You are
safe in my heart and – My heart will
go on and on
“Ultimamente
I miei
problemi di autostima sono molto peggiorati, dottoressa”,
dice Malefica, con
aria sconfortata.
Lo studio
è un po’
spoglio, a parte la scrivania a cui lei e la dottoressa sono sedute gli
unici
ornamenti sono una pianta di ficus e un attestato appeso al muro:
‘dottoressa
Lerena Wasabi, psichiatra e psicoterapeuta’.
“Si
sfoghi pure,
signorina Malefica”, dice la dottoressa, aggiustandosi gli
occhiali sul naso;
“siamo qui anche per questo.”
Malefica
si sostiene la
testa con una mano e ha un’espressione corrucciata.
“È
che, vede, dottoressa,
io ho sempre basato la mia vita su una certa immagine di me…
ho sempre puntato
molto sulla carriera, non so se mi spiego. Sin da piccola mi sentivo
portata
per fare il cattivo Disney, mi veniva un po’ naturale,
diciamo; anche il nome
calzava molto bene, non è mica un nome d’arte o
che, sa? Mi chiamo proprio
Malefica. Quindi capisce che vedevo questo ruolo di perfida strega un
po’ con
un senso di predestinazione. Ci ho messo veramente tutta me stessa per
diventare una cattiva perfetta, è stato un lavoro
duro.”
“Però
ha ripagato, non è
vero?”, fa la dottoressa, scostandosi i capelli biondi da un
orecchio; “è
diventata una cattiva di grande successo.”
“Lo
pensavo anche io. Ma
poi le cose hanno iniziato ad andare male…”,
risponde Malefica.
“Me
ne parli”
“Vede,
è iniziato quando
ho deciso di ricoprire questo ruolo di grande rilievo in Kingdom
Hearts. Ero
sempre stata una cattiva solo nel Regno Incantato, che non è
che fosse male ma,
ecco, adesso potevo essere una minaccia di livello multiversale, era un
po’ un
salto di qualità. E arriva questo vecchiaccio bacucco,
questo Xehanort, che mi
offre la possibilità di fare il salto, ovviamente colgo
l’occasione. E per un
po’ va pure tutto bene. Ma poi…”, esita
un po’ prima di continuare; “poi
niente, insomma sono in questo videogioco strambo in cui Paperino e
Pippo
combattono contro Sephiroth, e io sono questa grande minaccia che vuole
dominare tutti i mondi, e faccio anche delle belle boss battle. Se non
che,
poi, senza preavviso, mi trombano!”
La
dottoressa inarca un
sopracciglio.
“Intende…
in senso…”
“Ma
no, no, che ha
capito!”, dice Malefica, “intendo che mi
declassano, puff, così! Un attimo
prima ero il Big Bad, e un attimo dopo sono morta e viene fuori che ero
un
burattino! Ma le sembra bello questo modo di fare?”
“Deve
essere stato
sgradevole.”
“Altroché!
Poi da lì è
andato tutto in discesa. Intendiamoci, il lavoro di cattivo ha i suoi
lati
negativi, come tutti i mestieri, suppongo; morire e poi resuscitare
senza
motivo e senza spiegazione alcuna nel capitolo successivo sono cose che
capitano quando fai questa scelta di vita, non è quello il
problema. È che poi
mi fanno ritornare e mi hanno trasformato in una pippa, scusi la
volgarità.”
“Ma
si figuri.”
“Da
allora ho cominciato
a fare solo cose ridicole… giro per i mondi cercando di
creare Heartless, che
mi sembra anche una cosa molto scema visto che la prima volta che
l’ho fatto
non è che mi sia andata proprio benissimo. Peraltro pure gli
Heartless si sono
rammolliti un sacco, quindi vado lì, e faccio queste cose
cattive, ma poi alla
fin fine non sono io la vera minaccia e finisce che mi sento utile come
un
preservativo ad una riunione di Arcilesbica. E poi mi vengono in mente
un sacco
di piani stupidissimi che non portano da nessuna parte, e ovunque mi
giro e mi
volto invece trovo questo Xehanort, che ne spuntano continuamente nuove
versioni e fa tutto lui… E Xehanort di qui, e Xehanort di
là, e Xehanort che
prima è tipo il diavolo, poi diventa un Nessuno e inizia a
parlare come Papa
Francesco, e poi diventa la brutta copia di Darth Sidious, e poi
diventa
giovane, e poi gli spuntano i capelli a punta… Cavolo, io mi
devo trasformare
in un drago per fare bella figura e quello cambia taglio di capelli ed
è un
uomo arrivato! Cioè, lei capisce che effetto mi fa? Io ho
sempre fondato la mia
vita su quest’immagine di me stessa come cattiva competente,
temuta, odiata! Mi
sono sempre ritenuta una cattiva piuttosto brava in quello che faccio,
adesso
invece mi trovo ad essere trattata quasi come se fossi… buona! Che poi forse avrà
visto quel film con Angelina Jolie, e
capirà che cose come quella non aiutano né con la
mia immagine pubblica né con
la mia autostima, cioè, mi hanno trasformato in
un’eroina femminista! Mi sento
una rovina, una vergogna per le Forze del Male. Fra l’altro
fra due mesi compio
ottocento anni, sono un traguardo importante ma io comincio a sentire
l’età… l’orologio
biologico comincia a ticchettare; io non ho mai voluto avere figli, ma
prima era
una mia scelta, adesso è diverso, so che presto non
potrò più averne… E insomma
ultimamente mi alzo dal letto la mattina, dopo queste nottatacce
orrende e
insonni, mi guardo allo specchio, mi vedo, vedo questa strega un
po’ attempata
e zitella con un lavoro insoddisfacente e mi chiedo
‘Malefica, sei la persona
che vorresti essere? È questo il punto della vita a cui
dovevi essere arrivata?’,
e non so più che rispondermi, dottoressa.”
“Capisco
perfettamente”,
fa la dottoressa Lerena; “ma visto che ha tirato in ballo i
figli, mi dica: la
sua vita personale, invece, come va? Ci sono uomini, nella sua vita? O
donne,
chiaramente…”
Malefica
sospira.
“Be’,
ci sarebbe Pietro. È
il mio tirapiedi, essenzialmente.”
“Che
tipo è?”
“Be’,
fa il duro ma in
realtà ha un animo molto dolce, e tiene veramente tanto a
me; fa sempre di
tutto per farmi contenta, è praticamente perfetto.”
“Sembra
che sarebbe un
buon partner.”
“Ma
stiamo scherzando?! A
me piace l’uomo stronzo, quello che ti tratta male, grida, ha
un esercito di
animali feroci e ha un complotto geniale per distruggere il mondo; tipo
Vladimir Putin. Pietro è un bonaccione, che figura ci farei
a mettermi con
lui? Nono,
friendzone, assolutamente.”
“Capisco.
Purtroppo il
nostro tempo sta per scadere. Nella seduta di oggi sono uscite fuori
delle cose
interessanti. Le lascio qualche spunto su cui riflettere da portarsi a
casa. La
prima cosa che secondo me lei deve realizzare è che lei
è veramente una cattiva
di grandissimo successo. Malefica non è solo un nome,
è un brand, è un simbolo
dei cattivi Disney; si ricordi sempre questo. La seconda cosa che
ritengo sia
importante dirle è che essere femminista ed essere una
cattiva non sono assolutamente
due cose in conflitto. Ho molte amiche femministe che sono dei veri
mostri. Io
stessa mi reputo femminista, ho dovuto esserlo per forza visto che ho
lavorato
per anni in un ambiente in cui ero l’unica donna insieme a
dodici maschi e
avevo un rango bassissimo, e le lascio immaginare come mi trattavano;
eppure
sono una cattiva di prim’ordine. Oserei dire che essere
femminista può essere
un valore aggiunto alla cattiveria di una donna.”
Malefica
fa un’espressione
poco convinta.
“Inoltre”,
prosegue la
dottoressa, “credo che lei dovrebbe smetterla di fare
confronti fra sé stessa e
altri cattivi. Ogni persona è unica come un fiocco di neve e
deve vivere la
propria vicenda, superare le proprie sfide e vincere le proprie
battaglie.”
“Ma
Xehanort…”
“Lei
non deve
confrontarsi con Xehanort. Possiamo anche dirlo chiaramente, Xehanort
è una
Mary Sue, un raro caso di ‘Villain Sue’, Mary Sue
cattiva, ma è indubbiamente una
Mary Sue di quelle che entrano nella leggenda e nella storia della
marysuaggine. Non può vincere un confronto contro una Mary
Sue. Ma d’altro
canto le Mary Sue sono incredibilmente noiose, nessuno le odia
davvero… Cioè,
tutti vogliono vederle morte, come con Xehanort, ma nessuno poi davvero
le ha
in stima. Lei invece ha fatto la storia della cattiveria da cartone
animato,
signorina Malefica; se mi permette un’opinione personale, e
qui mi lasci uscire
un attimo dal ruolo di terapeuta, io credo sia molto meglio lei di
Xehanort. Deve
solo recuperare la fiducia in sé stessa. Perché
non fa qualcosa di nuovo per
rimettersi in pista? Potrebbe mettere su un bel piano malvagio come ai
vecchi
tempi.”
“Facile
a dirsi, dottoressa…”
“Le
sembra difficile ora perché
lei è depressa, ma vedrà che riuscirà
a rimettersi in movimento. Lei ha anche
tirato in ballo la questione dei figli… Io sospetto che lei
abbia iniziato a
pensare ai figli solo come un ripiego, visto che la sua carriera non
sta
andando come lei vorrebbe. Questa è una ragione
sbagliatissima per volere dei
figli, quindi prima di pensare a cose come la procreazione dovrebbe
chiarire
dentro di sé se si tratta di una cosa che desidera davvero.
La società ci manda
il messaggio che una donna che non ha figli è una donna
fallita, ma le assicuro
che non è affatto vero e che la genitorialità
dovrebbe essere una cosa che si
vuole dal profondo del cuore, non una che si fa per andare incontro
alle
aspettative della società. Secondo me lei non vuole davvero
figli, me lo lasci
dire; secondo me ciò che la preoccupa non è tanto
il fatto di volere figli, ma
il fatto che sa che presto anche se li volesse non li potrebbe avere
più. Su
questo, lasci che le dica qualcosa di molto pratico: lei vive nel Regno
Incantato, no? Se non sbaglio lì la fecondazione eterologa
è legale, ed
eventualmente c’è anche la gestazione per altri,
quindi lei potrà avere figli
ancora per qualche decennio se non per un secolo. Non si faccia
prendere dall’ansia
su questo. E poi c’è la sua frequentazione con
Pietro… Durante la prossima
seduta ne riparleremo meglio. Comunque il mio suggerimento, per ora,
è: perché
non prova a conoscerlo meglio, a guardarlo con occhi diversi? Magari
sotto la
scorza buona e gentile si nasconde un essere ripugnante, una vera
carogna che
non sfigurerebbe accanto a quel tipo che diceva prima,
‘Sputnik’.”
“Putin”,
corresse Malefica,
“comunque capisco cosa intende. Sui farmaci invece cosa
facciamo?”
“Dunque,
se ben ricordo lei
sta prendendo il Prozac, giusto? 30 mg alla sera, mi pare. E ci avevamo
messo
anche…” cerca un po’ fra i suoi appunti
“… Il litio, giusto?”
“Sì,
dottoressa”, dice
Malefica; “del litio però non sono contentissima,
mi ha fatto mettere su qualche
chilo.”
“Capisco,
ma mi sa che in
questo periodo lei ha bisogno di un aiuto farmacologico un
po’ più forte per
tirarsi fuori da questo brutto momento. Il litio direi che non lo
tocchiamo, ma
aumentiamo il prozac a 60 mg; li scaliamo, ovviamente, mi prende 45 mg
per una settimana, prima, e solo poi passiamo a 60, va bene? Mi raccomando, li divida fra la mattina e la sera, 30 mg la mattina e il resto la sera”
“Va
bene. Grazie,
dottoressa, non so cosa farei senza di lei.
“Ma
si figuri. Sono
ottanta euro.”
Fuori
dallo studio della
dottoressa Malefica trova una splendida giornata.
“Oh,
fantastico! Ci
mancava solo questa!”, impreca, “quando ero uscita
piovigginava, adesso il
sole! Non ho manco l’ombrello! Che clima di merda questo
posto!”
Si avvia
sotto il sole
borbottando maledizioni, quando qualcosa le urta leggermente la gamba.
Guarda
in basso e vede un pallone da calcio. Malefica si china e lo raccoglie
“Scusa,
signora, scusa”,
fa un bimbetto avvicinandosi tutto preoccupato; “non
l’abbiamo fatto apposta! Ci
ridai il pallone?”
Il
bambino si avvicina e lei
glielo porge.
Dannazione, ma che fai, Malefica?, pensa la strega; non
potevi almeno bucarglielo, o almeno tenertelo un po’ prima di
darglielo, giusto per tenerli sulle spine? O almeno almeno
rimproverarli per
averti chiamato ‘signora’!
“Grazie
mille, buona
signora!”, fa il bambino; “ehi, ma… non
ti ho già visto da qualche parte,
signora?”
Malefica
sorride
soddisfatta; forse la giornata non
è
stata un completo fallimento, pensa.
“Ma
sì, sei Malefica! La
fata buona di quel film con Angelina Ggiolì!”
Il
sorriso si gela sul volto
di Malefica.
“Ehi,
ragazzi!”, dice il
bambino rivolto ai suoi compagni di gioco, “venite a vedere,
c’è Angelina
Ggiolì!”
“Uuuh!
Angelina Ggiolì!”,
fanno gli altri bambini avvicinandosi; “ci autografi il
pallone, signora Ggiolì?”
Malefica
impallidisce e
indietreggia, come colpita al cuore.
“Signora
lo sai che eri
più bella nel film?”
“Autografo,
autografo!”
“No…
No… Andate via…”, si
lamenta debolmente Malefica, cercando di spingerli via.
“Grazie
che proteggi la
foresta dal re cattivo, Angelina!”
Malefica
scoppia in urla
disperate e inizia a scappare, inseguita dai ragazzini.
“Perché
scappi, buona
signora? Noi ti vogliamo bene!”
“No,
aiuto! Andate via!”,
strilla Malefica, infilandosi in una strada laterale. Sbianca come un
lenzuolo
quando si accorge di essere in un vicolo cieco. Il branco di bambini si
affaccia all’entrata del vicolo.
“Eccoti,
buona signora!
Perché scappavi? Vogliamo solo riempirti di tanti abbracci e
bacini affettuosi!”
“Aiuto!
Qualcuno mi
aiuti!”
“Ma
perché urli, signora?
Tanto non ti sente nessuno!”, dice uno dei bambini, quello
più alto e
affettuoso; “e poi lo sappiamo che in realtà ti
piace, perché sotto sotto sei
buona…”
I bambini
si avvicinano e
la circondano.
“Bene,
buona signora, ora
ci divertiamo un po’ con te… Dai, trasforma un
animale in un drago, sarà
divertente!” tutti i bambini battono le mani, avvicinandosi
da ogni lato
minacciosamente.
“No!
No! Andate via,
ripugnanti piccoli mostri, andate via!”
“Ihihihi!”
Ridacchiano;
quello più alto si avvicina; “e adesso tanti
abbracci alla signora!”
Malefica
chiude gli occhi
per non vedere quelle braccia bramose avvicinarsi, e attende
l’inevitabile. Ma
ecco che sente un urlo, seguito da molti altri. Riapre gli occhi. I
corpi dei
bambini sono in fiamme, e scappano tutti di qua e di là; uno
di loro sbatte al
muro e cade a terra, rotolandosi disperato nel tentativo di spegnere il
fuoco,
mentre gli altri abbandonano il vicolo.
Malefica
non si rende
ancora conto di cosa sia successo, ma è chiaro che adesso
è in salvo, e tira un
sospiro di sollievo. Ed ecco che davanti a sé,
all’entrata del vicolo, vede un
individuo piuttosto strano. È un tipo in giacca e cravatta
grigie, con occhiali
spessi come fondi di bottiglia e affetto da forte calvizie; il tipo
è impegnato
a ripiegare un lanciafiamme e riporlo nella sua
ventiquattr’ore.
Malefica
si alza in piedi
e va incontro a quell’uomo.
“È
… è stato lei a
salvarmi, vero?”
L’uomo
non la guarda
neanche in viso.
“L’ho
fatto solo per i
miei scopi malvagi”, risponde.
Malefica
resta ammirata
da quella risposta.
“Vuol
dire che… lei… ha
bruciato vivi dei bambini… per
divertimento?”
“Precisamente”,
fa l’uomo,
richiudendo finalmente la valigia e guardando Malefica in viso.
Lei
sorride estasiata.
“Ma
è privo di qualsiasi
morale! Lei deve essere un cattivo professionista!”
“In
effetti sì”, risponde
l’uomo; “Arturo Giacomelli, avvocato penalista;
ecco i miei contatti”, fa l’uomo
porgendo un biglietto da visita che Malefica legge con attenzione.
“Cavolo…”,
fa Malefica,
quasi spaventata.
“E
non ha sentito il
peggio: sono specializzato in difesa del diritto
d’autore”, dice l’avvocato,
sistemandosi la cravatta e sorridendo soddisfatto.
Un
brivido percorre la
schiena della fata. Con quell’uomo non era il caso di
scherzare.
“Sia
chiaro che non
sentirà una parola di ringraziamento da me!”, fa
Malefica, comprendendo la
necessità di non sfigurare di fronte ad un tale campione
della cattiveria.
“Oh,
non mi aspettavo
niente del genere, signorina. Dopotutto Malefica deve essere
all’altezza della
propria fama. Maledire una bimba in fasce non è una cosa da
dilettanti.”
“Ma
allora lei mi
conosce?”, fa lei, piacevolmente sorpresa.
“Conoscere
le persone fa
parte del mio lavoro, signorina”, risponde l’uomo.
“Comunque, devo
dire che le notizie che mi sono arrivate ultimamente sul suo conto sono
piuttosto
desolanti. Aiutare i buoni a sconfiggere la vera minaccia…
Non avere neanche
una boss battle… metter su piani ridicoli che non portano da
nessuna parte…
Sembrerebbe che lei non sia più la cattiva di una volta,
signorina Malefica.”
Malefica
si sente come se
le avessero pugnalato il cuore. Sì, di nuovo.
“Forse
tutto sommato
questa conversazione è perdita di tempo”, dice
Giacomelli; “è chiaro che la
Malefica di cui avevo tanto sentito parlare non
c’è più. La saluto,
signorina”,
fa l’avvocato facendo per andar via.
“Un
momento!”, esclama
Malefica, ferita nell’orgoglio e piuttosto arrabbiata;
“ma come si permette di
parlarmi così?! Ok, non sarò un avvocato
penalista, e magari starò passando un
brutto periodo, ma sono comunque ancora una cattiva di primissima
classe!”
L’uomo
si volta
lentamente, mostrando un sorriso maligno. Malefica avverte
un’emozione nuova
nel vedere quella bocca contorta in un ghigno senza allegria da cui
mancano
vari denti. Sente un calore alle parti basse di cui non credeva
più di essere
capace.
“Lei
dice, signorina?
Sarebbe pronta a dimostrarlo? A mostrare al mondo che Malefica
è ancora capace
di inenarrabile perfidia? Sarebbe pronta ad avere un ruolo di primo
piano nella
trama più diabolica e malvagia che mente umana abbia mai
concepito?”
“Sì,
sarei pronta!”, risponde lei, decisa.
“Bene…”,
fa l’avvocato; “in
questo caso ho una proposta da farle.”