Chapter 8 – Look
but please don’t touch the glass –
Eyeballs don’t leave fingerprints
Terra
è disteso sul letto
nella sua stanza, immerso in pensieri oscuri. Le parole
dell’uomo pelato e
abbronzato dall’aria inquietante che non è
Xehanort lo tormentano.
“Cielo,
io ho passato
tutta la vita a cercare di fare il bravo e buono, a non cedere
all’oscurità, ma
in effetti non mi ero mai posto la questione se ne valesse la pena o
meno!
Quell’uomo che non era Xehanort mi ha veramente instillato un
dubbio!”
Terra
volge lo sguardo al
suo comodino, su cui è poggiata una cornice
d’argento con la foto autografata di
Justin Bieber.
“Oh,
Justin… mio idolo e
punto di riferimento nella vita! Se solo ci fossi tu qui con me a
consigliarmi!
Non sai quante volte sogno di averti qui accanto al letto; nei miei
sogni la
tua mano mi accarezza, e la tua voce sicura e virile mi guida
attraverso le
difficoltà della vita!”
Terra si
lascia andare ad
un sospiro. Poi dice:
“Vabbe’,
ma tu qui non ci
sei, quindi vediamo a chi altri posso rompere le balle per chiedere
consigli!”
Afferra
il suo smartphone
e richiama i numeri più telefonati. Al primo posto compare
‘Nixon K.X.F.
Rottermeier’; al secondo ‘Master Eraqus’.
Il dito
indugia su
‘Master Eraqus’ per qualche secondo.
“Uhm…
mi servirebbe il
consiglio di qualcuno che ne capisca molto di cuori,
oscurità e keyblade…”
Sta per
premere su
‘Master Eraqus’.
“Però
anche un ragazzino
sociopatico che ogni volta che mi risponde al telefono sbuffa e sembra
che stia
per mandarmi affanculo farà al caso mio!”
E preme
su ‘Nixon K.X.F.
Rottermeier’.
Nixon
è accanto al suo
monopattino stellare. Lo guarda da tutti i lati, non riuscendo a capire
da dove
cazzo si accenda.
Eppure ne avevo uno uguale uguale, prima che me lo
rubasse quel tizio incappucciato con le orecchie enormi!
Le sue
elucubrazioni
vengono interrotte dalla vibrazione dell’I-phone. Lo tira
fuori dalla tasca e
legge il nome di chi lo sta chiamando.
“Oh,
no! È Terra! Ci
mancava solo lui! Se rispondo mi attacca un pippone che non finisce
più!”, pensa ad
alta voce Nixon; “quasi
quasi lo ignoro…”
Quand’ecco
che sulla
spalla di Nixon compare un minuscolo Sora con aureola e bianche ali
d’angelo.
“Niiixoooon!”,
dice
l’angioletto-Sora, “ascolta la tua
coscieeeenzaaaaa…. Rispondi al
cellulaaareeeee…”
“La
mia buona
coscienza?!”, esclama Nixon; “pensavo di essermi
occupato di te mesi fa! Che ci
fai ancora in circolazione?!”
“Niiiixoooon…
dovresti
saperlo che il cianuro non funziona su entità che sono
prodotto della tua
immaginazioneeeeeee…”
“Uff…
potresti almeno
evitare di strascinare l’ultima parola di ogni
frase?”
“Mi
sa proprio di
nooooooooooooooooo…”
Nixooooon…
Cioè, Nixon,
guarda il cellulare, che continua a squillare.
“Ehi,
stronzetto! Non ti
azzardare a rispondere!”
La voce
proviene
dall’altra spalla; Nixon guarda e vede un minuscolo Riku con
le corna rosse e
la solita espressione di Riku da ‘ce l’ho solo io
nell’universo’.
“Oh,
bene!”, fa Nixon;
“voglio sentire anche la tua campana, cattiva
coscienza!”
“Non
devi assolutamente rispondere!
Lo sai che poi ti caga il cazzo per tre ore, e tu hai altre cose da
fare!”,
dice il mini-Riku.
“Niiixoooooon!
Devi
rispoooondereeeeee! Ti ricordi cosa è successo
l’ultima volta che non hai
risposto a Terraaaaaaaa? Si è tagliato le vene e lo hanno
ritrovato nella sua
vasca da bagno quasi dissanguatooooooooooo…”
“Ecchissenefrega!”,
fa il
mini-Riku, “così è la volta buona che
ci liberiamo di quel cretino! Non l’ho
ancora perdonato per quando ha preso in giro i capelli di Nixon
insinuando che
fossero poco puliti!”
“Quella
volta mi ha fatto
davvero innervosire!”, ringhia Nixon; “mini-Riku ha
ragione! Io non gli
rispondo!”
“Nixoooooon!”,
fa
l’angioletto Sora, “guarda che se poi si ammazza
danno la colpa a teeeeeeee!
Potrebbero indagare su di te e su altre cose che hai fatto, e non
è il momento
buono per subire un’inchiesta
giudiziariaaaaaaa…”
“Oh,
poffarre!”, esclama
il mini-Riku, “a questo non ci avevo pensato! In effetti
sarebbero guai! Forse
dovresti rispondere.”
“Ma
come? Hai cambiato
idea?”, chiede Nixon.
“Non
fraintendermi, credo
che un giorno Terra dovrà pagarla per aver offeso i tuoi
fantastici capelli, ma
in questo momento non puoi accumulare altri reati sulla tua fedina
penale!”
“Visto
che avevo
ragioooooneeeeeeee?”
“Sigh”,
sospira Nixon,
“suppongo che non ci sia altra scelta,
allora…”
“No!”
“Decisamente
nooooooooooooooooo…”
“Va
bene, rispondo, ora però
sparite!”
Le due
entità immaginarie
scompaiono. Nixon, avvicina il dito al simbolo di risposta con lentezza
esasperante,
come se ogni millimetro fosse un colpo di pestacarne sui coglioni.
“…
Pronto…”, risponde, la
sofferenza traspira in ogni singola sillaba.
“Nixon!”, fa la voce di Terra,
“amicissimo
mio! Quanto tempo che ci hai messo a rispondere! Che stavi facendo? Di
sicuro
non ti stavi lavando i capelli! Ah ah ah!”
Io lo ammazzo io lo ammazzo io lo
ammazzo…
“Eh
eh eh… ma che
simpatico che sei… eh eh eh… Dimmi che cosa ti
serve, caro.”
“Ho un grosso problema, e mi serve un tuo consiglio!
Sto avendo delle
tremende crisi d’ansia, mi sono appena preso una doppia
camomilla ma ancora ho
tutta la mano che mi trema, una cosa incredibile guarda, non riesco
manco ad
allenarmi con il keyblade, che è un problema
perché allenarmi con il keyblade
era l’unica cosa che facevo tutto il giorno da appena sveglio
a mezzogiorno
fino a quando non vado a letto alle sei del pomeriggio!”
Nixon
comincia già ad
avvertire una sensazione come di un gatto appeso con le unghie ai
maroni.
“Comunque, ti spiego subito il problema: ieri stavo
facendo la guida per
alcuni turisti; ricordi che il Maestro Eraqus mi ha dato da fare un
secondo
lavoretto per tenermi impegnato? Che personalmente la cosa mi lascia
molto frustrato,
ricordi che ti ho detto anche che io mi sento piuttosto insoddisfatto
di come
mi tratta; cioè, non è che mi faccia proprio
schifo svolgere queste mansioni,
ma non mi sento valorizzato appieno dal maestro Eraqus, io mi impegno
tanto e
lui non fa altro che dire sempre ‘Terra, Terra, devi tenere
più sotto controllo
l’oscurità’, ma io già mi
trattengo il gas nell’intestino per delle ore a
lezione, e mi sembra che questa cosa già dovrebbe essere
almeno un pochettino
premiata, invece quello rimbrotta, che poi se ci pensi bene una persona
brillante e capace come me dovrebbe essere già maestro del
keyblade se la cosa
si basasse sul merito, cioè, non sono mica un bimbetto come
te, che per carità,
non voglio dire che tu sia un cattivo allievo, però, ecco,
dobbiamo dircelo, io
sono parecchio più maturo e brillante di te, che comunque
sei brillantissimo,
non fraintendermi, credo che la cosa che ti trattiene di più
siano quei
capelli, potrei consigliarti uno shampoo per capelli grassi che
è una favola…
Scusami, forse sto divagando un pochetto?”
“No…
tranquillo… non ho
mica altro da fare…”
Nixon
lancia uno sguardo
veloce alla finestra della propria stanza, e vi scorge l’uomo
mascherato che lo
guarda e si batte due dita sul polso facendogli segno di tenere
d’occhio
l’orologio.
“Ah, bene, comunque, ti dicevo, stavo facendo la
guida turistica al
cimitero dei keyblade, dove ci sono tutti questi turisti giapponesi
stupidi
come scarpe che non è chiaro che cosa ci trovino di bello
nel cimitero dei
keyblade, cioè, i miei genitori mi hanno comprato un viaggio
alla Terra dei
Draghi quando ho preso la maturità, ed è tutta
un’altra cosa, a parte che ci
sono queste cinesine fantastiche che a letto fanno veramente fuochi
d’artificio… ah ah ah… l’hai
capita? Comunque, insomma quelli forse non possono
andarci in Cina perché sono poveri, e allora vanno
lì per vedere questi
keyblade che sono pure morti, che non capisco perché
vogliano vedere dei
keyblade morti quando alla Lidl stanno facendo una svendita di Keyblade
vivi e
attivi e ormai ce l’hanno tutti… Fra
l’altro i miei genitori mi hanno regalato
il mio primo keyblade quando ho fatto diciotto anni, ed era mille volte
meglio
di quelli lì, mica un wayward wind qualsiasi, era una roba
di livello insomma…
oh, scusa, dimenticavo, forse il tuo keyblade era il wayward wind? Che
è un
ottimo keyblade, eh, per carità, non voglio insinuare
niente, però, diciamolo,
non è come quello che avevo io, quello era un prodotto di
qualità, i miei
l’avevano pagato tipo duemilacinquecento munny, che sono una
cifra, ma coi
proventi della fabbrica di gelato al sale marino di papà noi
queste cose ce le
possiamo permettere...”
Nixon ha
estratto un
tagliacarte dal taschino e lo tiene sospeso minacciosamente sul polso.
“Insomma fra i turisti c’è
questo tizio abbronzato, che somiglia
vagamente a master Xehanort, pure tutto pelato, che mi chiedevo se
quando sei
messo così male non sia il caso di prenderti almeno un
parrucchino; cioè, mio
padre si è fatto il trapianto di capelli quando ha iniziato
a perderli, ma noi
ce lo possiamo permettere, forse questo tizio no perché
c’aveva un pochino
l’aria del morto di fame, ma almeno un toupet cazzo
prenditelo che non è manco
bello farti vedere in giro così, no? Certo poi se uno i
capelli non se li deve
lavare, forse è meglio rasarseli a zero, non che io voglia
insinuare niente su
di te, hai dei fantastici capelli…”
Il
cervello di Nixon, ormai
seriamente danneggiato, comincia a produrre un’allucinazione
in cui una pecora
in motocicletta con in bocca una pipa che si sta sciogliendo come in un
quadro
di Dalì cerca di vendergli una batteria di pentole, mentre
sullo sfondo dei
Nessuno-Berserker ballano sulle note di ‘Redefinition (of
Disco)’. Le parole di
Terra cominciano a sfuggirgli, coglie solo dei frammenti del discorso,
che
comincia ad apparirgli completamente privo di senso.
“…Insomma alla fine se ne vanno tutti e
mentre pulisco il trenino, che
poi secondo me non spetterebbe mica a me pulire il trenino,
cioè, quella è una
cosa che potresti fare tu, semmai, ma io diciamocelo sono ad un livello
un po’
più alto; comunque non ti trovo che questo mi ha lasciato il
suo biglietto da
visita sul sedile, con tanto di numero di telefono ed e-mail? E io mi
sono
chiesto se magari questo qui non è gay e ci sta provando con
me! Che sia
chiaro, sai che non ho nulla contro i gay, dopotutto anche tu sei un
po’
effeminato ma non per questo ti escludo dalle mie amicizie, no? Che poi
la mia
famiglia mi ha sempre insegnato che gli altri vanno rispettati anche se
sono
poveri o finocchi o pelati, però io sono etero,
cioè, a me mi piace la figa, lo
sai che me ne porto a letto quattro diverse alla settimana, insomma, io
non
sono come te che scopi una volta ogni sei mesi e ti va bene
così e ringrazi pure
il cielo, io sono uno di successo, e tu capisci che questo porta con
sé un
sacco di problemi perché per esempio ti abitui a tutto
questo sesso e poi non
riesci più a farne a meno facilmente se per esempio una
settimana ti influenzi,
certe volte ti invidio, tu vivi una vita così semplice
mentre invece la mia è
resa così complicata dai soldi e dal sesso e dal talento, e
poi quando sei uno
attraente come me ti capita di attirare le attenzioni di qualche
vecchio
pervertito o di qualche topo incappucciato con enormi orecchie tonde, e
io non
so mai come gestirle, poi però ho pensato che questo tipo
non faceva le
mossette e non era vestito come una checca e non mi sembrava neanche
uno
stilista famoso, quindi non poteva essere davvero gay e
blablabla…”
Nixon
ormai è smarrito in
un sogno; le parole di Terra si affastellano in un mucchio di versi
incomprensibili alle sue orecchie.
“Blablabla yakyakyak blateroblateroblatero
ciarlociarlociarlo…”
Nixon sta
per perdere i
sensi. Non si rende più nemmeno conto di quanto tempo sia
passato, forse ore, o
giorni… a un certo punto, avviene qualcosa che non sperava
accadesse più:
“… E questo è quanto!”
C’è
un attimo di
silenzio.
“D-d-davvero?!
Davvero davvero?!”,
domanda Nixon,
incredulo.
“Certo! Allora, che ne pensi, Nixon? Mi serve il tuo
consiglio, perché
tu sei il mio migliorissimo amicissimo e non sei perfetto come me e so
che il
tuo punto di vista un po’ più basso sarebbe
prezioso. Quale delle due cose
dovrei fare?”
Oh, cazzo,
pensa Nixon, mi sono perso una
parte importante!
“Allora, Nixon? Da quello che mi dirai potrebbe
dipendere il modo in cui
continuerà questa storia! Cerca di non rispondermi a caso!”
“Oh…
e-ehm… dici che…
che… ci sono solo quelle due
opzioni?”
“Ma sì, non ne vedo altre, e non sento
neanche il bisogno di ripetere
quali siano perché è completamente ovvio da tutto
il mio discorso!”
“Be’…
be’… direi che…
ehm… forse… forse l-laaa… la prima
è meglio?”
“Uhm…”, fa Terra,
poco convinto, “ma sei sicuro? A me
convinceva un po’ di più la seconda…”
“Ah,
be’, io direi che…
che… alla fine bisogna sempre seguire il cuore,
ecco!”, Nixon si fa i
complimenti da solo nella mente per questa trovata geniale con cui si
cava
d’impaccio.
“Cavolo, Nixon, hai veramente ragione!”,
fa Terra; “farò come dice
il mio cuore! Sei
stato prezioso come al solito! Sono
fortunato ad avere un amico te, un po’ meno brillante ma
così bravo a farmi
vedere le cose da un punto di vista un po’ più
plebeo! Adesso vado a seguire il
tuo suggerimento! Un grandissimo abbraccio! Ma non toccarmi con quei
capelli,
eh! Ah ah ah!”
“Ehehehehe…”
mugugna
Nixon fra i denti, ma pensando qualcosa tipo quando
ci vediamo io ti faccio saltare i denti uno a uno brutto pezzo
di merda infame figlio di buonadonna!
A quel
punto Terra chiude
la conversazione, e si alza dal letto, tutto soddisfatto.
“Questa
telefonata con
Nixon è stata veramente illuminante!”, parla da
solo; “faccio a bene a tenermi
fra gli amici quel poveretto; non solo faccio un’opera buona,
ma alla fine è anche
un bravo ragazzo e torna utile! Gli dovrò regalare uno dei
miei I-phone usati per
sdebitarmi! Comunque…”
Materializza
il keyblade
nella mano destra.
“Tempo
di fare come dice
lui e seguire il cuore! Il che, nel mio caso, significa cedere
all’oscurità!
Omicidi, stupri, puzzette in ascensore, sto arrivando! Quattordicenni
vergini,
dite le vostre ultime preghiere! MWAHAHAHAH”