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Autore: BowtiesAreCool    28/04/2017    1 recensioni
AU! Gemme Dell'Infinito
Coppie: Phil/Clint - Accenni Steve/Tony - Accenni Thor/Loki
Dal banco dietro Coulson proveniva un sonoro russare: era inconcepibile come un ragazzo dell'età di Anthony Stark potesse avere tanto sonno arretrato, eppure non c'era lezione mattutina che egli trascorresse sveglio, vigile, attento alle parole del professore. Abbandonato sulla superficie costellata di scritte e graffiti, Tony poggiava gli scarmigliati capelli neri sulle braccia coperte di ematomi, chiudeva le palpebre cerchiate di livida insonnia, quindi spalancava la bocca ad un quieto, letargico russare. Persino gli insegnanti avevano perso ogni speranza di vederlo interessato a quel che avevano da dire.
Con un mezzo sorriso, Phil si girò, sistemandosi i capelli castani sulla fronte, gli occhi azzurri posati gentilmente sul viso dell’amico, e lo scosse appena. “Ehi.” Bisbigliò. “Va bene dormire, ma evita di russare, così disturbi tutti.”
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Agente Phil Coulson, Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Tre




"Nottataccia?" Steve aveva girato la testa verso Coulson, quando lo aveva sentito arrivare. Era seduto su una delle panche disseminate nel giardino antistante il liceo: accanto a sé teneva una cartelletta che ricordava una ventiquattrore e davanti un libro aperto, su cui stava segnando alcuni appunti.
Il ragazzo sbadigliò sonoramente. "Ho fatto nottata su quel saggio di storia." Mentì, sedendosi accanto a lui -Il Capitano aveva voluto fare il giro di tutta la città, a piedi.
"E tu? Come procede con chimica? Tony è un bravo insegnante?"
"Oh, ancora non abbiamo iniziato." Ammise l'altro. "Ieri non stava bene e mi dispiaceva chiamarlo di sera. Vuoi una mano col saggio?"
Scosse la testa. "No, tranquillo. Quindi vi vedrete oggi?"
"Forse. Non abbiamo ancora deciso nulla." Steve chiuse il libro e aprì la linguetta che teneva chiusa la cartelletta; vi pose dentro il volume, quindi si passò la tracolla sulla spalla destra. "Ancora non l'ho visto, stamani."
"Avrà fatto tardi come al solito. Ho provato a chiamarlo ma non ha risposto. Starà dormendo." Concluse con un sorriso.
"Dovrebbe dormire di più la notte e meno di giorno."
"La notte gli piace costruire le cose. Dice che il suo ingegno è più produttivo con la luna che col sole." Si sollevò con un altro sbadiglio. "Dovremmo entrare o faremo tardi anche noi."
"È un inventore?" Si informò il ragazzo di Brooklyn, alzandosi e incamminandosi verso la scuola.
Annuì. "Si. Gli piace costruire macchine e cose del genere."
"Ah, e io che a malapena so fare un castello di carte.. "
Phil ridacchiò. "Anche io sono pessimo, ma lui è un genio. Dico davvero."
"Sembra una brava persona." Convenne Steve, aprendo la porta dell'aula a Coulson. "Particolare, ma buona."
"Lo è davvero." Lo ringraziò con un cenno ed entrò in aula con un altro mezzo sbadiglio. "Anche se non lo ammetterebbe neanche sotto tortura. E' il mio migliore amico."
Il ragazzo di Brooklyn prese posto accanto a Coulson ed estrasse il solito quaderno, quindi una penna biro -Nonostante avesse la fedele stilografica con relative ricariche dentro la cartelletta. "Sono felice di aver incontrato sia te che lui."
"E io sono felice che tu sia qui." Phil si sedette e lasciò la tracolla sul pavimento. Poggiò la guancia sul pugno chiuso e lo guardò attentamente, studiandone gli occhi e la bocca –Aveva un’aria così familiare...
Steve aggrottò le sopracciglia. "Ho qualcosa sul viso?"
"Oh no, scusa. Notavo solo quanto fossero particolari i tuoi occhi."
L' altro non poté fare a meno di sbattere le palpebre. "Come, scusa?"
"Il colore dei tuoi occhi." Spiegò, continuando a guardarlo. "A primo impatto sembrano solo azzurri, ma hanno tantissime altre sfumature."
"...Okay?" Fece l'altro, titubante.
Il ragazzo sorrise, socchiudendo appena gli occhi. "Non ci sto provando, sta tranquillo. Solo mi piacciono i tuoi occhi."
"Non è una cosa che mi viene detta spesso."
"Davvero?" Continuò a sorridere. "Nessuna ragazza ti ha mai fatto un complimento?"
"Non in maniera tanto sincera. Forse una volta, un'amica di Londra."
Phil scosse la testa. "Dovresti avere fior fiori di ammiratrici, bello come sei."
Steve increspò la bocca in un quieto sorriso, un po' incerto, un po' ironico. "Mi stai corteggiando, forse?"
"Io?" Scosse la testa. "No, no, assolutamente! Non ci proverei mai con te, non sei il mio tipo." Rise.
Il ragazzo di Brooklyn gli diede una spallata giocosa. "Va bene, allora. È che le tue considerazioni erano un po' fraintendibili."
Phil scosse di nuovo le spalle con un mezzo sorriso. "Dico solo che sei un bel ragazzo e dovresti avere una fila bella lunga di ragazze, tutto qui. Anche Tony dovrebbe, se non fosse così strano."
"Non direi strano... Particolare."
"E' originale! E a proposito di Tony..." Guardò l'ora. "Comincio a preoccuparmi davvero." Afferrò il cellulare. "Provo a chiamarlo."
Steve annuì, quasi rilassato all'idea che l'attenzione fosse passata a qualcuno che non fosse lui.
Phil compose il numero. "Tony? Ehi, stai bene?"
Stark emise un mugugno dall'altra parte della cornetta. "Non ha suonato la sveglia."
Sorrise. "Mi stavo preoccupando. Ti aspetto in classe."
"Devo proprio...?"
"Se non ti senti, approfitta per riposare ancora. Passo da te dopo le lezioni."
"Perfetto. Scusa, ma mi si sono scaricate le batterie."
"Tranquillo, ci vediamo dopo. Ti saluta Steve." Disse, lanciando un'occhiata all'altro.
E questi annuì, guardandolo appena perplesso per la frase con cui stava per chiudere la chiamata.
"A dopo." Mise giù e guardò l'altro. "Non ha sentito la sveglia."
"Doveva essere distrutto."
Sollevò un sopracciglio. "A cosa ti riferisci?"
"Beh, se non ha sentito la sveglia e dorme da ieri..."
Phil lo guardò appena sospettoso. "Sarà stato molto stanco."
Steve annuì, di nuovo, quasi non sapesse bene né che dire, né che fare.
Phil gli lanciò un'occhiata. "Cosa c'è?"
"Nulla. "
"Dopo puoi venire a trovarlo con me se vuoi."
"Mi farebbe molto piacere."
"Tu dove vivi?"
Steve nominò un quartiere distante dalla scuola una ventina di minuti a piedi.
"Io abito lì vicino!" Saltò su Phil. "Potremmo vederci per studiare, qualche volta."
"Oh, sarebbe perfetto! Casa mia è ancora un po' in confusione a causa del trasloco." Lo avvisò l'altro. "Ce ne libereremo il prima possibile."
E Phil annuì afferrando un libro dalla tracolla. "Vivi con i tuoi genitori, vero?"
"Esatto. Mia madre è infermiera, mio padre è un soldato."
"Soldato? Ed è in licenza ora?"
Steve tamburellò le dita sul quaderno. "Ora si occupa delle scartoffie burocratiche."
"Oh... Meglio così, no?" Sorrise, quasi comprensivo.
"Molto. Non devo più preoccuparmi che cada al fronte."
Cosa aveva detto Tony? Che Steve gli pareva vecchio.
Desueto.
Il ragazzo sorrise. "I miei sono morti quando ero piccolo, invece." Disse. "Vivo con delle zie."
“Perdonami. Non volevo rivangare brutti ricordi."
Ma l’alro scosse la testa. "Nessun brutto ricordo, quasi non li ricordo più."
Steve allungò la mano e le dita erano calde, sulla pelle di Phil. "Mi spiace comunque."
Phil gli sorrise con calore. "Grazie."
Il ragazzo di Brooklyn continuò a sorridere, per poi dargli una pacca sul braccio -Molto più cameristica- e indicare il quaderno. "Sarà meglio pensare allo studio, ora."
 
***
 
Alla fine delle lezioni, Phil e Steve si diressero a casa di Tony ad una decina di isolata dalla scuola. "Ecco, siamo arrivati."
Era una casetta a due piani, una bicocca fin troppo scortese nel suo voler rendere noto a tutti la provenienza inglese del suo proprietario. Il giardino era curato alla perfezione, non un'ammaccatura rovinava la pittura esterna e uno scroscio di fiori brillava, allungandosi dai terrazzini. "È... Bellissima." Esalò Steve.
Phil ridacchiò. "Neanche Tony ha i genitori. E' cresciuto con un amico di suo padre e sua moglie."
La moglie, Hannah, si rivelò essere un uragano ungherese che abbracciò Phil con la dolcezza e il trasporto di una madre -E lo stesso fece con Steve, di cui trovò delizioso il baciamano e i modi cortesi. Svolazzante nell'abitino verde che risaltava gli occhi e i capelli bruno-rossicci, li condusse fino alla camera di Tony: il ragazzo, impaludato dentro una vecchia tuta rossa, stava armeggiando con alcuni cavi e attese di aver concluso il chissà-cosa su cui stava lavorando prima di salutarli.
"Ti ho portato dei biscotti." Phil posò un sacchetto di plastica sulla sua scrivania e andò a sedersi sul letto attaccato al muro. "Come ti senti?"
Steve invece rimase in piedi, gli occhi che osservavano curiosi la stanza del ragazzo, i poster, i marchingegni. "Bene." Fu la risposta di Stark, che agguantò i biscotti con rapidità di mano eccezionale. "Che mi sono perso?"
L'altro scosse le spalle. "Le solite cose. Ti ho portato anche i miei appunti."
"Yeeh--" Fu l'esclamazione sarcastica e tirata di Tony, che poi girò gli occhi verso Steve. "Siediti, ragazzone, il letto non morde."
Phil ridacchiò e poggiò la schiena alla parete, completamente a suo agio. "Tu a cosa stai lavorando?"
"A... Cose." E, dallo sguardo che rivolse a Phil, era palese a che ambito quelle "Cose" appartenessero.
"Come al solito!" Scherzò l'altro. "Ci sono novità?"
"Di che genere?"
Scosse le spalle. "Non lo so, in generale!"
Steve seguì lo scambio di battute, per poi schiarirsi la gola. "Forse è meglio che vada. Temo che la mia presenza qui vi crei imbarazzo."
"Ma non è vero!" Phil scosse la testa e batté la mano sul letto. "Rimani, non hai neanche provato i biscotti!"
Tony spalancò gli occhi a quella reazione tanto veemente; Rogers invece fece una quieta risata, allungandosi a prendere un dolce. "Biscotto sia."
"Possiamo giocare a qualcosa!"
"Non obbligo o verità." Gnaulò Stark. "Non obbligo o verità."
"Potremmo giocare anche a carte, se vi va."
"Oh, a quello so giocare." Fu il commento di Steve.
"Bene! Tony?"
Stark ingoiò un morso di biscotto. "Ma solo se ci diamo al poker."
"Basta che non scommettiamo soldi."
"Ma così togli tutto il divertimento!"
"Ho già speso la mia paghetta!" Rise l’altro.
"Beh, possiamo puntare fagioli o---"
"Fagioli?" Fu la reazione orripilata di Stark. "Cosa siamo, Rogers? Dei vecchietti?"
"Tony!" Lo sgridò Phil. "Usiamo delle fish ma senza poi pagare."
"Va bene va bene. Va bene." Tony roteò gli occhi al cielo. "Cattivo Stark. Cattivo."
Phil si sollevò e andò ad occupare il pavimento. Afferrò il mazzo di carte e cominciò a mescolarlo. "Hai dormito bene, vero?"
"Sì." Brontolò Tony, sedendosi a gambe incrociate. "E voi? Avete parlato alle mie spalle?"
"Tanto e male." Fu la risposta di Rogers, mentre si accomodava accanto all'altro.
"I professori hanno chiesto di te. Ho detto che eri influenzato."
"La Romanoff avrà pianto la mia assenza. Mi adora."
"Ah si, certo." Rise Phil mentre distribuiva le carte. "Domani verrai?"
"Se non mi cade un meteorite sulla testa stasera…"
"Meteorite?” Phil lo guardò tra il divertito e l’eloquente. “Non ti sembra di esagerare?"
"Sono realista."
Scosse la testa e prese un paio di carte. "Jarvis non c'è? Non l'ho visto."
"È andato al negozio kosher. Dammi due carte." Disse Stark, mentre Steve ne cambiava una.
Phil gli passò le carte e si mordicchiò le labbra. "Magari posso fermarmi a cena..."
"Faresti la felicità di Hanna." Tony gettò due fish da dieci davanti a sé.
Il ragazzo rilanciò con una fish da dieci. "Chiamo le mie zie ma non credo ci saranno problemi."
Una fish da venti, messa in tavola da Steve. "Non tirare troppo la corda, Rogers. Secondo me non hai una mano così bella."
"Secondo me ci spennerà entrambi." Replicò Phil, occhieggiando al ragazzo.
Steve arcuò la bocca in un sorriso compiaciuto. "È solo la fortuna del principiante." Disse, mostrando un full di assi.
"Fortuna del principiante?" Phil mostrò una scala reale. "O sei bravo?"
"Il mio tris di re sfigura." Brontolò Stark.
"Magari sei più fortunato in amore." Scherzò Coulson, rimescolando le carte.
"Non credo." Steve si rilassò un poco, mentre Tony lo osservava di sottecchi per non farsi vedere -Il sole che arrivava dalle finestre passava dita e carezze dorate tra i suoi capelli e… Mio Dio Stark datti un contegno.
Phil ridistribuì le carte. "Non vedo l'ora inizino le vacanze primaverili."
"Avete in programma qualcosa di particolare?"
"Dormire." Rise.
Anche Steve si unì alla risata e Tony si chiese, per un frammento di secondo, perché diavolo non potevano essere così, le loro giornate, senza una Gemma nascosta pigramente nel petto e mostri dalla faccia oblunga che lo volevano morto. "Io penso che spolvererò la moto." Disse Steve, mettendo una fish da trenta.
"Hai una moto?" Chiese l'altro, sorpreso. "Mi ci porti a fare un giro?"
"Una Harley Davidson." Confermò Steve, una punta di orgoglio nel fondo degli occhi azzurri.
"Dev'essere bellissima! Mi ci porti? Ti prego!" Phil lo guardava con occhi grandi e luminosi. “Ti prego!”
"D'accordo."
"Posso chiedertelo anche io?" Domandò Tony, guardando le carte con fissità tale da risultare forzata.
Phil spostò gli occhi sull'amico, prendendo una carta e rilanciando di venti. "Non pensavo ti piacessero le moto."
"Non ci sono mai salito sopra. Non posso dire che non mi piacciono, né il contrario."
"Io adoro le moto!" Phil sorrise. "Potremmo organizzare una gita al lago!"
"Approvo!" Salto su Tony. "È un'idea magnifica!"
Rise. "Bene! Possiamo preparare i pranzi a sacco e dormire sotto le stelle."
Steve sfiorò il contorno delle carte a punta di dita. "Sarebbero bellissimo."
"Facciamolo!" Esclamò Tony. "Niente ci tiene qui!"
Phil annuì. "Mancano ancora due settimane alle vacanze, abbiamo tempo per organizzarci."
"Io potrei cucinare qualcosa " propose Steve. "Me la cavo ai fornelli."
Tony annuì ed era davvero, davvero esaltato all'idea di poter fare quella sottospecie di gita casereccia, tutto zucchero filato e amici del cuore.
Ma la realtà, coi Chitauri accucciati nel buio, era più pericolosa e ben diversa.
 
   
 
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