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Autore: alaal    30/04/2017    1 recensioni
Quella sera, di fronte ad un buon bicchiere di latte caldo, ad un Pokémon innamorato viene chiesto qualcosa che metterà in dubbio tutta la sua esistenza. Avrà il coraggio di affrontare il suo destino e potere coronare il suo sogno d'amore? Un pericoloso rivale è dietro l'angolo... bisogna decidere in fretta.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James, Jessie, Meowth, Nuovo personaggio, Pikachu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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FLASHBACK

Il silenzio con cui veniamo accolti nel super lussuosissimo attico del boss ci lascia senza fiato. L’interno dell’ufficio super esclusivo di tutto il quartier generale del Team Rocket, quasi tutto in penombra, è pressoché impressionante al solo vedersi: suppellettili in puro oro zecchino, moquette morbida e sfavillante di riflessi argentati, quadri dipinti a mano da esperti maestri del settore, delle teche piene di trofei pieni di ogni genere distribuite su ogni parete, delle armature medievali ricoperte di platino troneggiavano in fondo ai lati del mastodontico ufficio del capo, impugnando rispettivamente una spada tempestata di rubini e l’altra di zaffiri. Un gigantesco mappamondo sferico tenuto da una base d’oro, anch’esso zecchino, era ai piedi della scrivania del nostro leader, ed è presente anche un acquario illuminato da luci inquietanti sulla nostra destra, che da solo occupa un’intera parete, incastrato perfettamente, occupando chissà quanto spazio.

Al soffitto pende una cristalliera di indefinibile valore, ancora più impreziosita da vari lapislazzuli, gemme, diamanti e altre preziosità il cui valore potrebbe farmi venire il capogiro al solo pensiero.

La nostra attenzione viene immediatamente catturata dai presenti nell’ufficio, ad occhio e croce grande almeno quattrocento metri quadrati, talmente è immenso. Dietro la scrivania, un’enorme vetrata dava al cortile interno del quartiere generale, e in lontananza è possibile scorgere le vette innevate del Monte Argento.

-Vi stavamo aspettando, TR37.- La voce proviene dalla destra della scrivania. Ci sono, al di fuori di noi e del boss, quattro persone sedute al tavolo. In lontananza, su una poltrona di pelle, è seduto il nostro leader Giovanni, che presiede il meeting. Alla sua sinistra, un tizio anziano, vestito con un camice bianco, quello che ha appena parlato a noi. Poi, alla destra del boss, una donna dai capelli neri e dallo sguardo infuocato, così come il suo rossetto e la sua tunica attillata ed elegante. Infine, seduti uno di fianco all’altro, due Capisquadra che non avevamo mai visto prima d’ora. Ho potuto notare il loro stemma, una R di colore azzurro, sulle spille attaccate alla maglia della divisa.

-Sapete di certo che questa riunione è stata programmata con il solo scopo di preparare il prossimo piano di appropriazione di beni destinati al museo di Plumbeopoli…- L’anziano inizia a parlare del motivo per cui siamo stati chiamati a presenziare all’importante riunione che si sta svolgendo proprio in questo momento. Jessie e James restano sull’attenti, seri come mai lo erano stati in vita loro, mentre io sposto lo sguardo un po’ nell’ambiente, osservando in faccia dapprima il vecchio che parla a ruota libera, soffermandosi su alcuni dettagli che mostra attraverso un proiettore e un fascio di luce che finisce contro il muro, delineando dei grafici un po’ troppo ostrogoti per i miei gusti; poi osservo la donna dal rossetto rosso scarlatto, che pare più interessata a guardarsi allo specchio e ad aggiustarsi la sua strana chioma nerastra; dopodiché osservo i due Capisquadra che restano in assoluto silenzio, e poi il mio sguardo scivola quasi immediatamente verso il leader, che con le gambe incrociate e una mano appoggiata su un bracciolo della poltrona, con l’altra accarezza il suo fetido Pokémon preferito sulla testa. Persian, l’orrendo gattaccio prediletto del nostro leader, se ne sta beatamente sdraiato sulla moquette, con la testa appoggiata sulla gamba del suo padrone, e riceve con estasiata gratitudine le carezze del suo padrone. Per un istante, i nostri sguardi (mio e quello di Persian) si incrociano, ma io volgo gli occhi da un’altra parte, risentito.

-...ed è per questo motivo che voi, TR37, siete stati scelti per questa delicata missione.- Le parole dell’uomo anziano si chiudono con un colpo di tosse che mi prendono leggermente alla sprovvista. Uno dei due Capisquadra, sogghignando, scuote la testa e incrocia le braccia al petto, affondando il corpo contro lo schienale della sua poltrona.

-Ancora non riesco a capire come una squadra come la vostra, che ha conquistato numerose sconfitte, sia stata scelta per intraprendere questa missione…- L’altro Caposquadra, ridacchiando, scuote la testa anche lui. Inizio a percepire un respiro affannato dalle parti di Jessie, ed un bisbiglio da parte di James.

-Inizio a credere che Team Rocket stia iniziando a cadere veramente verso il basso…- Nell’udire quella arrogante battutina nei nostri confronti, Jessie perde completamente le staffe e, facendo un passo in avanti, stringe un pugno davanti a sé e, gridando come un’isterica, ribatte con risentimento: -Ma chi ti credi di essere? Non ci conosci neppure!-. Io rimango raggelato e stordito dalle grida della mia compagna di squadra: sta ribattendo con ferocia dei commenti, seppure discutibili e fuori luogo, di un nostro diretto superiore. James, pestando con stizza un piede della donna, la intima di tacere mentre io non posso fare a meno che scrutare preoccupato lo sguardo enigmatico del nostro leader. Il volto di Giovanni, completamente in ombra, non fa presagire nulla delle sue probabili reazioni alla risposta furiosa di Jessie. Gli occhi scintillanti di Persian catturano la mia attenzione e, per un istante, posso intravedere la perfidia che si cela dietro quel volto felino.

-Bene, credo che questo sia tutto – la voce dell’anziano torna a farsi sentire, dopo un lungo chiacchiericcio in cui sono stati descritti i luoghi dell’esposizione dei reperti archeologici, l’esatta nomenclatura di tutte le guardie del circondario, le varie uscite di sicurezza e le possibili trappole e punti antifurto – La missione è prevista tra una settimana esatta a partire da oggi. Vi saranno date istruzioni tra tre giorni, la Generalessa vi darà la lista del materiale da consegnare il giorno successivo agli emissari del Team Rocket.- La donna chiamata in causa si alza in piedi e, con un atteggiamento arrogante e con uno sguardo duro, si avvicina verso di noi e, quasi con rabbia, ci sbatte in faccia un malloppo di carte che, vuoi per il lancio così improvviso, vuoi per la mancata applicazione di qualsiasi fermaglio ai fogli, essi si disperdono un po’ ovunque sulla moquette, e mentre noi ci affanniamo a recuperare i documenti in terra, sento le risatine dei due Capisquadra, una derisione che sinceramente non mi aspettavo di ricevere. Avrei tanto voluto graffiare la faccia di quei due presuntuosi, ma poi lo sguardo penetrante di Persian e il cupo silenzio del nostro leader mi impongono di gettarmi a capofitto sui fogli e butto giù controvoglia il rospo che ho in gola.

-Mi aspetto da voi il massimo dell’efficienza. Peccato non avere scelto diversamente, ma il leader è il leader, pertanto vedete di fare un buon lavoro! Altrimenti…- Il rauco mormorio della Generalessa, le cui parole sono pronunciate con così tanta cupa rabbia, mi fanno accapponare la pelle. Il brusio che si sta sviluppando alle spalle del nostro diretto superiore contrasta in maniera netta con le parole della donna e sembra che gli altri componenti del tavolo non si preoccupino assolutamente di quello che la Generalessa ci sta dicendo. Finito di raccogliere i fogli, la donna ci ordina di abbandonare immediatamente la sala e, correndo quasi all’indietro, ci inchiniamo in ossequiosi salamelecchi e dimostrazioni di obbedienza assoluta e di essere pronti per qualunque informazione. Non facciamo neppure in tempo di guardare la porta chiudersi davanti a noi che le due guardie che ci hanno fatto entrare poco prima ci rimandando indietro spintonandoci, costringendoci a rintanarci all’interno del vano dell’ascensore e, con un comando quasi marziale, di tornare al piano terreno e di non farci più vedere fino al compimento della nostra missione.

FINE FLASHBACK

 

Pikachu, quasi ridacchiando, mi impone di rialzarmi e non mi permette neppure di iniziare il racconto che mi sono proposto di raccontare per filo e per segno. Lo guardo con stizza, capisco il suo dubbio nei miei confronti ma avrei voluto avere almeno il piacere di spiegargli la mia presenza a Biancavilla.

-Se me lo fai spiegare, brutto topastro…- Comprendo comunque che mantenere un atteggiamento bellicoso nei confronti del Pokémon che ho di fronte non sarebbe servito a niente. Rimango in ginocchio e mormoro il nome di Celine, abbassando la testa. Pikachu mi guarda, perplesso, e si avvicina di qualche passo. La brezza marittima inizia a soffiare da sud ovest, colpendoci trasversalmente e facendomi provare qualche brivido di freddo. Lo stomaco brontola e, tenendomi una zampa su di esso, scuoto la testa e alzo nuovamente gli occhi, incrociando quelli indagatori del topo elettrico.

-Se non vuoi ascoltarmi, sei libero di lasciarmi perdere e di farmi andare via, altrimenti…- Ben presto ci guardiamo in faccia, fronte contro fronte. Pikachu è arrivato fin dove mi trovo io e, con arroganza, mi domanda, facendo sfrigolare l’elettricità statica dalle sue tasche guanciali: “Altrimenti cosa?” La nostra attenzione, tuttavia, è catturata da un cupo boato provenire da lontano della piazza, lontano addirittura dalla città di Biancavilla. Io e Pikachu ci voltiamo di scatto, sulla nostra sinistra, verso la stradina terrosa che conduce nel sottobosco di Boscosmeraldo. Osserviamo, quasi con il cuore in gola, il manifestarsi di un filo di fumo, dapprima sottile, poi sempre più esteso e largo. Non sembra comunque lo sviluppo di un incendio, odore di fumo poi non ce n’é… pardon mi correggo, un odore c’è, ma un tanfo incredibile arriva alle nostre narici e per poco non ci lascia quasi senza fiato. Un odore schifoso, puzzolente…

Un odore puzzolente?

Ma questo…

Questo è Weezing!

E non un Weezing qualsiasi. L’odore è inconfondibile, è l’attacco Velenogas del Weezing di James. Un acuto grido si alza dalle fronde degli alberi di Boscosmeraldo, che ci lascia attoniti e a me soprattutto con la tremarella nelle zampe posteriori. Pikachu si disinteressa completamente da me e, tenendo l’orecchio verso il bosco, può ascoltare le disperate grida di aiuto di qualcuno provenire proprio dal bosco. L’odore nauseante e quel grido inquietante mi mettono una paura terrificante, forse Jessie e James stanno cercando di derubare qualcuno e quel qualcuno si trova in guai seri… dopotutto, non è più mio interesse sapere quello che stanno combinando quei due, ma Pikachu sembra essere molto preoccupato e, voltandosi verso di me, mi chiede con circospezione se so qualcosa in merito a quello che sta accadendo in questo istante. Stringo i denti, sconvolto e un po’ arrabbiato nei confronti dei miei ex compagni, e scuoto la testa, nervosamente.

Un altro grido, più acuto e ancora più accorato ci spaventa entrambi, capisco con certezza che il grido di aiuto è quello di un bambino o di una bambina, difficile definirlo dalla distanza e dal vento che continua a muovere i rami degli alberi, rendendo quasi incomprensibile la richiesta di aiuto. Pikachu, senza neanche consultarmi, minacciarmi di restare dove sono o qualunque altra cosa, inizia a correre a quattro zampe, diretto senza orma di dubbio verso il sottobosco, verso il luogo da dove prima fuggii. Io rimango stupito dalla decisione del sorcetto, che cosa ha intenzione di fare? Andare da solo nel bosco senza chiedere aiuto a nessuno? Dopo un po’, Pikachu si ferma e, voltandosi, mi grida di seguirlo e che, se lo avessi aiutato a capire che cosa sta accadendo nel bosco, sarebbe stato disposto ad ascoltarmi. Scuoto la testa e incrocio le zampe anteriori al petto, girandogli appositamente la schiena, con fare risentito. Io aiutare il mio nemico? Ma stiamo scherzando?

-Non ci penso neppure, piccola peste! Vattene da solo nel bosco, vai, vai pure!- Non so cosa stia facendo Pikachu, visto che sono voltato. Guardo con disinteresse le casette color lilla di Biancavilla, e mi accorgo che diversi Pokémon, forse attratti dalle nostre grida, o forse dal fumo, si stanno avvicinando di gran carriera, da diverse strade, verso la piazza. Terrorizzato, riconosco quasi tutti i Pokémon che si stanno avvicinando, alcuni appartengono al moccioso. Vedo quel fastidiosissimo Bulbasaur, a capo della combriccola, fonte di numerosi rogne nei nostri confronti… o almeno, nei confronti dei miei ex compagni. Non mi dovrebbe importare niente di tutti quegli energumeni che si stanno avvicinando velocemente verso di me e Pikachu… eppure ne provo una paura immotivata. E se mi avessero riconosciuto? Le parole di Pikachu, le sue minacce di chiamare la polizia, l’avvicinarsi di quei Pokémon… ho un gran terrore addosso. Non so cosa mi stia spingendo verso il mio mortale nemico, non so perché ho deciso di seguirlo verso il bosco. Non voglio tornare sui miei passi… non voglio…

 

Le grida continuano a farsi sentire, passo dopo passo, sempre più forti. La stradina di terra battuta si è ben presto trasformata nel sentiero pieno di foglie e di terriccio tipico del sottobosco, gli alberi già ci circondano, quasi fossero un sudario pronto a calarsi su di noi. Pikachu ha il passo svelto, ogni grido è per lui motivo di spronare la sua corsa verso il luogo dove provengono quelle urla. Io sono spaventato a morte, il puzzo agghiacciante quasi mi sta soffocando, e vorrei tornarmene indietro, ma sento il fiato di Bulbasaur e degli altri Pokémon fiatarmi sul collo. La vista inoltre si sta affievolendo, perché il fumo causato dal Velenogas di Weezing si sta diffondendo un po’ ovunque. Pikachu non sembra comunque preoccupato da questa cosa e, con passo rapido e deciso, si butta in un cespuglio di more poco distante dal sentiero principale e mi invita a seguirlo. Con difficoltà mi inoltro nel cespuglio, graffiandomi tra rovi e schiacciando qualche mora, e gli chiedo con stizza perché non avesse voluto fermarsi per chiedere aiuto al bamboccio o ai suoi amici perdigiorno. Pikachu mi intima di stare zitto, mettendosi un dito della sua zampa davanti al naso e mi impone di guardare nella direzione da lui indicata, sempre con la stessa zampa. Non ho mai provato così tanta rabbia in vita mia, l’idea di prendere ordini dal mio nemico, e ritrovarmelo così vicino, quasi faccia a faccia, mi fa letteralmente imbestialire. Avrei voluto aggredirlo, mettergli le zampe sul collo e mandarlo al diavolo, ma prima che io potessi dire anche solo una sillaba, è bastata una sola occhiata per farmi raggelare il sangue nelle vene. Un’ampia radura, completamente sgombra da arbusti, alberi e altra vegetazione, ma totalmente invasa dall’olezzo dell’offesa di Weezing, è teatro della scena che mi si presenta davanti. Guardo con difficoltà che sono presenti due persone in piedi, una sorta di campana di vetro ai loro piedi, Weezing fluttuante in aria, Arbok che sta minacciando un uomo anziano riverso in terra, e una bambina bionda che piange disperata in un angolo. Per terra oggetti che non riesco a vedere bene, sia perché ci sono quelle persone davanti, sia perché la nube tossica rende quasi del tutto invisibile la scena.

-Vi prego, vi prego, lasciateci andare!- La voce stridula della ragazzina implora in ginocchio i due personaggi in piedi. Quei due personaggi, ora che li vedo bene, hanno due maschere antigas in faccia… le loro divise bianche mi fanno ben presto capire la loro identità, e provo un brivido sinistro nel comprendere che quei due ceffi altri non sono che Jessie e James. Dunque i due mammalucchi hanno deciso di proseguire il loro lavoro senza degnarsi di venirmi a cercare. La rabbia prende il posto della paura, non si sono neppure preoccupati di chiedersi che fine io abbia potuto fare!

-Stai zitta mocciosa! Il tuo piagnisteo mi sta facendo venire il mal di testa!- Naturalmente l’isterica voce di Jessie deve sovrastare quasi completamente qualsiasi suono del circondario. Non capisco che cosa stiano facendo quei due, ma sicuramente quella campana di vetro ai loro piedi contiene un Pokémon. Jessie e James ci voltano le spalle, mentre l’anziano sdraiato in terra è parzialmente nascosto alla mia vista dal voluminoso Arbok, che non sembra volere andare il vecchio. Gli blocca le gambe con la sua coda, attorcigliata, in modo tale da impedirgli di alzarsi e fuggire. La bambina invece è più sulla nostra destra, in disparte, e regge quasi a stento uno zainetto quasi vuoto. Molti oggetti caduti sono attorno a lei, e la bambina stringe quasi convulsamente quello zainetto di pelle marrone chiaro.

-Vi prego… lasciate andare Miriam… lei non c’entra niente…- La voce debole e arrochita del vecchio in terra arriva fino alle mie orecchie. Per un istante, quella voce, quel timbro vocale soprattutto, mi sembra di riconoscerlo, ma non ricordo in questo momento dove possa averlo ascoltato, e soprattutto in quale occasione. La voce di Jessie continua con prepotenza a farsi sentire e, puntando un dito contro la bambina bionda, intima al vecchio di stare zitto.

-Decidiamo noi, nonnetto, cosa fare e cosa non fare! James – e si volge alla sua sinistra, dove il ragazzo dai capelli color turchese si trova – hai trovato qualcosa di valore?- Il secondo componente del Team Rocket scuote la testa, guardandosi attorno, per terra. Sta frugando con lo sguardo gli oggetti caduti alla rinfusa, molto probabilmente da quello zaino in pelle che la bambina abbraccia spasmodicamente, singhiozzando.

-No, Jessie. Robaccia di terza scelta, strani attrezzi da lavoro, soprattutto cacciaviti, chiavi inglesi, ferraglia e del cibo, ma niente di niente.- La voce di James sembra essere leggermente rassegnata, perché conclude la sua frase con un sospiro. Jessie allora, inviperita per avere ottenuto un altro buco nell’acqua, punta nuovamente il dito contro il vecchio sdraiato in terra e gli grida di consegnarle tutti i suoi averi e di darle inoltre altri Pokémon, oltre a quello che già hanno conquistato. Se soltanto James può spostare leggermente la gamba destra un po’ più in là… sicuramente potrei vedere chi si cela all’interno di quella campana di vetro.

-Non ho nulla… stiamo andando a Biancavilla per una svendita di rottami…- Rottami? Un flash appare davanti ai miei occhi e rimango quasi paralizzato. Arbok stringe con un più forza la sua coda attorno alle gambe dell’anziano, il quale si lascia andare ad un rantolo di dolore, suscitando un altro grido di disperazione da parte della bambina.

-No! Nonno!! Vi prego lasciatelo, vi prego! Abbiate pietà!- Il nonno di Miriam, la bambina bionda, finito di gridare dal dolore fisico, tenta di consolare la nipotina, rassicurandola sulle sue condizioni fisiche. Jessie, più furiosa che mai, si china in avanti e prende con entrambe le mani la campana di vetro e una volta rialzata la cinge con un braccio, brontolando qualche frase che non ho potuto udire. L’apparizione del Pokémon all’interno della prigione di vetro mi lascia quasi senza fiato, stordito, senza possibilità di pronunciare neppure una sillaba.

Quel Pokémon…

Non è possibile.

No.

Mi rifiuto di crederci.

Non posso credere a quanto sto vedendo ora.

Pikachu sembra notare il mio sguardo attonito, quasi contratto in una smorfia di orrore, e mi domanda sommessamente se mi sentissi bene. Quel Pokémon… quel Pokémon….

-Bada nonnetto! Se scopro che mi hai mentito, ti vengo a trovare e faremo i conti! Per ora ti lasciamo andare, ma la prossima volta pretendo il resto!- La fuliggine si è un po’ volatilizzata, e mi accorgo con orrore che la nostra mongolfiera, quella a forma di Meowth, è poco distante rispetto alla radura. Hanno intenzione, molto probabilmente, di scappare con essa per godersi il bottino di quella giornata.

Ma non possono andarsene con QUEL Pokémon.

No, nossignori.

Con una rabbia incontrollata, le zampe che mi tremano e la bava alla bocca, esco dal mio nascondiglio, fregandomene altamente delle grida di Pikachu, che mi ordina di restare nascosto, di non intervenire per il momento. Al diavolo Pikachu, non ho tempo né intenzione di obbedire a nessuno dei presenti.

-EHI, VOI!- La mia voce stridula è bene ascoltata dai componenti del Team Rocket che, quasi spaventati dal mio intervento, si voltano quasi di scatto e, una volta riconosciutomi, si tranquillizzano un po’. Jessie mette una mano su un fianco (quella libera) e, ridendo sommessamente, mi squadra con sommaria arroganza.

-Oh, sei tu Meowth. Beh, che ci fai qui? Hai deciso di mettere la testa a posto?- Il tono di voce quasi derisorio di Jessie mi dà sui nervi. James pare essere più felice di rivedermi, peccato che io non lo sia altrettanto nei loro confronti. Anche Arbok e Weezing si voltano verso di me, quasi contenti di rivedermi.

-Hai visto Meowth? Abbiamo preso questo Pokémon! E ti somiglia pure!- James, ridendo, si toglie la maschera antigas, seguito da Jessie, ed indica con un dito il contenuto della campana di vetro. I miei occhi incontrano quelli del Pokémon rinchiuso lì dentro, ed il suo sguardo smarrito e spaventato mi colpisce come un pugnale al petto.

Ora ho capito chi è il vecchio sdraiato a terra.

Ora so chi è Miriam.

E so chi è il Pokémon all’interno della campana di vetro.

Pikachu, non comprendendo le mie intenzioni, mi inveisce dietro e inizia a ruggire di rabbia all’interno dei cespugli. Mi grida dietro di averlo nuovamente tradito, di essere nuovamente cascato nella trappola del Team Rocket, che tutto quello che è accaduto è frutto di un piano bene architettato. Jessie e James, attratti dal nervoso squittio di Pikachu, allungano il collo verso il cespuglio dove il Pokémon elettrico è ancora nascosto.

-Ehi, ehi, ehi! Ma guarda un po’ chi si vede…- Pikachu, ormai messo alle strette dai due ladri, esce con stizza dal suo nascondiglio e, non prima di avermi gettato uno sguardo infuocato, si avvicina al duo, con atteggiamento bellicoso. Jessie ridacchia a bocca aperta, tenendo davanti una mano, come il suo solito fare.

-Oh oh oh oh! Abbiamo pure la ciliegina sulla torta! Nientemeno che il buon vecchio Pikachu!- I due ragazzi si guardano attorno, ma non vedono traccia del bamboccio o di altri Pokémon. Gli energumeni comandati da Bulbasaur non ci hanno visti scappare da Biancavilla, e probabilmente stanno girando intorno a Boscosmeraldo, alla ricerca della fonte di fumo di Weezing, ormai completamente sparita.

-Oggi è proprio il nostro giorno fortunato!- Ridacchia James. La bambina bionda, continuando a singhiozzare, mi tiene lo sguardo incollato, e forse mi ha riconosciuto. Che smacco, ritrovarmi davanti a questi due proprio di fronte a loro…

-Avanti Meowth – la voce rabbiosa di Jessie cattura la mia attenzione, facendo un gesto con la mano di insofferenza – smettila di fare il pagliaccio e concentriamoci sul catturare Pikachu!- Pikachu ruggisce ancora di rabbia, pronto a scattare in posizione d’attacco, ma sorprendentemente per lui scuoto la testa, con determinazione. Il Pokémon all’interno della campana di vetro sembra quasi essere senza vita, non mi molla un solo istante di guardarmi, così come Miriam e l’uomo anziano in terra.

-No, io non farò niente di tutto ciò che mi dite!- Tutti i presenti mi guardano quasi scandalizzati, primo tra tutti il Pokémon elettrico, alla mia destra. Jessie stringe un pugno davanti a sé con rabbia e, quasi fulminandomi con lo sguardo, mi ordina di smettere di fare l’indisponente con lei.

-Adesso mi hai stufata, Meowth! Se non vuoi lavorare con le buone, ti daremo una lezione noi!! Ora stai zitto e cattura Pikachu, ce ne andiamo e portiamo avanti la nostra missione!- Basta, adesso basta veramente! Non ho più intenzione di ascoltare gli ordini di quella svitata. Faccio un balzo, come feci già stamattina, e le graffio con rabbia la sua faccia. E non contento, le do una nuova zampata sul petto e la metto seduta. La donna perde il contatto con la campana di vetro, la quale cade a terra e per poco non va in mille pezzi. James mi guarda con orrore, gridando al tradimento e al fallimento della missione, ma ben presto mi ritrovo addosso Arbok e Weezing che, incitati dai loro allenatori, mi vogliono attaccare di proposito. Arbok mi lancia un attacco Velenospina, mentre Weezing un attacco Fango. Un attacco combinato, non credo che riuscirò a sopravvivere. Per un istante incontro con uno sguardo gli occhi del Pokémon ancora chiuso nella campana di vetro ormai parzialmente incrinata, sorrido al Pokémon, ma quest’ultimo non risponde al mio sorriso.

Mi sento morire dentro.

   
 
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