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Autore: Evelyn Wright    01/05/2017    4 recensioni
Tutto ebbe inizio durante una convention di Supernatural tenutasi a Roma, la Jus in Bello. Sembrava una convention come tante altre ma parteciparvi era il sogno di una ragazzina che voleva per la prima volta fare qualcosa di pazzo e folle assieme ad un amico conosciuto in rete. Fu l'inizio di una serie di avventure che portarono la giovane ragazza a diventare parte integrante della grande famiglia di SPN ma, come al solito, i guai erano all'orizzonte e la nostra giovane protagonista dovette far fronte ad un amore ostacolato e ad una serie di altri 'inconvenienti' che le cambiarono totalmente la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: arancione
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo28/?

 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»




Era strano ma per la prima volta nella mia vita nutrivo una certa speranza per il futuro. Lì, in quel di Vancouver, con accanto una persona tanto speciale come Jensen, mi sentivo come se nulla potesse andare storto e che da quel momento in poi la mia vita sarebbe stata più felice.

Innanzitutto non avrei più dovuto temere l'ira di mio padre che, come se nulla fosse, era solito distruggere ogni cosa al suo passaggio e non avrei neanche più dovuto sopportare gli insulti di mia madre che, forse per sfogare tutta la sua frustrazione, se la prendeva spesso con me per qualunque cosa.

Ero finalmente libera da tutto questo e la consapevolezza di avere qualcuno al mio fianco in grado di proteggermi (Jensen), mi faceva sentire libera ed anche più sicura. Forse mi era sempre e solo mancato questo tipo di appoggio per essere veramente felice... ed anche se sapevo che una persona potesse farsi valere in questo mondo anche senza avere accanto qualcuno in grado di sostenerla, semplicemente mi rendevo conto di averne proprio bisogno e che non eravamo tutti uguali.

Avrei dovuto imparare ad accettarmi per quello che ero piuttosto che continuare a pensare che fossi, in qualche modo, 'sbagliata'. Ed in fondo mi piacevo anche così, con i miei pregi e con i miei difetti.

L'unica cosa che continuavo ad odiare profondamente era la mia tendenza a piangere quando ero costretta a parlare di qualcosa che mi riguardasse (tendenzialmente stati emotivi + problemi vari) ma non sarei mai cambiata davvero, quindi dovevo farci l'abitudine. Inoltre, onestamente, ci stavo prendendo gusto perché ogni volta che finivo con l'emozionarmi -e quindi con il piangere-, Jensen cercava sempre di rincuorarmi e le sue carezze erano tutte le volte ben accette.

Inoltre, sempre lui, era riuscito a farmi mandare in poco tempo tutti i soldi necessari a fare stare bene la mia famiglia almeno per un po' di tempo, compresa mia nonna che nel frattempo si era ammalata (demenza senile) e purtroppo aveva bisogno di diverse cure anche per vari problemi ai polmoni.

In realtà avevo mandato loro più soldi di quelli che Jensen mi aveva consigliato di dar loro ma io al momento non ne avevo bisogno e potevo vivere con poco, davvero. C'ero abituata, no? Che senso aveva tenermi tutti quei soldi quando sapevo che loro erano in gravi difficoltà economiche? Quindi avevo fatto quello che avevo ritenuto più giusto ed ovviamente non ne avrei fatto parola con lui, soprattutto perché non volevo sentire la sua ramanzina.

Per carità, probabilmente aveva anche ragione dato che mi trovavo lontana dalla mia famiglia e viaggiavo tra il Canada e gli USA, ma avevo preso questa decisione e per una volta non mi sarei tirata indietro. Insomma, stavo diventando più forte, no? E tutto grazie a Jensen. Perché cavolo non lo avevo incontrato prima?! A quest'ora mi sarei risparmiata diversi anni di dolore e solitudine!

Eh, il passato però non si può cambiare. L'unica cosa che si può fare è accettarlo e condividerlo con le persone a cui tieni. Io e Jensen passammo molto tempo proprio a raccontarci alcuni episodi della nostra infanzia e della nostra adolescenza. A conti fatti, mi aprii molto con lui e finii poi col raccontargli anche di tutti i problemi che avevo con mia madre ed altri aneddoti poco felici del mio passato.

Jensen, ovviamente, era sempre più contrario all'idea che io potessi tornare in Italia, anche solo per una vacanza, ed io onestamente cominciavo ad essere d'accordo con lui, anche se mi dispiaceva.

Più continuavo a raccontargli del mio vissuto e più non potevo fare a meno di sentirmi delusa della vita che mi era toccata in sorte, rimpiangendo di non aver avuto la forza di far qualcosa per migliorarla, ma non potevo farci più nulla. L'ho detto più volte: sono sempre stata una ragazza debole. Ho sempre avuto bisogno di aiuto, anche se non su tutti i campi, ma vivere? No, quello non era il mio forte. Vivevo come in un limbo fatto di speranze infrante, errori miei e non miei e solitudine.

C'era sempre stata mia nonna a tenermi su il morale ed ora che era malata era strano... e difficile. Quando l'avevo chiamata qualche volta al telefono, avevo sempre pianto dopo perché la sentivo peggiorare di minuto in minuto e questo mi faceva pensare a cose brutte. Essendo una persona molto debole, ingenua ed incline al dolore, anche questo mi buttava giù... E Jensen era comprensivo.

Capiva quello che mi passava per la testa e non travisava quello che gli dicevo. Era lì, pronto ad ascoltarmi ed a tendermi una mano, come nessuno aveva mai fatto!

Anche Jensen però si era confidato molto con me. La sua vita era stata molto più semplice della mia ma anche lui aveva avuto dei problemi, come tutti, ed amavo il coraggio e la dedizione con cui li aveva risolti. Jensen era forse il mio esatto opposto: lui era forte ed io ero debole, lui era caparbio ed io ero arrendevole... Ci completavamo bene.

E mi sentivo così tanto bene in sua presenza... Mi sentivo quasi invincibile ed anche se tante persone nella mia vita mi avevano delusa, per la prima volta scelsi di credere che almeno lui non l'avrebbe fatto. Invece anche lui mi avrebbe delusa ed il peggio era che questa volta avevo completamente dimenticato che un'eventualità del genere potesse essere possibile.

 

***

 

Io, Jared e Jensen ci trovavamo nella solita terrazza con i divani a chiacchierare del più e del meno. Erano passati quasi 3 giorni dal nostro ritorno dal secondo set di Supernatural, la caserma in disuso, e ci stavamo rilassando prima della prossima partenza, il Comic-Con di San Diego.

Inutile negare quanto fossi eccitata all'idea di poterci andare e non vedevo l'ora di poter visitare ogni padiglione grazie al pass VIP di cui sarei venuta in possesso una volta arrivati sul posto.

Lì, su quella terrazza, ero serena e felice perché davanti a me si prospettava un bel futuro e potevo anche essere grata per tante cose, ad esempio la mia amicizia con Misha, Jared e Genevieve che era una delle cose più belle che avessi mai avuto, e con Jensen andava tutto a gonfie vele.

Però... però avevo dimenticato di stare in guardia e sarebbe stato proprio Jared a farmi tornare bruscamente con i piedi per terra.

« Jay, ricorda di dire a tua moglie di chiamare Gen. » disse lui e fin qui era tutto normale. Non ero così stupida da pensare che Jensen non sentisse sua moglie al telefono tutti i giorni. Avevano una figlia, erano sposati... insomma, scema si ma non fino a questo punto.

E nonostante cercassi di ignorare questi pensieri, era naturale che a volte ci pensassi. La nostra non era di certo una situazione normale e sarebbe diventata ancora più strana via via che il tempo passava.

« Mi dispiace di avegliela rubata per quella cena di beneficienza che aveva organizzato ma ci sarai tu a sostituirla... Ed io mi godrò mia moglie a San Diego. » disse ancora lui.

Io in un primo momento non capii esattamente cosa intendesse ed in tutta onestà ero anche stanca, quindi non stavo seguendo il discorso con attenzione. Poi, quando si parlava di Danneel, il mio cervello tendeva quasi in automatico a pensare ad altro, quindi non mi ero accorta di nulla di strano. Poi, però, sentii Jensen irrigidirsi al mio fianco e la sua faccia funerea attirò subito la mia attenzione. Che mi ero persa?

« Già... ci sarò io con lei domenica sera... » disse lui e fu in quel momento che sentii il petto stringersi così tanto da farmi male. Ancora non ero sicura ma il mio cuore mi stava dicendo che avevo capito bene. Onestamente non riuscii mai a capire dove trovai il coraggio di aprire bocca ma, sorprendentemente, lo feci e neache me ne pentii.

« Oh, torni a casa Jensen? » chiesi, cercando di sembrare il più neutra possibile, sebbene non lo stessi nemmeno guardando in faccia.

« Domani mattina e starò via una settimana... » disse lui, quasi in un sussurro. Oh. Domani mattina. Mancava praticamente solo un giorno e sarebbe stato via da me per un'intera settimana. E non ne sapevo nulla... che scema.

In realtà non avrei dovuto lasciarmi sconvolgere così tanto da questa notizia ma faceva male comunque, sebbene sapessi di non avere alcun diritto su di lui. Semplicemente mi ero dimenticata che questo potesse succedere, quindi non ero più preparata come una volta.

Mi ero fin troppo abituata alla sua presenza, alla sua dolcezza, per ricordarmi che quelle cose che mi faceva provare erano 'sbagliate'. Ero rimasta fin troppo tempo in quella bolla di contentezza che finalmente mi aveva resa più serena per ricordarmi che tutto quello che stavamo facendo era ingiusto verso qualcun altro. Che cavolo avevo in testa?

« Beh, sono contenta per te... Sicuramente non vedrai l'ora di riabbracciare tua moglie e tua figlia. Peccato sia solo una settimana... magari però potrai andarle a trovare di nuovo dopo il Comic-Con, no? » chiesi retoricamente, non capendo neanche io se con quell'ultima frase volessi fargli intendere qualcos'altro.

Forse, a modo mio, volevo fargli capire che per me era 'finita'. Sempre se si potesse chiudere una storia che non era mai neanche cominciata.

Fatto sta che mi alzai dal divano e finsi di stiracchiarmi, sembrando il più naturale possibile. In realtà non sapevo neanche io quello che stavo facendo ma quello di cui ero sicura era che volevo fuggire ancora una volta da quella situazione sgradevole ed andare a rintanarmi nella mia stanza.

« In realtà non a- » iniziò a dire Jensen ma non gli lasciai il tempo di finire. Non avevo voglia di ascoltare le sue parole, soprattutto perché... boh, non lo sapevo neanche io. Forse solo perché facevano semplicemente male. L'unica cosa che sapevo per certo era che volevo andarmene ed era quello che avrei fatto, anche interrompendolo bruscamente.

« Scusatemi ma direi che è proprio arrivato il momento di andare a letto... almeno per me. » dissi infatti, sorridendo un po' fintamente verso Jared e Jensen. « Domani devo svegliarmi presto per chiamare casa, quindi è meglio che vada a dormire. » dissi, notando subito come l'espressione di Jensen potesse essere paragonata solo alla mia. Serata rovinata anche per lui, eh?

Augurando infine la buonanotte ai due il più velocemente possibile, rientrai normalmente all'interno dell'albergo e solo allora cominciai a correre il più velocemente possibile su per le scale. Potevo essere stata delusa per la millesima volta da una persona che mi era cara ma non avevo il cervello in pappa tanto da non ricordarmi che avevo comunque un segreto da mantenere.

Non era la prima volta, infatti, che al solo sentire nominare Danneel fuggivo davanti a tutti, quindi dovevo procedere con calma davanti agli altri, soprattutto davanti a Jared perché più volte in Texas me n'ero andata di punto in bianco quando lei veniva nominata, quindi dovevo stare attenta.

In cuor mio sapevo che in realtà sarei dovuta rimanere fino a che i due non avessero deciso di rientrare ma non ce la facevo proprio a restare ed a continuare a chiacchierare come se niente fosse accaduto.

Insomma, Jensen stava per partire e non mi aveva detto niente! Da quanto tempo aveva prenotato il viaggio? Eh? E mi odiavo per sentirmi così... come una specie di 'amante gelosa'! Ma non era questo quello che ero? Beh, in effetti si... era ovvio che fossi gelosa. Non volevo di certo che andasse via! Non volevo neanche che tornasse da lei e non volevo ovviamente dovermi separare da lui, soprattutto non ora che stavo cominciando ad aprirmi con qualcuno ed a sentirmi meno sola.

Purtroppo però l'avevo sempre pensato che questa situazione non facesse per me ed io volevo tirarmene fuori. Dovevo avere la forza di lasciarlo andare... davvero. Era inutile che mi dicesse "io sento qualcosa per te..." o cose tipo "ti prego di darmi altro tempo..." quando era chiaro come sarebbe andata a finire!

Che cosa poteva accadere con il suo ritorno a casa? Eh? Avrebbe visto quanto sua moglie e la sua bambina erano meravigliose e perfette, ecco quello che sarebbe successo! E quando ci saremmo rivisti mi avrebbe sicuramente confessato che era stato tutto uno sbaglio e bla bla bla.

No, grazie. In questo momento non avevo proprio bisogno dell'ennesima batosta, quindi non avevo alcuna intenzione di aspettare che fosse lui a porre fine a tutto. L'avrei fatto io, si. Magari non direttamente, faccia a faccia, dato che lui trovava sempre il modo per farmi capitolare, ma non gli avrei dato l'opportunità di passare del tempo da solo con me. Si. Poteva essere una buona soluzione, no?

« Non ce la faccio più... » dissi in un sussurro mentre aprivo con la chiave magnetica la porta della mia stanza, sbattendo piano la testa sul legno per la disperazione. Forse dovevo tentare di darmi una calmatina.

Forse stavo di nuovo esagerando per colpa di un'attacco di gelosia acuta. O forse stavo semplicemente lasciando che fossero le mie emozioni ad avere la meglio sulla mia mente e, probabilmente, dovevo imparare a controllarle.

Non volevo piangere, non volevo esagerare e non volevo fare cose di cui mi sarei pentita... quindi era giunto il momento di analizzare bene la situazione, calmarmi e comportarsi da adulta (o da persona con un po' di senno).

Per farlo, raggiunsi il divano e mi ci sedetti sopra con calma e con un bel respiro profondo, cercando di tenere a bada la delusione. Anche questa purtroppo era una situazione molto difficile da affrontare e non sapevo cosa fosse giusto fare, onestamente. Avevo il diritto di arrabbiarmi? Avevo il diritto di lanciare una televisione in faccia a Jensen per non avermelo detto? Forse si, forse no.

Ufficialmente noi due non eravamo niente, quindi probabilmente non avevo alcun diritto su di lui, così come lui non avrebbe dovuto averne su di me. Va beh, e quindi? Cosa dovevo fare? Cosa potevo fare? Cosa volevo fare? E perché cavolo non me l'aveva detto che se ne andava?

Anche questo faceva male. Avevo paura che non mi ritenesse abbastanza importante da informarmi dei suoi futuri spostamenti o di qualsiasi altra cosa, smentendo completamente quello che era accaduto in questi giorni e che mi sembrava ci stesse portando a conoscerci di più ed a renderci partecipi della vita dell'altro. Si, probabilmente la colpa era mia...

Sicuramente avevo capito male ed a questo punto forse era meglio non fare niente e pensare a me stessa ed a quello che mi faceva stare bene. Da quanto tempo non guardavo un telefilm? Che cosa c'era di nuovo? Con le riprese in corso non avevo avuto molto tempo da dedicare a questo mio hobby, purtroppo. Quindi? Avrei guardato qualcosa di nuovo? O qualcosa di vecchio? Mmm...

Quello di cui avevo proprio bisogno era di staccare la spina e non pensare più a niente, quindi una cosa valeva l'altra. Voleva andare da Danneel? Bene, che lo facesse. Andava tutto bene, anzi benissimo. Davvero. E siccome andava tutto benissimo, perché non guardare la prima stagione di 'In the flesh'? Tanto per farsi quattro risate, insomma (ovviamente sono ironica).

Era lì, nell'elenco del sito di streaming sul quale amavo navigare, e sembrava che mi chiamasse! Mi decisi pertanto a ri-vederlo -al diavolo le nuove serie- e misi subito a caricare tutti e tre gli episodi (evviva lo streaming), prendendo tutti i fazzoletti che possedevo dal bagno, pronta allo sfogo.

Sarebbe stata davvero una lunga, lunghissima serata (ma almeno amavo quel telefilm, quindi ogni lacrima sarebbe stata versata con infinito piacere).


 

***

 

Dopo aver visto il primo episodio ed aver cominciato a versare qualche lacrima, sentii distintamente qualcuno bussare alla porta della mia stanza. Avevo il volume dell'audio molto basso quindi ero sicura che non mi sentissero dall'altra parte ma, per sicurezza, lo abbassai ancora e rimasi in assoluto silenzio, aspettando che quel qualcuno se ne andasse.

Non avevo voglia di vedere nessuno, men che meno Jensen. Ero quasi sicura che fosse lui dietro quella porta e non avevo proprio voglia di parlare o di chiarire la situazione.

Ero sempre più convinta che la cosa giusta da fare, principalmente per me stessa, fosse quella di chiudere questa storia in un cassetto e buttare definitivamente la chiave, quindi dovevo solo avere il coraggio di portare a termine quanto deciso. L'importante però era che per il momento non parlassi con nessuno e mi schiarissi completamente le idee ed ero certa che se Jensen fosse entrato dentro la mia stanza, tutta la mia risolutezza sarebbe svanita all'istante, così come tutte le mie decisioni.

Attesi pertanto che chiunque fosse se ne andasse e quando, dopo un altro leggero bussare seguito da alcuni minuti di silenzio, sentii lo sbattere di una porta, allora capii di essere salva e continuai a guardare il secondo episodio, piangendo a più non posso per certe frasi che mi colpivano nel profondo, soprattutto sapendo già ciò che sarebbe accaduto nel terzo episodio.

Ero arrivata praticamente quasi a metà del terzo episodio quando sentii la mia porta scattare, seguita dal tipico e lieve cigolio che faceva quando la si apriva. Spaventata, gettai il computer sul letto col cuore in gola e mi agitai ancora di più quando vidi Jensen con la seconda chiave elettronica in mano, il volto serio e lo sguardo basso.

Entrambi rimanemmo in silenzio per un po', io continuando a fissarlo mentre lui era forse troppo in imbarazzo per affrontarmi, eppure era venuto proprio per questo, no? Ed io non volevo neanche ascoltare quello che aveva da dire... volevo solo che se ne andasse.

Andava bene così, davvero! Volevo solo farla finita con tutta questa storia e smetterla di sentirmi male... o di avere paura di star reagendo fin troppo male per una stupidaggine come questa. Perché era una stupidaggine, no? Lo era? Non lo era? Onestamente non capivo più nulla.

« Scusami... » disse poi Jensen, chiaramente riferendosi all'intrusione. Non appena lo sentii parlare, però, io reagii subito male e scoppiai a piangere, non riuscendo proprio a trattenermi.

Odiavo parlare di quello che provavo e delle mie emozioni ed ogni volta che dovevo farlo ero prontamente bloccata da una fontana di lacrime che non smettevano mai di sgorgare. In questo caso non era colpa di Jensen perché accadeva con ogni persona... con mia madre, con una mia amica, con un professore... Non appena si doveva parlare di me e dei miei problemi, ecco che piangevo perché avevo semplicemente paura di esprimere quello che provavo.

Forse non volevo sembrare stupida o forse, non avendo ricevuto mai abbastanza attenzioni, mi sentivo estremamente a disagio quando dovevo parlare di ciò che mi affliggeva. Fatto sta che ormai stavo piangendo e Jensen corse subito a stringermi tra le braccia, facendomi ancora una volta sentire come una bambolina di porcellana talmente fragile da potersi spezzare in mille pezzi in pochi secondi.

« No, ti prego... Eve! Ho sbagliato... lo so... ho sbagliato... ti prego, non piangere per colpa mia... » disse lui, baciandomi la fronte mentre sussurrava quelle parole. Mi accarezzava anche i capelli, tenendomi davvero stretta a sé, anche se in modo delicato.

In quel momento non capivo neanche come fosse messo ma non doveva essere la posizione più comoda del mondo perché era metà sul letto e metà fuori. Era così completamente preso dal cercare di confortarmi dal non pensare a come potesse cadere in un attimo se si fosse spinto un po' più indietro.

« Avrei dovuto dirtelo... Lo sapevo che non l'avresti presa bene! Ed è forse per questo che ho pensato di fartelo sapere all'ultimo... per risparmiarti un po' di dolore. Non volevo essere l'ennesima persona che ti fa del male ma non mi sta riuscendo molto bene, eh? » chiese lui in modo retorico mentre io tiravo su col naso ed afferravo un pacco di fazzoletti dal comodino.

Avevo completamente la gola bloccata ed anche se volevo dirgli qualcosa, non riuscivo ad articolare neanche una piccola frase. Niente. Riuscivo solo a piangere come una deficiente ed a sentirmi uno schifo vivente perché lo stavo facendo sentire in colpa e non se lo meritava. Ero io ad aver sbagliato... ero io ad essere in errore. Avevo reagito male, solo questo.

« Va tutto bene... » dissi finalmente, allungando una mano per accarezzargli il viso. Non lo guardai in faccia ma continuai a tenere la mano lì, cercando un po' di calore e conforto, tranquillizzando anche lui nel processo. La mano mi tremava vistosamente, chiaro segno di quanto fossi nervosa, ma dovevo cercare di stare calma e di sistemare questa situazione, in un modo o nell'altro.

« Jensen, d-dobbiamo fare la cosa giusta... io non ce la faccio più, per favore. » dissi e, purtroppo, non potei fare a meno di singhiozzare perché l'ultima cosa che avrei voluto era rinunciare a lui ma non potevamo continuare così. Stavamo facendo del male a tutti con i nostri segreti e con le nostre bugie e, soprattutto, stavamo facendo del male a noi stessi.

« Eve... no, no... dici così solo perché ho sbagliato... » disse lui, continuando a scuotere la testa mentre i suoi occhi si inumidivano. Non era questa la prova che ci teneva? Non era questo che mi diceva senza alcuna ombra di dubbio che non voleva davvero lasciarmi?

« Ti prometto che la prossima volta andrà meglio, va bene? » disse ancora lui, poggiando le sue mani sul mio viso, quasi a costringermi a guardarlo negli occhi. Onestamente io non ce la facevo e quindi non esaudii la sua muta richiesta.

Sentii però subito dopo le sue labbra sulle mie ed ovviamente mi uscì un altro singhiozzo mentre Jensen mi divorava pezzo per pezzo. Caddi all'indietro sul materasso e lui si posizionò tra le mie gambe, gravando con il suo peso su tutta la lunghezza del mio corpo. Continuò a baciarmi forse pensando di farmi cambiare idea ma non l'avrei fatto, almeno non questa volta.

Le sue labbra e la sua foga stavano solo riuscendo a farmi capire quanto fosse urgente distaccarmi da lui perché mi era fin troppo facile dimenticarmi di tutto il resto quando ero tra le sue braccia (o se mi stava baciando) e non potevo più permettermelo.

Sentivo che sarei stata io a soffrire alla fine di tutta questa faccenda, quindi non volevo rischiare di innamorarmi di più di lui per poi perderlo definitivamente. Poi, mentre lui accarezzava il mio corpo, mi resi conto che effettivamente io... lo amavo. Per quanto sbagliato fosse, lo amavo. Altrimenti non gli avrei mai permesso di toccarmi in questo modo se non fossi stata certa di provare dei sentimenti molto forti nei suoi confronti. E ciò valeva sin dall'inizio.

Mi ero solo illusa di dovermi ancora innamorare di lui, forse per non soffrire, quando invece era diventato importante per me sin dal primo momento.

« J-jensen! » dissi, quasi urlando, e provai a scostarmi mentre lui scendeva a baciarmi il collo. Avrei voluto che non smettesse mai ma dovevo allontanarmi da lui. SUBITO. Con forza cercai di bloccare le sue mani o almeno di attirare la sua attenzione e quando lui finalmente alzò lo sguardo, lo vidi perso. Non stava bene, ne ero sicura.

« Jensen, per favore... per favore! Basta... » dissi, piangendo ancora. Entrambi rimanemmo bloccati nelle nostre posizioni per un po' di tempo, io sofferente e lui sconvolto. Poi si alzò di scatto dal letto e se ne andò, sbattendo la porta.

Mi accorsi solo dopo un po' della seconda chiave elettronica sul comodino, chiaro segno che non sarebbe più potuto rientrare in stanza. Piangendo ancora e sempre più esausta, spensi il computer e mi accasciai sul cuscino, rannicchiandomi il più possibile.

Stavo male anche io, questo era evidente, e non riuscivo proprio a smettere di piangere per il dolore e la solitudine che provavo fin dentro le ossa. Solo il sonno, poi, mise fine a tutto quel mare di lacrime.

 

***

 

Com'è facile intuire, la mattina dopo non fu affatto semplice. A dire il vero mi svegliai comunque molto tardi, verso le 11:00, ma quelle ore in più di riposo non sortirono alcun effetto positivo. Stavo infatti da schifo ed anche se non volevo pensarci, sapevo già che probabilmente Jensen era partito per Los Angeles ormai da un paio d'ore e questo pensiero non poteva che farmi malissimo.

Provai ad ignorare quel dolore ma era quasi impossibile... non riuscivo a pensare ad altro. Nel disperato tentativo di cambiare aria (mi sentivo soffocare in quella stanza), presi la chiave elettronica ed uscii fuori fino ad arrivare nel boschetto in cui di solito mi allenavo.

Cominciai così a correre più veloce che potevo e forse questo mi servì perché stavo scaricando in qualche modo la tensione accumulata. Certo, nel frattempo qualche lacrima scendeva copiosa lungo le guance, ma non diedi loro peso e continuai a correre fino a che le gambe non cominciarono a bruciarmi.

Decisi solo in quel momento di tornare indietro, con più calma, godendo della natura che mi circondava. Mi dispiaceva tanto per come erano andate le cose ma non poteva essere altrimenti e dovevo farmene una ragione, anche se sarebbe stato difficile. Molto difficile.

Una volta arrivata di nuovo davanti all'albergo, mi accorsi di non avere con me neanche il cellulare, quindi tornai con fatica in camera per recuperarlo.

Era quasi l'ora di pranzo e lungo la strada salutai diversi membri della crew e visti di sfuggita anche Jared che provò a dirmi qualcosa ma non ero ancora dell'umore giusto per ascoltarlo, quindi finsi di non aver visto che stava provando ad attirare la mia attenzione dopo il saluto iniziale.

Una volta in camera, poi, recuperai il cellulare e mi misi a guardare un po' le novità su Facebook e, ovviamente, che cosa potevo vedere? Jensen in aeroporto in compagnia di moglie e figlia. Moglie che tra l'altro aveva i capelli quasi del mio stesso colore.

Di getto scoppiai a ridere e probabilmente ero impazzita perché non riuscivo più a smettere. Risi, risi e risi fino a che le guance non cominciarono a farmi davvero male. Dopodiché caddi a peso morto sul letto e rimasi lì a guardare il soffitto.

« I capelli... » pensai e sapevo di non star ragionando lucidamente. Presi alcune ciocche tra le mani e ne osservai il colore, triste. Mi piaceva molto quel colore... ma forse era arrivato il momento di cambiarlo.

In realtà non volevo diventare quello stereotipo di donna che quando ha il cuore spezzato cambia look, eppure sentivo che mi avrebbe fatto bene, quindi presi il cellulare e chiamai prima Jeremy Carver per avere il permesso e poi Melanie che mi avrebbe aiutato a non combinare disastri.

Ci volle poco a convincere Jeremy della cosa, soprattutto perché riuscii a trovare una scusa convincente: Catherine poteva voler cambiare aspetto proprio per dare un taglio netto con la sua vita precedente. Quindi, una volta fatto questo, non ci furono più ostacoli e Melanie fu più che felice di aiutarmi.

Ashley era già andata in vacanza, quindi era per questo che non avevo chiamato lei, ma Melanie era comunque quella più portata per i capelli. Fatto sta che, dopo pranzo, confidai a Jared che stavo per combinare qualcosa e lui, dopo aver alzato un sopracciglio in risposta, alzò pure le spalle arreso, ammettendo di non voler sapere cosa fosse.

« Ci vediamo più tardi! » dissi con un sorriso, uno di quelli genuini questa volta, e corsi a prendere il taxi che Mrs Hallyway mi aveva chiamato di modo che potessi raggiungere uno degli studi di Melanie a Vancouver. Dato che aveva finito momentaneamente di lavorare per lo show, era tornata a dirigere a pieno ritmo i suoi vari studi di make-up, trucco e parrucco, smettendo anche di dormire nell'albergo di Mrs Hallyway.

Dunque ora toccava a me raggiungerla e quel viaggio in taxi sembrò durare parecchio, soprattutto perché ero super spaventata da quello che stava per accadere. Volevo cambiare look ma avevo comunque un timore un po' sciocco di non piacermi subito dopo.

In realtà non mi sarei mai dovuta preoccupare perché Melanie era bravissima e, dopo averla salutata ed abbracciata, ma soprattutto dopo averle spiegato quello che avevo in mente, mi fece accomodare in una postazione e ci pensò direttamente lei ai miei capelli, facendoli diventare... biondi. Si, avete capito bene.

Anche se non sarei diventata proprio bionda... era più uno shatush, anche se la base me l'aveva comunque schiarita, ed il risultato finale era... perfetto. Era esattamente quello che desideravo e per questo ero super felice!

« Grazie Melanie! » dissi con un sorriso a 32 denti e lei mi abbracciò di nuovo, contenta per essere riuscita ancora una volta a rendermi felice. E con questo spirito, dimentica dei problemi, presi un altro taxi e tornai in albergo dove Jared si prese quasi un infarto appena mi vide.

« S-sei... BIONDA! » urlò lui ed io annuii, sventolando i capelli che Melanie aveva deciso di far mossi in tantissimi e morbidissimi boccoli. Erano proprio carini quei boccoli dorati!

« S-stai bene... insomma, sei diversa ma... stai bene. » disse lui, avvicinando una mano per toccarmi i riccioli ed io sorrisi ancora perché era esattamente questo quello che volevo: sembrare diversa. Volevo ricominciare e vedermi così allo specchio sentivo che mi avrebbe aiutata molto a pensare in modo positivo. Poi se queste erano le reazioni di chi scopriva che ero diventata bionda, allora ero certa che mi sarei fatta altre grasse risate.

 

***

 

Gli altri quattro giorni passarono molto lentamente, vi risparmierò i dettagli. Correvo la mattina, chiacchieravo con Jared e Misha e guardavo una montagna di serie televisive. Punto.

L'unica cosa che aspettavo con ansia era appunto il Comic Con di San Diego, quindi fu con grande gioia che la sera del 16 di Luglio feci i bagagli ed ovviamente mi portai dietro più cose di quelle che avevo bisogno.

Naturalmente Melanie ed Ashley mi avevano fornita di tanti graziosi outfit da sfoggiare durante tutta la durata dell'evento. Già solo quelli occupavano gran parte della valigia ma erano dettagli insignificanti perché gli avrei fatto entrare tutto quello che volevo in quel bagaglio! Questa era una promessa. Ma sfide a parte, non vedevo l'ora di essere lì ed immergermi nella sala dei gadget. Essere poco famosa aveva di certo i suoi pregi e lungi da me lamentarmi per questa faccenda.

Fatto sta che la mattina dopo partimmo di buon ora e ci ritrovammo all'aeroporto alle 08:30 circa. Il volo sarebbe partito per le 09:30 quindi avevamo un'ora di tempo per fare quel che cavolo volevamo, anche se non avevo messo in conto il fatto che ci avrebbero portati direttamente nella sala vip proprio per evitare che le persone ci accerchiassero mentre aspettavamo l'apertura del gate. Eh, ma io non ero così tanto famosa, no?

« Mmm... torno più tardi, ciao! » urlai a Jared e Misha e mi feci accompagnare verso la zona commerciale dove, ovviamente, mi tuffai in mezzo ai libri e ne comprai uno che mi ispirava e che non avevo mai letto: Gone Girl di Gillian Flynn.

Contenta e soddisfatta, tornai indietro appena in tempo ed ovviamente ci scortarono per primi in aereo, prima classe. Ero accanto a Jared ed a Misha toccò mettersi dietro di noi. Naturalmente, dopo mezz'ora, mi addormentai di botto e venni svegliata dopo un certo numero indefinito di ore (?) da Jared che delicatamente mi informava che eravamo atterrati, quindi mi ero pure persa il botto dell'atterraggio (meglio così).

Mi aspettavo che saremmo usciti subito dall'aeroporto ma non fu così e per qualche strana ragione rimanemmo ancora un po' in una saletta per vip, finché...

« Gen! » urlai a squarciagola e corsi subito ad abbracciarla, stando bene attenta a non farle male. Ora non si poteva proprio fare a meno di notare la pancia sospetta ed io la accarezzai subito, super contenta per i miei due amici.

« Eve, è bellissimo vederti dopo tanto tempo! E sei bionda! » disse lei, spettinandomi i capelli. Dietro di lei vidi affacciarsi Thomas che, dopo un attimo di esitazione, mi sorrise e si strinse alle mie gambe. Io lo presi subito in braccio e lo coccolai un po', molto felice di rivederlo. Mi era mancato moltissimo quello scricciolo ed anche se non lo davo a vedere, rivederlo me l'aveva solo ricordato.

« E tu come stai, eh? » chiesi ancora mentre Jared, dopo aver scompigliato i capelli del figlio, baciava la moglie con tutta la passione che aveva in corpo. Diedi loro un po' di privacy e distrassi Thomas almeno fino a che suo padre non venne a reclamarlo per giocare con lui.

Tutti insieme ci dirigemmo verso l'albergo in cui avevamo prenotato delle stanze e nel frattempo io e Gen cominciammo a parlottare della sua gravidanza e di tutte le novità del periodo, facendo ammattire Jared con i nostri chiacchiericci.

Poi si unì a noi anche Misha con le sue stranezze ed allora la frittata fu completa: ridemmo tutti come dei poveri deficienti davanti ad un perplesso Thomas che non capiva cosa stava accadendo. Ci separammo solo dopo essere arrivati davanti alle nostre tre stanze.

Come al solito, mi ritrovai ad avere le chiavi per la stanza che stava in mezzo tra quella di Jared e quella di Misha. Fu lì che lasciai la valigia e mi diedi una rinfrescata, lasciando l'esplorazione della stanza per dopo. Ovviamente, però, mi buttai a capofitto sul letto ed effettivamente era un materasso molto morbido.

Mmm... mi faceva venir voglia di dormire subito... però non potevo perché mi aspettavano per mangiare un boccone insieme, quindi mi feci coraggio e mi alzai, sebbene sembrasse molto più allettante il letto in questo momento.

Trascorremmo così altre ore in allegra compagnia e, nel frattempo, mi vidi passare avanti altri attori di serie televisive che conoscevo, poiché evidentemente alloggiavano nello stesso albergo. Vidi passare Joseph Morgan ed anche Claire Holt! Io lei la adoravo tantissimo dai tempi di H20, un'altra serie tv, e quindi cominciai a saltellare eccitata sulla sedia.

Vidi anche passare Eliza Taylor e Bob Morley di The 100 mentre salivo le scale e stavo quasi per inciampare sui miei stessi piedi. Ed ancora non era finita perché per il 17 Luglio non erano previsti poi così tanti panel, quindi non osavo immaginare cosa sarebbe accaduto nei prossimi giorni.

Fatto sta che alla fine ci ritirammo tutti nelle nostre camere dopo aver cenato, sempre insieme. Non ero certa di cosa sarebbe accaduto domani ma mi sarei fatta sicuramente un giro per la zona gadget del Comic Con. Non mi avrebbe fermata nessuno.

Quello che però mi rendeva particolarmente fiera di me stessa era il fatto che non avessi pensato a Jensen neanche una volta, troppo distratta da tutte le novità che mi stavano intorno (compresa la presenza di Genevieve e Thomas).

 

***

 

Il mattino dopo giunse e verso le 09:30 ero già sveglia e pimpante, pronta ad andare al Comic Con. In realtà Jared e Misha avevano cercato di dissuadermi poiché non volevano che andassi da sola e loro non potevano proprio accompagnarmi per questioni di sicurezza, ma io ero stata più testarda di loro ed alla fine li avevo convinti a lasciarmi andare senza troppe storie.

Per compromesso fu deciso che dovevo portarmi dietro uno dei bodyguard presenti in albergo, opportunamente ricompensato per il disturbo, e fui contenta di scoprire che era una lei.

Sembrava una persona 'normale' in apparenza, quindi non dava l'idea di essere super forte o qualcosa del genere, ma probabilmente era più adatta di qualunque altro bodyguard pieno di muscoli che avrebbe sicuramente attirato l'attenzione.

Quindi, eccomi lì in un taxi con una bodyguard, dritta verso il Comic Con di San Diego con un pass luccicante tra le mani che mi affrettai a mettere al collo. Una volta lì rimasi sconcertata dalla quantità di persone presenti e per un attimo esitai, non più così convinta che fosse una buona idea semplicemente perché sarebbe stato un incubo passare in mezzo a tutte quelle persone, ma alla fine mi auto-convinsi che sarebbe andato tutto bene e che non c'era bisogno di preoccuparsi.

Trascinai, pertanto, la mia bodyguard all'interno ed entrai letteralmente in paradiso. C'era... DI TUTTO. E cosplayer ovunque! Era un mondo magico... colorato. Mi sentivo praticamente a casa. Cominciai subito a dare uno sguardo ai vari stand e, se non fossi stata comunque una ragazza giudiziosa, probabilmente avrei speso tutto quello che avevo in banca solo per comprarmi tutte quelle cianfrusaglie.

C'erano gadget da Harry Potter, da Hunger Games, da Shadowhunters e da un sacco di altri libri/film. E poi... gadget da serie televisive. Tutto quello che potevi desiderare era a portata di mano e non vedevo l'ora di comprare qualcosa, anche se non sapevo ancora che cosa.

Vidi subito dei gadget interessanti a tema Sherlock, come un deerstalker che praticamente mi stava chiamando a gran voce, e c'erano anche un sacco di gadget a tema Supernatural. Avevo notato una miniatura dell'Impala che era assolutamente fantastica e mi fiondai subito a prenderla in mano per ammirarne i dettagli. Si, l'avrei comprata.

« Le piace? Sono 50 dollari. È praticamente regalata. » disse il venditore, scrutandomi poi con una strana espressione. Continuò a guardarmi ed io sorrisi, mettendo mano al portafogli. Uscii fuori una banconota e gliela porsi senza aggiungere neanche una parola, quando venni fermata.

« Senta, mi scusi... ma lo sa che assomiglia molto alla nuova attrice di Supernatural? L'ho vista in molte foto dal set e lei è uguale...! Solo che è bionda. » disse lui ed io onestamente non sapevo cosa dire.

Onestamente mi dispiaceva non dirgli la verità ma c'erano anche altre persone lì presenti e tutte, una volta fatta notare la somiglianza, mi scrutarono. Alcuni concordarono con il venditore ed altri no... e sentii la mia bodyguard farsi sempre più vicina.

« Ehm... beh, le somiglio perché sono io. Sono Evelyn Wright, piacere di conoscervi. » dissi, abbassando il capo in un piccolo e timido inchino. Dopodiché si scatenò un putiferio e tutti cominciarono a stringermi la mano ed a farmi domande sulla serie televisiva. La mia bodyguard si affrettò a farmi scudo ma io non volevo che pensassero che fossi snob, quindi cercai di riportare la calma.

« Vi prego, con calma... Che ne dite se ci mettiamo di lato e ne parliamo? Non andrò via. » dissi e mi feci seguire in uno spazio un po' più vuoto da una folla un po' più docile. La mia bodyguard organizzò una fila e ad uno ad uno le persone mi strinsero la mano e chiesero un paio di foto, attirando anche l'attenzione di altre persone.

A questo punto dovette intervenire anche la security del Comic Con e dopo un po' venni allontanata perché non potevano permettersi tutta quella calca, causa sicurezza, quindi chiesi solo pochi minuti per fare un selfie di gruppo, cosicché fossero più o meno accontentati.

C'era un po' di persone ma alla fine riuscimmo a trovare un modo per far entrare tutti nell'inquadratura e promisi che avrei pubblicato la foto entro qualche ora. Mentre tentavo di uscire, ovviamente, mi fermai ad altre bancarelle e salutai i fan di Supernatural che trovavo in giro (solo quelli che mi riconoscevano, ovviamente, altrimenti non avrei mai potuto capire che erano fan di Supernatural).

Comprai un altro paio di cosucce, tra cui la bacchetta di Hermione, e poi uscii definitivamente dalla zona gadget, diretta in albergo. Ero rimasta lì dentro solo un paio d'ore, in definitiva, ma mi ero divertita parecchio... peccato solo che mi avevano riconosciuta, cosa che non mi aspettavo proprio che sarebbe successa.

Mentre eravamo in taxi ne approfittai per pubblicare la foto di gruppo su Twitter e sorrisi, contenta di aver comunque potuto accontentarli in qualche modo. Poi, però, una volta in albergo, arrivò una sorpresa... peccato che non fosse totalmente gradita.

Stavo infatti per bussare alla porta di Jared, dopo aver ringraziato e dismesso la bodyguard, quando sentii all'interno della stanza due uomini che evidentemente stavano litigando. Sapete ormai che effetto mi faceva sentire un uomo alzare la voce, quindi rimasi paralizzata davanti alla porta.

« Beh, non avresti dovuto permetterglielo! » sentii infine una voce urlare prima che la porta si spalancasse, rivelando ovviamente Jensen, altrettanto sorpreso di ritrovarmi lì davanti. Si calmò in un istante non appena mi vide e, senza pensarci due volte, mi strinse a sé.

Ero troppo scioccata per impedirglielo subito ma dopo poco riuscii a staccarmi dalle sue braccia ed a guardare Jared alle sue spalle.

« Visto? È tutto apposto, Jay. Sta bene! Aveva anche una bodyguard... » disse lui cercando di calmare l'amico che, invece, si agitò di nuovo al ricordo di quello che l'aveva fatto infuriare. Sembrava sul punto di mangiarselo dalla testa ai piedi ma io gli poggiai una mano sulla spalla e lui rimase in silenzio, ancora agitato ma più tranquillo di prima.

« Non prendertela con lui. Sia Jared che Misha hanno tentato di dissuadermi ma ero più testarda di loro. Lo sai bene come sono quando mi metto qualcosa in testa. » dissi io, cercando di togliere il mio amico dai guai.

« Già... non ricordarmelo. Sei davvero cocciuta quando ti ci metti. » disse e prese una ciocca dei miei capelli, rigirandosela tra le dita. Ovviamente glieli tolsi poco dopo e mi strinse il cuore non appena vidi la sua faccia dispiaciuta.

« Non saresti dovuto venire domani? » chiesi poi, cercando di rompere quello strano silenzio. Era bizzarro anche il modo in cui né Jared né Genevieve intervenivano nella nostra conversazione ed incominciai subito a preoccuparmi.

« Si ma... mmh... Eve, puoi venire un secondo? » chiese poi lui, quasi retoricamente, poiché si aspettava davvero che l'avrei seguito senza fare storie. Io ovviamente gli feci cenno di no con la testa e Jensen, di nuovo, non la prese bene.

Senza il mio permesso, poi, mi trascinò via ed andò dritto verso la sua stanza d'albergo (a sinistra rispetto a quella di Jared). Dalla porta di quella del mio fratellone gigante, poi, vidi spuntare le teste di tutti e tre (compreso Thomas) che ci continuavano a guardare mentre Jensen mi infilava a forza dentro la sua stanza e chiudeva la porta.

Ovviamente la prima cosa che feci fu quella di colpirlo al braccio, mostrando tutta la mia rabbia repressa e la mia contrarietà. Jensen non si scompose ma fermò comunque le mie braccia pronte a compirlo nuovamente.

« Vuoi star ferma un secondo? » chiese lui, quasi urlando, ma io non demorsi e continuai a fare quello che stavo facendo, sperando che mi lasciasse andare.

« Maledizione, Eve! Sono tornato PRIMA per TE! » disse lui e per un attimo mi fermai, non riuscendo a credere a quello che stava dicendo. In che senso era tornato per me? Voleva me? Per un attimo il mio cuore ricominciò a battere pieno di speranza ma poi ci ripensai e cercai nuovamente di calmarmi. No, non poteva essere davvero quello che pensavo io.

« Eve, per favore... Possiamo parlarne con calma? » chiese ancora lui ed io scossi la testa. C'era qualcosa che non mi tornava e non ero disposta a cedere così facilmente, soprattutto perché temevo che non fosse come pensavo io.

« No, Jensen. Non possiamo 'parlarne con calma'. Che significa 'sono tornato prima per te'? » chiesi poi, non guardandolo nemmeno negli occhi.

« I-io... non lo so... Ero lì ma pensavo anche a te. Dovevo tornare da te... » disse lui e mi costrinse alla parete, poggiando poi la fronte sulla mia. Ancora una volta non doveva essere una posizione comoda per lui ma non aveva alcuna intenzione di spostarsi. Poi, invece, mi circondò la vita con le braccia e mi tirò su in un abbraccio, nascondendo il volto nell'incavo del mio collo. Onestamente non sapevo che cavolo fare e mi ritrovai ad abbracciarlo, respirando il suo odore a mia volta.

« Jensen... » quasi lo supplicai di far qualcosa, qualunque cosa, ma lui rimase esattamente in quella posizione, dando silenziosamente il via alle mie lacrime.

Piansi ancora tra le sue braccia per alcuni minuti, sentendo il suo respiro altrettanto faticoso, finché non mi baciò delicatamente il collo, facendomi venire mille brividi lungo la schiena.

Risalì ancora un po', lasciando una scia di baci, ma fu in quel momento che non riuscii più a sopportare quella situazione. Scappai via dalle sue braccia e corsi verso la porta che non riuscii però ad aprire perché l'aveva chiusa con il chiavistello.

Sbattei un pugno sulla porta, facendomi un male cane, ed ebbi per un attimo paura che avrebbe approfittato di quell'intoppo per riacciuffarmi ma non lo sentii muoversi. Mi girai un attimo verso di lui e lo notai guardarmi con gli occhi umidi, ancora una volta con quell'aria persa che me lo faceva sembrare come un bambino bisognoso d'aiuto.

« Sarà sempre così? » chiesi perché non ce l'avrei fatta a continuare in questo modo, con lui che mi rapiva e mi chiedeva di riprovarci.

« Non lo so... ma mi manchi... sempre. E mi sei mancata tanto anche quando ero a casa. » disse lui e dopo quelle parole rimase in silenzio. Io ero più confusa di prima e non aggiunsi nient'altro, rimanendo nella stessa identica posizione di prima. Dovevamo assolutamente capire cosa diamine dovevamo fare ma non sembravamo in grado di salvarci da quella situazione. 

« Rimani qui... » mi chiese lui ma io scossi subito la testa. No, non potevo rimanere con lui o sapevo già che sarebbe accaduto dell'altro e non potevamo permettercelo entrambi.

Per questi motivi, dopo avergli lanciato un ultimo sguardo, spalancai finalmente la porta e mi rifugiai nella mia stanza, pronta ad un'altra brutta nottata.








Angolo autrice: Carissimi lettori, mi dispiace moltissimo di avervi fatto attendere così tanto per un nuovo capitolo ma come sapete la mia vita è piena di imprevisti e, come al solito, non ero nello stato d'animo giusto per scrivere questa storia. Mi sono anche recentemente trasferita e questo ha solo contribuito al ritardo. Spero che possiate perdonarmi e che abbiate gradito questo capitolo. Non so in quanti di voi ancora mi stiano seguendo ma vi prego di farvi sentire con un commento cosicché io possa sapere se ancora vi interessa o meno. Ricevere un commento su questa piattaforma fa sempre piacere, inoltre è anche un modo per far comprendere agli altri che questa storia è seguita, quindi vi prego di farlo <3 Grazie ancora di tutto e soprattutto per la pazienza. Spero che per il prossimo capitolo non dovrete aspettare così tanto!

P.S. Mi scuso in anticipo perché non ho riletto il capitolo, quindi probabilmente ci saranno errorini qua e là.

P.S.S. Vi ricordo anche dove potete trovarmi sia su Twitter (http://twitter.com/EvelynWrightSPN) che su Instagram (http://www.instagram.com/evelynjanewright/).

   
 
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