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Autore: Nicolessa    03/05/2017    0 recensioni
Questa storia di fantasia (ripeto: di fantasia), seppur includendo dei dettagli reali, ripercorre gli episodi della (da me tanto adorata) ship O'Broden. Partendo dai provini per entrare a far parte del cast di Teen Wolf, scopriremo cosa sia passato per la testa di Holland e Dylan durante il loro rapporto.
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“ «Sai, saresti una Lydia perfetta per me» mi disse mentre andava via, dandomi il cambio per entrare in sala. «Cioè, per il mio Stiles» si corresse poi grattandosi la nuca (al tempo nuda e appena ispida). Adorabile.
Tre giorni dopo ebbi la conferma ufficiale: il ragazzetto che aveva recitato con J.Lo e quello dal collo di gomma avrebbero ricoperto rispettivamente i ruoli di Scott e Stiles.
L'inizio di un'era.”
Genere: Comico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dylan O'Brien, Holland Roden, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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An O'Broden Story (3) Holland(3)Preparativi





Holland POV


Non sono una fan dei tacchi. Ebbene sì, potrei perfettamente fare la controfigura di uno dei sette nani di Biancaneve ma pazienza! Non fraintendetemi, mi hanno salvata MOLTE volte ma, dico io, come si può preferirle alle pantofole? Fosse per me uscirei sempre con quelle ai piedi! Quando sono nuove si ha la sensazione di caminare sulle nuvole: è semplicemente meraviglioso!
Ma, seppur quel pomeriggio avessi finito di girare tutte le scene in scaletta, fui costretta ad indossarli ancora per via di una festa in programma quella sera per festeggiare l’inizio delle riprese.
Quella mattina Crystal mi comunicò grandi linee ciò che aveva sentito da Jeff: una festa a porte chiuse - giusto il cast, la crew ed i produttori - per conoscersi meglio e cominciare a creare qualche legame.
Non avevo il dovere di salire sui trampolini e torturare le caviglie ma lo feci comunque. Specialmente dopo la conversazione-lampo che ebbi con Dylan. Il mio orgoglio da donna ferita voleva dimostrare a quel ragazzetto dalla lingua lunga quanto fossi capace di rimanere in equilibrio su quei cosi senza cadere.
Che poi avrei voluto vedere lui! Tzè.

Quando entrai nell’area costumi, Crystal era seduta sulla poltrona, già tornata nei suoi vestiti e, sopratutto, nella sua personalità.
Credetemi, fare gli attori è più difficile di quanto si creda. Ma di questo avremo occasione di parlarne meglio più avanti.
Lei mi fece un largo sorriso dei suoi e poi guardò gli stivali di Lydia, trasformando quelle dolci fossette in una sentita smorfia di sofferenza e solidarietà.
«Non ti invidio per niente» mi confessò. E con una risatina esasperata lasciai cadere quel discorso.
«Mi hai aspettata. È stato carino da parte tua» dissi lasciandomi totalmente nelle mani della costumista, la quale mi liberò di tutto l’outfit studiato per Lydia in cinque minuti netti. Perfino lei sapeva quanto fossimo in ritardo.
«Ne abbiamo parlato questa mattina, ricordi? Avevamo deciso di andarci insieme» mi fece presente con una lealtà che, onestamente, non ti aspetti da una collega al primo giorno di lavoro.
È sempre stata brava nelle relazioni sociali. È sempre stata speciale.
Pur sapendo che sarebbe arrivata in ritardo al party, mi aspettò lo stesso.
Lei è fatta così.
«Mi cambio in tre secondi e poi… e poi…» e poi dovevo ancora scegliere cosa mettere. Ed essendo la prima festa, tra l’altro a porte chiuse, non avevo nemmeno preso in considerazione di farmi aiutare da qualcuno per assemblare il mio outfit. Mi sentivo così in colpa.
«E poi mi seguirai» completò la mia frase altrimenti destinata a restare incompiuta.
E io mi misi completamente nelle sue mani.
Da quel giorno il mio angelo custode aveva un nuovo nome: Crystal Marie Reed.



«Hai fatto tutto questo per me?»
Mi aveva condotta in un’altra area del set, quella riservata al make-up. Era straordinario costatare quanto velocemente avesse imparato l’intera piantina. Ed io che ancora mi perdevo nel tentativo di raggiungere il mio stesso trailer.
Nella stanza, posati su tre diverse poltrone, altrettanti tre abbinamenti di abiti erano stati conservati per il mio arrivo.
Come se non bastasse, perfino Elizabeth Hoel-Chang e Talya Melvey in persona erano lì ad attenderci.
Ci misi un po’ a realizzare: la stessa make-up artist che aveva lavorato per grandi film come Pirati dei Caraibi e Transformers, assieme alla stessa hair-dresser che avrebbe dato vita, più tardi, all’iconica treccia di Katniss Everdeen, avrebbero curato il mio trucco e la mia acconciatura per il party.
E tutto grazie a Crystal. Non so neanch’io come riuscii a non piangere.
«In realtà sono loro che hanno fatto tutto per noi» ridacchiò scambiando un’occhiata di gratitudine con entrambe le artiste, dando il merito a chi di dovere.
«Ora scegli l’abbinamento che preferisci e lascia fare il resto a noi» mi invitò Elizabeth con un caloroso sorrisetto mentre Talya si stava già occupando della setosa chioma corvina di Crystal. «Anche se si tratta di una festa interna, non significa che dobbiate essere meno carine.»


Scelsi dei vestiti semplici, non volevo strafare. Dopotutto era un piccolo party per farsi conoscere; mostrarsi per chi si era davvero era lo scopo principale.
E poi bastavano un trucco semplice ma ben fatto e dei capelli sciolti sulle spalle in delle onde perfette a darmi quell’aria da “giuro che non me ne sono ricordata all’ultimo momento”.
Una camicia colorata con stampe a fiori infilata sotto una gonna beige con cinque bottoni neri sul davanti erano uno specchio perfetto per riflettere agli altri come fosse sul serio la vera Holland.
Non a caso quella gonna è entrata a far parte del mio guardaroba. È partito come un innocente prestito e poi me l’hanno lasciata prendere. Certo, ci hanno messo due anni a convincersene ma, alla fine, hanno vinto i miei occhi a cuoricino che spuntavano fuori ogni volta che la vedevo appesa allo stand appendiabiti di Lydia.
Ah, c’erano anche i tacchi.
Al di là della muta sfida che avevo con Dylan, né Elizabeth né Talya mi avrebbero mai permesso di presentarmi in pantofole.
Ma tranquilli! Ne ho pagato le conseguenze.

  
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