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Autore: BowtiesAreCool    03/05/2017    1 recensioni
AU! Gemme Dell'Infinito
Coppie: Phil/Clint - Accenni Steve/Tony - Accenni Thor/Loki
Dal banco dietro Coulson proveniva un sonoro russare: era inconcepibile come un ragazzo dell'età di Anthony Stark potesse avere tanto sonno arretrato, eppure non c'era lezione mattutina che egli trascorresse sveglio, vigile, attento alle parole del professore. Abbandonato sulla superficie costellata di scritte e graffiti, Tony poggiava gli scarmigliati capelli neri sulle braccia coperte di ematomi, chiudeva le palpebre cerchiate di livida insonnia, quindi spalancava la bocca ad un quieto, letargico russare. Persino gli insegnanti avevano perso ogni speranza di vederlo interessato a quel che avevano da dire.
Con un mezzo sorriso, Phil si girò, sistemandosi i capelli castani sulla fronte, gli occhi azzurri posati gentilmente sul viso dell’amico, e lo scosse appena. “Ehi.” Bisbigliò. “Va bene dormire, ma evita di russare, così disturbi tutti.”
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Agente Phil Coulson, Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quattro
 



 
 
Il Capitano venne scaraventato oltre la strada, oltre una finestra in frantumi che gridò il proprio oltraggio strillando un dolore di roboante allarme. L'uomo, nonostante lo scudo avesse ammortizzato la caduta e l'impatto, avvertì la spalla indolenzirsi, coperta di brividi. Sputò allora un grumo di sangue, mescolato a saliva e improperi.
"Capitano!" Phil si fece largo sparando contro i Chitauri, svuotando tutto il caricatore -Anche se le creature erano immuni ai proiettili, li rallentavano per un po' e, in quel momento, tutto quello di cui avevano bisogno, era tempo. Si affacciò dalla finestra. "Stai bene? Dobbiamo andarcene!"
Il Capitano annuì, quindi fece per tirarsi in piedi -Un grido gli sfuggì alla bocca: una scheggia di vetro, che per l'adrenalina non aveva sentito, si era conficcata in quel mentre ancor più profondamente nel polpaccio.
Il ragazzo si lanciò verso di lui e lo afferrò per i fianchi. "Non muoverti, potresti far peggio!"
"Tu e Iron Man andate via." L'uomo lo spinse indietro, con fermezza. "Andate."
"No! Non ti lasceremo mai da solo! Appoggiati a me, ti aiuto io."
L'uomo allacciò il braccio attorno alle spalle dell'altro, stringendo i denti e contraendo la mascella. "Non posso rallentarvi---"
"Iron Man può coprirci le spalle, non è messo ancora così male." Piegò le labbra in un mezzo sorriso. "Questi cosi stanno diventando sempre più forti, accidenti."
"Dovremmo diventarlo anche no---Attento!" Ingoiando il ruggito di sofferenza, il Capitano spinse il corpo in avanti, a proteggere il corpo di entrambi con lo scudo -Che scagliò con uno scatto del polso verso il Chitauro che li aveva attaccati.
Phil cadde indietro, trascinando anche l'altro con se. "Oddio, scusa! Stai bene?"
"In guerra ho affrontato di peggio...!"
"...Guerra?"
"Ne riparleremo." Il Capitano serrò le palpebre. "Non ora."
"Oh, si, si, scusa!" Lo afferrò di nuovo. "Tony! Coprici mentre porto il Capitano al sicuro."
"Subito!" Rispose la voce di Iron Man. "Sta bene?"
"E' ferito e non riesce a camminare bene!" Si toccò l'orecchio sinistro, dove teneva l'auricolare per comunicare con l'amico. "Dobbiamo portarlo da un medico!"
"Come riesci a comunicare con lui...?" Fu la domanda del Capitano, mentre Tony organizzava veloce le idee. "La clinica del dottor Blake è a meno di un quarto d'ora da qui!"
"E' quella vicino il teatro?" Si indicò l'orecchio. "Auricolare. Ne daremo uno anche a te." Lo spinse in un vicolo. "Da qui faremo prima e saremo coperti."
Il Capitano cadde con la spalla contro il muro del palazzo da cui erano nascosti. "Cos'è un auricolare.. ?"
Phil aggrottò le sopracciglia. "Ma da che tempo vieni? Come fai a non sapere cos'è un auricolare?"
L'uomo si passò una mano sugli occhi e, sotto la maschera, la bocca ed il mento erano coperti di sudore.
"Lascia perdere, ora ti devo portare al sicuro!" Il ragazzo afferrò di nuovo i fianchi dell'uomo. "Andiamo!"
Il Capitano arrivò quasi per miracolo, il corpo bruciante e la divisa scurita dal sudore, tremante di brividi. "Iron Man...?" Chiese. "Dov'è?"
"Adesso ci raggiunge." Phil bussò insistente alla porta. "C'è nessuno? Abbiamo bisogno di aiuto!"
Donald Blake era rimasto nella clinica più del dovuto: non avrebbe saputo dare un motivo logico della sua scelta, eppure qualcosa, nel profondo dell'anima, in un angolo del cervello, lo aveva convinto a restare, a mandate a casa Darcy, la segretaria, e dedicarsi personalmente alle cartelle e alle diagnosi dei pazienti. Il grido lo risvegliò dal sopore che la luce della lampada sulla scrivania ed il silenzio avevano contribuito a creare. Il viso mutò in orrore quando vide l'uomo in maschera riverso sulla scalinata di ingresso e, nonostante gli occhiali di traverso sul naso per la fretta e la sorpresa, aiutò Phil a portarlo fin nello studio, facendolo distendere sul lettino. "Cosa...?" Domandò Blake, incapace di dare un senso a quanto aveva visto.
"Lo aiuti, io torno subito!" Senza spiegazione alcuna, Phil si precipitò di nuovo per strada. "Tony stai bene? Dove sei?"
Iron Man atterrò accanto a lui pochi istanti dopo, un ginocchio a terra e così il pugno destro. Sollevò la calotta del casco, rivelando gli occhi attenti, vigili, il colore appena pallido della carnagione. "Dov'è?"
"Se ne sta occupando il dottore. Tu stai bene, vero?"
"Sì! Ho ricacciato indietro gli ultimi: i razzi sulle spalle hanno fatto il loro dovere e superato il collaudo."
"Bene. Torna a casa, io rimango qui col Capitano."
"Cos--no! Rimarrò anche io!"
"Tony!" L'altro mise su il suo miglior cipiglio severo. "Sarà già abbastanza difficile spiegare la nostra presenza, senza che ci sia un'armatura parlante con noi. Va a casa a riposare, mi occupo io di lui."
Il ragazzo scosse la testa -Mandando al diavolo la ragione. "Vi aspetto qui fuori."
"Torna a casa." Ripeté, poi gli lasciò una pacca sul braccio e rientrò nello studio. "Mi dispiace per la nostra venuta così improvvisa." Si scusò col medico, avvicinandosi al Capitano.
"Non vi dovete preoccupare." Blake aveva messo a nudo la gamba, ponendo su un tavolinetto con rotelle disinfettante ed altro. "Ammetto tuttavia che sono curioso." Concluse, allungandosi ad abbassare la lampada che sovrastava il lettino dell'ambulatorio.
"Ha bisogno di aiuto? Come sta?"
"Sto bene." Rispose per lui il Capitano. "Starai ancora meglio quando avrò estratto il pezzo di vetro. Eravate ad una festa in maschera?"
Phil spalancò gli occhi. "Esatto." Rispose poi. "Ma ci sono state un paio di risse, sa... L'alcol..."
Donald Blake non parve così convinto. Non disse nulla e tenne per sé ogni commento -Quando, però, entrò in contatto con la pelle del Capitano, avvertì una strana sensazione al cuore. Un tumulto. Un palpito. Come un elastico tirato e poi lasciato andare, un catapultarsi in avanti di se stesso e di qualcosa, dentro di sé, dal carattere spigoloso e l'animo antico. Ritrasse allora la mani, deglutendo, le dita improvvisamente malferme.
"Va tutto bene, Dottore?" Phil osservò l'uomo, preoccupato e afferrò una mano del Capitano. "Può estrarre il vetro, vero?"
"Certo." Annuì l'uomo e il Capitano socchiuse gli occhi, quindi strinse i denti quando il medico cominciò a pulire la ferita. Una connessione. L'aveva sentita.
Il ragazzo gli strinse forte la mano con un mezzo sorrise. "Poi posso portarlo a casa, vero?"
Il dottor Blake, che l'ascoltava per metà, annuì distrattamente. Mentre si occupava di togliere sensibilità alla zona circostante la scheggia, si accorse di un rumore ovattato, di sottofondo, come macchine sputacchianti, il cicaleccio di una via che non era la sua... Socchiuse gli occhi, scosse un poco la testa, e cominciò ad estrarre il vetro. Il Capitano corrugò la fronte. "Perché non sento.. ? Ah." Disse poi, abbandonando la testa all'indietro. "No, non importa."
"Si chiama anestesia locale." Bisbigliò Phil, continuando a stringergli la mano. "Dovremmo fare una bella chiacchierata, poi."
"Non mi crederesti." Fu la risposta del Capitano. Girò impercettibilmente gli occhi, per non guardarlo. "Non ci crederesti."
"Mettimi alla prova."
Il Capitano tacque, chiudendo gli occhi e rilasciando un sospiro -Non avvertiva dolore, tuttavia la sensazione di qualcosa che gli scavava la carne era in qualche modo straniante. Si umettò le labbra, paziente, in attesa che il medico chiudesse la ferita.


***


Colui che aveva lo sguardo viola girò la testa di scatto ed emise un grido, come lo stridio di un Falco. "È debole, Maestro. Ma l'ho percepita."
Lingua d'argento comparve dinanzi alle sbarre come se si fosse volatilizzato in quel preciso istante. "Un'altra Gemma? Dove?"
"New York. Le Gemme si cercano l'una con l'altra."
"Bene." L'uomo piegò le labbra in un sorriso soddisfatto. "Domani invierò il grosso delle truppe. Se questa Gemma è debole, meglio approfittarne subito!"
"Diventeranno forti, Maestro. L'Uomo Di Ferro sta acquistando le forze: vedo le loro anime nutrirsi l'una dell'altra."
"Allora dobbiamo agire subito e non permettergli di unirsi!"
"Sradicare le loro radici, prima che crescano."
"Esatto!" L'uomo strinse le dita intorno alle sbarre. "Li divideremo e uccideremo uno alla volta."
Colui che era in gabbia piegò la testa. Il viola degli occhi si ritrasse, rimase unicamente la patina gelida.
"E tutte le Gemme saranno in mano tua."
"Esatto mio caro uccellino. Prima le Gemme." Piegò le labbra in un ghigno. "E poi il mondo."
"Il mondo." Convenne l'altro "Ai tuoi ordini."
"L'intero universo sarà ai miei ordini." L’uomo allungò una mano a sfiorare il viso dell'altro. "Trova le altre."
"Ne manca ancora una, Maestro." L'uomo inclinò il volto. "Ma non rimarrà nascosta a lungo."
"Continua a cercare, mio fedele uccellino."
"Sì, Maestro. Sì. Per te."
 
***

Blake aiutò il Capitano ad alzarsi e questi mise cauto il piede a terra.
"Niente sforzi." Lo avvisò il medico.
"Stia tranquillo, lo costringerò a letto per un po'." Phil si mosse subito al suo fianco e gli strinse i fianchi. "Appoggiati a me, ti porto a casa.”
"Non ti preoccupare." Il Capitano cercò di evitare a Phil più peso possibile. "Ce la faccio."
"Non è vero." Lo riprese bonario l'altro. "La ringrazio dottore, passerò domani a saldare il conto."
"Non vi preoccupate." Lo rassicurò il dottore, senza riuscire a fermarsi. "Non c'è niente da saldare."
Il ragazzo girò gli occhi sull'altro. "...Ma le cure...?"
Donald fece un gesto con la mano. "Andate. E fate attenzione."
"Grazie signore." Il ragazzo lo salutò con un sorriso grato e accompagnò l'altro in strada. "Se mi dici dove abiti ti accompagno."
"Non c'è bisogno." Il Capitano si tirò appena indietro. "Ce la posso fare."
"No, invece! E non ti lascio, quindi faresti bene a farti accompagnare."
"Ti prego." Fece l'uomo. "La gamba non fa quasi più male."
Ma l'altro scosse la testa. "Ti accompagno."
Il Capitano gli fece abbassare il braccio. Il suo sguardo era serio, gli occhi azzurri decisi. "Ti prego." Ripeté.
"Non mi interessa chi sei, ne dove abiti. Non ti lascio in queste condizioni." Replicò Phil, caparbio.
"Allora andiamo nel Queens."
Gli avvolse di nuovo i fianchi. "Andiamo."
"Ragazzi, dove siete?" Li raggiunse la voce di Tony, a metà strada. "Phil, vi raggiungo?"
"Tranquillo ce la caviamo. Accompagno il Capitano a casa, tu torna e va a riposare."
"Se volassimo fin là sarebbe tutto più veloce!"
"Non puoi portarci entrambi!"
"Posso portare peso fino a---" Poi Iron Man si arrese. "Come vuoi."
"Va a casa a riposare, fidati di me. Lui sta bene. Te lo passo se vuoi."
"Lascia perdere. Ho già fatto la figura del patetico abbastanza a lungo."
"Non dire stronzate, aspetta." Si fermò e tolse l'auricolare. "Iron man vuole parlare con te." Disse, sistemando l'apparecchio nell'orecchio dell'altro.
"Ah---" Sulle prime, imbarazzato, il Capitano accondiscese a quel gesto e la conversazione con Tony, tra una rassicurazione e l'altra, si trascinò passo dopo passo fino ad entrare nel Queens. Lì, dopo pochi minuti, il Capitano salutò Stark e consegnò l'auricolare a Phil. "Grazie."
"Figurati." Il ragazzo sospirò appena, esausto. "Dov'è casa tua?"
"Poco più avanti, un paio di portoni in più." L'uomo gli mise una mano sulla spalla. "Va' a riposare, ora."
Scosse la testa. "Ti ho portato fin qui, fatti portare almeno al portone." Sorrise e se lo strinse contro, fino alle scale. "È qui?"
"Sì. Ti ringrazio." Il Capitano gli diede una pacca sul braccio "Va', ora.”
"Riposati, per qualche giorno possiamo cavarcela da soli."
"Sono veloce a recuperare. Ma farò come dici tu e come dice il medico."
"Bene." Phil sorrise e gli lasciò una pacca sulla spalla. "E tieni questa. Così possiamo comunicare. Basta la metti nell'orecchio."
Il Capitano tenne l'auricolare tra le dita, squadrandolo con occhi appena dubbiosi. "Ricevuto."
"Puoi parlare sia con me che con Iron Man." Si portò due dita alla fronte. "A presto, allora."
L'altro ripeté il gesto e gli sorrise. Attese lunghi minuti prima di alzarsi in piedi, attento che Coulson non fosse lì, e incamminarsi lentamente verso Brooklyn -Con vestiti molto meno appariscenti, ovvio.
 
***
 
Tony osservò il banco vuoto di Steve, corrugando la fronte. "Perfetto-Rogers è in ritardo."
"Strano... È sempre puntualissimo." Phil sbadigliò e si abbandonò sul banco. "Ho sonno."
"Benvenuto nel mio mondo." Stark si sedette dietro di lui, dandogli un pizzico sulla schiena. "Botta di adrenalina ieri notte, eh?"
Phil si ritrasse con un mezzo sorriso. "Dio, credevo sarei svenuto! Ho temuto davvero il peggio. Dobbiamo trovare un altro modo per combatterli."
"La mia vena creativa è tornata in pompa magna." Annunciò l'amico, trionfante. "Non chiedermi come, ma ho mille idee in testa e posso realizzarle in pochissimo."
"Ottimo. Magari possiamo evitare la ronda per un po'."
"Ma---Se la evitiamo, come facciamo male ai Chitauri?"
"Abbiamo bisogno di una pausa, Tony. Tu non sei stanco?"
"Sì, ma..." Il ragazzo scrollò le spalle, "E il mondo e quelle cose lì?"
"Credi il mondo verrà distrutto se per una notte dormiamo?"
Tony si passò la mano tra i capelli scuri. "No. Non penso. Ehi!" Sventolò poi le dita in direzione della porta. "Rogers! Sei in ritardo!" Steve rifilò alcune lettere ammonticchiate a caso come risposta, trafelato, sedendosi ansante accanto a Phil. "Scusate. Non mi sono svegliato."
Phil gli regalò un enorme sorriso. "Tranquillo! Sei arrivato appena in tempo."
"Ottimo." Steve fece una smorfia nel spostare le gambe sotto il banco. "Non ho mai corso così veloce."
La smorfia, però, non sfuggì agli occhi attenti di Coulson. "Stai bene?"
"Sì. Non ti preoccupare, è solo una storta."
"Ehi." Tony si sporse da dietro il loro banco. "Di che ciarlate?"
"Come mai ancora non dormi?" Chiese invece Phil, guardandolo con affetto.
"Ah, non lo so. Mi sento ringalluzzito. Pizza, stasera? Che dite?" Steve rise, posando il peso sulla gamba sinistra, come se l'altra dolesse. "Non ti credevo potessi essere così pimpante."
"Neanche io... E comunque si, la pizza mi va!"
"Allora è deciso." Tony allungò le mani verso di loro, solenne.
Phil gli afferrò la mano con una risata. "Potete venire da me se vi va!"
"Mitico! Approvo!"
"Sei molto gentile." Fece Steve. "Grazie per l'ospitalità."
"Potremmo vedere anche un film!"
"E mangiare schifezze, oltre che la pizza."
"Ottimo! Scelgo io il film?"
Steve annuì, tendendo inconsciamente la mano a sfiorare la gamba destra. "Mi pare il minimo."
"Ottimo, facciamo alle sette da me. Ordino io. Come volete la pizza?"
"Peperoni!" Esclamò Tony, mentre Steve, sebbene titubante, annuiva, di nuovo, quindi decideva per la stessa pizza di Stark.
"Peperoni?" Phil arricciò il naso. "Qualcosa di leggero, eh?" Rise. "Sicuro anche per te, Steve? Puoi scegliere altro."
"I peperoni andranno benissimo. Vengo in moto, hai bisogno di un passaggio, Tony?" Stark si schiarì la gola, per poi scrollare le spalle. "Come ti pare. Grazie."
"Bene! Allora facciamo alle sette!"
"E alle sette sia!"
 
   
 
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