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Autore: Crilu_98    04/05/2017    4 recensioni
Secondo capitolo de "The Walker Series" - non è necessario aver letto la prima storia.
Mark ed Elizabeth Walker sono fratelli ma non si vedono da dieci anni, da quando un terribile incidente ha cambiato per sempre le loro vite. Elizabeth è una ragazza insicura e tormentata dai sensi di colpa che all'improvviso è costretta a lasciare la cittadina di campagna dove ha sempre vissuto e a raggiungere San Francisco per salvare il fratello. Aiutata da uno scontroso gentiluomo dalle origini misteriose, da una risoluta ereditiera poco convenzionale e da un impacciato pescatore italiano, Elizabeth dovrà fronteggiare un intrigo molto più grande di lei. Un complotto che potrebbe diventare la miccia di un'incontrollabile rivolta operaia...
Genere: Azione, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Il Novecento
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE WALKER SERIES '
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La ragazza fece una smorfia, forse scontenta che Price l’avesse smascherata con tanta facilità, poi però socchiuse le labbra in un sorriso divertito:
-Sì, quello è il mio nome.-
Connor era pallido come se avesse appena visto un fantasma:
-Barbara Calloway… La figlia di Thomas Calloway?-
Lei inarcò le sopracciglia:
-Ce ne sono forse altre in città?-
-Gesù, è identica a suo padre!-
Feci un passo avanti, improvvisamente interessata: ci studiammo a vicenda per qualche minuto, poi parlai.
-Perché ha ucciso questi uomini? E perché ci seguiva?-
-E’ qui per conto di suo padre?- Si intromise Connor, deciso: aveva riacquistato un po’ di colorito ed ora fissava la Calloway con ostilità.
La ragazza scoppiò a ridere, facendo scivolare con disinvoltura la pistola nella borsetta che portava legata al polso:
-Direi proprio di no, signor Price. Mio padre non sa che sono qui né che vi stavo seguendo, anzi, credo che non sia stato affatto informato dell’arrivo della signorina Walker in città… Ma di questo, vedete, non posso esserne certa: mio padre ha la brutta abitudine di voler controllare il mondo, compresa la sottoscritta. Cosa che gli riesce piuttosto male, devo dire.-
-Immagino di sì, se le permette di commettere omicidi indisturbata!- esclamai, aggirando i cadaveri con un moto di disgusto ed osservandola più da vicino: gli occhi castani avevano delle pagliuzze dorate che li facevano risplendere come due gemme.
-Oh, beh, mio padre non sa neanche che possiedo una pistola, signorina Walker!-
-Come sa il mio nome? Come ha fatto a rintracciarci? La smetta di girare intorno alle nostre domande!-
Barbara Calloway mi suscitava un’istintiva simpatia ed ammirazione per come aveva gestito la pericolosa situazione, ma al contempo la sua freddezza ed elusività mi mettevano in guardia.
-Molto bene!- replicò lei, asciutta, spostando lo sguardo da me a Connor, che si era posizionato al mio fianco, come per proteggermi.
“Mi chiama tigre, ma mi tratta come una bambina bisognosa!” pensai infastidita, ripromettendomi di chiedergli il motivo di un soprannome così inadeguato.
Barbara si sistemò meglio il cappello e ci fece cenno di seguirla lontano da lì; percorse un paio di stradine si voltò bruscamente ed incrociò le braccia al petto.
-Volete sapere la verità? Ebbene, eccola: vado a letto con Mark Walker da un paio d’anni. Ne sono innamorata e non ho alcuna intenzione di vederlo morire, anche se lui si ostina a perseverare nella sua indolenza!-
Mi voltai verso Price, che sembrava ugualmente sbigottito:  
-Mark… Lei… Amanti?- farfugliò, passandosi una mano sul mento, incerto su come reagire a quella notizia. Io, nel frattempo, stavo valutando la signora che avevamo davanti: evidentemente benestante ed evidentemente insoddisfatta della vita che suo padre le offriva, doveva aver trovato un divertente svago tra le braccia di mio fratello, umile operaio. Al solito, la mia espressione mi tradì, perché Barbara si accigliò e mi disse, con voce tagliente:
-Non sono mai stata attratta dal brivido del proibito, signorina Walker. Io amo Mark perché è Mark, non perché è l’amante perfetto per suscitare le ire di mio padre, che è ovviamente all’oscuro di tutta questa storia. Per rispondere alle vostre precedenti domande, quando sono andata la prima volta a trovarlo in carcere, Mark mi ha informato del fatto che Price avrebbe scritto alla sua famiglia e quindi ho incaricato uno dei miei collaboratori di sorvegliare la sua casa giorno e notte; sono venuta in possesso di numerose informazioni preziose, compresi la sua identità, signorina Walker, e i sospetti nei confronti di mio padre, signor Price. E ho ucciso questi uomini perché mi servite entrambi.-
 
Barbara analizzò a fondo il disordinato soggiorno dell’appartamento di Connor, prima di posare borsetta e cappello sul tavolino e sedersi compostamente su una sedia. Teneva la schiena rigida e diritta e ci fissava non più con divertimento, ma con preoccupazione: sebbene la sua versione dei fatti mi sembrasse incredibile, doveva tenere davvero a Mark.
Connor ci raggiunse dopo aver controllato che nessuno ci avesse seguiti fino a Fisherman’s Wharf: la ragazza, infatti, si era preoccupata che le guardie che suo padre le metteva alle costole quando usciva riuscissero a rintracciarla.
-Di solito non è un problema seminarle!- aveva detto -Ma ogni volta che torno a casa me ne ritrovo intorno il doppio! Per questo desidero che il nostro incontro si prolunghi il più a lungo possibile: non so quando sarò di nuovo in grado di comunicare con voi!-
L’aggiornammo su ciò che sapevamo:
-Mio padre non è un santo, ma neanche un criminale. Sa bene che vendere armi è un mestiere dai risvolti pericolosi ed ha sempre evitato di immischiarsi con gente poco pulita.-
-Come fa ad essere tanto informata sugli affari di suo padre?- chiese Connor, lasciandosi cadere sul divano. Mi sorpresi nel notare una certa affinità nei loro modi di fare e di esprimersi, che denotava un’educazione elevata; ma mentre Barbara Calloway, pur essendo una donna fuori dagli schemi, esaltava quest’impostazione affettata, Connor Price sembrava fare del suo meglio per nasconderla, sfiorando a volte la maleducazione.
-Basta saper osservare ed essere pazienti, signor Price. E le posso anche assicurare che mio padre in questi giorni si sta dannando per l’errore commesso: riteneva di potersi davvero fidare di Mark.-
-Mio fratello è un uomo degno di fiducia!- sbottai, incapace di trattenermi -Dieci anni fa ha ucciso un uomo, è vero, ma lo ha fatto per proteggere me. Questo è stato riferito a suo padre?-
Barbara sgranò gli occhi, tamburellando con le dita curate sulla superficie del tavolo:
-Questo spiega molte cose, compresa la ritrosia di Mark a confidarsi con me. No, non credo mio padre ne sia al corrente: ho visto solo di sfuggita l’uomo che ha fatto la spia sul conto di Mark, ma non mi ispirava affatto fiducia.-
Mi chinai verso di lei, eccitata:
-Lei ha visto quell’uomo? Saprebbe descrivercelo?-
La ragazza mi imitò, avvicinandosi a me con un sorriso trionfante: era strano il fatto che due perfette sconosciute fossero arrivate all’improvviso ad assumere un atteggiamento così intimo, come se fossimo due vecchie amiche in procinto di confidarsi dei segreti.
-Posso fare di più, posso darvi il suo nome! Si chiama Roger Jefferson e vive dalle parti di South End… Un posto poco raccomandabile, quindi non escluderei che potrebbe essere anche lui legato a qualche gangster.-
-Gangster?- borbottai, confusa. Connor si piegò in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia e appoggiando il viso sul palmo delle mani, poi sbuffò:
-E’ un termine che indica chi è a capo di una banda* criminale. Ce ne sono diverse qui a San Francisco e non tutte sono americane: da qualche anno anche italiani, russi e cinesi hanno iniziato a fare affari in maniera illecita. Se il colpevole dei furti è un affiliato sarà come cercare un ago in un pagliaio!-
Barbara annuì:
-Ha ragione, oltre al fatto che a nessuno dei grandi gangster di San Francisco piace chi ficca il naso nei loro affari… E per gestire un traffico di armi che perdura nel tempo si deve trattare di uno dei clan più importanti!-
-Non mi interessa, sono pronta a correre qualsiasi rischio per mio fratello!- dichiarai solennemente.
-Bene, perché io sono pronta a fare lo stesso!- replicò la ragazza.
Ci fissammo a lungo con aria di sfida, poi Connor si intromise con voce pacata:
-Credo che ora sia meglio che lei vada a casa, signorina Calloway, non vorremmo allarmare suo padre più del dovuto. La ringrazio per le informazioni che ci ha fornito, provvederò a cercare questo Roger Jefferson a South End e vedremo cosa ne esce fuori.-
-Va bene, ma si sbrighi!- mormorò Barbara indossando nuovamente il cappello -Non abbiamo molto tempo…-
 
Non appena la porta dell’appartamento si fu chiusa alle spalle dell’amante di Mark io mi girai verso Connor, ancora seduto sul divano con aria pensierosa.
-Se pensavi di andare a cercare Jefferson senza di me hai fatto male i tuoi conti!- soffiai, indispettita. Connor abbozzò un sorriso, continuando però a fissare il pavimento:
-Sarebbe impossibile tenerti fuori dai guai! Solo, lascia andare avanti me per primo, d’accordo? Sarebbe inutile venire con me ogni giorno a battere i bar alla ricerca del nostro uomo: una volta che l’avrò individuato ti prometto che ti porterò da lui e potremo fargli tutte le domande che vuoi!-
Sbuffai, per nulla convinta:
-E se gli uomini che ti cercano finalmente ti trovassero mentre vai in cerca di Jefferson? Devo venire con te!-
Finalmente tornò a guardarmi negli occhi ed abbozzò un sorriso:
-Tranquilla, tigre, so come muovermi. E poi ho un altro incarico per te: vedere se il tuo Tony sa qualcosa di utile sui gangster italiani. Potrebbe aiutarci a restringere il campo delle ricerche, cosa utilissima per chi come noi è a corto di tempo.-
Arrossii furiosamente, piantandomi davanti a lui con le mani sui fianchi:
-Mettiamo in chiaro alcune cose: primo, non è il mio Tony! Secondo, credo che sia una perdita di tempo, perché Tony è una brava persona che non si immischia in attività criminali. Terzo, smettila di chiamarmi tigre, mi sono stancata delle tue prese in giro!-
Connor resse il mio sguardo, assumendo l’espressione neutra ed annoiata che aveva la prima volta che l’avevo visto:
-Primo, per come ti guardava l’altra sera a lui piacerebbe molto essere il tuo Tony. Secondo, non si può mai sapere con queste grandi famiglie italiane, sembra che siano tutti imparentati in qualche modo. Terzo, la mia non è una presa in giro.-
Inarcai le sopracciglia, decidendo di concentrarmi solo sull’ultima risposta:
-Ah no?-
L’uomo piegò la testa da un lato:
-Una volta ho visto una tigre, in Inghilterra. Era in gabbia e sembrava avesse perso ogni interesse per ciò che la circondava: restava sdraiata con la maestosa testa tra le zampe a fissare le persone dall’altra parte delle sbarre. Il guardiano che la doveva controllare, non so se perché fosse ubriaco o semplicemente idiota, si divertiva ad infilare le dita nella gabbia, ridendo dell’immobilità della bestia… Finché, con uno scatto impossibile da prevedere, la tigre gli balzò addosso e gli tranciò la mano.-
Sussultai:
-Quindi tu mi paragoni ad un animale sanguinario, capace di staccare di netto la mano di un uomo?-
-No, credo semplicemente che nessuno debba sottovalutarti, tanto meno io o Mark. Penso che per quanto tu possa rimanere immobile, non esiterai mai ad attaccare, una volta raggiunto il punto di rottura. Vedi, io ti ammiro, perché tu… Sai comprendere quand’è il momento di reagire.-
-Tu no?- chiesi, meditando su quelle parole cariche di malinconia.
Connor si alzò in piedi, stiracchiandosi:
-E’ ora di andare a letto, tigre, domani ci aspetta una giornata impegnativa. La signorina Calloway ha ragione: il tempo che abbiamo a disposizione non è molto.-
 
 
*in inglese venivano chiamate “gang”, da cui “gangster”.
 
 
Angolo Autrice:
Sono tornata! E questa volta con una Barbara Calloway adulta e decisa, che si scontra/incontra con Lizzie sull'argomento 'Mark'!
L'intervento delle "giovani" gang (all'inizio del '900 non avevano ancora il potere e l'autorità che guadagneranno negli anni '20 e '30) per il momento rimarrà sullo sfondo: l'incontro con Roger Jefferson riserverà non poche sorprese…
A presto!
 
Crilu 
   
 
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