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Autore: IwonLyme    05/05/2017    1 recensioni
‘Il Principe’ è un racconto sulla libertà, sul significato che essa ha soprattutto per il giovane Nivek, protagonista e narratore, che verrà messo a confronto fin da subito con la bellezza di essa, la sua importanza e, almeno per lui, il suo difficile raggiungimento. Non è facile essere liberi e Nivek desidera talmente tanto esserlo che romperà ogni regola per raggiungere questo scopo.
Tuttavia ciò che inizia come un gesto ribelle e di rivalsa gli costerà proprio ciò che da principio inseguiva e si troverà catapultato in una realtà ed in un mondo molto più duro e severo di quanto non fosse suo nonno ed il villaggio in cui viveva da emarginato. Una guerra contro un re malvagio ed un padrone pronto a legarlo per sempre a se stesso saranno le cause delle sue vicissitudini che lo porteranno a riflettere sulla propria vita, sul vero scopo di essa e sulla sua nuova condizione: essere un Drago Domato.
“[…] tutto sta nel comprendere che qualcosa non ci è davvero tolto se noi non lo lasciamo andare via.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ora che l'identità del padre di Nivek è svelata cosa deciderà di fare? Si creerà tra loro un rapporto padre-figlio degno di questo nome?
Sarà accettato dall'uomo più importante di tutta la sua vita?

 
La Voce del Re - Parte IV
 
Mi svegliai ed era mattino presto. Nowell aveva chiesto a Murray di inviare una lettera al nord, poco lontano, in realtà, da dove ci trovavamo. Voleva mettersi in contatto con Wren, Wardell ed Ormond. Non era nella stanza, forse stava illustrando il tragitto a chiunque sarebbe stato mandato a consegnare la carta. Mi alzai poiché sapevo che quel giorno mio nonno avrebbe cominciato ad addestrarmi.
Yorick dormì nella vecchia stanza di mia madre e gli altri Cacciatori, invece, furono ospitati da Oswin. I due non si erano ancora incontrati ed, avendo amato la stessa donna, temevo cosa avrebbero potuto dirsi. Tuttavia quelli non erano i più numerosi dei miei pensieri. La maggior parte si rivolgevano a Murray ed al suo spietato programma per farmi diventare il futuro Re del mondo: quel che si dice dalle stalle alle stelle. Non che fossi infelice di essere diventato improvvisamente il nipote che avrebbe sempre desiderato, no di certo, però stavamo senza dubbio esagerando.
Mi portai fino in cucina e lì trovai mio nonno già pronto con la colazione. Mi esortò a mangiare in fretta e mi fece presente che ero in ritardo. Trangugiai qualche pezzo di pane e bevvi un po' d'acqua fredda e poi, senza riuscire a mettere altro in bocca, fui trascinato fuori. Mi scaraventò addosso una pelliccia e delle corde. – Visto che non puoi volare dovremo camminare. – Decretò e partimmo.
Raggiungemmo il villaggio ed Elmer lì ci attendeva. Si unì a noi, ma potevo leggergli in faccia che lo faceva più per ridere di me che per qualunque altro motivo. Il suo ghigno odioso mi rendeva furioso. Raggiungemmo un alto picco che scalammo solo con un'esile corda e confesso che temetti seriamente per la nostra vita. In cima un grosso spiazzo, praticamente circondato da vuoto, si apriva e lì era dove si addestravano i maggiorenni.
– Bene, Nivek, qualcuno ti ha insegnato qualcosa sui poteri dell'aria? – Mi chiese mio nonno.
– Uno dei miei maestri era un Drago d'Aria per un ottavo. Mi ha insegnato qualcosa, ma per lo più mi sono lasciato guidare dall'istinto. – Confessai e mi accorsi che le altezze, soprattutto quando non ero sotto forma di Drago e quindi con due grandi ali al mio servizio, mi facevano piuttosto paura.
– Senza dubbio gli effetti saranno stati più che ottimi anche solamente con quello, ma per uccidere un Drago del Buco di Eran ti servirà molto più che istinto. – Mi fece cenno di avvicinarmi a lui. – Elmer ha gentilmente accettato di essere tuo avversario. – Mi informò. – La sua voce è forte, d'altronde anche lui discende dalla stirpe dei puri dell'aria, chiunque altro non sarebbe stato abbastanza. – Spiegò non rincuorandomi affatto. – Se lui diverrà troppo debole, allora mi impegnerò io stesso a fronteggiarti.
– Capisco. – Mi auguravo che il momento non venisse mai, anche se avrei potuto ripagarlo degli anni passati.
– Nessun rancore, amico mio. – Disse calmo Elmer convinto che mi avrebbe praticamente ucciso al primo scontro.
– Desidero che entrambi voi scateniate un forte vento. Starò volentieri a guardare. – Così diede inizio al nostro duello all'ultimo sangue.
Elmer non si fece pregare, ma veloce mi diresse contro una grossa massa d'aria che però non riuscì a colpirmi perché la deviai e lo vidi felice che infine non fosse così semplice farmi cadere. Ci vollero molti colpi prima che vi riuscì e prima che io arrivassi al massimo delle mie capacità conosciute. Murray fu certamente soddisfatto del mio istinto sebbene il suo fallimento mi avesse fatto finire a penzoloni per il dirupo. Mi aiutarono a risalire e poi ricominciai a respirare.
– Senza dubbio sei molto bravo, se i tuoi poteri fossero quelli di un comune Drago d'Aria, ma tu fai parte della famiglia reale e quindi molto di più si spingeranno le tue doti visto anche che sei un Lungo Sguardo. Ma per non aver mai affrontato un vero addestramento mi ritengo soddisfatto. – Così concluso iniziò ad insegnarmi movimenti d'aria che fossero diversi dalla semplice bufera, ma diventassero raffiche, mulinelli o l'assenza stessa del vento. E veloce imparai la maggior parte di ciò che mi spiegò.
Il primo giorno di allenamento si concluse e scendemmo dal dirupo con Elmer soddisfatto delle sue numerose vittorie. Mio nonno però non sembrava per nulla preoccupato: era il mio primo giorno ed ero già di molto migliorato. Tornammo verso casa dove Nowell era seduto e parlava tranquillo con Oswin che attendeva tutti noi con la cena pronta. – Figliolo! – Esclamò abbracciando Elmer che disgustato sgusciò via.
– Allora, come è andata? – Mi domandò il Solitario.
– Sono tutto dolorante … morirò senza nemmeno vedere la faccia dei Draghi del Buco di Eran. – Obiettai lasciandomi cadere su una sedia.
– Murray, gradirei che non sfinissi il mio Drago prima che il tempo sia venuto! – Lo rimbeccò Nowell senza essere minimamente serio e mio nonno rise mentre si serviva la cena.
– In pochi giorni sarà pronto e potrà sfidare chiunque gli si ponga davanti.
– La lettera, l'hai inviata? – Domandai.
– Sì, è partita. – Sorrisi pensando al mio veloce ricongiungimento con Jethro. Sollevai lo sguardo sulla tavola e tutti chiacchieravamo e ridevamo. All'appello mancava solo Yorick. Cercai tuttavia di non pensarci.
Pranzammo ed Elmer raccontò di come debolmente l'avevo attaccato e di come lui, colmo di forza, mi avesse steso con severa crudeltà. Senza dubbio ero tanto indietro, però non così come lui raccontava! Ma tutti ridevano, allora lo lasciai parlare. Oswin ed il figlio poi si allontanarono dalla casa dicendo che l'indomani avrebbero dovuto tornarsene nella loro dimora perché altrimenti la madre di Elmer si sarebbe infuriata con entrambi loro.
Dopo che li vidi andare via raccolsi ciò che era avanzato e versai un bicchiere d'acqua. Mentre Nowell scherzava con mio nonno mi diressi nella stanza di mia madre. Bussai ma non ebbi risposta, allora vi entrai senza. Yorick era seduto alla fine del letto e guardava malinconico fuori dalla finestra. Da lì si vedeva la tomba di mia madre. – Ho portato qualcosa da mangiare. – Dissi e glielo poggiai sul tavolino che vi era all'interno. – Buon appetito. – Mormorai facendo per uscire.
– Nivek … – Mi chiamò e mi voltai. – … grazie, ma non ho fame. – Non lo ascoltai ed uscii senza portare via la cena. Percorso da un bizzarro senso di ira andai nella mia stanza e lì mi addormentai fino al giorno dopo.
 
Trascorse una settimana molto intensa. Mio nonno inviò i suoi messaggeri, così come aveva promesso, nelle Regioni di Terra ed essi partirono. Altri Draghi lasciarono il villaggio per dirigersi dalle altre tribù di aria e tra essi c'era anche il ragazzo che avevo sempre visto tagliare la legna. Essi erano incaricati di portare con loro la mia parola. Avevo infatti parlato davanti a tutti i Draghi della tribù e più nessuno di loro nutriva dubbi su di me. Anche Oswin quando sentì la mia voce si commosse e sincero gridò per me e si inchinò con la mano stretta al petto. Ero finalmente stato accettato.
Una lettera poi tornò indietro insieme al messaggero che aveva inviato Nowell. Rispondeva alla nostra che avevamo inviato dal Regno di Fuoco e fummo felici che essa fosse arrivata. Diceva che i Domatori che si erano uniti contro il Re Orrendo erano in molti e che superavano i cinquemila. Tutti avevano in media due Draghi a testa, ma c'era chi ne aveva molti e chi ne aveva uno solo. In ogni caso Ormond si diceva felice di tanto assenso e che continuavano ad aggiungersi teste alla nostra causa. Nowell fu rincuorato dalla notizia e la sua felicità raggiunse il Cielo.
Il mio addestramento era continuato e nel giro di tre giorni avevo sconfitto Elmer tanto da costringere Murray a prenderne il posto. Era il quarto giorno che lo affrontavo ed avevo imparato moltissime nuove tecniche, tanto da non capacitarmi nemmeno io dei miei reali poteri. Nowell, turbato dalla continua lontananza dei nostri corpi, volle assistere all'allenamento e così, accompagnato da Elmer, poté venire. Per assistere doveva necessariamente avere qualcuno che lo proteggeva da colpi che sarebbero potuti arrivagli addosso. Murray era pronto ed io altrettanto. Entro breve avremmo cominciato ed io desideravo vincerlo con tutto me stesso.
La prima raffica fu lui a rivolgermela e fu violenta. Con forza mi colpì il corpo ed io riuscii a respingerla a fatica. Gliene restituì un'altra ed anche lui si trovò in difficoltà. Eravamo alla pari. Fece per sollevarmi, ma riuscii ad interrompere perfino quell'attacco. Allora gli rivolsi contro una grande massa di vento che lui fece vorticare su se stessa e me la rispedì indietro facendomi indietreggiare di molti metri.
– Devi metterci impegno, ragazzo mio! Non tenti di battermi ma di sconfiggere i miei poteri! – Mi urlò e lo sentii divertito. Mi rimboccai le maniche e lui mi rispedì contro una lunga spira di aria calda che, se non fossi riuscito a raffreddare, mi avrebbe cotto vivo. Allora avanzai e lasciai che il mio sguardo non si concentrasse sull'aria che lui muoveva ma su mio nonno. A lui dovevo arrivare e non ai suoi incantesimi. Avevo imparato a parare la maggior parte di essi, ora era solo questione di tempismo. Giungere a lui era il mio obiettivo.
Contrastai un'altra spira e poi un forte mulinello. Una raffica però tentò di colpirmi a tradimento da dietro, ma anche quella riuscii ad evitare. Mi avvicinavo a lui che però non mi temeva. Continuava a sferrarmi molti attacchi ed io prontamente mi ribellavo e riuscivo a rivolgerglieli contro. Eppure non facevo altro che difendermi, non attaccavo, eravamo ancora alla pari.
Una forte raffica mi rivolse contro ed io, invece che difendermi, attaccai con un simile attacco ed i nostri poteri si scontrarono con un boato immenso che si diffuse per l'intero cielo squittendo. Lui mi resisteva ed io resistevo lui, eppure non un centimetro si muovevano i suoi piedi. Tentai di spingere oltre il muro d'aria, ma non facevo indietreggiare il suo. Poi, mentre le mie mani gli scaraventavano addosso il vento, il cielo cominciò a diventare nero e furiosi i venti sopra la nostra testa iniziarono a vorticare. Il vento colpiva forte il suolo intorno a noi ed ai nostri colpi. Murray non veniva distratto, concentrato mi contrastava ancora. Ed allora raccolsi ogni forza che avevo e ruggì con rabbia. La sua raffica si disperse e tempestivo cadde il mio attacco. Un grande fulmine colpì il terreno ed una forte scarica d'aria travolse Murray spingendolo oltre il ciglio del precipizio. E poi un tuono spalancò il cielo assordando i presenti.
Presi un profondo respiro e le nuvole ed i venti divennero improvvisamente calmi. Mi avvicinai veloce al ciglio e mio nonno si era appeso per un soffio ad un ramo secco che penzolava. Mi sporsi e lui afferrò la mia mano. Lo sollevai. – Avresti potuto volare. – Gli dissi.
– Non volevo darti tanta soddisfazione. – Rispose ed io risi.
– Ah! Ce l'hai fatta, Nivek! Che forza! Che forza! – Esultò Elmer saltandomi addosso. – E come hai fatto?! Erano fulmini quelli che ho visto! Fulmini!
– Sì, davvero un ottimo lavoro. – Disse Murray sistemandosi i vestiti. – Promosso e prima di quanto avessi sperato. – Confessò e lo vidi pieno di orgoglio. Non avrei mai creduto che un giorno simile sarebbe infine giunto.
– Ma non parlate affatto per attaccare? – Domandò Nowell guardandoci confuso.
– No di certo, Domatore! Usiamo le parole solo quando è molto crudele l'attacco che vogliamo scagliare! Questo è un allenamento. – Spiegò mio nonno.
– Dunque sostieni che quando Nivek parlerà sarà più forte di così? – Chiese.
– Molto più forte di così, Solitario … Questo è il Drago che tu sei riuscito a domare.
– Che forza! Che forza! – Continuò ad esultare Elmer mentre sorridevo felice di tanto successo.
Scendemmo dal luogo in cui ci allenavamo e ritornammo al villaggio. Lì venni acclamato e tutti già sapevano che avevo vinto contro Murray. Pensai che avevo fatto una bella dimostrazione di forza. Difficile fu liberarmi dalle persone che si congratulavano con me e sgattaiolare verso casa, ma con l'aiuto di Elmer avvenne piuttosto in fretta. Giunsi così al recinto e Yorick era davanti alla porta che finalmente Murray aveva rimesso apposto. Osservava ancora il cielo, ma non disse nulla, silenzioso tornò dentro casa ed il suo silenzio mi ferì nuovamente.
Sospirai mentre Nowell mi poggiava una mano sulla spalla e mi sorrideva dolcemente. Infine tutto ciò di cui avevo bisogno era già mio.
– Nivek! Nowell! – Ci chiamò con foga Elmer ed entrambi ci voltammo. Lui indicava in alto nel cielo. – Draghi! Draghi e Domatori! – Urlò ed alzando gli occhi lo stupore e la meraviglia mi colsero. Vidi la sottile forma di Ishmael che sinuoso scivolava tra le nuvole ed il mio cuore gioì insieme a quello di Nowell e tanto forte fu la nostra felicità che cominciammo a scuotere le mani verso di loro e quasi saltavamo.
Dietro Ishmael volava Shiloh e sulla sua groppa mi parve di sentire Wren che parlava. – C'è Wren con loro … – Mormorai. – … e Jethro! – L'impazienza divenne incontenibile.
I due Draghi planarono verso di noi e si fermarono nel giardino di casa mia. Vidi il mio maestro lasciarsi cadere a terra e veloce corsi da lui e lo abbracciai forte. – Jethro! Jethro! – Lui rideva felice e mi stringeva a sé forte. Wren invece accolse Nowell tra le sue braccia e pianse di gioia nel vederlo sano e salvo.
– Ho atteso molto questo momento. – Mi disse Jethro e mi volle guardare per intero. – Sei esattamente come ti ho lasciato. – Constatò con un sospiro di sollievo.
Wardell allora si avvicinò e con lui Ishmael che felice venne da me. – Ho visto il cielo ed i fulmini e sapevo che eri tu! Sei diventato forte come il Cielo! – Disse il Drago dagli occhi gialli.
– Amico mio, felice è il tuo arrivo ed attesa la tua voce! – Gli sorrisi. – Il sollievo è grande nel vedervi salvi.
Wardell e Nowell si abbracciavano e l'uomo dai capelli corti rideva con l'amico ritrovato come io facevo con il suo Drago. Un senso di soddisfazione ed appagamento riempì i cuori mio e del Solitario. Finalmente eravamo riuniti alla nostra famiglia. Solo allora mi ricordai del nonno e degli altri. Feci loro cenno di avvicinarsi e presentai Jethro a Murray.
Molto piacere di conoscervi, il mio nome è Jethro. – Si presentò il mio maestro inchinandosi.
Salute a voi, lieto di incontrarvi e di parlarvi, il mio nome è Murray. – Rispose mio nonno ed il suo cuore era felice di conoscere un uomo illustre come colui al quale si presentava. – So che lei è stato ad insegnare a parlare a mio nipote, ora so che era in buone mani.
– Mi lusinga, davvero, mani ottime erano certamente le vostre.
– Sì, ma essere erano cieche e non vedevano ciò che lei invece ha visto in lui. – Si strinsero la mano e tale fu l'inizio della loro amicizia.
Molto piacere di conoscervi, il mio nome è Ishmael. – Intervenne il ragazzo che era vicino a me e mio nonno lo osservò con enorme meraviglia.
Salute a voi, lieto di incontrarvi e di parlarvi, il mio nome è Murray. – Così continuarono le presentazioni anche con Shiloh, con Oswin e con Elmer. Quando tutti i Draghi si furono scambiati gli onori riuscii perfino a presentare loro i Domatori che con stupore salutarono mio nonno e gli altri Draghi d'Aria.
– Ed essi ci seguiranno tutti come hai scritto, Nowell? – Domandò esterrefatto Wardell.
– Noi non seguiremo voi, Domatore, ma il nostro Re. – Lo corresse Murray facendogli strada verso l'interno della casa.
– Ora è tutto chiaro. – Affermò il Domatore ridendo ed entrando. – Che bello rivedervi sani e salvi, avevamo molta paura per voi! Molta davvero! Ma eccoli qui, i nostri Re.
– Non correre, Wardell, nessuno di noi è ancora Re. – Disse Nowell.
– Veramente Nivek lo è dalla nascita, non ha certo qualcuno che lo ostacola. – Gli fece presente Elmer e lui si trovò l'unico in una situazione scomoda.
Ishmael e Shiloh vennero fatti sedere poiché avevano compiuto un lungo volo ed erano stanchi, gli altri, invece, restarono in piedi e si creò un grande brusio. Tutti parlavano con tutti e felice era stata la venuta di quei Domatori. Non c'era differenza tra uomo, Drago Libero, Drago Consacrato, Drago Domato, tutti eravamo vicini gli uni agli altri e ci dimenticammo ogni ruolo tranne quello di amico. Nowell mi sorrise mentre Wardell gli parlava e seppi che pensavamo la stessa cosa. Quello infine era un assaggio del futuro che stavamo costruendo.
– Ma non avete trovato alcuna difficoltà? – Domandò incredulo il Domatore e queste parole ruppero il brusio e crearono un denso silenzio. Allora il Solitario mi osservò ed entrambi non desiderammo nascondere oltre il motivo di tutti quegli eventi.
– Il Re Orrendo ha inviato dei Draghi per attaccarci. – Confessò. E coloro che non sapevano sussultarono.
– Ti ha attaccato?! – Ripeté Wren preoccupata terribilmente.
– Sì, e gravemente è riuscito a ferirmi. – Continuò mentre si portava vicino a me. Quel racconto era difficile da compiere divisi. – La sua spada infilzò in profondità nel mio petto e molto sangue uscì dal mio corpo, tanto che la morte giungeva su di me veloce. – Ascoltavano terribilmente rapiti. – Ma non sono morto sebbene esso doveva essere il mio destino. – Mi posò una mano sulla spalla e mi guardò con dolcezza. – Nivek mi ha salvato.
– Bravo Nivek! – Esalò Wardell in tensione.
– Sì, davvero! Bravo! – Si congratulò anche Wren.
– Come? – Giunse infine Jethro che probabilmente capì che non ero esattamente come mi aveva lasciato.
– La ferita al mio petto era profonda ed il mio cuore leso mortalmente. Se non fossi stato un Mezzo Drago sarei certamente morto all'istante, eppure nemmeno quello mi stava salvando da tale destino. Nivek si è trovato costretto a darmi il suo cuore o vedermi morire. Ovvio è cosa egli abbia scelto. – Confessò e nessuno sembrò felice.
– Che scelta può aver compiuto? – Chiese allora il mio maestro. – “Si è trovato costretto”, hai detto, l'hai forse obbligato?
– No. – Risposi duro io. – Nowell era incosciente quando successe e con le mie stesse mani mi sono privato del cuore e l'ho donato lui affinché vivesse.
– È impossibile.
– Non per un Lungo Sguardo. – Intervenne mio nonno. – Spesso dimenticate, signori, che Nivek non è un Drago comune ed inoltre egli non è nemmeno un Drago completo. Forse la sua metà da Domatore gli ha consentito di compiere tale passaggio.
– Metà da Domatore? Cosa dice? – Domandò confuso Wardell.
– Calmatevi. Racconteremo. Molte cose abbiamo scoperto e molte cose sono cambiate ora che sappiamo. Sedetevi ed io e Nivek parleremo. – Allora tutti veloci presero posto mentre Oswin e Elmer salutarono e si allontanarono così da non creare altra confusione. Quando la calma calò sulla cucina il Solitario prese un profondo respiro. – Nivek non è un Drago puro. Egli è figlio di un Drago e di un Domatore e, come Wren e Jethro sanno, egli è chiaramente frutto di amore poiché ha le sembianze di un Drago. Rara, se non unica è la sua nascita. Nessuno conosce un Mezzo Drago sopravvissuto alla sua parte da Domatore, ma forse facile è spiegare il perché Nivek lo sia: egli prima di essere Domatore è un Lungo Sguardo e questo l'ha tenuto al sicuro dal soccombere alla sua parte da Domatore e così trovare la morte nei primi giorni di vita. Se Nivek non fosse stato tale sarebbe certamente morto. Ma egli è un Lungo Sguardo e un potente Drago. Ora non vorrei essere io a raccontare di più sulla sua nascita poiché non spetta a me parlare …
– Forse Murray desidera continuare. – Tuonò la voce di Yorick uscito dalla sua stanza. Tutti ne rimasero sorpresi e prima degli altri Wren che si alzò senza parole. Jethro però la fece tornare seduta così lei si calmò.
– Racconterei se non fosse doloroso per me quanto lo è per te. – Gli rispose mio nonno e la Domatrice spalancò la bocca incredula.
– Allora sarò io a parlarne. – Li interruppi. – A meno che tu, Yorick, desideri infine parlare per te stesso. – Lo incalzai.
– È della tua nascita che si discute. – Sussurrò in risposta come se non lo riguardasse.
– Mia madre è figlia di Murray, Drago dell'Aria e figlia della famiglia reale, mia madre si chiamava Naisse la Bella. – Ed in Wren ed in Jethro i dubbi divennero certezze.
– Yorick … Nivek è tuo figlio … – Mormorò Wren. – Quale gioiosa notizia! Quale stupendo annuncio! Naisse allora … – Mi guardò. – Cosa è successo a Naisse? Come è possibile che tu sia nato? Lei morì per mano del Re Orrendo …
– No, non andò così. – La corressi. – Compio congetture poiché nulla so di certo. Ma mia madre ed il suo Domatore vennero divisi e lei, per la sua immensa bellezza e forza, attirò le attenzioni del Re Orrendo e, così come volle avere un figlio dalla madre di Nowell, decise di avere un figlio da mia madre. E credette di esserci riuscito. Convinto di ciò la portò qui e l'abbandonò al villaggio in cui era nata. Non so come lo seppe, forse la torturò per saperlo. Mio nonno la trovò e lei mi diede alla luce. – Presi un profondo respiro. – Morì sei anni dopo ma ella non era sana di mente, il dolore l'aveva resa pazza. – Dissi impiegando molta forza di volontà. – Murray, credendo fossi frutto di violenza verso la figlia, non mi accettò e difficile fu la vita qui con loro. Io non sapevo di essere un Mezzo Drago, ma per questo venivo escluso ed allontanato. Infine fuggii e poi il resto lo conoscete. Tuttavia, essendo io per la maggior parte un Drago, è chiaro che non posso essere figlio dell'odio e così è altrettanto chiaro che mia madre era già incinta prima che il Re Orrendo le usò violenza. Quindi io sono il figlio di mia madre e del suo Domatore. Così è come sono nato.
– Naisse morì perché era lontana dal suo cuore, non è così? E divenne pazza per questo. – Disse Jethro.
– Non so se fu per le azioni del Re Orrendo o per il suo cuore lontano, ma ella morì sicuramente per quest'ultima ragione. – Rispose Nowell non volendomi far dire altro sulla faccenda.
– Povera Naisse, ma infine ha lasciato qualcosa a tutti noi, non pensi, Yorick? Un figlio hai avuto da lei ed il destino l'ha portato sul tuo cammino. – Disse Wren come commossa e rincuorata insieme. Tuttavia il Cacciatore non disse una parola.
Abbassai lo sguardo e strinsi le labbra per cercare di calmare il mio animo, ma era difficile sopportare quella situazione.
– Hai lasciato che Nivek parlasse al posto tuo, che egli raccontasse fatti che l'hanno portato ad essere odiato dalla sua gente, ed ora non hai una buona parola per lui? – Domandò Jethro e mi rivolsi al suo viso.
– Non so cosa desideri da me, non ho nulla da dire su questi fatti. Fatti che sono avvenuti lontani da me. – Gli rispose il Cacciatore. Il Drago si infuriò.
– E credi forse di poter far finta di niente?! Naisse è morta lasciando a voi due un figlio! Un figlio nato dal vostro amore! L'amore che ti ha portato a prenderle il cuore, ad unirti a lei! Un amore così che si allontana da qualsiasi logica di razza e stirpe! Esso ti ha condotto a lei e ha fatto nascere Nivek! Come puoi essere tanto stupido da non comprendere?!
– Non parlarmi in questo modo, Drago! So quale era l'amore che mi univa a Naisse ed esso è morto con lei! Non osare rivolgerti a me con questo tono! – Urlò Yorick.
Jethro ruggì con rabbia e gli tirò un pugno. – Un Drago! Con quanto disprezzo lo dici! Forse è questo il problema?! Infine simile è la tua mente a quella di tuo fratello?! – Wren si alzò e afferrò il braccio del marito che era ancora pronto a colpire il Cacciatore.
– Mi devi la vita, non dimenticarlo, Drago. – Lo ammonì Yorick.
– A Naisse dovevo la vita, lei è morta. Tu sei ancora vivo. – Jethro si liberò dalla presa e furioso uscì da casa sbattendo la porta.
Il silenzio calò su tutti noi e ci trovammo incapaci di proseguire oltre a parlare. Sapevo che Jethro non poteva sopportare l'atteggiamento del Cacciatore, aveva perso un figlio ed avrebbe perso la propria vita per passare anche solo un'ora con lui, eppure per il Domatore era diverso. Era diverso l'affetto che poteva nutrire per un Drago, sebbene fosse figlio della sua amata compagna. Guardai il viso di mio padre e lo vidi cupo, nero, mentre ancora si rifiutava di alzarsi dal pavimento. Un rivolo di sangue gli scendeva dal labbro e lì, così indifeso e nudo, mi fece tenerezza e pena insieme, pensai che avesse un lato del tutto diverso da quell'armatura dura e fredda che indossava, pensai che di quello mia madre poteva certamente essersi innamorata.
Presi un respiro profondo e mi avvicinai a Yorick mentre gli occhi di tutti si rivolgevano a me interessati su cosa avrei detto o fatto. Non parlai. Mi chinai e gli porsi la mia mano affinché si rimettesse in piedi. Mi guardò ed i suoi occhi si fermarono sul mio viso con intensità ed un dolore luccicò profondo nel suo sguardo e mi strinse il petto. Afferrò la mia mano e la portò vicino al viso, la serrò tra le sue e chiuse gli occhi. Sembrò pregare in silenzio. In quel momento capii che in me aveva finalmente visto mia madre.
Mi inginocchiai accanto a lui e lasciai che le mie braccia lo circondassero. Le lacrime gli rigavano le guance e piangeva. Wren alle nostre spalle sospirò. – Dannatamente difficile è provare sentimenti … – Mormorò e la sentii mentre usciva di casa ed andava da Jethro.
– Calmati, Yorick. – Lo esortai. – Difficile è averla persa e lo comprendo molto bene. Lei ha sofferto, non lo nego, ma anche tu hai pagato il prezzo della tua vita. Basta colpe. – Gli strinsi forte le mani. – Basta pensare alle colpe che furono commesse. Sincero e candido era l'amore che c'era tra voi ed esso si è compiuto in me, ha permesso che io nascessi e sono grato ad entrambi voi. – Mi guardò e gli sorrisi. – L'amore non può essere una colpa. – Mi abbracciò ma non disse niente. Strinse le sue mani intorno al mio collo e restò immobile mentre cercava di sopprimere il pianto ed avvertii per la prima volta un sentimento del tutto nuovo in lui, qualcosa che l'aveva risvegliato dal torpore. Non era improvvisamente cambiato, diventato un altro uomo, rinnegato la sua freddezza, era lo stesso, ma ora sembrava accettare quell'orrenda verità che gli si era palesata. Sapere di aver lasciato morire Naisse scatenava in lui un dolore più forte della gioia che poteva dargli la nascita di un figlio: fino a questo punto può spingersi l'amore di un Domatore e, sebbene molto simile a quello di un amante, a volte è solo paragonabile a quello che si ha per se stessi.
Dunque non mi disse che mi amava, che infine mi accettava come figlio, che ero importante per lui, non mi disse nulla. Restò in silenzio il burbero Cacciatore mentre abbracciava il figlio ritrovato e mai immaginato. Non servivano parole o altro. Non c'era voce abbastanza forte o tono sufficientemente adatto. Non serviva nessun tipo di scusa. Infine aveva deciso di aprirmi il suo cuore sebbene fosse gelato ed, il più delle volte, muto.
 
Andammo fuori io e mio padre alla luce del sole così da fare in modo che lui si calmasse. Le emozioni l'avevano scosso e, sebbene non cercai di non darlo a vedere, avevano turbato anche me. Ci sedemmo ai piedi di Principe e la neve ci bagnò. Il gelo riuscì velocemente a raffreddare la sua mente che si trovò così immersa ancora una volta nel mondo che lo circondava. Sollevò lo sguardo e pensò, lo capii da come serrava le labbra, a Naisse la Bella.
Non volevo dire nulla che potesse rovinare quel momento insieme e, a meno che lui non avesse parlato per primo, non avrei emesso suono, ma l'attesa non fu molta. – Il giorno in cui fui ferito all'occhio venni catturato e fu l'ultimo giorno che vidi tua madre. – Disse sfiorandosi la cicatrice. – Il Drago di mio fratello mi colpì con forza disarcionandomi. Lei venne presa ed allora le ordinai di tornare umana affinché potesse liberarsi, ma non ci riuscimmo, nessuno dei due. Fummo portati da lui, dal Re Orrendo. Ero sfregiato e la ferita mi correva giù fin in mezzo al petto, così dannatamente vicino ai nostri cuori tanto che entrambi ne sentivamo gli effetti. Poi mio fratello cominciò a colpirmi e mi costrinse a terra mentre rideva di me che non ero riuscito a rubargli il trono. Non mi importava cosa mi faceva, desideravo solo che Naisse fosse risparmiata dal dolore, anche se sapevo bene che in realtà, attraverso il mio corpo, per via dei nostri cuori, ne sentiva. Tuttavia era la mia carne quella verso cui lui si rivolgeva e del resto non mi importava.
Prese un respiro profondo. – Ma la vide e lei era tanto bella che non poteva non attirare la sua attenzione. L'aveva sempre bramata, fin dalla prima volta che la notò con me. Crudelmente la prese mentre io ero ormai in fin di vita e la trascinò via da me, lontano, e poi il suo cuore si fermò nel mio petto e piansi di un dolore immenso. Non c'era più nulla che mi spingeva a vivere, ma lui non era soddisfatto. Cinque anni restai nelle sue mani ed il dolore fu sempre più forte e sempre più feroce ogni volta che arrivava. – Sospirò. – Eravamo fratelli, ma lui non ebbe pietà. Ero cresciuto con lui, con lui avevo volato, amato, pianto e riso. Avevamo passato molte difficoltà, ma la sua crudeltà era troppo profonda per essere sradicata ed io non ne avevo le forze. Quando ebbe finito di divertirsi mi lasciò andare e per altri cinque anni vagai senza meta schivato dai miei simili ed odiato da coloro che dovevano odiarmi.
– Cominciai poi ad occuparmi dei Draghi ed il resto della mia vita fu poco affascinante. Non ebbi più occasione di incontrare mio fratello e ne fui grato. Solo quando il coraggio aumentò in me decisi di fare ritorno nelle terre in cui avevo conosciuto Naisse. Restavo in questi boschi perché essi mi ricordavano lei. – Sollevò ancora gli occhi su Principe.
– Fu come lei ti raccontò, sai? – Sorrise. – Il nostro primo incontro. Mi arrampicai su questo albero. Prima non vi era recinto sebbene la vostra casa già ci fosse. Salii poiché esso era alto ed il mio desiderio del Cielo profondo. Avevo già Draghi al mio servizio eppure non ne ero felice. Mio fratello invece adorava tale potere ed io e lui cominciavamo ciò che poi ci condusse alla lotta. Camminavo per questi boschi quando vidi questo pino e decisi che se fossi salito in cima allora mi sarei sentito felice ed appagato. Mi fermai a metà per qualche ora e poi, proprio mentre avevo deciso di continuare a salire, un ramo si spezzò e caddi a terra nella neve profonda. Lì vicino c'era Naisse e ci innamorammo perdutamente. – Sospirò. – Venne via con me e la mia voglia del Cielo venne saziata per sempre. – Mi guardò e silenzioso sembrò rivedere il viso di mia madre che lo osservava curioso chiedendosi cosa ci facesse un uomo su di un albero. – Erano queste parole che volevi sentire dalla mia voce? – Domandò tirandosi indietro i lunghi capelli biondi che gli cadevano sul viso.
– Sì, ma non erano parole che volevo udire, ma solo il suono di esse che usciva dalle tue labbra. – Risposi alzandomi dalla neve.
– Ora lo vedo, sai? – Mi voltai.
– Cosa?
– Ora che ti guardo con attenzione vedo chiaramente il suo profilo, la sua bella statura ed i suoi occhi che brillano come i tuoi. – Confessò. – Ma qualcos'altro mi ha condotto a te. – Lo guardavo aspettando quella risposta. – Le tue mani che così simili sono alle mie, come la bocca ed il naso. Essi mi fanno comprendere che non c'è solo Naisse in te, ma anche qualcosa di mio. – Sorrisi e alzai lo sguardo verso l'entrata della casa e lì vidi Jethro che ci osservava e calmo era il suo viso.
– Ti ha tirato un bel pugno. – Dissi divertito nel ricordare la scena.
– Lo ringrazierò più tardi. – Risi mentre Yorick si alzava e si stiracchiava come un vecchio gatto. – Inoltre sarà meglio rientrare. Se il Re Orrendo sa di te egli ora ti desidera, ma ancora peggiore di ciò c'è che vorrà distruggere chiunque si è spinto contro di lui. So come pensa e vi aiuterò a compiere ciò che io ho fallito.
– Pensavo mi avresti esortato a non provarci, a lasciar perdere. Pensavo avresti detto che eravamo già tutti morti. – Mi guardò.
– Vorrai scherzare, se un Lungo Sguardo che ha riunito i Draghi Liberi e che scatena fulmini dal cielo non riesce a batterlo, be', allora penso proprio che non ci sarà verso di sconfiggerlo. – Ridacchiai. – Inoltre sarebbe folle non provarci, non credi?
– Folle di certo. – Risposi e sentii l'approvazione di un padre provenire da lui e forte fu la convinzione che potessi infine riuscire nell'impresa.
Per primo rientrai in cucina e mi misi al fianco di Nowell. Lo guardai e lui, sapendo già che ogni cosa si era risolta per il meglio, mi accolse al suo fianco. Yorick allora entrò dietro di me e guardò tutti con un certo imbarazzo ma con molta più determinazione. Solenne cominciò a parlare a tutti i presenti. – Una volta mi trovavo nella stessa situazione in cui ora vi trovavate voi. Ero un Principe ed avevo dei seguaci, un Drago forte al mio fianco e tanti sogni nel cuore, il primo tra tutti una pace che potesse essere forte e duratura tra Draghi e Domatori. Tentai senza riuscirvi di sconfiggere il Re Orrendo, colui il quale è mio fratello. Persi molto in quella battaglia, ma so molto bene quale genere di strategie egli usa e cosa lui volgerà contro di voi. Sono pronto e saldo nel proposito di aiutarvi quanto più posso. Ho vissuto nel luogo che vi accingete ad assediare. Morirò piuttosto che veder fallire ancora questa missione.
Così disse la voce di Yorick e calda essa si diffuse nei cuori dei Domatori e dei Draghi. La forza e l'ardore li percorse ed io seppi come aveva guidato così tanti uomini sotto di sé. Saldo si fissò il principio di quella lotta e la fine si avvicinò di un passo. Avevamo un altro vantaggio ed anche questo sarebbe servito per riuscire a sconfiggere colui che per troppo tempo aveva costretto il nostro mondo sotto il giogo della sua malvagità.
Così parlò la voce del Principe Perduto ed egli era mio padre, l'uomo che Naisse la Bella aveva amato e che nel buio del male aveva brillato troppo forte per non essere da esso tormentato.

Nivek e Yorick sono finalmente uniti. Cosa pensate di loro? Credete abbiano un bel legame o è ancora troppo distaccato per dei famigliari? 
Nivek ora è diviso tra due grandi affetti in cui vede la figura di un padre: cosa farà nei confronti di Jethro? Lo sentirà ancora tanto vicino a lui come in precedenza?
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo!
Iwon Lyme
   
 
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