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Autore: Emmastory    06/05/2017    3 recensioni
Dieci anni. Questo l'esatto lasso di tempo trascorso dall'ultima battaglia contro i famigerati Ladri, esseri ignobili che paiono aver preso di mira la bella e umile Aveiron, città ormai divenuta l'ombra di sè stessa poichè messa in ginocchio da fame, miseria, dolore e distruzione. Per pura fortuna, Rain e il suo gruppo hanno trovato rifugio nella vicina Ascantha, riuscendo a riprendere a vivere una vita nuova e regolare, anche se, secondo alcune indecisioni del suo intero gruppo, tutto ciò non durerà per sempre. Come tutti ben sanno, la guerra continua, e ora non ci sono che vittime e complici. (Seguito di: "Le cronache di Aveiron: La guerra continua)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VI-mod
 
 
Capitolo XVI

Donare il proprio cuore

Un ennesimo incubo mi aveva ancora una volta tenuta sveglia,e continuando a rigirarmi nel letto, biascicavo parole senza senso. In altri termini, non riuscivo davvero a stare tranquilla. Conoscendomi, sapevo che era ormai normale pensare di essermi ora abituata alla tensione, tensione che non sembrava mai allentarsi, e che quando lo faceva, tornava ad esistere solo poco dopo, più forte e pressante di prima. Come ricordavo, avevo visto nel sonno l’immagine di Maddox, losco e orribile individuo che stavolta aveva anche cercato di parlarmi. Essendomi svegliata di soprassalto, non avevo sentito nulla, ma ad ogni modo, ero spaventatissima. Dati i miei cupi e oscuri trascorsi, la sola comparsa del suo volto nella mia mente bastava ad agitarmi non poco, facendo nascere nel mio cuore sentimenti come l’ansia, unita poi ad una grande paura. Il viso diafano, gli occhi azzurri come freddi cristalli, e un sorriso malizioso capace di incutere terrore. Questo era Maddox. In altri termini, un vero Ladro, e ad essere sincera, ero fermamente convinta che nessun altro epiteto gli sarebbe mai calzato meglio. Per quanto ne sapevo, era una persona cattiva fino al midollo, che era riuscita, assieme ai suoi simili, a far del male a migliaia di persone innocenti, inclusi me e il mio gruppo. Una grande e allargata famiglia, come mi piaceva chiamarla, che era stata costruita con il tempo, e unita dal forte legame di amicizia e al senso di rispetto reciproco che esisteva fra di noi. Ora come ora, mi sto occupando di istruire al meglio i ragazzi, lavorando, oltre che come loro madre, anche come loro educatrice. Il mio obiettivo è insegnar loro a crescere e difendersi dalle insidie e dai pericoli del mondo, mentre questo continua a ruotare mostrandosi a volte incredibilmente crudele. Spietato come sempre, il tempo scorre senza sosta, e benché io non voglia che impedirlo, so bene che non ci riuscirò mai. Il dorato sole e l’argentea luna continuano quindi a prendere a turno il loro posto nell’immenso e infinito cielo, dando sempre vita ad un ciclo ripetuto. Un innocuo gioco astrale, senza il quale, i giorni che compongono le nostre vite non esisterebbero. Così, un incalcolabile numero di momenti si sussegue, e mentre la mia giornata trascorre, la paura mi invade. Non c’è alcun bisogno di dirlo, poiché Stefan mi capisce al volo. Differentemente dal solito, non si offre di parlarne, ma al contrario, non fa che abbracciarmi e tenermi stretta a sé. In un altro momento, il suo amore sarebbe una perfetta medicina contro qualsiasi mio malanno, ma non ora. Lo lascio fare, ma sono troppo tesa. Per tale ragione, non riesco a godermi quel fantastico momento, e guardandomi nervosamente intorno, fisso lo sguardo sulla porta. È chiusa, ma incredibilmente, sento il bisogno di stare da sola. Difatti, spero davvero che nessuno bussi e la apra, ma dopo poco tempo passato a riversare il mio dolore e la mia immensa frustrazione sulle pagine del mio diario, faccio una scelta. Non sono più una bambina, ed è vero, ma sono convinta che in questo caso, ci sia solo una cosa da fare. Parlare con i miei genitori. Aveiron è in ginocchio oltre che a pezzi, certo, ma loro sono ne sono pur sempre i regnanti, ragion per cui, sento che sapranno cosa dirmi e consigliarmi. Avvisando Stefan, ho la precisa intenzione di uscire da sola, ma lui non mi abbandona. “Vengo con te.” Mi dice, afferrandomi il polso e impedendomi di muovermi. Fissandomi, Chance non muove foglia, ma sembra avere avuto la stessa idea. Lasciandoli fare, mi lascio scortare da loro fino a casa dei miei genitori, e durante il cammino, ci imbattiamo in Drake. Contrariamente a quanto pensavamo, non è solo, ed è infatti accompagnato da una donna che credo di conoscere. Io e lei ci guardiamo per un attimo, e una sorta di luce nei suoi occhi le basta come ultimo indizio. “Rain!” mi chiama, avvicinandosi al solo scopo di abbracciarmi. “Vi conoscete? Azzarda allora Drake, incredulo. Colta alla sprovvista, mantengo il silenzio, e poco dopo, lei si presenta. “Rain, sono Tanya, non mi riconosci?” chiede, riuscendo con quelle parole a far nascere nella mia mente mille ricordi. Soltanto allora, la riconobbi perfettamente, e abbracciandola a mia volta, guardai Drake. Ancora confuso, non seppe cosa dire, e facendo le sue veci, la mia amica riprese la parola. “Posso spiegare, esordì, con la mano sul petto in segno di onestà. Ancora in silenzio, mi limitai ad annuire, e soltanto guardandola, la lasciai parlare. Vedete, quando Trace e Terra erano bambini, mio marito morì dopo aver cercato di lottare contro i Ladri, e rimasi single per molto tempo, fino a che Drake non…” raccontò, fermandosi a metà di quella così lunga frase e lasciando che questa le morisse in gola, come era capitato a me moltissime volte. “Noi ci amiamo.” Tagliò corto lui, prendendo la parola e facendo le veci della fidanzata. “Cosa? Ma è meraviglioso!” gridai con gioia, facendo loro mille auguri e complimenti. Avvicinandosi al fratello, Stefan lo abbracciò sentitamente, e dopo un veloce saluto, noi riprendemmo a camminare. Insieme, arrivammo a casa dei miei genitori in pochissimo tempo, e non appena la porta mi fu aperta, venni accolta con calore. Sorprendentemente, fu Alisia ad aprire, salutandomi con gran gioia e quasi soffocandomi in un abbraccio. Sorridendo, lasciai che mi stringesse a sé, notando che data la sua gran forza, la circolazione del sangue nel mio intero corpo sembrava essersi fermata. Di lì a poco, rividi i miei genitori, e spostando lo sguardo su mia madre, la vidi sorridere. Appariva calma e felice di vedermi, e non appena si avvicinò, misi le carte in tavola. In fondo ci eravamo già salutate, e in quel preciso istante, non volevo certamente dimenticare il mio scopo. “Ci serve il vostro aiuto.” Esordii, guardando sia lei che mio padre negli occhi e stringendo in quell’attimo la mano di Stefan. “Temiamo che i Ladri possano tornare, e ci servono dei consigli.” Continuai, terminando quella frase con onestà. “Fate ciò che potete per restare uniti.” Disse mio padre, fidandosi ciecamente di me e posandomi una mano sulla spalla. “Non dimenticare che non sarai mai sola, perché noi saremo sempre con te.” Continuò poi Alisia, avvicinandosi a sua volta e parlando in tono serio. Guardandola, scelsi di fidarmi, e solo allora, sorrisi. “Rain?” mi chiamò mia madre, facendomi velocemente girare sui tacchi. “Sii forte, mia piccola goccia di pioggia.” Disse semplicemente, ricordandomi ancora una volta il dolce e al contempo sciocco nomignolo che lei e mio padre mi avevano affibbiato da bambina. Semplice e anche bello, mi aveva fatta abituare al mio vero nome e alla mia identità, e che per tale ragione, amavo come ben poche cose. Poco dopo, mi decisi ad accettare i consigli dei miei genitori e voltarmi per andarmene, ma all’improvviso, qualcosa mi distrasse. Un pianto. Quel tipo di pianto che solo le mamme riconoscono, e che data la tonalità, doveva forzatamente appartenere ad un neonato. Allarmata, mi voltai, e solo allora rividi Alisia. Non era sola, e un ragazzo biondo dagli occhi castani era proprio accanto a lei. Standole vicino, accarezzava il paffuto e tondo visetto di un neonato, che vagiva a quel tocco. Non riuscivo a crederci. A quanto sembrava, l’amore continuava a sbocciare ad Ascantha nonostante l’ennesima battaglia ormai imminente, e cosa ancor più inaspettata e migliore, perfino Drake, profondamente provato dal divorzio dei suoi stessi genitori, era riuscito a trovarlo. Sorridendo, mi mostrai felice, perché due delle persone più importanti della mia vita erano finalmente riuscite a donare il proprio cuore.
   
 
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