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Autore: MadLucy    07/05/2017    2 recensioni
{MPREG | Light/L | minilong | fluffangst | what if | pregnant!L}
«Non è uno scherzo» obiettò L con calma. «Non si tratta nemmeno di una conseguenza così imprevedibile, dato che io e Light abbiamo avuto un rapporto sessuale. Almeno adesso sai di cosa sto parlando, vero?»
Light osservò con incredulità e orrore la nuova carta comparsa sul tavolo. "L'ha fatto apposta. L'ha fatto apposta. L'ha fatto apposta."
Questo giustificava tutto. L'assurdo comportamento di quella notte, il rivelarlo davanti a Misa... prima che Light potesse ordinarle di dissotterrare il quaderno e ricordare il vero nome di L. L'aveva fatto per fargli perdere la collaborazione del secondo Kira. Poi sopraggiunse le negazione, e si chiese stralunato come potesse una persona sana di mente concepire un piano così malato. Dove diavolo era disposto ad arrivare pur di arrestarlo?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito | Coppie: L/Light
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg
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III.

Il clamore che Light sospettava era arrivato. Dalle reazioni più trascurabili -Matsuda che "allora si vede che adesso L ha fatto un bel pieno di fiducia nei suoi confronti, eh?"- a quelle che si erano imposte con prepotenza. Soichiro Yagami, una volta ripresosi per lo shock al pensiero della presunta omosessualità -o bisessualità?- di suo figlio, aveva dato a tutti e due degli irresponsabili, per il fatto che avessero preso così sottogamba una cosa del genere. Aveva sottilineato quanto il coinvolgimento emotivo dovuto ai loro trascorsi inficiasse irrimediabilmente il loro rapporto come colleghi -e come sospettato e detective- quindi aveva preteso che Light non avesse più un posto al quartier generale. L'unica occasione in cui aveva il permesso di accedervi era per venire a trovare L ed informarsi della sua salute. 
Una volta solo in casa, Light potè finalmente intraprendere una conversazione da giorni rimandata.
«Rem» salutò nervoso lo Shinigami. «Come sta Misa?» Aveva provato a chiamarla molte volte, ma durante nessuna di esse era riuscito a concludere qualcosa di effettivo, a parte ascoltarla singhiozzare.
«A pezzi, come puoi immaginare» sibilò Rem. Light si sforzò di mostrare rammarico. 
«Sono assolutamente spiacente. Non era mia intenzione mancarle di rispetto. Non so come spiegare, ma L mi ha ingannato. Ha approfittato della mia amnesia per tessere la sua tela. Non lo avrei mai fatto, da consapevole. Mi ha incastrato con questo sordido e subdolo espediente, però posso risolvere tutto. Misa capirà come sono andate le cose e starà meglio. Ma prima devo liberarmi di L, altrimenti sarà la fine per entrambi.»
Rem lo fulminò, con gli occhi dorati e le pupille verticali.
 «Se posso essere franca con te, Light Yagami, preferirei che tu non tentassi di riavvicinarti a lei. Le hai quasi fatto un favore allontanandola. Almeno, a me lo hai fatto. In questo modo sarà molto più al sicuro.»
«Significa che non sei infuriata con me?» si stupì Light. La sua mente riprese a calcolare molto in fretta. In questo modo avrebbe potuto mantenere la collaborazione di Rem...?
«L'hai fatta soffrire, ed è difficile da tollerare. Ma forse questo le salverà la vita» ammise Rem. «Riprenderà il suo lavoro e non dovrà più giustiziare i criminali. Potrà voltare pagina senza credere che sia colpa sua.» 
«Ancora non lo può fare, con L in circolazione. Se dimostrerà che io sono Kira, come rientra nei suoi piani, inevitabilmente dedurrà che Misa è il secondo Kira» specificò Light, pregando intensamente che abboccasse. E abboccò. Rem piegò la bocca, determinata. 
«Allora ti aiuterò a eliminarlo. Per Misa. Vuoi che ti dica il suo nome?»
Le pulsazioni di Light accelerarono, frenetiche. 
Tutto filava molto meglio del previsto. Si era preparato una strategia difensiva, però non credeva di poter sperare in tanta fortuna. Aveva ripensato al fatto che L al momento aveva nel ventre un figlio suo, com'era logico. All'idea di avere delle riserve per questo motivo, gli pareva di fare il gioco di L, di dargliela vinta, il che lo innervosiva, lo spingeva nell'altra direzione, cioè a non avere pietà. D'altro canto... Kira non era un mostro, come al quartier generale pensavano, e compiere un atto del genere non sarebbe stato un gran modo per dimostrarlo. Gli innocenti non avrebbero dovuto essere coinvolti, a meno che non fosse strettamente necessario. In questo caso lo era? No. Light aveva preso infine una decisione temporeggiatrice, che per ora non avrebbe danneggiato irreparabilmente nulla, pur lasciando l'opportunità di farlo per ogni emergenza. Avrebbe scelto più avanti cosa ne sarebbe stato del bambino. Al momento si poteva agire per salvarsi senza per forza fare del male a nessuno. 
«Sì. Ma non lo ucciderò, non ora. 
L mi ha messo in una situazione nella quale, se lo uccidessi, risulterei in ogni caso il primo sospettato. Sarebbe troppo rischioso» la fece breve, senza concedere a Rem di interromperlo per dubitarne e cambiando argomento. «Vorrei prima risolvere il problema della verifica delle regole del Death Note. L vuole ottenere il permesso governativo per condurre un esperimento con le vite di due condannati alla pena capitale, far scrivere ad uno il nome dell'altro e aspettare tredici giorni, in modo da accertarsi che la regola aggiunta da Ryuk sia vera, cioè che, se non viene scritto un secondo nome dopo tredici giorni dal primo, chi ha scritto il primo muore. Ovviamente la regola è falsa, quindi vorrei che tu scoprissi l'identità del detenuto che scriverà il nome e che dopo tredici giorni da quando l'ha fatto scrivessi sul tuo Death Note il suo, di nome. Così sembrerà che sia morto seconda la regola, e io e Misa saremo ufficialmente liberi da ogni sospetto.»  
«L non si insospettirà nel vedermi all'improvviso al quartier generale proprio in quell'occasione?» replicò Rem. Light scacciò quell'ipotetica minaccia. 
«Certo che sì, ma non potrà ricollegare te a me con prove attendibili. Il quartier generale preferisce tacere riguardo l'esistenza degli Shinigami. Basterà che tu non gli parli e ignori le domande di chiunque.»
Lo Shinigami tacque. Entrambi sapevano cosa sarebbe successo se avesse usato i suoi poteri per allungare la vita di un umano, ma nessuno lo espresse ad alta voce. 
«Lo farò. Avvertimi quando decideranno di avviare l'esperimento. Nel frattempo, ti darò il nome che ti serve.»
Light lo accolse con un singulto di estasi e terrore. 


*

«Salve» esclamò Light, all'indirizzo delle facce stupite che si erano tutte voltate per scorgere il suo ingresso nel quartier generale -tutte, tranne una.
«Oh, ciao, Light» ruppe il ghiaccio Matsuda, cordiale. «Come stai?»
«Bene, ti ringrazio. Ricominciare a studiare è stato molto rilassante, dopo tanti sconquassi» raccontò lui, avvicinandosi. «Anche voi sembrate in forma. Ma in verità io sono venuto a porre questa domanda a qualcun altro» accennò, tra l'affettuoso e il divertito. Questo nuovo riconosciuto ruolo che aveva nei confronti di L lo spinse a prendersi la libertà di comportarsi come una persona matura verso un bambino capriccioso. L non reagì, continuando a fissare i monitor che aveva davanti.
«Ancora al lavoro, Ryuzaki? Non sta diventando troppo faticoso per te?» tornò alla carica Light, sottilmente canzonatorio, simulando innocuo brio. La voce di L era piatta e apparentemente non scalfita da nessun tipo di fastidio. 
«Al contrario. La maternità ha un ottimo effetto su di me. Mi sento pieno di energia.» La testa era incassata tra le spalle curve, come al solito. Il ventre un po' gonfio non era quasi distinguibile, in parte perchè nascosto dalle ginocchia, in parte perchè confuso tra le pieghe dell'ampia maglietta bianca. 
«Come vanno le cose?» domandò a proposito Light, cercando di approssimarsi per vederlo da vicino. 
«Non possiamo darti più nessuna informazione, non c'è bisogno che te lo ricordi» replicò L.  
«Intendevo qualcosa di generale, insomma.»
«Quindi è per questo che sei qui? Per informazioni che sapevi già non avresti potuto ottenere?» Il suo volto era duro. 
Matsuda seguì con gli occhi il palleggio della discussione. 
«Qualcuno vuole un caffè? Stavo per andarlo a prendere...» La tensione non si smorzò. 
Light lo fissò, d'un tratto serio. 
«Mio padre mi ha detto che hai fatto una visita questo giovedì. Non mi ha saputo riferire niente, quindi speravo che lo facessi tu.»
Il fatto che dovesse interessarsene e mostrarsene entusiasta per non destare sospetti gli permetteva di sfogare il presentimento di aver lasciato una parte di sè custodita lì, e di voler verificare com'era maturata, in quel suolo tanto sconosciuto e misterioso. Di come la loro unione stesse fermentando, e quanto si sarebbe frammista. Una specie di candida inconsapevolezza in cui loro due potevano incontrarsi come per la prima volta, contendendosi il monopolio di quella piccola persona...

«Nessuna nuova, buona nuova, no?» L ancora non incontrava il suo sguardo, bensì saettava da uno schermo all'altro, dove scorrevano tabelle indecifrabili. «Va tutto bene, Yagami. Nessun problema.» 
«Il dottore gli ha fatto cambiare dieta e da allora è molto di malumore» ridacchiò Matsuda, passando ancora inascoltato. 
«Al sesto mese dovrebbe già essere distinguibile il sesso» affermò Light. Se all'inizio aveva visto solamente la mossa, che l'aveva quasi offuscato, ora cominciava ad osservare il pezzo che l'aveva compiuta. Non aveva mai pensato in particolare a degli ipotetici futuri figli, l'idea non lo affascinava. Invece ora cominciava a chiedersi a quanto ammontasse il valore di quel raggio di lui defluito per sua incuria nel mondo, nelle inquadrature e nella crudeltà del reale. Dopotutto, se lui era il dio del nuovo mondo, quella che aveva appena smarrito nella carne del detective era una scintilla divina. Cominciava a chiedersi come avrebbe potuto splendere, un giorno. La curiosità vi orbitava intorno incerta e imbarazzata come una falena intorno a un fulgore abbagliante. Quel sentimento nuovo era giovane e esitante, ma carico di promesse. 
«Se la biologia non è un'opinione» disse L. 
«E... te lo sei fatto dire?» lo incalzò Light.
«No.»
 Tentò di richiamare a sè tutta la propria pazienza. «Avrai ricevuto delle foto dell'ecografia.» 
«Sì.»
Spalancò le braccia, irritato dal tono monocorde e dal viso inespressivo. 
«E non ti è neanche passato per la testa di farne una copia per me?»
«No» confermò L placido. 
«Avevi paura che scoprissi il suo nome e lo giustiziassi?» sputò Light, acido. L'altro finalmente volse lo sguardo, per dardeggiarlo. 
«Come siamo sulla difensiva. Forse dovremmo discuterne in privato.»
Matsuda, Aizawa e Mogi erano effettivamente a disagio, ma Light lo ignorò.

«Non c'è niente di privato in questa conversazione, è senso comune. Io sono il padre e tu non puoi tagliarmi fuori soltanto perchè sei arbitrariamente convinto che io sia Kira.»
«Arbitrariamente per ora. Ci sto lavorando» evidenziò L.  
Quello stesso pomeriggio Light annunciò a Rem che l'esperimento sarebbe stato condotto tre giorni dopo.
«Come fai a saperlo?» indagò lo Shinigami.
«Eccesso di zelo di mio padre. Ha segnato sull'agenda l'orario di un volo, quindi immagino che voglia assistere di persona alla scrittura del nome. Scommetto che fra pochi giorni ne comparirà un altro, tredici giorni più tardi.»
L'intuizione era esatta. L stabilì quale detenuto dovesse uccidere quale. Tredici giorni dopo, il primo detenuto morì. Soichiro Yagami tirò un altro sospiro di sollievo, e L si limitò a contemplare i monitor. Ciò lo condusse ad uno stretto isolamento, confinato in un ufficio la cui unica mobilia era costituita da computer di diverse dimensioni e nessuna fonte di luce naturale, per riflettere interrotto solo dal cibo e da sporadiche, fantomatiche ore di riposo a cui nessuno assisteva di persona, in cui tutti i dati del caso Kira venivano riprodotti più e più volte instancabilmente sugli schermi, come tanti occhi ammiccanti e puntati su di lui. Quando Light ripassò, venti giorni pià tardi, Watari riferì che ancora non era tornato ad unirsi agli altri, e comunicava le sue richieste e prescrizioni solo attraverso lui. 

«Non potete continuare così» si oppose Light. «Adesso che sta per averne uno non può più comportarsi come un bambino. Dovete riuscire a farlo ragionare.»
«Sai benissimo quant'è difficile» sbuffò Aizawa.
«Forse Light può aiutarci» propose Matsuda. «Sapete, lui che ha più, ehm, confidenza!»
Arrossì, ma Light no. 
«Ci posso provare, se volete, anche se non assicuro niente.»
Prima che potessero determinare il da farsi, la stessa porta a cui pensavano di bussare si spalancò. L vi uscì, camminando più in fretta di quanto Light gli avesse mai visto fare, pur senza prescindere dal mantenere la caratteristica postura, con la schiena irrimediabilmente storta.

«Presto» sbottò «ho bisogno della licenza per disporre dei tabulati completi dei movimenti di un utente criptato. Ora. Ora
«Perchè sarebbe così urgente?» si meravigliò il sovrintendente Yagami. L sedette alla scrivania principale e aprì una serie di finistre.
«Perchè deve essere immediatamente promulgato un mandato d'arresto valido. Può essere accusato in quanto complice indiretto di Kira stesso» spiegò, parlando rapidamente e digitando al contempo. Poi, avviò la stampante e si alzò a recuperare i fogli. «In base alla diminuzione delle uccisioni e dei dati, che vengono forniti modificati dai notiziari, deve avere intuito che Kira non può più uccidere sapendo solo il volto, ma necessita anche del nome, a causa del sequestro di un quaderno e della scomparsa del secondo Kira. Per questo creava file fantasma temporanei nei quali venivano-» e di botto, lasciandosi sfuggire dalle mani il mazzetto di fogli che stava raccogliendo, cadde al suolo afflosciandosi sul posto.

*


«Ecco, sta riprendendo i sensi» avvertì Watari, apprensivo. Le ciglia nere di L frullarono, prima che le palpebre si sollevassero definitivamente, permettendogli di distinguere i membri del quartier generale accostati al letto, ma a sufficiente distanza da concedergli aria.
«Bentornato tra noi, Ryuzaki» scherzò Light. La sua mano era sul materasso del letto su cui l'avevano fatto stendere, e il detective non mancò di ipotizzare che presumibilmente prima era posata sulla propria pancia. 
«Se era un calo di zuccheri, penso che vi denuncerò tutti quanti» mise subito in chiaro. Gli formicolavano i piedi e le mani. Le vertigini non avevano abbandonato la sua testa, quindi la tenne prudentemente ferma sul cuscino, affinchè nessuno lo notasse. 
Il sovrintendente fece segno di no con il mento. «Non era un calo di zuccheri. Era il tuo corpo che ti supplicava di non strapazzare più mio nipote
L gli rivolse solo una breve occhiata. «Potrebbe trattarsi di più di una persona, di un vero e proprio database a cui sia possibile accedere e fornire le proprie informazioni. Il che implica che, in tutto il mondo, agenti di polizia e di associazioni adibite alla sicurezza globale stiano tradendo di nascosto la dichiarazione universale dei diritti umani per aiutare Kira. Non possiamo permetterlo.»
Aizawa lo interruppe. «Basta così. Stai esagerando. Evidentemente mettere alla prova la vostra incolumità, come è appena successo, non è stato sufficiente per fartelo capire. Ci occuperemo noi della cosa, da ora in avanti.»
Light intanto sorrideva tra sè. L sta avendo un assaggio di quanto i sostenitori di Kira siano numerosi e fedeli, e di quanto la sua parola si stia diffondendo e stia ottenendo sempre più consensi, perchè la gente si sente serena e al sicuro, pensò.

«Sto incamerando un essere umano, non un virus influenzale, quindi la mia facoltà di giudizio non è alterata, se non vi spiace smetterla di lamentarvi» li freddò L, domandandosi se fosse producente o no azzardare ad alzarsi. 
«Tu stai prendendo la tua condizione troppo alla leggera, è questa l'opinione che tutti noi condividiamo» intervenne Watari, titubante e intristito, in quanto era spiacevole per lui discutere con il suo protetto. L allora spostò lo sguardo gravoso nel suo.
«Quale parte della faccenda in cui l'unico figlio che avrò, e non conoscerò mai, rischia di finire in casa del più pericoloso pluriomicida del nostro secolo, che è ancora a piede libero e che continuerà a tempo indeterminato a fare del male a meno che io, e solo io, non lo fermi -il che rende pienamente comprensibile il fatto che non potrei più guardarmi allo specchio se non fossi del tutto consapevole di stare facendo ininterrottamente il possibile e di non stare mai perdendo il ritmo- sto prendendo troppo alla leggera?» 
Calò un silenzio devastato. Il riflesso degli occhiali di Watari nascose gli occhi lucidi. 
Light si morse il labbro inferiore ad arte, simulando un'espressione ferita. 
«Per l'ultima volta, Ryuzaki, io non-
»
«Per l'ultima volta, Light Yagami, lasciami lavorare in pace.» La voce di L non ammetteva repliche. «O, a seconda dei punti di vista, perdere sportivamente.»
Il ragazzo azzardò un sorriso mesto. 
«Quello che cercavo di dire è che anche tu sei importante. Non sei solo uno strumento per risolvere il caso Kira, e devi riguardarti, non sacrificarti sempre a prescindere. Ma hai ragione. L'unico modo per non darla vinta a quel criminale è impegnarti e starai bene solo quando lo farai. Lo capisco. Sei sotto pressione e hai bisogno di collaborazione e non ordini. Quindi scusa se ti ho fatto irritare inutilmente. Ci vediamo presto.»
Non solo Light se ne andò. Anche suo padre, Aizawa e Matsuda decisero di concedergli un po' di solitudine per rimettersi. Watari gli preparò una tazzina di zollette di succhero con un po' di tè sopra. Quasi non parlò. Disse solo:

«So chi è veramente. Ma a volte lui sembra così...»
«Già, sembra così» concordò L.



















Note dell'Autrice: Uno stacco cronologico in avanti. Light ha confutato la prova decisiva con cui L credeva di incastrarlo, quindi ora che farà il detective?
Ringrazio chi legge, segue e apprezza la storia, e spero di sapere come la pensate nel dettaglio, o se avete speranze/ipotesi su come andrà!
Lucy

 
  
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