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Autore: Calipso19    07/05/2017    0 recensioni
Un viaggio infinito che racconta l'ormai leggenda di un mito troppo grande per una vita sola. Una storia vissuta sulle ali della musica, respinta dalla razionalità umana, colpevole solo d'essere troppo anomala in una civiltà che si dirige alla deriva. La rivisitazione di un esempio da seguire.
( Capitolo 4 modificato in data 14 marzo 2016)
Dalla storia:
- Sono cambiate tantissime cose da quando guardavamo le stelle nel guardino a Gary.
- E ne cambieranno altrettante Mike. Se fra quarant'anni saremo ancora insieme te ne accorgerai.
Insieme.
Michael ripetè nella mente quella parola più volte, come una lezione da imparare, e concluse quel bellissimo quadro con un sorriso.
- Certo che saremo ancora insieme, non dire sciocchezze.
- Ci credi davvero Michael? - lei lo guardò con occhi seri e sinceri. - Le persone attorno a te arrivano e se ne vanno come niente.
- Certo che lo credo, anche se non so dirti in che modo. E dovresti crederci anche tu Jackie, avere un po’ più di fiducia.
Abbassò gli occhi per vedere le proprie mani cingere la vita di Jackie, scorse una piccola macchia di pelle bianca sul polso.
Chissà quanto ancora si sarebbe allargata.
Tutto cambiava, senza sosta.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il viaggio comincia laddove il ritmo del cuore s’espone al vento della paura.
 

Spagna, Donostia

Suspira Por Carretera, 84

1983, pieno gennaio

 

 

- Quindi, se ho ben capito, dopo che tu e Joey siete venuti qui, lui non ha più voluto che ci rincontrassimo….

 

Guglielmo annuì debolmente, come se quelle parole facessero tornare a galla un amaro ricordo che era riuscito a seppellire. 

 

- Si, doveva essere così perché non mi permise mai di contattarvi. Mi diceva che era inutile, che dovevamo rifarci una vita, e che tutto quanto era troppo per un bambino. Così non ho più insistito, ma non ho mai smesso di pensare alla mia famiglia… a te. 

 

Il suo era un italiano perfetto, senza nemmeno un accenno all'accento spagnolo che invece aveva quando parlava con Lupe. 

Si capiva che aveva organizzato la loro conciliazione da molto tempo.

Jackie si sentiva al settimo cielo.

 

Dopo che l'abbraccio fra loro si era sciolto, avevano iniziato a parlare degli anni passati senza vedersi e a spiegarsi cos'era successo durante quel lungo arco di tempo.

Guglielmo aveva raccontato la sua storia: aveva studiato nella più prestigiosa accademia di Madrid e dopo aver conseguito il diploma si era specializzato nelle lingue ( ne conosceva ben quattro: spagnolo, inglese, francese, tedesco ) ed era diventato un bravissimo interprete. 

Dopo la morte del padre Joey per un infarto, appena tre anni prima, Guglielmo era ritornato a vivere in quella casa, che aveva ospitato il padre negli ultimi anni della sua vita.

Dopo aver appurato che Joey aveva cancellato ogni vecchia traccia della sua vita in Italia, ogni traccia di Anna, si era dato da fare per cercare di ritrovare un indirizzo, un numero telefonico o qualcosa che avesse potuto ricondurlo a loro. 

 

Dopo che il racconto fu terminato, Jackie raccontò la sua storia, senza tralasciare il minimo dettaglio.

Si conoscevano da pochissime ore ma la loro confidenza era a tali livelli che sembrava non si fossero mai separati.

Quello strano modo d'intendersi era forse dettato dal legame di sangue che li univa, o dalle due personalità così simili da completarsi?

 

Dopo il racconto di Jackie, Guglielmo aveva cambiato espressione. Atterrito quando lei gli diceva di George e delle sue violenze, sorridente quando gli parlava di Michael e sorpreso quando gli disse della sua folle decisione di rimanere in America.

Tuttavia, dopo un'altra dose di spiegazioni, le stesse che aveva riservato anche a Luca, a nonno Andrew e alla sorella maggiore, Jackie riuscì a fargli comprendere le ragioni di quella scelta, e Guglielmo aveva annuito a occhi chiusi.

 

- Sei così coraggiosa.. e così forte - le disse quando ebbero finito di parlare. Le strinse le mani con affetto. - Sono così contento di averti ritrovata e ti prometto che non ci separeremo mai più. Verrò a trovarti periodicamente in America, e tu potrai venire qui quando lo desideri. 

 

Jackie lo ringraziò commossa. 

 

- Fratello, ora però devi tornare anche tu in Italia. I nostri fratelli ci stanno aspettando, e anche il nonno e la vecchia zia Caterina. E' anche loro diritto vederti, no?

 

- Partiremo domani stesso per Firenze! Non dovrai preoccuparti di nulla, penserò io al viaggio! - esclamò lui tutto felice.

 

- No Guglielmo, io non verrò con te. - Jackie sospirò, vedendo il fratello fissarla confuso e dispiaciuto, e si affrettò a spiegare. - Sono stata via troppo a lungo da casa: ho lasciato il lavoro in uno stato confusionale e devo proprio tornare. E a parte questo.. voglio tornare! Michael mi manca da morire… e anche Albert e Quincy..

 

- Capisco .. - rispose Guglielmo lentamente. - Allora, partirò da solo per l'Italia.

 

Jackie gli strinse la mano.

 

- Vedrai che presto ci ritroveremo tutti insieme a casa. Tutti insieme. 

 

La cena che consumarono poco dopo si rivelò fortunatamente più festosa del loro colloquio. Insieme a Lupe, che si faceva raccontare e raccontava, i due fratelli ritrovarono il buon umore e fra risate e chiacchiere la serata passò.

 

Dopo cena, Guglielmo raccolse la mano di Jackie e la condusse in salotto. Prelevò un libro dallo scaffale più in alto e dalle pagine estrasse un piccolo rettangolo ormai ingiallito e piegato in un angolo.

 

- Guarda - le disse - Questa è l'unica cosa che Joey non ha potuto sottrarmi. L'ho nascosta e l'ho tenuta sempre con me, per ricordarmi. 

 

Le porse l'oggetto: era una vecchissima foto in bianco e nero. Raffigurava Anna su un divano, lo stesso che c'era ancora a villa Flint, con Luca, Fabiana e Guglielmo accanto a lei. 

Erano tutti così diversi! constatò Jackie.

In grembo Anna reggeva un minuscolo fagottino da cui spuntava un visino smarrito ornato da due ciocche ricce e due piedini talmente piccoli da sembrare ricamati a mano. 

Gli occhi spalancati fissavano l'obbiettivo con stupore, ma in quello sguardo così disorientato vi era anche una piccola scintilla di inspiegabile intelligenza.

 

Jackie stava ancora guardando la foto commossa quando avvertì le braccia del fratello stringerla in un vigoroso abbraccio.

 

- Ancora qualche anno .. - le disse sorridente - .. e avrei rischiato di innamorarmi di te!

 

- Oh Guglielmo! - esclamò lei, ebbra di gioia. - Sono così contenta di averti ritrovato!

 

Dopo che la domestica spagnola se ne fu andata Guglielmo offrì la sua camera da letto a Jackie e si sistemò sul divano.

Lei provò a rifiutare ma gli fu impossibile: il fratello era irremovibile. 

Una volta che si furono dati la buonanotte, Jackie si rintanò sotto le candide lenzuola di seta e stringendo a sè il cuscino dall'odore familiare ringraziò Dio per quella giornata così densa di emozioni. Sfinita, si addormentò col sorriso sulle labbra. 

 

Appena qualche ora dopo un nuovo sole illuminò il cielo grigio, e i due fratelli si ritrovarono all'aeroporto come per magia. 

Erano stati così a lungo separati che ora entrambi erano riluttanti a dividersi.

 

- Verrò presto a trovarti in America, e ti scriverò delle lettere. E ti telefonerò… - le disse lui, stringendo le mani di Jackie dopo averle coperte di baci.

 

Lei era troppo commossa per rispondere.

 

- Ti aspetto allora … - riuscì solo a dire. 

 

Si abbracciarono. Jackie annusò l'odore del fratellastro: sapeva di crema di latte, e il tepore che sentiva stando fra le sue braccia la tranquillizzava.

Solo quando lui fu salito a bordo del suo volo, che partiva prima del proprio, realizzò che tutto quanto era durato troppo poco. 

Guglielmo le mancava già.

 

Appena prima del decollo ricevette un telegramma urgente. Un facchino glielo portò di corsa.

Era di Albert. Le scriveva che aveva saputo da Fabiana della sua partenza e che sarebbe andato a prenderla all'aeroporto di Los Angeles. Le scriveva inoltre di non preoccuparsi che sapeva il numero del suo volo, e come per farle un dispetto, le sottolineò che non resistevano più senza di lei, che Michael stava malissimo e che Quincy era sempre più triste e depresso. 

C'è da immaginarsi lo stato d'animo della povera Jackie, dopo aver letto quelle poche righe. 

Sto tornando! Sto tornando! pensò per tutta la durata del decollo. 

Poi, distratta dalle chiacchiere della sua vicina, un'anziana ma arzilla signora in borghese, si lasciò condurre dalla socialità umana per tutta la durata del volo. 

Quando, dopo ore, l'aereo cominciò la sua fase di atterraggio, Thriller era già l'album più venduto del mondo. 

 

  
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