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Autore: mgrandier    08/05/2017    16 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La sua voce
 
- André … -
Nella nebbia che offuscava la sua mente in una nube di pensieri indistinti e confusi, permeati da un insistente senso di incertezza e da una cupa disperazione, riuscì a cogliere quel richiamo flebile e lontano. A costo di uno sforzo immane, concentrò l’attenzione su quella voce delicata e colma di dolore, riuscendo quasi ad aggrapparsi ad essa, prima che svanisse di nuovo nel buio della mente.
Provò un istintivo senso di solitudine; si sentì impotente, incapace di qualsivoglia reazione, e si lasciò sopraffare di nuovo dal torpore da cui gli era parso possibile emergere, quasi affogando nella propria spossatezza, nell’incapacità di reagire.
- André! –
Di nuovo quel richiamo e lo stesso desiderio di raggiungere quella voce che, come flebile raggio di luce, pareva illuminare la sua coscienza e guidarla lungo la via della salvezza. Gli parve di averla udita vicina, così prossima da poterla sfiorare, così vera da poterne avvertire il tepore sulla pelle del volto, finché quella voce non tornò a chiamarlo, insistente e tenace, facendo breccia nel buio del suo stato di tormentato riposo e portando con sé un nuovo calore, fino a farsi tocco forte e deciso sul viso, sul collo e poi più giù, sulle spalle, in una presa avvolgente e salda.
- André!!! –
Si sentì scuotere dal quell’urlo disperato che si insinuò nella coscienza, colpendolo quasi e facendolo tremare sotto un peso che gli pareva schiacciarlo a terra e insieme infondergli un remoto desiderio di vivere, nonostante quel buio freddo e nebuloso lo avesse accolto nel suo abbandono.
- André! Io ti amo! Non puoi lasciarmi adesso … -
Più che ogni richiamo, lo colpirono quelle parole, perché ebbe chiara la certezza di non poter davvero lasciare colei che ora singhiozzava sul suo petto, che lo chiamava, urlando il suo amore e la sua disperazione con voce spezzata dalla disperazione. Raccolse ogni forza, deglutendo a fatica, mentre la gola bruciata dall’acqua salata sembrava percorsa dal fuoco e anche respirare gli pareva una prova oltre le proprie possibilità.
- O … Oscar … - senza nemmeno riflettere, pronunciò il suo nome, come un soffio graffiato dalla spossatezza, come risposta a quel richiamo che lo aveva colpito fin nel profondo.
- Oscar … - ripeté, questa volta più convinto, riuscendo quasi ad udire la propria voce oltre il ronzare cupo che ancora avvolgeva ogni percezione - … non … non ti lascio … -
Richiuse le labbra, provato dallo sforzo affrontato nel pronunciare quelle poche parole, ma immediatamente si sentì quasi sollevare le spalle da terra, mentre mani tremanti tornavano ad afferrarlo per sorreggergli il capo e posarlo su di un fagotto morbido di stoffa bagnata.
- André! – udì di nuovo il proprio nome e riconobbe il sussulto spezzato della sorpresa e l’impeto della speranza, in quel grido che ora risuonava anche di una gioia remota; poi di nuovo avvertì il calore sul petto, sulle spalle e sul viso, e il tocco delicato e tremante percorse le sue labbra, portandogli un soffio di vita – André, amore … -
Allora gli parve di riuscire finalmente a percepire il proprio corpo, sebbene il freddo lo trattenesse in una morsa e le dita fossero formicolanti, rigide e impossibili da muovere. Sollevò appena un gomito, trascinando quasi la mano sul selciato freddo e liscio sul quale si trovava disteso, tenendo le dita aperte a ventaglio e strofinando il palmo sulla pietra, quasi a volerne riconoscere la consistenza, e poi mosse le gambe sollevando le ginocchia e recuperando lentamente la coscienza di sé e del proprio corpo. Per un istante, dovette abbandonarsi a terra, colto da un capogiro, ma seguendo la voce che ancora, insistente, lo chiamava, si impose di vincere ogni residua resistenza.
Aprì gli occhi lentamente, faticando a mettere a fuoco la realtà, mentre un bruciore intenso gli impediva di sollevare completamente le palpebre; nel buio, assottigliò lo sguardo, puntando la propria attenzione sul volto che scorgeva ad un soffio dal proprio.
- Oscar … - la chiamò ancora, acquisendo finalmente coscienza di sé e muovendo le mani per portarle al suo volto – Oscar, stai bene? –
Riconobbe il luccicare delle lacrime sul volto improvvisamente illuminato da una lanterna fattasi vicina; accarezzò il suo viso provato, pallido e segnato dai lividi, risalendo ai suoi capelli bagnati, alle ciocche disordinate che ricadevano gocciolanti sulle guance. La vide annuire, mentre inspirava a fatica, trattenendo un singhiozzo, e riuscì quasi a sorridere, colpito da quella improvvisa fragilità. Cercò di parlarle di nuovo, ma la gola tornò a bruciare e il fiato parve mancare nel dolore che ogni respiro gli accendeva alla base del collo; si sforzò di chiamarla, ma non poté che abbandonarsi di nuovo al suo abbraccio, quando la vide calare su di sé, tremante e viva, colma di gioia.
Per un tempo infinito si abbandonò al piacere del tepore che il corpo di Oscar riusciva a trasmettergli; si sentiva spossato, dolorante e incapace di comprendere cosa fosse accaduto … Ma si sentiva vivo, sapeva che anche Oscar lo era e, soprattutto, qualcosa, nell’atmosfera che li circondava, lo induceva a pensare che finalmente, quel tutto che ancora non riusciva a ricordare, fosse comunque finito.
 
Quando la stretta di Oscar si sciolse un poco, si fece aiutare a mettersi a sedere, per poi tentare di passarle un braccio sulle spalle, per trarla a sé; gli sfuggì una smorfia di dolore, colto alla sprovvista da un improvvisa fitta all’avambraccio. Allora, attraverso le membra, tornò anche il ricordo della lotta, del corpo a corpo con l’uomo del bastone, della stretta che gli aveva tolto il fiato e del colpo che aveva subito al braccio, il tuffo nel vuoto dal ponte della nave e la morsa feroce dell’acqua scura in cui aveva cercato Oscar fino alla disperazione; e con i ricordi tornò anche la preoccupazione, l’angoscia per quello che avevano rischiato, per l’aggressione subita.
- Oscar, quegli uomini che ci hanno aggrediti sono … - le chiese faticando ancora a parlare, forzando ogni singola parola.
Oscar sollevò il capo dalla sua spalla, negando decisa e cercando il suo sguardo – Non possono più farci del male. Non ne faranno più a nessuno. –
Poteva solo immaginare cosa fosse accaduto a quegli uomini, ma gli fu sufficiente a provare un immediato senso di sollievo e si concesse finalmente un profondo sospiro, mentre tornava ad accarezzare il viso di Oscar, il palmo aperto sulla sua guancia e il pollice a muoversi lento, disegnandone i contorni violati.
- Quindi … siamo veramente liberi di partire? – le chiese poi, cercando il suo sguardo e aggrottando la fronte, speranzoso, in attesa di risposta, aggrappandosi ad un ultimo ricordo emerso dalla propria coscienza.
Oscar, tuttavia, rimase zitta. Socchiuse lo sguardo, muovendo le braccia e prendendogli il viso tra le mani, prima di farsi più vicina, fino a unire le proprie labbra alle sue in un bacio delicato quanto deciso; poi si separò da lui, incrociando il suo sguardo e nascondendo il velo di un sorriso sulle sue labbra, prima di allontanarsi maggiormente, per voltarsi a cercare qualcosa alle proprie spalle.
Solo allora André prese davvero consapevolezza di dove si trovasse e in quali condizioni fossero entrambi. Assecondò finalmente il sentore gelido e fastidioso degli abiti fradici e incollati al corpo, l’alito freddo della brezza che provocava un brivido lungo la schiena bagnata; osservò Oscar, i capelli corti e umidi scompigliati sul capo, la giacca nera e pesante intrisa di acqua, incollata al suo corpo con una stretta che le impediva quasi di muoversi; punto da quel cumulo di dettagli, sollevò lo sguardo scrutando attorno a sé.
Riconobbe la banchina del porto, le ombre imponenti delle imbarcazioni ormeggiate che si stagliavano cupe sul cielo notturno, e, a pochi passi da dove era ancora coricato a terra, alcuni uomini, tra i quali il Capitano Marval, gli abiti arrangiati addosso, di chi si è rivestito in tutta fretta, e il volto teso dalla preoccupazione. A fianco del Capitano, stava il marinaio che li aveva accolti sulla Florentia, quell’ometto lasciato di guardia sul ponte che, d’un tratto, era svanito nel nulla prima che i loro aggressori facessero la loro comparsa; l’uomo pareva reggersi a mala pena sulle gambe e si teneva fermo sul capo uno straccio logoro, che anche alla luce fioca della notte mostrava evidenti macchie scure di sangue rappreso. André non riuscì a non provare pena per quell’uomo, nonostante la sua guardia non avesse sortito l’effetto sperato … così, d’istinto distolse lo sguardo, spingendolo oltre, fino a scorgere, assicurate ad uno steccato sul limitare della spianata, le sagome di due cavalli, che riconobbe immediatamente come Cesar e Alexander.
Poi, d’un tratto, venne attratto da una sorta di silenzio teso e irreale, realizzando come il borbottio sommesso che aveva intuito in precedenza, si fosse spento senza una evidente motivazione. D’istinto, cercò Oscar, che ancora gli era accovacciata accanto e volgeva le spalle, e cercò di seguirne lo sguardo, perso oltre il piccolo gruppo di uomini raccolti tutto attorno a loro.
Intuì allora un leggero movimento e vide alcuni di quegli uomini arretrare di un passo, per fare spazio alla figura che, al contrario, stava avanzando lentamente, per raggiungerli e poi superarli; quasi fosse un’immagine rimossa dalla memoria che ora faceva ritorno, emergendo dal buio, tra le sagome anonime degli uomini del porto, André riconobbe la figura austera del Generale e nel proprio petto avvertì una stretta capace di spezzargli il respiro.
Il volto teso e l’espressione cupa, il Generale avanzò a passi lenti, senza mai distogliere lo sguardo dalla propria figlia, fino a fermarsi solo ad un paio di passi da dove si trovavano a terra. André si inumidì le labbra, incapace però di parlare, e si sforzò di sostenere il silenzio freddo e immobile con cui padre e figlia parevano aver intrecciato un dialogo segreto; riusciva a leggere sul volto duro dell’uomo la tensione e la rabbia, ma riconosceva anche il riflesso di qualcosa di nuovo, cupo e tormentato. Vedeva Oscar scrutarlo a viso aperto, fiera e decisa, e ne intuì lo sguardo socchiuso e fisso mentre, china a terra sollevava il mento quasi in segno di sfida e poi allungava un braccio dietro a sé. André avvertì il tocco della sua mano, la carezza che gli percorse il braccio, fino a trovare la mano, intrecciando le dita con le sue; di riflesso, non poté che rispondere a quella stretta, richiudendo le proprie dita su quelle di Oscar, in attesa che qualcosa accadesse.
Fu quasi sorpreso, nell’udire la voce di Oscar, decisa a non lasciare che il padre potesse prendere l’iniziativa.
- Padre, sapete che non intendo tornare indietro, vero? – gli chiese ferma.
Lo sguardo del Generale non ebbe cedimenti; sulla sua tempia, André riuscì a intuire il pulsare della tensione massima nell’istante che determinò la sua scelta. Vide le labbra schiudersi appena e riuscì quasi ad udire il sibilo del suo sospiro lento.
- Non mi lasci scelta, vero Oscar? – chiese l’uomo a sua volta, tornando a serrare le labbra, mentre le dita si chiudevano sui palmi, scaricando nuova tensione; lei, vigile e pronta, non si fece sorprendere.
- Voi me ne avete mai lasciata, padre? –
Le labbra del Generale rimasero chiuse, tese nello sforzo di celare ogni emozione; lo sguardo non si mosse dalla figlia – Avevo immaginato che questa sarebbe stata la tua risposta. Tu vuoi scegliere scavalcando l’autorità di tuo padre. Tuttavia ... io continuo a pensare che la tua scelta non sia quella giusta. –
All’udire quelle parole, André distolse lo sguardo dal duello che si stava consumando al proprio cospetto. Sapeva di non poter fare nulla, in quel frangente; era certo che ogni intromissione avrebbe potuto rivelarsi dannosa, oltre ogni immaginazione. Chiuse gli occhi, restando in ascolto per qualche istante, ma poi il silenzio gli parve insopportabile e tornò a guardare, spettatore di uno scontro tra titani.
Allora si accorse che il Generale aveva mosso un passo e che Oscar aveva sollevato il braccio sinistro, tendendo il dorso della mano in direzione del padre e mostrando apertamente il segno della sua scelta definitiva.
- Non potrete mai sposarvi davvero. – sentenziò l’uomo con voce ferma – Lo sapete entrambi. – e André trattenne il fiato, consapevole di quanto il peso della propria condizione di roturier avesse gravato sul rapporto con Oscar fin dal giorno del proprio arrivo a Palazzo, almeno agli occhi del mondo. Si morse le labbra, certo ormai che l’affermazione del Generale avesse smorzato ogni possibilità di rendere ufficiale la promessa scambiata con Oscar.
- Vi sbagliate, padre. – rispose allora Oscar sicura di sé, e André non poté che sollevare il capo, colpito da quella affermazione decisa, riconoscendo una identica sorpresa nello sguardo del Generale.
– Noi siamo già in possesso del benestare Reale alla nostra unione ... -  proseguì lei, portando la mano alla tasca della giacca e in quell’istante André comprese quale fosse il contenuto della lettera consegnata da Girodel alla taverna, così come la delicatezza con cui lui aveva cercato di consegnarla direttamente a Oscar, perché lei stessa potesse stabilire cosa farne e se avvalersi di quel benestare o meno … Immaginò la ragione che avesse indotto Hans a lasciare che viaggiassero da soli diretti al porto; realizzò il motivo per cui aveva scelto di non raggiungere Le Havre direttamente, preferendo passare da Versailles, per occuparsi ancora una volta di loro, in una personale lotta contro il tempo, che aveva poi finito per coinvolgere direttamente anche Girodel.
Tuttavia, Oscar non ebbe modo di proseguire. Le parole se smorzarono in gola, la voce si affievolì soffocandosi in un singulto, mentre un improvviso pallore calava sul suo volto già cereo.
– La lettera! – gridò allora lei, sbarrando lo sguardo e voltandosi a cercare André – Io avevo la lettera della Regina, con il benestare al nostro matrimonio! Io … io … -
Anche quel dettaglio fu immediatamente chiaro agli occhi di André, che vide svanire in un soffio la speranza che si era accesa nell’istante in cui aveva colto il riferimento alla lettera della Regina.
- Oscar … c’era una lettera in acqua quando io mi sono immerso l’ultima volta, per cercarti … - spiegò allora André rispondendo ai suoi dubbi e ricomponendo in un turbine di immagini i ricordi disordinati di quegli attimi colmi di disperazione - … io credo che sia rimasta in mare e … -
- NO! – urlò allora lei, la voce graffiata dallo sgomento, e senza attendere oltre si sollevò da terra, lanciandosi come una furia in direzione del molo.


Angolo dell'autrice: dopo tante peripezie, Il mio segreto torna all'aggiornamento del lunedì, per gli ultimi, decisivi, passi.
Non posso che lasciare un abbraccio caloroso a che ancora legge, segue, ricorda, preferisce e commenta, facendomi sentire meno sola. Grazie a tutte... a presto.

  
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