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Autore: _hell_inside_    08/05/2017    1 recensioni
"Le lame fendevano l’aria, la aprivano in due, prima di squarciare la carne degli innocenti. Gli ordini dei centurioni risuonavano secchi e truci nella notte, e il rumore di centinaia di armature e sandali chiodati battevano sulla terra del villaggio e delle capanne, mentre si mischiavano agli urli di chi stava venendo bruciato vivo nelle proprie case. Qualcuno pregava che la Dea li salvasse, ma quella notte, era cieca, bendata e oppressa dal dolore, esattamente come lo era il suo popolo. "
L'oppressione romana in Britannia, bardi, sacerdotesse, druidi, guerrieri e clan. Una storia d'amore e una guerra che sembra impossibile vincere
(Cambiamento di titolo: prima era "Resistono i frammenti")
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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ATTENZIONE: i nomi sono stati cambiati, rileggere l'indice dei nomi presente all'inizio del primo capitolo


CAPITOLO DODICI

 

-Ti hanno seguito?-

-No-

-Ti hanno visto?-

-No-

-Gwyn sa qualcosa?-

-No-

-Sei sola?-

-Si, non ho bisogno di farmi accompagnare dall’amica-

-La solita sprezzante Gwen-

-Il solito paranoico Heilyn-

-Non mi ricordavo che tu fossi così insopportabile- borbottò il bardo incappucciato. Lo erano entrambi, in realtà. Due figure nero vestite che si confondevano con i colori del bosco in cui stava lentamente calando la notte

-Sai tutto immagino-

-Cosa vuoi fare a riguardo?- le chiese lui

-Non penso di essere pronta, i romani si fanno sempre più vicini e il clan ha bisogno di me. Sono troppo giovane per avere un figlio-

-Tua sorella ha avuto un figlio che aveva due estati in meno di te-

-Mia sorella era una puttana che credeva che restando incinta potesse incatenare un uomo che non amava e non l’amava ma di potere a lei, non so nemmeno se il padre sia quell’uomo-

-Queste sono cattiverie gratuite-

-Guarda in faccia la realtà. Se tenessi il bambino agirei come mia sorella-

-Non è figlio di Gwyn?-

-No. È figlio di Glyn. A Samhain mi ha violentata, avrei dovuto avere il mio ciclo circa dieci soli dopo, non c’è stato. Il bambino che porto in grembo non è figlio dell’uomo che amo. Non lo voglio-

-Forse la Dea ti ha dato un’opportunità. Parla chiaro a Gwyn e ai pochi che vivono in quella casa, digli quello che stai dicendo a me. So che dentro di te, qualcosa si sta già affezionando alla creatura che porti in grembo- gli sorrise il bardo –Guardati ti stai accarezzando il ventre… Se ho capito Gwyn, è stupido su tante cose ma sono sicuro che ti comprenderà-

 

-Dove sei stata?- Gwyn bloccò Gwen quasi sulla porta della capanna

-Ti devo forse chiedere il permesso anche per vedere un amico? Non sono tua moglie, che la Dea non voglia- rispose tirando dritto verso il pagliericcio, senza degnare Arlinna o Idwal di uno sguardo. Gwyn appoggiò il cucchiaio e la scodella e con un gesto veloce si affiancò alla fanciulla.

-Che c’è?-

-Nulla, non c’è nulla-

-Non è vero-

-La pianti Gwyn? Non ho nulla!-

-Va bene, io torno a mangiare, vuoi qualcosa?- fece per alzarsi dal pagliericcio ma il braccio veloce di Gwen lo trattenne

-Aspetto un bambino-

-Cosa?-

-Aspetto un bambino, sono incinta- calma e concisa, senza giri di parole

-Gwen, è stupendo!- Arlinna corse a abbracciare l’altra, tenendo la piccola Sunbeam stretta al seno

-Complimenti Gwyn, chissà se è la volta buona che diventi un uomo- rise scherzosamente Idwal, mentre il diretto interessato appoggiava la mano tremante al ventre della sua donna

-Un bambino… Io non so se sono pronto-

-Lo diciamo tutti! Se è successo la Dea crede che tu, voi, siate pronti- si intromise di nuovo il gigante

-Gwyn, Arlinna, Idwal… io non voglio distruggere la vostra gioia ma c’è qualcosa che dovete sapere- mormorò flebilmente Gwen

-Cosa c’è piccolina?-

-Non è tuo figlio- il gelo calò sulla capanna, nessuno osò aprire bocca, anche i gorgoglii della piccola di Arlinna e Idwal si erano fermati in segno di rispetto e proprio questa si guardava intorno con i suoi occhioni blu spaesata. Gwyn fu il primo a reagire. Si staccò dal braccio della fanciulla e uscì dalla capanna con passo furioso e sbattendo la porta. Nessuno osò fermarlo.

-Gwen, per la Dea, di chi è il figlio che porti in grembo?- chiese quasi sull’orlo delle lacrime Arlinna

-Di Glyn, il figlio del fabbro. Mi ha violentata, la notte di Samhain-

-Ne sei certa?-

-Sì-

-Credi che Gwyn lo sappia?-

-Assolutamente sì. Non lo tradirei mai, lo sa. E sa anche quello che mi ha fatto il figlio del fabbro-

-Allora vai a cercare il tuo uomo prima che scorra sangue inutilmente- la pregò Idwal

 

-Non sei andato troppo distante- mormorò Gwen sedendosi accanto a Gwyn, che si era accasciato sulla parete della capanna di fronte, e coprendolo con il suo mantello.

-Perché avrei dovuto, alla fine il sangue che deve scorrere non è lontano da qui-

-Gwyn…-

-Non dire nulla. Merita la morte per quello che ti ha fatto, e io dovrei allevare suo figlio? Il figlio di quel mostro?-

-Gwyn, so che può essere difficile, ma cosa che sarebbe mio figlio se non un altro bastardo? Non ti sto chiedendo di sposarmi o di perdonare Glyn per quello che mi ha fatto, solo accettare il bambino come tuo. Né lui né il villaggio lo sapranno. Lo cresceremo noi due, ne avremo altri, avremo una famiglia io e te. Tu sai cosa vuol dire essere un bastardo, lo sai bene. Condanneresti un innocente a questo destino?- Gwen aveva gli occhi lucidi, tremava e cercava di non singhiozzare mentre esprimeva ciò che il cuore le diceva, senza troppi pensieri

-Ti chiedo solo una cosa, Gwen figlia di Urien- iniziò Gwyn con le lacrime che gli solcavano le guance –Sposami, giurami fedeltà, giura di essere il mio porto sicuro, la mia casa, il mio cuore-

-Si… Si, voglio essere tua moglie.- mormorò lei

-Un bambino, nostro figlio… Oh piccolina mia- le lacrime che solcavano i loro volti, però, non erano più di rabbia o paura, ma, finalmente, di gioia. E anche la luna parve sorridere a quella scena.

 

-Gwen stai calma, respira- era piena notte, Arlinna era lì al suo fianco. Da quando aveva saputo che l’amica aspettava un bambino, si era attivata in ogni modo possibile, compreso il tranquillizzarla quando in piena notte la assalivano le nausee e la sentiva trascinarsi fuori dal pagliericcio e uscire al gelo invernale per vomitare.

-Io non reggo nove lune così. Ve lo scordate- borbottò l’altra, cinica come sempre

-Ci riusciamo tutte, tutte abbiamo paura di non riuscirci e invece, alla fine, tutte stringiamo tra le braccia il nostro pargoletto-

-Non è questione di aver paura. È questione che mi sto sentendo troppo donna- mugugnò, facendo scoppiare l’altra a ridere

-Tranquilla uomo duro, sono sicura che se dirigi questa rabbia verso il tuo nemico, lo ammazzi in due colpi secchi-

-Probabile-

-Quando vi sposerete?- chiese la maggiore, prendendola sotto braccio e riaccompagnandola in casa

-Verso estate, sicuramente dopo Beltane. Non mi sembra giusto sposarci e restare a vivere con voi, ormai siamo due famiglie diverse. Adesso è impossibile costruire una capanna. Certo, Gwyn mi ha detto che inizierà a costruirla il prima possibile, ma voglio che sia pronta per quando ci sarà il matrimonio-

-Avrai un bel pancione-

-Forse sarà già nato- sussurrò Gwen cercando di non svegliare la piccola Sunbeam –Buonanotte Arlinna-

-Buonanotte Gwen-

-Insomma forse sarà già nato?- le mormorò Gwyn stringendola tra le braccia appena lei non si fosse infilata sotto le coperte

-Non lo so… Sono piena di dubbi, se sia giusto tutto questo…-

-Ehi…- lui le baciò la fronte e appoggiò una mano a accarezzarle il grembo –Andrà tutto bene, tu sei forte. E lui è mio figlio, nessuno può negarlo. Vero piccolo? O piccola?-

-Tu cosa vorresti che sia?-

-Una bella persona, come la sua mamma-

-Stupido-

-Realista, sei bellissima-

-Io spero sia un maschio. È tutto tanto più facile. Ma voglio che sia un brav’uomo, capace di chinare il capo e dire che ha paura-

-Non è semplice, lo sai anche tu-

-Forse noi non riusciremo mai a farlo, abbiamo visto troppo. Lui voglio che lo faccia-

-Sembri sicura che sia un maschio-

-Lo sento, è una sensazione che non riesco a spiegarmi- mormorò Gwen

-Lo addestrerai tu?- chiese Gwyn

-Si cercando di insegnargli a non aprire in due mani- rispose lei facendo scoppiare a ridere lui

-Vieni qui, chiudi gli occhi- lui la strinse forte, cullandone il sonno che dopo poco sorprese entrambi

 

-Svegliatevi pigroni! Fate in fretta, vi voglio fuori dalla capanna il prima possibile, armatevi e uscite- la voce di Idwal svegliò brutalmente i due amanti

-Che cosa succede?- chiese con la voce impastata dal sonno Gwyn

-Ci attaccano. I romani- la gelida risposta arrivò da Arlinna, intenta a testare la tenuta del suo arco, da anni abbandonato al suo destino nella cassapanca, sotto strati di tessuti e filati.

-Cosa stai facendo?- le chiese Gwen

-Combatterò, farò quello che posso per difendere il mio clan-

-Sei ammattita?- domandò sbigottita la più giovane

-Assolutamente no!- rispose l'altra raggiante -Me l'hai insegnato tu-

-Gwen, muoviti- la esortò Gwyn già perfettamente armato di scudo e lancia

-Non ho una spada- si lamentò la fanciulla -L'altra volta ho rubato la tua, ma temo che oggi ti servirà-

-Puoi usare questa- Myrddin aveva fatto irruzione nella capanna improvvisamente tendendo una spada a Gwen -Era di tua madre e Dubhan è troppo giovane per combattere-

-Sei sicura Gwen? Non vorrei che succeda qualcosa al bambino- la guardò grave il suo uomo

-E di me non ti preoccupi eh?- lo prese in giro lei -Gwyn, generazioni di regine hanno combattuto nonostante fossero incinte, di alcune si narra che caricassero gli eserciti nemici di nove lune con il vestito squarciato sul ventre. Combatterò. Sono una donna, sono incinta, ma sono soprattutto una guerriera e ora andiamo-

 

La situazione era anche peggiore di quanto si fossero aspettati. I romani erano già lì, lambivano gli ingressi del villaggio e erano più di quanto si fossero mai immaginati. Non era una semplice sortita contro un villaggio, non era solo una spedizione a scopo di saccheggio. Era una dichiarazione di guerra.

-Mi sa che li abbiamo fatti arrabbiare- sogghignò il biondo Taliesin. Soppesava tra le mani un'ascia e era vestito solamente delle braghe. Un ghigno gli attraversava il volto e gli occhi erano carboni ardenti che chiedevano a gran voce vendetta.

-Non sarà una cosa veloce, non siamo più un piccolo clan da saccheggiare. Siamo nemici. Il loro obiettivo ormai è annientarci- obbiettò Idwal

-Se è una guerra trattiamola come tale- borbottò Gwyn guardando per un attimo la sua donna e poi girare deciso lo scudo, in segno di pace

-Cosa vuoi fare cugino?-

-Mai sentito parlare di incontro di delegazioni nemiche prima di una battaglia? Questo non è un attacco a sorpresa la tradizione va rispettata. Gwen sei con me?- in risposta la donna sorrise -Idwal?

-Pare che sia mio compito- sospirò il capoclan girando anche lui lo scudo -Andiamo-

Il trio, due uomini con gli scudi rovesciati e la spada nel fodero e una donna incinta e armata fino ai denti, non fece in tempo a staccarsi di poco dal muro di scudi formato dal clan che la delegazione nemica venne loro incontro. La guerra incombeva, le Banshee avevano iniziato a urlare e sembrava che tutti i corvi del circondario si fossero riuniti lì su ordine della Morrigan, in attesa di banchettare indistintamente con i corpi dei caduti di una guerra dalle sorti che sembravano già decise.




NOTE DELL'AUTRICE: eh speravate fossi morta! E invece sono ancora qui a rompervi le balle!
Il ritardo è stato causato dal fatto che sono rimasta senza computer per circa 3 mesi dato che è andato in autocombustione, quindi ho dovuto cercare di usare quello che trovavo in giro.
Come ho detto sopra i nomi sono stati cambiati per dare maggiore veridicità storica al racconto
Ringrazio Eilan21 per la recensione... Spero che qualcun'altro decida di farmi sapere che pensa di questa storia
A presto spero

Tenebra

   
 
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