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melodie da lontano
“
Perché la donna non è cielo, è
terra
carne di terra che non vuole
guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano. “
Il sole delle cinque già si
avviava verso ovest con andatura
sicura. D’inverno pareva avesse
fretta
di ritirarsi come un sovrano vanaglorioso, che concesso udienze ad
alcuni
sudditi, chiudeva le porte del proprio palazzo lasciando molte
preghiere
inascoltate. Nell’azzurro, ancora chiaro,
s’intravedevano le prime dorature
arancioni che formavano il bagliore del tesoro
regale sepolto dietro il solco intangibile
del mare.
François guardava,
da dietro le vetrate del salone della villa, le colline
dei meli che
fissavano quello spettacolo inermi e rassegnate con le foglie in parte
secche e
in parte verde scuro.
Anche lui , nonostante la contentezza, sentiva una parte di
se accoccolata tra quei rami…Il tramonto annunciava che la
sera avrebbe invaso
tutto : quello strano giorno, che
l’aveva visto prima sulla nave e poi proiettato in famiglia, iniziava a incanutire.
- Provate già nostalgia
del mare? – chiese con lieve scherzosità Cosimo
portando una tazza di tè.
- Mi basta guardarlo da
lontano – rispose sorridendo François –
sono saturo delle navigazioni. È sempre
una gioia camminare sulla terraferma.
- Chi vi da torto? Quando
viaggio in veliero un
occhio dorme e
l’altro veglia.
- Le tempeste accadono
dappertutto ma , sbattuti tra le onde, si
ha l’impressione di finire ingoiati nell’infinito,
senza alto né basso. Non esiste un suolo.
- Il suolo c’è a
dire il
vero – considerò aggrottando la fronte
l’altro – è un lunghissimo deserto nella
calma…non differisce dal Sahara e dalla steppa.
- Beh sì l’immobilità
fa male in ogni luogo. Privati
dei soffi di vento ci si scorda davvero di
respirare…eppure…
- L’oceano
m’inquieta di
più – continuò- Forse è la
potenza di Nettuno…negli attimi in cui le onde si alzano,
hanno forme più mostruose delle tempeste di sabbia o delle
valanghe che si
staccano. E’ proprio il fatto che si elevano con sagome
distinte e
pesantissime.
- Prima il mare è
limpido e piano , poi si smuove, si imbizzarrisce e si
sporca… È il voltafaccia
della natura. Anche noi uomini ne facciamo parte. Io mi rapporto con i
commercianti, François, voi con la corte e
l’esercito.
- L’Europa è tutto
un
mare inaffidabile. Ora non si comprende cosa l’Impero
Asburgico voglia fare, né
se l’Inghilterra continuerà questi tafferugli
Sfornita di una dichiarazione di
guerra…In Francia sto sempre meglio anche se ci sono
ugualmente trappole.
- Nutrite ostilità verso
il mare…- disse serafico Cosimo– ma vi garantisco
che amarlo è un bel modo per
sopportare le furberie del mondo. Sprovvisti di rotte commerciali ci
s’instupidisce. Non bisogna sopravvivere dentro circuiti
locali, ognuno chiuso
in un’autoproduzione piccola. L’economia
è un sistema universale di concorrenza
e patteggiamenti. Tutti gli stati appartengono a questa scacchiera e
voi capite
che tutti sono uguali nelle brame. Vi abituerete a non farvi trovare
impreparato da amare sorprese.
- La rassegnazione gioca
un ruolo dominante…non voglio cederle il passo anche se
rischio di ammalare il
sangue…
- Così porterete
perennemente ferite aperte. Siete leale, un autentico cavaliere ma la
rabbia vi
darà avvelenamento piuttosto che reale giustizia.
- Mio padre era più
negoziatore
di me e so bene che
l’epoca dei veri
cavalieri è finita.
- Credo che vi aiuterà
pensare alla rassegnazione identica ad una creatura
attiva…Se evitate di
prendere a cuore i normali disordini diplomatici , preserverete ancora
più
attentamente la vostra famiglia. Mi dedico a navi e traffici per
proteggere a
meglio la tana. Lo faccio per Oriane, per Samuele…Mio figlio
dovrà imparare a
sgomitare parecchio e a identificare la stupida malignità
delle persone. Servirà
a non versare troppe lacrime.
- Già…la famiglia.
- Eh, Suele – sorrise
Cosimo – sta facendo vedere com’è bravo
a domare il suo cavallo…è così che
capirà:
trascinare la pazienza e la volontà in ogni dove.
- Parole sante – rise il
generale- per dar
credito al discorso di
prima, bisogna saper vendere le proprie qualità a
qualsivoglia interlocutore.
- È una legge che ci
accompagna fin da piccoli – sospirò il barone
– Samuele non può ancora captare
ma se un attimo pensiamo alla nostra infanzia, avete il ricordo di
quelle ansie
di approvazione? Insomma catturare la benevolenza e l’affetto
di tutti ?
Un altro ricordo ,
abbacchiante e imbarazzante, lo
vide che esibiva al padre Jean Antoine un
cavalluccio costruito con rametti secchi. Riusciva ancora a sentire la
risposta
grugnente :” piuttosto che fare
ciarpamerie ripassa le prime due declinazioni di latino che non sai
neppure
cincischiare!”
- Sì…- ammise
piegando
la bocca– dicono che i bambini non abbiano pensieri, invece
se dovessi tornare
indietro, non sceglierei per nulla l’età degli
scolaretti. D’accordo che , se
vediamo dalla nostra ottica quei giochi e capricci, ci
sembrano sciocchezzuole…però percepivo il
problema di piacere e non piacere, portare la pesantezza di un
cannocchiale che
ingigantiva.
- Verissimo… - fu
d'accordo il cognato – era una missione strappare la
benedizione di chi ci
circondava. Certo, adesso
Samuele è bello
tranquillo. Il caro Grégoire è una garanzia in
fatto di serenità e sicurezza.
Sembra che quegli occhi e quel sorriso siano
stati costruiti apposta per quietare i piccoli.
- Non vi è dubbio che ha
dato prova d’essere grande precettore a palazzo –
appurò François - Il Re da
sempre nutre profonda stima verso di lui. Il Delfino Luigi Ferdinando
continua
a scrivergli e, in occasione delle ricorrenze sante, gli manda doni.
- Ahinoi , nostra suocera
– disse poi sottovoce il cognato con quell’umorismo
leggero ma mai perfido – è
una dama veramente di roccia. Possiede una muraglia che protegge da
attacchi o
suscettibilità. Noto che con Samuele è molto
più vellutata…
- Mio padre era un uomo
molto rude –evidenziò François
– quando si sedeva davanti al camino c’era aria
di spade e pietre. Da piccolo temevo che il fuoco lo mutasse in drago!
- Anche mio padre era un
tipo severo. Ho in mente quell’eleganza notarile e scura che
mai ammetteva
controbattute. Non usava urlare ma già bastava lo sguardo a
zittire ogni lagna.
Rimasi stupito quando conobbi la prima volta
Grégoire…ha una calma
completamente diversa a cui ero abituato da bambino… penso
porti un innato
senso femminile. Non certo che sia un effeminato! No!
- Ho inteso
perfettamente…ha il talento di capire le proprie figlie.
Judith mi aveva
raccontato che , da ragazzina , preferiva confessare i propri errori a
lui che
alla madre e quando , in collegio, aspettava di tornare a casa voleva
vedere
scendere dalla carrozza sempre e solamente lui.
- Sì, Oriane mi ha
descritto cose meravigliose. Da ragazza , quando le erano successi guai, è grazie
a Grégoire che si è
riappacificata con la madre…Sapete, il modo in cui la
Contessa affronta
determinati problemi.
- Non me lo ricordate,
Cosimo…Judith non ha l’indole di esternare rabbia
ma in privato l’ho vista
davvero esasperata .
- Suele, attento! –
richiamò
Cosimo.
- Beh ? – incalzò
il
padre – cosa devi dire adesso?
- Scusate , zio François
– balbettò il piccolo – non
l’ho fatto apposta.
- Va bene giocare…ma non
dare fastidio alle persone.
- Non è successo nulla ,
Cosimo – intervenne tranquillo il Generale – si sa
che non è facile addestrare
i cavalli…Vero, Samuele?
- Come si chiama il tuo
cavallo? – domandò.
- Si chiama Pigna -
spiegò con professionalità
– perché è
nato da un pino.
- Avevo detto che è
fatto di legno di pino ma Samuele ha
interpretato a fatti suoi.
-
Lui
è nato da un pino!
– contrastò il figlio
che aveva sentito quei bisbigli insidiosi – e per questo
è forte!
- Hai ragione, tesoro,
hai ragione.
- Allora deve essere un
cavallo magico – accondiscese François - sa volare?
- Sì –
rivelò fieramente
il bambino – ho insegnato tante magie!
- Ecco, piccolo. Queste sono per te.
- Guarda che belle,
Samuele –ammirò Cosimo – luccicano
proprio tanto!
- Ma – esclamò
stupito –
fanno un colore se le metto al sole e un altro se le metto
all’ombra!
- Già – soggiunse
lo zio
– cambiano a seconda del movimento della luce.
- Allora sono magiche!
- Certo, tu potrai
aumentare il loro potere!
- Faranno più
potente anche Pigna?
- Esatto. Hanno
moltissima energia!
- Eccoci finalmente –
comparve nel frattempo Judith seguita da Oriane - oltre
ai miei soliti spartiti, ho trovato
persino vecchie composizioni!
- Diciamo sorella che
sono io ad aver frugato nei meandri dei tuoi armadi di fanciulla.
- Va bene Oriane,
riconosciamo i meriti delle tue antiche abitudini di ficcanasa.
- Su , fanciulle mie, risparmiate
la vostra carica per la musica.
- Con quale brano
cominciate? – domandò alle figlie .
- Stavamo pensando –
meditò
Judith – di aprire con Vivaldi…
- Potremmo però suonare l’Aria sulla quarta corda–
propose
Oriane – è quello che hai adattato per violino e
pianoforte.
- Sì, è
vero…credo
comunque sia meglio iniziare con Vivaldi e poi con Bach. Cominciare con
una
bella ondata di primavera.
- Hai ragione –
assentì
la sorella cercando lo spartito giusto - daremo
un po’ di movimento anche se è
tramonto.
- Approvo pienamente! Ottima
scelta – commentò Grégoire –
oh, perdonatemi François! L’ospite
d’onore siete
voi! Avete qualche preferenza?
- Giusto – inarcò
le
sopracciglia Judith
voltandosi verso il
marito– desideri ascoltare qualche
composizione concertistica particolare? Ne ho a disposizione tante.
- La scaletta è perfetta
– le rispose lui sorridendo pacato - Se
mi verrà in mente qualcosa per il dopo lo dirò
volentieri. Sono una garanzia di
qualità Bach e Vivaldi.
- Non tanti nostri
contemporanei apprezzano quest’ultimo – si
rammaricò Grégoire – continuano ad
affermare che sia stato un eccelso violinista ma un compositore
mediocre.
- In effetti – espresse
Bénédicte – prediligo indubbiamente
Bach. Vivaldi, differenti volte, mi ha dato
l’impressione di un’esecuzione che perpetuava gli
stessi motivi.
- Non sono
d’accordo, cara.
Io ho notato una grande
leggerezza e vitalità dinamica. Non dimentichiamo che Bach
debba molto a tutto
questo repertorio.
- Su molte opere di
Vivaldi – intervenne Cosimo – ero
all’inizio scettico, invece dopo aver assistito
a diversi concerti di camera e sinfonici mi sono ricreduto!
- Ognuno avrà lo spazio
che merita – rise Oriane – seguiamo il suggerimento
di Judith.
L’arco salì immediato e tonante, come se i fiori avessero anticipato la nascita dei germogli . Il pianoforte scandì i voli e le zampettate degli uccelli che si scontravano dolcemente sulle superfici acquatiche o sulle foglie. Le vibrazioni divennero ventose, corsero forti simili a tanti pesci che nuotavano in fiumi rapidi e bruschi e poi tornarono, spensierate e allegre, per quietarsi e lasciare spazio all’altra stagione.
François si sentì sprofondare in una pace stupefatta: conosceva quel celebre brano, ma sentirlo dopo tanto tempo lo rendeva commosso dentro, felice delle eufonie che lo riabbracciavano alla maniera di un bambino che faceva capolino all’entrata di casa. I fracassi delle armi da fuoco e i cupi suoni tribali dei pellerossa gli avevano reso estranea la sua Europa, tutti i suoni famigliari , centenari.
Ad accomodare il giaciglio ancora di più sovvenne l’aria di Bach.
La musica principiò dolcemente spontanea , priva di lentezza ed eccessiva velocità…le corde dell'arco fecero sbocciare le note da un’acqua tremula e serena, mentre l’ arrangiamento del pianoforte accompagnava l’andamento con passi grevi e delicati scandendo un sottofondo cristallino.
Conclusa in un tenue bagliore la sinfonia, si concesse spazio esclusivo a Judith con l’indomita Toccata e fuga in re minore. Non ebbe bisogno dello spartito poiché conosceva a memoria la giovanile composizione di Bach.
Drizzò tranquilla la schiena e sdraiò le dita sulla tastiera del piano con la naturalezza di quando ci si appresta ad aggiustare le pieghe di un lenzuolo. Non vi doveva essere alcuna increspatura nell’inizio.
Ci fu silenzio e poi la scintilla.
François ascoltò ogni movenza delle braccia di sua moglie. Era sempre stata un’anima apparentemente placida ma nei balzi e nelle giravolte rischiose delle note affiorava una corritrice incredibilmente scapigliata e poco incline alle norme didattiche. Nel terreno della musica venivano a galla curiose differenze con Oriane: quest’ultima, estroversa, schietta e riluttante ai comandi , diventava, col violino , mansueta quasi inconsciamente rientrasse in un recinto di autodisciplina ; la sorella minore, al clavicembalo o all’organo della cappella del collegio, aveva fatto intimorire le badesse. L’intelletto serafico ardeva all’odore fosco e brillante dei pedali , delle canne di metallo o del complesso intreccio di corde…
Il generale notava il modo in cui si slanciava da un tasto all’altro , pinzando con ruvide carezze le note più alte e percuotendo elegante quelle più gravi. Era uno sfarfallio di libellule. La velocità veniva tradotta da quelle mani delicate che sapevano rendersi d’acciaio domando dorsi di cavalli selvaggi o toccando quelli più docili. Uno scavo di falangi sicuro e da falco pose fine all’esecuzione del pezzo.
Seguì uno scroscio di applausi e complimenti: Samuele batteva allegramente le mani per tentare di fare più rumore del padre, Bénédicte, intransigente alle variazioni degli arrangiamenti, sembrava tranquilla e soddisfatta.
- Magnifico, Judith
–apprezzò
François – devi darci un’altra
dimostrazione! Cos’hai tra le composizioni
originali ?
- Dunque…- passò
in
rassegna gli spartiti - a parte qualche lavoro incompleto a cui sto
lavorando,
ci sono produzioni di anni fa…questa è rimasta
senza titolo, questa è Passi di
pioggia , questa è Sonata
in sol maggiore ….
- Oh, sorella! Guarda !
Te nei sei proprio dimenticata!
- Cielo! E’ materiale
primitivo!
- Di che si tratta? –
domandò il generale.
- L’attraversata
di Febo…la
realizzai da adolescente…rabbrividisco se penso a
quell’ accozzaglia di note
che osai fare!
- E’ il brano che
suonasti…al nostro primo ballo…
- Giusto! –
sollecitò
Oriane picchiettando l’avambraccio della sorella- A maggior
ragione, lo devi
eseguire per tutto l’uditorio.
- Obbedirò solo
perché è un desiderio di mio marito.
- Fu , allora, un brano galeotto!
- In un certo senso sì,
caro – gli spiegò la sposa - però
bisogna precisare che i veri galeotti sono
state persone in carne e ossa.
- Che cos’è galeotto? –
interrogò Samuele stupito da
quel suono tondeggiante che
gli
ricordava un appetitoso dolcetto di panna e caramello.
- Non te lo posso
spiegare ora, amore – rivelò la madre accostandosi
– te lo dirò quando sarai
più grandicello…
- La memoria non
t’inganna Oriane – sospirò intanto
Judith attraverso una piccola smorfia di sopportazione
- Quella sera a villa Blanchard. Mi ci hai letteralmente trainata!
- Se non fosse stato per
me non avresti : primo, avuto il coraggio di esibirti in pubblico con
la tua
composizione…
- Senza alcun preavviso,
mi sono ritrovata uno
spettacolo fuori programma…
- Lasciami concludere!
Secondo punto ( il più importante ) hai fatto la conoscenza
di un giovane
ufficiale che ora è Generale.
Dagli
appartamenti
privati ove alloggiavano i conti de La Seigne, a Versailles, proveniva
un
intenso sfrigolio
di voci e suole di scarpette.
Nella stanza delle due fanciulle sbalzavano tra le mura piagnucolii e
rimbrotti
tra una spazzola che cadeva e il mugolio di cassapanche che venivano
aperte.
- Accidenti
a te, Oriane!- sgridò Judith - Sta
sera non mi andava di partecipare a questo
evento!
- Un baule
pieno di ferramenta sarebbe più leggero da
trascinare.
- Mi
conosci! Detesto
questo genere di ricevimenti!E poi perché ti
sei messa d’accordo per
farmi esibire nell’orchestra dei Blanchard….
- Cara
– bofonchiò scegliendo i fermagli per capelli
più
adatti - basta
già l’allodola impagliata
nello studio di papà a stare zitta e immobile!
- Odio i
cambiamenti di programma! Non sapevo nulla di quello
che ti svolazzava nel cervello!
- Se non ci
fossi io staresti a marinare nella tua teglia
d’aglio e aceto come un’acciuga anemica.
- Oriane. Io
non sono te. Un giaguaro che si getta a
capofitto nella jungla e ruggisce e mostra gli artigli.
- Sai
emettere le nenie che facevi da piccola –
cantilenò la
sorella maggiore - quando
non riuscivi
ad arrampicarti su un alberello di melograni! Neanche avessi dovuto
scalare una
sequoia!
- È
che…è che…insomma mi sento non molto
diversa da quei
candelabri di bronzo sulle pareti!
Oriane si accostò:
possedeva ben altra presenza…Nonostante emanasse pepe
effervescente era proprio
donna nel suo abito e nell’accurato tupè con
lunghi riccioli laterali e persino
un’audace frangetta.
- Judith.
Sei una delle dame di compagnia della regina. Hai
sedici anni e ormai la soglia di questo ingresso l’hai
varcata. Devi
analizzarlo in ogni suo antro e…aguzzare la vista!
- Cielo! Ti
sembra appendere gli occhi a ogni nobile che
cammina nella nostra circoscrizione ?
- Sorellina,
da quando hai compiuto quattordici anni, avrai
danzato con esemplari maschili della fauna nobiliare cinque o sei
volte.
- Non mi
asfissiare! Sulla mia fronte non è inciso il
responso della sibilla delfica! Se
non
mi sposo entro l’anno prossimo non sarò destinata
ad una grama vita da zitella!
- Ih!ih!ih!
ricordi la vecchia Clotilde? - gracchiò ruvida - Quella nonnetta tartarugosa e dall’incarnato
di fiele?
- Per
favore! Ora ti metti a raccontare…
- Rimembra,
sorella, la vicenda di quella donna inumata nella
sua casa salata dall’oceano e dalle velenose amarezze.
Ah…con il corredo, un
tempo candido e soffice, ora gelido , indurito e lasciato alle
mandibole delle
vili tarme…
- Basta,
Oriane!
- Il timore
ti avviluppa le membra e la mente, eh?
- Se pensi
che possa sotterrare me medesima,
sbagli enormemente.
- Lo devi
dimostrare, tesoro mio – predicò - È impossibile
registrare e valutare fenomeni
atmosferici se non si manifestano.
- Quale
turbolenza potrò mai creare?
- Ascolta,
la questione non è stipulare nozze fra tre o sei
mesi uno o sette anni…Dovresti conoscere più
gente per selezionare amici o
amiche e magari valutare i giovani che ti interessano. Il tuo
pianoforte è un
ottimo mezzo per metterti in luce!
- Non
so…è che davvero vorrei evitare messe in scena
compassionevoli e imbarazzanti…insomma fare la particina
della fanciulletta che
si aggira pallida e triste…oppure una smunta musicista
ammattita dallo studio…ecco
mi auguro di non tradire una tale impressione!
- Judith!
Non dirlo manco per scherzo! Non appartieni al
circolo delle ragazzotte disperate in cerca di
cavaliere! Sei soltanto…molto riservata e
composta e vai bene in questo
modo. Esistono gli uomini che ammirano le ragazze discrete ed eleganti,
non
temere…Evita, tuttavia, di stritolarti troppo nella
taciturnità! Sorridi
finemente ma non abbozzare sorrisi…appariresti identica ad
un bastone d’ottone
per tende. Uno perde il gusto di corteggiarti e approfondire la tua
conoscenza.
Ovviamente è sbagliato l’opposto. Ridere
chiocciando , inarcando troppo la
schiena per far emergere certi rilievi collinari.
Ecco…quello proprio no.
Chiacchiera sì, ma non ammorbare le orecchie con poemi
omerici sulle tue fissazioni
e dettagli …Non svelarti eccessivamente.
- La tua
morale oraziana rifulge anche in queste occasioni…il
problema è che tu sei capace di nuotare in questo lago senza
sbattere
goffamente i piedi. A me non pare naturale.
- Quella sera ero più
che indisposto! –affermava enfatico - Mi
vedevo rosolare nell’intimità della rabbia!
Nessuno poteva
parlare di divertimenti e bisbocce
varie, figuriamoci dei balli!
- Beh, François –
rispose il cognato - personalmente
gradisco le piccole feste con buona musica e buona compagnia . Le danze
non mi
dispiacciono però niente mascherate!
- Confesso che non ho
mai partecipato a un ballo di carnevale organizzato dal nostro re
– sospirò Grégoire
grattandosi una guancia - poiché
per me l’imbarazzo
è molto. Mi preoccupavo sempre di architettare una
scappatoia per declinare gli
inviti.
- Ah…le mascherate
– emise
un soffio di disappunto Bénédicte - Scempiaggini di colori e
recite inconcepibili.
La sovrana di Russia, a quanto pare, si diletta nel promuovere serate
scandalose in cui gentiluomini si vestono da donne e le dame da
cavalieri. Bah!
- Contessa –
dichiarò
con coraggiosa soggezione il napoletano - non
so se sia più vergognoso per un uomo
costumato, agghindarsi da donna o da pennuto ibrido ( misto di
gallinaccio e
cinciallegra ) a causa di una scommessa perduta.
- Non mi era accaduto
qualcosa di simile, Cosimo – lo consolò
François - in compenso temevo di trovarmi
chiuso in una gabbia di uccellastri chiassosi!
Se
avesse
spalancato le fauci , il
salone da ballo
sarebbe stato abbrustolito dal suo refolo lavico.
François emetteva
nubi vesuviane dal naso, dalle orecchie, dagli occhi.
Odiava i pavimenti laccati di melliflue venature vegetali.
Odiava i riccioli barocchi dei capitelli delle colonne.
Odiava i soffitti popolati da divinità che lo deridevano.
Sarebbe stato bello quella sera, fumigare in santa pace tra le rassicuranti mura di casa…
Il sergente, già comodamente in tenuta casalinga, aveva declinato l’invito pronto a congedare i molestatori a suon di pedate sul deretano.
Dopo un duro combattimento, il leone era uscito sconfitto e inamidato da capo a piedi grazie alla premura della servitù.
- Mio buon
François, scommetto che la tua
aurea ilare farebbe
invidia persino a Caronte.
- Chiedo
scusa, principino sfavillante – replicò
bisbetico l’altro
sergente – se ricordo
bene, non avevo dato il consenso al mio rapimento! Potevo farne a meno
sta sera
di spettacoli zoologici!
- Arcuare la boccuccia
all’insù, non costa erculea fatica…ti
aggiri per il salone tale e quale ad uno
spettro! Tra poco la gente farà gesti di scongiuro.
- Che dovrei
combinare, Blaise?! Iniziare a lanciare boccioli
in aria saltellando e cantando?!
- Non dico
che tu debba volteggiare come un drogato bacchico,
ma almeno alleggerire l’espressione…
- Cosa
diamine dovrei alleggerire?!
- Sai, penso
che neanche un fulminante diabete t’
addolcirebbe l’acidume nelle vene.
S’intromise
tra i
due un adolescente dai capelli corvini e lunghi che sprizzava verve da
tutti i
pori, vestito da uno stravagante completo verde che disperdeva aroma di
frutti
esotici.
- Su,
fratellone! Blaise ha ragione! Hai un grugno più rugoso
dei gargoyle di Notre Dame!
- Noi non
dovevamo essere qui, caro pappagallo smeraldino!
- Oh…per
l’artrosi di Matusalemme! – sbuffò il
fratello
spintonandolo- cominci
a fare il
pentolone schiuma-querele?!
- Tu sei
fresco fresco di espulsione dal Collegio dei
Gesuiti, mentre io sospeso dal servizio militare per tre mesi!
È solo per
questo muso maculato che siamo finiti
qui!
- Ehi!
– ribatté - Dovresti ringraziare che io abbia
prelibate conoscenze tra le beltà dei fiori cortigiani!
- E sai che
fiori impollinati…
- Non sono
un lenone! Semplicemente ho detto che conosco
alcune dame di compagnia della regina!
- François,
ma hai diciotto o settant’anni? Ammorberesti
persino gli evangelisti, Gesù Cristo e gli arcangeli!
- Siamo de
De Jarjayes! I leoni della corona da generazioni!
- Appunto!
Siamo leoni dotati d’audacia!
- Siamo
leoni che devono avere l’audacia di non finire nel
fango davanti al re! Lui sa cos’abbiamo combinato!
- Non
dobbiamo temere le lingue biforcute dei serpenti e
delle vipere che strisciano qui! Proprio perché ce ne
infischiamo dei pensieri
degli altri! Osare, conquistare, regnare!
- Io ti…
- Coraggio
amico , ci sono damigelle ansiose di conoscerti!
Approfittane…l’alta uniforme non giova soltanto
nell’esercito…fai brillare bene
le stellette.
- No,
grazie…non sono foraggio per giumente!
- Ecco….-
lo stuzzicò Etienne dandogli una gomitata nelle
costole - sei il solito erotofobico…
- Io rimango
coi piedi per terra a differenza di certi
farfalloni a domicilio!
- Risparmia
le scintille per le colombelle che attendono di
essere messe sulla graticola!
- Quale
intruglio mefistofelico vi frulla in testa?!
- François…non
sarai per l’amore….socratico?
- Macché
amore socratico e socratico!
- Beh,
Socrate affermava “ io so di non sapere”…
- Sodomita?!
Giammai!
- Allora
apposto! Ho
detto di avere un marcantonio di fratello dagli splendenti occhi blu e
dallo
spirito ardente!
- Non
c’era bisogno di decantarmi…
- Ci
penserai tu, François, a dare conferma delle nostre
lodi!
- No! Resto
qua!
- Suvvia,
abbatti il tuo fortilizio e mostra la cittadella
del cuore! Non ti ha insegnato nulla l’amor cortese? Siamo
cavalier anche noi!
- Andate
cortesemente alla malora!
- Finalmente
Sergente de Jarjayes…siamo molto liete di aver
l’onore della vostra presenza.
Una, vestita di blu cobalto, aveva una capigliatura corvina legata da grosse trecce e che sfavillava preziosa sulla carnagione chiara. Era la maga Circe. Un’altra, che ostentava un abito arancio, possedeva un’impalcatura di riccioli ramati e un rossetto esasperatamente cremisi. Pareva una bambola troppo pitturata. La terza, dallo sguardo languido e umido, portava una grossa e attorcigliata cascata di crini biondo scuro che imitavano i drappeggi del vestito color crema. Probabilmente credeva di appartenere alla cerchia delle ninfe di Bacco.
-
Sarebbe
stato un sincero dispiacere non
potervi conoscere di persona – riprese la Circe - Rochebrune ed Etienne ci
hanno raccontato del
vostro animo illuminato di incandescente giustizia.
- Non
provate alcun timore a difendere schiettamente i vostri
diritti e soprassedere a ridicole etichette –
pigolò la bambola rococò.
- Beh…-
rispose il giovane -io sono stato semplicemente colto
da un atto di sconveniente collera. Eh,stanchezza
mentale…non mi sarei dovuto
abbandonare ad un simile comportamento.
- Sarete
stato poco ortodosso – musicò dolciastra la ninfa
- ma non
è necessario sconfortarsi
colpevolmente. Avete dato voce a un legittimo dissenso.
Vi siete impegnando faticando corpo e spirito
perché siete determinato e onesto.
- Vi siete presentato
fiero !
– spumeggiò la cortigiana
ricciuta.
- Questo
è grazie a loro - stiracchiò un sorrisetto il
sequestrato indicando i sequestratori – mi hanno invitato e…vivacemente
esortato a venire….
- È
così che bisogna agire…- approvò Circe
- è raro trovare
un uomo della vostra tempra.
- Chi
sarà la prima dama a danzare con voi?- chiese la ninfa.
- Ecco
signore, io…devo lasciare questo privilegio ai miei
due amici…
- Come?- si
mortificò la bambolina-
Ci volete arrecare tale
dispiacere?
- La
riservatezza è
virtù ammirevole…-
supplicò la mora -ma non è delittuoso partecipare
a
istanti di giocosità.
- Sono
costernato, ma i capogiri mi stanno assillando per
mancanza d’ossigeno… vado a prendere una boccata
d’aria.
- E’
un tantino spigoloso il nostro sergente – fece
sprezzante la ninfa.
- La
rigidezza marziale lo rattrappisce fino alla punta dei
capelli! – ridacchiò la Circe.
- Ci ha
guardate neanche fossimo mostri spaventevoli – si
mise a braccia conserte la damigella tinteggiata.
- No, care
amiche – scherzò la bruna - il
nostro giovane ufficiale è probo di mente e
di…carne! Poveretto!
- Quindi
– finse di riflettere la naiade
- non saprà descrivere il profumo di una
bella chioma o di una pelle levigata.
- Pazientate,
fanciulle – pregò Etienne –
François
esterna la scorza
di un orso, spande il
ringhio di un lupo e
ha la pazienza di
un leone in gabbia. Dietro questa composizione chimerica di bestie da
selva , è
veramente tenero e gentile. Bisogna prenderlo per il verso giusto.
- Sì,
non è per nulla facile – continuò
l’amico – io che lo
conosco da alcuni e anni e tu che sei suo fratello, fatichiamo a
sollecitare il
meglio di lui. Abbiamo, fortunatamente, visto
questa parte brillante. E’ nascosta però
esiste. Certo alberga in una testa di piombo….
- Coraggio, Oriane !
L’accompagnamento del violino mi è indispensabile
per riprendere confidenza con l’adagio…
- Ma non potrei
rivelarmi più un’interferenza rischiando di
appesantire l’apertura?
- Assolutamente no. Anzi
il tuo arpeggio si connette con l’ingresso del
pianoforte…ti sto dicendo
che seguiremo la
seconda versione de L’attraversata
di Febo !
- Penso sia
indubitabile la soluzione di Judith – insistette
Grégoire – le composizione dei
duetti le sono sempre riuscite armoniche anche se parecchie sono per
clavicembalo o piano solisti.
- Ricordo addirittura –
riesumò François - un duetto con l’arpa
e un altro con il mandolino…il primo lo
eseguì assieme a Etienne e il secondo a Damian.
- D’accordo- si decise
Oriane riprendendo in mano il violino – allora
avrò l’onore di rispolverare per
prima la vecchia storia di questa sonata!
- Fratello!
–sollecitò
Etienne uscendo dalle finestrate – animo!
Rientra!
- No
– pronunciò burbero l’altro –
mi godo questa postazione
senza cicalii e profumi che attentano lo stomaco.
- Favoloso.
Preferisci fare monologhi davanti ad una platea
di pipistrelli, gufi e barbagianni… Perché non ti
ha accolto una congrega di
becchini?
- E tu
perché non fai il saltimbanco circondato da babbuini?
- Toglimi di
dosso le tue zampe da scimmia! – vociò il
guerriero.
- Piantala,
cervello di muflone! Tra poco si esibisce il
primo pianista! Tu ami i concerti!
- Sì,
ma non all’interno delle aie!
- Oh ,
finalmente! – ridacchiò piano
l’ufficiale – il nostro
borbottone ramingo è tornato in società!
- L’ho
dovuto rimorchiare di peso! – sottolineò Etienne
– se
no si sarebbe mimetizzato con la boscaglia notturna.
- Giuro
…- ringhiò François – giuro
che dopo il concerto giro
i tacchi e filo a casa!
- E smettila
di fiatare,trombone! – rimbrottò Blaise
– lascia
che gli archi e il pianoforte accordino la loro musica...
Il generale la rivide,
sovrappose l’immagine
dell’adolescente che da nebbiosa mutò in
splendente materia…
Sorprendente…
Dall’elegante energia delle mani poteva essere scambiata per un giovane uomo. Il sergente restò intinto in una piacevole confusione. Considerò che fosse piuttosto magra: il gioco delle luci tracciava lievi ombreggiature sotto le clavicole mentre gli avambracci , dai polsi piccoli, contrastavano con le rotondità dei merletti delle maniche. Il vestito andrienne, fine e ricamato, lasciava cadere dalle spalle sottili un tenue manto e il corpetto restituiva al busto un diametro così affusolato che il piccolo seno pareva quasi inesistente. François si chiese se quella ragazza digiunasse giornalmente o fosse un angioletto pronto a frantumarsi da un momento all’altro. In che modo riusciva quel collo pallido e longilineo a sorreggere l’acconciatura dei boccoli? Doveva ammettere che comunque il fermaglio bianco a forma di rosa la rendeva proprio graziosa…un po’ evanescente ma carina. Il viso era un disegno luminoso: composto ma trascinato dall’amplesso del ritmo. Il naso e la bocca facevano volteggiare sulla pelle i chicchi di luce dei lampadari dando l’idea di lacrime incostanti e mute.
Al termine del pezzo, tutti applaudirono colpiti. La fanciulla si alzò incoraggiata dai padroni di casa e s’inchinò un po’ intimidita. La sua figura apparve ancora più sottile e bambinesca nonostante non fosse esattamente di piccola statura.
- Accidenti
! – riconobbe Etienne – allora è vero,
Blaise,
quello che si dice su di lei. Pensavo si
trattasse di un musicista bravo sì, ma sopravvalutato.
Insomma una bravura
comune e invece…
- Secondo
ciò che ho sentito
– seguitò l’altro
– non sarebbe dovuta venire alla festa. È stata
una
sorpresa questa esibizione conoscendo il suo carattere.
- Sì
– rispose la Circe con arietta di sufficienza – a
Versailles l’avremmo vista pochissime volte passeggiare nei
giardini o giocare
le domeniche. Esiste il sospetto che sia una sorta di
fantasma…
- Sì
– sostenne la bambola laccata – magari possiede
l’abilità di murarsi viva. Ma in quale maniera
crede di poter vivere a corte
quell’uccelletto che compare e scompare?
- Chi
è la fanciulla? Conosciamo la sua famiglia, Etienne?
-
È una delle figlie dei
Conti de la Seigne. Si chiama Judith
Emile Marguerite. Appartiene alle damigelle di compagnia della nostra
regina.
Non ho mai avuto modo di parlarle direttamente visto che è
parecchio riservata
e taciturna. In compenso mi è capitato di incontrare il
padre, il precettore
reale Grégoire Isaie. Una persona garbata, brillante e
nobile come se ne
trovano poche.
- La figlia
maggiore, Oriane – continuò Blaise –
è lì. È
quella giovane coi capelli scuri vestita
di celeste. Oltre che un autentico splendore , è amabilissima ,sagace e ci
sta davvero stare
con le persone. La piccola Judith non sembra trovarsi a proprio agio.
Eppure , grazie
al talento e all’ eleganza, sorgerebbe ancora più
squisita. Certo, è
notevolmente…snella.
- Snella?
–ironizzò la Ninfa – è
talmente mingherlina che un
alito di vento invernale se la trascinerebbe via!
- È
una fanciulla affascinante – controbatté Etienne
– è proporzionata,
possiede un bellissimo viso e sa suonare divinamente! La regina si
circonda di
persone che valgono! Ha composto un brano che ha i toni
dell’improvvisazione e
al contempo un calcolo spontaneo ma senza arzigogoli
didattici.
- Concordo
– rinforzò Blaise – non aveva proprio
nulla da
invidiare agli altri musicisti più grandi di lei. Ha tenuto
testa a tutti. E’
emersa genuinamente.
Chiedere di danzare…Un gesto semplice ma troppo galante per un ritroso per nulla avvezzo a quei rituali. Per non parlare di lei che sembrava stesse escogitando un modo per volare via oltre le finestrate del salone.
Un’accoppiata comica un ragazzo e una ragazza con lo stelo rivolto al suolo identici a graminacee sbattute dalle correnti.
- Fratello
– sghignazzò Etienne – stai imparando a
tendere
gli occhi come una canna da pesca?
- Effettivamente
– rise volpone Blaise – è da un
po’ che stai
stralunato a fissare madamigella Judith…
- Vi
piacciono le fatine rarefatte, sergente ? – chiese la
Ninfa scatenando i risolini delle altre amiche.
- Io…io…stavo
of…- s’impappinò infastidito il giovane
– uff!
volevo soltanto sapere con quale repertorio si esibirà
l’orchestra….
- Certo,
certo – lo burlò il fratello minore –
sei curioso di
vedere quant’è bella la pianista da vicino.
- Io non
sono un calabrone ronzante!
- D’accordo,
vecchio mio – lo stuzzicò l’altro
ufficiale –
resta appeso alla noia uguale ad una caciotta ammuffita.
Sentendosi ridicolo, s’inibì e camminò cautamente fingendo disinteresse e mostrandosi il doppio più ridicolo.
- Oriane
– chiamò piano – stai vedendo quel
comandante?
- Sì…-
sorrise spiritosa– è il sergente
François Augustin de
Jarjayes.
- Ricordo,
cielo! La famiglia de Jarjayes! E’ il militare sospeso
dall’esercito?
- Esatto!
– rise alla fine l’altra ragazza coprendosi
la bocca – è quello che ha steso
con un pugno sul muso il nipote del cardinale Fournier! È un temibile atleta,
sai?
- Che
faccio? Sembra che abbia intenzione di invitarmi a
ballare...si sta spostando nella mia direzione.
- Beh…considera
il lato positivo: è alquanto bello, alto,
imponente …mica un esemplare scalcagnato come quelli con cui
ballasti gli
scorsi anni.
- Emh…sì…non
gli manca nulla ma…m’inquieta un tantino.
È strano.
- Ti do
ragione: agilità e morbidezza da bufalo delle
praterie. Felino da salotto: zero . Però, secondo me, non
è realmente un mostro
mangia faccia. Ha soltanto i piedi di latta e la schiena calcarea.
Forse se
ammirasse più da vicino le tue lunghe ciglia si
scioglierebbe fin dentro i
tendini.
- Oriane!
– esclamò sottovoce l’altra ricolma di
panico - Non
t’accorgi del suo viso? Sa di cenere e
granate! Se gli pesto uno stivale mi folgora mostrando
i denti!
- Esagerata!
Si tratta di concedergli un minuetto. Un ballo!
Nessuno ti sta ordinando di sposarlo!
Il disgraziato moriva di vergogna e gli sovvennero le disavventure dei primi amori di ragazzino: si era infatuato timidamente di donzelle fini ma dagli animi poco garbati. A tredici anni venne respinto da una duchessina col nasetto spocchioso troppo sensibile agli odori del prossimo; a sedici anni era stato preso perfidamente in giro da una baronessa che prima lo aveva illuso e poi trattato alla stregua di un ebete.
D’accordo, non si definiva innamorato, ma sentiva che si sarebbe avvilito se Judith lo avesse preso moralmente a schiaffi tenendo fermo il dolcissimo volto…
Tuttavia il troppo era troppo , giunto sul trampolino doveva tuffarsi una volta per tutte! Al diavolo il pubblico!
- Madamigella
de la Seigne, concedete a me, sergente de
Jarjayes, l’onore di questo ballo?
François pensò che , dopo il rifiuto di Judith , avrebbe chiamato una carrozza per tornare a casa lontano dal pericolo di ulteriori figure barbine.
- Sì,
sergente – rispose inaspettatamente la fanciulla
trasmettendo rossore
e gentilezza – avrò
il piacere di essere la vostra dama per il prossimo minuetto.
Lei sorrise , prima guardandolo negli occhi trepidamente e poi abbassando lo sguardo, cercando di aggiustare inesistenti pieghe fuori posto nei drappi della gonna. Si domandava agitata se avesse fatto bene a concedere quel ballo oppure se si fosse cacciata in una situazione terribilmente scomoda. Lanciò una rapida occhiata di aiuto a Oriane che invece strizzò sorniona l’occhio.
L’orchestra si concesse una breve pausa per suonare il passo del minuetto.
Il dado era stato tratto.
François si mise alla destra di lei prendendole la mano. Avvertiva strana felicità e al contempo angoscia: le sottili dita della sua danzatrice erano leggere e precarie uguali alle zampe di una farfalla aggrappata alla corolla di un fiore. Trasmettevano morbidezza e il freddo della tensione.
Dal canto suo Judith percepiva disagio ma si mostrava incuriosita dalla mano grande e un po’ ruvida del cavaliere. Ripensò fosse bizzarro che con quella avesse tirato un pugno e con quella la guidava verso il centro del salotto con impacciata dolcezza temendo di recarle male.
I padroni
di casa
guardarono interessati la novella coppia di ballerini ,scambiandosi
parole di
ammirazione : finalmente i giovani più schivi della festa
avevano deciso di
prendere parte alle danze. Non scarseggiavano i nobili che canzonavano
quella
coppia di asociali dicendo che “ Dio li fa, poi li
accoppia” oppure
giudicandoli bambinetti dilettanti.
Etienne e Blaise
ridevano sottovoce: François era buffissimo
impettito come un Lancillotto
d’altri tempi ma soprattutto si congratularono tra
loro per aver
strappato dalla tana il lupo della tundra.
François e Judith si misero l’uno di fronte all’altra guardandosi preoccupati: non era un vellutato e semplice minuetto classico bensì un minuetto rondò italiano.
Il rischio di gaffe era assicurato specialmente in un ritmo abbastanza dinamico.
Judith , rincuorata dal gesto, s’inchinò rispondendo delicata ma attenta a non sembrare legnosa.
I due si afferrarono per mano avvicinandosi e allontanandosi seguendo le battiture della musica. Ruotarono un po’ distogliendo gli occhi e un po’ guardandosi cercando di tenere ben viva la concentrazione.
Da prassi, la fanciulla s’interruppe flettendo leggermente il busto mentre il sergente le girò intorno : le ammirò velocemente la chioma e il mantello che donava un’ aurea da lucente vestale.
Quando toccò a lei volteggiare attorno a lui , si concesse il tempo di studiare la sua postura e la sua schiena: Oriane aveva ragione. Era indubbiamente un giovane plasmato proprio bene munito di gambe slanciate e forti e spalle vigorose.
I due si presero nuovamente per mano passeggiando fianco a fianco e dopo si voltarono avanzando nel senso opposto. Dovettero al fine disporsi ancora una volta l’una di fronte all’altro ma leggermente in diagonale facendo una mossa piuttosto giocosa: la ragazza si dovette flettere all’indietro mentre lui di fianco piegando lievemente il ginocchio.
Le loro espressioni assunsero un’aria così infantile e comica che scattò il bagliore di un piccolo riso. Naturale. Furtivo.
- Perdonatemi
, madamigella de La Seigne…ahimè ho cercato di
danzare decentemente.
- Oh, non vi
preoccupate – sorrise lei - avete eseguito i
passi con molta finezza. Siete stato proprio abile.
- Io…sono
lieto che la pensiate così. Mi auguro di non avervi
messa a disagio.
- Ecco…no.
- Non
rappresento il fior fiore della cavalleria…nonostante
appartenga ad essa. Me ne rendo conto.
- A essere
sinceri…- riprese coraggio Judith - mi ha lasciato
perplessa il fatto che mi abbiate chiesto di
ballare.
- Non
frequento spesso la corte…e sono alquanto profano in
materia di salotti. Sì, effettivamente, è
eccezionale che un rozzo prenda
l’iniziativa di uscire dalla propria catalessi.
- Beh se
è per questo , neppure io ballo tanto.
- Io vi ho
trovata agile e assai raffinata.
- Grazie. Ma
non gradisco stare per molto tempo al centro
della scena…dopo che ho concluso un’esibizione
devo tornare al sicuro nel mio
nido…mi sento al pari di quegli uccellini che rientrano nel
loro tronco
d’albero.
- È
improbabile madamigella che voi possiate nascondervi per
bene se offrite musica bellissima.
- Vi…vi
è piaciuto il mio brano?
- Tanto.
Avrei terribili sensi di colpa se non vi avessi
domandato di danzare…Sono stato immobile e rintronato
durante l’esecuzione del
vostro pezzo.
- Mi
riempite di gioia,
sergente. È una composizione personale a cui
stavo lavorando da
parecchio tempo.
- Adoperate
i virtuosismi barocchi ma non eccessivamente…-
commentò serio il ragazzo - nel vostro stile
c’è anche la ponderazione dei
nostri melodrammi francesi. Siete una compositrice irregolare.
- Quando
frequentavo il convento, le badesse rimproveravano che
mi avvalessi di contrappunti insoliti e a momenti disarmonici, quando
invece
sono stata introdotta a corte, le persone lamentavano
un’eccessiva rigidezza.
Così ho deciso di conciliare , in questi ultimi due anni,
una linea classicista
e una barocca. Trascorro più ore nel mio appartamento a
studiare musica che a
stare con le altre dame. La regina, tuttavia, s’interessa
molto di me e incentiva
la mia attività.
- Beh, sul
modo equilibrato di gestire le note mi ricordate
André Campra . Ho assistito alla rappresentazione di alcune
tragedie al teatro
dell'Opera.
- Oh!
Infatti! È uno dei miei punti di riferimento! È
stato
maestro di cappella a Notre Dame più di trent’anni
fa ! Le sue musiche sacre mi
hanno dato modo di riflettere su alcuni miei esperimenti un po’ troppo
pomposi. Però le
composizioni di
Charpentier restano
insuperabili per le sue dissonanze e cromatismi che modulano silenzi
per rimanere
comunque rigorosi. E
dire che è stato
ingiustamente criticato per quest’efficaci sperimentazioni.
- Stando in
tema di contrappunti gotici, immagino che abbiate
ben presente Johann Sebastian Bach e Georg Friedrich Handel.
- Sarebbe un
oltraggio non conoscerli! Il difetto di noi
francesi è che abbiamo timore di accogliere influenze
esterne che ci sarebbero
utili per far evolvere il nostro stile e dotarlo di maggiore
flessibilità. Non
amo i barocchismi estremi ma la classicità può
essere sempre interpretare in
chiave innovativa. Noto con piacere che ve ne intendete di
musica…persino
autori stranieri. Suonate qualche strumento?
- Purtroppo
no…Ho avuto un’educazione più che altro
militare
anche se la mia famiglia non disdegna per nulla l’opera sacra
e profana. Mio
padre e mio fratello maggiore Philippe sono più legati alle
liturgie mentre il
più piccolo Etienne è più
intraprendente e compone ogni tipo di brano. Sa
suonare benissimo l’arpa ma se la cava anche con il
clavicembalo. Io…mi reputo
un ascoltatore interessato. Se non fossi stato costretto alla carriera
dell’esercito
mi sarei gettato su un percorso letterario e musicale…
Quando stavo a Berlino e
a Napoli per dei corsi di formazione , approfittavo delle sere libere
per
andare ad ascoltare concerti , drammi o commedie.
- Avete
avuto modo di vedere il San Carlo? È stato inaugurato
tre anni fa…
-
Ho avuto questa fortuna, madamigella e
non sapete con quale
fatica sono riuscito a entrare…ammetto che ero diffidente
verso la musica
italiana e in parte mi sono dovuto ricredere…certo alcune
cose mi lasciano
ancora perplesso specialmente riguardo a talune scelte di
cantanti…uomini in
ruoli femminili!
- Emh…i
giovani che fanno concorrenza alle soprano?
- Naturalmente
madamigella!- criticò fervente l’ufficiale - Scusate
la cruda schiettezza! Non riesco a capacitarmi che un
castrato possa
essere paragonato allo stesso livello
di
una donna . Saranno abilissimi, ma ho la fastidiosa sensazione di
ascoltare il
canto di un cappone!
***§***
- Mi stava quasi per cadere – sussurrò scherzosa Oriane – è sempre un’impresa svestirlo e mettergli il camiciotto da notte!
- Ha corso avanti e indietro – disse piano – con tutta l’energia che ha bruciato per poco non si addormentava in piedi…
- Come il suo cavalluccio Pigna.
Judith s’incantò in quei brevi minuti avvertendo una sorta di tenerezza ammirata che sfumò nel dolore più recondito: dapprima pensò al grande amore di Oriane e Cosimo verso il bambino, che nonostante non avesse alcun legame biologico con loro, era diventato sangue delle carni e dell'anima…successivamente vide sé stessa e François orbi di un figlio…vide sé stessa, nella villa de Jarjayes, aprire l’ex cameretta delle sue bimbe completamente bianca ,disadorna e vuota. Era un sepolcro derubato da ogni gioiello. Era la conca che lei aveva fatto spogliare da ogni ricordo di teneri e morti sospiri.
- Judith …- la scosse Oriane intuendo il turbamento nei suoi occhi azzurri – stai bene? Sei un po’ pallida…
- No, tranquilla …è una tua impressione, cara…Pensavo che il piccino abbia la fortuna di avere genitori come te e Cosimo.
Aveva un’espressione seria piena di una soddisfazione che sgorgava dal cuore. Una convinzione di avanzare sicura.
- Io – prese a raccontare a voce bassa – non mi aspettavo tutto questo Judith. Insomma, ricordi? Da ragazza ero presa e trascinata dalle fiamme del mio amante Franz…d’accordo, i bambini mi sono sempre piaciuti però all’epoca esisteva quell’amore che non dava tregua ai pensieri. Era vita per me, vita che sentivo sferzare…vita che poi mi ha reso in parte cieca. Sia chiaro, ho vissuto senza rimorsi : ho amato e non ho commesso alcun delitto ma ero stata sprovveduta su alcune cose. Franz si rivelò inabile a sorreggere , comprendere e accompagnare veramente. Non ero stata ricambiata fin nel midollo puro.
- Ricordo …- soggiunse Judith - che Cosimo , già prima del termine di quel rapporto , s’interessò a te …Era da tempo un nostro amico di famiglia. Mai stato indiscreto, invadente…temeva di causare disagio per una qualsiasi piccolezza. Qualche volta domandava o a papà o a me come stavi, ti sentivi…
- Cosimo mi era simpatico però non avvertivo la benché minima attrazione nei suoi confronti. C’erano volte che, senza una ragione precisa, non lo potevo vedere. Specialmente il periodo in cui m’infuriavo ad ogni minima sciocchezza. Lo captavo ( poveretto) alla maniera di una presenza molesta, spilungona , l’antitesi della fascinazione.
- Lui ti ha adorato invece sotto ogni sfaccettatura…anche quando avevi un diavolo per capello!
- Già…solo qualche tempo dopo mi sono resa conto che esiste un altro sentimento, una maturazione inaspettata ,incredibile. Sai bene che me ne sarei scappata di casa piuttosto che accettare un matrimonio combinato e rendere felice nostra madre…eppure …fu assurdo. Cosimo, con tutte le malelingue che mi davano della sgualdrina, se ne infischiò e mi disse che non gli importava, che anche lui aveva vissuto un lungo rapporto con un’altra donna conclusosi male.
- Si è rivisto in te Oriane, privo d’ipocrisia e pieno di grande spirito. Lui desiderava scrivere un altro capitolo…il più importante della sua esistenza.
- Vero…alla fine , quando avanzò la proposta, non mi tirai indietro. Risposi “sì” ricolma di confusione, dubbi…non sapevo più che forma possedessero i miei sentimenti… Grazie al Cielo ebbi la prova più che tangibile di una benedizione. Certo, fu molto diverso dalla passione per Franz ma non meno intenso, no. Ecco…io…durante la prima notte di nozze…non me la sentii di concedermi. Lo confessai mortificata. Mai avvertito un’insicurezza del genere. Cosimo mi tranquillizzò esprimendo che potevamo condividere lo stesso letto e che mai avrebbe osato fare qualcosa contro la mia volontà. Per quasi due settimane non accadde nulla ma io mi ero iniziata ad abituare al sibilo del suo respiro, al modo in cui si girava nel letto senza ansia o movimenti bruschi, l’odore pulito delle sue camice e dei capelli. Mi accorsi che ogni cosa dettava tranquillità, una tranquillità che non era noia ma equilibrio sorprendente. Notai che il suo volto è bello a suo modo, metà giovane metà maturo. Tutta la sua altezza è bella , pure quegli arti lunghi che all’inizio trovavo ridicoli. Fare l’amore con lui mi venne spontaneo perché sapevo che c’era una dolcezza mai conosciuta prima.
- Senza Cosimo non ci sarebbe stato Samuele, la vostra famiglia…il vostro tutto.
- Cosimo è autentico. È il marito che non riuscivo a immaginare. Mi ha dato sempre l’onestà , l’ottimismo nei momenti in cui i bimbi non arrivavano, la devozione pura. Ha costruito il nostro nido. Mi ha ricostruita da capo . Non esito a diventare una furia e una sconsiderata se qualcuno gli manca di rispetto o lo insulta. Possa schiacciarmi un albero se divento folle da causargli male.
- Ne abbiamo parlato…- incitò l’altra stringendola per le braccia - non farti trascinare dalla disperazione, dalla tristezza orribile che rende infecondo ogni terreno. Pensa al qui , all’ora per il domani. Pensa a stare con François…torna a vedere la felicità senza inquadramenti razionali. Siate tu e lui . Basta. Una nuova creatura non può comporsi senza una connessione veritiera .
***§***
- Tempo di neve – giudicò Grégoire raggiungendo il genero - Già nel pomeriggio erano comparse strane nubi.
- Dite che verrà a nevicare e non a piovere?
- Sicuro. Il terreno è particolarmente freddo ma negli strati intermedi dell’aria la temperatura è più calda. Percepite la secchezza?
- E’ vero…io che son stato in Louisiana ho imparato a conoscere bene l’umidità…Non c’è quella fastidiosa sensazione di bagnato pregnante…
- Esatto. Per nevicare è necessaria una situazione di stabilità , una sorta di armonia chimico fisica.
- Curiosi i fiocchi di neve. A occhio sprovvisto sono perfettamente identici l’uno con l’altro ma se li osservate cadono per terra con ritmi differenti …derivano da una medesima composizione ma si evolvono mostrando peculiarità.
- Un po’ come si sa dove si nasce e non si sa né dove nè come si muore .
- Basta che pensate a Oriane e Judith nate da me e Bénédicte…sono cresciute in uno stesso ambiente ma hanno mostrato modi diseguali di addentrarsi nella vita…
- Anche all’interno di una stessa casa – aggiunse aggrottando la fronte – anche all’interno di una stessa circostanza si matura in modi diversi che alcune volte spiazzano, causano tempeste e poi silenzi…Oppure tutto è già in potere nella mente e nello spirito e si palesa bruscamente a fasi…
- Sono felice che voi abbiate fatto ritorno. Judith si è di nuovo illuminata…Vi confesso che, purtroppo, mia moglie ha il triste vizio di far gravare sulle nostre figlie ansie e aspettative. È preoccupata per la faccenda di un secondo nipotino…ma io le ho suggerito caldamente di non intromettersi nell’attesa…se gli eventi devono evolvere lo fanno nella legge dell’armonia…
- Vedete? – indicò il suocero - Ecco che iniziano a sorgere lentamente, uno per volta perché le nubi si sono aggregate spontaneamente…
- Avete ragione, Grégoire… Vi auguro una serena notte.
- Buona notte, generale. Abbiate veramente tutto il tempo per riprendervi.
Si inoltrò poi nelle sale dormienti marchiate dalle bolle luminescenti emanate dai candelabri. Prese uno di questi per salire le scale che conducevano al piano superiore. Attraversò il lungo corridoio per raggiungere la stanza. Una volta dietro la porta blu bussò piano, sentì “ l’avanti “ di Judith ed entrò. La trovò in camicia da notte seduta alla toeletta. Davanti allo specchio era intenta a sistemarsi i lunghi capelli disciolti dalla crocchia. Lui sorrise togliendosi il mantello infreddolito e posandolo su una sedia. Fece lo stesso con la marsina mettendola sul letto.
- Scusami
- disse avvicinandosi– stavo parlando con tuo
padre...ti ho fatto aspettare molto?
- Non è trascorso tanto
tempo – rispose - mi
sono comodamente messa
in camicia e liberata dai fermagli…
- Eri così la prima
notte di nozze – rammentò François
– la prima volta che ammiravo i tuoi capelli
sciolti e che ti conoscevo coperta da una semplice veste…non
immagini, da
ragazzo, quanto
avrei dato per poterti
anche solo accarezzare.
- Judith …non hai idea in
America , quale incantesimo avrei cercato, pur di vederti dormire nel
mio letto
per una notte intera….
- François, è
stato
terribile – confidò prendendogli il viso tra le
mani – nonostante quello che
abbiamo passato, ho finto di abituarmi alla solitudine della
casa…sai, nella
tranquillità mi sarei voluta mostrare
più fredda per
provare a tutti che
potevo diventare pietra e infischiarmene di tutte le piogge. In
realtà non era
forza, bensì apatia…quel silenzio disumano che
avvertivo nella tua assenza…
- E’ il
mutismo che sento qui – sussurrò
sfiorandosi il ventre –
sì…chissà se resterà in
questo modo nelle ombre…Avevi
scritto nell’ultima lettera che sono passati tre anni senza
il concepimento di
un figlio…sembra un’orribile immensità.
- Devi mandare avanti la
tua stirpe, François…sei…sei rimasto
soltanto tu…S-se io…non riuscissi più
a
darti nulla…mi ripudieresti?
- Cosa diamine dici?!
- Che te ne faresti di
una moglie come me?
-
Osi pensare
queste idiozie?
La
donna si sedette sul lato del letto tentando di
prosciugare le lacrime. Il marito , a quella visione,
si addolcì immediatamente avvertendo lo
sdegno svaporare tra le protettive mura della camera. Si mise davanti a
lei
posando un ginocchio sul tappeto e accarezzandole le gambe.
Un lungo silenzio gli fece
riaffiorare un ricordo buio, un
ricordo che la mente aveva sotterrato presa dall’istinto di
una collera nera.
- Judith – rivelò –
ricordi…quando litigai per l’ultima volta
con mio fratello Philippe ? dopo che noi perdemmo Othénse?
- Ecco – seguitò
lui
- sai che non sono
mai così andato
d’accordo con lui e ti aspettavi che saremmo giunti ad un
punto di non ritorno.
Troncai
definitivamente i rapporti
perché vi fu una goccia che fece traboccare il
vaso…non te l’ho mai detto ma
quel giorno persi il senno perché Philippe …ebbe
il coraggio di insultarti. Mai
gli ho perdonato quel gesto. Neanche quando vidi la sua sepoltura. Non
voglio
riportare quei termini ignobili…
- Philippe!
Calmati! Sei appena guarito da una febbre
orrenda! Vuoi peggiorare ancore le cose?
- Lasciami ,
razza di imbecille! – sputò l’altro - Perché non torni
a casa a pensare alla tua
rammollita spina dorsale? Porta questa tazza di te a quella femmina
inutile e
incapace che chiami moglie.
- Sai per
quale motivo non cammini , Philippe? – esclamò con
voce uccisa dalle lacrime – Sei una carogna. Le carogne hanno
le gambe mangiate
da vermi e scarafaggi! Impiccati e
vai
all’inferno!
- François…-
mormorò lei
- ti prego…dimentica quello che ho detto…
- Ora basta, Judith… mi
sei mancata troppo…
- Ricordi – rise - quando
, la prima volta che facemmo l’amore, mi
vergognavo da morire? Ti chiesi se dovevo…togliermi la
camicia da notte?
- Ti ho detto prima
niente idiozie. Specialmente in un momento come questo! Non dirmi che
temi il
freddo !
- Mica sono affetta da
reumatismi!
- Smettiamola di
chiacchierare, allora …
Nel momento in cui egli le affondò il respiro nella bocca, iniziando con fervore ad addentrarsi nel suo corpo, sentì incredulo e felice le sporgenze di quei delicati fianchi che lambivano i suoi, le gambe che si aggrappavano imprigionandolo in quella dolcezza piena di fiamme . Mentre le afferrava la calura del seno, che non osava liberarsi dal palmo della mano, la neve si librava fuori dalla villa lontanissima.
Il mare poteva ingoiare ghiaccio all’infinito…
Nel profumo delle pelli vulnerabili ad ogni carezza, il conte capì di avere ritrovato sangue ed essenza...
Era realmente tornato a casa.
Spero che vi sia piaciuto e che vi siate divertite/i a conoscere
il primo incontro dei nostri due protagonisti. Non vedevo
l’ora di raccontare
questa parte e mettere a confronto i François e Judith
adulti con i François e
Judith ragazzi…un momento di altre problematiche e
leggerezza . Diciamo pure che
non vedevo l’ora di mettere la prima scena di ballo in
assoluto di questa
storia.
È stato uno
dei capitoli più faticosi fino ad ora se si esclude il primo
con la
ricostruzione delle battaglie in Baviera…
Al prossimo
aggiornamento ( il 16 maggio) ;)
Un saluto
affettuoso!