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Autore: Asia Dreamcatcher    13/05/2017    3 recensioni
Johann Schmidt è tornato e con esso le ceneri dell'oscura Hydra, pronta a risorgere.
Ma Teschio Rosso non è solo e Steve Rogers e gli Avengers dovranno vedersela con nuovi nemici. James Barnes sarà costretto, ancora una volta, a lottare contro i propri fantasmi, sperando di non soccombere.
Mentre gli echi di una nuovo guerra risuonano, Captain America e Vedova Nera si ritroveranno ad affrontare una sfida inaspettata, che potrebbe cambiare tutto per sempre.
Terza parte di "Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti"
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti'
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12 Buogiorno miei cari lettori! 
Con un filino di ritardo ma ci siamo, ci siamo lasciati, nello scorso capitolo, che la situazione non era proprio idilliaca, ma chi ha detto che al peggio non c'è fine?
Ma ne riparleremo, vi lascio alla lettura del capitolo e ci vediamo a fondo pagina!
Buona Lettura!



http://i1171.photobucket.com/albums/r557/JasmineL211/DE01_2.jpg?t=1494355006








Capitolo Dodici: Sin

Io sono il frutto di quello che mi è stato fatto.

È il principio fondamentale dell'universo:

ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.”

~ V per Vendetta


Venne al mondo nelle tenebre, in una notte priva di luna. Il giorno in cui Sinthea Schmidt nacque, fu anche il giorno in cui uccise per la prima volta. Sua madre, una lavandaia di poco conto, il cui solo scopo era dare al mostro dalle infinite teste un degno erede, era morta di parto.

Johann Schmidt l'aveva visto come un segno, sul sangue della madre morente era stato tracciato il destino del proprio figlio; prima di scoprire che questi era una femmina.

Sin l'aveva sempre saputo che suo padre era rimasto disgustato da ciò, anche se in quel momento non era nient altro che una neonata senza la benché minima coscienza di sé, lei lo sapeva... Perché quello sguardo scostante l'aveva perseguitata ogni singolo giorno della sua esistenza.

Teschio Rosso l'avrebbe uccisa, pur avvertendone il potenziale, l'avrebbe uccisa per il solo e semplice fatto di essere nata del sesso sbagliato. Ma questo non avvenne, fortuna o sfortuna – questo dipende dai punti di vista – qualcuno decise che non avrebbe seguito il misero destino di sua madre.

Susan Scarbo, una donna la cui fedeltà all'HYDRA era totale, profonda e che Sin avrebbe per sempre chiamato “Madre Notte”, pregò suo padre di risparmiarla, di affidarla a lei, l'avrebbe cresciuta perché potesse servire al meglio la causa.

Ma il leader dell'HYDRA non aveva tempo da perdere, la pazienza non era mai stata una delle sue doti più spiccate ed una volta ancora si rivolse ad Armin Zola; un uomo che, forse, alla fine si sarebbe rivelato più pericoloso di Teschio Rosso stesso. Gli ordinò di creare una macchina che accelerasse la crescita di sua figlia, ridendo in faccia alle regole del tempo e della natura. E Zola ci riuscì.

L'infante divenne un'adolescente che sapeva a malapena reggersi sulle proprie gambe; un vaso affascinante e vuoto in attesa di essere riempito, e Susan Scarbo adempì al suo compito.

Sin dimostrò fin da subito una predisposizione alla violenza, che infliggeva al prossimo ogni volta che se ne presentava l'occasione e lo faceva con il sorriso sulle labbra. La sua risata era infantile, dolce, genuina, proprio come quella di una bambina, che non era mai stata.

Teschio Rosso le aveva strappato a forza l'infanzia e la figlia, così facendo, era una bambina nel corpo di un'adolescente. C'era qualcosa di puro nel suo sadismo; osservava con i suoi occhioni meravigliati il dolore attraversare ed espandersi lungo il corpo della sua vittima e se ne compiaceva. Era onesta nella sua cattiveria, fuori controllo, seguiva i suoi istinti, le sue pulsioni, non reprimeva nulla.

Madre Notte riusciva a quietarla ma mai abbastanza; aveva un intelletto fine, tanto da riuscire ad aggirare, senza difficoltà, i suoi nemici. Amava gli indovinelli ma si annoiava facilmente, troppo semplici per lei, troppo elementari, insufficienti per alimentare la sua mente. Era forte, veloce molto più di qualsiasi soldato appartenente alle schiere di suo padre.

Il siero di Teschio Rosso scorreva in lei rendendola diversa da chiunque altro, sapeva di essere superiore nella mente e nel corpo e questo alimentava il suo ego, il suo folle senso di onnipotenza. Persino i suoi alleati avevano timore di lei.

Suo padre la osservava, da lontano, ma attentamente. C'era una cosa che di lei non tollerava, oltre naturalmente al suo essere femmina, la sua totale mancanza di disciplina. Decise che sarebbe stato lui in persona a porvi rimedio.

E così iniziarono le punizioni, dure ed implacabili. Sin gridava come una Furia, si dimenava rabbiosa, guardando negli occhi quel padre, che le era sempre apparso distante e chiedendo con gli occhi “perchè?”. Non era forse la migliore? Era sangue del suo sangue dopotutto... Ma lentamente comprese che qualsiasi risultato, per quanto eccelso, raggiungesse, per lui, per suo padre non sarebbe mai stato abbastanza. Perché era lei, semplicemente lei ad essere sbagliata.

E allora, punizione dopo punizione smise di resistere... accolse quel dolore perché quello sarebbe stato l'unica cosa che mai avrebbe ricevuto da Johann Schmidt. E più sentiva l'odio infiammare il suo cuore, più al tempo stesso cercava di compiacerlo, tentando di cancellare quello sguardo insofferente, cadendo in un circolo vizioso, che le impediva di liberarsi di lui.

Sinthea si ritrovava in una sorta di limbo: da una parte l'odio puro e semplice, i bambini dopotutto non provano emozioni complesse; e dall'altra l'insostenibile ricerca di approvazione. Ma lei era pur sempre una bambina, costretta a crescere senza riguardo alcuno per le leggi della natura; e quando non riusciva a conciliare questi due lati di sé esplodeva. La rabbia fuoriusciva lasciando che fosse la follia a prendere il sopravvento.

Le cose non erano cambiate nemmeno dopo il sonno criogenico a cui era stata posta dopo l'apparente morte del padre.

Sinthea era questo dopotutto: una bambina capricciosa in un corpo di donna letale e conturbante.


*


«Quella stronza» sibilò infastidita Melinda May assottigliando pericolosamente gli occhi. Skye la guardò con gli occhioni scuri spalancati, praticamente quell'uscita equivaleva ad uno sfogo d'ira di una persona normale.

«Che facciamo direttore?» domandò Triplett, osservando attentamente l'uomo al suo fianco che ancora non aveva proferito parola, ma restava concentrato sul tablet che aveva fra le mani, su cui troneggiava l'immagine di Erica Holstein.

«L'ho controllata personalmente-» soffiò May mettendosi le mani sui fianchi.

«May non è colpa tua, abbiamo controllato il suo profilo insieme e-» un lieve bip del suo cellulare attirò la sua attenzione.

«Chi è?» si informò Antoine sporgendosi lievemente verso la ragazza.

«Un mio contatto di Rising Tide. Gli ho chiesto di controllare il profilo di Erica Holstein, è bravo in questo genere di cose e mi ha confermato che la sua intera vita è inventata. Erica Holstein non esiste» terminò con un sospiro.

A quel punto Coulson sollevò lo sguardo, scambiandosi un'occhiata densa con Melinda, che annuì impercettibilmente.

«Dobbiamo prenderla. Ma dobbiamo fare attenzione, se è riuscita ad ingannarci tutti significa che è estremamente capace. May assicurati che Fitz e Simmons non escano dal laboratorio insieme a Mack, potrebbe essere un suo possibile obiettivo e vedi se Barnes è ancora nell'edificio, il suo aiuto potrebbe farci comodo. Trip trova Bobbi e Hunter e mettili al corrente della situazione. Dobbiamo convergere su di lei, muoviamoci con cautela, dobbiamo coglierla di sorpresa» sia Trip che May annuirono gravi.

«Ehi un momento! Ed io?» trillò Skye, guardandoli.

«Tu resti qui.» rispose Coulson con la consueta pacatezza, ma l'espressione era ferma.

«Ma... ma-» fece per protestare, ma Antoine l'afferrò gentilmente per le spalle magre;

«Andrà tutto bene. Sarai i nostri occhi... dovrai monitorare la situazione! Sei il nostro asso nella manica» la rassicurò con un sorriso divertito. L'hacker sbuffò ma desistette, non potendo far altro che annuire di malavoglia mentre li lasciava andare.


*


Sin picchiettò per l'ennesima volta l'unghia laccata di rosso sangue sulla superficie perfettamente trasparente. Si grattò insofferente la nuca, quell'odiosa parrucca continuava a pruderle; la sua mano scattò poi verso il cellulare usa e getta ma lo schermo non indicava nessuna chiamata in arrivo o persa.

Il suo stomaco si strinse e la ragazza si dimenò infastidita. Quella era decisamente una sensazione che mai l'aveva sfiorata in vita sua e portava in bocca un amaro sapore; era la consapevolezza che qualcosa non stesse andando secondo i suoi piani.

Il Soldato d'Inverno avrebbe dovuto chiamarla a fine missione. Quanto poteva essere complicato ammazzare una piccola stronza come Sharon Carter? E qualora si fosse reso conto della sua azione, ne sarebbe rimasto così disgustato da non poter far altro che tornare fra le fila dell'HYDRA, avendo compreso, come quello fosse l'unico posto per uno come lui. Loro lo avevano in pugno, che senso aveva ribellarsi? Almeno così la pensava Sin. Aveva accettato l'idea di sacrificare una pedina, nella grande scacchiera del padre, ovvero il Winter Soldier N pur di avvicinarsi con discrezione e nel momento di massima fragilità ad una pedina che valeva molto di più. Il Soldato d'Inverno originale.

Perché ora non la stava contattando?

La giovane Schmidt cacciò un urlo rabbioso, afferrando il cellulare e scagliandolo con violenza contro il muro, tanto che lasciò un profondo solco. La sua espressione era più simile a quella di una bambina capricciosa, che si era vista togliere il suo giocattolo preferito, piuttosto che ad una giovane donna che ricopriva la carica di generale dell'HYDRA.

Un brivido la colse e si affrettò a ricomporsi, pur stizzita; non poteva più aspettare. Abbandonò la stanza dirigendosi verso l'ala in cui tenevano l'agente N, con la testa ancora concentrata su James Barnes non si rese conto che il corridoio era praticamente deserto. Cosa strana a quell'ora del giorno.

Sin aveva quasi raggiunto il suo obiettivo, quando si trovò davanti Lance Hunter.

L'agente aveva l'espressione rilassata, stava bellamente appoggiato alla solida parete scura; la guardò e sembrò davvero sorpreso di vederla lì.

«Ehi Erica! - il tono simile a quello di chi non vedeva un vecchio amico da tanto tempo – Oh, eri qui per vedere il prigioniero? Spiacente, ma sì è appena addormentato, come sai riposare fa bene alla salute-» blaterò con aria disinteressata andandole incontro.

Sin piegò il capo di lato, sbattendo le ciglia in un'espressione vagamente sorpresa; passò un intero secondo, poi sorrise.

Un sorriso genuino, con un accenno di malizia; il sorriso di chi ha subito compreso il bluff della persona che le sta davanti.

«Oh Hunter, è un vero peccato. Mi divertivi, davvero... Ma mi divertirò ancora di più a farti fuori» esordì con tono stucchevole.

«Questo è ancora tutto da vedere, tesoro!» replicò Hunter sfilando rapido la pistola dai jeans. Inutile dire che Sinthea non si fece cogliere impreparata: con una mossa agile gli fece perdere l'arma, ingaggiando poi un corpo a corpo.

Nel frattempo l'allarme era scattato e risuonava con insistenza per tutta la base.

L'ex mercenario trattenne a stento una smorfia di dolore, chiunque fosse quella donna era davvero pericolosa oltre che essere più forte e rapida di lui; venne malamente spinto indietro e cadde rovinosamente tenendosi il costato, conosceva quel dolore: gli aveva fratturato alcune costole.

Sin lo guardò con occhi luccicanti, come un animale che finalmente ha tra le sue grinfie la preda, ma il suo divertimento ebbe vita breve: Bobbi Morse comparve alle sue spalle, spingendosi con un piede sulla parete verticale le si scagliò addosso.

Entrambe si rialzarono e la bionda fece roteare pericolosamente fra le mani i due bastoni corti.

«Mi spiace ma non andrai da nessuna parte».

Le labbra color vino di Sin si stesero in un sorriso irriverente, la sua mano corse ai capelli e con un gesto fluido si liberò della parrucca scura, rivelando i suoi lunghi capelli color rame.

«Sei adorabile. Pensi davvero di essere al mio livello?» la schernì;

«Beh scopriamolo!».

Lo scontro fra le due vide Sin nettamente in vantaggio; Bobbi con una vena di panico si accorse del divario che intercorreva fra loro, ma non per questo si sarebbe lasciata sopraffare così facilmente, il direttore e gli altri contavano su di lei.

Allo scontro si aggiunse anche Hunter, che non poteva permettere che Bobbi affrontasse quella pazza da sola. Sin riuscì ad impossessarsi di uno dei bastoni dell'agente e non appena ebbe l'occasione lo mosse verso il petto dell'ex mercenario e rilasciò la scarica elettrica che lo fece crollare con un lamento sommesso;

«Hunter!» urlò Bobbi angosciata.

Ma la figlia di Teschio Rosso non aveva ancora finito, con una complicata mossa ma eseguita con una grazia felina intrappolò la bionda in una sofferente presa mortale e poi la fece scontrare duramente contro il solido muro, lasciandola boccheggiante. Non ebbe il tempo di finirli, percepiva altri agenti dello S.H.I.E.L.D. avanzare verso di lei. Lanciò un ultimo sguardo verso la cella, un agente sedato ed intontito non le era di alcuna utilità, il suo destino era ormai segnato a suo parere; senza i trattamenti periodici dell'HYDRA sarebbe impazzito definitivamente. Piegò il collo facendolo schioccare, un sorriso ferino le dipinse le labbra;

«Fai qualcosa per questo maledetto allarme...» ordinò infastidita e quasi immediatamente la petulante sirena si spense «Molto meglio!».


Skye alzò lo sguardo verso l'alto, non perché ci fosse effettivamente qualcosa sul soffitto dell'ufficio di Coulson, ma perché l'improvviso silenzio dell'allarme la impensierì.

«Skye?» la voce incerta del direttore proruppe nel suo orecchio «Sei stata tu?»;

«No!» trillò preoccupata e subito si mise dietro la scrivania ed iniziò a digitare comandi sul computer, cercando di prendere in mano la rete informatica ed elettronica dell'intera base.

«Qualcuno sta accedendo da remoto! Ha preso il controllo della base...» affermò incredula, attraverso l'auricolare sentì un'imprecazione, probabilmente di Triplett.

«Puoi fare qualcosa?» domandò May;

«Ci provo!»

«Dov'è ora la Holstein?» s'informò Coulson;

«Sta... beh wow! - esclamò allibita – sta mettendo KO i nostri agenti! È da brividi e-»

«Skye!?»

«Sì scusate! Sì sta dirigendo verso il corridoio a nord! Era come hai detto tu, è diretta all'hangar... Cerco di bloccare le porte!».

Skye digitando comandi su comandi, stava tentando di recuperare il controllo su quantomeno le porte e per qualche secondo ebbe l'illusione di avercela fatta. Dando un'occhiata alle telecamere di sicurezza, notò che la giovane donna muoveva appena le labbra, corrucciò lo sguardo... E poi comprese.

Sta dando ordini a qualcuno!”.

«Coulson! Sta arrivando...».


Coulson insieme a Melinda, Trip e altri svariati agenti attendevano con i sensi all'erta l'arrivo del loro avversario.

Ma non fu il portone che collegava la base all'hangar ad aprirsi, bensì le enormi aperture, al termine del tunnel di decollo, che consentivano ai velivoli – come il Bus – di partire ed atterrare in tutta sicurezza.

Coulson per un attimo fu smarrito, sentì la voce allarmata di Skye che lo avvisava di una possibile intrusione di agenti nemici, ma quel suo avvertimento fu vano. I loro avversari erano ormai penetrati. E la persona che vide alla guida di quella jeep, che correva a velocità impazzita, gli fece vedere rosso.

Grant Ward sterzò bruscamente di lato per evitare la prima scarica di proiettili, con il mezzo si riparò dietro uno dei jet, mentre con la coda dell'occhio osservava il suo vero obiettivo. Fece un cenno secco alle due ragazze che erano con lui; K e D annuirono inespressive ed iniziarono ad ingaggiare uno scontro con gli agenti dello S.H.I.E.L.D.

Nel frattempo Sin era entrata nell'hangar, non senza qualche difficoltà, a quanto pare Skye non era così sprovveduta come pensava.

Immediatamente Melinda le fu addosso. Sì guardarono con aperto astio; non aveva mai sopportato quella donna che chiamavano “La Cavalleria”, sempre così contenuta e con quello sguardo severo, la mandava letteralmente in bestia.

«Non sai da quanto tempo sognavo di mettere le mani attorno al tuo bel collo!» sibilò Sin, schioccando la lingua. May non fece una piega;

«Continua a sognare!».

Il corpo a corpo fra le due fu brutale, Sin percepì come La Cavalleria fosse superiore rispetto a quelli con cui si era scontrata fino a quel momento e ciò la esaltò pericolosamente; nessuno poteva permettersi di essere superiore a lei.

«Chissà come reagirà il caro direttore vedendo il tuo cadavere?» ridacchiò lei folle, Melinda strinse i denti e ribaltò le posizioni, tenendola a terra con le gambe avvinghiate al suo collo. Sin riuscì nuovamente a liberarsi e ad attaccare l'asiatica con ferocia.

«May!» Coulson arrivò in suo soccorso e fece fuoco; purtroppo il proiettile mancò il bersaglio e lui dovette vedersela con una delle due agenti sopraggiunte con Ward.

Bobbi era finalmente riuscita a riprendersi abbastanza da correre verso l'hangar, osservò May scontrarsi con quella che loro conoscevano come Erica Holstein; il direttore affrontare una giovane bionda che si muoveva con una fluidità da mettere i brividi; Triplett dirigersi verso Ward e il resto degli agenti vedersela con una mora che sembrava falciarli senza difficoltà, persa in una danza mortale. Senza pensarci, si diresse verso di lei.


Antoine Triplett prese alla sprovvista Grant Ward, nei pressi del Bus e con una mossa da vero wrestler lo alzò e lo atterrò alle sue spalle.

«Vedo che Garrett è stato un buon insegnante anche con te» esordì Ward a metà fra il provocatorio e il serio.

«Sta zitto» fu la secca risposta di Trip mentre si scagliava su di lui.


Skye, che assisteva attraverso lo schermo allo scontro di quest'ultimi, avvertì il proprio cuore serrato in una morsa infuocata. Malgrado cercasse ancora di contrastare l'azione dell'hacker ignoto, non riusciva quasi a staccare gli occhi dal loro combattimento. Odiava profondamente Ward, si ere sentita speciale ai suoi occhi, per la prima volta accettata veramente e poi tutto si era sgretolato e aveva scoperto che non era altro che uno schifoso doppiogiochista... Come aveva potuto provare qualcosa per lui?

Quando vide l'ex specialista liberarsi di Trip, sbattuto violentemente a terra, sentì di non poter più resistere. Fulminea afferrò il tablet e corse a perdifiato verso l'hangar.

In mezzo agli scontri trovò Trip, che nel frattempo si era rimesso in piedi e si apprestava ad affrontare nuovamente Ward, in piedi sotto il Bus, evidentemente occupato a manomettere qualcosa.

Il corpo a corpo fra i due ricominciò, con più violenza di prima. Trip fu colpito e Skye non riuscì a trattenersi;

«Triplett!» urlò sconvolta. Le sue grida attirarono l'attenzione dell'ex specialista che si voltò e la guardò dritta negli occhi. Un barlume di dispiacere misto a tristezza comparve nei suoi occhi scuri.

«Ciao Skye...» disse con voce leggermente emozionata, facendo un passo nella sua direzione; per contro l'hacker fece un passo indietro, volendo mettere quanta distanza possibile fra loro.

Trip sferrò un pugno a Ward che perse l'equilibrio e cadde a terra.

«Non osare avvicinarti a lei!».

Grant a quel punto lasciò perdere, spostò lo sguardo sul suo superiore ed urlò:

«Sin! È ora!».

La giovane donna capì immediatamente e sorrise trionfante;

«Vediamo se sai far decollare un aereo» mormorò divertita.

A quel punto estrasse un pugnale dagli stivaletti e lo piantò senza esitare nel costato dell'agente May, che sgranò gli occhi, quasi fosse stupita del suo gesto. Sin ridacchiò isterica e si allontanò.

«Andiamocene!» abbaiò alle due giovani Winter Soldiers; obbedirono all'istante, tentando di liberarsi dei propri avversari.

Improvvisamente un forte rumore atterrì i presenti, Coulson si guardò attorno circospetto, pronto per un nuovo attacco; ma quando si rese conto da dove provenisse quel frastuono, impallidì. Era il Bus.

L'enorme e sofisticato aereo dello S.H.I.E.L.D. si stava azionando, senza che nessuno fosse al suo interno a pilotarlo.

Skye si mise al riparo e puntò gli occhi sul tablet cercando di ripristinare i controlli, quantomeno del portellone che avrebbe permesso al Bus di uscire definitivamente dall'hangar. Chi diamine era quell'hacker?


Nel frattempo, il Bus aveva iniziato a muoversi verso la pista di decollo, K, D e Ward si riunirono a Sin che si stava dirigendo verso il portellone dell'aereo abbassato; malgrado alcuni agenti fra cui Bobbi e Trip gli stavano alle calcagna.

I quattro riuscirono a salire;

«Dov'è N?» domandò innocentemente la bionda D. Per tutta risposta Sin le rifilò un violento schiaffo; K strinse i pugni, conficcandosi le unghie nei palmi per impedirsi di attaccare il proprio superiore.

«Non hai diritto di parlare».

Ward si ammutolì.


Coulson nel frattempo aveva preso possesso della jeep dell'HYDRA e con Bobbi e Triplett a bordo cercavano disperatamente di riprendere il Bus; con armi alla mano tentavano non solo di prendere gli avversarsi ma di recare danno al velivolo, che non accennava a fermare la propria corsa.

Skye imprecava perché i suoi comandi stavano risultando inutili e l'apertura non accennava a bloccarsi.


Sin, prima di prendere definitivamente il volo, guardò divertita quel patetico tentativo di fermarli; aveva un ultimo messaggio da riferire.

«Dite ai futuri genitori che non vedo l'ora di conoscere il loro adorabile bambino! Verrà trattato con ogni riguardo!» urlò.

L'aereo decollò, lasciando a terra, furenti e frustrati il direttore e i suoi agenti.

Coulson si portò una mano al volto, esausto finché la voce rotta di Skye gli giunse all'orecchio come un ulteriore pugno allo stomaco.

«Coulson!» singhiozzava la giovane hacker «May è stata ferita!».

___________________________________________________________________________________Asia's Corner.
Credo che lancerò ufficialmente l'hashtag #DarkEagleMaiUnaGioia, perchè ammettiamolo qui si tocca il fondo o comunque ci si va molto vicini! So che magari vi aspettavate il "diretto" seguito di ciò che è accaduto in "Collapse", ma per quello dovrete pazientare... Sentivo che era il momento giusto per farvi conoscere questo villain doppiogiochista ed abile. Il suo background è stato ovviamente rivisitato da me, ma alcune cose le ho riprese dai fumetti come: il fatto che Teschio avesse accelerato il suo invecchiamento e che fosse rimasto deluso dal fatto che il suo erede fosse femmina e che Susan Scarbo l'avesse cresciuta e che si facesse chiamare "Madre Notte" (qui poi ci sarebbe tutta un'altra storia da approfondire ma per mie esigenze non ho voluto farlo). 
Questo capitolo inoltre è tutto ambientato nello S.H.I.E.L.D. e mi pareva giusto così visto che loro hanno avuto un contatto diretto con Erica Holstein aka Sinthea Schmidt. L'arrivo di Ward è come se fosse stato un diversivo per la squadra... I sentimenti che Coulson&co. provano nei suoi confronti sono ancora forti e Sin lo sa e li usa a piacimento contro di loro; Ward è a tutti gli effetti un elemento di disturbo. Qui inoltre vediamo in azione, anche se al momento non mi ci sono soffermata granché, K e D, le altre due Winter Soldiers e anche se flash, ho rimarcato qualcosa sul loro rapporto.
Diciamo che in tutto questo casino - da me creato - c'è una piccola nota (se così si può chiamare) positiva: qualcosa nel piano di Sin è andato storto, James Barnes non è tornato nell'HYDRA. Cosa vorrà fare quell'anima in pena? Beh... Non vi resta che continuare a leggere per scoprirlo! :)
A proposito qualche idea su chi sia l'hacker ignoto? ;)
Per qualsiasi dubbio non esitate a contattarmi!

Bene, e dopo anche questa fatica io, prima di tutto vi RINGRAZIO perché noto che questa storia sta crescendo e nuovi lettori l'hanno aggiunta nelle "preferite" e nelle "seguite"  e senza dimenticare i miei carissimi recensori (la vostra dedizione è ammirevole e sempre fonte di energia per la sottoscritta!) e ovviamente anche a chiunque si fermi a leggere! GRAZIE. Ed ora vi saluto, dandovi appuntamento... allora se tutto va secondo i piani dovrei riuscire a pubblicare fra due settimane ovvero VENERDI' 26 MAGGIO, se ci fosse qualche intoppo (in quel caso metterò l'avviso sulla mia pagina fb "Asia Dreamcatcher") siccome il weekend del 27-28 io sono fuori città, mi ritroverei a postare il capitolo MARTEDI' 30 MAGGIO. Preferisco dirvelo subito perché voglio essere onesta ma spero di non dover ricorrere a questa data!

ps. Siccome oggi sono davvero a corto di tempo, e solitamente la domenica sono impegnata fino all'ora di cena, riceverete la risposta alle recensioni del CAPITOLO 11 "Collapse" al massimo lunedì entro pranzo. Questo per farvi sapere che non mi sono dimenticata di voi, anzi! E' solo che purtroppo oggi il tempo è davvero limitato!

   
 
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