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Autore: ailinon    09/06/2009    1 recensioni
"Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
le cortesie, l'audaci imprese io canto"
Questo potrebbe essere l'introduzione presa da Ariosto.
Siamo nel medioevo fantastico di una verde terra lontana, dove il rosso è il colore dell'ardore in battaglia, che si mischia con il porpora dell'amore e della gelosia. Dove non tutto è quello che sembra.
Questa è la storia del giovane Gawyn D'Evin, e del suo signore.
Spero vi piacerà.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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GAWYN D’EVIN

Parte 3

 

Gawyn attendeva con pazienza nel lungo corridoio freddo.

La luce mattutina filtrava attraverso le grandi finestre di vetro spesso.

A quell’ora la luce era comunque debole e il freddo, pungente.

Aspettava come gli era stato ordinato di fare, poco lontano dalla porta dello studio di lord Damodred.

Gli avevano riferito che quel mattino, il signore di Glamont stava ricevendo i nobili, per definire gli ultimi contratti territoriali.

Un argomento delicato.

Si chiese perché mai l’avesse fatto chiamare. Era la prima volta che obbediva a un ordine impartitogli in qualità di cavaliere della spada. Era un titolo altisonante, me che lo obbligava anche a stare sempre vicino al suo lord, e a proteggerlo. A esaudire sempre e soltanto gli ordini del suo signore. Di nessun altro.

Gawyn si sfregò le mani,  soffiando su di esse per scaldarsi.

“In fondo è un titolo che mi piace. Si. E poi servire il grande signore di Glamont è un onore raro!” pensò

 La porta dello studio venne aperta da un servitore in livrea e un nobile ne uscì velocemente.

Gawyn s’inchinò con prontezza e poi attese di essere chiamato all’interno della stanza.

Forse ora toccava a lui.

L’alto cameriere aprì la porta ed esclamò: «Ser Gawyn D’Evin, cavaliere della spada» quindi si scansò per lasciar entrare il sedicenne. Scomparve poi, dietro la porta.

 Gawyn posò il ginocchio a terra, e s’inchinò tenendo ferma la spada che gli pendeva al fianco: «Mio signore, mi avete chiamato e io sono giunto» recitò la frase di rito.

Attese un lungo attimo che l’uomo gli rispondesse, ma non sentendolo, sbirciò verso il grande tavolo di legno d’ebano.

Einon Damodred vi era seduto, intento a compilare alcune pergamene.

La penna d’oca scorreva con velocità e decisione sul foglio. Finito di scrivere, soffiò sulla pergamena e la accantonò in una pila. Alzò poi lo sguardo su Gawyn.

Questi riabbassò di scatto il capo per timore di non essere stato abbastanza paziente.

«Alzati pure ora. Gawyn» disse. La sua voce era quella di uomo forte e temprato dal ferro.

«Si, mio lord» rispose il giovane, obbedendo. Incontrò lo sguardo del nobile e lo sostenne con fermezza: «Mi avete fatto chiamare?In che modo posso servirvi, mio signore?»

Einon lo studiò un lungo attimo, indecifrabilmente poi, poggiandosi all’alto schienale della sedia, disse: «In molti modi, mio cavaliere, ma prima tu dovresti sapere come comportarti, Gawyn»

«Non capisco, mio signore» titubò l’altro.

Einon si alzò dalla scrivania e passeggiò fino al grande camino acceso..

La stanza era calda e accogliente grazie a quel caminetto e a molti tappeti a arazzi pesanti che riparavano dagli spifferi d’aria.

Lord Damodred si fermò davanti al caminetto, studiando le fiamme.

La sua ombra slanciata, si protendeva nella stanza.

Era un uomo alto ed elegante. Non particolarmente bello; il volto aveva dei lineamenti duri, ma senza dubbio, era un uomo di gran intelligenza e cultura. Un uomo carismatico e affascinante.

«Potresti aiutarmi molto, Gawyn, se solo tu conoscessi le basi della storia. Della politica, dell’oratoria o almeno dell’arte della guerra»

 Il giovane si sentì schiacciare da un peso immenso.

Umiliazione. Non poteva essere d’aiuto in alcun modo al suo lord. A causa della sua ignoranza.

Abbassò il capo: «Mi dispiace signore» mormorò, sofferente.

Einon si voltò per guardarlo. Poi gli si a avvicinò, fermandosi a pochi passi.

«Non ti dispiacere, mio cavaliere. Basta che tu le apprenda»

Gawyn lo fissò a bocca aperta.

***

 Osservò la lama brillare alla luce del sole; la mosse lievemente e il riflesso mutò, mostrandogli un volto.

Un magro ragazzo, con grandi occhi azzurri (Chi l’aveva conosciuta, diceva che aveva gli occhi della madre). Labbra rosate e un naso sottile. La fronte nascosta sotto una frangia castana, scomposta.

Il suo volto.

Ancora non lo credeva possibile…Prendere lezioni dagli insegnanti di lord Damodred.

Era un onore.

Lui certo sarebbe stato una vergogna per gli altri nobili e cavalieri.

Era senza una buona istruzione.

Purtroppo suo padre non aveva potuto concedergli molti insegnanti privati e, forse, nel loro stato, non l’aveva neppure ritenuto necessario.

Invece, da quando aveva frequentato il periodo obbligatorio (per un nobile) da scudiere, tutto era mutato.

Se quel giorno, il giorno in cui aveva protetto il lord, non si fosse accorto di aver scordato di pulire l’arma del barone a cui era affidato, come scudiero, certo non avrebbe visto il cavallo del lord cadere. E le frecce, e l’attacco nemico.

Quello che era successo poi, era stato un riflesso. Non aveva riconosciuto l’uomo sotto il cavallo. Solo aveva visto il suo sguardo glaciale. Freddo e determinato, incontrare il suo e, tutto il resto era stato dimenticato.

Era solo un uomo da salvare.

Ruotò la lama, di nuovo.

Bagliori rossi si rifransero nel salone delle armi. Riflessi del fuoco del camino.

Ancora oggi si chiedeva come il lord fosse riuscito a rimanere così freddo e lucido malgrado il dolore e la paura.

Nulla sembrava turbarlo.

Lui invece, lui aveva avuto paura. Ma quell’uomo…Quell’uomo, sapeva, non avrebbe dovuto morire così.

Lo aveva sentito.

Per questo aveva agito d’impulso.

E ora tutti questi onori che non meritava.

“Qualsiasi persona poteva essere al mio posto” pensò, alzando la manica della camicia, fino a vedere la grossa cicatrice rossa sul braccio sinistro.

Lo sapeva. Quell’uomo non sarebbe morto quel giorno.

 «Siete pronto per la lezione, ser Gawyn

Chiese un atletico uomo di mezza età, entrando nella stanza con passo deciso.

Il volto sembrava ancora più duro delle pietre del castello.

«Io sono Gareth De la Tour. Maestro spadaccino di lord Damodred. Vi avverto fin da subito che sono abituato a non aver a che fare con debosciati e femminucce quindi, impugnate ben salda la vostra arma e non fatemi sprecare tempo!»

«Si, signore» rispose prontamente Gawyn, andando al centro della stanza, con la spada in mano.

«Vediamo subito cosa sapete fare…In guardia!»

***

 

   
 
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