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Autore: DolceZeref    20/05/2017    2 recensioni
Ed eccomi su questo fandom con la mia prima storia ad OC! Chi vi parla è un'amante dei Ranger e ha deciso di scriverci una fiction, che si ambienterà ad Almia.
La strada per realizzare il proprio sogno è dura, soprattutto se ci si mettono in mezzo numerose difficoltà, ma insieme ce la si cava sempre. Fra gli anni in Accademia e l'addestramento pratico, riusciranno i nostri giovani eroi a salvare i Pokémon?
Beh, spero di avervi incuriosito, ci vediamo dentro!
Dal prologo:
-Come fai a rilassarti sapendo che presto metteremo piede all'Accademia dei Ranger?!-
...
L'indomani sarebbe stato un nuovo giorno: il primo alla scuola tanto sognata e di una grandiosa avventura, più di quanto pensassero.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Il tempo di ciascuno

Amber, Nara, Rita e Candice si fermarono a Vien: il posto ideale per un po' di relax, come si leggeva dal cartello affisso ai confini della città. In effetti, chi lo aveva costruito doveva aver avuto un buon intuito, perché gli studenti si trovavano lì esattamente per rilassarsi in vacanza. Negli anni, da piccolo borgo rurale, era diventato più grande e delle persone vi si erano trasferite da altre regioni, in confortevoli casette: alcune di quelle persone erano proprio le famiglie degli alunni all'Accademia.
In ogni caso, le ragazze del primo anno, dato che si erano conosciute soltanto a settembre, non sapevano dove fossero situate le abitazioni dei compagni ed, in particolar modo, Amber e Rita furono felici di essere nel medesimo paesino, anche se la giovane dai capelli ambrati non si lasciava troppo andare agli eccessi di gioia davanti alla gente.

Comunque fosse, però, era venuto il momento dei saluti e si separarono, per tornare dai parenti.

***

Leo, Luna, Tsukiko e Lidia si divisero dal gruppo ed imboccarono il percorso di collegamento a sud di Vien, per arrivare al Villaggio Cicole. Lidia si fermò un attimo di più per salutare le sue amiche, ma si riunì velocemente al gruppo per fare la strada insieme agli altri.

Il sentiero omonimo al villaggio si apriva su una specie di spiazzo, circondato dalla foresta, con un grande albero e fu verso in quel luogo che Tsukiko andò sicura, bagagli in spalla.
-Ciao, ci vediamo- si congedò, facendo un piccolo e quasi invisibile cenno col capo.
I tre arrestarono il passo, si girarono nella sua direzione, ma Luna scattò per raggiungerla e i restanti due, con Turtwig, non poterono che accordarsi per aspettarla.

-Ehi!- L'esclamazione colse anche la ragazza dalle iridi eterocromi di sorpresa, considerando che non si immaginava una simile reazione, tuttavia si limitò a voltarsi ed a fissarla in attesa, con un sopracciglio inarcato. -Non...non sapevo abitassi da queste parti-
-Non te l'ho mai detto-
-Sì, ehm, quindi ci vediamo...ci vediamo presto-
-Sì, penso di sì- Non aggiunse nulla e tornò a camminare, ma sul suo viso si formò un sorriso, anche se non lo fece vedere a nessuno.

Luna rimase sconcertata come ogni volta che parlava con la giovane, però era felice di essere riuscita a bloccarla il tempo sufficiente per rivolgerle un'ultima frase, seppur scombinata che fosse.
Comunque, tornò dagli altri due, i quali intanto stavano chiacchierando tranquillamente e che appena la notarono si interruppero, guardandola come se avessero mille cose da chiederle, cose che poi si tennero evidentemente per sé.

Il trio riprese a percorrere la strada di casa come se niente li avesse fermati senza fare commenti e, nel momento in cui arrivò, i suoi novelli membri si salutarono per andare ognuno dove doveva.

***

Amber tirò fuori dalla tasca dello zainetto un mazzo di chiavi, ne prese una fra le tante, la infilò nella toppa della serratura ed aprì la porta.

Casa sua non era grandissima, ma in compenso era molto confortevole ed illuminata. Non avendo né fratelli né sorelle, possedeva una camera tutta per sé, con una grande portafinestra che dava sul giardino, dove aveva la possibilità di disegnare con tranquillità. Forse, dato che sua madre era una pittrice, aveva ereditato questa passione da lei.
Manco a dirlo, quest'ultima spuntò da una stanza a lato, avendo sentito l'entrata di qualcuno, e sembrava avesse interrotto da poco il suo lavoro: indossava un grembiule un tempo bianco ma in quel momento sporco di pennellate multicolore ed aveva i lunghi capelli ambrati, come quelli della figlia, raccolti in una coda morbida, dalla quale scappavano delle ciocche ribelli. La donna non era molto alta, tuttavia non si poteva dire che non fosse bella. Guardava la ragazza con un misto di apparente energia e velata rassegnazione.
Fosse stato per Amber sarebbe andata subito in camera sua, il suo rifugio, ed avrebbe salutato la madre da lì, ma ormai non aveva scampo: doveva essere sottoposta a quello sguardo che la mandava tanto in confusione e non poteva farci molto. Non che non le volesse bene, ma si sentiva costantemente giudicata da lei, venendo etichettata come una buona a nulla se non a giocare con i Pokémon, e non ne capiva il motivo: stava molto meglio con i Pokémon che con le persone e, secondo lei, non c'era niente di male. Purtroppo, i suoi genitori non erano d'accordo e voleva ardentemente dimostrargli che si sbagliavano.
Lasciò lo zainetto a terra, senza togliersi la borsa a tracolla, e chiuse l'uscio di casa, mentre la pittrice si appoggiò allo stipite della porta, addolcendo un pochino lo sguardo puntato sulla figlia.

-Come sono andati i tuoi primi mesi di scuola?-
-Bene, sono andati bene-
-Certo che potresti dirmi un po' di più, non mandi mai lettere né niente...-
-Tanto tornavo oggi, no?-
-Eh sì. E per fortuna che ti ho raccomandato di farlo prima che partissi-
-Mh, vado di là-

Finito il veloce scambio di battute, Amber interruppe il contatto visivo, raccolse lo zainetto ed andò nella sua stanza, la quale le piaceva molto: vicina alla portafinestra si trovava la sua scrivania e su un lato c'era il suo letto, mentre i suoi schizzi erano sparpagliati ovunque. Il piccolo bagaglio fu candidamente abbandonato al suo destino, per la seconda volta, in un angolo, mentre la borsa a tracolla venne poggiata sul tavolo. Dopodiché si buttò sul letto e tirò un sospiro profondo.
Dall'ingresso, si sentì il padre che tornava dal suo lavoro, faceva il meccanico ed era evidentemente andato ad aggiustare qualcosa, che salutava la moglie, ma la giovane l'avrebbe salutato a cena: in quel momento voleva soltanto rilassarsi.

***

Nara spalancò la porta di casa ed entrò facendosi notare non poco, con il trolley che si trascinava dietro.

-Mamma, papà, sono arrivata!- urlò, cosa che probabilmente sentì tutto il vicinato.
-Non gridare così, ti sentiamo, eh-
-Sì, sì, ma...aspetta, cosa?!- Si girò velocemente in direzione della voce, che non era né di sua madre né di suo padre, facendo poi un grande sorriso, al massimo della felicità -Mike, Ryota, Miyu...ragazzi!- Lasciando la valigia in mezzo all'ingresso, corse da loro e li abbracciò di slancio, incredula che i suoi amici fossero effettivamente lì. La sua reazione era diversa da quella che adottava con la gente in generale, ma li aveva conosciuti quando era arrivata ad Almia dalla regione di Fiore e per lei erano molto importanti, erano unici -Non sapevo che...cioè, quando pensavate di dirmi che sareste venuti, eh?- disse, sciogliendo la stretta.
-Ma che domande, era una sorpresa!- rispose la ragazza che aveva parlato in precedenza, Miyu. Era molto carina e simpatica, sognava di diventare una idol.
-Eravate in un'altra città, non potevo immaginarlo-
-Ovvio che non potessi immaginarlo. Comunque, sorpresa!-
-...aha, grazie-
-Dovresti essere più felice. I tuoi hanno lasciato la casa tutta per noi-
-Fantastico!-

Nara riprese il trolley e lo portò in camera sua, seguita dai tre, posizionandolo poi davanti all'armadio, il mobile più grande presente, per mettere a posto i vestiti, cosa che avrebbe fatto più tardi a causa della sua scarsa voglia di litigare ancora con il poco spazio.
Passò il resto della giornata insieme ai suoi amici e di sera arrivarono i suoi genitori. Non aveva mai avuto un rapporto vero e proprio con loro a causa delle sue uscite, ma perlomeno gli voleva bene.

***

Rita arrivò davanti alla sua abitazione e bussò all'uscio. Una figura fece capolino da dietro la porta, ma lei fece appena in tempo ad accorgersene che venne investita da un abbraccio stritolatore.
-Non...respiro...-
Al che, la furia identificata come sua sorella maggiore allentò la stretta facendole un grande sorriso, che venne ricambiato con felicità. La ragazza somigliava molto a Rita come aspetto fisico, anche se era più matura ed alta qualche centimetro in più: gli occhi erano color nocciola ed i capelli lunghi, lasciati sciolti, erano castani.
-Bentornata! Mamma e papà sono di là-
La minore non perse secondi preziosi e si fiondò dentro, perché nonostante il contatto costante che avevano tenuto grazie alle lettere non aspettava altro che rivederli di persona. I due coniugi sbucarono in quel momento da una delle camere ed attesero a braccia aperte la figlia, che accolse l'invito con piacere saltandogli addosso e facendoli quasi cadere da tanto entusiasmo.
Marito e moglie avevano a loro volta gli occhi marroni ed i capelli scuri: di lavoro curavano i Pokémon malati, avevano una piccola clinica veterinaria a disposizione, e tutto in loro trasmetteva calore ed affetto.
Erano una bella famiglia.

Dopo i saluti, Rita decise che era arrivato il momento di riposarsi, quindi recuperò il suo zaino ed andò nella camera che divideva con la sorella, essendo la dimora non molto grande. Poi si buttò felicemente sul letto, godendosi quel beato ritorno a casa.

***

Candice posò un attimo a terra la valigia, per prendere le chiavi che aveva infilato in tasca con la mano libera ed aprire la porta con uno scatto del polso. Entrando in casa, che era di medie dimensioni, sospirò profondamente ed abbandonò il bagaglio dentro, appoggiando i suoi libri sullo scaffale di una libreria. A parte lei, non c'era nessuno, infatti viveva da sola. In giro, sui ripiani dei mobili e delle mensole, c'erano le foto della sua famiglia: in alcune era presente lei con i genitori, in altre soltanto lei da piccola. Il suo sguardo si posò su di loro, ma non lo fece né con tristezza né con nostalgia. Aveva passato un'infanzia tutto sommato agiata, spensierata e felice: nonostante il divorzio dei suoi, avvenuto quando aveva appena dieci anni, era sempre stata bene, pure col patrigno. Inoltre, ogni tanto andava a trovare il padre. Da lui aveva ereditato i suoi occhi dal colore violaceo. Però, era la madre colei che la ragazza rispettava immensamente, che prendeva come principale punto di riferimento: le aveva insegnato a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno ed a non perdere mai la propria sicurezza.
Su questi pensieri, si diresse in camera e prese a mettere in ordine le cose che si era portata dietro. Dopodiché, poté finalmente dedicarsi a se stessa.
In quegli ultimi tempi, fra esercitazioni all'aria aperta e tutto il resto, non aveva avuto molto tempo a disposizione per curare il suo aspetto, a cui teneva molto, e per questo era leggermente nervosa.

Era da tempo che voleva rilassarsi un po' e, dopo aver terminato i suoi rituali di bellezza, si sedette sul divano e si mise a leggere. Si sarebbe goduta le sue vacanze.

***

Tsukiko si aprì un passaggio fra i cespugli, rivelando uno stretto sentiero che conoscevano soltanto i membri della sua famiglia. Percorrendolo, stando ben attenta a muoversi per non impigliarsi con la borsa e la custodia della chitarra, arrivò a casa, una piccola costruzione nel mezzo del verde della foresta, circondata dalla natura che amava. Arrivata davanti all'uscio, bussò e dopo pochi secondi le venne aperto dalla madre, Kiyoko. Pareva si stesse trattenendo dal fare qualcosa, infatti le due si guardarono per qualche attimo dritte negli occhi, ma poi si lasciò andare e sorrise dolcemente alla figlia, ammorbidendo i tratti del viso. La giovane, invece, mantenne la sua freddezza, a causa dell'imbarazzo ed al disagio dovuti al non saper cosa fare. La donna ne era consapevole e non vacillò nella sua tranquillità.

-Tesoro...bentornata- disse con voce morbida.
-Sì, grazie-
-Forza, entra, non vorrai stare qui fuori tutta la sera-
-Mh-

In realtà, non fece in tempo a fare un passo che da dietro la porta spuntò la piccola figura di un bambino, di circa dieci anni. Le due spostarono, entrambe, l'attenzione su di lui, ma quest'ultimo puntò gli occhi sulla sorella e le andò vicino, abbracciandola. Indossava dei vestiti pesanti, aveva i capelli spettinati di colore bianco, al contrario delle ciocche nere che gli ricoprivano la nuca, e gli occhi di un azzurro oltremare. Dietro di lui comparve una Glaceon, che andò a strofinargli il musetto sulle gambe con fare affettuoso e lui si staccò dalla ragazza.
La madre, intanto, si era appoggiata allo stipite della porta e li guardava dolcemente.

-Ciao, Koori-
-Ciao, sorellona- disse con tono molto flebile, dovuto ad un problema alle corde vocali, accennando un lieve sorriso, comportamento che mostrava soltanto in presenza della giovane, che a sua volta non poté trattenere un sorriso e gli scompigliò i capelli con la mano che non teneva il bagaglio. Tenevano moltissimo l'uno all'altra.

-Forse è meglio se venite dentro, che ne dite?- li interruppe Kiyoko, con gentilezza. Tsukiko annuì, sistemandosi la custodia in spalla, mentre il fratello si mise in punta di piedi e le sussurrò qualcosa all'orecchio.
-Koori dice di sì- riferì lei, ottenendo un sorriso affettuoso.

I quattro, inclusa Glaceon, tornarono in casa e la ragazza dagli occhi eterocromi si tolse la borsa da tracolla, per poi appoggiare la custodia della chitarra lì vicino. Aprì la cerniera del bagaglio e tirò fuori la sua ocarina.

-Mamma...se mi cerchi sono in camera- In quel momento voleva solo rilassarsi .
-D'accordo, tesoro, dopo ti chiamo per la cena-

La giovane entrò nella stanza designata, seguita silenziosamente da Koori. Lei si sedette sul letto e chiuse le palpebre, suonando le note di una melodia che sentiva da piccola e che le piaceva particolarmente. In quel momento le venne in mente il Cyndaquil che aveva incontrato all'Accademia e che non l'aveva più lasciata: non aveva potuto salutarlo e sperò che l'avrebbe aspettata.

Fu su questi pensieri che passò il tempo. In effetti, alla scuola c'era un Cyndaquil che pensava a lei.

***

Nel Villaggio Cicole si respirava un'aria di tranquillità. Era un insediamento piuttosto recente e, proprio per questo motivo, le persone che ci abitavano provenivano da un'altra parte della regione o, addirittura, da regioni diverse, come nel caso della famiglia di Lidia e di quella dei gemelli. Lì, essendo in pochi, si conoscevano tutti ed erano molto disponibili fra di loro. Ogni giorno c'erano delle novità.

***

Lidia tirò fuori da una tasca le sue chiavi di casa e fece scattare la serratura. Entrò in casa, vedendo la madre seduta davanti al computer, e decise di farsi notare.

-Ciao, mamma!- esclamò, facendo prendere un colpo alla donna, che si girò verso di lei, sistemandosi gli occhiali.
-Non ti ho sentita entrare, mi sono spaventata-
-Ops, l'ho rifatto- rispose con sguardo divertito. Sua madre era una ricercatrice di Pokémon e non era raro trovarla impegnata col suo lavoro, a trascrivere delle osservazioni sul suo PC. La figlia, molto spesso, non riusciva a resistere nel farle gli scherzi, faceva parte del suo carattere, ma le voleva molto bene -Dov'è...-

Non fece in tempo a terminare la frase che una ragazza entrò nell'abitazione, tenendo dei pacchi con le braccia. Pareva un po' più grande di Lidia e sospirò sollevata per non aver dovuto tirar fuori le chiavi e rischiare di far cadere tutto.

-Ehilà! Sono arrivata, mamma. Lidia, che fortuna averti qui, aiutami a portare 'sta roba in cucina!- Era molto somigliante a Lidia ed il fatto che fosse la sorella era evidente: sprigionavano la stessa identica vitalità, quando erano presenti si veniva investiti dal loro travolgente entusiasmo.
-Ma certo, è un piacere vederti- rispose ironica l'interessata, mollando comunque lo zaino per terra ed andando a prenderle qualcosa.
Dopo che ebbero riposto tutto sopra il ripiano, la maggiore fece un sorriso soddisfatto, come se non avesse semplicemente fatto la spesa, mentre l'altra sbuffò e chiuse la porta rimasta aperta.
-Mi aiuteresti anche a cucinare?-
-Perché?-
-Sei tu quella brava, mica io- replicò semplicemente, facendo spallucce.
-Oooh...e va bene, ma voglio la fetta grande del dolce-
-Mh, ok-
-Affare fatto-

La madre, seguendo lo scambio di battute delle figlie, sorrise e si ritrovò a pensare che il marito sarebbe dovuto essere presente, ma non era così: lui non era mai presente nei momenti giusti. Ogni tanto tornava a casa, ma poco dopo se ne andava senza una ragione. Gli voleva bene, tuttavia non riusciva più a pensare a lui come una figura paterna di riferimento. Chissà se un giorno sarebbe cambiato qualcosa. In quegli attimi, però, non aveva importanza.

***

I gemelli, prima di tornare a casa, fecero un salto in spiaggia, ma non in una spiaggetta qualsiasi, proprio nella spiaggia di quel pomeriggio di vacanza, il giorno precedente all'ingresso in Accademia.
Appena arrivarono, provarono molte emozioni diverse concentrate insieme: quel posto gli portava alla mente tanti ricordi, alcuni che venivano associati alla loro infanzia. Sembrava passata una vita da quando erano stati l'ultima volta a passare il tempo in riva al mare. Turtwig zampettò felice in avanti lasciando delle piccole orme sulla sabbia ed i due ebbero una sensazione di déjà-vu.
Comunque, non poterono passare lì l'intera sera e si decisero ad andare nel luogo verso cui dovevano fare ritorno.

Quando furono a pochi passi da casa, i tre notarono due paia di occhi che li fissavano dalla porta aperta. Non era difficile immaginare chi fossero, infatti i due giovani si fecero subito spuntare dei sorrisi innocenti sul viso, a cui i genitori replicarono con delle espressioni contrariate.
In realtà, questi ultimi non ebbero molto da ridire sul ritardo, perché i figli li abbracciarono contenti di rivederli: parevano anni da quando erano partiti ed avevano una marea di cose da raccontare.


Spazio dell'autrice
Buonsalve a tutti! Non sapete quanto io sia felice di essere riuscita a pubblicare oggi, come al solito, invece di un altro giorno.
Parlando del capitolo, credo che sia più lungo del solito, quindi spero che vi piaccia. Ovviamente, grazie alla mia fantastica memoria, mi sono dimenticata di chiedere nella scheda OC che aspetto avessero i parenti dei personaggi e sono dovuta andare ad intuito. Ditemi cosa ne pensate e se sono andata OOC, questa volta potrei aver sforato un po'!
Grazie un miliardo alle persone che recensiscono e che hanno messo la storia fra le preferite/seguite/ricordate!
Ci sentiamo fra due settimane!
   
 
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