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Autore: Opalix    10/06/2009    16 recensioni
PARADOSSO DI KIERKEGAARD: Se ti sposi, te ne pentirai. Se non ti sposi, te ne pentirai lo stesso.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 2: (KIND OF) STRANGERS IN THE NIGHT

LEGGE BIBLICA DI WILDE
Il libro della Vita inizia con un uomo e una donna in un giardino. E finisce con l’Apocalisse.

Nella grande veranda coperta in cui la famiglia Malfoy era solita sorseggiare il caffè di prima mattina – l’alba delle dieci e un quarto, su per giù – l’aria era impregnata del profumo sofisticato delle orchidee, i fiori preferiti di Pansy. Le grandi vetrate, in parte nascoste dalle foglie lucide e dai fiori bianchi e rosati, lasciavano entrare in quel piccolo paradiso fiorito la luce velata di quel mattino nebbioso.
Draco lanciò un’occhiata al di sopra del Daily Prophet per vedere la Signora fare il suo ingresso, con la mandria al seguito – quattro cagnolini di aspetto vagamente topiforme, rumorosi, molesti… aggressivi a livello dei malleoli.
“Buongiorno, Draco” salutò Pansy.
“Buongiorno, Pansy…” rispose il marito, allontanando uno dei mostriciattoli con la punta della scarpa, “tieni le tue bestie lontane dai miei pantaloni, per cortesia: devo uscire.”
“Bon Bon, vieni qui! Vanya! Stai vicino a me, piccola, non preoccuparti…”
Draco abbassò il giornale e guardò la moglie passeggiare davanti alle sue meravigliose orchidee, accarezzandone qualcuna. Era piccola, Pansy, non arrivava nemmeno al metro e sessanta, ma quel che c’era era… ben distribuito. L’abito semplice fasciava i seni abbondanti e i fianchi torniti, e il colore rosso-violaceo della stoffa faceva risaltare la sua pelle bianca e i suoi capelli neri: un insieme di contrasti che era parte del fascino che esercitava sugli uomini. I suoi occhi scuri, grandi e umidi in mezzo a quel viso di perla, sembravano sempre promettere il mondo, e non rivelavano nulla di ciò che avrebbero chiesto in cambio… Era un’affamata pianta carnivora, travestita da candida e raffinata camelia.
Melanie entrò di corsa nella veranda, inciampò su uno dei cani e ruzzolò rovinosamente sul pavimento. La bambina strillò, il cane abbaiò, Pansy esalò un gemito preoccupato… Draco si portò le dita alle tempie, pregando che la piccola non cominciasse a piangere. Melly sollevò sul “padre” gli occhioni castani, sgranati e già velati di lacrime e la sua bocca tremolava come per scoppiare in un pianto dirotto.
Oh, no.
“Melly, tirati su, ho un regalo per te!” disse Draco.
Il vecchio trucco. Funzionava sempre: Melanie balzò in piedi, strofinò il ginocchio con una mano e corse ad aggrapparsi ai pantaloni di Draco con le manine sporche di polvere, marmellata e pelo di cane. Draco si astenne dall’imprecare e fece apparire un pacco con un enorme fiocco argentato; il fiocco si sciolse mandando piccole scintille colorate che fecero strillare la bambina di gioia. Dal pacco emerse un piccolissimo manico di scopa, la misura più piccola in commercio, Draco aveva dovuto farla arrivare dalla Spagna. Al di sopra degli strilli felici di Melly la voce fredda di Pansy raggiunse le sue orecchie, con un tono che non lasciava presumere nulla di buono.
“Draco, non ti pare un po’ prestino per iniziare a volare? Ha poco più di tre anni: vuoi che si rompa l’osso del collo?”
Che insolenza. Ecco cosa otteneva per aver concesso pure il proprio nome ad una piccola bastarda.
“Non diventare ansiosa, cara,” sospirò, “è praticamente un giocattolo, non credo che possa staccarsi più di un metro da terra.”
Melanie salì a cavalcioni sulla scopa, fece un giro attorno al tavolo librandosi incerta all’altezza delle cosce della madre. Tentò di atterrare vicino alla sedia di Draco ma la scopa sembrò non obbedirle: ruzzolò di nuovo sul pavimento e il manico di legno lucido la colpì sulla testa nel punto esatto in cui un enorme e grottesco fiore di vernice rosa adornava il cerchietto sui riccioli bruni. La bambina scoppiò a piangere disperatamente e Pansy corse in suo aiuto, lanciando un’occhiataccia a Draco, che aveva ripreso a massaggiarsi le tempie.
“Su, tesoro, hai tanti anni per imparare, non piangere”
Draco sollevò un sopracciglio: l’unica persona che aveva visto compiere un atterraggio altrettanto rovinoso da una scopa era un ragazzo bruno di diciannove anni che avevano assunto come giardiniere tre o quattro anni prima – com’è che si chiamava? Rolan, Rowin… Rowland! John Rowland. Il suo pollice verde era pessimo quanto il suo equilibrio sulla scopa, più o meno. Ma dal modo in cui Pansy lo osservava mentre innaffiava a petto nudo si poteva supporre che avesse altre doti. Era molto probabile che Melanie non avesse poi tante speranze di migliorare nel volo.
Pansy suonò un campanello e un elfo domestico vestito da nanny sbucò dal nulla per accompagnare la piccola, ancora frignante, nella sua stanza. Pansy seguì Melanine con uno sguardo affettuoso, poi si sedette e riprese a fare colazione.
“Ti sei alzato tardi stamattina,” disse a Draco, con indifferenza, “dove sei stato ieri sera?”
Draco ritornò a guardare il giornale, ma i suoi occhi si rifiutavano di focalizzarsi sulle parole. Era tornato molto tardi la sera prima, sapeva che Pansy sapeva, nonostante non dormissero più insieme da più di due anni, non c’era nulla di cui la Signora non fosse a conoscenza.
“Mi sono assopito sulla poltrona in ufficio” rispose.
Pansy strinse gli occhi neri e lo scrutò per un istante; Draco sollevò il viso e sostenne il suo sguardo per qualche secondo, poi si girò a fissare le orchidee, perso nei suoi pensieri.

LEGGE DI CHEVALIER:
“Non innamorarti mai di una persona con una luce più fioca di quella che ti serve per sceglierti un vestito.”

La sera prima.

“La signorina permette un ballo?”

Se Draco Malfoy fosse cresciuto tra le sottane di mamma Weasley sarebbe stato opportunamente istruito sul come contare fino a dieci, e magari mordersi anche la lingua a sangue, prima di emettere suoni. Ma il signor Malfoy era stato educato da una molto meno presente Madama Narcissa per cui, a parte strangolarsi con un sorso di firewisky, cosa che – sfortunatamente – non sembrava averlo ucciso, non fece assolutamente nulla per aumentare le proprie chance di mettere in fila quattro parole sensate.
Di conseguenza, il signor Malfoy si avvicinò a Ginevra Weasley con questa brillante uscita.
“La signorina permette un ballo?”
Il tono aveva un che di ironico senza essere offensivo, l’atteggiamento era accattivante, la mano tesa era invitante. Se lui non fosse stato Draco Malfoy e lei non fosse stata Ginevra Weasley, la situazione non sarebbe stata scabrosa nemmeno la metà. Lui sarebbe stato un perfetto gentiluomo, lei una graziosa fanciulla che avrebbe accettato con un bel sorriso, avrebbero ballato, si sarebbero presentati e, con ogni probabilità, il Paciock di turno se ne sarebbe tornato solo soletto al suo lettuccio. Data la situazione – e poiché Draco dubitava fortemente che l’incanto di dissimulazione avrebbe fregato gli occhi e la memoria della Weasley - si sarebbe beccato l’equivalente legale di una Cruciatus. Se qualcuno gli avesse chiesto cosa lo avesse spinto a compiere quella sconsiderata azione probabilmente si sarebbe visto rivolgere uno sguardo vitreo da schiopodo sotto formalina.
Quello che stava per succedere, però, non avrebbe potuto prevederlo nemmeno Sibilla Cooman. O magari si… ma solo dopo sei bicchieri di acquaviola.
Se fosse stato Draco a ballare con una graziosa ragazza e qualcuno avesse avuto l’ardire di avvicinarsi e fare quella proposta cretina, il malcapitato sarebbe stato opportunamente fulminato con lo sguardo. Neville Paciock invece rivolse all’estraneo la sua tipica occhiata da Golden Retrivier bisognoso di coccole, le sopracciglia appena aggrottate in una espressione di dubbio, ma senza la minima ombra di sospetto o di malizia.
Beh, ok: era praticamente una vita che non si incontravano. Era normale che non lo avesse riconosciuto, con quell’incantesimo di leggera dissimulazione addosso… In fondo era fatto apposta. E poi, in un certo senso, era consolante che Paciock non lo avesse mai guardato così intensamente da imprimersi le sue eteree sembianze nella memoria.
Però Draco ci rimase male.
E ci rimase ancor più male quando la Weasley, invece di soffiare come una gatta e sfoderare le unghie per cavargli gli occhi, si guardò intorno con un’espressione persa, vagamente spaurita.
Paciock le strinse il polso con affetto, quasi per rassicurarla, e si schiarì la gola.
“Beh… se la signorina ha ancora voglia di ballare,” disse, senza troppa convinzione, “non vedo perché no.”
Spinse gentilmente Ginevra Weasley nella direzione del biondo estraneo e solo allora le lasciò la mano.
“Sono al tavolo, Gin, ti aspetto” mormorò, poi alzò lo sguardo, così disgustosamente gentile che Draco sentì quasi un conato di vomito, “per cortesia, la riaccompagni a quel tavolo laggiù, dopo.”
Malfoy alzò un sopracciglio: la riaccompagni al tavolo? Cos’era, una bambina di sei anni?!?
La Weasley gli stava davanti e sembrava fissare un punto invisibile al di sopra della sua spalla, l’aria palesemente imbarazzata e un sorriso forzato sulle labbra; proprio in quel momento partì un vecchio brano jazz, lento ma non troppo, e la ragazza alzò le mani verso di lui.
“Non dovevamo ballare…?”
La mano sinistra di Ginny Weasley si muoveva lentamente nell’aria, cercando l’appoggio della sua spalla, mentre la destra aspettava ferma che lui la prendesse. Le sue dita sfiorarono la stoffa della camicia di lui, all’altezza del cuore, e poi proseguirono verso l’alto fino a posarsi al fianco del colletto.
“Sei alto!” esclamò sottovoce.

COROLLARIO ALLA LEGGE DI MURPHY
“Sorridi. Domani sarà peggio.”

Come un automa, Draco prese la mano che stava ferma a mezz’aria e cominciò a camminare verso il centro della pista. Era una bella fortuna che sapesse ballare alla perfezione, perché se il suo cervello avesse dovuto anche pensare a muovere i piedi in quel momento forse si sarebbe surriscaldato.
Ginny seguiva i suoi movimenti senza fatica e sembrava pure che quella musica le piacesse. I suoi occhi scuri si muovevano nel nulla, il suo sorriso era imbarazzato, il suo silenzio pieno di domande curiose e di aspettativa… Nessuna di queste emozioni era tra quelle che Draco si era aspettato di veder passare sul quel viso, non in sua presenza.
Certo, Draco aveva dato per scontato che lei lo avrebbe guardato in viso e riconosciuto: lo avrebbe scrutato per un po’, poi i suoi occhi si sarebbero stretti, sarebbe arrossita, le sue guance sarebbero rientrate come dopo aver assaggiato un limone e un salutare, rassicurante, sguardo di puro disgusto si sarebbe abbattuto su di lui. In tutto questo, era ancor più scontato il fatto che lei lo avrebbe… visto.
Come diamine aveva fatto a non rendersi conto che quella ragazza era diventata cieca?!?

“Something in your eyes was so inviting…”
Frank Sinatra
“Strangers in the night”

Ginny Weasley si schiarì la voce. Oppure soffocò una risata. Impossibile dirlo.
“Non si può dire che tu sia un uomo di molte parole…” disse, sorridendogli più apertamente.
Forse il griffyndorianesimo è contagioso. Altrimenti non si sarebbe potuto spiegare perché improvvisamente Draco Malfoy decise di rispondere dicendo la verità.
“Mi dispiace,” rispose, cercando di assumere un tono naturale, “da lontano non mi ero reso conto, sono rimasto… stupito.”
Ginny rise, scuotendo i riccioli rossi. “Oh, ti riferisci ai miei occhi! Scusami tu: mi capita così raramente di incontrare persone che non sanno della mia cecità.” Dopo un istante aggiunse, senza troppa convinzione, “se ti imbarazza possiamo smettere di ballare, non mi offendo.”
“No, figurati. Voleva essere un complimento… Non si nota, ti muovi alla perfezione. Hai questo problema da… dalla nascita?”
Recuperando il controllo di se stesso, Draco riusciva a dare alla sua voce la giusta nota di innocente curiosità… Nel frattempo i suoi poveri neuroni facevano gli straordinari cercando un modo per uscire da quella ridicola situazione senza scoprirsi.
La Weasley inclinò la testa da un lato. “Ho perso la vista quattro anni e mezzo fa” disse sottovoce, “Ma… sei straniero?”
“Perché?”
“È stato l’anno in cui il Puddlemore ha vinto il campionato. Ero cacciatrice, mi sono infortunata durante quella finale. Un bolide e… di solito la gente si ricorda quella storia, sono stata sul Daily Prophet per settimane.”
Draco si sforzò di ricordare. Quattro anni e mezzo… Era in Germania per affari quell’estate; e quando era tornato Pansy era incinta. Di certo non aveva avuto tempo di leggere la cronaca sportiva. “Oh…” finse di fare una faticosissima radice quadrata di due più due, “dunque tu sei Ginevra Weasley, la fidanzata di Potter.”
Il sorriso sulle labbra della Weasley si raffreddò un pochino.
“Anche quello risale a circa quattro anni fa.”
Dunque Potter non ronzava più nei paraggi, e a giudicare dal fatto che la Weasley non sembrava intenzionata ad aggiungere altri dettagli, la questione non doveva essere finita con una stretta di mano. L’eroico Potter che scappava spaventato davanti alla prospettiva di doversi occupare di una ragazza cieca… A Draco veniva da ridere. Forse l’idea che la sua fidanzata non potesse più guardare, adorante e sbavante, i suoi famosi occhioni verdi lo destabilizzava. E dire che, se non altro, lui avrebbe potuto continuare a guardare lei…E, nella modesta e spassionata opinione di Draco Malfoy, non era per niente un brutto guardare. La Weasley era piccolina più o meno quanto Pansy, ma sembrava ancora più minuta a causa delle scarpe piatte che indossava; il fisico era privo di curve mozzafiato, ma snello e tonico. Il viso, pur senza l’eleganza regolare e altezzosa di quello di Pansy, era piacevole, con quel sorriso luminoso, le labbra piene e sexy, e il naso dalla curva impertinente all’insù. Il suo vero fascino però – e Draco avrebbe baciato appassionatamente un dissennatore piuttosto che ammetterlo – stava in quei capelli, di un rosso intenso, quasi volgare, che ricadevano in onde morbide e spettinate sulla schiena, accarezzando invitanti la mano di lui che la guidava nel ballo. Non poteva essere considerata una bella donna, non nel senso comune dell’espressione, ma aveva una grazia spontanea da ragazzina e un fascino un po’ selvatico, misterioso senza affettazione, che rappresentava per Malfoy un’eccitante novità. Che Potter fosse un coglione non era certo una news da prima pagina, ma era rassicurante poter trovare ancora nuove ragioni per ritenerlo tale.
“E…” riprese Ginny interrompendo la sua brillante valutazione clinica, “posso sapere con chi sto ballando?”
Draco boccheggiò un paio di volte come una tonno appeso all’arpione, indeciso sul da farsi.
Dirle il suo nome avrebbe provocato l’atteso scoppio d’ira funesta, avrebbe significato ritornare per un attimo ai bei vecchi tempi, quando stuzzicare i gryffindor lo faceva sentire vivo e appagato. Rigirò quella tentazione tra la lingua e il palato per qualche secondo, ma quello che gli uscì dalle labbra era completamente diverso da quello il suo cervello gli suggeriva.
“D… Dan.”
Ginny sorrise e mormorò “ molto piacere, Dan” e Draco, guardando stupito quel sorriso, si sentì più vivo di quanto non si fosse sentito da anni.

SECONDA LEGGE DI SODD
Prima o poi, la peggiore combinazione possibile di circostanze è destinata a prodursi.

Riassumendo, il povero Draco Malfoy si era cacciato di sua spontanea volontà in una situazione che definire imbarazzante sarebbe stato un pallido eufemismo: stava ballando con una ragazza che lui una volta conosceva, ma al tempo in cui lui la conosceva questa ragazza non era cieca, e del resto al tempo presente quella stessa ragazza era anche molto diversa da come la ricordava, il che lo portava anche a dubitare della propria memoria… Ma anche la ragazza un tempo lo conosceva, mentre ora non lo riconosceva per niente, sebbene lei avesse la scusante di essere diventata, appunto, cieca. Quella ragazza pensava di essere famosa, e probabilmente lo era stata (in un passato più recente di quello in cui Draco l’aveva conosciuta), ma era lui, Draco, ad essere entrato in un pub sotto incantesimo di dissimulazione in modo che anche l’accompagnatore della suddetta ragazza, anche lui una vecchia conoscenza, non l’aveva riconosciuto, tanto che se ne stava al tavolo, seguendo come un cane da guardia la sua ragazza (fidanzata? moglie? amica? amante?... mah.) che ballava con uno – secondo lui – sconosciuto.
Il punto era che il finale che Draco aveva immaginato quando aveva ben pensato di dare inizio a tutto ciò, non prevedeva assolutamente che Ginny Weasley non lo riconoscesse. Né tantomeno prevedeva che Ginny Weasley non gli sembrasse, in quel momento, nemmeno lontanamente ripugnante quanto ricordava (ripeto, al tempo in cui la conosceva)… Ma certo, a conti fatti, capelli rossi a parte, non gli sembrava nemmeno Ginny Weasley. Quindi, sì, da quella brillante situazione Draco non solo non sapeva come uscirne, ma non era nemmeno del tutto sicuro di volerne uscire. Chiedere l’aiuto del pubblico… pardon, dei propri neuroni, in quel momento era proprio escluso: nulla, nella sua testa platinata, pareva mandare impulsi di sorta.
A corollario di tutto ciò, e senza la minima cognizione di causa, Draco aveva fornito generalità false. E la Weasley che già non aveva riconosciuto lui, non aveva nemmeno mostrato di… saper riconoscere una balla.
Non contento di essersi infilato brillantemente in un tunnel senza uscita, Draco pensò bene di procurarsi anche un bel treno in arrivo contro cui schiantarsi.

“Il signore con cui ballavi prima è tuo marito?”

Tendenzialmente, gli Slytherin sapevano come godersi la vita in pace e condurre i propri loschi affari senza procurarsi troppe rogne. Anche nei casi in cui la vita li costringeva ad impicciarsi dei fatti degli altri, gli Slytherin riuscivano a farlo sempre con le dovute maniere ed evitando, in ultima analisi, di coprirsi di ridicolo.
Al tempo in cui (ed era lo stesso tempo passato in cui Draco conosceva la Weasley), nel tentativo di far fuori un amabile vecchietto, Draco Malfoy aveva messo sottosopra mezza Hogwarts, distrutto un bagno pubblico e quasi ammazzato un paio di tirapiedi di Potter, il mondo avrebbe dovuto capire che Lucius Malfoy aveva sbagliato qualcosa nell’educazione dell’erede.
Nel tempo presente, un Draco Malfoy cresciuto, sposato, opportunamente cornificato e quasi divorziato, stava a guardare la Weasley trattenere un sorrisetto sornione e si malediceva mentalmente per aver anche solo formulato una tale idiozia. L’idea di averla anche pronunciata a voce alta stava dando il colpo di grazia alla mucosa del suo stomaco.
“Un buon osservatore avrebbe notato che non c’è nessun anello sulla mia mano sinistra,” fece notare la Weasley, “io invece ho sentito qualcosa di metallico qui, tra le tue dita.”
Visto che quella sera la buona vecchia falsità sembrava tradirlo, Draco si rassegnò a dire, di nuovo, la verità: non era la fede nuziale quella che portava al dito. Non voleva certo rischiare di perderla, dato che aveva promesso a se stesso di lanciarla in una fogna di Diagon Alley il giorno stesso in cui avesse ottenuto il divorzio.
“È soltanto un vecchio anello di famiglia.” Draco aprì la mano e lasciò che le dita di lei scorressero sul sigillo dei Malfoy, che teneva girato verso il palmo. Dubitava che lei, per quanto ovviamente abituata ad utilizzare il tatto come senso primario, avrebbe riconosciuto il disegno dell’aquila trafitta.
“Oh…” fece lei, sfiorando l’anello d’argento cesellato, “devi provenire da una famiglia importante…”
“È una domanda interessata?”
“Perché?”
Draco le fece fare una giravolta a tempo di musica e, quando la riprese, la abbracciò più stretta.
“Vuoi sapere se sono ricco?”
Ginny sollevò la testa e sorrise di nuovo.
“Vuoi sapere se sto cercando un buon partito?” lo rimbeccò.
Risero insieme, ma Draco sentì una goccia di sudore gelido scorrergli sulla fronte quando si rese conto che stavano… flirtando.
“Neville è soltanto un amico, comunque…” buttò lì Ginny, con studiata indifferenza.
Altra goccia di sudore.
Stava flirtando con Ginny Weasley, l’ex fidanzata di Potter.
“Sarà meglio che ti riporti da lui, però… Non posso requisirti per tutta la sera.”
Si. Era decisamente meglio rallentare. Se l’avesse riconosciuto forse a questo punto l’avrebbe davvero ammazzato.
“Non hai un’amica da presentargli?” rise Ginny, mentre lui la guidava verso il tavolo.
No. Ho una moglie da piazzare al miglior offerente, però.
Aveva una moglie e, ufficialmente, anche una figlia… Estava flirtando come una ragazzino idiota con l’ex fidanzata del suo pseudo-peggior nemico che non vedeva da ere geologiche.
Oh. Al diavolo.
“Senti, quando posso rivederti?”
La rossa sorrise, e questa volta fu come se in quegli occhi ciechi brillasse finalmente qualcosa.
“Dimmelo tu.”
“Prendi la metropolvere e scendi al numero 47 di Diagon Alley, domani verso le quattro. Puoi farlo?”
“Certo che posso.”
Draco le strinse la mano.
Vuoi farlo?”
“Dipende. Cosa ci sarà domani alle quattro al 47 di Diagon Alley?”
“Io sarò lì.”
“Allora ok.”
Il 47 di Diagon Alley era l’attico che Pansy si sarebbe presa con il divorzio.

MOTTO DI NIXON
Se due torti non fanno una ragione, prova con tre.

*******

Si ringraziano Johnny e Savannah per la concessione d’uso dei nomi dei cani.
Si ringrazia Eva Longoria per il prestito del giardiniere di Wisteria Lane.

Rompo il silenzio stampa del primo capitolo per ringraziare tutti per il caloroso “bentornata” che ho ricevuto. Non pensavo che qualcuno si ricordasse ancora di me, ma mi pare EVIDENTE che quando cerco di dare l’addio alle fanfiction c’è qualcosa nel mio cervellino che non registra l’evento e – prima o poi – mi costringe a tornare.
Questa fanfiction, come avrete notato, è sullo stile comico-romance, quindi non aspettatevi pretese di profonda introspezione o una particolare caratterizzazione psicologica dei personaggi. Spero però che vi faccia ridere quanto fa ridere me.
Un ringraziamento speciale a Chiara, la mia beta, e anche tanti auguri di compleanno visto che siamo già a tiro.

Ho ingrandito il font, spero sia più leggibile. Mi spiace di non averci pensato prima ma sono troppo pigra per badare allo styling.
Nelle recensioni, molte di voi hanno scritto che questo Draco è “più maturo/adulto da quello a cui vi avevo abituate”. Personalmente… non credo. Ma voglio lasciarvelo conoscere senza influenzarvi. Posso solo dire che non amo ripetermi e questa è la caratterizzazione che mi ha ispirato stavolta. D’altra parte anche il Draco di Legend e il Dorian di Frost at Midnight erano diversi dal vostro preferito di DF e LFF.
Grazie a chandelora, Alyenda, seven, Vulcania (meglio?), Saty (Tesoro!!! ^__^), Nana92, vega, klaretta, Danyy, maecla, MaD WorLd e Magical_Illusion (ciao cara piccola edera! Grazie!!).

   
 
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