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Autore: Thalassa_    24/05/2017    4 recensioni
Albus lo stava guardando, in attesa, occhi verdi in occhi verdi. Guardare suo figlio era come guardare uno specchio che lo riportava a quando aveva lui quindici anni, riportando alla luce ogni sorta di ricordi, piacevoli e spaventosi, divertenti e tristi. Albus aveva i suoi capelli neri, forse solo appena più lisci e ordinati, la sua statura, il suo naso e i suoi occhi; ma quasi nient’altro.
Era circondato di amore quanto Harry era stato bisognoso di affetto, eppure lo rifuggiva; era sfuggente, chiuso, non alzava mai la voce – i muri della Tana se la ricordavano, la voce di Harry, quando aveva quindici anni e sbraitava contro le ingiustizie del mondo; aveva un umorismo ironico e tagliente, e Harry lo adorava, suo figlio, tanto diverso, tanto complicato e incomprensibile, suo figlio. Ma di tutte le cose che avresti potuto prendere da me, Al, pensò Harry, amareggiato, proprio le manie di persecuzione?

***
Harry iniziava sinceramente ad allarmarsi. “Cosa sta succedendo a Hogwarts, Neville?” chiese.
Neville sospirò.
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo II
 
“Questo” annunciò Scorpius a colazione, in tono tetro, “è il peggior lunedì della storia dei lunedì”. Albus diede in un lamento, senza avere il coraggio di poggiare lo sguardo sul loro nuovo orario.
“No, ti prego, non dirmelo!” implorò, nascondendosi il volto tra le mani.
 “Due ore di Antiche Rune, due di Trasfigurazione e due di Storia della magia nel pomeriggio” continuò Scorpius, implacabile.
“Stai scherzando, spero” scattò Albus. “Binns subito dopo pranzo è semplicemente illegale”.
“Almeno quest’anno iniziamo a studiare qualcosa di interessante, anche se Binns sarebbe capace di rendere noiosa anche la Finale della Coppa del Mondo di Quidditch” commentò Scorpius.
“Oh giusto, mi ero quasi scordato! Questo è per te” disse Albus, estraendo ‘Storia delle relazioni tra Maghi e altre Creature Magiche (Goblin, Giganti, Elfi Domestici), di Hermione Jean Granger’ dallo zaino e porgendolo a Scorpius.
L’amico lo guardò con aria perplessa. “I Malfoy non sono più ricchi come una volta, ma possiamo ancora permetterci i libri di testo, grazie”.
“Aprilo, scemo” lo rimbeccò Albus.
L’espressione di Scorpius si illuminò nel vedere la firma di Hermione sulla prima pagina, con la sua grafia minuscola e nitida. “Wow, me l’hai fatto autografare! Grazie, Al!” esclamò entusiasticamente.
Albus scosse la testa, sorridendo. “Che razza di persona è contenta di ricevere come regalo un libro di Storia della Magia?”
“Io” intervenne una voce femminile alle sue spalle. Albus si voltò, per scoprire stupefatto che Virginia Avery gli stava sorridendo. “Per tua informazione, Potter, il mio compleanno è l’undici gennaio. Ciao Scorpius”. Salutò i due ragazzi con un cenno distratto e se ne andò con passo aggraziato, i lunghi capelli neri che le oscillavano sulla schiena.
Albus guardò sbalordito il suo amico. “Quella era Virginia Avery”.
“L’avevo notato” rispose Scorpius ironicamente, senza alzare lo sguardo dal suo caffè.
“La ragazza più bella e popolare della scuola, che non ci ha mai degnato di uno sguardo in cinque anni, né rivolto la parola se non per toglierci punti, passa e ti saluta chiamandoti per nome. E a te sembra una cosa normale?”
Scorpius ebbe la decenza di arrossire.
“Ci siamo parlati sul treno, sai, nello scompartimento dei Prefetti. È più simpatica di quanto mi aspettassi” ammise imbarazzato.
“Scorpius, ti avverto: se all’improvviso diventi popolare e fai finta di non conoscermi, butterò la tua spilla da Prefetto nel lago” lo minacciò Albus.
“Non credo ci sia pericolo” rispose Scorpius, con un flebile sorriso, “ma se dovesse capitare, ti autorizzo ad annegarmi insieme alla spilla”. Albus tornò a rivolgere la sua attenzione alla colazione.
“Oh-oh” disse Scorpius, guardando qualcosa alle spalle di Albus con aria preoccupata. “Questa non ti piacerà. Aspetta, non ti girare!”.
Albus si voltò. Non fu l’unico. La Sala Grande era ancora semideserta – Scorpius l’aveva svegliato prestissimo per l’ansia da primo giorno – ma tutti i ragazzi presenti si erano girati a guardare le tre figure che avevano appena fatto il loro ingresso e ora si stavano dirigendo verso il tavolo degli insegnanti.
 
***
 
“Evitiamo le entrate trionfali, avevamo detto” borbottò Harry. “Andiamo il giorno dopo, avevamo detto, evitiamo lo Smistamento e nessuno farà caso a noi”.
“Sarebbe andata così se fossimo arrivati qui presto!” protestò Hermione. “Ma qualcuno” lanciò un’occhiata assassina al marito “stamattina non voleva alzarsi dal letto, nonostante - ”
“Hermione, rilassati” la interruppe Ron. “Sai che a me e Harry piace fare il nostro ingresso in grande stile. Volevo riesumare la Ford Anglia di papà per l’occasione, ma non siamo mai riusciti a rimetterla insieme dopo l’incontro ravvicinato con il Platano Picchiatore”.
Harry rise sinceramente, e anche l’espressione di Hermione si ammorbidì.  
“Ci ho riflettuto a lungo” disse Harry “e sono giunto alla conclusione che quella è stata in assoluto la cosa più stupida che abbiamo mai fatto”.
“Guarda caso, io non ero presente” puntualizzò Hermione.
“Comunque, non saremmo mai passati inosservati” commentò Ron in tono pratico, tornando al discorso iniziale. “Sai, con il fatto che Harry è il salvatore del Mondo Magico e tu a un passo dal diventare Ministro della Magia…”
Hermione arrossì furiosamente. “Io non - ”
“Hai il mio voto e quello di Malfoy, ti manca solo qualche capello bianco in più, signor capo del Wizengamot” la interruppe Harry in un tono che non ammetteva repliche. Erano arrivati di fronte al portone d’ingresso. Nessuno aveva il coraggio di aprirlo.
“È strano essere qui” disse Ron.
“Già” confermò Harry.
Ci fu un attimo di silenzio.
“Perché devo sempre fare tutto io?” sbottò Hermione. Spalancò la porta, e gli occhi di tutta la Sala Grande furono su di loro. 

A Harry sembrò di essere tornato indietro nel tempo. Molti ragazzini stavano dando una gomitata al loro vicino di posto, indicando la cicatrice e bisbigliando eccitati; dal tavolo di Grifondoro si levò un applauso, a cui ben presto si unirono anche le altre Case. Harry salutò con la mano Lily, realizzando con sollievo che sembrava contenta di vederlo; Rose, seduta di fianco a lei, fece un salto nel vederli e si allontanò di diversi centimetri dal ragazzo che le stava a fianco. Harry soffocò una risata, ma per fortuna Ron non sembrava essersi accorto di nulla, troppo concentrato a fissarsi la punta delle scarpe.
Passarono oltre il gruppetto di ragazze schiamazzanti intorno a Lily e Rose, e Harry non riuscì più a trattenersi; si voltò verso il tavolo di Serpeverde. Anche dall’altra parte della Sala, gli occhi di Albus sembrarono trafiggerlo da parte a parte, mentre il figlio di Malfoy rideva e gli tirava pacche sulla schiena, cercando di impedirgli di soffocare con il suo stesso succo di zucca. Buongiorno anche a te, figliolo, pensò Harry, depresso, e tornò a rivolgere la sua attenzione al tavolo dei Grifondoro.
James era seduto di fianco alla sua inseparabile amica, Sarah Jordan, insieme a buona parte della squadra di Quidditch. “C’è anche la mamma?” sillabò James, senza emettere un suono, con il terrore negli occhi.
Harry scosse la testa, e James tirò un sospiro di sollievo.
Dopo quella che gli era sembrata una sfilata interminabile, raggiunsero finalmente il tavolo dei professori. La preside McGonagall li accolse con i suoi modi bruschi, ma un sorriso sinceramente affettuoso che gli riscaldò il cuore. I capelli, ordinatamente raccolti della sua solita crocchia, erano ormai del tutto grigi e la sua postura, un tempo fiera ed eretta, era leggermente curva. Gli occhi, però, erano severi e vigili come sempre.
“Hai visto com’è invecchiata la McGonagall?” gli sussurrò Ron all’orecchio.
“Sono vecchia, non sorda, signor Weasley!” abbaiò la McGonagall. Le orecchie di Ron diventarono rosse all’istante e Hermione gli rivolse uno sguardo di disapprovazione.
Harry soffocò una risata. Certe cose non sarebbero mai cambiate.
“Lascia perdere, Ron” concluse bruscamente la McGonagall, mettendo a tacere le scuse balbettate di Ron. “È un piacere e un onore avervi come ospiti. Accomodatevi pure”.
Si sedettero, un po’ in imbarazzo. Harry prese posto di fianco a Ron e di fronte a Susan Bones, che lo salutò amichevolmente. Alla sua sinistra, un professore che non aveva mai visto.
Hermione era immersa in una fitta conversazione con la McGonagall, la professoressa Vectore e una giovane insegnante che Harry non conosceva.
Harry scambiò uno sguardo con Ron e lesse nei suoi occhi la stessa sensazione di disagio che provava lui.
Stare seduti al tavolo dei professori senza Silente, né Snape, né Flitwick era semplicemente assurdo. Sbagliato.
“Susan, dov’è Neville?” chiese Ron, indicando il posto vuoto di fianco a lei. Anche Harry se lo stava domandando. Non conosceva nessuno dei nuovi professori, e la mancanza di Neville lo faceva sentire a disagio.
“Fa colazione a casa, con Hannah, poi viene qui per le lezioni” rispose Susan. “Sarà felicissimo di rivedervi”.  Harry notò che Susan portava ancora i capelli in una lunga treccia, come quando era ragazzina. Era come se la ricordava: diretta, di poche parole, un po’ brusca ma con un sorriso per tutti.
Susan dovette accorgersi del loro disagio, perché decise che era venuto il momento di fare le presentazioni.
“Dev’essere strano per voi, eh?”. Svelta a capire e dritta al punto. Susan gli era sempre piaciuta. “Sono cambiati tanti professori da quando eravamo studenti. Beh, come immagino sappiate, io insegno Incantesimi e sono il Capocasa di Tassorosso”. Harry e Ron annuirono.
“Rose adora le tue lezioni” la informò Ron.
“Dubito fortemente che ci siano lezioni che Rose non adori” commentò Susan, ma si vedeva che era compiaciuta dal complimento. “Purtroppo nessuno dei vostri figli è nella mia Casa. Un vero peccato: sono dotati e simpatici. Tutti Grifondoro come voi, eh?”
“Tranne Albus” puntualizzò Harry.
“Tranne Albus” convenne Susan. “Beh, dei nostri vecchi professori sono rimasti solo la professoressa Sinistra, di Astronomia” la professoressa Sinistra si voltò sentendo il suo nome, e sorrise a Harry e Ron, “la professoressa Vector” che smise un secondo di parlare con Hermione per rivolgere loro un cenno del capo “e la professoressa Babbling”.
“Nessuno di voi due seguiva Aritmanzia, vero?” commentò l’anziana professoressa Babbling, la cui pelle era talmente incartapecorita che sembrava sul punto di sbriciolarsi da un momento all’altro. “Un vero peccato. Sua figlia è molto portata per la mia materia, signor Weasley, ma suppongo abbia preso dalla madre”.
Ron sembrò offeso e Harry e Susan ridacchiarono.
“Oh, beh, poi c’è Binns, naturalmente. Voglio dire, come si fa a mandare in pensione un fantasma? Neville è il Capocasa di Grifondoro, mentre il Capocasa di Corvonero è la professoressa Collins”.
La professoressa Collins sedeva accanto al posto vuoto lasciato da Susan. Aveva capelli corti color ruggine, lineamenti affilati e una mascella severa. Strinse la mano a Harry e Ron con una stretta d’acciaio.
“Insegno Cura delle Creature Magiche, come sicuramente i vostri figli vi avranno detto”. Harry capì immediatamente lo sguardo di orrore di Al e James quando Hermione quell’estate aveva definito Cura delle Creature Magiche “una scelta facile”.
“È esigente, ma molto valida” commentò Susan sottovoce, quando la Collins si fu girata. “Anche se dovrebbe dare meno compiti: sono stufa di sentire studenti in lacrime che mi dicono che non hanno potuto esercitarsi con gli incantesimi perché hanno passato la notte a scrivere temi infiniti sull’apparato respiratorio delle Sirene” aggiunse, irritata. Harry pensò che né Albus né James gli sembravano tipi da star svegli la notte a scrivere temi, e si chiese se Rose li aiutasse come Hermione faceva con lui e Ron. Una parte di lui dubitava fortemente che la nipotina avesse ereditato l’animo compassionevole della madre.
Susan riprese il giro delle presentazioni. “Il professor Griffith è il Capocasa di Serpeverde, e insegna Difesa Contro le Arti Oscure”. L’uomo calvo seduto di fianco a Harry, che fino a quel momento gli aveva dato le spalle, si voltò verso di lui per stringergli la mano. La sua stretta era molle e la sua mano viscida e fredda. “Piacere di conoscerla, signor Potter” disse con voce melliflua, le labbra piegate in un sorriso. I suoi occhi, però, non sorridevano. Il pensiero di Harry corse ad Albus. In un momento di difficoltà, si sarebbe dovuto rivolgere a un uomo come quello?
“Sua figlia Lily è molto portata per la mia materia. Penso voglia diventare un Auror come lei” aggiunse il professor Griffith. Harry annuì un po’ troppo bruscamente, e Susan passò rapidamente al professore successivo.
“La professoressa Chapman ha sostituito la McGonagall a Trasfigurazione”. La professoressa Chapman era una donnina minuscola, con i capelli completamente bianchi, che sembrava potesse volare via al primo soffio di vento. “Non farti ingannare dal suo aspetto innocuo” sussurrò Susan “Neville se la fa sotto ogni volta che le deve chiedere qualcosa”.
A Harry tornò alla mente la descrizione che ne aveva fatto Albus qualche tempo prima: “La Chapman è una vecchina malefica che considera sprecata ogni giornata in cui non riesce a far piangere almeno uno studente”.
“Il professor Dipsit insegna Pozioni…ehm? Professor Dipsit?”. Il mago sembrò risvegliarsi da un sogno a occhi aperti e si guardava intorno come se non sapesse come era arrivato al tavolo della colazione. Quando finalmente si rese conto di trovarsi di fronte a Harry, gli strinse la mano entusiasticamente.
“Che onore, che onore, signor Potter e signor Weasley!” A Harry ricordò terribilmente Dedalus Diggle e dovette sforzarsi di non ridergli in faccia. Qualcosa di estremamente interessante nel contenuto del suo bicchiere attirò l’attenzione del professore, che sprofondò nuovamente nei suoi pensieri.
“Ha tutte le rotelle a posto?” si informò Ron, con il suo caratteristico tatto. Hermione gli tirò una gomitata, ma Susan sorrise.
“Ecco, sì, più o meno. Troppi vapori che escono dal calderone, ecco come la vedo io, e comunque ha quasi novant’anni. Ma è un genio nel suo campo, il miglior pozionista vivente secondo il Profeta. Fino all’anno scorso era Capocasa di Serpeverde, ma la McGonagall ha deciso che ci voleva qualcuno con i piedi un po’ più saldamente piantati a terra, e così il compito è passato a Griffith”. Lo sguardo di Susan lasciava intendere chiaramente cosa pensasse della decisione della Preside.
“Infine, la professoressa Barnes, di Babbanologia, che come saprete è diventata una materia obbligatoria”. La professoressa Barnes era giovane e piena di entusiasmo. Non poteva avere molto più di trent’anni; i capelli biondi le svolazzavano intorno al viso allegro e i suoi occhi azzurri sembravano enormi dietro le lenti rotonde degli occhiali. Interruppe solo per un secondo il flusso di parole rivolte a Hermione dal momento in cui si era seduta a tavola per rivolgere loro un sorriso smagliante. A Harry si chiese stupidamente se avesse le branchie, dato che non sembrava avesse bisogno di respirare.
“Molto piacere! È un vero onore conoscervi di persona e poter insegnare ai vostri figli, anche se, signor Potter, James è veramente distratto! Avrebbe dovuto vedere come si è conciato quando ho detto di presentarsi vestiti da Babbani! Rose invece è un tesoro, non si perde una parola di quello che dico. Sono deliziata dal fatto che Babbanologia sia diventata obbligatoria, e naturalmente questo lo dobbiamo in gran parte alla signora Weasley qui presente! Senza i suoi provvedimenti per la tutela dei Nati Babbani, nonché i decreti che riguardano il rapporto con la Comunità Non-Magica, come è più corretto chiamarla, tra cui le nuove norme di abbigliamento –“
Harry e Ron si scambiarono un’occhiata, frastornati. “E ci credo che Rose è l’unica a non perdersi una parola di quello che dice” gli sussurrò Ron nell’orecchio.
“HARRY!” tuonò una voce dietro di loro, e una mano pesante si appoggiò sulla sua spalla.
“Hagrid!” esclamarono Harry, Ron e Hermione in coro. Hagrid lo strinse in una morsa mozzafiato e quando lo lasciò andare avevano entrambi le lacrime agli occhi: Hagrid per la commozione, Harry per la mancanza di ossigeno.
“Sono così contento di rivedervi tutti e tre” disse, lasciandosi cadere pesantemente nella sedia tra Susan e la Collins. Faceva uno strano effetto vederli insieme: il mezzogigante dall’aria selvaggia, con dei rametti incastrati nella barba, e la professoressa impeccabile e precisa. A Harry era dispiaciuto sentire che Hagrid non insegnava più ed era retrocesso a guardiacaccia, ma si dovette ricredere: sembrava più in forma che mai.
Hagrid si protese verso i ragazzi con aria cospiratrice e un preoccupante luccichio negli occhi.
“Harry, lo sai che la professoressa Collins mi ha dato il permesso di allevare un –“ 
“Hagrid!” protestò la professoressa, scandalizzata. “È un’informazione riservata!”
Harry sorrise. “Non si preoccupi, professoressa, ne sappiamo qualcosa degli animaletti speciali di Hagrid”.
La conversazione si spostò sul terreno dei ricordi, e ben presto si trovarono a ridere tutti e quattro rivivendo i tanti bei momenti passati nella capanna di Hagrid e tutte le sue strambe creature: Fierobecco, Aragog, Norberto… La professoressa Collins seguiva la conversazione senza perdersi una parola, anche se ancora con la mascella contratta, chiaramente indecisa tra l’interesse professionale e la profonda disapprovazione. Ben presto Susan si unì a loro e iniziarono a parlare delle riunioni segrete dell’ES.  Finalmente Hogwarts era tornata Hogwarts, e Harry si sentì a casa.
Quando ebbero terminato la colazione, la McGranitt prese la parola. Harry notò che non aveva nessuna difficoltà a ottenere il silenzio, proprio come accadeva durante le sue lezioni di Trasfigurazione. Era un silenzio diverso da quello che si creava quando ad alzarsi era Silente, però.
“Come avrete notato, abbiamo degli ospiti. I signori Weasley e il signor Potter saranno con noi per la giornata di oggi. Sono qui per conferire con me in merito a faccende che riguardano la scuola, tuttavia spero che accetteranno di condividere parte del loro sapere con voi nelle lezioni del mattino”. La professoressa rivolse un’occhiata fugace a Harry. Le orecchie di Ron diventarono scarlatte all’istante, mentre Harry guardò la sua ex-professoressa esasperato. Spero che accetteranno…e come potevano rifiutare, dopo che lei gliel’aveva chiesto di fronte a tutta la scuola? Harry avrebbe dovuto aspettarselo. La McGonagall gli aveva offerto varie volte la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure e aveva insistito perché Harry desse almeno qualche lezione ogni tanto, e Harry aveva declinato l’invito in modo vago. Ora non gli aveva lasciato scelta.
Appena lo sguardo della preside tornò a posarsi sugli studenti, il brusio eccitato che si era diffuso tra i tavoli si spense.
“Raccomando a tutti gli studenti” riprese con voce severa “di non assillare i nostri ospiti e di comportarsi al meglio. Immagino che tutti desideriate dare una buona impressione, ma se così non fosse, avrete a che vedere con me personalmente. Ora, qualcuno dei nostri ospiti desidera dire due parole?”
Harry e Ron si voltarono automaticamente verso Hermione, che si alzò in piedi, leggermente rassegnata.
 
Qualche minuto dopo, i tre avevano finalmente lasciato la Sala Grande. La McGonagall aveva dato loro istruzioni di partecipare alla prima lezione del mattino (Difesa contro le Arti Oscure per Ron e Harry e Storia della Magia per Hermione) e di raggiungerla in seguito nel suo ufficio.
Harry sorrise nel riconoscere un viso famigliare che si avvicinava dal fondo del corridoio. “Neville!” chiamò, salutandolo con la mano.
“Oh, no” si lasciò sfuggire una ragazza pochi passi avanti a loro, cercando con lo sguardo una via d’uscita, mentre il suo professore di Erbologia marciava verso di loro con aria tutt’altro che amichevole.
“Caspita” commentò Ron, “chi l’avrebbe mai detto che Neville sarebbe stato il tipo di insegnante che terrorizza i suoi allievi?”.
Harry non poté fare a meno di concordare tra sé, eppure la studentessa non sembrava affatto contenta di vederlo arrivare. La ragazza poteva avere circa l’età di James, ma era di Serpeverde. Quando Neville li raggiunse, un sorriso cordiale si era dipinto sul suo volto paffuto, e strinse calorosamente la mano ai suoi vecchi amici.
“Harry, Ron, che piacere rivedervi! Hermione, ti trovo benissimo. Qualcuno di voi ha avuto notizie da Luna di recente?” chiese con una punta di ansia nella voce. “Non mi scrive da un paio di mesi, da quando è partita per il suo ultimo viaggio e – dove credi di andare, Avery?” tuonò contro la ragazza, che stava approfittando della sua distrazione per sgattaiolare via.
Un sorriso innocente si dipinse sul volto di Avery. Harry non poté fare a meno di notare i suoi occhi magnetici, di un verde chiaro che risaltava per contrasto con i lunghi capelli scuri.
“Professor Longbottom” salutò con voce suadente e un’aria sorpresa, come se avesse notato solo in quel momento la sua presenza “quasi non la riconoscevo! è dimagrito moltissimo quest’estate, sa?”.
Neville si accigliò, ma non riuscì a trattenere l’ombra di un sorriso.
“Risparmiami i tuoi giochetti, Avery, con me non attaccano. Ragazzi, datemi solo due minuti” aggiunse, rivolgendosi ai suoi vecchi amici, “il tempo per scambiare due paroline con questa studentessa sul suo comportamento”. Avery lo guardò con aria rassegnata, come se sapesse già parola per parola cosa stesse per dirle il suo professore.
Harry guardò Neville perplesso. Se l’era immaginato come un insegnante affettuoso e cordiale, pronto a dare a tutti quell’incoraggiamento di cui lui avrebbe avuto un gran bisogno quando era ragazzo; in quel momento aveva un’aria molto severa. Era successo qualcosa di grave?
“Ho solo due parole per descrivere quello che provo: tradimento e delusione” esordì il professor Longbottom, puntando il dito contro Avery.
La ragazza lo guardò sbigottita, e cercò di difendersi.
“Professore, io -”.
“No, lasciami finire, Avery. Credevo ti piacesse Erbologia!” sbottò con aria incredibilmente offesa.
Harry strabuzzò gli occhi, certo di non aver capito bene.
“Certo, ma -”
“Nessun ma! La migliore allieva delle mie classi, e tutte quelle domande dopo le lezioni, e alla fine dello scorso semestre avevamo accordato che avresti continuato con Erbologia per il M.A.G.O.! E hai anche ottenuto una E nel tuo G.U.F.O.!”
“Il guaio, professor Longbottom”, lo interruppe Avery sospirando con aria annoiata, “è che ho ottenuto E in tutti i miei G.U.F.O., e ho sentito questo stesso discorso da tutti i professori, perché naturalmente tutti pensano che la propria materia sia la più importante”.
Neville la guardò come se avesse appena subito un affronto.
“E così, trovandoti di fronte all’imbarazzo della scelta su quali materie continuare, hai deciso che Erbologia non era una materia degna di essere approfondita”, replicò oltraggiato, “una materia inutile, facile, di cui poter fare a meno! è quello che pensano tutti, ma vi sbagliate, vi sbagliate di grosso e -”.
Avery a questo punto era decisamente spazientita.
“Professore!” esclamò in tono di comando. Neville si ammutolì.
“Io avevo scelto di continuare Erbologia” continuò esasperata “lo so che la conoscenza delle proprietà delle piante, e specialmente di quelle più rare che si studiano al sesto e settimo anno, è fondamentale per un pozionista. Il problema è che dovevo scegliere quale materia eliminare, perché la preside ha detto che avevo raggiunto il limite massimo, e la professoressa Collins ha letteralmente dato di matto” lanciò un’occhiata significativa a Neville, che sembrò leggermente a disagio “quando ha scoperto che volevo lasciare Cura delle Creature Magiche e mi ha detto ogni sorta di cose per convincermi, che non potevo non studiare le creature del programma del M.A.G.O. perché sono fondamentali nello studio dei veleni, che quest’anno Hagrid ha un sacco di novità, eccetera eccetera”. Fece una breve pausa, e la sua voce si addolcì.
“Perciò vede, professore, io vorrei tanto continuare Erbologia, ma non riesco a far quadrare il mio orario”. L’espressione di Neville si era ammorbidita.
“Beh, quand’è così” borbottò “in effetti penso proprio che non dovresti lasciare né Erbologia né Cura delle Creature Magiche, sempre che la tua ambizione sia ancora quella di diventare la più grande pozionista del Mondo Magico”.
 Avery sorrise, lanciandogli uno guardo tra il divertito e l’arrogante. “Non lo sono già?”.
Neville rise bonariamente.
“Senz’altro sei sulla buona strada, Avery. Soprattutto se continui a pedinare il professor Dipsit giorno e notte come hai fatto l’anno scorso. Dammi il tuo orario, vediamo cosa si può fare”. Avery rovistò per qualche secondo in tasca e poi glielo porse.
“Professore” aggiunse a voce più bassa, mentre Neville esaminava i suoi orari “il professor Dipsit le ha parlato del mio colloquio di orientamento professionale?”.
“Naturalmente, naturalmente” rispose Neville con lo stesso tono, alzando lo sguardo dal foglio e fissandola dritto negli occhi. “Il guaio di lavorare all’Ufficio Misteri, Avery, è che non sai esattamente cosa si richiede per essere presi, perché chi ci lavora non può dire nulla, e a chi sostiene il colloquio senza poi essere preso oppure smette di lavorarci viene rimossa la memoria”. Una sfumatura di delusione apparve sul bel volto della ragazza.
“D’altronde” aggiunse il professore in tono pragmatico “se ti impegni a fondo in questi due anni non vedo assolutamente alcun motivo per cui non dovresti riuscirci. Qualunque qualifica possano richiedere, penso che tu ce l’abbia. In ogni caso, farò del mio meglio per prepararti quando sarà il momento. Per il momento, concentrati sui M.A.G.O.”.
“Grazie, professor Longbottom” disse semplicemente Avery, con un sorriso affascinante. Neville arrossì leggermente.
“Di nulla” borbottò, tornando a guardare gli orari “dunque, vediamo, potresti lasciare Storia della Magia”. “Non se ne parla” affermò decisamente la ragazza “sono sei anni che ripeto che Storia della Magia è la cosa più importante che studiamo a Hogwarts, e non ho intenzione di iniziare a contraddire le mie stesse affermazioni”.
“Mmh. Che ne dici di Antiche Rune?”. Avery sospirò.
“Avevo intenzione di fare ricerche sulle pozioni più antiche, e pensavo che le rune sarebbero state utili, ma…”. Ci pensò un momento con aria indecisa, poi sospirò di nuovo con aria rassegnata. “Sì, penso che abbandonerò Antiche Rune. Se mai dovesse servirmi qualcosa, mi farò prestare gli appunti da Rose” concluse.
“Rose? La mia Rose?” esclamò Ron, sconvolto. Avery inarcò un sopracciglio.
“Certo, signor Weasley, la sua Rose” rispose freddamente.
“Ora devo proprio andare a lezione. Grazie di tutto, professor Longbottom” aggiunse sorridendo “ci vediamo a lezione”. Si allontanò con passo deciso, e diversi ragazzi si voltarono a guardarla con sguardo perso mentre passava.
“Molto maleducato da parte tua intrometterti a quel modo, Ron” sbottò Hermione, guardando il marito con aria contrariata.
“Hermione” rispose Ron, come se Hermione non capisse la gravità della situazione, “la nostra Rose! Con Virginia Avery!”.
Neville sorrise. “Stai tranquillo, Ron, è normale che due ragazze così intelligenti si frequentino. Anche se a dire il vero discutono in continuazione, naturale, con due caratterini del genere…”.
L’espressione di Ron era ancora dubbiosa.
“È una brava ragazza, davvero” cercò di rassicurarlo Neville “prefetto e tutto”.
“Prefetto di Serpeverde” borbottò Ron sottovoce, con aria contrariata, ma Neville finse di non sentirlo e tornò a parlare di Luna e dei bulbi che aveva promesso di portargli di ritorno dall’Australia.
La mente di Harry era in subbuglio. C’era qualcosa in quella ragazza che lo turbava. Studentessa modello – prefetto – sorriso affascinante – Neville che pendeva dalle sue labbra…e improvvisamente capì che cosa gli ricordava.
Gli tornò alla mente un’altra conversazione tra uno studente molto affascinante e un professore amante della buona cucina.
“Professore, cosa sa dirmi sugli Horcrux?”.
 


NdA
In questo capitolo conosciamo un po’ più da vicino il simpatico prefetto Avery che rimprovera Albus durante lo Smistamento. Essendo un mio personaggio originale, ci tengo ancora di più che mi facciate sapere la vostra opinione ;)
Il nome Virginia è chiaramente di origine latina, ma utilizzato anche nel Regno Unito con una sua tradizione letteraria (per esempio, è un personaggio del Fantasma di Canterville), oltre a essere molto musicale. Mi sembrava adatto considerando la lunga tradizione purosangue della famiglia Avery.
Per quanto riguarda gli insegnanti, naturalmente a parte Neville, non abbiamo informazioni quindi ho piacevolmente inventato.
Sto cercando di pubblicare regolarmente il mercoledì, una settimana questa e una settimana l’altra long-fic, ambientata al tempo in cui i Malandrini razzolavano a Hogwarts (la trovate qui). 
 
   
 
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