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Autore: momoko89    27/05/2017    0 recensioni
Raccolta di OS scritte in occasione della RinHaru Week.
Rin torna in Giappone dopo anni di assenza per chiarirsi le idee sulla sua vita. Haruka lo aiuterà a trovare le risposte che cercava alle sue domande.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Haruka Nanase, Rin Matsuoka
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Familiar Sight

Rating: Arancione
Words: 1607
Pairing: RinHaru (belli gna <3)

Beta: SognatriceNotturna
Prompt: Success and Failure (day 5)
Warnings: Sorry in advance for the angst .___.

Momoko's notes: A fine capitolo >.<
 

Day 5 - Success and Failure


La brezza salina del mattino si infrangeva sulle guance di Rin con innata prepotenza.
Quella mattina si era alzato col solito umore che ormai caratterizzava le sue giornate. Sembrava quasi che ci avesse fatto l’abitudine. Decise di seguire la sua routine: alzarsi e farsi una corsa fino alla spiaggia. Stavolta aveva allungato il tragitto di qualche chilometro con l’intenzione, ormai automatica, di superare se stesso. Fece un sentiero lungo i monti che si ergevano dietro Iwatobi. Attraversò il parco ricoperto di alberi e poi scese di nuovo verso il paese, diretto alla spiaggia – Ho bisogno di rilassare i nervi, scacciare via i – brutti pensieri. E quale posto migliore per farlo se non davanti alla vista di un mare tinto dei colori del mattino?
Per quel motivo ora si trovava lì, su quella roccia, un po’ lontano dalla spiaggia per – evitare i pochi turisti della stagione, prossimi a farsi una giornata di mare -
Alle otto del mattino, l’aria era ancora spietatamente fresca. Rin si asciugò con la manica della felpa il naso umido, evidentemente rosso. Non aveva voglia di prendere un fazzoletto; la visione delle sfumature rosa mischiarsi col blu del mare era abbagliante e – incantevole – sì, forse la parola giusta era proprio incantevole. Il ragazzo si asciugò di nuovo il naso con la manica, stavolta non tanto perché ne avesse bisogno, ma più per un gesto incondizionato: il suo lato romantico non sembrava mai abbattersi, nemmeno nei momenti più bui. Riemergeva senza alcun preavviso, richiamato semplicemente dagli sprazzi di realtà che la vita sorprendentemente gli presentava.
Un lieve sorriso sorprese le labbra di Rin. In qualche modo, quel pensiero lo fece sentire meglio. Gettare i suoi malumori sulle onde caotiche del mare lo aiutava sempre. Inspirò profondamente nel tentativo di accumulare dentro di sé la calma di quell’istante, sperando che potesse ricaricarlo e sostenerlo per il resto della giornata. Poi si alzò, diede un ultimo sguardo alla vastità che aveva davanti, infine si girò. Decise di tornare a casa e farsi una bella doccia rilassante. Sarebbe tornato in spiaggia più tardi, sempre che Gou non lo avesse incastrato con una gita dalla destinazione ignota perché “hai bisogno di distrarti”, com’era solita ripetere insistentemente negli ultimi giorni. La verità era che la sorella aveva una voglia matta di passare un po’ di tempo libero col fratello, e Rin lo sapeva bene. – Forse – valutò, – dovrei assecondarla – Non era male l’idea di cambiare aria, soprattutto dopo – quello che è successo con Haru
Il pensiero di lui venne improvviso eppure allo stesso tempo inevitabile, come il tuffo al cuore che sentì subito dopo. Gli eventi degli ultimi giorni lo avevano decisamente lasciato perplesso. Quando Haru lo baciò, decise di non reagire. Si lasciò trasportare dal momento, forse perché era troppo frustrato con se stesso, o forse semplicemente perché lo voleva anche lui. In fondo, il sogno che fece il giorno dopo parlava chiaro. Il ricordo di quelle sensazioni tornarono vivide su di lui. Si tradussero in brividi lungo la schiena, ma Rin non si fermò. Continuò a camminare, a seguire la strada, liberandosi del formicolio con una leggera scrollata di spalle.
Poco importa se lo volevo, comunque. Se avesse voluto, si sarebbe fatto sentire
Effettivamente era proprio così. Dopo quella volta in piscina, Rin non vide più il moro. Non ricevette nessuna chiamata, nessun messaggio. Nemmeno lui provò a cercarlo, tuttavia. Non se la sentiva di dover affrontare una cosa così grande insieme al rovesciamento che aveva colto la sua carriera. Perché in fondo, quel bacio era qualcosa di grande, giusto?
- Forse troppo grande - le parole presero forma nella sua mente con la stessa forza di un’onda che si  infrange sugli scogli. E in quel preciso, esatto momento Rin dovette fermarsi, colpito dalla persona che si ritrovò davanti. Anche l’altro si fermò, e il rosso poteva leggere nel suo sguardo la sua stessa sorpresa.
“Hey” riuscì a dire Rin, in segno di saluto.
Un Haruka sudato e affannato per la corsa lo osservava titubante, e forse anche un po’ stupito, interdetto.

No, semplicemente quella è l’espressione di una persona che non vorrebbe essere qui, in questo preciso istante. È l’espressione di una persona che si sta chiedendo ‘perché non ho girato l’angolo?’ – e un po’, Rin si sentì deluso da quella reazione, ma non mollò. Tenne lo sguardo fisso su quello dell’altro, in attesa che di una mossa, un ‘ciao’, un borbottio, un – qualcosa, cavolo! Di’ qualcosa!
“Hey”
- Meglio di niente

“Non pensavo di trovarti qua.”
Rin pensò di doversi sentire fortunato. Non si era dovuto imbarcare in discussioni particolari per stimolare il moro a parlare. A quanto pare, era capace di darsi l’input anche da solo.
“Faccio questo tragitto per correre.” rispose, allora.
Haruka annuì, e dopo qualche secondo di silenzio aggiunse, “Ma non stai correndo.”

“Come l’hai capito?” gli chiese l’altro, sarcastico.

Il moro si limitò a distogliere lo sguardo dal rosso con fare annoiato. Si asciugò la fronte con l’avambraccio e tornò al suo silenzio.

- Oh, è ridicolo, assolutamente ridicolo -

“Haru, possiamo parlare?” gli chiese Rin in uno scatto d’impulsività.

Haruka riportò lo sguardo su di lui e, esitante, annuì.

Si trasferirono nel parco, in un punto riparato. I cespugli e gli alberi circostanti davano loro l’impressione di essere isolati. - Forse non è il posto migliore dove discutere - rifletté Rin, temendo che il moro si richiudesse in se stesso e nel suo silenzio. Era una delle cose che avrebbe voluto evitare perché - mi servono risposte. Ho bisogno di risposte e lui in questo momento è l’unico che può darmele, quindi - Haruka avrebbe fatto meglio a parlare. Sebbene il rosso si fosse fatto mille problemi per l’altro, Haruka sembrava tranquillo. Rin avrebbe detto quasi a suo agio. Tra sé e sé  sospirò e pensò - non riuscirò mai a capire che diamine gli passa per la testa -

C’era una panchina accanto a loro, ma nessuno dei due sembrava aver voglia di stare seduto. Rin era sul punto di iniziare, quando Haruka prese sorprendentemente parola.

“Come stai, Rin?”

Il rosso non sapeva bene come prendere quella domanda, quindi stavolta fu lui, a rimanere in silenzio, in attesa di qualche sottotitolo in più da parte dell’altro.

“Stai ancora pensando al tuo futuro?”

-Quale futuro?-

Il rosso fece una smorfia, “Tu che dici?”

Il moro sviò il suo sguardo e con tono neutrale pronunciò, “Ci stai pensando troppo”

-E questo che cosa mi dovrebbe significare?- sbottò dentro di sé l’altro, ma decise di non dire nulla, per ora. Magari aveva capito male il senso della frase, magari Haruka non intendeva veramente che si stava preoccupando troppo del fatto che la sua vita stesse andando allo sfascio. O forse sì, e inconsciamente non voleva crederci, ma valutò comunque di dare all’altro la possibilità di spiegarsi, ignorando con difficoltà la rabbia che gli stava scorrendo nelle vene.

“In che senso?” chiese, allora.

“Dovresti accettare l’offerta.” rivelò allora, “È un grande onore il fatto che abbiano pensato a te come allenatore. Ti sei costruito una reputazione, ti stimano, e vorrebb-”

“Cazzate” pronunciò Rin, con tono sprezzante.

-Non è possibile che Haru mi stia facendo la ramanzina sulla mia vita. Non è vero, non può star succedendo sul serio, non è...-

“Rin…” provò l’altro, ma ormai fermare il rosso sembrava un’impresa impossibile.

“Non puoi dire sul serio. Haru, hai visto dove sono arrivato? I record mondiali, le olimpiadi...”

“Lo so, Rin. E sei stato incredibile, ma devi capire anche quando è il momento di fermarsi.”

“Il mio momento non è ancora arrivato.”

“Sì, invece. Ma puoi fare ancora tanto, come allenatore.”

“Mi stai dicendo di rinunciare ai miei successi?”

“Ti sto dicendo di guadagnarne altri, in un altro modo.”

“Non esiste un altro modo.”

“Esiste. Te lo stanno offrendo su un piatto d’argento, ma sei troppo ostinato a seguire la tua strada invece di fermarti e valutarne altre.”

“Valutare altre strade? Haru…” esclamò allora l’altro, con un accenno di risata, “La competizione è la mia strada, e lo sarà sempre. Non ci sono altre vie, non ci sono altre possibilità.”

“Tu pensi veramente di poter gareggiare per tutta la vita?”

“Farò tutto quello che è in mio potere per farlo.”

Haruka si lasciò andare una smorfia, e quella fu la - goccia che fa traboccare il vaso -

“E tu, invece?” iniziò allora il rosso, “Ti permetti di sputare sentenze sulla mia vita, ma tu dove sei arrivato fino ad ora? Come puoi capire la paura di perdere il proprio successo quando tu non ne hai raggiunto nemmeno uno?”

Il moro spalancò gli occhi, incredulo davanti a quello che aveva appena sentito, e - che cazzo sto dicendo? - si ripeteva il rosso dentro di sé, ma ormai sembrava troppo tardi per fermarsi.

“Proprio tu vuoi darmi consigli sulla mia vita, quando per tutto il tempo non hai fatto altro che sfuggire all’unica cosa che poteva portarti in alto.” - smettila - “La verità è che non hai idea di quello che sto passando, non lo saprai mai.” - tappati quella bocca - “E forse è per questo che ti permetti di parlare. Vuoi controllare i miei successi” - finiscila prima che - “perché in realtà tu” - sia troppo - “non ne hai mai guadagnati dei tuoi.”  - tardi -

Haruka non disse nulla, parlò il silenzio per lui. Rin non poteva dire quanto tempo fosse passato. Potevano essere dei secondi come dei minuti. Era comunque abbastanza per fargli realizzare quello che aveva sputato fuori.

- Cazzo - esclamò dentro di sé, - sono un coglione -

Sotto le nuvole di un cielo ostile, si mise le mani in tasca e se ne andò senza dire nulla, lasciando dietro di sé l’ennesimo fallimento della sua vita.

 


Momoko's notes

Ehm...come anticipato, scusate per l'angst >.< Magari sembra anche un po' forzato, ma era necessario ai fini della trama. Fosse stata una fic più lunga avrei sviluppato meglio il procedimento che avrebbe portato Rin a sbottare, ma visto che la storia doveva essere racchiusa in 8 capitoli (e pure non troppo lunghi) mi sono dovuta arrangiare. Spero comunque che la lettura sia stata di vostro gradimento >____<
A martedì,

Momoko

  
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