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Autore: Agent Janice    29/05/2017    2 recensioni
«Sono l'Agente Phil Coulson, lavoro per la Strategic, Homeland, Intervention, Enforcement & Logistic Division. Sei al sicuro adesso.»
Questa che (spero) state per leggere è la storia che ho creato intorno all'Agente Phil Coulson, mio personaggio preferito dell' MCU e dela serie TV "Marvel's Agents of S.H.I.E.L.D."
La storia comincia nel 2002, circa dieci anni prima gli avvenimenti del film "Marvel's The Avengers" e della "Battaglia di New York", ed ha come protagonista una ragazza, personaggio di mia invenzione, che non ha un vero nome se non il codice 3-1-7 che l'Istituto in cui è segregata le ha affibbiato. Non rivelo di più su di lei, non sono brava nei riassunti vi rovinerei i punti interessanti dei primi capitoli. E' una storia di lotta tra bene e male, come la 'casa delle idee', la Marvel, ci insegna e che, se riesco a portare a termine, dovrebbe ripercorrere e rivisitare alcune delle vicende salienti che abbiamo visto sia nei film, sia nella serie tv.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maria Hill, Melinda May, Nick Fury, Nuovo personaggio, Phil Coulson
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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10. Una Missione Inaspettata


Janice uscì dallo spogliatoio pronta per cominciare l'allenamento, ormai erano svariati mesi che si allenava con Coulson e cominciava a vederne i risultati, i colpi dell'uomo non erano più impossibili da parare ed i loro scontri corpo a corpo stavano diventando più dinamici, evolvendo di volta in volta in qualcosa di più tattico e meno tecnico, diventando così delle sfide interessanti per entrambi.
Coulson l'aveva battuta sul tempo ed era già in tuta davanti al monitor di un computer portatile, con lo sguardo che passava velocemente dal foglio che teneva in mano ad un punto preciso dello schermo, sembrava stesse seguendo delle istruzioni per inserire dati precisi.
La ragazza si avvicinò a lui incuriosita e guardandosi intorno vide delle paline-trasmittenti poste lungo il perimetro della stanza.
«Servono per l'allenamento di oggi, signore?»
Coulson, che accigliato stava controllando la stringa di comandi appena inserita, le annuì distrattamente, cancellò un paio di numeri e premette INVIO sulla tastiera.
Il programma elaborò le richieste sotto lo sguardo dell'uomo, confermandogli in poco tempo di essere attivo e pronto all'uso. Le sagome delle trasmittenti apparvero sullo schermo.
«Oh bene, per fortuna è andata al primo colpo... Non sono molto amico di questi aggeggi...»
Si girò verso Janice tutto soddisfatto del proprio traguardo come tecnico improvvisato ma trovò solo lo sguardo perplesso della ragazza che ancora non capiva cosa stesse succedendo.
«Giusto... beh oggi cambiamo musica, si passa alla terza fase del nostro allenamento.» le rispose sorridendo emozionato.
«Potresti togliere lo schermatore e darmelo, per favore?» chiese indocandole la testa con un cenno.
Janice tolse mal volentieri il cerchietto che portava dietro alla nuca e glielo passò: «Come mai?» domandò.
«Ho abbastanza esperienza sul campo da poterti confermare che raramente va tutto liscio come sperato...» le fece spallucce cercando di essere ironico nel mentre collegava il dispositivo al computer tramite un cavetto: «E per evitare che tu mandi in tilt un'intera squadra durante una missione, perchè questo...» agitò davanti a loro il cerchietto con aria scettica: « ...si rompe, si stacca o ti viene strappato via, ho pensato di mettere le mani avanti.»
«Devo fare un impianto sottocutaneo? Non cre...» L'uomo la interruppe rabbrividendo all'idea: «Hew! Questo non è un esperimento. Non sono uno scienziato...» Tornò al computer e cliccò su: SIMULAZIONE.
«Ti ricordi quando alla Asklepius affermasti che nell'Istituto stavi imparando a controllare questa tua abilità...»
Janice annuì ricordando il dialogo.
«Ecco, è esattamente quello che faremo. Fa parte di te, quindi non devi annichilirlo, non devi evitarlo, al contrario penso che devi conoscere le tue potenzialità, devi farle tue... esattamente come hai allenato il fisico, solo che questo... solo tu puoi farlo.»
Le dette una piccola pacca sulla spalla, lei ancora era titubante: «E se non riuscissi?»
«Riuscirai.»
«Come fa ad esserne certo?»
«Perchè ho avuto un'idea brillante e deve funzionare...» la guardò con un sorriso sornione che le ricordò l'espressione di un gatto.
«Ora attivo la simulazione, potrò solo monitorarti e darti i consigli a secondo dei dati che le trasmittenti mi daranno. Il resto tocca a te. Sei pronta?»
Janice annuì, e si avviò al centro della palestra cercando di concentrarsi.
Lui nel frattempo avviò la prima simulazione dalla console tarata a 10 PERSONE e attivò i comandi vocali.

Una voce femminile metallica avvisò: "AVVIO SIMULAZIONE IN 5... 4... 3..."
Coulson si posizionò in guardia davanti alla ragazza.
2... 1... SIMULAZIONE AVVIATA" sullo schermo in lontananza apparvero 10 punti verdi e le trasmittenti intorno a loro cominciarono a lampeggiare.
Janice percepì la presenza di altre persone intorno a loro, senza però ovviamente vederne, si concentrò su Coulson e si mise in guardia.
«Cominciamo. Primo schema di difesa.» le disse.
Cominciarono l'esercizio e subito lei trovò faticoso concentrarsi, non era più abituata a stare senza protezione e percepire così nettamente altre presenze, così dopo soltanto i primi scambi il computer segnalò "ERRORE" e dallo schermo tutti e dieci i punti verdi divennero rossi.
Coulson si fermò e posò una mano sulla spalla della ragazza: «Hey Janice, respira e recupera concentrazione.»
Lei si aggrappò al suo braccio con lo sguardo perso nel vuoto cercando di fare come le diceva.
«Co...cosa è successo?» si guardò intorno confusa, mettendo di nuovo a fuoco la vista e notò che tutte le trasmittenti lampeggiavano di rosso.
«Hai appena messo k.o. dieci persone...»
«Okay... un attimo, e riproviamo.» respirando regolarmente cominciò a passeggiare avanti e indietro nella palestra per ritrovare un equilibrio mentale e fisico.
«Con calma.» la rasicurò Coulson, osservandola.
Dopo pochi minuti si misero di nuovo in guardia uno di fronte all'altra.
Coulson alzò la voce verso il computer: «RESET»
"RESET IN CORSO."
"SIMULAZIONE PRONTA."
«AVVIO»
"AVVIO SIMULAZIONE IN 5... 4... 3... 2... 1... SIMULAZIONE AVVIATA."
Sudata e ancora confusa Janice si concentrò su Coulson cercando di isolarsi dalle dieci presenze invisibili.
Sapeva come fare. Era stata per anni a contatto con ben più di dieci persone in una unica stanza, eppure all'epoca non era stato così difficile.
In quel momento invece non era solo la combo stress psicologico + stress fisico, a metterla in difficoltà, Coulson aveva probabilmente ragione, il suo potere era come un muscolo, e per farlo funzionare doveva allenarlo costantemente e prenderci dimestichezza.
Si allenarono per ore quella mattina, e Coulson dovette riavviare il sistema da zero per ben tre volte, perchè Janice nei picchi di stress era riuscita a mettere k.o. le trasmittenti stesse, per overdose di dati.

I giorni proseguirono e gli allenamenti si intensificarono, Coulson la metteva alla prova con ogni mezzo e simulazione e lei dava il massimo per superare i propri limiti per poi imporsene di nuovi. Non sempre le cose erano andate per il meglio, erano state molte le volte in cui i due avevano litigato e Janice era scoppiata in attacchi di rabbia e pianto che aveva sfogato su quell'agente che attraverso giorni, mesi ed anni era diventato la sua mini-famiglia.

Con il tempo avevano superato insieme le difficoltà, e avevano scoperto pregi e difetti dell'abilità della ragazza, insieme erano riusciti a tovare diverse scappatoie e a trasformarli in punti di forza.

***

Erano passati cinque anni (siamo nel 2007) dal primo incontro come Agente Supervisore ed Allieva tra Coulson e Janice.

In quel periodo, lei era riuscita a finire i propri studi per diventare Agente su Campo con specializzazione Medica mentre lui aveva portato avanti il proprio progetto con Janice e la propria carriera in parallelo, cercando di far andare le due cose di pari passo. Come optional ogni tanto aveva cercato anche di avere un briciolo di vita sentimentale, come una persona normale... ma purtroppo era un Agente della Strategic, quindi il più delle volte erano state storie dalla durata minima.
Anche Janice aveva provato ad avvicinarsi ad un neo agente conosciuto in accademia, ma la cosa era finita malissimo, c'era quasi stato un bacio tra loro... ma il ragazzo non riuscì nemmeno a sfiorarle le labbra che perse i sensi, volando a terra come il classico sacco di patate... fu così che Coulson e Janice scoprirono che nonostante lei stesse sviluppando un certo autocontrollo sulle sue abilità, il contatto diretto era sempre una grossa incognita. Fortunatamente al ragazzo non rimase memoria della serataccia, ma nonostante gli incoraggiamenti di Coulson, Janice decise di chiudere lì quella storia e di tirare avanti per la sua strada, di pensare una cosa alla volta e il suo obiettivo più importante in quel momento era finire gli studi e guadagnarsi il badge, diventando così a tutti gli effetti un'Agente.

Quella sera sia Coulson che Janice si erano presi una serata in 'famiglia' e la stavano trascorrendo sul divano dell'appartemo di lei all'accademia, giocando a LEGO: Star Wars in co-op online su xbox 360 con sottofondo di sgranocchiar di snack e pizza e sorseggiar di bibite e birra.
A rovinare la serata fu il telefono di Coulson che squillò a metà di una partita. Sullo schermo il blocco della linea protetta della Strategc.
L'uomo si alzò dal divano facendo spallucce a Janice e recuperando il badge dalla giacca appoggiata sulla spalliera si avviò alla porta: «Torno subito.» disse uscendo nel corridoio.
«Speriamo non sia un incarico...» sbuffò Janice facendo il log-out dalla partita in corso e mettendo in pausa la console.
Uscito nel corridoio, Coulson si chiuse la porta alle spalle e passò la propria tesserina sotto al sensore del telefono, sbloccando la chiamata.

«Agente Coulson. Pronto.»
«Sono Fury. Se sei con Janice allontanati da lei in modo che non possa sentire.»
Coulson obbedì facendo qualche passo nel corridoio in modo da allontanarsi abbastanza dall'appartamento.
«Ci sono. E' successo qualcosa?»
«Ho ricevuto poco fa una chiamata anonima, criptata a dovere, nessun nostro dispositivo è riuscito a rintracciarne la posizione.»
«Qualche ex Agente?»
In sottofondo si sentirono un paio di 'bip' seguiti da il rumore di una tastiera, all'istante il telefono dell'Agente vibrò debolmente avvertendolo che aveva un file in arrivo.
«Penso sia qualcosa di più grosso. Ascolta l'audio.» gli ordinò senza troppi spicci.
Coulson staccò il telefono dall'orecchio, mise la chiamata in attesa, recuperò il file audio e avviò la riproduzione della registrazione riportando il dispositivo all'orecchio, così giusto per fare le cose in maniera discreta.

[FILE AUDIO]

«Pronto?» era la voce di Fury.
A rispondere sottovoce era un uomo, con un tono leggermente ovattato come se stesse tenendo qualcosa davanti alla bocca per modificarne ulteriormente il suono.
«Parlo con il Direttore della Strategic?»
«Si, con chi sto parlando? Come ha fatto ad entrare nella nostra linea interna?»
«Non ha importanza. Non ho tempo ed ho informazioni importanti su 3-1-7.»
Fury rimase in silenzio.
«Dovete assolutamente tenerla al sicuro. Sorvegliatela. Loro la stanno cercando.»
«Loro chi?» sbottò Fury.
«Non posso dirglielo. Deve fidarsi di me. Avrà le sue risposte se andrà ad indagare al St. Johnes.»
«Il vecchio Sanatorio?» «Il Sanatorio» la voce incredula di Coulson in coro con la registrazione di Fury.
«Ai piani inferiori c'è ben altro...»
Si sentì un rantolio e l'uomo misterioso si schiarì la voce diverse volte prima di riuscire a parlare nuovamente.
«Trovere l'Istituto.»
«Come fa a sa...» Fury stava chiaramente temporeggiando, probabilmente cercando di rintracciare la chiamata.
«Non c'è tempo!» La voce del misterioso uomo sbottò, costringendolo a tossire nuovamente.
«Mi prometta di tenere al sicuro la ragazza. Di non abbandonarla al proprio destino, come ho fatto io anni fa... Lo prometta?»
«Le assicuro che non è mai sola...»
La linea si interruppe bruscamente, Coulson riattivò la chiamata con il Direttore.

[//FILE AUDIO]

«...» Non parlò subito, cercò prima di riordinare le idee.
Dopo tanti anni passati a cercare l'Istituto, a cercare indizi e dare disperatamente un'origine a Janice, a scoprire la sua verità... ecco che improvvisamente informazioni così importanti erano appena piovute dal cielo.
Puzzava tremendamente di trappola.
Fury interruppe come d'abitudine i pensieri di Coulson.
«Ho in mente di tirar su una squadra per indagare. Ti voglio pronto in un'ora. Senza obbiezioni. L'unico consiglio che ti chiedo è: secondo te dobbiamo portare anche lei?»
«Puzza di trappola...» rispose Coulson dando voce ai suoi dubbi.
«Tremendamente, ma lei è l'unica che può esserci utile là sotto. Ammesso che ci sia davvero l'Istituto, lei è l'unica ad esserci già stata.»
Coulson odiava quando Fury gli poneva delle domande quando in realtà aveva già preso la sua soluzione.
Cercò per un attimo di sviare l'argomento, mettendo in tavola i propri dubbi personali: «Nick non penso di riuscire ad essere obiettivo in questa situazione...»
«Stai mettendo in dubbio il tuo coinvolgimento personale verso di lei, Phil?»
«In un certo senso, sì. Mi sono affezionato a lei in questi anni. E nonostante come Agente Sadico Supervisore potrei accompagnare Janice in ogni sorta di missione, anche pericolosa, senza battere ciglio perchè so quali sono le sue capacità e so bene quali sono i miei limiti... in questo caso, quello che troveremo laggiù potrebbe, non so come dirlo ma, potrebbe essere fin troppo... personale?! Invasivo?! Potrebbe farle male a livelli che una pallottola in un arto diverrebbe uno scherzo.»
«E' questa tua lucidità che ti fa guadagnare fiducia. Non sappiamo cosa succederà, in un modo o nell'altro, lei avrà bisogno di te... Noi avremo bisogno di te.»
Ecco, che la freddezza da calcolatore di eventi e rischi di Fury tornava a farsi viva.
Coulson strinse i denti e si passò una mano sul viso per mandar via i brutti presentimenti.
«Tra un'ora fuori dalla base.»
«Sì, signore. Vado ad informare Janice.»
Entrambi riattaccarono.

Coulson si passò una mano sul viso sgomento cominciando a percorrere nuovamente il corridoio, questa volta all'inverso e con una insolita lentezza. Stava prendendo tempo per metabolizzare.
Girò la maniglia della porta entrando nell'appartamento e se la chiuse alle spalle.
«Sei desiderato ai piani alti?» domandò Janice mettendo a posto i resti della loro serata nerd, arresasi all'idea che la pacchia fosse finita e che Coulson se ne sarebbe dovuto andare in missione, chissà dove.
Lui, avvicinandosi a lei annuì con un gesto del capo incurvando gli angoli della bocca verso il basso.
«Hey Coulson, c'è qualcosa che non va?» Nonostante gli anni passati lei non riusciva ancora a chiamarlo per nome però, una cosa era certa, con il tempo aveva imparato a riconoscere quei piccoli segnali che lasciavano trasparire l'apprensione dell'uomo.
Lui non rispose subito, si limitò ad appoggiarsi al piccolo tavolino guardando a terra per qualche attimo facendo cadere la domanda nel nulla.
Si sedette al tavolino:«Siamo entrambi richiesti dai piani alti...»
Coulson mise enfasi nella parola 'entrambi' alzando lo sguardo verso di lei e facendole cenno di sedersi: «Nick - il Direttore Fury...» si corresse mentre lei obbediva: «ha ricevuto informazioni sulla probabile locazione dell'Istituto. Dobbiamo essere pronti in...» guardò l'orologio per stimare il tempo loro rimasto: «... cinquanta minuti.»
Janice fissò l'uomo a sua volta, rendendosi conto di quello che stava succedendo, contenta di avergli dato retta e di essersi seduta... le salì ansia e paura ed allo stesso tempo sorpresa ed emozione di poter finalmente dar luce e chiudere definitivamente un enorme capitolo oscuro della sua storia.
«Quindi... posso venire anche io?» la domanda le suonò ancor più sciocca posta a voce alta, ma i due neuroni che ancora riuscivano a ragionare non erano riusciti a pensare a qualcosa di meglio da chiedere.
«Sì, ma i patti sono "solo se te la senti"...»
Delle lacrime rigarono le guance della ragazza che fece di tutto per mantenere calma e professionalità. Entrò nella sua modalità Agente: «Sì, signore. Sarò pronta in men...» la voce le venne meno e Coulson prontamente le asciugò le lacrime con una carezza: «Andrà tutto bene.»
Janice chiuse gli occhi per qualche attimo annuendo più a se stessa che alle parole dell'uomo. Riaprendo gli occhi prese la mano dell'uomo tra le sue e lo scansò affettuosamente alzandosi dalla sedia, facendogli capire che andava tutto bene.
«Metto la divisa e arrivo...» gli disse avvicinandosi ed aprendo l'armadio vicino alla porta d'ingresso: «C'è anche la tua divisa 'd'emergenza' per le chiamate improvvise...» aggiunse, vedendo un borsone come il suo anche se decisamente più usato, con la classica aquila bianca simbolo della Strategic, appoggiato vicino al suo.
«Mi bastano giubbotto e fondina...» le rispose prima che potesse finire la domanda cominciando a rimboccarsi le maniche della camicia.
Lei le passò il borsone e si mise a tracolla il proprio: «Torno subito.»
Coulson annuì mentre slacciava le cinghie del giubbotto antiproiettile appena estratto dalla borsa.
Janice approfittò del tempo impiegato a mettersi la divisa tattica per pensare allo scenario che le si sarebbe parato davanti di lì a poco.
Uscendo dalla sua stanza aggiustandosi la fondina al lato della gamba, domandò:«Pensa che troveremo qualcosa? Cioè, stavano smantellando tutto quando hanno cercato...» di uccidermi? pensò, ma non riusciva a dirlo così tagliò corto con un: «...quando mi ha trovata.»
«Non ne ho idea, la faccenda mi perplime quanto te.»
Ci fu un attimo di silenzio in cui entrambi rimuginavano sui dati che avevano sull'Istituto, nel mentre uscirono nel corridoio abbandonando il piccolo appartamento.
«Potremo trovare soltanto stanze vuote, piene di polvere e macerie...» la delusione si insinuò nella voce di Janice.
«Cosa vorresti trovarvi?» domandò Coulson chiamando l'ascensore dell'Accademia.
«Non ne ho idea... in questo momento ho la nausea all'idea di poter scoprire qualcosa su di me, ed allo stesso tempo paura che si riveli una totale delusione... di non poter chiudere con tutta questa storia... speriamo solo non sia una trappola. Il Direttore come ha fatto ad avere il luogo esatto?»
«Una soffiata anonima... l'unico indizio dopo cinque anni, non sarebbe saggio ignorarlo.» fece notare Coulson aggiungendo un attimo di pausa.
«Come non sarebbe saggio non presentarsi armati fino ai denti.» aggiunse scambiando un sorrisetto malizioso con lei.
La invitò ad entrare nell'ascensore, le porte si chiusero e la scatola metallica cominciò a scendere, verso il loro punto di ritrovo con il Direttore. 

   
 
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