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Autore: Brigi    30/05/2017    0 recensioni
Il peggio arriva quando uno meno se lo aspetta e Megan, ora più che mai, comprende come questa affermazione sia veritiera. Dopo un periodo turbolento e buio della loro vita, Meg e suo fratello Christian decidono di trasferirsi a Newport, per dimenticare, per ricominciare. Meg non sa cosa le aspetta, o meglio chi: Dean Black, un ragazzo tenebroso,scontroso, irascibile, ma che la aiuterà a tornare a sognare.
Un intreccio di storie appassionanti, commoventi, che vi coinvolgeranno come mai prima d’ora.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Arrivai a casa con gli occhi ancora gonfi dal pianto. Nonostante la distanza dalla scuola a casa mia fosse minima, il viaggio in auto sembrò non finire mai. Mio fratello non aveva fatto altro che ripetermi quanto fosse preoccupato per la mia situazione e che, il prima possibile, avrebbe trovato qualcuno che “potesse aiutarmi”. Quel che non capiva è che nessuno avrebbe potuto farmi stare meglio. Non dopo quello che avevo passato.

Andai spedita in camera, per finire di sistemare le ultime cose. Durante quell’ora di assenza a casa, Chri aveva messo tutto in ordine ed ora gli scatoloni da svuotare erano pochissimi. Mi misi all’opera e in un batter d’occhio terminai. Andai in camera per riguardare l’orario delle lezioni e prepararmi psicologicamente alle materie che avrei avuto, ma per quanto frugassi nello zaino, quel benedetto foglio non usciva. Pensai a dove potessi averlo lasciato, ma non mi veniva in mente nessun posto specifico… insomma, poteva essere in classe, in corridoio, nel bagno, in cortile… pazienza, l’indomani ne avrei recuperato un altro in segreteria.

Il cielo era limpido e il sole caldissimo, perciò decisi di andare in spiaggia. Preparai la borsa con tutto l’occorrente ed uscii di casa. Adoravo la sensazione della sabbia soffice sotto i piedi, così come l’odore di salsedine. Fin da piccola mi aveva affascinata l’acqua del mare, a volte calma e limpida, altre scura e turbolenta, proprio come la vita. Stesi l’asciugamano, pronta ad abbronzarmi per bene. Tolsi il pareo e mi chinai a riporlo nella borsa quando, all’improvviso, una palla mi arrivò dritta sul sedere. Ma che cavolo?! Mi voltai lentamente, tentando di mantenere la calma, probabilmente un bambino maldestro mi aveva appena colpita. Alzai lo sguardo e rimasi scioccata: Dean mi aveva appena tirato una pallonata dritta sulle chiappe.

<< Ahah, scusa Meg, ma la tentazione era troppo forte, eri lì, con il sedere per aria e beh, non ho resistito >> mi disse ridendo. In quel momento non seppi se ridere insieme a lui, oppure vendicarmi. Scelsi la seconda opzione: era così concentrato a sbellicarsi dalle risate, che non si accorse del momento in cui presi due manciate di sabbia e gliele tirai in pieno viso. << Scusa Dean, la tentazione era forte e sai com’è, non ho resistito >> lo presi in giro con voce saccente. Pensavo si sarebbe arrabbiato, certo, ma non a tal punto. Emise un grugnito e mi caricò in spalla, cominciando a correre verso il mare. Urlavo e scalciavo, nel tentativo invano di liberarmi dalla sua presa. All’improvviso entrai a contatto con l’acqua fredda e mi si mozzò il respiro. Rimasi aggrappata a lui, determinata a trascinarlo in acqua insieme a me. La mia pelle, a contatto con la sua, venne percorsa da mille brividi. Risalimmo in superficie ed incontrai il suo sguardo. Quegli occhi, azzurri e profondi come il mare, mi fecero sentire viva come mai prima d’ora. Buffo pensare come in così poco tempo, una persona possa suscitare sensazioni così forti. Mi accorsi di non aver ancora mollato la presa dal suo collo e, con molta riluttanza, gli tolsi le mani di dosso imbarazzata. Chissà cosa aveva pensato… probabilmente che ero una pazza psicopatica. Deviai lo sguardo non appena sentii arrivare il rossore alle guance, non volevo capisse le emozioni che stavo provando. Sentivo i suoi occhi addosso, quasi come se mi stessero toccando. Cercai qualcosa da dire, per spezzare quel silenzio strano. Ma mi anticipò:    << Devo andare, i miei amici si chiederanno che fine ho fatto >> esordì, con atteggiamento serio e distaccato. Non so perchè, ma quella reazione mi mortificò. Senza dire altro uscì dall’acqua svelto. Mi presi qualche minuto per elaborare il tutto e decisi che non aveva importanza. Non avevo mai avuto amici e di conseguenza nemmeno attenzioni degne di valore, perciò perchè aspettarsele in quel momento? Potevo benissimo continuare a vivere senza. Andai a recuperare l’asciugamano e la borsa, decidendo che per quel giorno ne avevo avuto abbastanza del mare. Dean era ancora lì, con i suoi amici, ma non si accorse nemmeno di me. Che razza di idiota. Varcai la soglia di casa e chiamai mio fratello ad alta voce, ma non ottenni risposta. Wow, quel giorno tutti avevano deciso di lasciarmi sola. L’improvviso brontolio del mio stomaco mi ricordò che non toccavo cibo da un bel po’, quindi decisi di preparare qualcosa di commestibile. In cucina me la cavavo piuttosto bene, mia madre mi aveva insegnato un paio di ricette niente male. Preparai i muffin al cioccolato e cocco, i miei preferiti. Quando ebbi finito erano ormai le 19:00, eppure di Chri nemmeno l’ombra. Mi dissi che non c’era da preoccuparsi, era un bel ragazzo e magari aveva conosciuto qualcuna del posto, decidendo poi di fermarsi a cena fuori. Anche se, di solito si sarebbe degnato di avvisare. Per non pensarci ulteriormente, cercai di distrarmi con la tv. Non c’era nulla di interessante e ben presto mi stufai. Al diavolo, ero giovane e bella, non aveva senso restare in casa. Avevo la possibilità di cambiare le cose e provare a farmi qualche amico. Nuova casa, nuova vita. Indossai un tubino nero, nulla di esagerato, ma evidenziava le mie forme sinuose, mettendole in risalto. Finito il trucco presi la borsa ed uscii. Non sapevo bene dove andare, perciò mi limitai a passeggiare lungo il molo, sperando di trovare un locale che facesse al caso mio. In lontananza si sentiva della musica: bingo! Affrettai il passo, ansiosa di bere qualcosa e sciogliermi un po’. Il locale era ampio, le luci soffuse ricreavano un’atmosfera piuttosto confidenziale, forse un po’ troppo. I ragazzi erano accalcati in pista a ballare, con quel caldo quasi insopportabile. Andai dritta al bancone ed ordinai un sex on the beach. L’età per bere ancora non l’avevo, ma lì dentro tutti erano ubriachi, benché avessero all’incirca 18/19 anni. Il barista mi sorrise e dopo poco mi porse il cocktail. In un attimo lo terminai, cosa molto sbagliata, non essendo abituata a bere iniziò a girarmi la testa. Non ci diedi peso. << Ehi splendore, sei nuova di qui? >> mi chiese un ragazzo biondo. Niente male: il fisico era perfetto, così come il suo sorriso. << Sì, sono arrivata giusto ieri sera. Piacere, Meg >> gli porsi la mano e mi stupii della mia audacia. Non era proprio da me con versare in quel modo! L'alcool stava facendo effetto probabilmente. << Io sono Mike, posso offrirti qualcosa da bere? >> mi domandò, indicando il mio bicchiere vuoto. << Ehm, certo, va bene >> accettai riluttante, sapendo che con un secondo drink, mi sarei ubriacata. << Da dove vieni? >> “ha una voce molto sensuale” pensai. Cavolo, ero già brilla. << Vengo da Seattle, tu invece sei nato qui? >> chiesi cortese. Non sapevo come conversare, perciò decisi di dire la prima cosa che mi venisse in mente. Rise: anche se non capii il motivo, immaginai fosse per il mio impaccio. << Si, Newport è la mia città! Ti va di uscire? Qui si muore di caldo e la musica è troppo alta >>. Se fossi stata lucida, avrei sicuramente rifiutato, ma la mente annebbiata mi impedì di ragionare. Annuii in silenzio, mi aiutò ad alzarmi e uscimmo. L’aria era ancora calda all’esterno, ma provai comunque sollievo a lasciare quel pub. Mike però, non si fermò davanti all’entrata, proseguì lungo il molo ed io decisi di seguirlo. << Andiamo a sederci laggiù, in fondo al molo, ci sono delle panchine >> spiegò. Okay beh, non c’era da preoccuparsi, voleva soltanto andarsi a sedere, ovviamente. Il posto da lui indicato era immerso nel buio, escluso un lampione che illuminava a malapena un metro quadrato di strada. Il battito cominciò ad accelerare, temevo il fatto che andare con lui, non fosse una buona idea. Ma quando poteva ricapitare che qualcuno si interessasse a me? Ci sedemmo sulla prima panchina, fortunatamente quella illuminata, almeno in parte.       << Venivo sempre qui da piccolo, io e miei amici passavamo un sacco di tempo al molo. Un po’ mi manca sai? Da piccoli tutto è più bello, niente preoccupazioni o problemi, si è ignari di tutto e la cosa è perfetta. Diventare grandi fa schifo >> non compresi per quale motivo si stesse sfogando con me, ma la diffidenza di prima sparì in un baleno. Lo capivo, capivo i suoi pensieri e li condividevo. << Scusa, ti sembrerò strano, è che sembri una ragazza gentile e disponibile, perciò mi è venuto spontaneo sfogarmi con te >>. Aveva il viso in fiamme e mi venne da ridere, era così dolce. << Non ti preoccupare, non mi ha dato fastidio. Hai ragione comunque, essere grandi fa proprio schifo >> scoppiammo a ridere insieme, probabilmente per il disagio di quel momento. << Devo confessarti che ti avevo già notata oggi a scuola, all’entrata. Anzi, credo ti abbiano notato tutti, soprattutto i ragazzi, sei davvero bella >>.         << Grazie, anche tu lo sei Mike. Che mi dici di te? Raccontami qualcosa >> mi piaceva quel nuovo lato di me, parlavo senza timore. Magari sarei riuscita finalmente a trovare un amico. << Mh, non saprei. Ho 18 anni, come te credo. Mi piace il surf e, anche se mi vergogno, amo leggere. I miei amici non lo sanno, altrimenti credo mi prenderebbero per il culo a vita >> rise di gusto. Era simpatico e gentile, avevo sbagliato a dubitare di lui. << Allora una cosa in comune l’abbiamo! Io adoro i libri. Credo di avere avuto più libri che amici, durante tutta la mia vita. Anzi, è così. Nessuno si è mai trovato bene a parlare con me, forse per la mia timidezza. E le cose sono peggiorate con il tempo, soprattutto da quando… >> mi fermai di colpo. Stavo per rivelargli i miei problemi e non era il caso. Lo conoscevo da circa mezz’ora e non volevo annoiarlo con le mie vicende. << Da quando? >> mi domandò. << Nulla di importante, mi stavo soltanto perdendo in ricordi deprimenti! Lascia stare >> risposi in fretta, sperando che il discorso si chiudesse lì. Fortunatamente Mike capì e non fece altre domande. Quel ragazzo stava davvero cominciando a piacermi. Un’altra persona, al suo posto, avrebbe insistito perchè io finissi la frase. << Ti andrebbe di rivederci una di queste sere? Anche solo per un gelato. Mi piace stare in tua compagnia e vorrei conoscerti meglio >> propose. Non mi fu necessario pensarci, accettai di buon grando e felice di quell’invito. << Ti lascio il mio numero allora, così quando sei libera mi chiami >> disse prendendo il telefono. Salvai il numero in rubrica e controllai l’ora. Mezzanotte e un quarto! A Chri sarebbe venuto un infarto, se tornando non mi avesse trovata in casa! << Oddio, è tardissimo! Scusa Mike, devo andare, o mio fratello si preoccuperà tantissimo. Ti chiamo okay? >> dissi, alzandomi.        << Vuoi che ti accompagni? Tanto abito sulla spiaggia anche io, quindi sono di strada >> si offrì. Ovviamente acconsentii, era passata la mezzanotte e non sapevo chi avrei potuto trovare sulla strada del ritorno. Arrivammo davanti a casa e pensai a come mi avrebbe salutata. << Grazie della serata, il tempo è volato e sono stato davvero bene. Spero tu mi chiami presto >> si passò una mano fra i capelli, con fare imbarazzato. Beh, almeno non ero l’unica ad esserlo. << Grazie a te Mike. Ti chiamerò prima di quanto pensi, puoi starne certo >> scherzai. Si sporse verso di me e mi diede un bacio sulla guancia.   << Buona notte >> mi disse. << Notte >> bisbigliai. Entrai in casa al settimo cielo per quella nuova conoscenza ed andai a cercare mio fratello. Stava dormendo! Quel brutto babbuino non si era degnato nemmeno di richiamarmi! Aaaah che nervoso! Il mattino dopo mi avrebbe sentita!

Quando la sveglia suonò pensai di sentirmi male. La sera prima avevo fatto troppo tardi ed ora mi ritrovavo con un sonno assurdo. Mi alzai con un grande sforzo e mi diressi al bagno. Mi preparai e feci del mio meglio per coprire quelle occhiaie terribili. Purtroppo quel giorno sarei dovuta tornare a scuola, sperando non arrivassero altri attacchi di panico. Indossai un completo piuttosto semplice, adatto per la scuola e per quel caldo incessante. (https://images-eu.ssl-images-amazon.com/images/I/51nEKFedYmL._AC_US218_.jpg )

Chri si era svegliato poco dopo di me, beccandosi rimproveri e insulti di ogni tipo, per il comportamento della sera prima. Mi aveva fatta stare in pensiero. Non mi diede alcuna spiegazione e aspettò in silenzio che finissi di sbraitare. Dopo di che si preparò velocemente, per accompagnarmi a scuola. Quel giorno avrebbe cominciato a lavorare, forse tutta quella stranezza da parte sua era dovuta all’agitazione del primo giorno. Non sapevo cosa pensare, perciò decisi di aspettare ancora qualche giorno: se il suo comportamento non fosse cambiato, allora gliene avrei parlato. Si fermò davanti al cancello della scuola, lo salutai con un bacio sulla guancia e scesi. Quel giorno sarei dovuta andare a prendere di nuovo l’orario in segreteria, per colpa della mia sbadataggine. Entrai e dopo aver preso l’orario, andai a cercare l’aula del professor Bently (insegnava storia). Poco prima che suonasse la campanella presi posto in terza fila, per fortuna non più vicino a quel David. Il professore entrò e cominciò subito a spiegare le vicende storiche, di cui sembrava tanto appassionato. Dopo circa una decina di minuti dall’inizio, entrò Dean, senza nemmeno bussare, con il fiato corto e un velo di sudore in fronte. << Scusi il ritardo, ho avuto un contrattempo >> disse beffardo al prof. Quest’ultimo non lo degnò di attenzione, si limitò semplicemente a redarguirlo, non avrebbe accettato un altro ritardo da parte sua. Il posto accanto al mio era rimasto libero, così Dean si sedette vicino a me. << Ciao >> mi salutò. Non pensavo mi avrebbe parlato, non dopo l’atteggiamento di ieri. << Ciao >> detto questo, mi voltai, senza più considerarlo. Gli avrei reso pan per focaccia, non avevo intenzione di stare ai suoi sbalzi d’umore. Certo, gli ero grata di avermi consolata il giorno prima, ma per quale motivo trattarmi in quel modo nel pomeriggio? Cercai di concentrarmi sulla lezione, ma la sua presenza mi distraeva. Era troppo vicino. Fortunatamente l’ora finì ed io mi alzai di fretta, per andare alla prossima lezione. << Meg aspetta! >> lo sentii urlare. Finsi di non averlo sentito e proseguii. Arrivata nell’aula scelsi un posto in ultima fila, l’unico con accanto un altro banco vuoto. Avevo bisogno di starmene per i fatti miei. Mi lasciai ricadere sulla sedia e posai la testa sul banco, stanca dalla sera prima. Sentii la sedia vicino a me scostarsi e quando alzai la testa, ritrovai Dean. Non poteva essere.

DEAN’S POVE

 

Quando, il giorno prima, Meg era andata via da scuola, aveva dimenticato l’orario delle lezioni sulla panchina. Non so per quale motivo, ma quella ragazza mi aveva colpito. La sua timidezza, la sua fragilità… in qualche modo mi era entrata dentro fin dal primo momento. Avevo bisogno di passare altro tempo con lei, per conoscerla e capirla. Per capire cosa la tormentava, cosa le toglieva il sorriso dalle labbra. Allo stesso tempo però, odiavo provare quelle sensazioni. Ero sempre stato indipendente da tutti, mai nessuno era riuscito a catturare la mia attenzione e ciò era perfetto. Era perfetto perché, così, non sarei rimasto ferito. Ero abituato ad usare le ragazze e a vederle soffrire per me, mai avevo rischiato che i ruoli si invertissero. Per questo motivo il giorno prima, al mare, ero stato distaccato e freddo nei suoi confronti. Anche se, subito dopo mi ero pentito. Ad ogni modo, avere l’orario delle sue lezioni era stata un’opportunità perfetta: ero andato in segreteria e avevo cambiato il mio, facendo incazzare la segretaria come non mai. Avevo cambiato tutti i corsi da seguire, pur di passare del tempo in sua presenza. Mi ero sentito un vero idiota, ma la tentazione era stata così forte da non potervi resistere. E così, eccomi alla seconda lezione, seduto affianco a lei, che mi guardava come fossi pazzo. << Ma che coincidenza! Di nuovo insieme! >> feci sorridendo. Ero sicuro di sembrare pazzo, ma non sapevo che altro dire per intavolare un discorso. << Già, che fortuna >> mi rispose sarcastica. Non ero certo del motivo di quel comportamento così distaccato, ma quasi sicuramente era per via del pomeriggio prima. Dovevo rimediare, altrimenti non mi avrebbe più considerato. << Come ti trovi qui a Newport? >> domandai. << Senti, apprezzo il tuo sforzo ma, non devi per forza mostrarti interessato a parlare con me, ho capito perfettamente di non essere il tipo di ragazza che frequenti di solito. Anzi, sei stato tu a farmelo capire, ieri. Perciò, non preoccuparti, io non ti disturberò più, cosa che non credo di aver fatto comunque >> esclamò arrabbiata. Non seppi cosa rispondere e, quando si alzò per andare in bagno, decisi che non era poi così importante quella ragazza. Pensai che le emozioni provate, fossero dovute semplicemente al suo aspetto fisico e che presto si sarebbero dissolte. Doveva essere così.

MEGAN’S POV

 

Il resto delle ore a scuola, le passai cercando di ignorare Dean. L’ora di pranzo arrivò in fretta ed io mi diressi a mensa. << Meg! Megan aspettami >> sentii urlare in corridoio. Vidi correre Mike verso di me, con un sorriso a 32 denti stampato in viso. << Ti chiamavo da un po’, ma non ti giravi! Ho dovuto fare una corsa assurda rischiando di perdere un polmone, per colpa tua >> scherzò, cercando di riprendere fiato. << Scusa, ero sovrappensiero. Vai a pranzo? >> chiesi. << Certo che si. Pranzi con me? Ci sono anche i miei amici, te li presento! >>. Ero un po’ restia ad accettare, non ancora pronta per conoscere un gruppo di persone, tutte in una volta, ma non feci in tempo a declinare l’invito, perché Mike mi trascinò dentro alla sala da pranzo. Si diresse verso un tavolo pieno di ragazzi e ragazze e capii che, non solo erano molti, ma erano anche i più “popolari” della scuola. Odiavo quel tipo di gente, con la puzza sotto il naso e antipatica con chiunque non appartenesse alla sua cerchia. Ma visto il carattere di Mike, magari non erano così. Magari erano l’eccezione e non si sarebbero mostrati antipatici. Illusa.

<< Ehi ragazzi, vi presento Megan, è nuova! >> urlò il mio amico. Che imbarazzo. Scorsi con lo sguardo le persone presenti al tavolo… mi andò di traverso la saliva quando vidi Dean. Odio essere ripetitiva, ma ero davvero sfortunata. Il mio incubo dagli occhi azzurri, mi lanciò un’occhiata glaciale, risentito dal mio rifiuto della mattina. Mi costrinsi a guardare gli altri: circa 8 ragazzi e soltanto 4 ragazze. Una in particolare mi colpì: portava i capelli acconciati in una treccia lunghissima e dorata, un vestito che sfiorava a dir poco l’oscenità e dei tacchi così alti da sembrare trampoli. Tutto sommato, invece, le altre tre al suo fianco parevano abbastanza cordiali. Ma si sa, l’apparenza inganna. I ragazzi si presentarono uno ad uno, con sorrisi degni di una pubblicità per dentifrici ed un fisico così perfetto da sembrare un sogno. Mike si sedette e mi trascinò con sé. I suoi amici si dimostrarono fin da subito amichevoli e simpatici, mettendomi quasi del tutto a mio agio. Purtroppo per me, però, la presenza di altre due persone non mi permetteva di stare del tutto tranquilla. Per sbaglio, con la coda dell’occhio, vidi la bionda mentre si spostava in braccio a Dean. Ah, quindi mentre si divertiva a fare l’amicone con me, si era dimenticato di dirmi che aveva la ragazza. I due cominciarono a mangiarsi la bocca a vicenda, davanti a tutti. Presto la situazione si fece bollente ed arrossii imbarazzata. Ma non si vergognavano? << Tranquilla, prima o poi ti ci abituerai. Anche noi eravamo scandalizzati all’inizio, ma dopo un po’ non ci farai più caso. Comunque lei è April, la non-fidanzata di Dean. Non chiedermi cosa significhi, lui la definisce così >> mi spiegò il ragazzo seduto di fronte a me, Kyle. << Oh, capisco. Ad ogni modo non mi hanno scandalizzata, mi chiedevo solo come si faccia a non vergognarsi di fare certe cose in pubblico >> confessai, rossa per l’imbarazzo di essere stata colta in fragrante, a fissare i due piccioncini. Il pranzo proseguì piuttosto velocemente e ben presto mi ritrovai alla lezione pomeridiana di… scienze.

 
  
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